Professionisti, gli ingegneri sulla multa dell’Antritrust al Cnf

Ha fatto molto rumore, negli ambienti dei professionisti, la sentenza con la quale il Consiglio di Stato ha confermato la multa da quasi un milione di euro inflitta al Consiglio nazionale forense dall’Antitrust.

Il Cnf è stato riconosciuto responsabile di aver violato le regole sulla concorrenza con l’adozione di due decisioni che limitavano l’autonomia dei professionisti: un parere con il quale avrebbe limitato l’impiego di un canale di diffusione delle informazioni e una circolare con la quale sarebbe stata reintrodotta la vincolatività dei minimi tariffari.

Tra i commenti più autorevoli segnaliamo quello di Armando Zambrano, presidente del Consiglio Nazionale degli Ingegneri: “Questa è una sentenza che va commentata su due piani differenti. Non c’è dubbio che sul mercato privato noi professionisti abbiamo un problema. Se nel settore pubblico la normativa consente di stabilire un corretto rapporto tra l’attività professionale prestata e il rispettivo valore economico, in quello privato l’abolizione delle tariffe ci ha privati di punti di riferimento. In tal senso è necessario un intervento e noi professionisti tecnici siamo pronti a fare la nostra parte”.

Tuttavia – ha proseguito Zambrano a nome dei professionisti della sua categoria – non chiediamo il ripristino dell’obbligatorietà dei corrispettivi, semplicemente perché allo stato occorre una forte apposizione anche ideologica a questa ipotesi, basata su un contestabile principio di ‘libera’ concorrenza. A nostro avviso la soluzione non sta nel ripristino della tariffa professionale ma nella definizione di standard di prestazione e di corrispettivi economici, in modo da orientare e garantire adeguatamente la committenza privata. Ciò proprio sulla scorta dell’esperienza già maturata nel settore pubblico e nel pieno rispetto della normativa sulla concorrenza e del principio di parità di trattamento”.

Il CNF ribadisce la centralità dell’ avvocatura

Si è aperto nei giorni scorsi l’Anno Giudiziario del Consiglio Nazionale Forense (CNF) e il presidente Mascherin, nel suo discorso di inaugurazione, ha toccato diversi temi di particolare interesse per l’ avvocatura italiana.

L’ avvocatura ha il compito di riportare al centro del dibattito del Paese la questione dei diritti delle persone. È un compito costituzionale al quale né il CNF, né gli Ordini, né gli Avvocati vogliono sottrarsi”. Queste le parole forti di Mascherin, che ha poi sollecitato a riflettere su tre grandi questioni che impegnano il CNF nelle sue funzioni istituzionali: “Sostenere e riaffermare con azioni positive il diritto dei cittadini di avere diritti; lavorare al rafforzamento del sistema delle regole deontologiche dell’ avvocatura curando che il loro valore diventi patrimonio del Paese, in tutte le articolazioni e nella società; lavorare a ricercare un equilibrio tra economia e solidarietà: tutti sappiamo che il benessere economico costituisce anche garanzia di libertà; ma sappiamo anche che non ogni cosa può essere sacrificata all’egemonia di mercato”.

Un esordio che ha dato modo a Mascherin di toccare altri punti sui quali l’ avvocatura è molto sensibile, a partire dai tagli lineari ai servizi essenziali che, secondo il presidente del CNF, fanno “correre gravi rischi”.

Finalmente qualche riflessione in questo ambito si sta insinuando – ha infatti sottolineato Mascherin -. Eliminare i presidi sanitari, giudiziari, scolastici con un semplice tratto di penna consegna il Paese ad un futuro che difficilmente sarà di sviluppo. Altra cosa è la lotta agli sprechi. Richiamo per questo l’attenzione sul tema della Geografia Giudiziaria, la cui prima riforma fu portata avanti da un governo tecnico i rappresentanti del quale erano lontani dalla quotidianità della vita giudiziaria. Il CNF oggi vuole richiamare l’attenzione sul fatto che non sarebbe una buona scelta, perché pericolosa per il Paese, procedere a ulteriori tagli senza farli precedere da valutazioni attente sull’impatto”.

