L’Europa pensa alle startup innovative

In un’Europa sempre più connessa e sinergica, anche e soprattutto per quello che riguarda le realtà d’impresa, le startup innovative hanno opportunità molto interessanti per il loro sviluppo. Una di queste opportunità è Speed Up, un progetto europeo per favorire e aiutare le startup innovative, realizzato grazie a partner di diversi Paesi, Italia compresa.

Speed Up vuole favorire le startup innovative, migliorando gli interventi dei fondi strutturali per il sostegno dell’imprenditorialità e degli incubatori di impresa, mettendo in rete le best practice a livello locale e internazionale.

Un’opera sostenuta anche da partner internazionali, pronti a scommettere sulle potenzialità delle startup innovative: Anci Toscana e Comune di Firenze (Italia), Lisbona (Portogallo), Agenzia per la Promozione Economica del Brandeburgo dell’Est (Germania), Anversa (Belgio), Città metropolitana di Reims (Francia), Camera di commercio di Siviglia (Spagna), Varsavia (Polonia), Parco Scientifico-Tecnologico di Tallin (Lettonia).

Speed Up mira a favorire lo scambio di esperienze tra Paesi e istituzioni europei in modo che la messa a fattore comune di queste esperienze in materia di startup innovative possa aiutare a individuare i settori che necessitano di miglioramenti, in modo da ottimizzare la qualità dei servizi forniti dagli incubatori d’impresa.

Importante è anche il fatto che, a tutela delle startup innovative sostenute, questi incubatori d’impresa garantiscano la propria sostenibilità finanziaria, approfondendo la cooperazione tra imprese, enti pubblici, università e i centri di ricerca. Il tutto per consentire lo sviluppo e il sostegno alle startup femminili, giovanili e a quelle guidate da immigrati, monitorandone costantemente le performance, insieme a quelle degli incubatori che le sostengono.

Mipaaf e UniCredit per l’ agroalimentare italiano

L’onda lunga di Expo 2015 continua a far sentire i propri effetti benefici sull’ agroalimentare italiano. Del resto, il settore agroalimentare, vero e proprio fiore all’occhiello dell’economia italiana, contribuisce per oltre l’11% al valore aggiunto dell’economia del nostro Paese, raccoglie 2,1 milioni di imprese e dà occupazione a 3,4 milioni di persone.

Per la sua natura anticiclica, il settore agroalimentare ha contenuto l’impatto della crisi e già nel 2015 ha portato i primi segnali di ripresa. La sola fase di produzione e trasformazione dei beni alimentari genera un giro d’affari di circa 190 miliardi di euro.

L’agricoltura italiana ha un fatturato globale di oltre 55 miliardi di euro, mentre l’industria alimentare e delle bevande produce un valore di oltre 130 miliardi di euro. Nel 2016 il settore agroalimentare ha saputo confermarsi il secondo comparto economico per l’economia italiana, dopo le costruzioni.

Sulla scorta di questi numeri di tutto rispetto, UniCredit e il ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (Mipaaf) hanno illustrato nei giorni scorsi a Milano un programma finalizzato a sostenere gli investimenti e favorire l’accesso al credito delle imprese operanti nel settore agroalimentare italiano.

È il “Progetto UniCredit Mipaaf. Coltivare il futuro”, che è stato descritto nei suoi contenuti da Maurizio Martina, Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Federico Ghizzoni, Amministratore Delegato di UniCredit, e Gabriele Piccini, Country Chairman Italy dell’Istituto.

Il “Progetto UniCredit Mipaaf. Coltivare il futuro” si fonda su alcuni pilastri. Il primo poggia sulla erogazione di nuova finanza per sostenere progetti e investimenti delle imprese dell’ agroalimentare italiano. UniCredit ha deciso di destinare a questo settore 6 miliardi di euro di nuove linee di credito nel triennio 2016-2018. Inoltre, UniCredit lancerà il nuovo Agribond, una tranched cover dedicata alle imprese della filiera agricola che, basandosi sulla garanzia pubblica fornita da ISMEA e sfruttandone l’effetto moltiplicatore, consentirà l’attivazione di nuove erogazioni inizialmente per 300 milioni di euro, replicabili nel tempo.

