Imprese femminili, c’è ancora molta strada da fare

Quando si parla di pari opportunità, parità di genere e imprese femminili, spesso il mondo dell’imprenditoria, ancor più se piccola o media, ha ancora parecchia strada da fare. Una conferma arriva dai dati dell’Osservatorio dell’Imprenditoria femminile di Unioncamere-InfoCamere – aggiornati a fine giugno 2014 – e dalle indicazioni del Sistema informativo Excelsior, di Unioncamere e ministero del Lavoro. Dallo studio appare chiaro che a pesare maggiormente sulle prospettive delle imprese femminili, restano le difficoltà legate alla solitudine decisionale in cui spesso le imprenditrici si trovano a operare, insieme alla frequente insostituibilità della figura dell’imprenditrice stessa nei processi di lavoro e nei rapporti con il mercato.

Secondo quanto emerge da questi dati, ancora a metà del 2014 le imprese femminili rappresentano solo il 21,4% dell’universo delle imprese operanti in Italia (sono circa 1,3 milioni su un totale di poco più di 6) e danno lavoro al 45,23% degli occupati dipendenti, 7,6 milioni sul 16,6.

La notizia incoraggiante, invece, è che le imprese femminili stanno affrontando la crisi con decisione e creatività. Intanto, creano nuove imprese a un ritmo superiore alla media: +0,73% l’aumento del numero di imprese femminili registrato nel periodo aprile-giugno 2014, contro una variazione media complessiva dello 0,42%.

Inoltre, nel 2014 si è ampliata la quota di assunzioni per le quali i datori di lavoro considerano irrilevante il genere del candidato: 52,8% rispetto al 48,5% del 2010. Questo significa che le donne lottano ad armi pari con gli uomini per entrare nel mercato del lavoro.

Il 70,5% delle imprese femminili (912.664 su 1.294.880) si concentra nei settori dei servizi alla persona, sanità, istruzione, agricoltura, commercio e turismo, intrattenimento. Costruzioni, fornitura di energia elettrica, trasporti ed estrazione di minerali fanno registrare invece un tasso di femminilizzazioni inferiore al 10%.

Parlando di territorio, le imprese femminili si concentrano prevalentemente al Sud: Molise, Basilicata e Abruzzo hanno un tasso di femminilizzazione superiore al 25%, mentre i valori più bassi si registrano in quattro regioni del Centro-Nord (meno del 20% del totale). La provincia più rosa è quella di Benevento, con il 30,52% di imprese guidato da donne, quella meno rosa è Milano (16,3%).

Parlando di età delle imprese femminili, il 65,7% di loro è nato dopo il 2000 (contro il 60,3% della media complessiva), e solo il 12,4% è nato prima del 1990 (contro il 16,6% della media). Il 65,5% delle attività è impresa individuale e il 69,5% conta unicamente sulla titolare o al massimo un addetto e il 94,2% non supera la soglia dei 5 addetti.

Secondo il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, “l’impresa femminile si conferma meno strutturata e più sottodimensionata rispetto alla media, e per questo ha ampi margini di sviluppo che vanno colti per ridare slancio all’occupazione e alla crescita. Va sostenuto e promosso il desiderio di tante donne, capaci e qualificate, che guardano all’impresa e al mercato come un’opportunità per essere protagoniste del proprio progetto di vita. Il sistema camerale mette a disposizione strumenti mirati allo sviluppo di questi progetti con iniziative per la formazione, l’accesso al credito, l’internazionalizzazione”.

Imprese, saldo negativo ma in miglioramento

Il bilancio rimane negativo, ma sembra che le imprese italiane si stiano lentamente riprendendo.

La rilevazione trimestrale sulla nati-mortalità delle imprese di Movimprese, condotta per conto di Unioncamere da Infocamere, ha infatti reso noti i dati relativi al primo trimestre 2014.
Il saldo parla di 24.490 imprese in meno, ma, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, quanto all’appello mancavano 31mila imprese, la situazione è senz’altro migliorata.

Ciò è dovuto al rallentamento delle cancellazioni, 10mila in meno rispetto al 2013, che ha ovviamente compensato il lieve calo delle iscrizioni.
Per questo, lo stock delle imprese esistenti a fine marzo si attesta a 6.012.366 unità, di cui 1.390.064 (il 23,1%) artigiane.