Mascherin ha poi ricordato il “grave attacco” in corso all’autonomia e alla indipendenza della professione sul fronte del mercato: “L’apertura al capitale puro delle società di avvocati nel disegno di legge sulla concorrenza e le continue prese di posizione dell’Antitrust, che multa il CNF per il proprio codice deontologico, richiedono un chiarimento. Quali limiti ordinamentali ha l’Autorità per la concorrenza ed il mercato? Fino a dove può spingersi facendosi portavoce delle posizioni della Commissione europea, senza fare sintesi con tutte le interpretazioni che del mercato comunitario danno il Parlamento europeo, la Corte di Giustizia; e nel più ampio panorama europeo le istituzioni del Consiglio d’Europa?”.

Il treno in corsa del mercato a tutti i costi non ferma più nelle stazioni dei diritti ed il rischio è che sfugga di mano allo stesso guidatore – ha ricordato Mascherin -. Non chiediamo di frenarne il viaggio ma di riflettere su un costruttivo equilibrio con la solidarietà ed il rispetto dei diritti”.

Infine, un richiamo alla ragionevole durata dei processi, che “non riguarda semplicemente il processo ma il giusto processo. Dal canto suo, l’ avvocatura è impegnata nel percorso di qualificazione, competenza, specializzazione, deontologia e non vuole prestarsi alla spettacolarizzazione dei processi. Ci stiamo impegnando nel percorso di qualità e di meritocrazia disegnato dalla nuova legge professionale forense”.

Avvocati italiani e unioni civili

Gli avvocati italiani entrano nel dibattito sulle unioni civili e lo fanno da un punto di vista strettamente professionale. Dopo l’approvazione del testo di legge sulle convivenze di fatto, il Consiglio Nazionale Forense (CNF) ha ricordato come, in passato, aveva già avuto modo di sottolineare in più occasioni il contributo dato dagli avvocati italiani alla promozione della tutela dei diritti fondamentali.

Secondo il CNF, quindi, il fatto che nel testo di legge siano state affidate agli avvocati italiani, come richiesto dal CNF stesso, funzioni di estrema rilevanza come quella di contribuire, grazie alla scrittura privata da loro autenticata, alla redazione dei nuovi contratti di convivenza,  costituisce un riconoscimento della funzione istituzionale e sociale dell’Avvocatura.

Gli avvocati italiani non entrano quindi nel dibattito politico e ideologico in materia di unioni civili, ma sottolineano con forza che, con il contributo e l’impegno dell’avvocatura, potranno essere stipulati accordi formali e vincolanti idonei a tutelare i valori affettivi di tutte le persone, in particolare dei più deboli.

Del resto, sul tema delle unioni civili l’Avvocatura ha sempre mantenuto un atteggiamento super partes, privilegiando l’analisi delle ricadute che le nuove disposizioni di legge avranno sulla professione forense, anziché entrare nel dibattito strettamente politico. Come è giusto che sia.

Ecco come investire sull’ avvocatura giovane

Gli avvocati italiani si confermano in prima linea nel sostenere e rinforzare l’ avvocatura giovane. Nei giorni scorsi, infatti, in occasione della seduta amministrativa del Consiglio Nazionale Forense, CNF, FIIF (Fondazione italiana per l’innovazione forense), Aiga e Fondazione Aiga Tommaso Bucciarelli hanno firmato il protocollo d’intesa volto per attivare una collaborazione operativa nel campo dei finanziamenti comunitari, con particolare riguardo all’ avvocatura giovane e all’inserimento degli avvocati nel mondo del lavoro.

Il protocollo d’intesa sarà focalizzato su linee di intervento da svilupparsi nell’ambito dei bandi europei che sono maggiormente interessanti per l’ avvocatura giovane, quali quelli relativi a formazione, accesso al mercato del lavoro nelle professioni legali, servizi per le professioni legali.

In questo senso, i soggetti firmatari del protocollo – ispirato dal lavoro avviato nei laboratori della Rete #Lab@vvocaturaGiovane, promosso dalla omonima commissione del CNF coordinata da Anna Losurdo – condivideranno l’impegno comune per monitorare, programmare e favorire la fruizione degli interventi nel campo dei finanziamenti europei all’ avvocatura giovane. E ora, spazio ai commenti dei firmatari del protocollo d’intesa a favore dell’avvocatura giovane.

Andrea Mascherin, presidente CNF: “Il CNF ripone grande fiducia nella collaborazione avviata in #Lab@vvocaturaGiovane tra la Istituzione forense e l’Associazione dei giovani Avvocati, nel convincimento che l’apporto specifico di Aiga sia essenziale per individuare azioni positive mirate per le necessità dei colleghi più giovani”.

