Dal Reddito di cittadinanza all’assegno di inclusione, cosa cambia?

Dal 1° gennaio 2024 cessa di esistere il reddito di cittadinanza, al suo posto l’assegno di inclusione che però ha regole del tutto diverse e più severe, cambiano anche gli importi, a prevederlo è il decreto Lavoro varato il 1° maggio. Tutte le novità.

Dal Reddito di cittadinanza all’assegno di inclusione

Il decreto lavoro mette da parte Mia, Gil, Gal. Pal misure ipotizzate e che alla fine non sono state partorite, la versione ufficiale, per ora del decreto lavoro, prevede l’assegno di inclusione che appare essere una sorta di mini reddito di cittadinanza. Questa misura sarà in vigore dal 1° gennaio 2024 e sarà rivolta a nuclei familiari con almeno un membro minorenne, disabile o con più di 60 anni.

Il reddito di inclusione avrà un importo di 500 euro che potrà essere aumentato fino a 780 per i nuclei che hanno una casa in locazione ( 280 euro è il valore del contributo per l’affitto). L’importo sarà erogato per un periodo massimo di 18 mesi, prorogabile di un ulteriore anno e sarà un reddito esente da Irpef.

Per il reddito di inclusione sono previsti limiti oggettivi e soggettivi.

Limiti soggettivi all’assegno di inclusione

Dal punto di vista dei limiti soggettivi, potrà essere corrisposto a:

  • cittadino UE o suo familiare che sia titolare del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente, cittadino di paesi terzi in possesso del permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo oppure titolare dello status di protezione internazionale;
  • soggetti residenti in Italia per almeno 5 anni di cui gli ultimi 2 anni continuativi;
  • componenti del nucleo residenti in Italia.

Requisiti oggettivi per il nuovo reddito di cittadinanza o assegno di inclusione

Dal punto di vista oggettivo, potranno ricevere il reddito di cittadinanza coloro che rispettano determinati requisiti economici:

  • il nucleo familiare deve avere un reddito Isee di valore non superiore a 9.360 euro;
  • il reddito familiare non deve essere superiore a 6.000 euro, moltiplicato per la scala di equivalenza;
  • patrimonio mobiliare non superiore a 6.000, euro, incrementati di 2.000 euro per ogni componente del nucleo familiare successivo al primo fino a un massimo di 10.000 euro;
  • nessun componente del nucleo deve avere intestati veicoli di cilindrata superiore a 1600 cc. o di motoveicoli di cilindrata superiore a 250 cc., immatricolati la prima volta nei 36 mesi precedenti, navi o imbarcazioni da diporto;
  • nessun componente deve essere stato sottoposto a misura cautelare o di prevenzione e non essere stati condannati in via definitiva nei dieci anni precedenti la richiesta.

In base a quanto previsto nel decreto il nucleo deve sottoscrivere il patto di attivazione digitale e dovrà impegnarsi a presentarsi ogni 3 mesi presso i centri per l’impiego i servizi sociali o i patronati al fine di aggiornare la propria posizione.

Nuovo reddito di cittadinanza per gli occupabili

Requisiti ancora più stringenti per gli occupabili. Per questa categoria di persone perde il beneficio in caso di un rifiuto di una proposta di lavoro a tempo pieno o parziale e con una retribuzione non inferiore ai minimi salariali.

La proposta di lavoro può essere:

  • a tempo indeterminato su tutto il territorio nazionale;
  • a tempo determinato, in questo caso non deve essere distante più di 80 km dal domicilio.

Benefici sono previsti anche per coloro che decidono di assumere un percettore di reddito di cittadinanza. Questi potranno ottenere un esonero contributivo fino al 100% nei limiti di 8.000 euro annui.

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Fringe benefit: aumenta la detassazione, ma solo per chi ha figli

Fringe benefit: aumenta la detassazione, ma solo per chi ha figli

A dare l’annuncio è stato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti che rispondendo a un question time alla Camera ha anticipato che nel decreto Lavoro ci saranno ulteriori misure di aiuto alle famiglie e in particolare sarà innalzata la soglia esentasse dei fringe benefit per i lavoratori con figli.

