Food Made in Italy alla conquista del web: Olio Carli e l’e-commerce

di Davide PASSONI

In un momento difficile come questo ci piace raccontare storie di imprese italiane piccole e grandi, giovani e storiche, che da realtà familiari sono partite alla conquista dell’Italia e del mondo. Una di queste è la Fratelli Carli, icona del food e pezzo di storia italiana, con i suoi camioncini dai colori e dalla scritta retrò che da cento anni fanno su e giù per lo Stivale a consegnare il loro olio d’oliva, oro verde dell’economia agroalimentare italiana. Chi meglio di Lucio Carli, consigliere di amministrazione di Fratelli Carli Spa, può raccontare come vincere sul mercato, non solo grazie alla propria storia?

Fratelli Carli è un’icona del food e dell’impresa italiani. Come sposate oggi tradizione e modernità?
Nella continuità della relazione con il cliente; è sempre stata il nostro nucleo centrale, per poter proporre al mercato un prodotto di qualità e per fidelizzare il cliente stesso dall’arrivo dell’ordine fino alla consegna a casa della merce. Oggi questa relazione è ancora più fondamentale in tutte le nostre attività; la centralità del cliente ci ha fatti crescere sia come portafoglio prodotti sia come novità che proponiamo al mercato.

Tipo?
Tipo una novità che sembra andare un po’ in contraddizione con la nostra storia e il nostro marchio: l’apertura dei nostri punti vendita. Abbiamo aperto prima un flagship store a Padova, poi un emporio a Imperia, poi un punto vendita in centro a Torino, un negozio che esplora la multicanalità in cui si declinano ormai i nostri prodotti.

Ma siete anche molto forti sull’e-commerce…
Cetto. Siamo sì molto legati al passato – pensi che il mio bisnonno era tipografo e abbiamo ancora una tipografia all’interno dell’azienda – ma nonostante questo legame, la nostra volontà è quella di cercare l’innovazione. A ottobre 1996 abbiamo ricevuto il primo ordine online e possiamo considerarci tra i primi in Italia a vantare questo canale di acquisizione di ordini. Ci abbiamo creduto 100 anni fa, ci crediamo oggi, non abbiamo mai tradito la nostra vocazione.

Il commercio elettronico vi dà anche soddisfazioni “numeriche”?
Il transato online dell’azienda è intorno al 14% del fatturato, una cifra molto importante specialmente in Italia. Dall’estero, invece, facciamo circa il 30% di ordini tramite l’online, in Paesi come Germania, Francia, Svizzera, Inghilterra. Lo vediamo anche nella cosmetica, dove abbiamo realizzato una “brand extension” con il marchio Mediterranea.

E in generale, come va il fatturato della Fratelli Carli?
In crescita, particolarmente sull’online. L’esperienza nei negozi, poi, non vuole essere un sostitutivo dell’acquisto a distanza ma un modo per dare al cliente di provare un’esperienza in più.

E all’estero?
Sull’alimentare siamo forti in Francia, Germania, Svizzera, Austria, Inghilterra e abbiamo creato una Fratelli Carli Usa per avere un presidio laggiù: un mercato che va molto bene, con tassi di redemption incredibili. Di fatto, negli Usa – e non solo – vendiamo ciò che siamo: 100 anni di esperienza su un prodotto molto importante come l’olio d’oliva, che negli Stati Uniti ha un ottimo mercato.

Cina?
La guardiamo, ma vogliamo capire prima quel mercato e poi trovare il modo giusto per presidiarlo.

Quanto è vincente abbinare Carli, olio d’oliva e made in Italy?
Di sicuro la nostra penisola sull’olio ha una forza importante e il nostro brand ha una grande tradizione. Oggi il sistema Paese dovrebbe fare di più per salvaguardare il made in Italy, perché non c’è una politica commerciale così forte che possa guidare la crescita e la penetrazione all’estero. Ci vorrebbe una visione comune più forte.

