Auto aziendale per ditta individuale: come funziona?

Rispetto al mezzo privato, l’auto aziendale è un bene strumentale che è spesso indispensabile per lo svolgimento di un’attività imprenditoriale. Inoltre, sempre rispetto ad un’auto che viene acquistata per uso personale e familiare, quella aziendale in Italia può beneficiare di una fiscalità agevolata così come è previsto dalla normativa vigente. Queste agevolazioni fiscali, inoltre, possono variare anche in ragione del tipo di impresa. Per esempio, per la ditta individuale come funziona l’auto aziendale? Ovverosia, quali sono i vantaggi fiscali che sono ottenibili?

L’acquisto ed il possesso di auto aziendale per una ditta individuale, vediamo come funziona

Nel dettaglio, per le ditte individuali, ed anche per i professionisti, l’acquisto ed il possesso di un’auto aziendale è possibile, ma le agevolazioni fiscali sono decisamente più contenute rispetto alle altre persone giuridiche.

Quelle che in particolare per l’auto aziendale, nel rispetto delle condizioni previste, possono sfruttare e possono avvantaggiarsi, tra l’altro, dei cosiddetti rimborsi chilometrici. Nel dettaglio, per l’auto aziendale è ammessa nel caso di ditta individuale la deduzione dei costi al 20% e la detrazione dell’IVA al 40%.

Acquisto di un’auto aziendale per la ditta individuale o meglio il noleggio a lungo termine?

Il che significa che, per il titolare di una ditta individuale, una grossa fetta delle spese e dei costi per l’auto aziendale è non deducibile e non detraibile. Con la conseguenza che spesso i titolari di ditta individuale, in alternativa all’acquisto dell’auto aziendale, optano per la formula del noleggio auto a lungo termine.

Detrazione Iva auto aziendale per la ditta individuale, come portarla al 100%?

Per portare la detraibilità auto aziendale di una ditta individuale dal 40% al 100% una soluzione in realtà c’è. Ma prevede per il mezzo di trasporto il cambio della finalità e della destinazione d’uso. Ovverosia, trasformare l’auto aziendale in un autocarro. Per la precisione, in un autocarro fiscale.

Si tratta, nello specifico, della trasformazione del mezzo di trasporto dalla categoria M1 alla categoria N1. Al riguardo ci sono delle ditte specializzate nell’effettuare questa trasformazione, rendendo così l’auto aziendale un autocarro, ovverosia un vero e proprio ufficio della ditta su 4 ruote.

Facendo però attenzione al fatto che la deducibilità e la detraibilità piena autocarri vale solo se il mezzo si prefigura in tutto e per tutto come un bene che è strumentale all’esercizio dell’attività del titolare della ditta individuale. Altrimenti poi si rischiano problemi con il Fisco. In caso poi di contestazioni da parte proprio dell’Agenzia delle Entrate.

Dall’auto aziendale all’autocarro fiscale, ecco tutti i requisiti che devono essere rispettati

L’autocarro che beneficia della deducibilità e della detraibilità piena, in particolare, è detto autocarro fiscale, e deve rispettare opportune caratteristiche. Altrimenti si tratterà ai fini fiscali di un falso autocarro. Nel dettaglio, un autocarro fiscale è tale se il rapporto tra la potenza e la portata del mezzo risulta essere inferiore a 180, se è adibito al trasporto di 4 o di più persone, e se è di tipo furgonato (codice carrozzeria F0). Con tutte queste tre caratteristiche che devono essere tutte rispettate contemporaneamente.

Guida alla compilazione Unico 2013 Autonomi e Ditte


Si avvicina il periodo della dichiarazione dei redditi e per questo motivo abbiamo pensato di fornirvi una veloce guida per la compilazione del modello Unico 2013 dedicato a lavoratori autonomi e ditte individuali.

All’interno del documento, il quadro E è quello dedicato ai lavoratori autonomi, i quali dovranno dichiarare quanto incassato durante l’anno, oltre ai costi sostenuti che possono essere dedotti dall’IRPEF. Desideriamo ricordare che per la maggior parte dei lavoratori autonomi vale il principio di cassa.

Esso prevede che i ricavi vengano tassati al momento dell’incasso e i costi dedotti nel momento in cui vengono pagati. Quindi l’IRPEF andrà pagata al netto delle ritenute subite durante l’anno dichiarate nelle fatture consegnate a tutti i clienti.

Alle ditte individuali viene dedicato il quadro F del modello Unico 2013 se si tratta di contabilità ordinaria, oppure quadro G se in contabilità semplificata. Tutti gli imprenditori hanno l’obbligo di dichiarare il reditto d’impresa, che dovrà essere calcolato come differenza tra ricavi e costi di competenza.

Per le ditte individuali non viene applicato il principio di cassa, ma i ricavi vengono tassati quando sono fatturati, indipendentemente dal momento in cui vengono incassate le somme. Stessa situazione per i costi correlati ai ricavi dell’anno che possono essere dedotti, anche se non sono stati pagati.

