Emergenza lavoro estate, mancano 100.000 lavoratori

Emergenza lavoro per l’estate, mancano 100.000 addetti, tutte le posizioni lavorative che i datori di lavoro fanno fatica a trovare.

Confesercenti, mancano 100.000 lavoratori per l’estate

Ogni anno in estate si aprono nuove opportunità di lavoro, ma sempre più spesso i datori di lavoro fanno fatica a trovare personale. A lanciare l’allarme per il 2023 è Confesercenti che sottolinea l’assenza di circa 100.000 lavoratori per la prossima stagione lavorativa.

Dai dati emerge che il 36% delle imprese impegnate nel settore del turismo fa fatica a trovare personale, Confesercenti e le imprese del settore denunciano che a rendere tali lavori poco appetibili è la percezione che trattasi di lavori stagionali e quindi la precarietà degli stessi. Non solo, secondo i sondaggi, a rendere i lavori estivi poco appetibili da parte dei giovani è il fatto di dover essere impegnati nei giorni festivi e pre-festivi, a ciò si aggiunge che molti ritengono che in questo settore ci sia scarsa possibilità di crescita.

Emergenza lavoro,  per l’estate assenti camerieri e facchini. Le cause

Si ha quindi un disallineamento tra domanda e offerta di lavoro, infatti il 46% delle imprese sottolinea che non riesce a trovare personale con una preparazione adeguata.

Il 19% delle aziende invece denuncia che in molti casi è mancato l’accordo per il compenso, quindi pur avendo trovato personale adeguatamente formato per l’impiego e disponibile, il compenso richiesto era più alto di quello che le stesse aziende erano disposte a pagare. Tale difficoltà si è manifestata anche per le aziende che hanno offerto compensi più elevati rispetto a quelli previsto dal Ccnl per le mansioni oggetto del contratto.

Il 31% delle aziende del settore non è riuscita a trovare personale neanche rivolgendosi ad agenzie interinali il cui ruolo è proprio quello di far incontrare domanda e offerta di lavoro.

Le proposte di Confesercenti

Questa la situazione disastrosa per la prossima estate che si annuncia bollente sotto il profilo del personale necessario per il settore turismo. Mancano soprattutto camerieri, ma anche addetti alle pulizie, lavapiatti, facchini. Secondo Confesercenti si dovrebbe puntare di più sul taglio del cuneo fiscale, reintrodurre i voucher per i pagamenti e richiede un decreto ad hoc per i lavori stagionali nel settore turismo che prevede anche un rafforzamento delle politiche attive del lavoro che possano aiutare a far incontrare domanda e offerta di lavoro.

Infine, Confesercenti sottolinea che è necessario rivedere anche il decreto flussi per favorire il reperimento di maggiore manodopera.

Secondo le stime tale mancanza di personale porterà a una perdita media sul fatturato del 5,3% e un abbassamento degli standard qualitativi del servizio prestato ai turisti. Un vero e proprio problema che potrebbe rendere l’Italia una meta meno ambita da parte soprattutto degli stranieri.

Fintech Credito, progetto per l’accesso al credito alle pmi

E’ stato siglato un protocollo d’intesa tra Giuseppe Capanna, il direttore generale di Confesercenti Nazionale, e Pietro D’Anzi, amministratore delegato e direttore generale di Banca Progetto, in termini di accesso al credito.

Obiettivo di questo accordo, infatti, che vede la creazione del progetto innovativo che ha preso il nome di Fintech Credito, è agevolare l’accesso al credito da parte delle piccole e medie imprese che appartengono ai settori di commercio, turismo e servizi.

Uniti, dunque, Confesercenti e Banca Progetto daranno vita a un Marketplace finanziario che aiuterà le piccole e medie imprese a individuare prodotti finanziari e assicurativi che possano rispondere al meglio alle proprie esigenze.

Il progetto vuole quindi rappresentare uno strumento che possa colmare il gap tra domanda e offerta di credito, che potrà dunque garantire alle aziende servizi di formazione, consulenza, prodotti di factoring dei crediti delle PMI verso le Pubbliche Amministrazioni, strumenti tecnologici per la conclusione a distanza di contratti bancari, finanziari, assicurativi e di altri servizi accessori.