Il secondo pilastro riguarda la formazione e lo sviluppo delle conoscenze, con la nascita della Agri-Business School che poggia su tre macro aree tematiche: Competenze di base, ovvero un percorso formativo per acquisire le principali conoscenze finanziarie; Export Management, che comprende sessioni formative dedicate a tematiche di internazionalizzazione; Innovazione, che propone sessioni formative su tematiche di particolare attualità come la filiera corta, la tracciabilità e l’agricoltura di precisione.

Per sviluppare il concetto di Smart Agriculture viene invece creata Value for Food, iniziativa congiunta di UniCredit, Cisco Systems Italy e Penelope Spa per finanziare e realizzare programmi di evoluzione tecnologica delle aziende agroalimentari, che coniughino le esigenze di comunicazione e marketing territoriale, di efficientamento e automazione dei processi di filiera, di dematerializzazione e di digitalizzazione degli asset informatici.

Value For Food si propone di fare in modo che le imprese valorizzino il proprio marchio e l’immagine del Made In Italy (branding), la difesa dalla contraffazione diffusa dei prodotto (anticontraffazione), l’efficientamento dei processi produttivi garantendo la sinergia con i fornitori e i distributori (tracciabilità) e il vantaggio competitivo a livello internazionale.

Corrono le imprese innovative in Lombardia

La Camera di Commercio di Milano ha effettuato un’elaborazione dalla quale emerge che in Lombardia sono 1.139 le imprese, tra start up e Pmi, che operano nel campo dell’innovazione tecnologica e pesano il 22% sul totale italiano di 5.163.

Imprese che vanno dal birrificio artigianale alla società che ha sviluppato app dedicate alle esigenze delle moderne donne multitasking, dalla realtà aumentata applicata ai beni culturali alla piattaforma per la vendita online dei prodotti agricoli a km zero.

Non mancano imprese che hanno elaborato una tecnologia nel campo dell’assistenza alle malattie neurodegenerative e respiratorie, la testata online dedicata ai temi della finanza e del crowdfunding, la piattaforma per lo scambio dell’usato griffato e il progetto di supporto logistico ad una campagna olimpica trasformatosi, col tempo, in ricerca e promozione della sostenibilità ambientale.

Milano risulta la provincia più innovativa, con 764 imprese, pari al 67% regionale e al 15% italiano. Seguono, a livello regionale, Brescia (98 imprese innovative, 8,6% lombardo), Bergamo (84, 7,4%), Monza e Brianza (38) e Pavia (32) e in Italia Roma (8,5%), Torino (5%), Napoli e Bologna.

Sulla scorta di questi dati è stato organizzato nei giorni scorsi un workshop su finanziamenti europei per lo sviluppo di imprese, dee e prodotti innovativi in Camera di commercio: come finanziare un’idea innovativa utilizzando i finanziamenti europei disponibili.

L’Italia è il secondo Paese in Europa per i progetti finanziati a novembre 2015. Sono stati 37 su 236 domande presentate. Dopo la Spagna e davanti al Regno Unito, l’Italia è al secondo posto in Europa, con 185 domande su 2057 proposte.

Accordo Banca Popolare di Sondrio-Camera di commercio di Milano

Banca Popolare di Sondrio e Camera di commercio di Milano, attraverso Promos, Azienda Speciale per le Attività Internazionali, hanno rinnovato l’accordo triennale di collaborazione, finalizzato all’erogazione di servizi per l’internazionalizzazione a beneficio delle aziende clienti di BPS.

La collaborazione, avviata nel 2003, si è dimostrata negli anni uno strumento efficace per supportare aziende del territorio nel loro percorso di internazionalizzazione. Il rinnovo, sottoscritto pochi giorni fa, ha interessato oltre 200 imprese in media all’anno e prevede una serie di azioni e attività su tutti i territori dove la banca ha sportelli, includendo: corsi di formazione sull’internazionalizzazione, realizzati da NIBI-Nuovo Istituto di Business Internazionale di Promos, e dedicati alle aziende dei settori agroalimentare, beni di consumo, casa-arredo-edilizia, beni strumentali e servizi&new tech; assistenza tecnica attraverso incontri riservati alle aziende clienti delle banca; missioni all’estero e incontri b2b con i referenti della rete estera di Promos. L’accordo, inoltre, consente ai clienti di BPS di beneficiare di un abbattimento dei costi sull’acquisto dei servizi erogati da Promos.

