Pubblicata la nuova Guida ai contratti di locazione

Unioncamere ha lavorato a stretto contatto con le associazioni degli inquilini Sunia, Sicet e Uniat per redigere la Guida ai contratti di locazione, distribuita in 5mila copie e reperibile presso 30 sportelli delle principali sedi territoriali delle tre associazioni.

Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere, ha presentato il lavoro così: “Dalla collaborazione con le associazioni degli inquilini è nato uno strumento prezioso per quanti si apprestano a stipulare un contratto d’affitto, ovvero vogliono essere aggiornati sulla normativa in vigore e sui reciproci diritti e doveri. La Guida potrà di sicuro contribuire anche a risolvere situazioni irregolari, a tutto vantaggio della trasparenza e legalità dei rapporti tra le parti”.

Soddisfatti anche il segretario generale del Sunia Daniele Barbieri, il segretario generale del Sicet Guido Piran e il Presidente Uniat Augusto Pascucci, i quali hanno voluto rimarcare che “da questa collaborazione esce un testo di contratto tipo e una serie di utili e approfonditi allegati che forniscono, a chi si accinge a stipulare e rinnovare una locazione abitativa, strumenti di facile utilizzo e di efficace tutela con regole indispensabili per dare certezze economiche e normative, legalità e regolarità fiscale a tutte le parti contraenti e al riparo da prevaricazioni e clausole vessatorie”.

In allegato alla guida, è stata introdotta, per la prima volta, la clausola di mediazione, che prevede la possibilità per locatori ed inquilini di farsi assistere dalle rispettive associazioni in caso di contenzioso.
Il Decreto del Fare, infatti, aveva introdotto l’obbligatorietà di mediazione anche per il condominio e per questo Unioncamere sta lavorando anche alla predisposizione di contratti-tipo dedicati a questa materia, diretti a sistematizzare tutto quanto riguarda le pulizie condominiali, la manutenzione degli ascensori, l’installazione e manutenzione di impianti elettrici e di riscaldamento, nonché i contratti riguardanti l’amministrazione del condominio.

L’attività di regolazione del mercato e tutela dei consumatori, che sottende la predisposizione dei contratto-tipo di locazione e di quelli del condominio, rientra tra le competenze istituzionali delle Camere di Commercio, presso le quali sono presenti apposite commissioni che si occupano di controllare anche la presenza di clausole vessatorie nei contratti tra imprese e consumatori.

Sono ben 50 i nuovi contratti approvati dal sistema camerale tra il 2007 e il 2012, e, tra questi, 19 sono riferiti al settore dei servizi, 7 a quelli del commercio, 10 a quello immobiliare, 2 a quello edile, 3 all’artigianato, 6 in materia di turismo e trasporti, 3 relativi alla subfornitura.

Ad oggi, inoltre, 93 Camere di Commercio hanno aderito all’iniziativa nazionale e sono collegate tramite il portale Contratti-tipo.camcom.it, dove sono pubblicati anche tutti i contratti tipo, i pareri resi sulle clausole inique e i codici di condotta condivisi a livello nazionale.
In totale sono state visitate quasi 2 milioni di pagine del sito web e sono stati effettuati circa 600mila download di file di contratti, con un incremento del +320% del numero di utenti nei primi otto mesi 2013 rispetto all’analogo periodo del 2012.

Vera MORETTI

A New York sono 128 i ristoranti davvero italiani

Per combattere la contraffazione dei prodotti e delle ricette italiane, Unioncamere ha organizzato un veri e proprio tour tra i ristoranti cosiddetti italiani che spopolano nella Grande Mela.

Questa tappa newyorkese, in realtà, ha portato buoni frutti, tanto che ora sono saliti a 128 gli ambasciatori dei veri sapori italiani. I ristoranti risultati “in regola” sono stati fregiati del marchio “Ospitalità Italiana, Ristoranti italiani nel mondo”, che certifica la qualità e soprattutto l’italianità della cucina.

Con soddisfazione, Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere, ha dichiarato: “Oggi abbiamo consegnato 74 nuove targhe ad altrettanti ristoranti di cucina italiana che tengono alta la bandiera dei nostri prodotti agroalimentari portando a 128 il totale dei ristoranti riconosciuti sul mercato Newyorchese. Siamo stanchi come italiani di vedere sfruttato l’Italian sound, simbolo di eccellenza del mangiare e del bere, da operatori che di italiano non offrono nulla“.

Conquistare la targa non è facile e, quindi, non è per tutti: occorre, infatti, dimostrare di rispettare un disciplinare che obbliga ad avere menù, cuochi e personale anche italiani e soprattutto una percentuale consistente di vini, oli e ricette del nostro Paese.

Il marchio Ospitalità Italiana è stato istituito nel 1997, in collaborazione con Isnart e le Camere di Commercio italiane all’estero, ed oggi conta oltre 6.500 strutture certificate in Italia e quasi 2.000 ristoranti italiani nel mondo.

Per orientarsi nelle migliaia di locali che si vantano di offrire piatti italiani, dunque, è sufficiente utilizzare il marchio come “bussola” , senza dimenticare che in questo modo è possibile difendere il Made in Italy e far conoscere la reale bontà dei prodotti e delle ricette del Belpaese.

