Case green, prendono il via i negoziati. Cosa succederà?

Dopo l’approvazione da parte del Parlamento europeo della direttiva Case Green, partono i negoziati tra le parti, cioè tra i Paesi Membri e le istituzioni europee al fine di delineare una proposta il più possibile accettata da tutti, l’Italia chiede flessibilità. Vediamo nel dettaglio le posizioni.

Direttiva Case Green, obiettivi

La direttiva Case Green (Energy performance of buildings directive ) impone ai Paesi dell’Unione Europea di abbattere le emissioni inquinanti provenienti dagli edifici il tutto in un breve lasso di tempo. Tre sono le tappe fondamentali:

  • per gli edifici di nuova costruzione vi è l’obbligo di avere la classe energetica “A” a partire dal 2026 per gli edifici pubblici e dal 2028 per edilizia privata;
  • per gli edifici già costruiti se residenziali entro il 2030 devono raggiungere almeno la classe energetica «E», mentre entro il 2033 la classe energetica “D”;
  • gli edifici non residenziali e pubblici invece devono raggiungere la classe energetica “E” entro il 2027, e la classe energetica “D” entro il 2030.

Per ogni Stato ci sono delle fasce di tolleranza, ad esempio per gli edifici storici.

Naturalmente non sono mancate polemiche e critiche che riguardano soprattutto la rigidità di queste norme, infatti gran parte del patrimonio edilizio italiano, ma non solo, avrà problemi ad adeguarsi e si ritiene che non tutti i lavori svolti con il Superbonus 110% consentano di raggiungere le classi energetiche ora viste. Proprio per questo l’Italia insieme ad altri Paesi Ue chiedono maggiore flessibilità. Con i negoziati partiti il 6 giugno 2023 si mira proprio ad ottenere tale risultato.

Partono i negoziati con i Paesi membri per definire la direttiva Case Green

Deve essere ricordato che alla fase dei negoziati non sono previsti termini temporali, questo implica che le trattative potrebbero richiedere anche molto tempo. Il nodo in Italia è anche di tipo economico perché c’è poco spazio per i bonus edilizi che rischiano di far incrementare troppo la spesa pubblica e molte famiglie sono in difficoltà.

Nell’incontro del 6 giugno il dibattito è su ispezioni periodiche degli impianti di riscaldamento, ventilazione e condizionamento, dei rapporti di ispezione, degli esperti indipendenti che devono effettuare le verifiche e dei sistemi di certificazione ( articoli dal 20 al 24 della direttiva).

Il prossimo incontro invece non è ancora stato fissato riguarderà le prestazioni energetiche degli edifici e proprio su questa parte si teme che possa esservi un dibattito particolarmente acceso.

Leggi anche: Case Green 2023, la guida completa di attuazione e normativa

Direttiva case green: ecco chi dovrà ristrutturare casa nei prossimi anni

Direttiva case green: ecco chi dovrà ristrutturare casa nei prossimi anni

I cambiamenti climatici sono diventati una vera emergenza e la prima causa è l’inquinamento. Secondo le stime dell’Unione Europea un terzo delle emissioni inquinanti deriva dagli immobili e il 75% degli edifici è poco efficiente. Proprio per questo è in arrivo la direttiva case green dell’Unione Europea che prevede diverse tappe entro le quali si dovrà arrivare alle emissioni zero. Ecco cosa prevede la normativa.

Case green: ristrutturazione entro il 2030 per il 60% degli edifici

La nuova direttiva dell’Unione Europea sulle case green dovrebbe essere approvata il 24 gennaio 2023 dalla Commissione Energia, in seguito dovrebbe essere l’approvazione definitiva del Parlamento nel mese di marzo 2023. In base alle bozze circolanti dovrebbe prevedere un’importante stretta sulle case inquinanti che dovranno essere man mano eliminate anche attraverso lavori volti all’efficientamento energetico.