Fringe benefit esentasse per chi ha figli, le novità anninciate dal Ministro

Attualmente i fringe benefit godono di una soglia di esenzione dall’imponibilità pari a 258 euro, in base a quanto emerge dalle dichiarazioni del Ministro si potrebbe arrivare a uno sdoppiamento di tale soglia. Questa dovrebbe rimanere invariata per i lavoratori dipendenti che non hanno prole e dovrebbe invece essere raddoppiata per i lavoratori che invece hanno figli.

Secondo alcune indiscrezioni la soglia potrebbe addirittura essere portata a 2.000 0 3.000 euro, ma appaiono previsioni troppo ottimistiche e inoltre potrebbero esserci margini di incostituzionalità perché i lavoratori senza figli verrebbero discriminati.

Perché la soglia esentasse dei fringe benefit viene alzata?

Queste misure secondo le previsioni dovrebbero portare un triplice risultato:

  • da un lato tenderebbero ad incentivare i lavoratori ad avere figli attraverso misure protezionistiche e quindi si avrebbe un contrasto alla denatalità;
  • in secondo luogo la misura potrebbe aiutare le famiglie nel contrasto agli effetti dell’inflazione senza però accelerare la spinta alla rincorsa salari-prezzi che potrebbe rendere l’inflazione strutturale;
  • infine, porterebbe a un incremento dei salari per le famiglie, quindi non generalizzato.

In realtà già negli anni precedenti vi sono state misure temporanee tese a calmierare gli effetti della pandemia che hanno portato a innalzare il limite dei fringe benefit esentasse. Sono però stati provvedimenti ad effetto limitato nel tempo.

Leggi anche: I vantaggi fiscali dei fringe benefit aziendali: panoramica

Infortuni sul lavoro, aumentano gli indennizzi Inail

Nell’articolo 21 della bozza del decreto Lavoro è in arrivo un’importante novità per i lavoratori. Sono riviste verso l’alto le tariffe defli indennizzi Inail in caso di infortunio sul lavoro. Ecco i nuovi importi.

Differenza tra indennizzi e risarcimenti Inail

I lavoratori in caso di infortuni sul lavoro sono tutelati attraverso l’Inail (Istituto Nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro) che ha un fondo per risarcire i lavoratori implementati attraverso i contributi versati dai datori di lavoro.

In caso di infortunio, il lavoratore ottiene un risarcimento calibrato in base alla perdita economica da lui subita. A tale risarcimento si aggiunge un indennizzo, definito danno biologico, derivante dalla menomazione alla propria capacità psico-fisica.

L’indennizzosi corrisponde in forma di capitale per per infortuni o malattie professionali con invalidità dal 6 al 15% e in forma di rendita per menomazioni che oscillano tra il 16% e il 100%.

Su queste due voci è intervenuto il governo andando ad aumentare gli importi dovuti.

I nuovi importi degli indennizzi Inail nel decreto Lavoro

I nuovi importi degli indennizzi Inail sono più elevati. Per quanto riguarda l’indennizzo in forma di capitale per le lesioni di minore rilevanza (dal 6% al 15%), gli importi previsti oscillano in base alla percentuale. In base alle nuove tabelle il valore di 9.600 euro viene riconosciuto in caso di menomazione del 6% in una persona fino a 20 anni di età. L’importo si riduce all’aumentare della fascia di età del lavoratore. Ad esempio per lo stesso grado di invalidità permanente nella fascia di età 36-40 anni, l’importo è di 7.760 euro.

Deve però essere sottolineato che non tutti gli infortuni sul lavoro portano a maturare il diritto all’indennizzo, infatti non sempre ne consegue una menomazione permanente. Generalmente invece matura il diritto al risarcimento.