Vera MORETTI

Il lago trionfa nell’estate 2013

L’estate è ormai un ricordo ma, prima di archiviarla del tutto, l’Osservatorio Nazionale del Turismo di Unioncamere ne ha voluto fare un bilancio approfondito, alla luce dei dati relativi a tutta la stagione, settembre compreso.

Contrariamente a quanto ci si aspettava, non si tratta di soli segni negativi, come invece era accaduto nel 2012. Rispetto all’anno scorso, infatti, il 2013 ha registrato segnali di ripresa sia a luglio (+2,2%), sia in agosto (+3,3%), con, rispettivamente, il 64,4 e il 74% delle camere occupate.

A stupire non sono solo i numeri, per i quali ci si aspettava una vera e propria debacle, ma anche le destinazioni scelte dai turisti che hanno scelto il Belpaese come meta delle vacanze: niente “pinne, fucile ed occhiali”, o comunque meno del previsto, mentre una vera e propria impennata ha interessato laghi e città d’arte.

Non si può certo dire che il Sud e le sue incantevoli spiagge sia stato snobbato, ma l’incremento maggiore arriva dal Nord Est e dal Centro, che hanno saputo meglio soddisfare le esigenze di coloro che desideravano proposte diverse da spiagge e mare cristallino.

Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere, ha commentato positivamente questo inaspettato trend: “Questa estate le nostre imprese hanno finalmente visto i primi ritorni sugli investimenti effettuati in questo lungo periodo di crisi. Certo, non possiamo ancora parlare di ripresa, soprattutto in termini economici. Il nostro sistema di offerta, che continua a proporsi all’estero con la qualità e l’unicità dell’ospitalità italiana, registra, infatti, una risposta positiva da parte dei mercati stranieri. In Italia poi la contrazione dei consumi per la vacanza si sta arrestando, forse anche grazie alla prospettiva di una minore tassazione sui beni primari come la casa”.

A gioire non sono solo gli hotel, (+2,3% a luglio e +3,6% ad agosto, ma anche le strutture extra-alberghiere (+2,2% a luglio e +3,1% ad agosto).

In brusca frenata si è però conclusa l’estate, con il mese di settembre in calo dell’1,2% per le camere occupate, ferme perciò al 36,5%, ma hanno saputo “tenere” gli hotel di categoria alta, che vantano clienti affezionati che, anno per anno, rinnovano i loro soggiorni presso le strutture preferite.
Gli hotel, c’è da riconoscerlo, hanno saputo offrire proposte allettanti ai potenziali turisti, contenendo i prezzi dei loro 4 e 5 stelle, in controtendenza con l’aumento degli 1 e 2 stelle (+4,1%).

A distinguersi dalla media in tutto il periodo sono le imprese ricettive del Nord Est, che occupano il 71,1% delle disponibilità a luglio (+4,5%), il 78,6% ad agosto (+4%) e il 38,9% a settembre (-3,5%). Buone anche le performance delle imprese ricettive del Centro che, con un’occupazione camere in linea con la media generale, recuperano rispetto al 2012 soprattutto nel mese di settembre (37,9%, +6,5%).

Se la zona del Nord Ovest ha saputo confermare i risultati della scorsa estate, non si può affermare lo stesso per Sud ed Isole, che devono fare i conti con una stagione meno brillante, in lieve flessione a luglio (-0,5%), in ripresa ad agosto (+2,0%), ,a in sensibile calo a settembre (-6,9%).

Scettro per il gradimento maggiore nei mesi estivi rispetto alle proprie disponibilità di alloggio spetta al lago: 83,5% le camere vendute in luglio e 87,2% quelle d’agosto, con tassi di crescita davvero sensibili rispetto agli stessi mesi dell’anno precedente (+9,3% a luglio, +12,9% ad agosto).

Al mare, dove le imprese vedono un recupero più moderato (+2,7% a luglio, +3,2% ad agosto), luglio vede occupate il 68,7% delle camere, mentre si registra l’80,5% ad agosto.

In discreta crescita anche le città d’arte italiane, che realizzano a luglio il 63,4% (+2,5%), ad agosto il 68,3% (+4,2%) e prolungano la stagione estiva fino a settembre, occupando il 47,7% delle camere (+7%).

Le aree di campagna del turismo verde confermano i risultati a luglio (54,2%, -0,6% rispetto al 2012) e settembre (32,4%, -0,3%), mentre nel mese di agosto, con il 64,4% di camere occupate, recuperano del +2,6%.

Nelle località termali, dove l’occupazione camere si attesta al 52,8% a luglio (-0,4%) e solo al 63,2% ad agosto (-4,1%), si recupera sullo scorso anno solo nel mese di settembre (42,1%, +3,9%).

Pollice verso, invece, per la montagna, con tassi di occupazione sempre in calo: 55% a luglio (-3,2%), 67,9% ad agosto (-4,2%), 28,1% a settembre (-1,9%).

Questa situazione si riflette anche andando ad analizzare le tipologie ricettive, dove il calo più sostanzioso si registra nei rifugi alpini (-9,9,% a luglio, -5,4% ad agosto, -7,2% a settembre) mentre si confermano tra le imprese extralberghiere i risultati positivi dei villaggi turistici (+14,3% a luglio, +12,5% ad agosto, +8,4% anche a settembre).

Vera MORETTI

Accordo tra Acri e Unioncamere per le imprese artigiane

E’ stato firmato da Acri con Unioncamere e le due associazioni di riferimento per le imprese artigiane, Cna – Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa e Confartigianato Imprese, un accordo che decreta una vera e propria alleanza con il mondo dell’artigianato artistico da parte delle Fondazioni di origine bancaria e che avverrà a livello territoriale.

