Basta chiacchiere e fumogeni: ripensiamo alla crescita del Paese

di Davide PASSONI

Strano Paese il nostro… In questa settimana abbiamo assistito al meglio e al peggio che l’Italia è in grado di esprimere quando si parla di lavoro, produzione e politiche a sostegno dello sviluppo e dell’occupazione.

Due attacchi a sedi della Cisl, a base di fumogeni, uova e volantini, da parte di gruppi che, in diversa misura, non si sono accorti che gli Anni ’70 sono finiti da un pezzo, senza capire che ancorarsi a una preistorica logica di servi contro padroni a tutto serve fuorché a far progredire e sviluppare un’economia per molti versi ancora zoppicante.

La tanto attesa nomina del titolare del ministero dello Sviluppo Economico, quel Paolo Romani la cui designazione è stata tanto sorprendente quanto può esserlo il freddo al Polo Nord; e qui via al solito teatrino con opposizioni, benpensanti e malpensanti che hanno tirato fuori di tutto dal passato di Romani (da Maurizia Paradiso in giù) e hanno invocato l’onnipresente conflitto di interessi. Vero, il neoministro è da sempre un fido scudiero del Cavaliere, da ancor prima della sua discesa in campo in politica, e come sottosegretario è inciampato in qualche grossa pietra, come gli 800 milioni per la banda larga (vitale per lo sviluppo del nostro tessuto produttivo) prima promessi e poi destinati alla copertura di altre spese. Ma noi siamo abituati a giudicare il lavoro delle persone, non solo e non tanto il loro passato (che non significa dimenticarlo): vediamo quello che Romani riuscirà a fare per l’economia italiana, magari senza rincorrere da subito il totem del nucleare, e poi esprimeremo un voto. Deligittimarlo prima ancora che sieda in poltrona è miope e controproducente.

Infine, ed ecco il meglio di cui parlavamo all’inizio, la presentazione da parte di Rete Imprese Italia del documento “Ripensare alla crescita del Paese: strategie e scelte di medio termine”; nove azioni urgenti e cinque azioni di sviluppo a medio termine per rilanciare il sistema Italia, a firma della realtà che vede alleate le più importanti associazioni di Pmi italiane: Confesercenti, Confartigianato, Confcommercio, Cna e Casartigiani.

Nel documento si va da proposte per la politica fiscale a quelle per la semplificazione amministrativa al nodo dei rapporti tra banche imprese e PA e imprese. Insomma, gli atavici punti dolenti di chi fa impresa nel nostro Paese. Noi vi consigliamo di leggerlo (eccolo qui), perché lo riteniamo un esempio di proposta seria, fatta da chi sul campo ci sta tutti i giorni e conosce i problemi reali della nostra economia, piccola o grande che sia. E, soprattutto, fatta da chi non ha la presunzione di insegnare alcunché a nessuno né di giudicare aprioristicamente scelte e posizioni, ma ha a cuore il bene dell’Italia sana, che produce e genera (o vorrebbe farlo ma non sempre ci riesce…) ricchezza e benessere.

Italia Comfidi-Confesercenti: quasi 5 mld garantiti alle piccole imprese

Nell’assemblea di Italia Comfidi, la società consortile per il credito di Confesercenti, tenutasi a Firenze il 12 luglio scorso, il presidente Massimo Vivoli nella sua ampia relazione ha posto l’attenzione su molti punti caldi: “In una fase congiunturale di forti tensioni per i fatturati che crollano – ha detto Vivoli –, i crediti commerciali che si fatica sempre di più ad incassare, le spese di esercizio che corrono, le esigenze di investimento e d’innovazione, il ruolo svolto da Italia Comfidi con i suoi quasi 5 miliardi di fidi garantiti ha risposto ad una quota di mercato pari ad un quarto dell’intero ammontare dei crediti garantiti dal complesso dei confidi del nostro Paese“. Italia Comfidi è il principale Confidi del settore terziario per numero di soci e per finanziamenti garantiti. Nato a fine 2009 per iniziativa di Confesercenti dalla fusione per incorporazione di Toscana Com-Fidi con importanti consorzi dei distretti economici del Nord, ha sede e Direzione Generale a Firenze.

Vivoli ha poi aggiunto: “Il sistema Confidi, nel suo insieme, si è dimostrato di particolare rilevanza esaltando pienamente la validità dello strumento nel rapporto fra la banca e la piccola impresa. Infatti, i Confidi hanno consentito di attenuare gli effetti negativi della crisi, sia in termini di disponibilità che di costo del credito. In base ad alcuni dati resi noti dalla Banca d’Italia, a fine 2009 su un totale di 142 miliardi di euro di prestiti accordati alle imprese di minori dimensioni, oltre il 13% risultava assistito dalla garanzia di un Confidi; percentuale che nella regione Toscana sale al 15.8%“.