Dal punto di vista delle forme giuridiche, il contributo positivo più consistente al saldo è venuto dalle imprese costituite in forma di società di capitali (+9.387 unità nel trimestre, in lieve aumento rispetto al 2013). Saldo positivo (+557 unità) anche per le altre forme, che per la maggioranza sono costituite da imprese cooperative.

Tutte le regioni hanno presentato saldi negativi, ad eccezione del Lazio, stabile, ma le percentuali peggiori sono quelle di Friuli Venezia-Giulia (-1,17%), Marche (-0,81%) e Piemonte (-0,78%).

Tra i settori, saldi positivi si registrano unicamente nelle attività di noleggio, agenzie di viaggio e servizi alle imprese (+1.817 unità, per una crescita superiore all’1%), nell’assistenza sociale (+332) e nella fornitura di energia (+213).

Rispetto al trimestre 2013, pur continuando a far registrare un segno “meno” davanti al proprio saldo, i tre settori più numericamente più consistenti dell’economia evidenziano tutti un’inversione di tendenza, con perdite dello stock più contenute rispetto a dodici mesi fa: le costruzioni (-0,98% contro -1,40%), il commercio (- 0,45% contro -0,59%) e le attività manifatturiere (-0,65% contro -0,88%).

Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere, ha commentato: “La riduzione delle chiusure è un segnale positivo, le imprese cominciano ad avvertire che il vento dell’economia sta cambiando e cercano di restare aggrappate al mercato per cogliere le opportunità di rilancio dei consumi. E’ evidente, però, che l’incertezza del quadro complessivo resta elevata e induce ancora tanti italiani a rimandare i loro progetti imprenditoriali. I provvedimenti economici in via di definizione devono sgombrare il campo da questa incertezza e restituire fiducia a chi vuole scommettere sull’impresa. Le riforme allo studio non solo devono essere fatte con urgenza, ma devono essere fatte bene e per durare. Agli imprenditori di oggi e di domani, più che gli incentivi, servono norme più stabili e più semplici. Solo così si torna ad avere fiducia e dunque a investire, a creare occupazione e a crescere”.

Vera MORETTI

Google e Unioncamere unite per digitalizzare le pmi

Una collaborazione fertile, quella tra Google e Unioncamere, che vede l’impegno, da parte di entrambi, nella digitalizzazione delle aziende anche grazie all’assegnazione di 104 borse di studio a giovani che per 6 mesi avranno l’opportunità di operare all’interno di 52 Camere di Commercio e affiancare le piccole e medie imprese nel loro percorso di digitalizzazione.

Questa importante iniziativa rientra nel progetto di Google e Unioncamere “Made in Italy: Eccellenze in Digitale”, patrocinata dal Ministero dello Sviluppo Economico e che si inserisce all’interno della campagna e-Skills for jobs della Commissione Europea.

Il progetto prevede la formazione di laureandi o neolaureati in grado di favorire la digitalizzazione delle PMI di oltre 50 aree in cui sono stati individuati prodotti di eccellenza del Made in Italy.

Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere, ha commentato così il progetto: “Dopo l’esperienza pilota realizzata nel 2013, decolla oggi una nuova e più articolata iniziativa che coinvolgerà i territori a maggior presenza di produzioni di punta del nostro made in Italy. Già il progetto Distretti sul web dello scorso anno ci ha rivelato che quando si mette in moto la creatività, la voglia di fare innovazione e la capacità di rimboccarsi le maniche si possono dare risposte concrete sia ai nostri ragazzi, sia alle nostre imprese, tante delle quali hanno una vera e propria ‘sete’ di strumenti che siano in grado di renderle più competitive. E’ tempo di lanciare il cuore oltre la crisi, immaginando – è questo l’obiettivo concreto che ci poniamo – di portare sul web tutte le eccellenze che fanno grande ed unico il made in Italy”.