Questa intesa è stata presentata in occasione della tavola rotonda “L’Artigianato artistico. Tra memoria e innovazione, nuovi orizzonti per l’occupazione giovanile”, alla quale sono intervenuti Giuseppe Guzzetti, presidente dell’Acri; Giampiero Maracchi, presidente della Commissione Artigianato Artistico dell’Acri e dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze; Giorgio Aguzzi, vicepresidente nazionale di Cna – Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa; Giorgio Merletti, presidente di Confartigianato Imprese; Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere, Flavio Zanonato, ministro dello Sviluppo economico.

A quest’ultimo è stato dato l’incarico di chiudere i lavori: “L’artigianato è un settore fondamentale per il nostro sistema produttivo, che va adeguatamente supportato e valorizzato, soprattutto in questo momento di forte crisi. La figura dell’artigiano, proprio perché legata alla tradizione, oggi può offrire un prodotto unico, di alta qualità, personalizzato e riconoscibile. Per questo occorre puntare sempre più su un’idea nuova di fare impresa, che passa anche attraverso la valorizzazione del mondo artigiano e artistico. Al contempo, è necessario favorire percorsi formativi che mettano i giovani nella condizione di apprendere professionalità qualificate e di cimentarsi in un settore che può offrire loro significativi sbocchi occupazionali. L’altro punto di forza consiste nel riuscire a fare rete, creare alleanze strategiche tra tecnici, ritrovarsi in piattaforme digitali. In questa direzione va il Protocollo d’intesa siglato oggi che io apprezzo molto”.

L’accordo si è reso indispensabile a causa di una profonda crisi del settore artigianale, che, tra il 31 marzo del 2009 e il 31 marzo di quest’anno, è calato del 7,15%: erano 88.335 quattro anni fa, sono 82.023 nel 2013.
Colpevole di questa debàcle è la crisi economica ma anche la globalizzazione, anche se a mancare è il passaggio di consegne tra generazioni: ultimamente, infatti, sono in forte diminuzione i rapporti di continuità tra maestro ed allievo, con il rischio di “perdere per strada” alcune conoscenze basilari.

Ma non è tutto perduto, perché la capacità italiana di creare il bello rimane immutata ed inimitabile e si spera che la crisi riporti i giovani a lavorare a “bottega”, rivalutando così gli antichi mestieri, oggi un po’ disprezzati in nome del progresso e della tecnologia.

Il progresso e l’innovazione, però, non vanno trascurate neppure in un settore che più di altri si fonda sulla tradizione, soprattutto quando si tratta di guardare ai paesi esteri.
La costituzione dell’accordo, infatti, è stata voluta da Acri proprio per promuovere un progetto di internazionalizzazione alla base del futuro delle imprese artigiane.

Per questi motivi, è stata costituita un’apposita Commissione dedicata all’Artigianato artistico, che gestirà il rapporto con Unioncamere e delle due associazioni di categoria, Cna – Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa e Confartigianato Imprese, per favorire progetti di formazione e nuove forme di apprendistato utili all’inserimento nel mondo del lavoro per i giovani che vogliano impegnarsi nell’artigianato artistico.

Ecco le parole dei fautori di questo accordo.
Giuseppe Guzzetti: “Le nostre Fondazioni operano per valorizzare la storia e la cultura locale e per promuovere i territori di competenza, con particolare attenzione al futuro delle nuove generazioni in termini di formazione rivolta alla creazione di opportunità di lavoro. Dal canto loro, le organizzazioni che con noi firmano questo protocollo hanno al riguardo una forte convergenza di obiettivi. Insieme studieranno sistemi opportuni di formazione dei giovani per i singoli settori dell’artigianato artistico, anche attraverso uno specifico protocollo d’intesa con il Miur, che stiamo predisponendo, a cui ciascuna Fondazione potrà ispirarsi secondo le specifiche vocazioni del territorio di riferimento. Promuoveremo rapporti di cooperazione tra i rispettivi associati, e in collaborazione con il Ministero del lavoro, al fine di individuare forme innovative di apprendistato rivolte alla preparazione dei giovani nel comparto dell’artigianato artistico. Attraverso il rapporto con l’UEAPME (l’organizzazione che rappresenta a livello europeo gli interessi dell’Artigianato e delle Pmi dell’Unione Europea) sosterremo, inoltre, progetti di formazione anche mediante lo scambio di giovani fra i territori di competenza delle Fondazioni e gli altri paesi europei con analoghi progetti”.

Giorgio Aguzzi: “La crisi che stiamo attraversando è fondamentalmente una crisi di valori la cui declinazione ha condotto a un’interpretazione materialistica e utilitaristica dei mezzi e dei fattori di produzione, attribuendo in particolare alla finanza l’ordine a cui sottomettere il giudizio sul singolo individuo e sulla società. La crisi, quindi, non può essere risolta che riorientando la scala dei valori e chiedendo all’uomo un mutamento di mentalità e di condotta. È ora di restituire valore al lavoro fatto con le mani e con il cervello, con perizia artigianale, e di guardare al passato per ricostruire il nuovo su basi solide. È ora di ripartire da Efesto, mitologico dio lavoratore, orgoglioso del proprio fare. Ecco quindi come l’artigianato artistico raggruppando una gamma completa di professionalità che hanno in comune la specificità del “saper creare”, del “saper produrre” e del “saper intervenire” sul bene culturale può significare un’opportunità per la ripartenza del nostro sistema economico. Le imprese di questo settore vanno sostenute come modello e vanno messe nelle condizioni di investire sulle persone. Il protocollo siglato con l’Acri rappresenta una interessante modalità per investire sui giovani focalizzando l’attenzione verso un mondo che può offrire occupazione e può rappresentare una straordinaria leva di crescita economica se messo in sinergia con il turismo”.