E anche fare squadra tra imprese…
Il dialogo tra imprenditori c’è, ma è più difficile concretizzare una visione unica. Per il futuro è l’unico modo per fare fronte comune nell’area food in Italia. Si tratta di una sfida importante; se andiamo all’estero e guardiamo gli scaffali dell’olio d’oliva nei supermercati, c’è maggiore scelta che da noi e il consumatore è ancora più confuso tra prodotti greci, turchi, spagnoli… C’è tanto bisogno di fare cultura e l’online potrebbe aiutare anche in questo.

Piccole imprese, l’e-commerce per crescere

di Davide PASSONI

Crisi, crisi, crisi. C’è, è inutile negarlo, e per le piccole imprese italiane è ancora più dura. Ma piangersi addosso non serve, gli strumenti per combatterla ci sono, specialmente se si guarda alle potenzialità del digital e dell’e-commerce in particolare.

Se n’è parlato al recente E-commerce Forum di Milano dove tanti esperti del settore si sono trovati d’accordo su un punto base: è necessario che le piccole imprese siano attive nell’e-commerce, altrimenti l’economia non cresce.

Un’operazione non facile, visto che spesso mancano tempo e cultura, oltre alla possibilità di investire in una logistica nuova e in un nuovo modello di business. Siamo ancora indietro rispetto a Paesi europei come la Germania, dove la penetrazione dell’e-commerce sia verso il consumatore che da parte delle imprese è molto più alta della nostra. Eppure il passaggio alla digitalizzazione dell’esperienza di vendita può essere vincente, a costi relativamente contenuti e necessario. Nei prossimi 5 anni l’80% dei clienti del made in italy verrà da fuori Usa ed Europa: la necessità di aggredire i mercati con l’e-commerce c’è ed è forte. In Italia, Netcomm, il consorzio del commercio elettronico italiano, sta portando avanti questo messaggio da tempo, come testimonia il suo presidente, Roberto Liscia.

Che ruolo può giocare Netcomm in un periodo così difficile per aiutare le aziende italiane a spingere sull’acceleratore dell’e-commerce?
Netcomm oggi si muove su tre direzioni fondamantali. La prima: definire nuove regole legislative e iniziative con il governo per supportare a livello finanziario lo svliuppo dell’e-commerce per le piccole imprese e il finanziamento all’export. La seconda: abbiamo sviluppato un sigillo che consente alle imprese che entrano in Netcomm di avere una certificazione di qualità che dia fiducia al cliente. La terza: abbiamo creato una società, Netcomm Services, che ha lo scopo di mettere tutte le competenze presenti in Netcomm a disposizione delle piccole imprese per il loro processo di trasformazione digitale. Sono tre ambiti che riteniamo fondamentali per aiutare le piccole imprese a maturare nel campo dell’e-commerce.

Il governo ha orecchie e voglia di ascoltare queste istanze?
Sì, ma ha poche leve finanziarie per poter intervenire in modo rapido.

Ce la facciamo, come Italia, a uscire da questo momentaccio anche con l’e-commerce?
Dobbiamo, non ci sono alternative. L’economia italiana è fatta dalle piccole imprese, il mercato interno non drena, quello che drena è il mercato internazionale che non può essere accessibile alle piccole imprese con i canali di vecchia maniera. Devono per forza pensare di aggredire i potenziali 500 milioni di clienti nel mondo attraverso l’e-commerce. In questo senso, stiamo anche lavorando con la Cina e Union Pay per sviluppare dei flussi di commercio online con quel Paese, dove ci sono 153 milioni di potenziali consumatori per i prodotti del nostro made in Italy.

Un messaggio di ottimismo a chi opera in questo campo?
L’e-commerce a livello planetario cresce, in Italia cresce del 20%, i clienti a livello globale sono potenzialmente 1,5 miliardi, dei quali comprano in 500 milioni ma connessi alla rete sono appunto 1,5 miliardi: le piccole imprese devono sapere rischiare, organizzarsi per conquistare questo potenziale straordinario di clienti, innescando crescita per sé e per tutta l’economia.