Ha aggiunto Fabio Vaccarono, country mangino director di Google in Italia: “Siamo convinti che il digitale possa giocare un ruolo fondamentale nella crescita economica del nostro Paese promuovendo, tra le altre cose, le eccellenze dall’artigianato e dall’agroalimentare Made in Italy sui mercati internazionali. Le cento borse di studio annunciate oggi rappresentano un importante tassello di questo progetto che, grazie alle competenze dei giovani digitalizzatori, aiuterà le piccole e medie imprese italiane a essere più competitive cogliendo le opportunità offerte dal web. Il progetto pilota sviluppato lo scorso anno ha dimostrato che le aziende che si aprono al digitale riescono a far cresce il proprio business e a far conoscere l’eccellenza italiana nel mondo. Google è un alleato fondamentale delle imprese del Made in Italy per vincere nell’economia digitale”.

Carlo Calenda, viceministro allo Sviluppo Economico, ha infine dichiarato: “L’iniziativa è eccezionalmente coerente con gli obiettivi che ci siamo dati e gli strumenti che abbiamo messo in campo per aumentare il grado di internazionalizzazione del nostro sistema imprenditoriale. Vogliamo aumentare di oltre 20mila unità il numero delle PMI stabilmente esportatrici e agire su competenze digitali e potenzialità del canale e-commerce: significa aggredire una delle aree in cui le nostre imprese si mostrano in ritardo rispetto ai concorrenti internazionali. Scontiamo un gap dimensionale: aggiornare le conoscenze delle piccole imprese è proprio quello che stiamo facendo con il roadshow promosso dal Ministero (a cui partecipa attivamente lo stesso sistema delle Camere di Commercio), per rendere consapevoli le PMI che i mercati offrono enormi possibilità di crescita e che le aziende possono contare su strumenti di supporto pubblico ai processi di internazionalizzazione”.

Vera MORETTI

Sempre più italiani dai compro oro

La crisi porta a rinunciare al superfluo, anche a quello che, fino a poco tempo fa, superfluo non lo era.

Un esempio? Gli italiani, per trovare liquidità subito disponibile, in molti casi hanno deciso di mettere mano a gioielli e oggetti d’oro per venderli e ricavarne cash. D’altra parte, i negozi di compro oro stanno crescendo come funghi, a riprova che questa triste tendenza si sta espandendo a macchia d’olio e, finché sarà così, significa che la crisi non è ancora superata.

I dati, a questo proposito, parlano chiaro: si tratta di 200 tonnellate di oro, pari a circa 8 miliardi di euro, che 17 milioni di italiani hanno deciso di vendere.

Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere, ha dichiarato: “L’esplosione dei compro-oro è un fenomeno di nascita recente e per questo non ancora ben identificato al quale il sistema camerale ritiene si dedichino circa 12mila attività.  La notevole offerta di metallo prezioso, proveniente dal 28% circa degli italiani, ha avuto la conseguenza di dare grande impulso al loro giro d’affari, tanto da rendere l’Italia un paese esportatore di oro pur non avendo miniere aurifere. Si tratta però di un tipo di attività da tenere sotto osservazione, perché può nascondere casi di ricettazione, di riciclaggio, di economia illegale. Le Camere di commercio, che già svolgono funzioni di vigilanza e controllo sul settore dei metalli preziosi, sono disponibili ad operare per rendere trasparente il mercato dei compro oro e per dare a consumatori e forze dell’ordine gli elementi utili per il contrasto a fenomeni deviati“.

Vera MORETTI

2013 positivo per l’edilizia sostenibile

E’ stato pubblicato il rapporto “Il Partenariato Pubblico e Privato e l’edilizia sostenibile in Italia nel 2013“, come sempre curato da Unioncamere, e realizzato in collaborazione con CRESME Europa Servizi.

Presentato a Roma durante lo svolgimento di un convegno di Unioncamere, il rapporto ha confermato le difficoltà in cui versa il settore dell’edilizia, ed in particolare del mercato delle opere pubbliche.
Al contrario, il comparto relativo all’edilizia sostenibile sta attraversando un momento positivo e per questo rappresenta una concreta opportunità di occupazione e di investimenti.

Soffermandoci sulle opere pubbliche, in sofferenza sono sia quelle di sola esecuzione, sia quelle che riguardano il settore del Partenariato Pubblico e Privato, su cui tanto si punta per rilanciare la spesa infrastrutturale del paese.

Le difficoltà del PPP, dopo il crollo degli importi in gara del 2012 (-41%), persistono anche nel 2013 (-34%) e all’origine della frenata vi sono da un lato le difficoltà di accesso al credito, che hanno determinato il crollo del mercato delle grandi infrastrutture di importo unitario elevato, dall’altro permangono diverse criticità legate all’intero percorso decisionale, tecnico e realizzativo.

