L’Ice in Vietnam per combattere la contraffazione

I cinesi, si sa, ci guardano, ci osservano, e poi copiano quello che può servire loro o quello che piace, senza tante remore.
Ma, quando si tratta di Made in Italy, le cose si fanno serie, e sapere che tanti prodotti appartenenti alla nostra tradizione subiscano così tante contraffazioni non fa certo piacere.

Per questo motivo, Michele Scannavini, presidente dell’Ice, l’agenzia che promuove il Made in Italy all’estero, ha deciso di recarsi in Vietnam per fare la cosa opposta, ovvero trasferirvi tecnologie e competenze, da mettere a conoscenza di chi vi abita, per far sì che i prodotti italiani, ma anche la loro produzione, non abbiano segreti.

Verranno trasferite macchine per le calzature made in Italy, macchine per il tessile e l’abbigliamento, ma anche personale italiano che, di volta in volta, sosterrà le aziende locali nella fattura di tessuti, pelletterie, calzature secondo il modo di fare italiano.
In questo modo chi lavora in Vietnam saprà riconoscerlo e poi produrlo, senza più la tentazione di ricorrere alla scorciatoia della contraffazione.

Ha detto Scannavini: “Stiamo per inaugurare due parchi tecnologici vicino Ho Chi Mihn City. L’idea è creare due distretti del tessile e del calzaturiero composti interamente da aziende vietnamite aiutate dalla nostra cultura e dal nostro saper fare». L’obiettivo è quello di sviluppare un modello industriale vietnamita che possa lavorare con i macchinari italiani in due settori storicamente aggrediti dalla concorrenza cinese a basso costo. Che già da anni — per comprimere ulteriormente il costo del lavoro — si rivolge alla sub-fornitura del sud-est asiatico. A tendere porteremo anche la nostra logistica, la nostra industria del packaging e la distribuzione”.

Vera MORETTI

Anuga: trionfo del Made in Italy

Si è appena concluso, a Colonia, in Germania, Anuga, la più grande fiera del mondo dedicata al food, dove il Made in Italy ha potuto ancora una volta dare grande mostra di sé.

Dal 7 all’11 ottobre, infatti, erano presenti in Germania ben 1200 imprese italiane, che ha aggiudicato all’alimentare italiano il titolo del Paese più rappresentato, anche rispetto ai padroni di casa.
Ma il Made in Italy non si è distinto solo per i numeri, ma anche e soprattutto grazie alla qualità dei suoi prodotti, che erano fortemente salvaguardati da Federalimentare, nella sua crociata contro la contraffazione.

Durante la fiera, infatti, Federalimentare è stato supportato da Fiere di Parma e uno studio legale italo-tedesco, attivando un desk di ascolto, consulenza legale e intervento contro l’Italian Sounding.

Maurizio Martina, Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, ha dichiarato in proposito: “È essenziale un presidio costante che tuteli e protegga la vera italianità. Il lavoro fatto con Federalimentare ad Anuga è, in questo senso, un passo importante per contrastare concretamente il fenomeno dell’Italian sounding e per tutelare tutta la filiera agroalimentare italiana”.

E infatti, negli stand di Serbia, Ucraina, Grecia, Turchia, Panama e Romania, sono stati requisiti prodotti dai nomi evocativi ma anche del tutto falsi, come la Pasta Ciao e la passata Tomatino.In certi casi si è trattato di ritiro volontario dopo la segnalazione, in altri di una conseguenza a misure legali come la diffida.

Luigi Scordamaglia, presidente di Federalimentare, ha aggiunto: “Finalmente il real Italian viene riconosciuto e tutelato anche fuori confine e non solo contro denominazioni o trade mark, ma anche contro l’Italian Sounding. Un’azione necessaria se pensiamo che il giro d’affari maturato da prodotti contraffatti e Italian Sounding si attesta ben oltre i 60 miliardi di euro, un terzo dei quali solo sul mercato americano”.