Michele Vaira, presidente Aiga: “Questa intesa offrirà alla giovane avvocatura concreti ed effettivi strumenti di sostegno e di crescita professionale. L’interlocuzione e la collaborazione con la nostra rappresentanza istituzionale, nel rispetto delle reciproche prerogative, rappresentano un modello di sinergia a cui tutta l’avvocatura dovrebbe ispirarsi”.

Lucio Del Paggio, vicepresidente FIIF: “Il protocollo va oltre i buoni propositi: la nostra azione congiunta inizia oggi. L’Avvocatura finora non aveva affrontato con la necessarie attenzione questa materia strategica per il settore professionale”.

Francesco Pantaleone, direttore generale della fondazione Bucciarelli: “L’accordo firmato oggi è la migliore risposta che la Istituzione forense e l’Associazione possono dare all’Avvocatura, dimostrando una propensione al fare e a mettere in sinergia le forze positive”.

Il Cnf a supporto delle adozioni dei minori

Il Consiglio Nazionale Forense è in prima linea nel supporto alle pratiche relative all’ adozione di minori. Il presidente dell’organo di rappresentanza dell’avvocatura italiana, Andrea Mascherin, e la presidente della Commissione adozioni internazionali (Cai) Silvia Della Monica, hanno infatti firmato un importante protocollo d’intesa che avvia la collaborazione tre le due istituzioni nel settore delle adozioni dei minori.

L’importante firma, apposta in calce all’accordo lo scorso mese a Roma, è stata così commentata dal presidente del Cnf Mascherin: “Il Cnf intende marcare la presenza dell’Avvocatura in tutti gli ambiti dove più forte si sente l’esigenza del rispetto dei diritti e della tutela dei soggetti deboli; e certamente uno di questi è proprio quello delle adozioni dei minori”.

La presidente Della Monica, apprezzando la disponibilità dell’Avvocatura in questa delicata materia, ha sottolineato la “complessità non solo umana ma anche tecnica della materia, che coinvolge diversi ambiti di legislazione – nazionale e internazionale – e che per questo richiede la specializzazione degli operatori”.

Il protocollo d’intesa e collaborazione sulle adozioni dei minori prevede un impegno comune di Cnf e Cai, come sottolinea il Cnf in una nota, ad “approfondire la legislazione di settore anche dal punto di vista comparatistico, a contribuire, ciascuno nell’ambito delle competenze istituzionali, a superare dubbi interpretativi e/o ostacoli ed a promuovere buone prassi per garantire alle procedure di adozione il massimo grado di garanzia a vantaggio dei minori coinvolti”.

Avvocati italiani, nasce l’Agorà degli Ordini forensi

Gli avvocati italiani hanno un nuovo punto d’incontro, l’Agorà degli Ordini forensi. Inaugurata il 16 maggio dal fresco presidente del Consiglio Nazionale Forense, Andrea Mascherin, l’agorà è, per gli avvocati italiani, non solo un luogo di confronto, ma soprattutto operativo, dove individuare le soluzioni più efficaci per far progredire le riforme, tanto quelle interne all’Avvocatura quanto quelle dedicate al funzionamento della Giustizia.

In questa fase – ha detto il presidente degli avvocati italiani -, il sistema ordinistico forense, Cnf e Ordini circondariali, che rappresentano l’Avvocatura sotto il profilo istituzionale, hanno una grande opportunità: quella di recuperare un metodo – non solo di confronto con le riunioni a cadenza regolare, ma principalmente operativo – attraverso gruppi di lavoro – su tutti i dossier delle riforme, anche quella interna all’Avvocatura, per garantirne il buon funzionamento”.

Dopo l’intensa attività per l’attuazione della riforma forense – ha proseguito Mascherin -, ora è il momento di iniziare a valutare l’impatto concreto dei regolamenti del Cnf e individuare se del caso i miglioramenti necessari perché il funzionamento del nuovo sistema ordinamentale – dalla formazione alla nuova disciplina dei Consigli distrettuali di disciplina – proceda nel modo più efficace”.

Durante i lavori della prima Agorà, si è anche ricordato come, nella giurisdizione, l’impegno sia che l’accesso alla Giustizia sia sempre garantito e non sia mai limitato dal censo; ma la sfida che l’Avvocatura deve cogliere è quella dei sistemi alternativi alla giurisdizione affidati agli avvocati italiani in quanto professionisti competenti e qualificati, a partire dalla negoziazione assistita.

