Leggero calo della benzina nel week-end

Il fine settimana si è concluso con un lieve calo dei prezzi della benzina, con il diesel, invece, in leggero aumento.

A praticare i prezzi più bassi sia di benzina sia di gasolio è stato Eni, a quota rispettivamente 1,834 e 1741, quest’ultimo in comune con Esso. Si trattava di prezzi raccomandati, variati solo da TotalErg (giù di 0,5 cent euro/litro su benzina e diesel) e Tamoil, che, però, ha fatto diminuire dello 0,5 solo la verde e che, per quanto riguarda la benzina normale, ha praticato il prezzo più caro del week-end: 1,857. Diesel più caro, invece, da Q8: 1,749.

Ovviamente, le stazioni no-logo rimangono le più competitive e propongono benzina a 1,735 euro/litro e gasolio a 1,609, così come le massicce promozioni sul self, davvero vantaggiose rispetto al “servito”.

A livello Paese il prezzo medio praticato della benzina, con servizio, va dall’1,832 euro/litro di Eni all’1,847 di Tamoil. Per il diesel si passa dall’1,735 euro/litro di Esso all’1,742 di Q8. Il Gpl e’ tra 0,819 euro/litro di Eni e 0,860 di TotalErg.

Vera MORETTI

Eni, Italgas e la beffa del gas che non c’è

di Davide PASSONI

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Chiedo scusa fin da subito ai lettori se occupo questo spazio con una vicenda di carattere privato, ma penso che possa servire a quanti sono nella mia situazione e che sia un esempio di cattiva Italia, di quell’Italia che noi di Infoiva non amiamo.

Tutto ha inizio con la mia richiesta al call center Eni in data 4 febbraio per attivare una nuova fornitura di gas nella mia nuova abitazione. Una fornitura esclusivamente per uso cottura, visto che nel condominio è installata una centrale termica comune che regola l’erogazione di gas per riscaldamento e acqua calda. E qui avviene il pasticcio irrimediabile. Quando, dopo parecchi giorni, ricevo per posta la copia del contratto precompilata, noto che l’utilizzo indicato è cottura+riscaldamento+acqua calda: un errore da parte dell’operatore che avrebbe condizionato tutto l’iter successivo.

Si dà il caso, infatti, che questa tipologia d’uso presume che il cliente abbia una caldaia installata in casa propria, cosa che implica la spedizione a Italgas, titolare della posa in opera del contatore, di alcuni allegati tecnici da compilare a cura dell’installatore della caldaia stessa. Peccato che, non avendo io la caldaia in casa, non posso far compilare ad alcuno questa documentazione. Mi reco presso uno store Eni e mi dicono che la variazione d’uso sarebbe stata fatta dopo l’invio della prima bolletta. Chiedo al customer care al telefono e ricevo la stessa risposta. Illuso, anticipo via fax il 6 marzo a Eni che avrei spedito la documentazione correggendo l’errore e senza gli allegati tecnici compilati dall’installatore (visto che non ero tenuto a farlo) e, il 9 marzo, spedisco il tutto ai due soggetti, via posta ordinaria a Eni, via raccomandata A/R a Italgas, come richiesto. Pensando che i due enti dialoghino tra loro. Illuso.

Attendo sereno che passino i 10 giorni lavorativi (!!) minimi dalla ricezione dei documenti che si prende Italgas per gestire la pratica di posa del contatore e, visto che nulla accade, comincio a chiamare il call center Eni. Sì, perché Italgas è un fortino inespugnabile: non un numero di telefono, di fax o un indirizzo e-mail da contattare per chiarimenti. Nulla. Alla faccia della trasparenza. Sorpresa. Da Eni mi dicono che la pratica è bloccata perché a Italgas mancano gli allegati tecnici. Provo a spiegare e rispiegare che ho spedito un fax, che questi allegati tecnici non li ho spediti perché non ho la caldaia in casa, chiedo loro di correggere l’errore sul contratto per fare in modo che Italgas capisca che questi allegati tecnici io non li devo produrre, ma niente. Prima mi viene detto ancora che la variazione d’uso sarebbe stata fatta dopo l’invio della prima bolletta; spiego che non avrò mai una prima bolletta, visto che nessuno mi installerà il contatore con questa impasse. “Inoltriamo la segnalazione“, mi dicono. Poi, da lì, almeno una chiamata ogni due giorni per due settimane, ogni volta con risposte diverse da parte dell’operatore: la segnalazione è in lavorazione, la segnalazione è in mano all’ufficio competente, bla bla bla. Fatto sta che l’impasse non si sblocca, il contatore non c’è, mia figlia di 3 anni mangia come può roba cotta con tanti disagi sull’unica piastra elettrica di casa.