L’accordo si inserisce nel processo di digitalizzazione della rete distributiva iniziato da Confesercenti che vede tra i suoi punti cardine proprio la creazione di un modello di servizio che possa dare valore e distintività alle aziende associate.

Vera MORETTI

Imprese straniere in continuo aumento

Le imprese nate in Italia ma condotte da stranieri sembrano non conoscere crisi, tanto che, a fine 2016, le imprese straniere hanno raggiunto quota 571mila unità, con una crescita del 25,8% a partire dal 2011.

Confrontandola con la performance delle imprese italiane, si nota come queste ultime siano in maggiore affanno, tanto che, nello stesso periodo, sono calate del 2,7%, come ha confermato un’indagine condotta dall’Osservatorio Confesercenti e da Istat.

Questo exploit riguarda tutto il territorio nazionale, anche se ovviamente è particolarmente diffuso nelle metropoli e nelle città d’arte. Oltre un quinto degli imprenditori non italiani (il 22,5%) si concentra in soli sette centri urbani: Roma, Milano, Napoli, Palermo, Bologna, Firenze e Torino, con la città eterna capitale indiscussa, con oltre 48.413 attività non italiane, cresciute del 165% negli ultimi sei anni. Seguono Milano (33.496) e Torino (16.660). Ma a registrare tasso maggiore di stranieri è Firenze, con 7.684 imprese, il 17,3% del totale.

I settori maggiormente battuti sono il commercio all’ingrosso e al dettaglio, con un totale di 206.767 imprese straniere, seguito dall’Edilizia (130.567 imprese) e da Alloggio e ristorazione (43.683).
Tra le attività specifiche più gettonate dagli stranieri, il commercio su area pubblica è al primo posto: gli ambulanti nati fuori dall’Italia sono circa 107.300, il 53,5% del totale. E nei centri urbani la quota è ancora maggiore: nella città di Milano si arriva addirittura all’82,0% e a Palermo all’80,6%.
Grandi numeri di imprese straniere anche nella ristorazione e nel servizio bar, dove sono quasi 30mila, e nel food take away, che vede attive circa 9.300 imprese non italiane tra kebab e altri servizi d’asporto, poco di meno delle 9.700 attività di pulizia straniere attive in Italia.

Anche i minimarket sono ormai molto diffusi tra le imprese straniere, con maggior concentrazione a Bologna, Genova e Milano, dove gli empori condotti da non italiani, e in questo caso soprattutto cinesi, sono il 36,3%.

Ma da dove provengono questi imprenditori? In primis dal Bangladesh, con addirittura un quarto del totale, 22,7%, seguito da Romania (8,0%), Pakistan (6,2%), Cina (5,5%) e India (5,0%).

Mauro Bussoni, Segretario Generale Confesercenti, ha dichiarato in proposito: “La performance dalle imprese straniere è talmente notevole da essere ai limiti della credibilità, soprattutto se si considera che il periodo analizzato è stato caratterizzato dalla più grande crisi economica vissuta dal Paese negli ultimi 70 anni. “imane però il dubbio che molte di queste attività pratichino forme di concorrenza sleale. Un dubbio corroborato non solo dalle segnalazioni delle altre imprese, che ci arrivano in continuazione, ma anche dai dati fiscali. Nel commercio ambulante, ad esempio, risultano conosciute al fisco solo 60mila delle oltre 193mila imprese iscritte ai registri camerali. Qualche perplessità solleva anche l’elevato livello di turnover, ovvero il rapporto tra aperture e chiusure, che caratterizza le imprese straniere. Mediamente è il 24%, il doppio di quello delle attività italiane. In alcuni settori del commercio e dei servizi è poi ancora più elevato: è il caso dei centri benessere, in cui aperture e chiusure in un anno sono più della metà delle imprese (54%). Ma ci sono livelli di turnover da spiegare anche per frutta e verdura, ambulanti, autolavaggi, attività di alloggio, ristorazione con asporto, bar, lavanderie, barbieri e parrucchieri. Generalizzare è sempre sbagliato, ma di fronte a tante e tali evidenze sarebbe necessario procedere ad un piano di controllo accurato dei settori che, dati alla mano, appaiono più a rischio di irregolarità. Altrimenti si rischia di dare un via libera di fatto a fenomeni di concorrenza sleale”.