Nel caso in cui al lavoratore debba essere corrisposta una rendita annua, gli importi variano da 1.472€ (16%) e i 26.000€ (100%). Per un’invalidità permanente al 17% si ottiene una rendita annua di 1.598 euro. All’aumentare del grado di invalidità aumentano gli importi.

Tale rendita non è incompatibile con un reddito da lavoro dipendente, infatti le menomazioni di piccola entità, di entità non grave, consentono comunque di proseguire nel rapporto di lavoro. Tale rendita inoltre non è incompatibile con assegni di pensione o altre forme di reddito.

Come sono calcolati i nuovi indennizzi Inail?

Le tabelle ora sinteticamente spiegate sono realizzate avendo come punto di riferimento «Punto base Inail» questo nel 2000 corrispondeva al triplo dell’assegno sociale, nel tempo non si è però provveduto ad aumentare il Punto base Inail in base all’aumento dell’assegno sociale determinato tenendo in considerazione l’inflazione. Questo ha portato ad un disallineamento tra il costo della vita e tali rendite o indennizzi. Si è quindi provveduto a rivedere il Punto base Inail e da questo sono state create le nuove tabelle.

Leggi anche: Mai più code agli sportelli con la nuova App Inail e servizio Intempo

Decreto lavoro, ultimi ritocchi al testo tra sindacati e lavoratori

Decreto lavoro ancora si studia per portare un testo definitivo con tante novità. I sindaci chiedono un incontro con il Governo, ecco i temi in esame.

Decreto lavoro, la data importante del primo maggio

La Festa dei lavoratori è celebrata il primo maggio di ogni anno in molti paesi del mondo. Serve a ricordare tutte le persone che hanno lottato per i diritti dei lavoratori, come la riduzione  della giornata lavorativa. Ma quest’anno per noi italiani la data del primo maggio coincide con il Consiglio dei Ministri che dovrà proprio discutere sul decreto lavoro.

Tuttavia i sindacati hanno già chiesto al Governo Meloni di poter incontrarsi prima di tale data. Anche perché proprio il primo maggio saranno impegnati a manifestare in piazza contro le scelte delle politiche sul lavoro. Ebbene i sindacati chiedono l’incontro con lo scopo di riprendere un dialogo costruttivo su molti punti che riguardano i lavoratori.

Decreto lavoro, i punti sul tavolo

Il Consiglio dei Ministri previsto per il primo maggio ha per oggetto il lavoro ed il cuneo fiscale. In particolare il decreto dovrebbe riguardare sia la riduzione del peso dei contributi Inps e fisco sulla busta paga, sia le nuove regole per i contratti a termine. E’ chiaro che se diminuiscono le tasse sulla busta paga, la cifra netta a disposizione delle famiglie sarà più elevata. E questo si che è un grande aiuto sia per i single, ma soprattutto per le famiglie che fanno sempre più fatica ad arrivare a fine mese. Infatti anche i lavoratori a reddito medio bassa, potranno respirare un pò di più.

In merito ai contratti a termine non c’è ancora un accordo con le parti coinvolte. Ma la durata del contratto a termine non possono comunque essere superiori ai 24 mesi con la possibilità di proroga fino a 4 volte (sempre entro i 24 mesi) e indipendentemente dai periodi di interruzione tra un contratto e l’altro.

Ma qual’è l’obiettivo del Governo?

L’obiettivo del Governo è quello di aumentare il potere d’acquisto degli italiani. Anche perché, ad oggi, le retribuzioni non sono al passo dell’aumento dei prezzi. In altre parole, l’inflazione, cioè l’aumento generale del livello dei prezzi è aumentata, e con lei anche il costo di prodotti primari come pasta e riso sulle famiglie. Ma se le retribuzioni non aumentano di pari passo, il potere di acquisto degli italiani diminuisce. E’ proprio su questo aspetto che il Governo Meloni vuole intervenire, rendendo i lavoratori più “ricchi”, almeno come importo in busta paga. Ad esempio in Germania si è riusciti a trovare un accordi. Infatti gli stipendi saranno aumentati del 5%, anche se la misura per adesso sembra riguardare solo il settore pubblico.