Esasperato dai minuti passati al telefono, dalle volte in cui l’operatore del call center di Eni mi dice che ci sono aggiornamenti di sistema in corso per favore richiami tra un’ora, dalle risposte contradditorie, decido di rivolgermi a un gestore alternativo: tanto, penso, se la pratica di là è ferma, chissenfrega, la lasciamo morire. E invece no! Il gestore alternativo mi dice di sincerarsi che presso Italgas non sia occupato il mio PDR, ossia un codice univoco che identifica il punto fisico in cui il gas viene consegnato dal fornitore e prelevato dal cliente finale: perché loro possano procedere all’attivazione, non deve essere attiva alcuna richiesta di allaccio. Chiamo Eni e, naturalmente, scopro che il PDR è occupato dalla mia precedente richiesta. Chiedo di annullare tutto, richiesta di contratto e posa del contatore. “Mandi un fax“. Mando un fax in data 28 marzo e ricomincio le mie chiamate quotidiane al call center, per qualche giorno sentendomi rispondere “il fax è arrivato ma non è ancora stato lavorato“, fino a che il giorno 30 marzo un operatore mi dice che il PDR è libero. Via, si chiama il gestore alternativo. Che al momento di attivare la richiesta mi dice che il PDR è occupato. Furia. Richiamo il call center Eni col sangue agli occhi il 3 aprile e, per la prima volta dopo una dozzina e più di chiamate, trovo un operatore cortese e customer oriented che si sbatte per ricostruire tutta la vicenda (Maurizio, codice 18613: dategli un aumento, passatelo di grado) e, dopo avermi tenuto 28 minuti e rotti al telefono, scopre che, mentre da Eni il mio contratto è stato annullato, da Italgas è stata forzata l’attivazione in data 17 marzo, bloccando ancora PDR e tutto il resto.

Maurizio codice 18613 fa quello che è nelle sue possibilità segnalando l’assoluta urgenza dell’annullamento in toto della pratica e la necessità di contattarmi una volta fatto. Talmente urgente che richiamo il 5 aprile e mi sento rispondere che la pratica non è ancora stata gestita, “a questo punto se ne riparla dopo Pasqua“. E no, se ne riparla ora, su queste pagine, sui social network e ovunque si possa fare casino. Perché dopo ben 2 mesi sono stufo di pagare, io e la mia famiglia, per un errore fatto a monte dall’operatore che ha innescato una catena cui pare impossibile porre rimedio; per l’insipienza di tanti operatori telefonici che, più che la volontà di aiutare il cliente, cercano di chiudere la telefonata il più in fretta possibile e senza grane; per una società, Italgas, che nemmeno la Cia: scommetto che è più facile trovare online il numero di telefono di Barack Obama.

Signori, siamo nel 2012 e questa è la situazione dell’ex monopolista del gas in Italia, che si comporta come se fosse ancora il padrone del vapore, in barba al mercato libero. HAI UNA STORIA SIMILE? SCRIVIMI: direttore@ejournal.it. Più siamo, più possiamo.

E intanto continuo a cucinare sulla piastra elettrica.

Il week end nero dei carburanti

Benzina alle stelle. Non sarà meglio andare sull’eco e sull’elettrico?

Dopo gli ultimi rialzi di oggi (da parte di Eni, Esso, Ip e Q8) la verde si avvicina alla soglia degli 1,9 euro al litro: in particolare Ip (che ha alzato i listini di un centesimo) e Q8 (+0,5 cent) consigliano un prezzo di 1,896 euro al litro. E’ quanto emerge dalle rilevazioni di Staffetta Quotidiana, secondo le quali non si registrano movimenti sulla rete del diesel.

A causa dell’incremento della tassazione che si è verificato sui carburanti (scattato tra marzo 2011 e marzo 2012) lo Stato incasserà, da oggi in avanti, 9,8 miliardi di euro in termini annui. E’ quanto emerge dalle stime di Federconsumatori e Adusbef, considerando i rialzi di accise e iva su benzina e gasolio.

Il rincaro della benzina, accumulato dal primo marzo 2011 al 23 marzo 2012, quindi in poco più di un anno, è pari a 43 centesimi al litro, corrispondente ad una ricaduta di 516 euro in termini annui per automobilista. Per il gasolio la stangata è di 504 euro annui.