Antonio Cellie, Ceo di Fiere di Parma, ha poi concluso: “Il desk ad Anuga, oltre ad essere la continuazione ideale e legale del percorso di Cibus, da sempre l’evento fieristico di riferimento dell’Authentic Italian, è la testimonianza della validità di una alleanza strategica tra Fiere di Parma e Koeln Messe che garantisce, a livello mondiale, visibilità e promozione nonché tutela al nostro Made in Italy Alimentare”.

Vera MORETTI

Mercato del falso sempre in aumento in Italia

Il mercato dei prodotti contraffatti non cala, anzi, in Italia il falso vale 6,9 miliardi di euro ed è in crescita del 4,4 se raffrontato con i dati del 2012.
Questo è quanto emerso da una ricerca effettuata dal Censis per conto del Mise. Ma ciò che si evince è anche un’altra notizia sconvolgente: se gli stessi prodotti venissero realizzati e commercializzati nel circuito dell’economia legale comporterebbero 100.000 unità di lavoro in più.

Ma, anche se questo dato è di per sé allarmante, c’è di più: senza la contraffazione, la produzione interna registrerebbe un incremento di 18,6 miliardi, con un valore aggiunto di 6,7 miliardi.
Senza contare che, con l’emersione della contraffazione, si ricaverebbe un aumento del gettito fiscale, sia sulle imposte dirette, ad esempio su impresa e lavoro, sia su quelle indirette come l’Iva perché ad oggi il falso evade all’erario 1,7 miliardi di euro.

E si tratta di un calcolo per difetto, perché se si considerano anche le imposte che deriverebbero dalla produzione attivata in altri settori dell’economia, il gettito fiscale complessivo aumenterebbe a 5,7 miliardi di euro, pari al 2,3% del totale delle entrate dello Stato per le stesse categorie di imposte.

Ma quali sono le maggiori vittime del falso? In primo luogo abbigliamento ed accessori, per un valore stimato di 2,2 miliardi (il 32% del totale). In particolare vengono contraffatti soprattutto giubbotti, capi sportivi e, tra gli accessori, borse e portafogli.
Segue poi il settore degli audiovisivi, con un valore pari a quasi 2 miliardi (il 28,5% del totale), ma anche i prodotti alimentari, per un valore di 1 miliardo di euro, pari al 14,8% del totale.

Tra i prodotti in crescita negli ultimi tempi ci sono gli apparecchi e i materiali elettrici, soprattutto cellulari e componenti, con un valore di 732 milioni di euro (il 10,6% del totale).
Un altro settore in crescita è quello degli orologi e dei gioielli, che si distingue per la contraffazione di prodotti di alta gamma e che nel mercato del falso vale oggi 402 milioni di euro (il 5,8% del totale).
Segue il settore del materiale informatico, costituito soprattutto da componenti hardware per computer, tablet, schede di memoria, chiavette Usb, per un valore di 282 milioni di euro (4,1% del totale).

La situazione, dunque, non è rosea e nel 2016 sono stati fatti da parte di Guardia e Finanza e Agenzia delle Dogane, 14.768 sequestri, intercettando 26 milioni di articoli falsi.
Le province italiane dove la contraffazione è più viva spicca Napoli, con oltre 6 milioni di pezzi sequestrati, pari al 24% del totale, seguita da Roma, con circa 4 milioni di pezzi (15,2%), e Catania, con 2,6 milioni di prodotti fake (10%).

Vera MORETTI

Marchio anticontraffazione per il vetro di Murano

Anche il vetro, e precisamente quello di Murano, deve combattere contro la contraffazione, così, per salvaguardare la sua autenticità, guadagnata con una tradizione secolare conosciuta in tutto il mondo, la Regione Veneto, in collaborazione con il Consorzio Promovetro di Murano e la Camera di Commercio ha deciso di dotare i suoi prodotti originali di un’etichetta leggibile da smartphone, tablet e pc.
Tramite la lettura dell’etichetta, è possibile accedere ad una serie di informazioni relative al prodotto, con foto e nome del maestro vetraio.

