Prodotti Made in Italy: sempre più Dop e Igp

prodotti alimentari Made in Italy continuano ad aumentare le loro esportazioni e, dopo un 2017 da record, anche il 2018 sembra proseguire verso questa via.
Ad oggi sono ben 295 i prodotti a marchio Dop, Igp e Stg. Ultimo ammesso la lenticchia di Altamura lo scorso 19 dicembre e ci sono già in lista altri 8 prodotti in attesa dell’attestato: la Lucanica di Picerno, le Mele del Trentino Igp, il Cioccolato di Modica Igp, il Marrone di Serino Igp, la Pitina Igp, l’Olio di Puglia Igp, la Mozzarella di Gioia del Colle Dop e l’ultima arrivata, la Provola dei Nebrodi Dop.

Grazie a queste cifre, il Made in Italy è ancora saldamente il campione dei prodotti di qualità in tutta l’Ue, grazie ad una crescita costante che ha portato a raddoppiare le specialità italiane dal 2005 al 2015, con un aumento percentuale dell’80,5.

Ovviamente, ci sono alcuni prodotti particolarmente amati, che contribuiscono più di altri a rendere il Made in Italy così apprezzato all’estero. Anzi, ci sono dieci prodotti che da soli fatturano oltre 5 miliardi. Si tratta di: Grana Padano (Dop); Parmigiano-Reggiano (Dop); Prosciutto di Parma (Dop); Aceto Balsamico di Modena (Igp); Mozzarella di Bufala Campana (Dop); Mortadella Bologna (Igp); Gorgonzola (Dop); Prosciutto di San Daniele (Dop); Pecorino romano (Dop); Bresaola della Valtellina (Igp).

Maurizio Martina, ministro delle Politiche agricole ha dichiarato: “Se oggi le prime 10 Dop e Igp sviluppano l’80% del fatturato complessivo, occorre far salire la lista ad almeno 20 prodotti in tre anni”. Questo potrebbe essere utile anche per far scomparire la sensazione per cui chi mira ad ottenere i marchi di tutela lo faccia solo per accaparrarsi gli oltre 100 milioni di fondi Ue messi a disposizione in questi casi.

Nel 2016 la dotazione finanziaria complessiva è stata di 113 milioni di euro., che nel 2017 è passata a oltre 140 . Lo stanziamento è destinato ad aumentare progressivamente fino ai 200 milioni di euro di budget massimo nel 2019.

Vera MORETTI

Una rete per tutelare Dop e Igp

Agrodolce

In occasione del seminario “Promozione e valorizzazione dei prodotti Dop e Igp attraverso i beni culturali” organizzato da AICIG tenutosi presso la sede del Consorzio Mozzarella di Bufala Campana DOP nella Reggia di Caserta, è stato proposto dai partecipanti di creare una rete di comunicazione tra le varie aree geografiche, al fine di individuare gli strumenti più idonei per determinare e mettere in atto politiche di tutela del prodotto e al contempo valorizzare le eccellenze gastronomiche territoriali.
In particolare, si vogliono tutelare le eccellenze enogastronomiche e il patrimonio storico-artistico delle DOP e delle IGP.

In quell’ambito, Cesare Baldrighi, Presidente di AICIG e del Consorzio di tutela del formaggio Grana Padano DOP, ha dichiarato: “Siamo di fronte a dimensioni e capacità diverse di presentare i prodotti e ritengo che all’interno di una ampia attività di comunicazione ci possano essere canali più specifici di intervento che si tagliano meglio su determinati prodotti. Ogni consorzio, in virtù delle caratteristiche del prodotto e della sua capacità di intervenire sul mercato, si trova a scegliere quelle che sono le strade più confacenti al suo obiettivo, anche in base alla linea di comunicazione che intende perseguire e al target di consumatori a cui intende rivolgersi. Certo, più sono ampie le possibilità e più è facile raggiungere i potenziali consumatori, tuttavia se si sceglie di portare avanti una comunicazione molto mirata alla fine il ritorno che si ottiene ha la stessa efficacia”.