L’accordo investe quindi le realtà di due province, Milano e Sondrio, che hanno un business fuori Europa per 47mila imprese in un anno, con 46mila procedure di export aperte a Milano dalle imprese verso Paesi al di fuori dell’Unione Europea e circa mille a Sondrio.

Questi i principali mercati. Per Milano: Svizzera, Usa, Turchia, Cina, Russia, Giappone, Emirati. Per Sondrio: Svizzera, Usa, Turchia e Hong Kong. L’elaborazione della Camera di commercio di Milano su dati Infocamere, Agenzia delle Dogane del 2014 tiene conto dei mercati extraeuropei e delle domande delle imprese che ne attivano una per ogni mercato.

Nell’ambito della collaborazione tra Banca Popolare di Sondrio e Camera di commercio di Milano, il prossimo 2 maggio al Servizio Internazionale della Banca Popolare di Sondrio si terrà il seminario “Fare affari in Brasile”, che ha l’obiettivo di presentare agli operatori locali le opportunità di business nel mercato brasiliano.

Del resto, per quanto riguarda la sola provincia di Sondrio, il Brasile, con oltre 39 milioni di euro, è il Paese extra Ue con cui si fanno più affari. I metalli con l’11,6% di import e il 31,1% di export, sono i primi prodotti, seguiti da alimentari, bevande e tabacco (32,7% l’import e 10,3% l’export). È quanto emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano su dati Istat, per gli anni 2015 e 2014.

Nuova linfa per l’ agroalimentare italiano

L’onda lunga del successo e dello stimolo all’ agroalimentare italiano innescata da Expo 2015 continua anche in questo 2016, come testimonia un altro importante accordo a sostegno della nostra agricoltura. È stato infatti firmato nei giorni scorsi a Roma un protocollo d’intesa fra UniCredit e il ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (Mipaaf) per sostenere gli investimenti e favorire l’accesso al credito delle imprese che operano nel settore agroalimentare italiano.

L’intesa – dalla quale nasce il “Progetto UniCredit Mipaaf. Coltivare il futuro” – è stata sottoscritta nella sede del ministero dell’Economia e delle Finanze alla presenza di Pier Carlo Padoan, ministro dell’Economia e delle Finanze, Maurizio Martina, ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Giuseppe Vita, presidente di UniCredit, e Gabriele Piccini, Country Chairman Italy di UniCredit.

L’agroalimentare è oggi un settore chiave dell’economia italiana con grandi opportunità di crescita – ha sottolineato Piccini -. Nel nostro Paese, infatti, sono oltre 760mila le imprese che operano nei settori dell’agricoltura, della silvicoltura e della pesca, generando un fatturato complessivo di 55 miliardi di euro. Oltre 70mila invece sono le imprese dell’industria alimentare con 130 miliardi di fatturato. Occorre sottolineare come tutta la filiera agroalimentare composta da un tessuto di piccole e medie imprese, anche attraverso il credito, possa lavorare sul fronte dell’organizzazione e dell’aggregazione”.

Il nuovo progetto si fonda su tre pilastri:

  • erogazione di nuova finanza per sostenere progetti e investimenti delle imprese del settore e agroalimentare italiano. UniCredit ha deciso di destinare a questo settore un apposito plafond di 6 miliardi nel triennio 2016-2018 per rispondere alle specifiche esigenze degli imprenditori. Inoltre, UniCredit lancerà a maggio il nuovo Agribond, una tranched cover dedicata alle imprese della filiera agricola, che, basandosi sulla garanzia pubblica fornita da ISMEA e sfruttandone l’effetto moltiplicatore, consentirà l’attivazione di nuove erogazioni inizialmente per 300 milioni di euro, replicabili nel tempo;
  • formazione e sviluppo delle conoscenze. Nasce infatti una Agri-Business School che poggia su tre macro aree tematiche: competenze di base, ovvero un percorso formativo per acquisire le principali conoscenze finanziarie; Export Management, che comprende sessioni formative dedicate a tematiche di internazionalizzazione; e Innovazione, che propone sessioni formative su tematiche di particolare attualità come la filiera corta, la tracciabilità e l’agricoltura di precisione;
  • “Smart Agriculture”. Per questo nasce “Value for Food”, l’iniziativa congiunta di UniCredit, Cisco Systems Italy (azienda leader nelle tecnologie del digitale) e Penelope Spa (azienda leader in tecnologia e know-how per il digitale nell’Agri-Food) rivolta a finanziare e realizzare programmi di evoluzione tecnologica delle aziende dell’ agroalimentare, che sappiano coniugare le esigenze di comunicazione e marketing territoriale, di efficientamento e automazione dei processi di filiera, di dematerializzazione e di digitalizzazione degli asset informatici. L’iniziativa mira a predisporre un’offerta di servizi alle aziende agricole – dalla formazione alle piattaforme digitali – sostenuta da un programma di finanziamento. Value For Food è lo strumento che consente la valorizzazione del proprio marchio e dell’immagine del Made In Italy (branding), la difesa dalla contraffazione diffusa dei prodotto (anticontraffazione), l’efficientamento dei processi produttivi garantendo la sinergia con i fornitori e i distributori (tracciabilità) e il vantaggio competitivo a livello internazionale.

Da UniCredit e Bei 700 milioni di finanziamenti alle imprese italiane

Una nuova iniziativa destinata ai finanziamenti alle imprese è stata messa in pista da un grande gruppo bancario italiano. Si tratta di UniCredit, che ha firmato con la Banca Europea per gli Investimenti (BEI) quattro nuove linee di finanziamento destinate alle imprese italiane dei settori produttivi e dei servizi, per un totale di 670 milioni di euro, ai quali si aggiungerà un plafond da 30 milioni specifico per la Regione Lazio.

Unitamente agli importi sopra indicati, UniCredit si impegna a erogare altrettanti fondi a medio termine, sempre destinati a piccole e medie imprese e Mid-Cap, portando così a 1 miliardo e 400 milioni di euro le risorse complessivamente a disposizione del sistema produttivo italiano.

Le quattro linee di finanziamenti alle imprese concordate con BEI sono così articolate:

300 milioni destinati alle imprese con un organico fino a 250 dipendenti (Pmi) per finanziare investimenti in beni materiali e immateriali, ovvero in capitale circolante. I progetti finanziabili non potranno superare l’importo di 25 milioni, con la possibilità per le imprese di accedere anche alla garanzia del Fondo Centrale;

200 milioni destinati alle imprese fino a 3mila dipendenti (Mid-Cap) per realizzare investimenti materiali e immateriali e finanziare capitale circolante (linea che vedrà la partecipazione anche di UniCredit Leasing). In questo caso gli investimenti finanziati non potranno superare i 50 milioni di euro;

100 milioni di euro destinati alle imprese agricole e dei settori correlati (tra i quali anche agroindustria), di piccole e medie dimensioni, per investimenti materiali e immateriali, ovvero per finanziare il circolante. I finanziamenti alle imprese con fondi BEI per investimenti immobiliari agroindustriali e agroturistici, di risparmio energetico e/o ambientali potranno avere una durata compresa tra 2 e 15 anni;

70 milioni dedicati alla linea di Mini bond, destinata alle Pmi con sede legale nel territorio italiano, aventi le seguenti caratteristiche: non siano quotate, non versino in situazione di difficoltà, eseguano investimenti materiali e immateriali, ovvero finanzino il capitale circolante per esigenze di liquidità strettamente e oggettivamente riconducibili agli investimenti (consulenze, simulazioni, studi, brevetti, ecc.). Le imprese potranno accedere alla garanzia di portafoglio del Fondo di Garanzia.

E’ prevista inoltre a breve la stipula di un’ulteriore linea di 30 milioni per i finanziamenti alle imprese destinata al supporto degli investimenti delle Pmi e Mid-Cap della Regione Lazio.