Sia per i lavoratori autonomi che ditte, il modello dovrà essere compilato anche nei riquadri A e B se in possesso di redditi da fabbricati e da terreni. Nel riquadro N va riportata l’imposta lorda mentre nel quadro P i costi deducibili da sottrarre al reddito per il calcolo dell’IRPEF lorda.

I debiti con Equitalia possono essere rateizzati

Pagare i debiti nei confronti dell’Erario può essere un problema, soprattutto in un periodo, come questo, in cui è difficile trovare liquidità.

Per questo, la direttiva Equitalia ha reso nota la possibilità di rateizzare il pagamento.
Pur essendo un’opzione esistente anche prima, ora è possibile ottenere la dilazione senza necessariamente dover comprovare lo stato di difficoltà economica.
Per poter richiedere, dunque, la rateizzazione, è sufficiente presentare istanza a Equitalia, che potrà concedere fino a 72 rate con importo minimo di 100 euro al mese.

Il modulo per la richiesta va compilato e inviato, allegando la documentazione necessaria, tramite raccomandata a/r o consegnato brevi manu presso uno degli sportelli dell’Agente della riscossione del Gruppo Equitalia che ha emesso la cartella di pagamento.

Ovviamente, le modalità di pagamento cambiano a seconda dell’entità del debito.
Per situazioni debitorie fino a 20.000 euro è prevista una dilazione massima di 48 rate di importo minimo 100 euro. Per aumentare le rate è necessario produrre apposita documentazione comprovante le difficoltà economiche del contribuente. La procedura è la stessa per imprese e cittadini: bisogna presentare modulo di richiesta e copia della carta d’identità.
Per situazioni debitorie superiori a 20.000 euro invece è necessario fare una distinzione tra persone fisiche e ditte individuali a regime fiscale semplificato o ordinario.

La procedura cambia a seconda che si tratti di persone fisiche o aziende.
Le persone fisiche devono compilare l’apposito modulo e allegarvi sia la copia della carta di identità che il modello ISEE che comprova reddito, patrimonio mobiliare e immobiliare e caratteristiche del nucleo familiare per numerosità e tipologia.

Le ditte individuali con regimi fiscali semplificati, invece, devono scaricare il modulo adatto e inviare a Equitalia, oltre alla richiesta, il modello ISEE e la copia del documento d’identità.
Per le ditte individuali con partite iva in regime contabile ordinario, occorre prima fare una distinzione tra debiti da 20.001 a 50.000 euro a debiti superiori a 50.000 euro.

In caso di debiti da 20.001 a 50.000 euro saranno due i parametri che Equitalia esaminerà: l’Indice di Liquidità (liquidità differite+liquidità correnti/passività correnti) e l’Indice Alfa (debito complessivo/valore della produzione x 100).
In precedenza, l’Indice di Liquidità doveva essere inferiore a 1 e l’indice Alfa superiore a 3, adesso invece l’indice Alfa viene considerato come parametro per determinare il numero di rate massimo concedibile ovvero: fino a 2 – max 18 rate; da 2,1 a 4 – max 36 rate; da 4,1 a 6 – max 38 rate; da 6,1 a 8 – max 60 rate; oltre 8,1 – max 72 rate.
Rimangono invariate le modalità di calcolo dell’Indice di Liquidità e la sua valenza quale soglia di accesso all’istituto della dilazione laddove tale valore sia inferiore ad 1.

Per importi fino a 50.000 euro non è necessario che il prospetto per la determinazione dell’Indice di Liquidità e dell’Indice Alfa sia firmato da un professionista accreditato. Basta una copia del documento attestante l’apertura della partita IVA in Camera di Commercio e la denominazione della ditta.
Per importi superiori a 50.000 euro la relazione deve essere firmata da un professionista accreditato.

Per chi volesse determinare in autonomia i calcoli, Equitalia mette a disposizione un simulatore di rate ed importo.
Una volta ottenuta la rateizzazione, il soggetto debitore non è più considerato inadempiente ed è quindi ammesso a partecipare alle gare d’appalto di lavori, forniture e servizi.
La concessione delle rate decade dopo il mancato pagamento di due rate consecutive.

Se il contribuente ha ottenuto la dilazione del debito, fino a raggiungimento della soglia minima di debito pari a 20.000 euro, l’agente di riscossione non può procedere con l’iscrizione della garanzia ipotecaria e non può attivare il procedimento di espropriazione immobiliare.

L’iscrizione dell’ipoteca per importi inferiori a 20.000 euro, infatti, è prevista soltanto in caso di rigetto dell’istanza o di decadenza del beneficio della rateizzazione. Per quanto riguarda i pignoramenti di stipendi, salari o altre indennità, la legge suddivide le fattispecie in tre categorie:

  • per debiti fino a 2.000 euro è possibile pignorare un decimo dello stipendio;
  • da 2.000 2 a 5.000 euro è possibile pignorare un settimo dello stipendio;
  • oltre i 5.000 euro è possibile pignorare un quinto dello stipendio.

Per quanto riguarda gli accertamenti esecutivi, infine, l’agente incaricato della riscossione comunicherà al contribuente la procedura mediante l’invio di raccomandata semplice. L’obbligo d’informazione viene meno se l’agente ritiene che tale informativa possa compromettere il buon esito della riscossione.

Vera MORETTI