Questo tecnologico ed innovativo marchio è stato presentato a Palazzo Balbi, sede della giunta regionale, dai responsabili del Consorzio Promovetro e dal presidente Luca Zaia: “La guerra ai tarocchi è da sempre una delle mie priorità, da quando sono presidente del Veneto perché il Veneto è sinonimo di qualità e la qualità va valorizzata e difesa. E anche prima, al Governo, quando venivo chiamato il Ministro della tracciabilità. Il vetro di Murano non è solo un’arte unica al mondo, ma anche un grande elemento identitario, che va difeso con ogni mezzo. Ora questo marchio va promozionato a più non posso, perché venga conosciuto, e utilizzato, da quanti più turisti possibile”.

Questo provvedimento è stato reso necessario dal proliferare di prodotti realizzati al di fuori di Murano ma spacciati come tali, che rappresentavano ormai l’80% di quanto venduto.
Ora, il marchio Vetro artistico di Murano dovrebbe finalmente distinguere senza ombra di dubbio l’originale dal falso, e mettere in guardia i turisti su ciò che stanno acquistando.

Vera MORETTI

 

Accordo governo-Alibaba a tutela dell’ agroalimentare italiano

Se, come recita un modo di dire famoso, gli italiani lo fanno meglio, si può anche dire che i cinesi, ciò che è italiano, lo fanno peggio. Parliamo, naturalmente, di contraffazione, specialmente di quella agroalimentare, che costa all’economia del nostro Paese svariati miliardi l’anno.

Ecco perché assume particolare importanza l’accordo firmato dal premier italiano, Matteo Renzi, e dal patron del gigante cinese dell’e-commerce Alibaba, Jack Ma, per combattere la contraffazione agroalimentare promuovendo le eccellenze made in Italy.

Si tratta di una collaborazione di lungo periodo che mira a sostenere il made in Italy e l’export italiano in generale, con un occhio di riguardo per l’agroalimentare. In questo modo, l’Italia è l’unico Paese che gode, per i propri prodotti Igp e Dop, della stessa tutela riservata ai brand commerciali presenti su Alibaba.

All’interno di questa intesa a difesa dell’ agroalimentare italiano, un posto di rilievo lo occupa il vino, con una vetrina ad hoc su Alibaba. Non è un dettaglio da poco, poiché l’export del vino italiano nel Paese del Dragone è ancora piuttosto debole se paragonato con quello del vino francese: le bottiglie provenienti da Oltralpe coprono infatti il 55% del mercato cinese, contro un misero 5% per quelle italiane.

Particolarmente entusiasta il ministro per le Politiche Agricole Maurizio Martina: “Un risultato eccezionale – ha dichiarato Martina in una nota -. Gli accordi con Alibaba rappresentano un punto concreto della nostra strategia di sostegno al made in Italy agroalimentare nel mondo, che sfrutta anche formule innovative per tutelare e promuovere i prodotti di qualità. Siamo riusciti a garantire ai nostri marchi geografici un livello molto alto di protezione sulla piattaforma cinese. Un risultato fondamentale che, in sede di WTO, inseguiamo da decenni e che invece sul web siamo riusciti a costruire in pochi mesi e con risultati eccezionali“.

Una carta per salvaguardare il Made in Italy

Anche se l’operazione Spiagge Sicure è partita e promette sanzioni sempre più rigide e punitive, non sembra essere sufficiente per contrastare la contraffazione, poiché c’è chi, complice la spensieratezza della vacanza e le bancarelle che offrono di tutto a prezzi stracciati, non rinuncia ad acquistare un oggetto di marca, pur sapendo che è falso.
Ma, in numerosi casi, c’è la consapevolezza che i capi griffati sono sempre più costosi e, quindi, assolutamente inaccessibili, e quindi ci si accontenta del tarocco.

Questo è il trend tuttora esistente, non solo sulle spiagge ma anche sul web, che sembra davvero inarrestabile e acerrimo nemico del Made in Italy.

Per difendere, quasi a spada tratta, l’originalità dei prodotti italiani e dei loro marchi, è stata presentata Carta Italia, frutto di un accordo firmato dagli operatori del commercio elettronico, Indicam e Netcomm, insieme con il ministero dello Sviluppo economico.
Obiettivo comune di questa importante intesa è quello di identificare i prodotti contraffatti prima delle messa online, mentre i siti che aderiranno al protocollo riceveranno un bollino di garanzia, ovvero il sigillo Netcomm.

