Investimenti diretti esteri in aumento per l’Italia

L’Ufficio Studi della CGIA ha presentato i dati relativi agli Ide, gli Investimenti diretti esteri, relativi al 2014.
Ebbene, l’Italia, tra i Paesi dell’area euro, è quello che ha conseguito l’incremento maggiore, con un aumento percentuale del 3,5 rispetto al 2013.
Risultato positivo anche per Slovenia e Finlandia, unici, insieme al Belpaese, ad aver conseguito risultati positivi.

Questo dato, però, pur essendo positivo, non risolve i nostri problemi, perché la situazione dello stock degli Ide in percentuale al Pil italiano rimane allarmante. Con un misero 17,4%, anche nel 2014, così come è avvenuto dall’inizio della crisi, ci troviamo in coda alla graduatoria europea, con la sola Grecia dietro di noi.

Quali sono i motivi principali per cui gli stranieri sono diffidenti nei confronti del nostro Paese? Paolo Zabeo della CGIA ha spiegato e commentato questi risultati: “L’eccessivo peso delle tasse, le difficoltà legate ad una burocrazia arcaica e farraginosa, la proverbiale lentezza della nostra giustizia civile, lo spaventoso ritardo dei pagamenti nelle transazioni commerciali, il deficit infrastrutturale e il basso livello di sicurezza presente in alcune aree del paese da sempre scoraggiano gli investitori stranieri a venire in Italia. Se queste sono le ragioni che rendono il nostro paese poco attrattivo, pensate in che condizioni operano gli imprenditori italiani che nonostante ciò continuano a credere nelle proprie attività, ad investire nel futuro e a dare lavoro a milioni e milioni di italiani”.

Zabeo ha poi rivolto la sua attenzione verso il buon risultato conseguito nel 2014: “Questo risultato è stato conseguito in massima parte grazie all’acquisizione, da parte dei grandi gruppi finanziari stranieri, di pezzi importanti del nostro made in Italy. Nel settore della moda, dei servizi, delle comunicazioni e dei trasporti, molti marchi storici sono finiti sotto il controllo degli investitori stranieri. Se queste acquisizioni non daranno luogo a una fuga all’estero delle attività progettuali e produttive di questi nostri brand, tutto ciò va salutato positivamente. Purtroppo, l’internazionalizzazione dell’economia che stiamo vivendo da almeno 20 anni si manifesta e prende sempre più forma anche in questo modo”.

Nel 2014 i principali paesi di provenienza dei flussi in entrata nel nostro paese sono stati il Lussemburgo (39 per cento del totale), la Francia (20,8 per cento del totale) e il Belgio (12,4 per cento del totale).

A livello territoriale, è il Nordovest l’area che riceve il più alto numero di investimenti.
Nel 2013, ultimo anno in cui i dati sono disponibili per ripartizione geografica, il vecchio triangolo industriale ha “attratto” il 65 per cento circa degli investimenti totali. Seguono il Centro (18,5 per cento del totale), il Nordest (13,8 per cento) e il Sud (2 per cento).

Vera MORETTI

Prestiti ancora in calo a novembre

In pauroso calo, ancora una volta, i prestiti che le banche hanno concesso a famiglie ed imprese.
Il mese di novembre, infatti, come ha confermato Abi, ha segnato un ulteriore passo indietro, registrando un preoccupante -4% ad una percentuale già in caduta libera.
Si tratta del peggior dato dal giugno 1999, che ha peggiorato il già negativo 3,7% di ottobre.

Ocse, inoltre, certifica che, sempre nel mese di ottobre, la dinamica dei prestiti alle imprese non finanziarie è risultata pari a -4,9% (-4,2% il mese precedente; -2,8% un anno prima).
In lieve flessione la dinamica tendenziale del totale prestiti alle famiglie (-1,3% ad ottobre 2013, -1,1% il mese precedente; -0,1% ad ottobre 2012).
La dinamica dei finanziamenti per l’acquisto di immobili, è risultata ad ottobre 2013 pari al -1,1% (-1,1% anche il mese precedente; +0,2% ad ottobre 2012).

Abi ha anche fatto presente che nel terzo trimestre 2013 è ripresa la contrazione degli investimenti fissi lordi, con una riduzione congiunturale annualizzata pari a circa il 2,2% (0% nel secondo trimestre).
In peggioramento sono risultati anche altri indicatori riferiti all’attività delle imprese: l’indice destagionalizzato della produzione industriale è diminuito su base annua ad ottobre 2013 di -1,1%.

Sempre nel terzo trimestre del 2013 si è registrata una significativa diminuzione della domanda di finanziamento delle imprese legata agli investimenti.