Start-up innovative, al via il bando a Milano

Aspiranti imprenditori e start-up, pronti a partire di slancio? È stato presentato nei giorni scorsi il bando per Speed MI Up, l’incubatore di Università Bocconi, Camera di Commercio e Comune di Milano

Il bando, che si chiuderà il 14 aprile, dà il via alla settima edizione dell’iniziativa, che mira a favorire la nascita e lo sviluppo di start-up, soprattutto innovative, e rafforzare l’integrazione tra il mondo delle imprese e dei professionisti attraverso l’offerta di un programma formativo, di un servizio di tutoraggio individuale, di supporto continuativo di tutoring, di supporto nell’accesso a risorse finanziarie e servizi in materia di innovazione, ricerca scientifica e internazionalizzazione.

Sono inoltre messi a disposizione delle start-up, spazi attrezzati di lavoro con postazioni open space, aree di incontro informale e spazi di rappresentanza.

Speed MI Up ospita attualmente 25 start-up in fasi diverse di sviluppo, selezionate grazie ai sei bandi che si sono susseguiti a partire dal 2013, alle quali si devono aggiungere una decina di imprese che hanno concluso il periodo di incubazione.

Sono 779 le start-up innovative a Milano, che rappresentano il 68% del totale lombardo e circa il 15% italiano. La maggior parte opera nel settore dei servizi avanzati (82,6%), seguita dall’industria (11,2%) e dal commercio (5,8%). In particolare sono attive nel settore dell’informazione e comunicazione (52,1%) e nelle attività professionali, scientifiche e tecniche (21,8%).

La maggior parte delle start-up innovative conta meno di quattro addetti, seguite dalle imprese che hanno da cinque a nove addetti. Inoltre, 162 sono giovanili e 91 femminili. Secondo un rapporto del Servizio Studi e Statistica della Camera di Commercio di Milano su dati Registro Imprese 2015 e 2014, Milano è prima in Italia per numero di start-up innovative (15%), seguita da Roma (9%), Torino (5%), Napoli e Bologna (3%).

Questo progetto è una infrastruttura ormai consolidata per la città, a disposizione delle imprese, a partire dalle start up e dai giovani professionisti – ha dichiarato Alberto Meomartini, presidente del consorzio Speed MI Up e vice presidente della Camera di commercio di Milano -. Abbiamo creato un luogo di dialogo tra istituzioni e università per aiutare la crescita delle idee d’impresa innovative, in particolare dei giovani”.

Cantieristica navale e finanziamenti

Il mondo della nautica e della cantieristica navale è da sempre un asset strategico per l’impresa italiana ma, come tanti altri comparti, ha subito pesanti ripercussioni dalla crisi economica.

Ora UniCredit, la sua controllata UniCredit Factoring e Fincantieri provano a dare un po’ di respiro alle aziende della cantieristica con un accordo finalizzato a migliorare il supporto finanziario alle imprese fornitrici del gruppo navalmeccanico di Trieste.

L’accordo faciliterà e renderà più conveniente l’accesso al credito da parte dei fornitori di Fincantieri e di quelli delle società controllate, assicurando il sostegno all’intera filiera Produttiva della cantieristica navale, costituita da circa 4mila piccole e medie imprese.

L’accordo prevede che UniCredit metta a disposizione dei fornitori di Fincantieri alcuni specifici servizi di natura bancaria, quali linee di credito per il rilascio di garanzie commerciali e l’erogazione di anticipi su contratti.

In aggiunta, UniCredit Factoring si impegna a offrire ai fornitori di cantieristica del Gruppo triestino soluzioni che consentano lo smobilizzo dei crediti commerciali verso Fincantieri e l’ottenimento del pagamento anticipato delle forniture eseguite.

Secondo Andrea Burchi, Vice Direttore Generale e Direttore Commerciale di UniCredit Factoring, “questo accordo testimonia il nostro impegno verso lo sviluppo delle filiere produttive, che rappresentano dei modelli vincenti di aggregazione tra imprese nell’ambito del panorama competitivo internazionale. La piattaforma finanziaria messa a disposizione dei fornitori di Fincantieri comporta indiscutibili vantaggi per tutte le parti coinvolte. Riusciremo ancora meglio, grazie alla collaborazione di Fincantieri, a supportare efficacemente i suoi numerosi fornitori”.