Giorgio Merletti: “L’artigianato artistico costituisce un grande patrimonio culturale ed economico e rappresenta nel mondo l’emblema del gusto, della creatività, dell’unicità del prodotto made in Italy. Il “fatto ad arte”, per la sua capacità di essere pezzo unico e su misura, è per l’Italia un’enorme risorsa creativa e reattiva contro l’omologazione del gusto indotta dalla globalizzazione e rappresenta la difesa della memoria, dell’identità e della diversità. Ma l’artigianato d’arte è anche tra i settori a maggiore rischio d’estinzione, a causa degli alti costi d’impresa, delle difficoltà burocratiche e degli oneri nella trasmissione dell’attività e nella formazione dei giovani, dei problemi nella commercializzazione e del fenomeno della contraffazione”.

Ferruccio Dardanello: “Il nostro modello di sviluppo è fatto di imprenditorialità diffusa, distretti, filiere, reti, territorio. In questo modello, economia della conoscenza e competenze manuali e artigianali non si escludono, ma si integrano tra loro nel segno della qualità. Perché nella piccola e media impresa, la prima radice della conoscenza viene dal “saper fare”. Nonostante i duri colpi della crisi, questo modello sta dimostrando di essere la base su cui si può far crescere una nuova stagione di sviluppo sostenibile, inclusivo e innovativo. Non dobbiamo tradirlo, andando dietro ai miti della specializzazione produttiva o del gigantismo imprenditoriale a tutti i costi. Al contrario, dobbiamo a tutti costi valorizzare il patrimonio inestimabile delle nostre tradizioni manifatturiere e il modo migliore per farle vivere è investire sui giovani, fin dalla scuola. Il nostro augurio è che questo protocollo segni un passaggio importante su questa strada”.

Giampiero Maracchi: “Il protocollo d’intesa che abbiamo firmato oggi ci impegna in un’azione di grande responsabilità nei confronti delle future generazioni, chiamate a vivere in una società che vede fortemente cambiati i propri parametri, anche eticomorali, e che, pur nella precarietà del momento, deve recuperare l’affezione per il proprio lavoro che oggi viene visto, purtroppo, quasi unicamente come il motivo per garantire il proprio sostentamento. Se penso alle origini delle corporazioni artigiane, nate anche per assicurare una certa sicurezza sociale ai propri componenti (che potevano farne parte solo dopo una certa selezione) oltre che per tramandare i saperi più raffinati, ecco allora che abbiamo una seconda responsabilità. Ed è nei confronti della storia recente che ha visto impattare un faticoso sforzo di crescita e di progresso contro una congiuntura drammatica che rischia di annullare i progressi fatti negli ultimi 50 anni. Una terza responsabilità l’abbiamo, infine, anche nei confronti delle generazioni passate che hanno saputo costruire un Paese ricco di talenti, di genio, di competenze che hanno la loro sintesi più alta proprio nell’artigianato d’arte. Che questo accordo sia davvero il primo passo per un risveglio, forte e rigoglioso, di tante energie e intelligenze che la crisi non ha eliminato, ma solo narcotizzato”.

Vera MORETTI

Per gli stranieri, il turismo è Made in Italy

Italia regina delle mete vacanziere 2013. In tempi di crisi, che costringono quasi la metà degli italiani a rinunciare alle ferie, ci pensano gli stranieri ad affollare spiagge e siti culturali del Belpaese.
Attratti anche dall’alta qualità dell’enogastronomia Made in Italy, i turisti scelgono il nostro mare e le nostre montagne per staccare la spina e dedicarsi a divertimento e relax.

A confermare questa tendenza c’è l’Osservatorio nazionale sul turismo di Unioncamere e Isnart nella sua indagine sul turismo organizzato internazionale: un terzo dei viaggi venduti dai tour operator internazionali che hanno l’Italia nei propri cataloghi hanno come meta finale proprio il Belpaese.

Insomma, anche se i valori sono ancora inferiori rispetto al periodo precedente la crisi, si registra, per questa estate 2013, un incremento di 3 punti percentuali rispetto all’anno passato, salendo così al 30%, contro il 38% del 2008.

Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere, ha dichiarato a proposito: “La domanda di viaggi e vacanze, dicono gli operatori internazionali, e’ sempre più esigente. L’Italia, che nell’immaginario collettivo e’ la terra della bellezza, della cultura e della unicità delle proprie produzioni, deve continuare a investire sulla qualità, che è la strada maestra per assicurarsi il gradimento dei turisti internazionali“.

Ma cosa spinge il turista straniero a varcare i nostri confini?
Prima di tutto, il binomio, sempre vincente, cultura-enogastronomia (secondo il 60-64% dei tour operator internazionali), poi la sua storia (41%), il patrimonio naturalistico-ambientale (29%) e lo stile di vita italiano (26%).
Queste caratteristiche hanno sbaragliato, almeno per quest’anno, Francia e Spagna.