La direttiva prevede diversi obiettivi, in primo luogo entro il 2030 tutti gli edifici dovranno essere almeno in classe energetica E, hanno tali caratteristiche edifici costruiti dagli anno 80-90 in poi. Oggi in Italia il 60% degli edifici è in realtà in una classe energetica inferiore rispetto alla E, di conseguenza sarà necessario effettuare degli interventi che possano riequilibrare. Proprio per questo motivo molti sottolineano che se la direttiva UE sulle case green dovesse essere confermata, saranno necessari molti interventi di ristrutturazione che possano prevedere un cappotto termico interno o esterno, la sostituzione dei vecchi infissi, l’installazione di pannelli fotovoltaici o comunque altri interventi in grado di migliorare le prestazioni energetiche.

Questo non è l’unico obiettivo, infatti entro il 2033 si dovrà invece arrivare a edifici tutti in categoria almeno D, il consiglio quindi è effettuare direttamente lavori che possano portare a tale classe energetica.

Sanzioni previste

In base al piano attualmente in approvazione entro il 2040 o 2050 sarà necessario arrivare ad emissioni zero, un obiettivo davvero molto importante e non semplice da realizzare. Naturalmente i nuovi edifici dovranno essere già costruiti con criteri green.

Dalla bozza della direttiva sono state eliminate le sanzioni inizialmente previste in caso di mancato adeguamento, tra cui l’impossibilità di concedere l’immobile in locazione o effettuare compravendite, ma questo non vuol dire che non saranno applicate, infatti spetterà agli Stati Membri curare l’esecuzione della direttiva anche attraverso delle sanzioni volte a “punire” i proprietari di immobili residenziali che non dovessero adeguarsi alla direttiva.

Occorre sottolineare che l’effetto immediato dell’entrata in vigore della direttiva green sugli edifici a uso residenziale sarà la riduzione del valore degli immobili che non rispettano i requisiti.

Immobili esonerati dall’obbligo

Sono esonerati dall’applicazione della disposizione:

  • gli immobili di interesse storico, nella versione iniziale della bozza non era prevista questa possibilità, ma questo avrebbe messo in difficoltà soprattutto l’Italia in quanto ha un parco di edifici storici ampio e quindi si presentava il rischio di deturpare il panorama o comunque rovinare siti di interesse storico archeologico con l’uso di pannelli fotovoltaici oppure con coibentazioni. Tale esenzione riguarderà soltanto gli edifici il cui interesse storico è stato dichiarato, cioè dove è presente un vincolo;
  • Saranno inoltre esentate chiese ed edifici di culto, in questo caso senza particolari limitazioni o requisiti;
  • potranno essere esentate le seconde case a patto che siano abitate per meno di 4 mesi l’anno, ad esempio la casa in montagna o al mare;
  • L’ultima esenzione spetta alle case indipendenti di dimensioni inferiori a 50 metri quadri.

Ricordiamo che, anche se in misura limitata, è possibile ancora sfruttare il Superbonus al 90% per il recupero di due classi energetiche.

Bonus mobili: ultimi giorni per avere l’importo pieno. Le novità da gennaio 2023

C’è tempo fino al 31 dicembre 2022 per fruire del bonus mobili di 10.000 euro, da gennaio 2023 tutto cambia. Gli importi saranno ridotti e saranno riconosciuti solo a fronte di lavori recenti.

Cos’è il bonus mobili e chi può usufruirne?

Il bonus mobili è un incentivo che consente di avere il riconoscimento in detrazione di imposta dell’ammontare speso per l’acquisto di arredamento. La detrazione al 50% viene riconosciuta per l’acquisto di mobili e di grandi elettrodomestici destinati ad arredare un immobile oggetto di ristrutturazione per il quale sia stato usufruito anche il bonus ristrutturazioni ( 50% o 65% in caso di efficientamento energetico, oppure superbonus 110%). La detrazione non può essere fruita in caso di interventi di manutenzione ordinaria come tinteggiatura, sostituzione dei pavimenti.

Per gli elettrodomestici il beneficio si ottiene anche in base alla classe energetica, infatti la lavatrice, la lavastoviglie e l’asciugatrice devono essere almeno in classe E, per i forni è richiesta la classe A, per frigoriferi e congelatori è richiesta almeno la classe F. La detrazione matura per gli aventi diritto in quote di pari importo divise in 10 rate annuali. Le somme saranno quindi riconosciute attraverso lo sconto di imposta Irpef e se la stessa è già stata versata dal sostituto di imposta viene restituita in seguito alla presentazione della dichiarazione dei redditi.