E-commerce mal tradotti allontanano i clienti. Ryanair il caso più emblematico

di Mirko ZAGO

Curare il proprio prodotto e prestare la giusta attenzione alla corretta comunicazione sono il pane quotidiano per qualsiasi impresa che intenda utilizzare in modo efficace le principali leve del marketing per potenziare il business. E’ imprescindibile che per consquistare il proprio target occorra proporre un prodotto che intrinsecamente goda di qualità. Concentrandoci di più nell’aspetto comunicativo, è evidente che sia estremamente importante adottare la giusta scelta del mezzo valutando priorità e peculiarità del prodotto o servizio. E’ altrettanto scontato oramai che uno dei migliori supporti alla vendita sia il web. In particolare se si vuole operare in mercati esteri, puntando sulla tanto nominata internazionalizzazione, si rende necessario un utilizzo corretto del vocabolario del Paese in cui si opera oltre che una contestualizzazione appropriata che parte proprio dal sito internet, vera e propria vetrina, attraverso la quale “conquistare” il pubblico.

Lo sanno bene le multinazionali. Pensiamo per un secondo ad Unilever, una delle multinazionali più grandi al mondo nel campo della grande distribuzione. I signori della grande “U” mai si sognerebbero di distribuire il Cornetto Algida con gli stessi gusti in tutto il mondo, così come Vodafone sa bene che deve differenziare i soggetti con cui propone le sue campagne pubblicitarie per incontrare i gusti locali o ancora Coca Cola può permettersi di vendere la bibita alla ciliegia o alla vaniglia nel mercato anglosassone ma non in Italia e così via. Naturalmente queste aziende prevedono siti internet ad hoc sviluppati per i diversi mercati, ponendo al centro tutte queste peculiarità.

Il caso Ryanair emblema della cattiva traduzione

L’impegno minimo che l’impresa deve assumere è occuparsi almeno di una buona traduzione, prestando attenzione a verificare se brand e nomi possano risultare ridicoli, se non addirittura offensivi nel Paese estero in cui si sta operando. Non poche aziende hanno dovuto modificare il loro nome per garantirsi la giusta credibilità. Ragionando per cattivi esempi, è interessante il caso della compagnia aerea Ryanair. L’azienda irlandese, non ha prestato la minima attenzione alle traduzioni del suo sito, affidandole probabilmente a traduttori automatici, con esiti talvolta esilaranti. Il cliente più attento è preso dallo sconforto, il più allenato finge di ignorare gli errori, il meno istruito fatica perfino a capire come procedere all’acquisto del prodotto.

Da un punto di vista tecnico, vi sono numerose incongruenze dovute ad un’errata progettazione del sito. Una volta selezionato il volo ad esempio si può vedere nella sidebar di destra un riassunto dell’acquisto, accompagnato dalla dicitura “escluse le tasse di amministrazione”. Una volta selezionato il metodo di pagamento, queste ultime vengono caricate regolarmente nel carrello, ma la dicitura non si aggiorna. Vi è addirittura una imprecisione che potrebbe avere riscontri legali, in quanto nel prospetto informativo tali tasse amministrative vengono considerate supplementi facoltativi, quando in realtà sono balzelli obbligatori.

Sorvolando l’aspetto burocratico, le imprecisioni che più saltano all’occhio di una persona abituata ad analizzare punti deboli dei siti aziendali, appaiono evidenti fin da una ricerca in Google. I 170 caratteri messi a disposizione dal motore di ricerca per descrivere la propria attività, sono sfruttati in maniera pessima. Il messaggio recita: “La linea aerea di basso costo. Ryanair offre il volo poco costoso oltre a 150 destinazioni durante Europa. Prenoti i vostri voli poco costosi del ryanair su Ryanair.com”. Una oscenità per qualunque utente che mastichi un po’ di tecniche Seo. Ciò rappresenta forse l’apice della scarsa attenzione posta nella traduzione del sito.

Vi sono però molte altre imprecisioni, che seppur possano essere minori, finiscono con l’urtare l’utente e minare la credibilità dell’azienda. Altro esempio è il footer che riporta erroneamente la parola “pre-notazione” oltre a diverse parti non tradotte. Altro grave errore appare nel controllo anti spam recentemente introdotto: “Non puoi accedere a questo sito web se non usi un programma automatico”. Ma come? Io utente in carne ed ossa non posso visitare il sito? E’ perchè mai! E’ evidente che c’è una negazione di troppo (è stato definitivamente corretto solo da poche settimane). E che dire del simpatico invito a comprare una valigia ad un costo non altrettanto simpatico? Per rifiutare si deve spuntare la scritta “none”. Retaggio inglese o omaggio ai dialetti del centro Italia? Ryanair è la compagnia aerea preferita da molti viaggiatori, l’aver fatto da apri pista al low cost aereo merita una lode. L’attenzione completamente assente verso il cliente, percepita navigando il sito, può portare invece sconforto. Esempi pessimi come questo analizzato brevemente, in rete abbondano.