Vera MORETTI

Finanziamenti di 10 milioni di euro per le pmi colpite da terremoti e calamità

Le piccole e medie imprese del Centro Italia colpite dal terremoto e dal maltempo avranno un’opportunità di ripresa grazie ad un accordo definito tra UniCredit, Confesercenti e il suo Confidi di secondo livello CommerFin.
Si tratta di un plafond di 10 milioni di euro che prevede finanziamenti a 12 mesi, con un importo massimo di 50mila euro e un contributo a totale copertura degli interessi da parte di CommerFin.

Beneficiari potranno essere le micro e piccole imprese iscritte a Confesercenti colpite dai più recenti eventi calamitosi, come spiegato da Massimo Vivoli, presidente nazionale di Confesercenti: “In queste regioni molto colpite dalla natura la nostra confederazione ha voluto dare un segnale di forte vicinanza, con un intervento economico che agevola direttamente l’impresa colpita dal maltempo o dal terremoto. Lo strumento si rivolge alle aree più disagiate, ma non esclusivamente al cratere come definito dalle istituzioni. In questo modo contiamo di dare risposte anche ad aziende che oggi sono prive di altre misure agevolative”.

Gianni Triolo, responsabile nazionale del settore credito di Confesercenti, ha aggiunto: “Attraverso CommerFin, il sistema Confesercenti ha già sperimentato questo prodotto in altre occasioni e per rispondere fattivamente alle esigenze delle imprese, la società si farà carico del pagamento del cento per cento della quota interessi, dopo una fase istruttoria senza costi aggiuntivi”.

La rete commerciale di Confesercenti, operativa su 13 sedi in Abruzzo attorno al confidi Coopcredito, raccoglierà le domande delle imprese e interverrà con una fase preliminare, per poi istruire la pratica ai fini della valutazione sia di CommerFin che di UniCredit.

Stefano Cocchieri, Responsabile Capital Optimization di UniCredit, ha concluso: “L’accordo ci consentirà di supportare le imprese perché possano ripartire e rilanciare la loro attività”.

Vera MORETTI

Appuntamento il 6 aprile con la Borsa Turistica delle 100 città d’arte

Giovedì 6 aprile presso il Salone del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo si svolgerà l’evento dedicato alla Borsa Turistica delle 100 città d’arte, che torna anche nell’anno dedicato ai borghi d’Italia, e che da vent’anni rappresenta il principale evento italiano di valorizzazione e commercializzazione del turismo d’arte e cultura del nostro Paese.

L’incontro con la stampa ha quindi lo scopo di promuovere la Borsa delle 100 Città d’Arte, organizzata come sempre da Confesercenti e Assoturismo, con il sostegno di ENIT e APT Emilia Romagna ed il Patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo.
E, ovviamente, nell’anno dei borghi d’Italia, assume maggiore rilevanza.

Durante la giornata, verranno presentati i dati turistici 2016 delle città d’arte italiane, oltre alle previsioni sull’andamento del settore turismo per la stagione in avvio, con particolare riferimento ai prossimi ponti primaverili, a cura del Centro Studi Turistici Firenze.

Moderatrice dei lavori sarà Cinzia Conti, giornalista di Ansa Turismo, mentre l’apertura sarà affidata a Marco Pasi, Presidente di Iniziative Turistiche. Si proseguirà poi con la presentazione dei dati di andamento e di previsione a cura del Direttore Centro Studi Turistici Firenze Alessandro Tortelli.
Parteciperanno inoltre il Direttore Generale Turismo del MiBACT Francesco Palumbo, il Sindaco di Ravenna Michele De Pascale e il sindaco di Cesena Paolo Lucchi.
Chiuderà i lavori il Presidente di Assoturismo Claudio Albonetti.