Il peso delle tasse sulla benzina è arrivato al 58%, rappresenta oltre un euro sul un litro di verde. E’ quanto fanno sapere Adusbef e Federconsumatori. Elio Lannutti, presidente di Adusbef, sottolinea che “in Italia abbiamo i costi della benzina più alti d’Europa. Sono una dozzina le tasse una tantum che pesano sui carburanti, dall’Abissinia ai terremoti”. Per Rosario Trefiletti, numero uno di Federconsumatori, “se scatterà un ulteriore aumento dell’iva il problema assumerà una dimensione mostruosa”.

Fonte | Ansa.it

Benzina alle stelle: quasi 2 euro al litro

di Vera MORETTI

La quota dei due euro sta per essere raggiunta: con un picco di 1,861 euro, presso i distributori IP, la benzina ha raggiunto un nuovo record, che certo non piace a nessuno. Il rialzo è notevole, di ben 4 centesimi, e la verde è sotto 1,8 euro soltanto in Veneto e Lombardia.
La media nazionale è salita a 1,826 euro/litro per la benzina (+0,8 centesimi) e a 1,761 euro/litro per il diesel (+0,2 centesimi).

La rilevazione, di Staffetta Quotidiana, informa inoltre che il market leader Eni stamattina ha effettuato il diciassettesimo rialzo dell’anno: +0,7 centesimi sulla benzina e +0,4 centesimi sul diesel (media a 1,766 euro/litro).
Rialzi anche da Esso, con prezzi che sono comunque al di sotto della media di mercato, ma che fa registrare +0,6 centesimi sulla benzina a 1,813 euro/litro.

Per quanto riguarda IP viene messo in evidenza che la compagnia del gruppo Apié in questo momento la più esposta agli umori dei prezzi e dei mercati internazionali, priva, fra l’altro, di attività di estrazione di idrocarburi“.

Venerdì il Cdm approva il dl sulle liberalizzazioni

”Finora il governo ha agito sul numeratore della crisi: i conti pubblici. Oggi – si legge nella relazione di accompagnamento alla bozza di decreto sulle liberalizzazioni, – è il momento di intervenire sul denominatore: la crescita. Che certo non si costruisce in laboratorio. La garantiscono, la assicurano, la realizzano i cittadini e le imprese”.

La bozza di 44 articoli prevede l’abrogazione di ”tutte le tariffe professionali, sia minime sia massime”, lasciando ”libera la contrattazione tra il professionista e il cliente”.

Un riduzione dei prezzi dell’assicurazione auto, annunciata ufficialmente anche dal ministro dello Sviluppo Corrado Passera, arriverà grazie allo sconto che dovrà essere applicato in caso di installazione sulla macchina della scatola nera (obbligo che sarà ora previsto per legge di una prassi in molti casi già adottata dal mercato).

Secondo le prime anticipazioni, inoltre, l’attesa Autorità per i trasporti viene fusa con l’Autorità per l’energia, dando vita ad una nuova Autorità per le reti incaricata, tra l’altro, di risolvere la delicata questione taxi, che appare ancora aperta. Al momento il testo prevede che sia proprio l’Authority (cui spetterà, come spiegato da Passera, anche il compito di decidere sullo scorporo o meno di Rfi da Ferrovie dello Stato) a determinare l’incremento del numero delle licenze e i nuovi orari più flessibili.Per il settore benzina, invece, si conferma lo stop ai contratti in esclusiva per i gestori degli impianti, cui viene garantita anche la possibilità di vendere prodotti non oil.

Ma sul fronte energetico arriva una novità ancora più sostanziosa: la bozza prevede infatti anche la separazione di principio di Snam da Eni.

Fonte: confesercenti.it

Liberalizzazioni: entro il 20 gennaio il decreto legge

Il governo accelera sulle liberalizzazioni: entro il 20 gennaio varerà il provvedimento con un decreto legge. Lo assicura il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Antonio Catricalà, che indica modi e tempi dell’atteso pacchetto per quello che il premier Mario Monti ha definito il ”disarmo multilaterale di tutte le corporazioni”. Un provvedimento che riguardera’ ”tutti i settori”, anche l’acqua, nonostante il referendum, ma dal quale sara’ esclusa la controversa separazione di Snam dall’Eni.