Probabilmente Ryanair non temendo la concorrenza si può permettere lacune da questo punto di vista e forse il creare confusione vuol essere una tecnica per vendere in modo subdolo prodotti accessori non richiesti. Evitare di incappare negli stessi errori è però oltre che eticamente corretto, anche  facile da realizzare. Sarebbe ad esempio sufficiente rivolgersi ad esperti in traduzioni. Il costo maggiore che dovrete sostenere sarà sicuramente un investimento per il futuro e la dimostrazione dell’attenzione che riponete verso i vostri clienti. Non c’è nulla di meglio che essere chiari con il cliente e farlo sentire importante e “compreso”. Investire in comunicazione (e per supposto in una buona traduzione) è una scelta saggia, che a lungo ripaga.

Una fotografia delle microimprese italiane ed europee

Non solo stampe e fotocopie nel DNA di Epson. L’azienda ha un occhio attento nei confronti delle dinamiche che caratterizzano le microimprese, un mondo che comprende molti dei sui clienti.

Epson ha infatti presentato i dati emersi dalla ricerca Epson Micro-Business, condotta su 1.250 imprenditori europei (250 in Italia) e focalizzata sulle esigenze e le sfide che le aziende di piccole dimensioni (1-10 addetti) devono oggi affrontare. E le soprese non mancano.

Le piccole imprese avranno infatti, probabilmente, un ruolo chiave nel guidare la ripresa dell’economia italiana e, tra i numerosi dati raccolti dalla ricerca, uno in particolare fa riflettere: l’89% delle piccole imprese italiane intervistate riferisce di comprare attraverso Internet e ben il 94% utilizza questo strumento per vendere i prodotti/servizi. Percentuali elevate e destinate a crescere nei prossimi due anni, che paiono dimostrare la volontà nel nostro paese di utilizzare i new media per fare business.

Dalla ricerca emerge poi come, in Italia, solo il 4% delle piccole imprese coinvolte nell’indagine stia perseguendo al momento una politica di crescita aggressiva. Il 29% degli imprenditori intervistati ha infatti affermato che “l’obiettivo principale è mantenere risultati costanti” e una percentuale analoga sta lavorando per “stabilizzare il business”. Per un quarto delle piccole imprese si tratta di una “battaglia per la sopravvivenza”.

Il nostro è un Paese – ha affermato Giuseppe Vivace, segretario generale CNA Lombardia – caratterizzato da una cultura artigiana capace di immaginare, progettare e trasformare le idee in prodotti fisici. C’è una grande capacità innovativa nelle piccole imprese che fa fatica ad emergere, dobbiamo facilitare l’innovazione chiedendo anche alle istituzioni pubbliche maggiore sensibilità, risorse e semplificazione.”

L’indagine Epson dimostra poi come i piccoli imprenditori italiani riconoscano l’importanza di acquisire nuovi clienti e fidelizzare quelli esistenti e considerino il servizio clienti un fattore critico di differenziazione dai concorrenti. Il 60% delle aziende italiane concorda anche sul fatto che la ricerca di nuovi clienti sia l’unica strategia di crescita nel contesto attuale e la base per un successo continuo nel tempo. Altrettanto importante è il coinvolgimento e la fidelizzazione dei clienti già esistenti, che è sempre più parte integrante dei piani strategici delle aziende. Ma con quali strumenti? Un efficace impiego della tecnologia (72%), il prezzo del prodotto/servizio (68%), il passaparola (66%) e il brand engagement (65%).

E a proposito di tecnologia, la ricerca dimostra che il 90% delle aziende italiane (il 92% in Europa) usa il PC/Laptop/Netbook per gli affari, mentre circa la metà impiega tecnologie di stampa nelle attività lavorative. Decisamente superiore alla media è l’utilizzo dello smartphone per gli affari, con un 51% in Italia contro il 26% della Francia e 24% della Germania.