Vera MORETTI

Piccole e medie imprese del terziario: futuro dell’economia

In occasione del convegno tenutosi a Bergamo “Fare rappresentanza dentro il territorio oltre la crisi, verso la smart land?” organizzato da Imprese & Territorio, Massimo Vivoli, presidente di Confesercenti è intervenuto per parlare dell’importanza delle pmi del Terziario nell’economia nazionale.
Questo perché le piccole e medie imprese di questo settore, grazie alla flessibilità e alle capacità di dare immediate risposte al mercato, poiché l’economia dei servizi è basata proprio su questo: conoscenza, competenza diffusa, valore del capitale umano e delle nuove tecnologie a cui si affiancano, ovviamente, la forza della tradizione ed il radicamento sul territorio.

Per queste caratteristiche, le pmi del terziario appartengono di diritto alla smart land, che si affianca alla smart city, interagendo e collaborando con essa.

Queste le parole di Vivoli: “Alla base della smart land c’è una cittadinanza che si fa attiva, che si confronta e condivide dal basso progetti di sviluppo, interagendo e integrandosi con istituzioni e attori sociali. È la condivisione di un nuovo modello di città e di territorio su argomenti chiave come la semplificazione amministrativa, la mobilità sostenibile ed il risparmio energetico, suo principale tratto distintivo. Vanno trovati i modi per ragionare attorno ad un nuovo modello di città e di territorio, individuando priorità e condividendo le progettualità che vengono dal basso. Il territorio va re-interpretato con intelligenza, attraverso un progetto unitario di crescita che garantisca un’armoniosa convivenza delle sue componenti, senza asimmetrie, mettendo l’innovazione a servizio del benessere delle persone. E’ necessario pensare quindi a servizi realmente efficaci e godibili, ad una mobilità che favorisca il collegamento tra centro e periferia e non impedisca la fruibilità dei centri storici, valorizzandone il ruolo di insostituibile momento di incontro e socialità”.

Il rapporto tra impresa e territorio è comunque destinato a cambiare ulteriormente, poiché quest’ultimo è sempre meno contenitore e sempre più supporto al servizio dell’impresa.

I nuovi modi di produrre tendono a privilegiare relazioni orizzontali e reticolari e nelle imprese si trova il contributo di tutti gli attori (lavoratori, manager, imprenditori, consumatori, finanziatori), con modalità che avvicinano imprese piccole, medie e grandi, di artigianato, industria, commercio, turismo e servizi; la necessità di nuovi modi di associazione e rappresentanza degli interessi in gioco è evidente. Le associazioni delle imprese e dei lavoratori hanno ancora carte da giocare, sono ancora necessarie per lo sviluppo integrato dei territori, riducendo al minimo gli elementi di ritualità nel dialogo sociale e centrando l’attenzione sui progetti, le idee, i percorsi. Gli enti intermedi come il nostro, che stanno mettendo in pratica il cambiamento, anche nei rapporti con le imprese, saranno centrali nella ripresa economica. Ma certo, anche la rappresentanza, le Associazioni debbono cambiare. E’ necessaria una semplificazione: la nascita di Rete Imprese Italia è stata una risposta concreta, che sta gradualmente prendendo piede anche a livello locale. Le organizzazioni stanno diventando sempre più attivatrici e coordinatrici di reti di piccole imprese (associate e non) e creatrici di percorsi di sviluppo imprenditoriale”.

Vera MORETTI

Abruzzo: economia in ginocchio

L’Abruzzo sta attraversando un periodo davvero difficile, a causa delle calamità naturali che lo stanno colpendo, a cominciare dal terremoto, fino al maltempo che non ha dato tregua.
Come se non bastasse, infatti, il danno del sisma recente, neve e alluvioni hanno danneggiato le vie di comunicazione e privato di elettricità molte zone, con conseguenze drammatiche per i magazzini di merci deperibili e per gli animali degli allevamenti.

Il gelo e le esondazioni, inoltre, hanno reso inagibili molti negozi delle principali città, bloccando ulteriormente l’economia del territorio, già messa a dura prova. E chi sperava nei saldi per un recupero, è costretto a rassegnarsi ad un’annata disastrosa. I negozianti, dunque, si uniscono al settore alimentare, del turismo e delle attività produttive in una profonda crisi per la quale ora non si vede recupero.