Bonus mobili 2023: ecco cosa cambia

Il bonus mobili, come detto, può essere utilizzato solo a fronte di un intervento di ristrutturazione edilizia. Fino al 31 dicembre 2022 è possibile fruire di un plafond di spesa detraibile di 10.000 euro a fronte di interventi di recupero del patrimonio edilizio effettuati dal primo gennaio 2021.

Dal primo gennaio 2023 ci sono però delle novità, infatti il plafond detraibile passa da 10.000 euro a 5.000 euro. Non essendovi novità nella legge di bilancio in merito al plafond è molto probabile che non ci siano nuove proroghe del raddoppio, inoltre è difficile che la misura possa essere inserita nel mille proroghe a cui il governo già sta lavorando.

Non è questa però l’unica novità che partirà dal 1° gennaio 2023, infatti potrà essere fruito solo a fonte di interventi per il recupero edilizio iniziati a partire dal primo gennaio 2022. Lo stesso importo di 5.000 euro dovrebbe essere riconosciuto anchenel 2024 per lavori effettuati dal primo gennaio 2023. Non è previsto il bonus mobili per il 2025.

Ricordiamo che nel caso in cui i lavori abbiano interessato solo parti comuni nei condomini e nonabbiano riguardato singoli appartamenti, il bonus mobili spetta ai condomini solo per l’allestimento dell’appartamento del custode o per l’arredamento di guardiole.

Infine, è bene sottolineare che è possibile usufruire del bonus mobili solo a fronte di spese dimostrabili attraverso sistemi di pagamento tracciabili.

Gli elettrodomestici che consumano di più: come usarli al meglio

Risparmiare è la parola d’ordine e abbassare la bolletta dell’energia elettrica è difficile ma non impossibile. Ecco gli elettrodomestici che consumano di più e che possiamo usare un po’ meno.

La vetta degli elettrodomestici che consumano di più: asciugacapelli, piastra per capelli, asciugatrice

In questa particolare classifica non si tengono in considerazione gli elettrodomestici che per forza di cose devono stare attaccati h24 alla rete elettrica, come il frigorifero ( si può comunque scegliere un modello in classe energetica alta ed evitare di lasciarlo aperto a lungo o sovraccaricarlo), ma sono considerati solo gli elettrodomestiche che è possibile utilizzare in modo intelligente al fine di risparmiare.

Tra gli oggetti di uso comune che consumano di più ci sono: asciugacapelli, piastra per i capelli e asciugatrice. Naturalmente nessuno consiglia di non lavarsi più i capelli, ma prima di passare all’asciugacapelli è possibile tamponarli bene per qualche minuto in modo da eliminare l’acqua in eccesso e passare solo all’asciugatura finale. Ulteriore consiglio: utilizzare l’asciugacapelli e la piastra nelle ore serali, se si ha la tariffa bi-oraria, in questo modo il caro energia pesa di meno.

Per quanto riguarda l’asciugatrice, il consiglio è di evitarne l’uso quando non è strettamente necessario, ad esempio in una bella giornata con un po’ di vento, il classico vecchio stendibiancheria sul balcone può essere un’ottima soluzione.

Lavatrice, lavastoviglie e ferro da stiro

Hanno consumi non da poco anche lavatrice e lavastoviglie, in questo caso il consiglio è usare la lavatrice solo a pieno carico e fare la stessa cosa con la lavastoviglie e poi quando si ha un po’ di tempo magari lavare i piatti a mano. Tra gli elettrodomestici che consumano c’è poi il ferro da stiro, anche in questo caso un po’ di attenzione non guasta, magari evitando di stirare capi per i quali non serve. È stato calcolato che il ferro da stiro utilizzato mezz’ora al giorno porta un consumo annuo di 42 euro. I tempi possono essere facilmente ridotti con un po’ di impegno e si guadagna anche tempo libero.

Consumi elevati anche per il microonde e il forno elettrico. Infine, meglio spegnere le luci quando si lasciano le varie stanze.