Questo successo, comunque, dipende molto dal peso che l’Italia ha nei diversi mercati.
Ad esempio, il Belpaese rappresenta oltre la metà della quota di venduto sul totale dei viaggi organizzati quest’anno dai turisti olandesi (l’anno scorso arrivava al 26%), il 48% di quelli australiani (14 punti percentuali in più del 2012), il 47% di quelli statunitensi (+12 punti percentuali), il 45% di quelli russi (era il 28% l’anno scorso), il 43% di quelli argentini (+7 punti percentuali), il 41% dei canadesi (11 punti in più), il 37% dei giapponesi (in aumento di 9 punti percentuali).

E se l’estate 2013 non è ancora entrata nel clou, c’è già chi pensa a quella dell’anno prossimo, con previsioni di stabilità per quanto riguarda le mete preferite,, da parte del 73% dei tour operator internazionali che vendono viaggi e vacanze nel nostro Paese, mentre un operatore su quattro considera possibile un‘ulteriore crescita.

Belle sorprese potrebbero arrivare dai Paesi del Nord Europa, tra i quali l’Austria, la Danimarca, la Svezia e la Norvegia, oltre alla Cina e alla Corea.

Vera MORETTI

MedDiet promuove la dieta mediterranea

E’ stata presentata a Roma l’iniziativa MedDiet – Dieta Mediterranea e valorizzazione dei prodotti tradizionali, che vede protagonista la dieta mediterranea e sei Paesi che, sul mediterraneo, si affacciano: Italia, Grecia, Spagna, Egitto, Tunisia e Libano.

La dieta mediterranea, dopo essere stata riconosciuta patrimonio dell’umanità dall’Unesco, dunque, diventa centro di un progetto che durerà trenta mesi e vedrà collaborare Unioncamere con il Centro servizi promozionali per le imprese della Camera di commercio di Cagliari, l’Associazione nazionale Città dell’olio, il Forum delle Camere di commercio dell’Adriatico e dello Jonio ed altri 9 partner dei diversi Paesi coinvolti.

L’iniziativa è partita dal gennaio 2013 ed è finanziata dall’Unione Europea nell’ambito del programma Enpi Cbc Med il cui budget totale sfiora i 5 milioni di euro.

Lo scopo principale del progetto è quello di aumentare la consapevolezza che la dieta mediterranea sia parte integrante di uno stile di vita, costituito da “un insieme di competenze, conoscenze, pratiche e tradizioni che vanno dal paesaggio alla tavola”, che, partendo dalla terra e il mare, finiscono nei nostri piatti.

Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere, ha presentato il progetto, la cui vera forza “sta nel partenariato: una rete delle reti che coinvolge le città dell’olio, le Camere di commercio italiane ed estere, quelle del Mediterraneo, dell’Adriatico e dello Ionio, di Beirut e di Monte Libano, di Messinia e di Tunisi, le associazioni di categoria e gli istituti di ricerca. La rete è un fattore strategico per realizzare il programma di lavoro e per dare un effetto moltiplicativo agli eventi e alle attività che verranno organizzare per coinvolgere milioni di consumatori e di imprese, ma anche le istituzioni politiche dell’intero bacino del Mediterraneo”.

Attraverso MedDiet verranno attivate iniziative che serviranno a valorizzare e ad avvicinare alle produzioni alimentari tradizionali.
Tra le attività previste:

  • una massiccia campagna promozionale che coinvolgerà non solo i paesi partner ma anche tutti quelli del bacino mediterraneo. Saranno organizzati 8 eventi a carattere internazionale in cui brochure, flyer, gadget racconteranno il progetto e i principi della Dieta Mediterranea. A tal fine è previsto anche un sito web multilingue, collegato ai principali social network, in cui il consumatore potrà trovare le informazioni necessarie;
  • un sistema di conoscenze condiviso, che comprenderà una biblioteca digitale contenente studi sui benefici per la salute della Dieta Mediterranea, l’elenco dei prodotti anche tradizionali e l’elenco delle buone pratiche;
  • corsi di formazione in 120 scuole dei Paesi partner che coinvolgeranno 1.200 insegnanti e quasi 5mila alunni delle scuole primarie e secondarie in 120 progetti pilota;
  • iniziative di educazione nutrizionale che vedranno 15mila consumatori coinvolti in 45 progetti pilota;
  • sperimentazione di un Certificato di Qualità MedDiet con lo scopo di aumentare la capacità delle Camere di commercio e delle organizzazioni di categoria dei Paesi partner di incoraggiare le Pmi, in particolare i ristoranti che proporranno alimenti coerenti con un’autentica Dieta Mediterranea;
  • visite studio delle best practice della Ue sulle politiche, misure e iniziative che riguardano la salvaguardia dei prodotti alimentari e appartenenti alla Dieta mediterranea per 90 funzionari delle istituzioni politiche di Egitto, Libano e Tunisia.

Vera MORETTI

Missione Qatar per il Piemonte

Il Piemonte sta per volare in Qatar, per una “missione” molto importante.
Dal 6 al 9 maggio, infatti, ben 16 imprese regionali parteciperanno a Project Qatar, evento di punta per le aziende che si occupano di arredamento e design, ma anche di edilizia, che si svolge a Doha.