 

 

Deduzione contributi lavoratori domestici, innalzata la soglia

Nel Consiglio dei ministri in programma per il 1° maggio, festa dei lavoratori, il tema preponderante sarà il lavoro, infatti si discute proprio il decreto lavoro e sono numerose le novità in arrivo, tra queste la possibilità di portare in deduzione i contributi per i lavoratori domestici con una soglia molto più alta del passato, infatti la deduzione potrà raggiungere l’importo di 3.000 euro.

Decreto Lavoro, in arrivo un aumento delle deduzioni contributi lavoratori domestici

Le deduzioni possono essere definite delle voci negative nella dichiarazione dei redditi, le stesse infatti devono essere sottratte ai redditi, a differenza delle detrazioni che sono sottratte alle imposte, e quindi vanno a ridurre la base imponibile, determinando così una riduzione delle imposte da versare, inoltre possono determinare anche l’applicazione di un’aliquota più bassa. Nel decreto Lavoro a cui il Governo sta lavorando vi è l’innalzamento della soglia delle deduzioni contributi lavoratori domestici fino a 3.000 euro. Non è però questa l’unica novità che riguarderà colf, badanti e baby sitter, infatti viene introdotta anche per questi lavoratori la sorveglianza sanitaria.

Attualmente in base all’articolo 10 comma 2 del Tuir la soglia di deducibilità dei contributi per i lavoratori domestici è di 1.549,37 annui , in base invece ai nuovi programmi del Governo la stessa sarà portata fino a 3.000 euro. Questo determinerà una buona riduzione della base imponibile e quindi delle imposte da pagare. Tra le novità importanti vi è anche il fatto che sebbene siamo già al mese di maggio, le nuove norme troveranno applicazione già dal periodo di competenza 2023.

Tali nuove norme troveranno applicazione per tutti i lavoratori domestici, tra cui anche autisti, giardinieri, colf, badanti, baby sitter, persone che prestano assistenza alle persone anziane.

Come far valere le deduzioni lavoratori domestici

Dal punto di vista pratico non cambiano le regole applicabili. Per poter far valere la deduzione all’interno della dichiarazione dei redditi relativa al 2023, quindi presentata nel 2024, è necessario avere ricevute di pagamento complete della parte informativa sul rapporto di lavoro domestico intestati all’Inps ed eseguiti con c/c postale e/o MAV (pagamento mediante avviso).

Nella parte informativa sul rapporto di lavoro devono essere presenti le indicazioni inerenti le generalità del datore di lavoro e del lavoratore, ore trimestrali lavorate, retribuzione oraria erogata, importo complessivo pagato al lavoratore.

In base ai chiarimenti forniti dall’Agenzia delle entrate nella risoluzione 278 del 2019 la deduzione potrà essere fatta valere esclusivamente dal soggetto che dai dati prima visti risulti essere datore di lavoro, indipendentemente dal fatto che i versamenti possano essere effettuati da conto corrente intestato a terzi.

Sorveglianza sanitaria per i lavoratori domestici nel decreto Lavoro

In base all’articolo 33 dello schema di decreto su cui il Governo sta lavorando i lavoratori domestici possono chiedere di essere sottoposti a sorveglianza sanitaria dell’Inail. La richiesta di tale servizio non dovrebbe comportare ulteriori oneri per il datore di lavoro. Per conoscere le modalità operative della sorveglianza sanitaria sui lavoratori domestici sarà però necessario attendere il decreto attuativo del Ministero del lavoro.

Leggi anche: Contributi lavoratori domestici: quanto dovrò pagare? Aggiornamenti Inps

Pensione anticipata, proroga del contratto di espansione fino al 2025

Nel decreto Lavoro arriva un’importante novità per coloro che vogliono andare in pensione in anticipo, prevista infatti la proroga del contratto di espansione fino al 2025. Ecco come funzionerà la pensione anticipata.