Fondamentale è la comunicazione, che va diversificata tra quella nazionale e quella internazionale, e in questo secondo caso aggiungere informazioni in più poiché all’estero i prodotti potrebbero non essere così conosciuti, dunque occorre accattivare il possibile consumatore.

All’incontro è intervenuto anche Domenico Raimondo, presidente del Consorzio Mozzarella di Bufala Campana DOP, che ha voluto ricordare quanto sia importante “valorizzare e promuovere l’intreccio tra cibo, arte e paesaggio, un volano possibile, una strada in realtà appena iniziata a essere battuta con l’esperienza del nostro consorzio. Nell’incontro di oggi ci è stato chiesto se è un modello replicabile: noi siamo convinti di si. Qui ci siamo riusciti grazie al dialogo e alla collaborazione tra privati e il pubblico: è grazie al sostegno del direttore della Reggia Felicori se abbiamo potuto realizzare il nostro progetto ed è grazie all’asse con il sindaco del capoluogo Carlo Marino se abbiamo appena raggiunto un nuovo traguardo ovvero la firma, ieri, di una convenzione con la scuola nazionale dell’amministrazione per utilizzarne la struttura nell’ambito delle attività della nostra Scuola nazionale di formazione lattiero-casearia. Bisogna favorire il dialogo tra i privati e il pubblico, per coinvolgere tutte le realtà di un territorio in una strategia di sviluppo, così come è necessario portare su questa strada anche piccole realtà consortili, con poche risorse a disposizione, ma simboli di intere aree di produzione con potenzialità tutte da esprimere”.

Vera MORETTI

Agroalimentare italiano primo per riconoscimenti Dop

Ancora una volta, l’Italia si conferma al primo posto per numero di riconoscimenti Dop, Igp e Stg conferiti dall’Unione europea, con un numero di prodotti di qualità riconosciuti al 31 dicembre 2013 pari a 261, ben 13 in più rispetto all’anno precedente.
Di questi, sono 252 quelli che risultano attivi.

A rendere noti questi dati è stato l’Istat con il suo report sui prodotti agroalimentari di qualità.

Tra i settori con il maggior numero di riconoscimenti sono gli ortofrutticoli e cereali (101 prodotti), i formaggi (47), gli oli extravergine di oliva (43) e le preparazioni di carni (37).
Le carni fresche e gli altri settori comprendono, rispettivamente, cinque e 28 specialità.

Le regioni con più Dop e Igp sono Emilia-Romagna e Veneto, rispettivamente con 39 e 36 prodotti riconosciuti.

Il Made in Italy del settore agroalimentare dimostra di essere sempre più apprezzato, e sembra godere di buona salute, nonostante il rischio sempre costante causato dalla contraffazione.

Nel 2013 gli operatori certificati sono 80.435, in aumento di 204 unità (+0,3%) rispetto al 2012.
Di questi, il 91,2% svolge esclusivamente attività di produzione e il 6,6% di trasformazione; il restante 2,2% effettua entrambe le attività.

Per quanto riguarda le certificazioni, le nuove entrate di operatori, che risultano essere 8.809, dimostrano di superare le uscite, che sono 8.605.

Vera MORETTI

Agroalimentare in pericolo a causa dell’Italian Sounding

Per contrastare il fenomeno, sempre più diffuso e preoccupante, dell’Italian Sounding, denominazione usata per indicare la pratica imitativa che, in tutto il mondo, mette a rischio la credibilità del Made in Italy.

In particolare, il concetto di Italian Sounding è riferito all’agro pirateria, che riguarda la contraffazione dei prodotti più tipici della gastronomia italiana, a cominciare dal Parmigiano Reggiano, diventato, in una bruttissima copia, Parmesao.

Il “gioco” dei produttori e distributori di presunto cibo italiano è semplice: utilizzare un nome che vagamente riconduce all’Italia per attirare i consumatori, soprattutto stranieri, amanti della cucina del Belpaese.

E non si tratta solo di proporre prodotti di bassa qualità e scarso sapore, ma soprattutto di una vera e propria frode alimentare, tanto da richiedere un serio monitoraggio, poiché il fenomeno è costantemente in ascesa.