La partecipazione a questo avvenimento fa parte del Progetto Integrato di Filiera (PIF) Progettare Costruire Abitare gestito da Centro Estero per l’Internazionalizzazione (Ceipiemonte) su incarico di Regione Piemonte, Unioncamere Piemonte e Camere di Commercio di: Torino, Novara, Cuneo, Vercelli, Verbano Cusio Ossola, Alessandria.

Roberto Cota, presidente della Regione Piemonte, ha dichiarato a proposito: “Il Qatar è un’area di notevole interesse per la filiera dell’edilizia: ammonta infatti a 60 miliardi di dollari l’investimento previsto per le infrastrutture. La parte più consistente sarà destinata alla realizzazione della metropolitana di Doha e all’alta velocità, ma molte altre sono le opere in programmazione. Questo mercato è quindi tra le aree a cui dedichiamo particolare attenzione attraverso il nostro progetto per la filiera dell’edilizia, nella consapevolezza che le aziende piemontesi sapranno proporre progetti competitivi e di eccellenza”.

Project Qatar rappresenta, anche per Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere, “l’occasione ideale per presentare prodotti, servizi e sviluppare opportunità d’investimento, partenariati e forme di collaborazione industriale. Dunque un’occasione importante per il Piemonte, la cui presenza quest’annosi inserirà all’interno della partecipazione italiana coordinata dall’ufficio ICE di Dubai, in collaborazione con l’Italian Business Council di Doha”.

Il Qatar, come ha anche confermato Alessandro Barberis, presidente della Camera di Commercio di Torino, rappresenta una vera e propria fucina di opportunità per le pmi italiane, e in particolare piemontesi, tanto che, in questi due ultimi anni, sono stati firmati 2 Memorandum, uno con la Qatar Chamber of Commerce and Industry e uno con la Qatari Business Association.
Ha commentato Barberis: “Anche grazie alla partecipazione di buyer qatarini a eventi in Piemonte, negli anni le relazioni imprenditoriali si sono quindi intensificate, consentendo alle nostre imprese di aggiudicarsi commesse interessanti, come gli ordini del valore di oltre 120.000 euro assegnati a Nova Siria, di Roletto in provincia di Torino, produttrice di sistemi di giunzione, riparazione e derivazione per condotte terrestri e marine”.

Giuseppe Donato, presidente di Ceipiemonte, ha specificato che: “Tre delle aziende presenti, Mottura, Oscam, Scam, sono habitué alla fiera e operano sul mercato locale già da diversi anni tramite partner individuati in occasione di partecipazioni precedenti. Per le altre questo rappresenta un debutto che permetterà loro di proporsi a distributori, rivenditori o partner commerciali di tutta l’area del Golfo. Le aziende potranno inoltre contare su ulteriori occasioni di business grazie a un fitto programma di incontri b2b, in orari fuori fiera, messo a punto sulla base delle singole caratteristiche aziendali, dall’ufficio di collegamento in loco”.

Vera MORETTI

L’economia del mare resiste alla crisi

Durante la prima edizione degli Stati Generali delle Camere di commercio sull’economia del mare appena svoltasi a Gaeta nell’ambito della 6^ edizione dello Yacht Med Festival, sono stati evidenziati, dai partecipanti, alcuni obiettivi comuni su cui focalizzarsi.

Tra questi, quelli più urgenti sono risultati:

  • evidenziare il valore reale dell’Economia del mare; promuoverne il riconoscimento a livello istituzionale e il ruolo delle Camere di Commercio per il suo sviluppo;
  • mettere a sistema i progetti e le risorse della rete camerale italiana e implementare una policy di sistema;
  • orientare l’Economia del mare verso uno sviluppo economico, sociale e ambientale che sia sostenibile e integrato.

A tal proposito, Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere, ha dichiarato: “L’economia del mare è come un ‘cuore blu’ che pulsa al fondo del sistema produttivo del Paese. Una risorsa strategica straordinaria che in questi anni di crisi ha continuato a battere anche a ritmi più veloci rispetto al resto dell’economia. Abbiamo il dovere di assecondare e alimentare questo battito per sostenere i territori e aiutare l’Italia a ritrovare il percorso della crescita. Il sistema camerale, con gli stati generali dedicati all’economia del mare, ha raccolto una sfida importante sui cui si impegna ad affiancare il mondo delle imprese e delle associazioni e a lavorare con le altre istituzioni per rafforzare un pezzo del tessuto economico nazionale che è fondamentale per l’innovazione e la sostenibilità del nostro modello di sviluppo”.

Durante il meeting è stato presentato il 2° Rapporto sull’Economia del Mare, realizzato da Unioncamere con il contributo tecnico di CamCom-Universitas Mercatorum, che fotografa come il comparto “blu” dell’economia italiana contribuisca in una percentuale massiccia alla produzione di ricchezza e occupazione: per ogni euro di valore aggiunto prodotto direttamente, il mare ne attiva quasi altri due nel resto dell’economia.