Parallelamente, nel 2013, al crollo del mercato delle grandi infrastrutture si contrappone una fase di crescita della domanda di interventi di importo medio-grande, trainato da interventi di riqualificazione urbana, con tassi di crescita degli importi in gara del 10% per l’intero mercato e superiori al 30% per le sole operazioni di PPP. Rientrano in questa fascia dimensionale il maggior numero di iniziative di PPP di riferimento per l’edilizia sostenibile.

Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere, ha commentato così i dati: “In un mercato come quello delle opere pubbliche, ancora fortemente in crisi, lo sviluppo sostenibile e la tutela dell’ambiente sono leve importanti per rimettere in moto investimenti e occupazione. E’ un ambito che coinvolge asset strategici del Paese e che riguarda interventi indispensabili per mettere in sicurezza i nostri territori: i beni culturali, il riassetto di comparti urbani, l’edilizia scolastica e sociale, le strutture dedicate al tempo libero, al turismo. E’ una strada da percorrere con convinzione mettendo insieme le forze di tutti. Il sistema camerale è oggi impegnato a promuovere la filiera dell’edilizia sostenibile attraverso Unionfiliere e vuole essere ancora di più protagonista di questa partita. Non solo come punto di osservazione del mercato, ma anche come soggetto facilitatore dell’incontro tra domanda e offerta e sostenitore di quella ‘cultura della realizzazione’ che da sempre è propria delle Camere di commercio”.

Vera MORETTI

ScuolaLavoro porta gli studenti in azienda

Grande successo per la seconda edizione di ScuolaLavoro, che ha permesso a 3mila giovani in tutta Italia di venire a stretto contatto con il mondo concreto del lavoro, quello al quale, lo speriamo, presto apparterranno.

Tra i consigli dispensati alle future leve, degno di nota è stato “Apri la tua mente, organizzati e non aver paura di fallire”, che oggi, come non mai, è di strettissima attualità.
In un periodo di crisi come questo, infatti, rimanere sempre aggiornati ed osare si rivela spesso la mossa vincente.

Il progetto era stato diviso in due tranche.
Alla prima, uno stage avvenuto l’estate scorsa, hanno partecipato 1.400 studenti provenienti dalle scuole superiori, dagli istituti tecnici superiori e dalle Università.
I giovani prescelti, dopo aver dimostrato una certa padronanza della lingua inglese, hanno potuto fare la loro prima esperienza lavorativa in una realtà estera o italiana ma con continui contatti con l’estero.

Altri 1.600 studenti, poi, hanno potuto, nel corso del mese di ottobre, vedere da vicino la realtà d’impresa, nell’ambito del JobDay.
In pratica, in linea con un metodo di orientamento di provenienza anglosassone noto come “job-shadow”, i ragazzi sono entrati in stretto contatto con le problematiche che possono insorgere durante una tipica giornata lavorativa. Questo è potuto accadere grazie ad un affiancamento di un lavoratore in azione: imprenditore, professionista, artigiano o manager a seconda dei casi.

Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere, ha commentato così il progetto: “Tirocini e stage sono una delle vie maestre per trovare un lavoro al giorno d’oggi. Lo sono anche per capire le inclinazioni, per scegliere una strada di studio o di lavoro confacente alle aspettative e alle peculiarità dei nostri ragazzi. Per questo il sistema camerale è fortemente impegnato sul fronte dell’alternanza scuola-lavoro, affinché, con le armi più affilate, ovvero la determinazione e la consapevolezza di se stessi, i nostri ragazzi possano costruirsi il futuro”.

Il progetto ScuolaLavoro è presente anche su Facebook, dove, con brevi interviste realizzate via Skype, i giovani partecipanti hanno postato le loro esperienze.

Non si tratta, comunque, dell’unico progetto che vede protagonisti giovani e scuole, perché Unioncamere promuove anche il premio Scuola, Creatività e Innovazione, nato per aiutare i giovani a esercitare le proprie capacità creative e innovative in un’ottica di business.

Il concorso nazionale è accreditato dal ministero dell’Istruzione tra le iniziative che contribuiscono alla valorizzazione delle eccellenze degli studenti delle scuole secondarie superiori e che è diventato un’istituzione nel settore, anche grazie al numero dei partecipanti che aumenta anno dopo anno.