Proroga del contratto di espansione al 2025

Il contratto di espansione è stato introdotto per la prima volta in Italia nel biennio 2019-2020 e poi stato prorogato di volta in volta. La legge di bilancio 2022 aveva provveduto alla proroga fino al 31 dicembre 2023, ora con il decreto Lavoro si aggiunge questa ulteriore proroga fino al 2025.

Si applica alle aziende con più di 50 dipendenti e prevede la possibilità di uscita dal mondo del lavoro con 5 anni di anticipo rispetto all’età pensionabile. A voler essere precisi, possono accedervi i lavoratori che si trovano a non più di 60 mesi dal maturare i requisiti per la pensione di vecchiaia (67 anni di età e 20 di contributi) o anticipata. Il lavoratore riceve una pensione erogata dall’Inps ma di fatto pagata dal datore di lavoro attraverso una fideiusssione.

Il contratto di espansione prevede però un accordo tra l’impresa il Ministero del Lavoro e le rappresentanze sindacali maggiormente rappresentative. L’accordo va a disciplinare gli elementi essenziali del contratto di espansione, ad esempio i lavoratori interessati. Naturalmente i lavoratori devono uscire su base volontaria in modo anticipato dal lavoro, nessun lavoratore sarà obbligato a rispettare i piani del datore di lavoro. Il consenso deve essere fornito per iscritto.

Il trattamento previsto per la pensione anticipata con contratto di espansione

Il lavoratore fino al raggiungimento dei requisiti pensionistici riceverà un assegno pari al trattamento pensionistico lordo maturato dal lavoratore al momento della cessazione del rapporto di lavoro, come determinato dall’Inps. Per tali periodi il datore di lavoro è obbligato anche al versamento dei contributi previdenziali.

Le aziende hanno la possibilità di offrire il contratto di espansione ai lavoratori a condizione che siano previste nuove assunzioni a fronte dei pensionamenti. L’obiettivo è fare in modo che le aziende possano avere lavoratori di più giovane età con esperienze professionali e formazione adeguata ai nuovi contesti lavorativi che negli anni sono molto cambiati. Insomma il contratto di espansione mira al ricambio generazionale in azienda.

Leggi anche: Pensione anticipata contratto di espansione: requisiti e costi

Assunzioni: in aumento i contratti a tempo determinato

Con la crisi che ancora morde, e che non permette di far calare la percentuale dei disoccupati, come si stanno comportando le aziende italiane di fronte alla prospettiva di assumere forze nuove?

Gi Group, la prima multinazionale italiana del lavoro, ha realizzato un sondaggio in collaborazione con OD&M Consulting interpellando circa 300 aziende per capire se qualcosa è cambiato e in quale direzione, alla luce delle novità introdotte dal Jobs Act, di cui il Decreto Lavoro da poco convertito in legge costituisce il primo atto.

Ciò che emerge è che, nel corso del prossimo anno, la maggior parte delle imprese non effettuerà grandi cambiamenti nel ricorso alle diverse forme contrattuali per l’inserimento di nuovo personale.

Tra le aziende che hanno dichiarato variazioni, aumenterà l’utilizzo del contratto a tempo determinato (per il 44,4% dei rispondenti), dell’apprendistato (per il 29,3%), dei tirocini (per il 26,6%) e della somministrazione a tempo determinato (per il 24,2%).

Le imprese hanno dichiarato, invece, che prevedono in diminuzione soprattutto l’utilizzo di altre forme contrattuali, come il contratto a progetto e le partite IVA (22,9%), e il contratto a tempo indeterminato (22,9%).

Stefano Colli-Lanzi, ceo di Gi Group, ha dichiarato: “Ci auguriamo che il percorso intrapreso di incentivazione e facilitazione della buona flessibilità venga proseguito e portato a compimento con la Legge Delega mediante l’introduzione del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti. Questo riconsegnerebbe al tempo indeterminato la centralità che gli spetta nelle scelte di assunzione delle aziende, demandando al contratto di somministrazione tramite agenzia la gestione della vera e buona flessibilità. Di conseguenza, auspichiamo, altresì, che tale percorso porti ad un utilizzo sempre più ridotto di forme di cattiva flessibilità, come collaborazioni, contratti a progetto, false partite iva, associazioni in partecipazione, ovvero forme contrattuali che in molti casi non fanno altro che mascherare, in modo fraudolento e precarizzante per le persone, rapporti di lavoro stabili”.