Ocse, inoltre, ha rilevato che in Italia, tra il 2011 e il 2012, la pressione fiscale, misurata
come rapporto tra introiti fiscali e Pil, è cresciuta di 1,4 punti percentuali, arrivando al 44,4%.
Si tratta di un aumento superiore alla media Ocse (0,5 punti) e inferiore solo a quelli registrati in Ungheria (1,8) e Grecia (1,6) tra i Paesi membri dell’organizzazione parigina.

La pressione fiscale italiana era prima scesa dal 42% nel 2000 al 40,6% nel 2005, poi risalita al 43,2% nel 2007, riscesa al 43% nel 2011 e risalita al 44,4%.
Nel 2011, ultimo anno per cui esistono dati comparabili per tutti i Paesi membri, il dato italiano del 43% era di quasi 9 punti percentuali superiore alla media Ocse. Il nostro Paese era quinto per pressione fiscale tra i membri dell’organizzazione, dietro Danimarca (47,7%), Svezia (44,2%), Francia (44,1%), Belgio (44%) e Finlandia (43,7%).

Vera MORETTI

Bollette italiane: le più care d’Europa

Le imprese italiane spendono tanto, troppo per l’erogazione di energia.
Una nuova ricerca ha confermato ciò che, ahimè, sospettavamo tutti da tempo: le bollette, per le imprese italiane, sono sempre le più care d’Europa.
E il confronto è davvero impietoso.

Se si analizza quanto è costata alle imprese italiane nel 2012 l’energia calcolata in megawattora, il belpaese perde su tutta la linea, sia considerando quelli delle che consumano tra i 500 a 2000 megawattora l’anno (imprese piccole e medio-piccole) che quelle che consumano tra i 20 mila e i 70 mila megawattora l’anno (aziende grandi e medio-grandi).

In entrambi i casi, infatti, il prezzo applicato è il più alto del vecchio continente: rispettivamente 17,90 centesimi per Kilowattora e 12,39 centesimi per Kilowattora.

Tra le pmi, il secondo Paese in classifica è l’Irlanda con 13,7 centesimi, tra le grandi ci sono le imprese lituane con 11,65 centesimi.
Moltiplicando queste cifre per i reali consumi elettrici delle imprese si capisce quale è il reale aggravio che pesa sulle imprese italiane: ad esempio un’impresa italiana che consumi 1500 megawattora l’anno pagherà una bolletta di 26.850 euro, contro i 18.165 della Spagna e gli 11.325 della Finlandia.

Vera MORETTI

Bocciatura per l’ICT in Italia

Se, come era prevedibile, l’Italia è tra i primi utilizzatori di telefoni cellulari e smartphone, non si può dire la stessa cosa per quanto riguarda la diffusione di pc e banda larga.
In questo ambito, anzi, siamo, se non proprio fanalino di coda, comunque relegati in posizioni basse.

La distanza che ci separa dalle prime in classifica, ovvero Finlandia, salita di due posizioni rispetto alla rilevazione del 2012, seguita da Singapore, Svezia, Olanda e Norvegia, è abissale, tanto che l‘Italia è solo al 50esimo posto, sorpassata anche da Barbados, Giordania e Panama.

La bocciatura rivela come il Belpaese non riesca a stare al passo con i tempi, e considerando la crisi economica attuale e le previsioni per il futuro, è difficile sperare in una ripresa a breve.
La tecnologia, infatti, come anche gli scambi in rete, potrebbero favorire un’inversione di tendenza ma, a quanto pare, non ci sono le premesse perché questo possa avverarsi.

Il rapporto del World Economic Forum, inoltre, rivela una profonda divisione tra le economie del nord e gli altri paesi: ciò significa che la tecnologia non basta, perché è anche necessario “creare migliori condizioni per le imprese e l’innovazione“.

L’economia digitale potrebbe essere quindi un meccanismo per generare PIL e posti di lavoro, anche considerando che a livello mondiale la digitalizzazione ha aumentato il prodotto interno lordo mondiale di 193 miliardi di dollari negli ultimi due anni, creando 6 milioni di posti di lavoro.

Vera MORETTI

A vele spiegate con gli ‘artigiani sognatori’ del green

 

Una vela per navigare oltre l’orizzonte, una vela per ritornare’. E’ questo il pay off di Rewind Selection, l’azienda di Montecatini Terme che ha trasformato la passione per le vele in un’insolita miscela di ecologia, arte e design. Riutilizzare le vele usate, spesso difficili da smaltire, per dare loro l’occasione di rivivere in oggetti che ricordino il sogno di evasione del mare.