Nell’ultima edizione sono stati 2.150 gli alunni partecipanti, 320 i progetti iscritti, 286 gli istituti scolastici coinvolti in 86 province italiane. Un’opportunità straordinaria per imparare a lavorare in “squadra”, osando con concretezza, ed acquisire la consapevolezza che le idee e i sogni possono trasformarsi anche in progetti di business da sviluppare in un’ottica imprenditoriale.

Vera MORETTI

La green economy contro la crisi

Di dubbi, Ermete Realacci di Fondazione Symbola e Ferruccio Dardanello di Unioncamere, ne hanno ben pochi: la green economy e le sue molteplici potenzialità, ci salveranno dalla crisi.

I due hanno dichiarato in coro: “La green economy, è un nuovo paradigma produttivo che esprime, nel nostro Paese, la parte propulsiva dell’economia. Dall’inizio della crisi, nonostante la necessità di stringere i cordoni della borsa, più di un’impresa su cinque ha scommesso sulla green economy. Che è stata, quindi, percepita come una risposta alla crisi stessa, e non ha deluso le aspettative“.

A testimoniarlo, i dati di GreenItaly 2013, il rapporto annuale di Unioncamere e Fondazione Symbola che racconta le eccellenze della green economy nazionale e che è stato presentato a Milano presso la sede di Expo 2015.
Dal 2008, infatti, hanno investito, o lo faranno entro la fine dell’anno, in tecnologie green per ridurre l’impatto ambientale ben 328mila aziende italiane appartenenti ai settori dell‘industria e dei servizi, che corrispondono al 22% del totale.

E proprio da queste imprese quest’anno arriverà il 38% delle assunzioni totali, segnale che l’economia green non solo traina il mercato italiano, ma crea anche buone opportunità di lavoro. Se si considerano, poi, le assunzioni destinate a ricerca e sviluppo, la percentuale si alza fino al 61,2%.

Ha dichiarato Ferruccio Dardanello: “GreenItaly ci racconta di un’Italia che sa essere più competitiva e più equa, perché fondata su un modello produttivo diverso. In cui tradizione e innovazione, sostenibilità e qualità si incrociano realizzando una nuova competitività. L’Italia non una delle vittime della globalizzazione ma, anzi, un Paese che ne ha approfittato per modificare profondamente la propria specializzazione internazionale, modernizzandola, proprio grazie alla green economy. Creando valore aggiunto in settori in cui ci davano per spacciati e creando nuove specializzazioni in altri settori, in cui siamo oggi leader. L’Expo 2015 è un’occasione unica per presentare al mondo questo modello di sviluppo e l’Italia come suo autorevole paladino. Se vogliamo che questo modello vincente contagi tutto il nostro sistema produttivo, dobbiamo sostenerlo. Anzitutto liberandolo dagli ostacoli che incontra lungo il cammino, primo fra tutti l’eccesso di burocrazia. E poi con politiche industriali e fiscali più green: nelle tecnologie, nella formazione, nella tassazione del lavoro, nel credito, negli investimenti“.

Altri interessanti numeri arrivano dal rapporto, giunto ormai alla sua quarta edizione: il 42% delle imprese manifatturiere che fanno eco-investimenti esporta i propri prodotti, contro il 25,4% di quelle che non lo fanno.
Il 30,4% delle imprese del manifatturiero che investono in eco-efficienza ha effettuato innovazioni di prodotto o di servizi, contro il 16,8% delle imprese non investitrici.
Il 21,1% delle imprese manifatturiere eco-investitrici ha visto crescere il proprio fatturato nel 2012, tra le non investitrici è successo solo nel 15,2% dei casi.

Cosa significa ciò? Semplicemente che la green economy aiuta ad aver maggior successo anche all’estero, oltre che ad aumentare produttività e reddito.

Anche i dati relativi all’occupazione giovanile sono incoraggianti, poiché il 42% del totale delle assunzioni under 30 programmate quest’anno dalle imprese dell’industria e dei servizi con almeno un dipendente, verrà fatto proprio da quel 22% di aziende che fanno investimenti.