Vera MORETTI

La promessa di Renzi: “giù le tasse per le partite Iva”

Mentre nel pomeriggio di ieri nell’Aula di Montecitorio, il governo Renzi otteneva la fiducia sul decreto lavoro (344 sì, 184 no) che ha spaccato la maggioranza dopo le modifiche imposte in commissione dalla sinistra Pd al testo del ministro Poletti e i mal di pancia del Ncd, via Twitter arrivava l’ultima promessa al mondo del lavoro autonomo del premier: «ho preso un impegno serie e importante con le partite Iva, gli incapienti e i pensionati di proseguire il lavoro iniziato con i dipendenti di abbassamento delle tasse». 

Renzi ha anche ribadito quanto annunciato venerdì scorso poco dopo aver blindato il decreto Irpef: «lo Stato deve restituire qualcosa è sacrosanto, per la prima volta abbasseremo le tasse – ha spiegato il premier durante il #matteorisponde – e dopo le elezioni europee arriveranno anche gli 80 euro in busta paga, si tratta di una rivoluzione nel concepire il rapporto tra Stato e cittadini, non c’entra niente con la campagna elettorale».

A proposito di Europa, l’ultima battuta è sui fondi comunitari: “dobbiamo utilizzare meglio il denaro stanziato dall’Ue, che è tanto e spesso speso male. La settimana prossima faremo un incontro ad hoc. Ci rimango male se penso a come abbiamo buttato via i soldi che arrivavano dall’Europa. Se quei soldi sono stati spesi male, la colpa è dei politici italiani. Ma “della questione “ne riparleremo”.

Il vento è finalmente cambiato?

Jacopo MARCHESANO

Srls aperte a tutti

Le Srl sono state al centro di alcuni emendamenti e novità contenuti nel Decreto Lavoro, e in particolare le nuove forme societarie a capitale ridotto introdotte lo scorso anno dalla Riforma Fornero.

Come molti si ricorderanno, infatti, le Srls potevano essere aperte senza investire ingenti capitali e, in alcuni casi, spendendo un solo euro, ma si trattava di una procedura ad appannaggio dei giovani imprenditori.
Tra i requisiti per aprire una srl a 1 euro, infatti, vi era anche l’età, che non doveva superare i 35 anni.

Ebbene, nel Decreto Lavoro è stata abbattuta questa soglia ed ora tutti, anche gli over 35, possono aprire, se lo desiderano, una società a responsabilità limitata con capitale ridotto.
Le modifiche apportate, dunque, sono due: da una parte, è stato modificato il comma 1 dell’articolo 2463 del codice civile e dall’altra è stato invece abrogato il comma 4 relativo al divieto di cedere quote a soggetti over 35.
Soppresso anche l’obbligo di scegliere gli amministratori fra i soci e le società a responsabilità limitata a capitale ridotto introdotta nel nostro ordinamento lo scorso anno.

La Srls rimane così l’unica società di questo tipo ad avere capitale sociale al di sotto del limite ordinario di 10.000 e può essere costituita da persone fisiche di qualsiasi età. Gli amministratori delle società non dovranno più essere necessariamente soci ma possono essere anche estranei alla compagine sociale.

L’atto costitutivo della Srls deve essere redatto per atto pubblico in conformità al modello standard: da indicare sono le generalità dei soci, la denominazione sociale contenente l’indicazione di società a responsabilità limitata semplificata e l’ammontare del capitale sociale di almeno un euro e, comunque, inferiore a 10.000 euro.