Sembra però che l’approccio delle micro-aziende italiane sia quello di dilazionare nel tempo l’aggiornamento tecnologico, rimandando gli investimenti in nuove tecnologie, che invece potrebbero aiutare in modo significativo l’innovazione e la produttività dei dipendenti. In alcuni casi la tecnologia adottata dalle imprese di piccole dimensioni in Italia è una delle più datate in Europa: l’età media di un PC/Laptop è di 4,6 anni, mentre le tecnologie di copia e scansione hanno in media 3,8 anni (in confronto ai 2,3 anni riportati dalla media europea) e lo stesso vale per le tecnologie per la presentazione.

Le PMi verso l’e-commerce

di Vera MORETTI

Gli affari si fanno in rete e anche le Pmi se ne sono accorte, tanto che l’e-commerce sta prendendo sempre più piede.

Ciò emerge da una ricerca condotta utilizzando 700 aziende italiane come campione, da cui si evince che è sempre più comune l’uso di e-Commerce Pack, il servizio self provisioning che il Gruppo Dada, attraverso Register.it mette a disposizione di imprese e liberi professionisti che vogliano buttarsi nella rete.

L’offerta che questa azienda propone ai nuovi arrivati è interessante, poiché si tratta di poter, per un periodo di tre mesi, attivare il proprio negozio online gratuitamente, optando per la soluzione e-Commerce di Register.it più adatta alle proprie specifiche esigenze.

La strada del business online sta prendendo piede in modo piuttosto forte, se si pensa che, rispetto all’anno precedente, nel 2011 gli utenti che hanno deciso di scegliere la via dell’e-commerce sono triplicati e tra questi ben il 67% è composto dalle pmi.
Ma, cosa ancora più importante, è che, parallelamente, è cresciuto il numero di acquirenti online, grazie soprattutto alla possibilità di pagare con sistemi sicuri tramite PayPal, soprattutto carte prepagate.
Tra le piattaforme marketplace, spopola, ovviamente, eBay, ma ci sono altri portali che si stanno facendo largo, come, ad esempio: Ciao, LeGuide, Pikengo, Antag, PaginePrezzi.

Per questo, le pmi che vogliono essere presenti sul web con i loro prodotti e servizi devono appoggiarsi a soluzioni affidabili e complete, per offrire performance di alto livello e accattivarsi la fiducia del cliente.
Fondamentale, infatti, per la buona riuscita di uno shop online, è l’utilizzo di un sito professionale, non solo dal punto di vista strutturale, con un’interfaccia grafica semplice e coinvolgente, ma anche per quanto riguarda l’indicizzazione e una strategia di marketing all’altezza.

Tutto ciò viene garantito dal servizio e-Commerce Pack del Gruppo Dada, e che è attivabile dal sito Register.it, attraverso un’assistenza per tutte le fasi della gestione del negozio, a partire dalla registrazione del dominio alla creazione grafica del sito, fino ad arrivare a gestione degli ordini e la vendita.
A seconda delle esigenze, esistono quattro differenti versioni, ovvero Starter, Professional, Premium e Platinum tra le quali scegliere e che offrono una vasta gamma di possibilità.
Tutte, comunque, indipendentemente dalle varianti esistenti, sono facili da gestire, anche se non si ha esperienza nel settore e permette anche alle pmi emergenti di barcamenarsi nel vasto modo delle vendite online.

E-commerce: il web seduce le microimprese

di Alessia CASIRAGHI

Piccole e medie imprese italiane sempre più virtuose e soprattutto virtuali. Vendere o acquistare prodotti e servizi online non è più un tabù per l’imprenditoria made in Italy, ma rischia di diventare un vero e proprio trend.

E’ quanto rivela l’indagine annuale condotta da Epson Micro business sulle Pmi Italiane, nell’ambito del settore Epson Business Council. I dati sono eloquenti: il 94% delle piccole imprese da 1 a 10 dipendenti utilizza e-commerce e siti vetrina per vendere i propri prodotti e servizi, mentre l’89% dichiara di acquistare online.