Per limitare, e in futuro evitare, il danno che questa pratica sta portando al Made in Italy, in termini di export e di fiducia da parte dei consumatori, sono chiamate in causa le istituzioni di governo e le istituzioni locali, che devono incrementare ciascuna quei metodi risultati più efficaci per contrastare il fenomeno della contraffazione alimentare.

In primo luogo, servono maggiori controlli sull’origine del prodotto, ma anche maggiori controlli da parte degli organi di vigilanza; sistemi di tracciatura automatica; sanzioni più severe; maggiori risorse umane dedicate allo smascheramento della contraffazione alimentare; collaborazione tra organi pubblici e privati; certificazioni di qualità; brevetti; marchi aziendali e collettivi e riconoscimenti quali Dop, Igp.

Il consumatore, da canto suo, può aiutarsi nell’acquisto ricorrendo alle sue conoscenze ma anche rivolgendosi al gestore del negozio e, se necessario, agli organi competenti.

La contraffazione è un reato penale e come tale va perseguito dalla legge, che in materia lo tratta seguendo i seguenti articoli: Art. 473 e Art 474.
A questo proposito anche la Guardia di Finanza offre diversi consigli per fare attenzione a non compiere acquisti che potrebbero frutto di contraffazione:

  • Porre molta attenzione agli acquisti fatti tramite Internet.
  • Diffidare delle vendite porta a porta.
  • Valutare sempre attentamente il rapporto qualità/prezzo (se un olio extravergine di oliva è venduto a poco dovrebbe sempre far insospettire)
  • Controllare sempre attentamente le etichette e la conformità della confezione, che non sia ammaccata, che l’etichetta sia chiara e leggibile e che l’inchiostro non sia cancellato.

Vera MORETTI

L’industria lattiero-casearia sempre più in mano alle pmi

E’ stata presentata a CremonaFiere dal Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura una ricerca sullo stato dell’industria lattiero-casearia.

Ciò che è emerso, oltre ad una situazione di criticità, è anche il positivo ruolo, determinante, delle piccole e medie imprese, forse più consistente rispetto ad altri ambiti.

Nel settore, infatti, le aziende di grandi dimensioni occupano solo il 30%, mentre il rimanente 70% è appannaggio delle pmi, le quali, per supplire all’impossibilità di imporsi sul mercato con la quantità, puntano sulla qualità.
Oltre alle DOP, stanno prendendo piede i prodotti bio ma anche il confezionamento innovativo, anche se ciò non basta per contrastare la crisi, che ha reso le piccole e medie imprese più deboli, aggravate anche dall’aumentato cuneo fiscale.

Un altro punto su cui intervenire è sicuramente quello della concorrenza all’estero: per essere competitivi, occorre modernizzare e potenziare i sistemi di lavoro.
A tale proposito, viene sottolineata l’importanza del rispetto delle leggi europee che riguardano la sicurezza del prodotto, ma anche della filiera e del processo di produzione, nonché dei lavoratori e dei consumatori.

La standardizzazione dei prodotti, inoltre, è indicata come mezzo per ottenere risultati omogenei ed uniformi, capaci di soddisfare le richieste e le aspettative dei consumatori.

Tiziana Cattaneo, che ha redatto questa indagine, ha inoltre specificato cosa è necessario fare: “Fornire ai piccoli e medi produttori, alle fattorie didattiche, agli agriturismi e ai consorzi di piccoli produttori impianti che offrano forti garanzie di qualità. Parallelamente, si sta provando l’impiego di energie alternative o di recupero parziale dei reflui dell’industria casearia, così da assicurare ai produttori prospettive di valore aggiunto o di diminuzione dei costi. Il progetto sulla miniaturizzazione e semplificazione che riguarda il lattiero caseario si concluderà nel marzo del 2013, con un appuntamento ad hoc organizzato presso la ‘Fondazione Bolognini’ a Sant’Angelo Lodigiano: in quella sede verranno presentati i prototipi degli impianti progettati e ne verrà illustrato il funzionamento“.

Vera MORETTI