Nel caso di costituzione di una Srls, l’atto costitutivo e l’iscrizione nel registro delle imprese sono esenti da diritti di bollo e di segreteria e non sono dovuti onorari notarili. Questi ultimi restano dovuti se il notaio piuttosto che usare l’atto costitutivo standard ne utilizza uno su misura.

Vera MORETTI

Decreto Lavoro: ecco la prima manche

Come anticipato dal ministro Giovannini, ecco la prima fase del Decreto Lavoro, quella che prevede gli interventi più urgenti.

Obiettivo dichiarato del decreto è creare 200mila nuovi posti di lavoro, per la maggior parte a tempo indeterminato, ma anche aumentare le opportunità di formazione ed occupazione per i giovani, soprattutto al Sud, dove la crisi è particolarmente sentita.

Analizziamo punto per punto gli interventi su cui si è focalizzato il Governo:

Decontribuzione
Le aziende che assumono giovani di età non superiore a 29 anni è pari al 30% della retribuzione lorda imponibile ai fini previdenziali e, in ogni caso, non può superare i 650 euro al mese per lavoratore.
Lo sgravio dura 18 mesi nel caso di assunzione a tempo indeterminato e 12 mesi per la trasformazione di un contratto in essere da determinato a indeterminato, ma solo se l’azienda assume un ulteriore lavoratore.

I giovani assunti devono avere almeno uno dei seguenti requisiti:

  • essere privi di impiego regolarmente retribuito da almeno sei mesi,
  • non avere un diploma di scuola media superiore o professionale,
  • essere lavoratori che vivono da soli con una o più persone a carico.

Per queste misure ci sono 794 milioni di euro nel 2013-2016: al Sud vanno 500 mln, al resto d’Italia 294 mln.

Sgravio ASPI
Alle aziende che assumono disoccupati che percepiscono l’assicurazione generale per l’impiego spetta uno sgravio pari al 50% dell’ASPI residua.

Apprendistato PMI
Entro il 30 settembre 2013 la conferenza Stato-Regioni dovrà adottare le linee guida per un contratto di apprendistato professionalizzante destinato alle PMI e alle microimprese, che dovranno adottarlo entro il 31 dicembre 2015.

Autoimprenditorialità
Sono previsti, per i giovani del Mezzogiorno, 80 milioni per finanziare l’autoimpiego e la creazione di nuove imprese dei giovani ed altri 80 milioni per il Piano di Azione Coesione.

Contratti di lavoro
Tornano a 10-20 giorni le pause tra contratti a termine, che la riforma Fornero aveva innalzato a 60-90. Il lasso di tempo varia a seconda che il contratto duri più o meno di sei mesi. Stretta sui contratti intermittenti: massimo di 400 giorni nell’arco di tre anni. Estensione anche ai co.co.pro. del divieto di far firmare dimissioni in bianco.

Neet
I not in employment, education or training, soprattutto del Sud, sono al centro di un finanziamento di 168 milioni di euro destinati a finanziare borse di tirocinio formativo. Il contributo è pari a 3mila euro per ogni stage di sei mesi e viene erogato direttamente al tirocinante.

Inclusione sociale
Si tratta di un programma finanziato con 167 milioni di euro, rivolto alle famiglie del Sud in difficoltà.
Oltre alla vecchia social card, che sarà prorogata, ne verrà attivata una nuova, per gli acquisti delle famiglie in stato di indigenza estrema come quella già prevista per le maggiori città del paese.

Questi interventi prevedono un totale cambiamento del panorama lavorativo italiano. Se, infatti, la maggior parte delle proposte riguarda il Mezzogiorno, dove le persone coinvolte saranno oltre 300mila, anche al Centro Nord si sentirà l’impatto positivo di queste soluzioni, con un aumento della produzione tra i 100 e i 200 milioni di euro l’anno.

Il decreto dovrebbe anche diminuire la disoccupazione giovanile portandola dal 25 al 23%, ma anche un calo di due punti del tasso dei Neet, i giovani che non studiano e non lavorano.

Vera MORETTI