Ma le nuove tecnologie (dal web, all’e-commerce, ai social network) come influenzano il business delle piccole e medie imprese italiane?

La rete, conferma Epson Micro business, è uno strumento vantaggioso e dalle potenzialità estreme per la piccola realtà imprenditoriale italiana: fare business online con strategie Web mirate, o di marketing online, che punti alla visibilità dell’azienda anche sui social network, rappresenta un’occasione unica per le aziende.

Già molte Pmi si rivolgono a servizi di consulenza e Web agency per migliorare e ottimizzare la propria visibilità online, realizzando siti internet vetrina, e-commerce e blog aziendali per rafforzare la presenza e l’identità del proprio brand in rete.

Andrea Granelli, rappresentante italiano Epson Business, ha sottolineato poi come l’adozione di strategie a lungo termine, con una particolare attenzione all’evoluzione degli strumenti di Marketing online, risulta vincente e più redditizia dal punto di vista economico rispetto alle strategie di crescita aggressiva e direttiva normalmente impiegata da molte aziende.

L’E-Couponing vera forza del business

In questo periodo il commercio elettronico sta godendo di ottima salute nel nostro Paese. Secondo la School of management del Politecnico di Milano e l’Osservatorio B2C di Netcomm, il giro d’affari arriverà in breve tempo a superare i 7,6 miliardi di valore, con un incremento annuale del +17%. Se è vero che dietro questa tendenza vi è una maggior propensione degli italiani a connettersi alla rete, coadiuvati dai tanti nuovi prodotti elettronici, primi tra tutti i tablet pc e smartphone, è anche vero che una grande spinta è derivata dall’e-couponing. Chi compra online, dopotutto, lo fa spinto nella maggioranza dei casi dai buoni prezzi.

Il couponing richiama l’idea di risparmio collettivo che piace agli utenti, attratti dalla possibilità di risparmio. Il tempo limitato delle offerte anzichè essere un limite rappresenta un valore. L’acquirente è così stimolato a iscriversi a newsletter, visitare spesso il sito web, recepire il passaparola e messaggi veicolati attraverso i social network. Tra le mille offerte potrebbe esservi proprio quella che stava cercando e che frustrazione se dovesse capitare non usufruirne! Ecco che, psicologicamente, il meccanismo ha saputo attecchire nel nostro Paese in un periodo in cui la crisi ha reso tutti più attenti al portafoglio. Il sito principe del couponing è Groupon, da poche settimane quotato in Borsa, ma ottimi risultati hanno raggiunto anche altri competitor come Privalia che mette a disposizione vendite esclusive per gli utenti registrati.

Verso dove mira il couponing?
Se inizialmente l’idea curiosa è bastata per attrarre gli utenti, adesso serve fare di più per catalizzarli verso canali e modalità di vendita innovative. L’esperienza d’acquisto deve essere sempre più personalizzata, permettendo all’utente di accedere alla propria cronologia di acquisti, di personalizzare il servizio e sfruttare la geolocalizzazione (in questo senso gran passo avanti ha fatto Four Square, che propone offerte del giorno in diversi esercizi commerciali in base a dove ci si trova).

Quali sono i vantaggi per un’impresa che sfrutta il couponing?Aumento del traffico sul sito web dell’impresa. Gli utenti sono attratti dall’incentivo proposto e la reiterazione nel tempo garantisce una visita continua. Grazie al couponing, i consumatori possono ricevere un servizio personalizzato ed esclusivo. Si può vendere un maggior quantitativo di merce rispetto ai canali tradizionali e si riesce a mantenere una buona distinzione con i competitori e un senso di appagamento.