Sostengono Unioncamere e Symbola: “Non stiamo parlando, evidentemente, di un settore dell’economia, ma di un tracciante verde che percorre il sistema produttivo italiano e che, a ben guardare, delinea il ritratto più fedele del nuovo made in Italy“.

I settori che maggiormente si sono dimostrati sensibili ed attenti all’economia green, sono
il comparto alimentare (27,7% contro una media del complesso dell’industria e dei servizi del 22%), quello agricolo (49,1%), il legno-mobile (30,6%), il settore della fabbricazione delle macchine ed attrezzature e mezzi di trasporto (30,2%), e poi tessile, abbigliamento, calzature e pelli (23%).

Il Nord del Paese si sta dimostrando più partecipativo in questo senso, con 170mila imprese sul totale delle 327mila, ossia il 52% del totale.
Di queste, 94mila sono al Nord Ovest (28,7%) e circa 75.600 nel Nord-Est (23,1%).
Aziende verdi si trovano anche al Sud, con 93.500 imprese (28,5%), mentre nel Centro si fermano a 64.800 (19,8%).

Per quanto riguarda la distribuzione a livello regionale, spicca la Lombardia, dove le aziende green sono più di 60mila, ovvero il 18% delle imprese green di tutto il Paese.
Segue il Veneto con 30.670 imprese che puntano sull’eco-efficienza (9,4%), terza posizione a pari merito davanti all’Emilia-Romagna e il Lazio, dove sono presenti, in ciascun territorio, poco più di 28mila imprese (8,6%).
Seguono Piemonte, Campania, Toscana e Puglia, rispettivamente con 23.690, 22.540, 21.440 e 20mila imprese attente alle loro performance ambientali. E quindi troviamo la Sicilia, a quota 19.760, e le Marche, che si attestano a 9.830 imprese green.

Ha dichiarato Ermete Realacci: “Non sarà certo la politica economica dell’Adda passà ’a nuttata, per dirla con De Filippo, a tirarci fuori dalla crisi. L’Italia deve affrontare i suoi mali antichi, che vanno ben oltre il debito pubblico e che la crisi ha reso ancora più opprimenti: le diseguaglianze sociali, l’economia in nero, quella criminale, il ritardo del Sud, una burocrazia spesso persecutoria e inefficace. Deve rilanciare il mercato interno, stremato dalla recessione, dall’austerità e dalla paura. E deve saper fare tesoro della crisi per cogliere le sfide, e le opportunità, della nuova economia mondiale. Lo deve fare scommettendo sull’innovazione, la ricerca, la qualità, la green economy, per rinnovare il suo sapere fare, la sua vocazione imprenditoriale e artigiana. L’Italia, insomma, deve fare l’Italia. La prossima Expo di Milano, pensata dopo la crisi, può essere anche la prima esposizione mondiale della green economy“.

Vera MORETTI

Calano le imprese, ma è boom di imprenditori under 35

Il saldo tra aperture e chiusure di imprese nel terzo trimestre è stato sì positivo per quasi 13mila unità, ma anche il più basso degli ultimi dieci anni e delle quasi 300mila imprese nate tra inizio anno e la fine di settembre, più di un terzo hanno alla guida uno o più giovani con meno di 35 anni. A dispetto della crisi, la voglia di mettersi in gioco per i giovani connazionali non manca nemmeno in un periodo storico economicamente drammatico come questo.

Come dimostra un’indagine di Unioncamere, presentata in occasione della 138/a assemblea delle Camere di Commercio, contro ogni previsione la culla di questa rinnovata vitalità è il Sud Italia, dove ha sede il 38,5% delle nuove piccole o micro imprese giovanili. I settori maggiormente in voga tra gli imprenditori under 35 sono il commercio (20,5%), l’edilizia (9,4%) e la ristorazione (5,6%). «C’è una generazione di giovani che non si rassegna a lasciare l’Italia, né si arrende al vento della protesta ma si rimbocca le maniche – ha affermato il presidente di Unioncamere Ferruccio Dardanelloe guarda con coraggio al domani. Sono giovani che escono dal mondo della scuola ma anche, spesso per colpa della crisi, dal mondo del lavoro e che hanno trovato la forza di puntare su un’idea e sulle proprie competenze. A questi italiani dobbiamo intanto dire grazie ma soprattutto creare le condizioni per aiutarli a realizzare il loro progetto di vita. Abbiamo il dovere di dare loro un paese più moderno, più efficiente e più credibile. Senza dimenticare però le difficoltà in cui versano le famiglie e le aziende che si vedono ridurre ulteriormente gli impieghi da parte delle banche. L’Italia ha bisogno di energie e talenti».