La stessa indagine da cui sono stati tratti i dati resi noti da Vivoli ha infatti messo in evidenza come, nel periodo 2007-2009, mentre il totale del credito accordato alle aziende di minori dimensioni su base nazionale ha subito una flessione annua media dell’1,4%, quello delle imprese assistite dai Confidi è risultato in crescita del 2,1% per arrivare addirittura al +4,4% per le imprese garantite dai Confidi nella Regione Toscana e questo in contemporanea ad un contenimento dei tassi praticati dalle banche inferiori di 8 decimi di punto rispetto a quelli applicati sui crediti delle imprese non garantite.
È proprio in considerazione di ciò – ha aggiunto Vivoliche torno ancora una volta a sostenere l’inderogabilità di adeguati interventi pubblici di sostegno nei confronti dei Confidi per poter continuare a svolgere ancora in maniera più significativa la nostra missione. Interventi che debbono essere effettuati a tutti i livelli, a partire da una normativa di sostegno centrale da implementare a livello regionale, locale, camerale“.
 
Nel corso dell’esercizio – ha poi aggiunto Aleandro Manetti, Amministratore Delegato di Italia Comfidi – sono state effettuate più di 14mila operazioni di nuovi finanziamenti per un importo complessivo di un miliardo e 107 milioni, dei quali il 39% per operazioni di breve termine ed il 61% per mutui chirografari o ipotecari ed operazioni di leasing. Lo stock complessivo delle garanzie del nostro confidi passa da 2 miliardi e 175 milioni a 2 miliardi e 470 milioni; oltre il 70% delle imprese con sede nelle quattro regioni di appartenenza dei confidi originari edoltre il 50% del totale ad imprese in Toscana“. Manetti ha poi concluso: “Nel sistema associativo che fa riferimento a Confesercenti, l’operazione ha consentito l’aggregazione dei quattro principali Confidi, tutti sopra la soglia di accesso per l’iscrizione obbligatoria al 107 del TUB, tre dei quali difficilmente avrebbero potuto conseguire le condizioni minime di carattere organizzativo, e due anche patrimoniali, richieste dalla normativa in atto. Ciò invece è stato realizzato con evidenti vantaggi generali in termine di investimenti richiesti nell’immediato e di futuri possibili risparmi sui costi di esercizio. L’aggregazione è stata fortemente voluta dai vertici nazionali di Confesercenti nella consapevolezza che i Confidi sono oggi chiamati a confrontarsi con standard normativi e strutturali più elevati, imposti dalle mutazioni intervenute nel mercato del credito“.

Italiani: poeti, santi, navigatori e… vacanzieri. Pronti a partire in 39 milioni.

Secondo un sondaggio effettuato da Swg per conto di Confesercenti, anche se nel portafoglio degli italiani domina la parola “prudenza” le vacanze non cedono alla crisi. Sembrerebbe infatti che saranno 39 milioni gli italiani che a partiranno per le vacanze (1,5 in più dell’anno scorso). A calare di 2 giorni sarà la permanenza media fuori casa rispetto al 2008 (da 14 a 12) e quasi 2 milioni dichiarano di volersi limitare ad una gita “fuori porta” di 2-3 giorni. Ovviamente i mesi preferiti dal popolo dei vacanzieri restano luglio e agosto. Cambiano le abitudini: se il mare appare in costante declino dal 73% del 2006 al 47% del 2010, ciò avviene per una maggiore diversificazione delle vacanze fra montagna (in aumento dal 12% al 16%), vacanze verdi (dal 7% all’8%), terme, percorsi culturali, mentre perde terreno la campagna (dal 7% al 3%).

Ma dove andare in vacanza? Sette italiani su 10 passeranno le ferie in Italia. Il 51% trascorrerà le ferie in una regione diversa da quella di residenza. In cima alle preferenze di questi vacanzieri c’è la Toscana, poi – appaiate – Emilia Romagna, Puglia e Sicilia. Seguite dalla prima regione tutta montana che è il Trentino Alto Adige. Quanto all’alloggiamento, la vacanza è il tipico momento da condividere con la famiglia (46%) ed alberghi e pensioni si confermano le opzioni preferite (dal 32% al 33%). Nell’insieme coloro che utilizzeranno una struttura a pagamento sono il 70% dei viaggiatori anche se con qualche attento calcolo economico: di conseguenza si rafforza la scelta già prevalente per le 3 stelle (dal 60% al 66%), mentre 5 e 4 stelle restano al 25%. Perdono punti infine le 2 stelle (dal 12% all’8%). E conta sempre di più la valutazione sui servizi che le strutture alberghiere offrono: nei residence la piscina è “obbligatoria”; negli alberghi e nei villaggi turistici si ricerca sempre di più i centri benessere; nelle seconde case non può mancare il collegamento ad internet e la tv satellitare.