Mascherin nuovo presidente del Consiglio Nazionale Forense

Aria nuova tra gli avvocati italiani. Dopo 11 anni alla guida del Consiglio Nazionale Forense, Guido Alpa lascia il posto ad Andrea Mascherin, già consigliere segretario nella scorsa consiliatura.

Eletto al Consiglio Nazionale Forense dal distretto di Trieste, Andrea Mascherin è iscritto nell’Albo del Consiglio dell’Ordine di Udine, è penalista e subito dopo l’elezione ha ringraziato il presidente uscente annunciando una rinnovata stagione di impegno e di lavoro “a pieno ritmo”.

Oltre al nuovo presidente, il Consiglio Nazionale Forense ha eletto i componenti dell’Ufficio di Presidenza: Giuseppe Picchioni (vicepresidente – distretto di Bologna) Francesco Logrieco (vicepresidente – distretto di Bari), Rosa Capria (consigliere segretario – distretto di Firenze), Giuseppe Gaetano Iacona (tesoriere – distretto di Caltanissetta). Con il rinnovo delle cariche, il plenum del Consiglio Nazionale Forense è composto tra 33 componenti, di cui 8 avvocate.

Il presidente Mascherin ha le idee chiare sul ruolo e il lavoro del Consiglio Nazionale Forense sotto la sua presidenza: “Il nuovo Cnf – ha affermato – lavorerà per promuovere l’impegno dell’Avvocatura per la ripresa sociale del Paese nel rispetto dei valori e principi di una società democratica; questo significa che al centro dell’impegno ci sarà la tutela dei diritti dei cittadini, che non devono essere sacrificati a valori meramente economici. Con specifico riguardo alle sfide che attendono la professione, è necessario un cambio di marcia verso una ulteriore modernizzazione della professione, con lo sguardo sempre attento alla tutela dei grandi valori che hanno fatto da sempre dell’Avvocatura il baluardo delle democrazie occidentali”.

Da Consiglio Nazionale Forense e Unar il fondo per le vittime di discriminazione razziale

Il Consiglio Nazionale Forense in prima linea contro la discriminazione grazie al Fondo di solidarietà per la tutela giurisdizionale delle vittime di discriminazione, istituito dal Dipartimento delle Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio e gestito proprio dal Consiglio Nazionale Forense, insieme all’Ufficio nazionale Antidiscriminazioni razziali (Unar) del Dipartimento.

L’obiettivo del fondo è quello di promuovere l’integrazione sociale e combattere le discriminazioni di qualsiasi natura. Il meccanismo del fondo gestito dal Consiglio Nazionale Forense e dall’Ufficio nazionale Antidiscriminazioni razziali è semplice: le vittime di discriminazione potranno accedere alla tutela giurisdizionale grazie alla anticipazione delle spese legali che, in caso di sentenza favorevole, saranno restituite attraverso un meccanismo di rotazione.

Altro obiettivo del fondo è l’emersione del fenomeno della discriminazione, dal momento che, nonostante l’Unar riceva un consistente numero di denunce, il numero di azioni giudiziarie intraprese per perseguire gli episodi discriminatori rimane piuttosto scarso.

Le domande di accesso al fondo non potranno essere più di tre all’anno e non possono essere presentate dai soggetti che già godono del patrocinio a spese dello stato. Dovranno essere inoltrate al Consiglio Nazionale Forense il quale, attraverso un apposito comitato di gestione paritetico, deciderà sull’assegnazione del beneficio. Maggiori informazioni su www.unar.itwww.consiglionazionaleforense.it.

Il Consiglio Nazionale Forense – è il commento del presidente Guido Alpaha avviato da tempo una collaborazione istituzionale con il Dipartimento delle Pari opportunità nell’ambito di una intensa attività volta alla promozione e alla affermazione dei diritti fondamentali delle persone anche tramite la formazione specifica degli avvocati in settori a rischio”. Cui fa eco Marco De Giorgi, Direttore dell’Unar: “L’istituzione del Fondo rappresenta, oltre che una novità nel diritto antidiscriminatorio, anche un significativo passo in avanti verso una tutela più effettiva delle vittime della discriminazione”.

