PLUS ITALIA: occasione di confronto tra associazioni e professionisti

Il 19 ottobre si svolgerà a Roma, presso il Centro Congressi Fontana di Trevi, un importante convegno organizzato dal CoLAP, Coordinamento Associazioni Libere Professionali, dal titolo PLUS ITALIA, Professionisti Liberi Uniti per lo Sviluppo dell’Italia.

Si tratta di un evento che offrirà momenti di scambio, confronto e condivisione tra liberi professionisti, mondo politico ed istituzionale, e società civile.

Obiettivi principali sono prima di tutto, rendere visibile l’impegno ed il contributo che sono in grado di offrire per lo sviluppo del sistema Paese; ottenere la regolamentazione delle associazioni professionali al fine di garantire l’utente finale e promuovere un rete interprofessionale di sviluppo interno ed esterno.

A moderare il dibattito politico sarà Antonio Polito, editorialista del Corriere della Sera.
Ciò che si cercherà di fare, nell’ambito di esso, sarà, ovviamente, attirare l’attenzione del Governo sulle potenzialità economiche e di sviluppo che le professioni associative esprimono e possono esprimere. Ma non solo.

PLUS ITALIA vuole dare alle associazioni e ai professionisti l’opportunità di farsi conoscere, oltre che dagli eventuali utenti, anche da istituzioni e mondo politico.
Un aspetto molto importante, che infatti non verrà tralasciato, è la necessità di creare una rete tra associazioni e professionisti, oltre a mettere a disposizione spazi comuni di riflessione e di approfondimento.

Per far sì che tutto ciò si concretizzi, l’evento offrirà workshop, seminari, infopoint e dimostrazioni che serviranno a mettere in luce le associazioni partecipanti e le loro attività, ma anche per fare rete tra loro e il pubblico esterno.

Sicuramente l’attenzione si focalizzerà anche sul dibattito politico, anche per la partecipazione di personaggi di spicco del Governo e delle istituzioni, i quali daranno vita ad una sorta di talk show. Non solo si potranno ascoltare i relatori affrontare le tematiche “calde” del momento, ma ci sarà la possibilità di intervenire in maniera attiva al dibattito.

L’evento sarà aperto a tutti coloro che siano interessati a partecipare, non solo professionisti, ma anche ricercatori, studenti e cittadini, e tutti potranno seguire gratuitamente le attività proposte.

Vera MORETTI

Partite Iva, quanta ipocrisia

di Davide PASSONI

In questi giorni sul più grande quotidiano italiano si sta svolgendo un dibattito civile ma fermo sul popolo delle partite Iva. Ne sono animatori Dario Di Vico, firma del Corriere della Sera, da sempre attento a tutto quello che accade nel mondo dei partitivisti, e il ministro del Welfare Elsa Fornero, nella cui discussa ma necessaria riforma del lavoro il ruolo dei lavoratori a partita Iva assume, suo malgrado, un ruolo non secondario. Ha cominciato Di Vico con una lettera “perché nessuno ascolta le partite Iva?”, pubblicata il 25 marzo, di cui riportiamo un passaggio che è, letteralmente, oro colato:

[…] È sempre difficile stimare con precisione il numero delle partite Iva in Italia ma a fronte di flussi che paiono comunque consistenti c’è uno stock che può essere valutato tra i 5 e i 6 milioni. Un popolo fortemente differenziato al suo interno, dove non esiste una figura prevalente ma sono a partita Iva dentisti, consulenti di strategia, commercianti, artigiani, giovani in cerca di occupazione.

È importante sottolineare la compresenza di figure assai diverse tra loro perché nel dibattito di queste settimane c’è stato un eccesso di semplificazione. Si è costruita un’equazione tra lavoro professionale con partita Iva e irregolari del mercato del lavoro e di conseguenza la terapia prevalente che è stata proposta è sembrata essere quella di far transitare queste figure verso il lavoro dipendente regolare.

Quasi che tutto potesse ancora una volta essere ricondotto a due tipologie esclusive, le imprese e i dipendenti. Da qui alla riproposizione dello schema che assegna la rappresentanza sociale tutta a Confindustria e sindacati confederali, il passo è breve.

Accanto a molte finte partite Iva – è stato per primo il Corriere a parlare addirittura di una bolla del mercato del lavoro – esistono però persone che hanno scelto coscientemente il lavoro autonomo che poter usare il proprio tempo con modalità più flessibili, perché non amano le organizzazioni e le gerarchie, perché possono conciliare meglio professione e impegni di altro tipo , perché possono alternare a loro piacimento attività e formazione continua. Molti di costoro sono partite Iva mono-committenti perché magari sono impegnate su un progetto di ampio respiro e quindi totalizzante. Parecchi sono nativi digitali e stanno esplorando le nuove professioni del web. Parecchie sono donne. Se dovessimo applicare a loro gli schemi che si sentono ripetere in questi giorni si dovrebbe decidere d’imperio ‘tu sei una partita Iva finta, tu vera’[…]“.