Quali sono gli esempi più fortunati?
Tutti questi vantaggi li ha ben intuititi il gigante delle relazioni online Facebook, che ha pensato di potenziare il suo business con il nuovo servizio “Deals” basato su sconti in negozi e acquisti con moneta virtuale. Peccato che Facebook Deals, con i suoi 750 milioni di utenti potenziali, sia stato chiuso dopo solo quattro mesi di sperimentazzione. La volontà di sfidare Google Offers, servizio al momento attivo solo su alcuni mercati metropolitani, e soprattutto il gigante Groupon (più di 35 milioni di iscritti) ha forse fatto correre troppo Mark Zuckerberg, sottovalutando la concorrenza e sovrastimando le potenzialità. Intanto, 8 milioni di italiani si lasciano conquistare dagli acquisti di gruppi su siti come Groupalia, Glamoo e LetsBonus, solo per citare i più utilizzati. Siti di questo genere si stanno moltiplicando e sembrano essere il vero propulsore per l’e-commerce. Alessandro Perego, responsabile scientifico Osservatorio B2c Netcomm-Politecnico di Milano spiega: “I nuovi fenomeni sono decisivi nell’accelerazione della crescita dell’e-commerce, sia per il valore assoluto con cui contribuiscono all’aumento del transato (400 milioni di euro circa, pari a quasi un terzo della crescita complessiva) sia per la capacità di portare online nuovi acquirenti”. Per quest’anno si dovranno potenziare dunque i servizi da smartphone (gli acquisti dal mobile sono cresciuti rispetto allo scorso anno del +210%) e puntare sul servizio post vendita e assistenza.

Mirko Zago

Il MadeInItaly si esporta online

Per i produttori italiani che si rivolgono all’e-commerce in cerca di acquirenti stranieri è nata una nuova piattaforma che si chiama MadeInItaly, rivolta a tutti, dal singolo consumatore alla grande distribuzione, ma anche negozi e ristoranti.

L’obiettivo di questo nuovo sito è quello di semplificare l’internazionalizzazione delle Pmi italiane avvicinandole ai mercati esteri, operazione che, per i piccoli imprenditori, sarebbe irrealizzabile.

L’iniziativa, promossa dal Ministero dello Sviluppo Economico, Reteitalia Internazionale e Poste Italiane, è rivolta ad un bacino di utenza molto esteso, considerato che è previsto che nei prossimi 15 anni 300 milioni di persone dei paesi emergenti raggiungeranno livelli di credito comparabili ai paesi OCSE.

Il viceministro Polidori ha presentato il nuovo sito con entusiasmo, confermando le “grandi opportunità in arrivo per le nostre Pmi“ e i “milioni di piccole imprese italiane, prive di un proprio marchio“, che finalmente potranno affacciarsi sul mercato estero senza investire troppi capitali.

Vera Moretti

Accordi tra Ebay, Facebook e Paypal spingono l’E-commerce

Periodo d’oro per l’E-commerce italiano secondo i dati del Registro Imprese. Già nel 2010 l’incremento di aziende interessate ad aprire un canale di vendita online è stato notevole, con numeri assoluti che parlano di 7.220 vetrine virtuali gestite da altrettante aziende. L’aumento rispetto al 2009 è evidente, ben il 25%, con Lombardia e Lazio che trainano seguite da Campania e Piemonte. I settori che maggiormente beneficiano di canali di vendita prevalentemente su web sono il turismo con la prenotazione di biglietti aerei (35,9%) e vacanze (33,6%). Buon andamento anche per le librerie online (25,4%), seguite da abiti e abbigliamento sportivo (24,4%) e ticket per spettacoli (21,2%).
A sostegno di queste imprese impegnate in investimenti in rete, arrivano oggi importanti novità frutto di allenze e partnership tra brand del calibro di Ebay e Facebook. I due giganti della rete si sono stretti la mano per favorire la creazione di  applicazioni innovative che portino vantaggio tanto ai due marchi, alle aziende che utilizzano le loro piattaforme e agli utenti finali dai quali dipende il successo di ogni progetto. Al centro dell’accordo vi è il potenziamento e l’integrazione del sistema basato su algoritmi Open Graph, usato da Facebook per tracciare movimenti degli utilizzatori e delinearne gusti e interessi. Tale strumento perfezionato verrà integrato in nuove applicazioni che sfrutteranno servizi e tecnologie di Ebay. A questo punto entra in gioco X-Commerce, progetto avviato da Ebay Inc. per potenziare la rete del commercio elettronico attraverso servizi integrati come Magento, la piattaforma software per creare siti di E-commerce, Paypal, il sistema di pagamenti immediati online ed Ebay, Gsi, azienda specializzata in soluzioni per il commercio elettronico (con più di 120mila rivenditori nel mondo) ed il noto sito di aste su web per l’appunto.  Grazie all’accordo, le imprese potranno trarre maggiori profitti dalle vendite online, grazie al loro aumento tendenziale.