Il CNF approva il regolamento delle Scuole forensi

E’ stato approvato dal Consiglio Nazionale Forense il regolamento che istituisce e organizza le Scuole forensi che, in attuazione del nuovo ordinamento professionale forense, cureranno la formazione degli aspiranti avvocati per l’accesso alla professione e le altre attività di formazione, finalizzate alla formazione continua e alla specializzazione.

Il regolamento rappresenta il riconoscimento della importante realtà già operante sul territorio in via volontaristica ma dall’altro, si propone di realizzarne una disciplina unitaria per promuovere una uniformità di condizioni del funzionamento, a partire dall’omogeneità di giudizi, delle condizioni di accesso e qualità dell’offerta formativa, sulla base di indirizzi fissati dal CNF anche per il tramite della Scuola superiore dell’Avvocatura.

Le Scuole forensi sono istituite presso i Consigli dell’Ordine, che potranno consorziarsi tra di loro, con le Università o promuovere Fondazioni e Associazioni; al finanziamento-adeguato allo scopo-provvederà il Consiglio dell’Ordine che tuttavia potrà anche stipulare convenzioni con enti pubblici o altri soggetti previsti dalla legge per il finanziamento.

Grande attenzione è posta alla qualità dell’offerta formativa, che deve rappresentare l’ “eccellenza” delle Scuole: sono previsti criteri rigorosi di selezione dei docenti, selezionati tra avvocati, docenti universitari, magistrati, professionalità qualificate funzionali alla formazione professionale forense, tra i quali l’esperienza maturata come formatori e la partecipazione, a loro volta, a corsi di formazione per formatori anche organizzati dalla scuola superiore dell’avvocatura.

I corsi dovranno essere altamente professionalizzanti e anche per questo è previsto che siano organizzati con l’apporto delle associazioni specialistiche e con l’obiettivo dello sviluppo adeguato di saperi e abilità.

Vera MORETTI

Corso di mediazione per gli avvocati

Per diventare mediatori di diritto, e per garantire qualità ed efficienza alle procedure di mediazione, agli avvocati è stato proposto un corso di 15 ore, fatto di teoria e pratica, e un aggiornamento di 8 ore ogni due anni.

Il percorso formativo è suggerito dal Consiglio Nazionale Forense, con lo scopo di realizzare:

  • da una parte la previsione di legge, del decreto del “fare”, dell’iscrizione di diritto degli avvocati negli elenchi dei mediatori in virtù della loro specifica professionalità tecnico-giuridica e dei necessari loro formazione/aggiornamento specifici;
  • dall’altra l’adempimento del dovere deontologico specifico di assicurare “adeguata competenza”, previsto nel codice attuale e nella nuova versione in corso di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.

Il percorso suggerito dal CNF, che potrà essere inserito nei programmi di formazione continua proposti dagli Ordini e dalle Associazioni forensi, ma anche da altri organismi di formazione, si compone di due step.

  • Il primo riguarda la vera e propria formazione, con 15 ore teorico-pratiche in classi di non più di 30 discenti, di cui 10 dedicate alle tecniche pratiche di mediazione; alle quali si sommerà la partecipazione a due procedure di mediazione condotte in porto.
  • Il secondo step riguarda l’aggiornamento, fissato in 8 ore in due anni. Il CNF ha fatto invito agli enti formatori di contenere i costi che dovranno tendenzialmente limitarsi alla copertura delle spese/costi.

In riferimento alle novità introdotte dalle legge di riforma dell’ordinamento forense in tema di formazione continua, il CNF ha anche inviato, per la consueta consultazione con Ordini e Associazioni, la bozza di regolamento che ridisegna in maniera innovativa il sistema.

La bozza di regolamento, in un quadro unitario e uniforme sul territorio, definisce in maniera autonoma la vera e propria formazione, attività volta all’acquisizione di nuove competenze in una logica di crescita; e l’aggiornamento, attività dedicata all’acquisizione della conoscenza degli aggiornamenti nella materia professionali di riferimento.

L’avvocato potrà costruire il proprio percorso in libertà, anche tramite l’autoformazione, ma in un quadro di verifica che giunge fino al monitoraggio delle attività svolte. Il numero dei crediti che gli avvocati dovranno maturare è di 60 in tre anni, ma l’accreditamento non avverrà su base temporale ma in relazione al singolo evento, al quale saranno attribuiti dei crediti sulla base di criteri oggettivi predeterminati che valuteranno l’approfondimento proposto.

Il termine fissato per le osservazioni è il 5 maggio.

Vera MORETTI