Dal sacco marinaio alla shopping bag, dalle tovagliette per la colazione ai paraventi, dalle lampade alle poltrone, tutto quello che una vela può ispirare si trasforma in un oggetto nuovo, dotato di una seconda vita.  L’arte del riciclo incontra la passione per le onde e rivela un aspetto insolito di declinazione del concetto di Green Economy. Il cotone utilizzato per creare le vele delle imbarcazioni, il dacron e il kevlar, diventa, grazie a Rewind Selection, materia prima da cui ricavare accessori unici; toccherà poi alla mano sapiente di ‘artigiani sognatori‘ dare nuova forma a quel sogno antico del mare.

Infoiva ha intervistato Antonio Masi, creatore del brand e fondatore di Rewind Selection.

Come è nata l’idea di produrre oggetti di design a partire dalle vele? Passione o coscienza green?
L’idea di produrre oggetti con il tessuto delle vecchie vele è nato frequentando l’ambiente delle regate, i cantieri, le velerie e le banchine dove si trovano vele vecchie abbandonate e destinate a rimanere tali. L’incontro con un velaio esperto di barche d’epoca, il nostro gusto, aiutato dalle mani di artigiani capaci di tradurre un pensiero in realtà, rifacendosi in particolare alla vecchia marineria, usando non solo vele vecchie , ma cime, cuoio, canvas, garrocci, bozzelli, ci ha fatto prendere coscienza che questo insieme di idee, persone e cose potevano dare vita a borse, giacche, complementi di arredo, lampade, paraventi, pareti attrezzate. Oggetti ognuno diverso dall’altro, ma tutti oggetti di design.

Moda e design: qual è la seconda vita ‘green’ che regalate alle vele?
Tutto nasce dalla passione per il mare: ridare vita a vecchie vele ha creato in noi ed in coloro che apprezzano l’arte nautica l’idea di creare dal sogno e dalla passione una coscienza green. E’ così che è nata Rewind Selection, ovvero l’arte del riciclo totale della vela e di tutto quello che gira attorno ad un “albero”.

Il Green: una moda o una vera opportunità di business?
Il green è coscienza, moda e per opportunità di business.

Che cosa significa per voi essere green? Si tratta di un discorso prettamente legato ai processi produttivi o rappresenta una vera e propria filosofia di vita?
Essere green è per noi una vera filosofia di vita che si lega a tutto quello che produciamo.

E’ più facile essere green da piccole imprese?
Se siamo piccoli è più facile essere green, anche se in Italia, come invece accade all’estero, dovrebbe crescere una coscienza sociale e politica che supporti quegli “artigiani sognatori” come noi.

Un breve identikit dell’azienda: qual è il vostro fatturato? Quanti dipendenti conta la vostra azienda?
Rewindselection non ha dipendenti, si avvale di velai con i quali collaboriamo e creiamo i nostri oggetti di design. Il nostro fatturato per il primo anno è si è attestato a circa 10.000,00 euro.

La vostra azienda è attiva anche su altri mercati oltre all’Italia? 
Rewind Selection produce esclusivamente in Toscana ed è presente in Finlandia, a Montecarlo e in Germania, presso negozi e cantieri di fama internazionale.

Alessia CASIRAGHI

Sbloccati i fondi Ue a favore dell’Emilia Romagna

Finalmente è stato raggiunto un accordo tra i membri della Commissione Europea e, nonostante le ultime resistenze da parte di Germania, Olanda, Finlandia, Svezia e Gran Bretagna, verranno sbloccati i fondi Ue a favore delle zone dell’Emilia Romagna danneggiate dal terremoto.

Si tratta di un fondo di solidarietà di 670 milioni di euro che saranno utilizzati per sostenere le iniziative di famiglie, imprese ed enti danneggiati dal sisma.

Il voto è stato piuttosto sofferto e difficoltoso, poiché alcune nazioni avevano “nicchiato” sulla possibilità di concedere il fondo all’Emilia Romagna e si erano inizialmente poste contro le richieste di rettifica del bilancio 2012 e la conseguente aggiunta di 9 miliardi di euro.

Jenusz Lewandowski, commissario Ue al Bilancio, ha commentato il raggiungimento dell’intesa con soddisfazione: “Abbiamo fatto quanto necessario per rispondere all’obbligo morale che abbiamo nei confronti dell’Italia e di chi ha subito i danni del terremoto”, ma ha anche espresso la necessità di trovare nuove risorse per coprire il rosso del bilancio 2012 che tocca sia i fondi Erasmus e sia i fondi strutturali per l’Italia.

Vera MORETTI