Mauro Peserico, presidente di Indicam, che riunisce oltre 150 piattaforme e siti e-commerce, ha dichiarato: “Naturalmente non significa che chi non avrà il bollino vende prodotti contraffatti. Ma averlo sarà una garanzia in più per il consumatore, per questo l’obiettivo è divulgare questo protocollo a partire dai big dell’e-commerce come eBay”.

Ad essere tutelato non è solo il Made in Italy, ma anche i consumatori, che così avranno maggior certezza di aver acquistato un oggetto originale.
Si riuscirà, con questa operazione, ad abbattere la piaga della contraffazione? Sicuramente è un buon passo avanti, anche se, ad oggi, si tratta di un colosso ben saldo, anche perché ci sono intere attività che basano la loro fortuna proprio sulla riproduzione di falsi, che poi vengono venduti in tutto il mondo, minando la nostra reputazione, soprattutto in Cina.

Ma non tutto ciò che arriva dall’e-commerce è malsano, come ha confermato Roberto Liscia, numero uno di Netcomm: “Nell’ordine del 15% quest’anno per raggiungere 15 miliardi di euro di fatturato solo in Italia”.

Vera MORETTI

Riparte l’operazione Spiagge sicure

Ora che l’estate 2015 è entrata nel clou, è stato presentato, dal ministro Angelino Alfano, un nuovo provvedimento anti contraffazione, che reca in sé protocolli a livello locale e linee guida con gli indirizzi dei prefetti più vicini.

Se, infatti, nel 2014 erano stati sequestrati 343 milioni di prodotti contraffatti o commercializzati abusivamente, per un valore stimato di oltre 913 milioni di euro, quest’anno si vuole stringere ulteriormente la cinghia e dare un’altra “botta” all’abusivismo, che, si sa, nelle località marine dilaga.

L’operazione Spiagge sicure, dunque, è ripartita, più determinata ed agguerrita che mai, e sostenuta da due direttive pensate ad hoc, che hanno permesso di ottenere risultati molto promettenti, a salvaguardia soprattutto dei prodotti Made in Italy, che sono da sempre quelli maggiormente imitati e contraffatti.

Alfano, in merito a questo progetto, ha dichiarato che si tratta di “un grande successo“, che lo ha spinto ad inasprire le sanzioni e contrastare in maniera più decisa l’abusivismo commerciale, in linea diretta con la Guardia di Finanza.

Vera MORETTI

Contraffazione, piaga per il “made in”

Una delle piaghe che colpiscono maggiormente l’economia italiana è quella della contraffazione, che tende a fare strage delle eccellenze made in Italy e non solo. Proprio sul tema della contraffazione e dell’abusivismo, si è svolta di recente l’iniziativa “L’economia legale per la ripresa”, promossa da Unioncamere Lombardia per gli Sportelli legalità.

Secondo Renato Borghi, vicepresidente vicario di Confcommercio Lombardia e presidente di Federazione Moda Italia, In Lombardia il valore stimato della merce oggetto di contraffazione sequestrata nel quinquennio 2008/2012 è stato di 586 milioni di euro, pari a quasi il 18% del valore complessivo in Italia: 525 milioni di euro per i solI prodotti tessili, abbigliamento, calzature ed accessori moda, l’89% del valore totale dei prodotti sequestrati.

Contraffazione e abusivismo – ha spiegato Borghi – sono due facce della stessa medaglia, all’interno di una più ampia categoria di meccanismi commerciali fuori dalle regole che alterano la concorrenza e inquinano il mercato”.

Borghi ha anche auspicato un quadro normativo realmente efficace: rivedendo le sanzioni ai consumatori per l’acquisto di beni oggetto di contraffazione; agevolando la distruzione della merce contraffatta; intervenendo non solo sulle fattispecie di abusivismo commerciale in senso stretto, ma anche nei casi di effettiva concorrenza sleale, quando una disciplina di maggior favore viene indebitamente utilizzata allo scopo di avvantaggiarsi sulle imprese concorrenti, eludendo la disciplina di settore.