Massimo Vivoli, Presidente Nazionale di Confesercenti, ha dichiarato: “L’Abruzzo versa in condizioni estremamente difficili. Per questo la giunta di Confesercenti ha avviato un piano di finanziamento per garantire la disponibilità di credito a tasso zero alle PMI colpite, per una somma complessiva di 10 milioni di euro. Ma sono state avviate anche altre iniziative, come la distribuzione gratuita di pane e prodotti da forno da parte di Fiesa Assopanificatori Confesercenti Abruzzo. Dobbiamo, però, tutti impegnarci a fondo per sostenere una Regione che ha bisogno di urgenti interventi straordinari. Per questo chiediamo con forza di aprire lo stato di crisi: le imprese, in particolare le piccole, sono al collasso. Servono misure ad hoc ed indennizzi per le PMI del commercio, del turismo, dei servizi e dell’artigianato, per fermare il tracollo ed evitare l’annichilimento dell’economia regionale”.

Secondo le stime, un’impresa su tre è stata direttamente o indirettamente colpita dalle catastrofi naturali che si sono abbattute sulla regione, anche se, in questa prima fase, risulta ancora molto difficile stabilire i numeri, ma le previsioni parlano di danni subiti per oltre 50 milioni di euro solo su commercio e turismo.

Vera MORETTI

Imprese giovanili, la ripresa è lontana

Se le imprese giovanili sono una ricchezza per l’economia italiana, il rischio di trovarci impoveriti sta diventando davvero alto. Secondo le ultime rilevazioni dell’Osservatorio Confesercenti sulle imprese del commercio e del turismo, nei primi tre mesi del 2016 i titolari e i soci d’impresa under 40 sono calati di oltre 25mila unità, mentre sono aumentate di 17mila le imprese giovanili guidate da over 40.

In sostanza, le imprese giovanili che operano nei settori del commercio, dei pubblici esercizi e delle attività ricettive faticano ad agganciare la ripresa. Gli unici settori in positivo sono risultati, nel primo trimestre di quest’anno, il commercio ambulante di altri prodotti, il commercio per corrispondenza o online, il commercio al dettaglio di prodotti alimentari e quello di prodotti per la telefonia.

Le imprese giovanili più colpite dall’ondata di chiusure sono quelle che operano nella distribuzione moda (-2.800), nella ristorazione mobile (-2.073), nei bar (-1.963). L’Osservatorio di Confesercenti vede meno in difficoltà le imprese guidate da over 40, che nel trimestre hanno fatto registrare saldi positivi in quasi tutti i comparti.

Il dato curioso rilevato dall’Osservatorio è che le imprese guidate da over 40 sembrano andare meglio in comparti che, sulla carta, sarebbero appannaggio delle imprese giovanili; dal commercio di computer, alle attrezzature per ufficio, all’e-commerce.

E il mondo imprenditoriale non è cieco di fronte a questo arretramento delle imprese giovanili. Secondo il segretario generale di Confesercenti, Mauro Bussoni, si tratta di “dati allarmanti che dimostrano come, in un mercato globalizzato e competitivo come quello attuale, improvvisarsi imprenditori sia una missione ormai quasi impossibile. Migliaia di giovani, la fascia più colpita dalla disoccupazione, tentano ogni anno la via dell’impresa, aprendosi un negozio o un pubblico esercizio per crearsi da soli quel posto di lavoro che per loro, purtroppo non c’è“.

Se vogliamo davvero dare loro una prospettiva – è la conclusione di Bussoni -, dobbiamo investire sulla formazione, anche attraverso l’istituzione di crediti formativi e cicli di formazione continua. Un intervento che porterebbe, nel lungo periodo, ad un incremento della competitività del nostro Paese. Chiediamo che venga messa in campo anche un piano di sostegno alle nuove imprese giovanili per traghettarle verso il consolidamento, riducendone le imposte per i primi anni di vita ed estendendo anche ad esse i provvedimenti di fiscalità agevolata“.

Ecommerce in lenta ma costante crescita

C’è ancora chi dice che, per le imprese, l’ ecommerce è il futuro. In realtà è un presente a tutti gli effetti, anche se ancora da consolidare. Lo conferma anche Confesercenti, secondo la quale nel 2016 saranno quasi 16mila le imprese attive nell’ ecommerce in Italia.