Ieri, la risposta del ministro la quale, per quanto sia un tecnico, ha scritto al Corriere in puro politichese. In pratica, una non-risposta. Ecco il passaggio più significativo: “[…] abbiamo affrontato il tema delle partite Iva con l’occhio rivolto proprio alla più seria e profonda valorizzazione della componente «professionale» di uno strumento che, purtroppo, ha perso almeno in parte la sua natura originale.

«La riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita» è il titolo del documento che contiene le linee guida sulla base delle quali stiamo dando gli ultimi ritocchi al testo del disegno di legge che presenteremo in Parlamento entro tempi molto brevi. Nel testo, consultabile sul sito del ministero del Lavoro e su quello del governo, sono presenti evidenti indicatori della nostra volontà di combattere seriamente la tendenza a utilizzare la partita Iva non già come libera manifestazione di lavoro autonomo – e quindi come uno dei «volani» dello sviluppo e della crescita – bensì come percorso elusivo per ridurre il costo della manodopera e per evadere gli obblighi contributivi.

Le suggestioni avanzate da Dario Di Vico nella sua lettera sono molte e tutte di grande interesse. Richiedono però, per essere affrontate con serietà e concretezza, analisi relativamente approfondite che saranno definitivamente messe a punto entro pochi giorni […]“.

Leggiamo l’uno, leggiamo l’altra. L’impressione che rimane è che anche in questa riforma del lavoro, così come in altre azioni ispirate dal governo come quelle, per esempio, contro l’evasione fiscale, torni comodo e utile dividere gli schieramenti in bianco contro nero, con facili stereotipi che servono solo ad ammannire l’opinione pubblica: partitivista = irregolare, autonomo = evasore, per esempio. Da una riforma del lavoro ci aspettiamo qualcosa di più serio; oltretutto guardandola con gli occhi di chi, avendo la sventura di essere imprenditore di se stesso o lavoratore dipendente, viene investito dalle beghe dell’articolo 18 e vede l’intoccabile statale saldo sul suo piedistallo, immune da flessibilità in entrata, in uscita e licenziamenti per motivi economici. Alla fine, non possiamo che concordare con Di Vico: perché nessuno ascolta le partite Iva?

La lettera di Dario Di Vico

La risposta del ministro Fornero

SetteGreen Awards: i premi verdi di chi aiuta l’ecologia

Sono stati assegnati alla Triennale di Milano i SetteGreen Awards, premi a chi si è più distinto nel mondo dell’ecologia nell’anno corrente. A presentare l’evento, Filippa Lagerback e Giuseppe di Piazza, direttore di Sette e, appunto, SetteGreen, mensile verde del Corriere della Sera.

I premi erano, ovviamente, sette, uno per categoria, realizzati in legno, materiale puramente ecologico.

Per People, il riconoscimento è andato a Daniela Ducato, imprenditrice di Edilana, Edilatte e Ortolana presso La Casa Verde CO2.O che opera nel settore della bioedilizia, architettura, energia solare, dell’eco design e dell’agricoltura biologica.

La categoria Invenzione, che premia le scoperte che hanno consentito lo sviluppo di prodotti eco-friendly, ha visto vincitrice Dna Urbano di Stone Italiana, lastre per pavimentazione da interni ed esterni, ottenute riciclando terre e materiale di scarto recuperato dalla pulizia delle strade. Le piastrelle sono state realizzate in collaborazione con Cem Ambiente.

Per Tecnologia, dedicata a tecniche che permettono una riduzione di consumi energetici, si sono aggiudicati il premio Lampioni intelligenti, brevettati da Umpi, ai quali sono abbinati dispositivi telegestiti come telecamere e ricariche per le biciclette per ridurre gli sprechi.

Cultura, la categoria che riguarda libri, mostre ed opere teatrali che contribuiscono ad arricchire il dibattito sul green e a diffonderlo, ha premiato il libro 1.000 oasi e parchi naturali da vedere in Italia, scritto da Gianni Farneti ed edito da Rizzoli, che è un viaggio sulle bellezze naturali italiane.

Per Cibo, ecco Linea Viviverde-Solidal di Coop, che testimonia l’impegno di Coop per l’ambiente con 400 prodotti distribuiti in tutti i settori merceologici.

La categoria Città, per i comuni che hanno attivato iniziative virtuose rispetto alle tematiche ambientali, ha riconosciuto l’impegno di Pollica, il comune campano dove la raccolta differenziata è al 70%.

Pubblicità, sezione di spot da tutto il mondo che hanno sensibilizzato la popolazione alle esigenze del pianeta e che SetteGreen ha raccolto nella mostra MadreNatura, dal 2 al 12 novembre alla Triennale, il riconoscimento è andato alla campagna per i 50 anni del Wwf, We are all connected realizzata da Ogilvy&Mather– Andy Bird e Sue Higgs. Due punti di vista diversi, quelli di un uomo e di un felino a confronto, che si somigliano, attraverso lo sguardo profondo, a tal punto da far capire come mondo umano e mondo animale non siano poi così distanti.