Inoltre, nonostante la crisi, nel periodo 2009-2011 l’economia del mare ha dimostrato di saper resistere sia per quanto riguarda l’occupazione, sia per quanto riguarda l’imprenditoria.
Infatti, a fronte della perdita totale nel periodo di 97.000 posti di lavoro (-0,4%), l’economia del mare si è mossa in controtendenza, segnando un incremento stimato di 11.000 unità (+1,4%).
Un fondamentale impulso è stato dato dalle attività di ricerca ma anche da turismo.
Per quanto riguarda le imprese, nel triennio 2010-2012 il tessuto imprenditoriale (costituito da circa 210mila imprese) è aumentato di quasi 7.000 unità, ad un ritmo quindi del 3,4%, decisamente superiore allo 0,1% osservato per il totale dell’economia

Parlando di numeri, il contributo al valore aggiunto prodotto nel nostro paese dalle filiere riconducibili all’economia del mare, ammontava nel 2011 a 41,2 miliardi di euro con una incidenza sul totale della capacità di produrre ricchezza del 2,9%, ovvero quasi il doppio di quanto prodotto dal comparto del tessile, abbigliamento e pelli (21 miliardi) o delle telecomunicazioni (22 miliardi), e quasi il triplo di quello del legno, carta ed editoria (poco meno di 15 miliardi).

Il 45% del totale, che corrisponde a circa 19 miliardi, deriva dai settori più tradizionali, come la cantieristica e i trasporti di merci e persone seguiti da quelli della filiera ittica e dell’industria estrattiva marina.
Poco meno di un terzo si riferisce alle attività legate al turismo cui si deve il 37% del valore aggiunto creato dal comparto, mentre, segue, ma a una certa distanza, il “terziario avanzato” rappresentato dalla ricerca, regolamentazione e tutela ambientale e che contribuisce a quasi un quinto della ricchezza prodotta complessivamente dal sistema economico legato al mare.

Per quanto riguarda l’occupazione, sono quasi 800mila i lavoratori dell’economia del mare, ovvero il 3,2% dell’occupazione totale a livello nazionale e superiore, di 200mia unità, del settore formato dalla chimica, farmaceutica, gomma, materie plastiche e minerali non metalliferi (600mila occupati; 2,4% del totale economia), e 160mila in più rispetto a quella dei servizi finanziari e assicurativi (circa 640mila unità, pari al 2,6% degli occupati totali).

All’interno di questo settore, forte è la presenza di coloro che lavorano nelle attività ricettive e della ristorazione, che è pari al 36% del totale, equivalente a 287mila lavoratori, molti dei quali stagionali. Seguono coloro che lavorano nei cantieri (17%, poco più di 135 mila occupati), nella filiera ittica (12%, poco più di 95mila occupati), e le attività sportive e ricreative (8% pari a più di 61mila occupati).

La maggiore concentrazione di lavoratori nel settore si trova nelle regioni del Centro-Sud, 60% del valore aggiunto e 64% in termini di occupati, grazie soprattutto alla centralità che assume in alcune regioni come il Lazio, la Sicilia, la Campania e la Puglia.
Al Nord la Liguria è la regione trainante, seguita da Lombardia e Veneto, che insieme assorbono all’incirca un quarto di ricchezza e di occupazione ascrivibile alle attività connesse al mare (rispettivamente 26 e 23% del totale nazionale).

In termini di sviluppo territoriale, i dati mostrano come tra le regioni solo in Liguria il valore aggiunto prodotto dell’economia del mare incida per oltre il dieci percento sull’economia regionale (l’11,9%). Tra le province, l’incidenza maggiore si riscontra a Livorno, dove il 15,7% del valore aggiunto del territorio è dovuto all’economia del mare.

Vera MORETTI

Unioncamere e Eutelsat insieme per la banda larga

E’ stato firmato un protocollo d’intesa tra Unioncamere e Eutelsat Italia che si pone come obiettivo quello di diffondere la Banda Larga a tutte le imprese, anche quelle di piccole e piccolissime dimensioni, ubicate nelle zone più remote del Paese.

Le micro e piccole aziende che ancora sono in Digital Divide e che per questo spesso si trovano tagliate fuori dall’internazionalizzazione e da tutto ciò che riguarda innovazione e crescita, potranno, grazie a questo accordo, ricevere una soluzione tecnologica avanzata e capace di permettere loro di entrare in contatto con realtà più grandi ed evolute.

Non si tratta di un’operazione particolarmente invasiva, perché l’installazione prevede solo l’utilizzo di una parabola che serva ad ottenere collegamenti veloci alla Rete, cosa impossibile tutt’oggi per il 4,4% della popolazione italiana e centinaia di migliaia di imprese.
Le regioni maggiormente interessate al progetto, anche a causa delle caratteristiche ortografiche del territorio, saranno Molise, Calabria, Basilicata e Abruzzo al Sud e Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia, Piemonte e Veneto al Nord.

Unioncamere contatterà direttamente le Camere di Commercio delle zone interessate e proporrà anche bandi per l’erogazione di voucher alle imprese per l’installazione dei supporti di collegamento.

Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere, ha voluto commentare l’iniziativa: “L’accesso diffuso, veloce e poco costoso alle risorse informative della rete è ormai un asset indispensabile per competere sui mercati, soprattutto per le imprese di micro e piccole dimensioni che costituiscono la struttura portante dell’economia dei territori italiani. Questo accordo potrà favorire la riduzione del digital divide che penalizza fortemente una grande fetta del tessuto imprenditoriale italiano, dislocato nelle aree più difficili da raggiungere dalle infrastrutture terrestri necessarie alla banda larga. E potrà permettere a migliaia di micro-attività economiche di continuare ad assicurare una funzione essenziale, quella di contribuire alla tenuta sociale dei territori, garantendo una risposta capillare alla domanda di servizi”.