Uno studio dell’associazione dei commercianti rileva infatti che, a fine 2016, le imprese italiane attive nell’ ecommerce saranno il 165,4% in più rispetto al 2009, per toccare le 50mila unità nel 2025.

Secondo Confesercenti, “le tecnologie digitali, web in testa, stanno rivoluzionando profondamente il modo di fare impresa. Anche nella distribuzione commerciale e nella ricettività turistica, dove sono sempre di più le imprese che usano strumenti digitali per fare business“.

Confesercenti ha provato anche a stilare un identikit degli imprenditori digitali che operano attraverso l’ ecommerce: “Sono anche più giovani della media. La caratteristica più rilevante del commercio via internet è proprio l’età degli imprenditori, di quasi 10 anni inferiore alla media del commercio al dettaglio (39,7 anni contro 48,2), tanto che la quota di imprenditori con meno di 35 anni è il 28,4% (nel commercio al dettaglio è 14,9%), così come più alta è la quota per gli under 50“.

I commercianti hanno anche stilato un profilo per nazionalità e sesso, differenziando tra ecommerce e commercio al dettaglio tradizionale: italiani nel 91,6% dei casi, contro l’83,6% e uomini nel 69,6% dei casi, contro il 60,7%.

Da ultimo, Confesercenti nota come la distribuzione geografica delle attività che praticano il commercio online sia lungi dall’essere uniforme: “Un terzo delle imprese che vendono via internet è concentrato in sole due regioni: la Lombardia, che nel 2016 dovrebbe raccoglierne quasi 3mila, e nel Lazio (1.840). Seguono la Campania, l’Emilia Romagna, il Piemonte, il Veneto e la Toscana“.

Sprint in avvio dei saldi

Potrebbe essere la boccata di ossigeno tanto sperata per commercianti e imprese quella dei saldi invernali 2016. Almeno stando alle cifre preliminari rilevate da Confesercenti attraverso un sondaggio sull’andamento delle vendite di stagione condotto sui negozianti di alcune importanti città e regioni italiane.

I numeri di Confesercenti parlano di un aumento medio delle vendite del 5% rispetto al 2015, anche se le cifre sono molto differenti profonde tra città e città e tra regione e regione.

Confesercenti sottolinea che questo buon andamento delle vendite è favorito dall’aumento dello sconto praticato in media dagli esercizi commerciali: quasi 8 negozi su 10 praticano riduzioni di prezzo dal 30% in su, ma non mancano casi di saldi praticati al 70%.

Come è giusto che sia, Confesercenti invita comunque alla prudenza, ricordando che le impressioni positive riscontrate dai commercianti all’avvio dei saldi devono comunque essere confermati da un bilancio definitivo che spesso, ricorda l’associazione, si può già alla fine della prima settimana di vendite. Secondo Confesercenti, entro questa settimana “si concentrerà circa un terzo dei 4,5 miliardi di spesa messa a budget dagli italiani per i saldi“.

Le cifre di Confesercenti sui saldi invernali scendono anche nel dettaglio di regioni e città e rilevano che l’avvio delle vendite scontate, soprattutto nei capoluoghi, è partito con il botto, tanto che in città come Torino si stima un +5-7% nelle vendite. Positivo il dato della Sardegna, regione che ha subito pesantemente i colpi della crisi: Confesercenti parla di “miglioramento decisivo” nell’isola, dove le vendite crescono per la prima volta dall’inizio della crisi.

Da segnalare la stretta che a Milano, capitale riconosciuta dei saldi, ha interessato i commercianti poco trasparenti, con controlli della polizia locale che, nella prima mattinata di saldi, ha controllato 34 negozi e multato 4 esercenti per falsi ribassi o per indicazioni imprecise sui prezzi o sulle percentuali di sconto. Un’azione repressiva che era cominciata già prima del ponte dell’Immacolata, quando gli agenti avevano monitorato un centinaio di attività commerciali riscontrando 85 violazioni amministrative per saldi anticipati o vendite promozionali effettuate in un periodo non consentito. Con il rischio di inficiare l’effetto positivo che i saldi dovrebbero avere per rilanciare, almeno in parte l’economia.