Perchè le persone dovrebbero essere più incentivate ad acquistare online? Perchè l’esperienza dello shopping online sarà più immediata e “social” rispetto a quanto non accada ora. Social perchè gli acquisti o intenzioni d’acquisto verranno pubblicate sulla bacheca di Facebook, così come opinioni, recensioni di prodotti e raccomandazioni, con la possibilità di stimolare la curiosità di altri amici, influenzarli  generando ripercussioni sul trend di vendita. Le imprese potranno contare anche su un maggior numero di potenziali clienti in quanto potranno conquistare anche gli utenti più pigri ed indisposti difronte all’ennesima richiesta di registrazione e cessione di dati. Grazie alla nascita di Paypal Access, infatti, l’autenticazione ai siti di e-commerce sarà quanto mai rapida. Si useranno le stesse credenziali necessarie per il pagamento con tale strumento (ormai la quasi totalità dei negozi virtuali lo contempla). La transazione (naturalmente sicura) sarà più snella, l’acquirente dovrà solo accedere una volta con username e password, riempire il carrello e pagare.

Si tratta di funzionalità apparentemente banali ma che rappresentano una piccola rivoluzione del campo del commercio online. Facendo un parallelo con il mondo reale è la stessa differenza che c’è tra l’accogliere il cliente con un sorriso e a “porte aperte” e invece costringerlo a suonare un campanello, attendere una risposta, rincorrere il cassiere per pagare ecc. Una nuova chiave di volta che garantirà un futuro di crescita alle aziende pronte a scommettere nella rete potenziando i canali di vendita online.

Net-Economy italiana: giochi, viaggi e sesso muovono il nostro e-commerce

Se gran parte dell’economia italiana procede a rilento, e l’Italia assiste ad un momento buio per quanto riguarda il debito pubblico e il declassamento degli istituti di credito, esistono alcuni tipi di mercati che non sembrano affatto risentire dei danni del momento.

Anzi, proprio questi mercati si trasformano da marginali a cuore pulsante dell’economia, impattando più che mai positivamente con un cospicuo numero di introiti.

Ma di quali mercati stiamo parlando? Quelli della net-economy, i mercati dell’e-commerce, ovvero i mercati legati ad Internet. Sempre crescenti, brillano in particolare per i settori dei viaggi, dei giochi online, e del sesso, e rappresentano da soli l’equivalente del 2,5% del PIL italiano.

Riguardo i viaggi, il turismo estero si rivela prezioso per l’Italia anche dal punto di vista delle prenotazioni su portali nostrani, garantendo un flusso di introiti sempre crescenti.

Ma gli Italiani stessi, rivolgendosi per i viaggi tanto per mete nostrane quanto per le estere a grandi siti italiani, contribuiscono notevolmente al progredire di questo mercato e al suo contribuire positivamente sulla nostra economia debole.

Seguono, come accennato, i giochi online, protagonisti indiscussi della net-economy del tricolore. Giochi semplici, sì, ma anche giochi d’azzardo, primo fra tutti il poker. In questo settore, a paragone di cifra tra i vari offerenti, primeggiano i casino online, sempre più frequentati in quest’ultimo anno, nonostante siano stati autorizzati e regolarizzati da ben poco tempo (Luglio 2011) dallo Stato.

Più in basso si trova il sesso, il quale conta un giro d’affari di circa 3 miliardi, tra abbonamenti e click di internauti amatori, che però mira a crescere ancora, e secondo le stime riuscirà a raddoppiarsi.

A indicarci questi dati ci pensa il portale NetBetCasino.it, leader dell’Internet Economy italiana, che in base ad uno studio realizzato appositamente, ha sottolineato che nel 2012 i mercati in questione tenderanno a crescere ancora di volume, a causa delle piattaforme sempre più user friendly che garantiscono una perenne attualità e una posizione di preminenza di Internet come luogo di accoglimento di tutte le esigenze e le necessità (economiche e non) del navigante.

Caterina Damiano