Piccole e medie imprese assieme in RETE IMPRESE.

Carlo Sangalli

Il 10 maggio 2010 è stata ufficialmente presentata a Roma ‘‘Rete Imprese Italia”. Un nuovo soggeto con la vocazione di ”tenere insieme e connettere le imprese; a tenere insieme ed a connettere le imprese ed il territorio; a tenere insieme ed a connettere le imprese, il territorio, il Paese”. Così il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, ha iniziato il suo intervento all’Auditorium Parco della Musica di Roma in occasione della presentazione di ”Rete Imprese Italia”, il nuovo soggetto di rappresentanza unitario del mondo delle pmi e dell’impresa diffusa promosso dalle cinque maggiori organizzazioni dell’artigianato, del commercio, dei servizi e del turismo (Confcommercio, Confartigianato, Cna, Confesercenti, Casartigiani).

”’Rete per dire – ha proseguito Sangalli citando dal Manifesto del nuovo soggetto- di imprese che agiscono in rete, si uniscono per competere, fanno squadra’ e che ‘significano modernità e sistema-Paese. Significano futuro. Ecco – ha affermato Sangalli – Rete Imprese Italia soprattutto questo, oggi, vuol dire: una rete lanciata verso il futuro. Rete Imprese Italia nasce per dare, al ‘popolo del fare impresa’, identità e voce comune e dunque più forte; capacità di rappresentanza e di rappresentazione comune e dunque più forte. Comune e dunque più forte, perchè il nostro obiettivo non è la sommatoria aritmetica dei tanti – imprese ed imprenditori – che pur siamo e rappresentiamo”.”Il nostro obiettivo, la nostra ambizione è piuttosto – ha detto Sangalli – quella di modernizzare,come conclude il Manifesto, la rappresentanza delle imprese per modernizzare l’economia e la società italiana. E’ una nostra responsabilità. È un’opportunità per il Paese”, ha concluso Sangalli.

Il vicepresidente della commissione Attività Produttive della Camera dei deputati, Raffaello Vignali (Pdl) ha parlato di “una giornata storica per le imprese italiane”.”La nascita di Rete Imprese Italia – ha aggiunto – dà più voce ai piccoli e agli invisibili, all’economia reale. Non solo dando più rappresentanza, ma anche più rappresentazione a un mondo straordinario fatto di creatività e impegno, responsabilità e sacrificio, intelligenza pratica e umana”. Approvazione anche da Pier Ferdinando Casini, leader dell’Udc che ha parlato di una iniziativa “molto importante” perché dimostra che “c’è una rete nella società che si muove indipendentemente dalla politica”.

“Un passo in avanti rilevante” anche per Pierluigi Bersani, segretario del Pd, che così ha definito la nascita della rete delle rappresentanze delle piccole e medie imprese. “C’è un dato di unificazione che, tra l’altro, aiuta una concertazione rinnovata. Per le imprese è un aiuto non indifferente”, ha detto il segretario del Pd sottolineando che le piccole e medie imprese sono quelle “nate su una dimensione regionale con un istinto federalista che è quello che unisce”.

Enasarco e le parti sociali sui temi della sostenibilità

E’ avvenuta la tavola rotonda tra i vertici della Fondazione Enasarco insieme alle parti sociali suddivise fra case mandanti (Confcommercio, Confindustria, Confesercenti e Confapi) e le organizzazioni sindacali (Fnaarc, Usarci, Fiarc, Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs Uil e Ugl), entrambe firmatarie degli accordi economici.

L’incontro è servito a illustrare i risultati del bilancio tecnico e così cominciare a esaminare in modo approfondito i temi della sostenibilità trentennale della Fondazione Enasarco.

Da una nota si legge che da entrambi le parti è emersa “la piena volontà di programmare ulteriori incontri che individuino appropriate soluzioni per coniugare l’interesse e le garanzie vecchie e nuove per gli iscritti con l’equilibrio finanziario a lungo periodo della Fondazione”.

Paola Perfetti