Digitali per crescere, progetto rivolto alle pmi

L’Agenda Digitale rappresenta una delle prerogative senza le quali è difficile pensare di stare al passo con i tempi.

Per questo, Digitali per crescere, il progetto promosso da Microsoft Italia con il sostegno dei ministeri dell’Istruzione e dello Sviluppo economico e che annovera, tra i suoi partner strategici, Unioncamere, molte prestigiose università, Poste Italiane e Intel, si pone come obiettivo di creare laboratori sparsi in tutta Italia che possano far decollare l’innovazione.

Carlo Purassanta, amministratore delegato di Microsoft Italia, ha dichiarato: ”Nasce come un progetto a più voci attraverso la collaborazione tra attori pubblici e privati. Vuole promuovere su tutto il territorio una cultura dell’innovazione funzionale ad un vera ripresa”.

Si chiameranno Laboratori di Esperienza Digitale (Led) e permetteranno a giovani e Pmi di ”toccare con mano il valore strategico delle nuove tecnologie e del Cloud Computing, strumenti di crescita democratica per qualsiasi tipo di azienda”.
L’iniziativa prevede, oltre ai laboratori, anche la costituzione del portale Digitalipercrescere.it in cui verranno condivise tutte le esperienze e i casi di successo, verrà fatto un ‘check up’ sul grado di innovazione dell’azienda, e dedicherà una sua parte alle modalità di finanziamento e ai programmi di accelerazione per start up e giovani imprenditori.

I primi progetti verranno realizzati in 13 Regioni italiane, e in questi giorni è stato inaugurato quello “pilota”, un laboratorio di Torino, ma nei prossimi mesi vedranno la luce anche altri spazi a Milano, Roma, Napoli, Padova, Bari, Pisa e in altre città del nord, centro e sud Italia.

Franco Bassanini, presidente di Cassa Depositi e Prestiti, ha voluto sottolineare: ”Penso che questa iniziativa sia strategica per il Paese. Sulla Rete devono essere fatti gli investimenti necessari per non fare perdere al Paese la competitività, come sta avvenendo. Siamo al penultimo posto in Europa per disponibilità di banda ultra larga da parte nelle scuole, è fondamentale l’alfabetizzazione digitale, una radicale riforma della didattica scolastica che consenta un uso completo di Internet. Altrimenti crescerà l’abbandono scolastico”.

Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere, ha aggiunto: ”Siamo felici di collaborare a questo progetto, le Pmi che utilizzano i servizi digitali registrano una crescita due volte più grande rispetto alle altre”.

Mentre per Vincenzo Pompa, Amministratore delegato di Postecom, l’iniziativa ”crea un’unica filiera di soggetti legati alla ricerca e all’impresa che possono fare sistema”.

Carlo Parmeggiani, direttore Public Sector di Intel, ha commentato: ”Simili iniziative favoriscono concretamente formazione, creatività e imprenditorialità di coloro che rappresentano il futuro della nostra società”.

Vera MORETTI

Dardanello: sì alla riforma delle Province

Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere, ha voluto esprimere il favore, da parte del sistema camerale, circa la riforma della Costituzione.

In particolare, i tempi sembrano ormai maturi perché venga reso esplicito, nella Carta, anche il riconoscimento delle Camere di Commercio quali enti di autonomia funzionale, richiamate anche nella relazione presentata al Parlamento dalla Commissione per le Riforme costituzionali.

Inoltre, Dardanello ha espresso parere positivo riguardo l’impianto della legge di riforma delle Province e delle Città metropolitane.

Su questo i vertici del Ministero degli Affari regionali e quelli di Unioncamere hanno condiviso, in un incontro a Roma, l’opportunità di prevedere, all’interno del disegno di legge di riordino delle competenze dei diversi livelli di governo sul territorio, attualmente in discussione in Parlamento, una norma che valorizzi le autonomie funzionali, nel rispetto dei principi della sussidiarietà, adeguatezza e differenziazione.

Vera MORETTI