Borghi ha inoltre rilevato come occorra rafforzare la difesa del “made in” a livello nazionale e comunitario e contrastare la contraffazione via internet, anche sollecitando e promuovendo accordi volontari e codici di autoregolamentazione.

Qualità italiana e made in Italy, seminari a Reggio Calabria

La tutela della qualità italiana e del made in Italy deve essere una priorità per ogni imprenditore che opera in questo settore, che però deve avere gli strumenti giusti per muoversi.

Va in questa direzione il ciclo di seminari organizzato dalla Camera di Commercio di Reggio Calabria per la difesa della qualità italiana e del made in Italy e contro la contraffazione partito il 26 novembre scorso nel Salone della Camera di Commercio in Via T. Campanella 12. Primo seminario a cura dell’Avv. Simone Maino, specializzato in Diritto e Tutela del Consumatore: “Sicurezza dei prodotti e Marcatura CE: obblighi e sanzioni per produttori, importatori e commercianti”.

Questa iniziativa di difesa della qualità italiana è rivolta soprattutto alle imprese, ai consumatori e alle loro associazioni, oltre che ai professionisti, alle Forze dell’ordine e agli studenti delle scuole superiori.

Il ciclo di incontri a difesa della qualità italiana e del made in Italy prosegue giovedì 18 dicembre 2014, con il seminario “I prodotti “Look alike, il falso d’autore e la contraffazione on-line”, relatore Avv. Giovanni Casacci, specializzato in Proprietà industriale. Ultime date ancora da definire per i seminari a difesa della qualità italiana a gennaio 2015, con il corso “La contraffazione e la sofisticazione alimentare: danno all’economia, attentato alla salute”, relatori la dr.ssa Paola Rubefatti e l’Avv. Giorgia Andreis, specializzati in diritto Alimentare.

Confindustria contro l’italian sounding

L’allarme era stato dato da Coldiretti e da altre associazioni che si occupano di proteggere i diritti dei consumatori e di salvaguardare il Made in Italy.

Ora anche Confindustria ha voluto affrontare la questione, dopo l’ennesima scoperta di prodotti contraffatti che stanno facendo il giro del mondo, e che di italiano non hanno proprio nulla.

Qualche esempio? Il “Parmesan” spagnolo, il “San Daniele Ham” prodotto in Canada, il Chianti californiano e i pomodori San Marzano statunitensi.

Insomma, si tratta di una marea che sta diventando sempre più imponente, e che rischia di travolgerci, mettendo a rischio la qualità, la tradizione e la fama che da sempre ha il Made in Italy.

La nuova tendenza si chiama italian sounding e non si propone come contraffazione vera e propria, ma come un “utilizzo illecito della forza evocativa dell’italianità”, che di fatto rappresenta una forza sul mercato, che frutta, solo nei Paesi Ue, ben 21 miliardi di euro, contro i 13 dei prodotti originali.

Ma cosa viene “copiato” di più? Prima di tutto, tessile ed abbigliamento (25,5 milioni), poi 16,5 milioni di giocattoli, 8,7 milioni prodotti di elettronica, informatica ed audiovideo, 6,3 milioni di farmaci

A rendere noti questi dati è stata Lisa Ferrarini, vicepresidente di Confindustria per l’Europa, Lisa Ferrarini, intervenuta in audizione alla commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione.

Queste le sue parole: “L’italian sounding va combattuto con strategie di marketing e valorizzazione del prodotto italiano, attraverso la difesa dei marchi e delle denominazioni d’origine”.
Occorre, perciò, “sensibilizzare i consumatori esteri sul prodotto realmente italiano, va attuata con estrema determinazione. L’appello di Confindustria a questa Commissione è che segnali anch’essa al governo la priorità e l’urgenza di identificare durante il semestre italiano di presidenza della Ue una soluzione di compromesso che permetta finalmente l’approvazione definitiva della norma del made in Italy”.

Vera MORETTI