Dal canto suo, Renato Farina, Amministratore Delegato di Eutelsat Italia, ha dichiarato: “Siamo molto orgogliosi di questo importante accordo con Unioncamere, massima espressione istituzionale dell’impresa italiana. Il protocollo conferma l’impegno del KA-SAT al servizio dello sviluppo economico del Paese, dimostrando ancora una volta che il satellite ha un ruolo basilare nel superamento di quelle barriere che ancora impediscono la connessione a Internet e di conseguenza una paritetica e democratica possibilità di espansione per molte aziende. Soprattutto per le più piccole, spesso isolate sul territorio e fonte di grande impulso creativo e innovativo, l’accesso ai servizi a Banda Larga satellitare può rappresentare una risorsa per le loro attività con sistemi agili, economici e performanti”.

Vera MORETTI

Credit crunch: spada di Damocle per le imprese italiane

Unioncamere ha effettuato un’indagine per capire come si sta evolvendo il rapporto tra le banche e le imprese italiane.
Ciò che è emerso è preoccupante e riguarda anche le imprese esportatrici.

Se, infatti, finora erano state risparmiate dal razionamento del credito, ora il credit crunch è diventato un temibile nemico anche per loro, segnale che la crisi è tutt’altro che diminuita, come ha confermato anche Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere: “La crisi che ancora attanaglia il Paese e la legittima domanda di credito delle imprese hanno bisogno di risposte che non possono essere più rinviate. E’ indispensabile una visione che chiami in causa un sistema integrato di garanzia dove operatori pubblici e privati lavorino in sinergia”.

La flessione dell’erogazione di credito bancario che ha interessato il periodo tra giugno 2011 e giugno 2012 è pari al 2,5% ed ha portato gli impieghi del settore produttivo ad una contrazione da 1.003 a 978 miliardi di euro.
Se, da un lato, la concessione di crediti è diminuita, soprattutto al Nord, sia nelle regioni orientali (-3,1%) che occidentali (-3,4%), dall’altro è aumentata la rischiosità del credito in tutto il Paese.
In particolare, il volume delle sofferenze delle imprese è passato da circa 73 miliardi di euro di giugno 2011 ad oltre 85 miliardi a giugno 2012 (+16,4%).

Un altro dato allarmante, che si basa su un campione di 2.500 aziende su tutto il territorio nazionale, mostra che meno della metà delle imprese riesce sempre a far fronte al proprio fabbisogno finanziario: il 49,3% dichiara di poterlo fare, ma a volte con difficoltà o ritardo.

La causa principale di ciò è la riduzione del fatturato, ma anche la presenza di entrate irregolari o imprevedibili, oppure sicure ma in ritardo.
Proprio la difficoltà nel far quadrare i conti ha portato il 25,6% delle imprese a rivolgersi con più assiduità alle banche, anche se ciò non ha certo portato ad un incremento dell’ammontare del credito.
Ad ottenere quanto richiesto è stato solo il 13,9% delle imprese.

Per far fronte alla mancanza di liquidità, sono arrivati a sostegno delle pmi i contributi a fondo perduto per l’incentivo dello sviluppo imprenditoriale e quelli in conto interessi per l’abbattimento degli oneri bancari.
Sono questi gli strumenti di sostegno che il sistema produttivo mostra di apprezzare di più. Il gradimento per questi strumenti nasce anche dalla mancata conoscenza delle misure di sostegno pubblico (in particolare i Fondi di garanzia per i pagamenti della PA e i Fondi di rotazione per la patrimonializzazione delle aziende).

Alto anche il consenso all’attività dei consorzi di garanzia fidi (il 77,5% delle imprese interpellate si dichiara infatti soddisfatto dell’attività dei Confidi), senza i quali, afferma il 28% del campione, non sarebbe stato possibile ottenere il finanziamento bancario richiesto.
I Confidi inoltre, per il 15,8% delle imprese, consentono di “spuntare” costi ed oneri più vantaggiosi, assicurano maggiore trasparenza nel rapporto con la banca (7,6%), e consentono di ridurre i tempi di attesa del finanziamento (8,6%).

Anche il comparto agrario è in grave affanno e anche in questo settore il credit crunch si fa sentire.
A confermare questa preoccupante tendenza è Cia-Confederazione italiana agricoltori, che ha commentato i dati resi noti da Ismea, che segnalano una flessione di oltre il 22% del credito agrario nel 2012, pari in termini assoluti a 613 milioni in meno assegnati nell’anno alle aziende del comparto.

Era dal 2008 che non si registravano valori così bassi, e colpevoli di ciò, oltre la difficoltà di accesso al credito, sono l’introduzione dell’Imu e i sempre maggiori obblighi fiscali.
A queste problematiche si aggiungono l’aumento dei costi produttivi e la stretta creditizia, che costringono le aziende a ridurre gli investimenti e l’innovazione, ma fanno sempre più fatica a pagare salari e fornitori.

E quando la situazione diventa insostenibile, le imprese, soprattutto se piccole, sono costrette ad alzare bandiera bianca e chiudere: soltanto nel 2012 l’agricoltura ha perso 17 mila imprese, schiacciate dall’impossibilità di far fronte agli oneri tributari e contributivi, ma soprattutto ai rincari di tutte le principali voci di spesa agricole.

Vera MORETTI