Finanziamenti alle imprese che operano in Corea del Sud

Il nuovo eldorado dove le aziende italiane dovrebbero andare a investire è la Corea del Sud. Se non altro per i finanziamenti alle imprese che scelgono di operare nel Paese asiatico: oltre 1,5 miliardi di euro già stanziati dalle banche italiane, secondo una rilevazione effettuata dall’Abi.

Un impegno in grande stile per i finanziamenti alle imprese a sostegno dell’internazionalizzazione, confermato da Guido Rosa, Presidente del Comitato Tecnico per l’internazionalizzazione Abi, durante il recente Forum economico tenutosi a Seul, in occasione della missione di sistema organizzata in Corea (la seconda di questo genere nel Paese) da banche, imprese e istituzioni italiane.

Sono state otto le delegazioni, in rappresentanza dei principali gruppi bancari italiani, che hanno partecipato alla missione in Corea, con l’obiettivo di supportare l’internazionalizzazione attraverso i finanziamenti alle imprese: BNL – BNP Paribas, Banca Popolare di Milano, Banca Popolare di Vicenza, ICCREA, Intesa SanPaolo, Monte dei Paschi di Siena, UBI Banca, UniCredit.

Del plafond di oltre 1,5 miliardi stanziato dalle banche italiane per i finanziamenti alle imprese, il 76% è stato utilizzato. Oltre alle linee di credito, gli imprenditori italiani che operano in Corea del Sud possono contare sugli uffici di rappresentanza a Seul di due tra i più importanti gruppi bancari italiani.

Particolarmente soddisfatto della missione a sostegno dell’internazionalizzazione e dei finanziamenti alle imprese Guido Rosa: “Le banche partecipano alla missione per assistere e supportare le imprese italiane che vorranno cogliere le numerose opportunità di investimento nel Paese e stabilire dei contatti con le banche locali, la cui collaborazione è fondamentale per lo sviluppo delle relazioni economiche bilaterali, soprattutto alla luce dell’Accordo di libero scambio con L’Unione Europea, che è entrato in vigore il 1° luglio 2011. L’internazionalizzazione rappresenta un driver strategico per innescare il processo di crescita virtuosa”.

Tutti i limiti del Quantitative Easing

Quante sono le aziende italiane che, a oggi, hanno ancora problemi di liquidità a causa della stretta dei prestiti alle imprese da parte delle banche? Moltissime, e questo nonostante il famigerato Quantitative Easing – l’acquisto massiccio di titoli da parte della Bce per riportare il tasso di inflazione al 2% e far respirare l’economia – messo in opera dalla Banca Centrale Europea da quasi un anno, dal 9 marzo 2015.

I 60 miliardi al mese (oltre 713 miliardi da un anno a questa parte) acquistati dalla Bce sembrano dunque non bastare, come testimonia anche una ricerca dell’Ufficio Studi della Cgia sul Quantitative Easing i cui risultati a un anno dall’avvio sarebbero “deludenti”.

Dallo studio della Cgia emerge che, nonostante il Quantitative Easing, nell’ultimo anno il livello medio dei prezzi nell’Eurozona è aumentato solo dello 0,1% e i prestiti alle società non finanziarie (le imprese)sono calati dello 0,7%.

Entrando nel dettaglio dei vari Paesi, lo studio evidenzia gli scarsi effetti del Quantitative Easing anche in Paesi con prospettive di crescita più forti come Germania e in Francia, che registrano tassi di inflazione del +0,2% e del +0,1%.

Nel nostro Paese, nonostante l’acquisto da parte della Bce di oltre 87 miliardi di titoli di Stato italiani, l’inflazione nell’ultimo anno ha fatto segnare un +0,2% e i prestiti alle imprese un -2,3%. Per non parlare dei Paesi deflazione: Slovenia (-0,8% per i prezzi), Spagna e Lituania (-0,5%), Slovacchia (-0,4%) e Finlandia (-0,1%).

Al momento, insomma, la soglia del 2% ipotizzata dalla Bce rimane irraggiungibile e il Quantitative Easing si dimostra tutt’altro che efficace.