Un primo giro di tavolo sulle misure in cantiere potrebbe avvenire gia’ nel prossimo consiglio dei ministri che potrebbe essere convocato per il fine settimana. ”Ce la dobbiamo fare, c’e’ un documento che il presidente Monti ed io stiamo assemblando e che riguarda tutti i settori”, ha spiegato Catricala’ a ‘Porta a Porta’, spiegando che ”il premier ci mette le mani e la testa, personalmente porto la mia esperienza ma ci avvaliamo delle esperienze di tutti e soprattutto del ministro Passera”. Si dovranno inoltre ”consultare i partiti di maggioranza”, ha aggiunto Catricala’. Parlando dei singoli settori, il sottosegretario alla presidenza del consiglio ha annunciato che nel mirino delle liberalizzazioni finira’ anche l’acqua, nonostante il referendum contro la privatizzazione: ”pensiamo di fare modifiche che non vadano contro il risultato referendario ma non vogliamo che sia un escamotage” per aggirare la scelta degli italiani. Per le farmacie e per i notai e’ invece in arrivo un aumento della pianta organica. ”Bisogna consentire ai nostri cittadini di ottenere i giusti sconti”, ha spiegato Catricala’, sulle farmacie cosi’ come per i notai ”non si tratta di ampliare i mercati ma di ridurre i prezzi”. Per la benzina invece l’obiettivo del Governo e’ di ”creare una situazione per cui i gestori possano venderla insieme ad altri beni di consumo”. Sulle ferrovie ”bisognera’ intervenire sulle storture che avvantaggiano l’incumbent”, ma non e’ ancora chiaro come questo avverra’: ”ci saranno norme – si e’ limitato a dire – che aiuteranno la facilita’ di accesso” alla rete. Non ci sara’ invece la separazione dell’operatore della rete del gas Snam dall’Eni: ”non e’ una priorita”’, ha detto il sottosegretario, spiegando che ”esistono tanti altri rimedi che consentono alle imprese energivore di pagare meno il gas”. Cresce intanto la protesta da parte delle categorie che saranno colpite dalle liberalizzazioni. I tassisti oggi hanno protestato a Bologna e a Milano in attesa di una manifestazione nazionale a Roma prevista sabato. I commercianti alzano la voce contro la ‘deregulation’ gia’ in essere: ”Bastasse allungare gli orari per generare piu’ fatturato e prezzi più bassi saremmo anche noi favorevoli, ma non e’ così”, afferma il presidente di Confesercenti Marco Venturi. Gli avvocati con molta probabilita’ interverranno direttamente in Parlamento con i molti legali eletti. I farmacisti ricordano di avere gia’ dato e denunciano che ”le vere lobby – afferma la presidente di Federfarma Annarosa Racca – sono quelle dei grandi poteri economici. Delle multinazionali”. Intanto dal mondo sindacale il leader della Cisl Raffaele Bonanni sostiene l’azione del Governo e chiede di ”cacciare via lobby e corporazioni”. Mentre dalla politica il Pdl annuncia che inizieranno domani le riunioni di quattro tavoli di lavoro che si occuperanno di liberalizzazioni, oltre che di legge elettorale, di mercato del lavoro e del rapporto con l’Europa.

Fonte: Confesercenti.it

Le imprese italiane emigrano in Ticino e Romania

Tre o quattro buoni motivi per investire in Romania? Il livello della tassazione ora al 16%, il nuovo codice del lavoro, le condizioni attuali del mercato rumeno. La visita di Stato del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, è un’occasione preziosa per fare il punto sulle opportunità che offre il Paese e l’area dei Balcani nel suo complesso.

Sottolinea Luca Serena, presidente di Confindustria Romania e vicepresidente vicario di Confindustria Balcani “Al momento le aziende italiane registrate in Romania sono circa 30mila. Una presenza che non ha eguali nel mondo.Le aziende italiane contribuiscono per il 5% al pil rumeno, con un interscambio pari a 7,6 miliardi“. Il punto è rendere ancor più attrattivo il paese, “la competitività è il frutto di una serie di fattori che devono interagire“.
La crisi che si è abbattuta sull’economia rumena nel 2008 sembra archiviata in fretta, come mostra l’incremento dell’1,7% registrato nel primo trimestre del 2011.

Mentre nel Belpaese l‘iva sale al 21%, non vi è dubbio che aver ridotto dal 40% al 16% la tassazione sugli utili delle imprese in Romania è un elemento di notevole appeal. Il taglio delle tasse, in presenza di una manovra di contenimento del deficit da lacrime e sangue, è stato finanziato con l’emersione del lavoro nero e l’attrazione di ulteriori investimenti esteri, Il tutto all’insegna della massima flessibilità. Quanto alle prospettive di mercato, quello rumeno è un grande mercato di assorbimento.

L’Enel è il primo operatore energetico del paese, con un investimento di oltre un miliardo di euro“, rimarca Serena.
Occorre poi mettere nel conto i 9 miliardi dei fondi strutturali europei da spendere nei prossimi tre anni. Nell’intera area balcanica l’Italia è esposta per 10miliardi di euro“. Solo in Romania Confindustria rappresenta ormai circa 700 aziende associate, tra cui Enel, Eni, Intesa San Paolo e Unicredit tra le altre.

Marco Poggi