Sempre per la stessa categoria è stata premiata la campagna stampa Una nuova specie che rappresenta un piccolo pesce che sta per essere mangiato da uno squalo, a sua volta quasi inghiottito da un sacchetto di plastica, a sottolineare come incuria e maleducazione modifichino e deturpino l’ambiente marino. Questa campagna è stata realizzata da Roncaglia & Wijkander.

La manifestazione SetteGreen Award è stata realizzata grazie alla collaborazione di E-On e dai partner Mapei e Monte dei Paschi di Siena.

Vera Moretti

Se la crisi ci ha lasciati in mutande (o senza)

Quando si dice ‘restare in mutande’. Anche se Enrico Frare ha deciso di levarsi anche quelle, posando nudo per protestare contro la crisi sulle pagine del “Corriere di Sera“.

“Ogni giorno in Italia un imprenditore rischia di rimanere senza mutande”, inneggia lo slogan che accompagna l’imprenditore in versione come ‘mamma l’ha fatto’. Enrico Frare, titolare della E-Group, ha deciso di acquistare un’intera pagina del quotidiano per lanciare la sua personale provocazione a cittadini e ministri. “Per chi come me cerca di portare avanti il made in Italy – spiega l’imprenditore sulle pagine del “Corriere del Veneto” – la situazione non è più sostenibile”.

Forse l’idea non è del tutto originale, visto che quasi 20 anni fa, era il 1993, l’allora senatore del PRI Luciano Benetton aveva posato nudo con tanto di slogan “Ridatemi i miei vestiti“, suscitando il disappunto di Giovanni Spadolini che si domandava esterefatto: “Ma è nudo nudo?”. Meno nobile in quel caso la causa, dato che si trattava della campagna pubblicitaria per promuovere la linea di abbigliamento di Benetton.

Il suo epigono contemporaneo, Enrico Frare, titolare di un’azienda specializzata in abbigliamento sportivo invernale, lo fa invece per manifestare il disagio di un’intera categoria imprenditoriale di fronte alla crisi dilagante. “Le banche – denuncia Frare – anche a fronte di garanzie non concedono più nulla. La conseguenza sono meno investimenti in ricerca, sviluppo del prodotto, ritardi nella consegna e produttività in calo”, e ammonisce: “il governo deve muoversi subito per non rischiare la fuga delle imprese che hanno fatto la fortuna del nostro territorio”.

Alessia Casiraghi

Gli ingegneri lavorano tutti, ma pochi hanno il coraggio di mettersi in proprio

In Italia ci sono circa cinquecentomila ingegneri (di cui più di duecentomila sono iscritti all’Albo) e tutti – o quasi – possono dormire sonni tranquilli. Infatti secondo alcuni dati presentati dal Corriere della Sera, sembrerebbe che solo il 4% dei neolaureati in ingegneria resterebbe senza occupazione, ma se si tiene conto della negatività congiunturale dell’anno, la cifra è pari a zero.

Ma nonostante tutti siano pazzi per gli ingegneri, questi guadagnano ancora troppo poco e sono pochi quelli che trovano il coraggio per mettersi in proprio aprendosi una partita iva (soltanto circa il 18% ha una partita iva). Sono finiti i tempi in cui bastava aprire uno studio e aspettare che arrivassero i clienti. Specialmente al Sud dove gli ingegneri oggi si sentono ai margini della società e non adeguatamente valorizzati, perché in sovrabbondanza rispetto alle esigenze del territorio. E allora che fare? molti ingegneri del Sud-Italia, si trasferiscono al Nord dove scelgono un lavoro da dipendente in società o compagnie di costruzione (circa il 75% degli ingegneri ha un lavoro come dipendente).

Questa situazione comporta una remunerazione ancora troppo bassa per una professione che, sebbene basata su logiche imprenditoriali, conserva un intrinseco carattere intellettuale. Così oggi un giovane ingegnere al primo impiego riesce a guadagnare non più di 1.300 euro al mese, che dopo cinque anni si tramutano in appena 1.680 euro. Chi si accontenta resta in Italia, magari al Nord, e chi invece vuole provare a guadagnare di più, si sposta all’estero dove i livelli retributivi sono in media superiori del 25-30%.

Ma chi sono gli ingegneri a partita Iva?
Si tratta prevalente di ingegneri operanti nel settore delle costruzioni (circa il 90% degli ingegneri a partita Iva), organizzati perlopiù in piccoli studi singoli o associati (massimo cinque associati).

I grandi studi associati in Italia sono pochi, ma riescono comunque ad avere la meglio nei grandi appalti, riuscendo a ribassare anche di molto i costi delle performance lavorative. A discapito della qualità del lavoro complessivo. Secondo i colleghi piccoli professionisti.