Eni cerca di difendere la sua posizione circa la gara di appalto per i ticket di ristorazione

Lino Stoppani, presidente Fipe, la federazione che difende gli interessi di 250 mila pubblici esercizi italiani risponde alla difesa di Eni relativa alla gara d’appalto per il servizio di ticket di ristorazione dell’azienda avvenuta secondo il principio del massimo ribasso: “nella gara col massimo ribasso a rimetterci saranno proprio gli esercenti che vedranno traslato lo sconto maggiore in una commissione più alta che sarà dovuta sui loro incassi da buono pasto. È evidente che l’Eni sta cercando di fare solo i suoi interessi a danno anche dei suoi dipendenti che troveranno difficoltà a spendere un buono pasto, perché quello stesso buono pasto per l’esercente varrà molto meno del valore indicato sopra. L’Eni non si cura neanche del fatto che i ritardi di pagamento negli appalti pubblici possono favorire quegli appaltatori che per i motivi più vari, magari anche al limite della legalità, non hanno problemi di liquidità“.

Nei giorni scorsi Eni ha cercato di difendere la sua posizione dichiarando che il massimo ribasso  è perfettamente  in linea con il Codice degli appalti, mentre risulta chiaramente che, per ostacolare eventuali scorrettezze o infiltrazioni della criminalità organizzata, nelle gare di appalto per i servizi sostitutivi di mensa – ai sensi dell’art. 285 del regolamento del Codice dei contratti pubblici – è da preferire il sistema dell’offerta economicamente più vantaggiosa, salvo motivare dettagliatamente il ricorso al metodo del massimo ribasso.

Eni ha inoltre sostenuto che il metodo del massimo ribasso favorisce la più ampia partecipazione dei concorrenti alla gara, altra cosa che può essere criticata secondo il presidente di Fipe, così come non corrisponderebbe al vero che le condizioni di pagamento e il tasso di interesse applicato per i ritardi di pagamento siano soggetti a libera negoziazione commerciale e che non siano vincolanti. Eni dovrà a questo punto scendere a compromessi trattando con le parti per evitare scontri come il rifiuto dei ticket in questione come già minacciato dagli esercenti.

M.Z.

Vacanze di Pasqua: ecco il bilancio (non buono) di Federalberghi

Quest’anno il settore alberghiero sembra aver sofferto molto durante il periodo pasquale. Federalberghi lamenta un calo del 19% rispetto allo stesso periodo del 2010. Le stime dicono che gli italiani che si sono mossi dai loro luoghi di residenza prevedendo almeno un pernottamento sono stati 10 milioni ovvero il 17,6%, era il 22% nel 2010. Tra questi, oltre il 90% è rimasto in Italia (rispetto all’85% del 2010), mentre l’8% ha preferito l’estero (rispetto al 14% del 2010). Il 37,6% degli intervistati ha preferito il mare, seguito dalla montagna al 29%. Segnali di debolezza per le città d’arte anche capitali europee così come le terme che registrano quote percentuali di perdita importanti. Il 41,5%, pari ad oltre 20 milioni (rispetto ai 18 milioni del 2010), ha dichiarato di non potersi permettere una vacanza per “mancanza di soldi”.

E’ l’albergo la struttura ricettiva preferita con il 33% delle preferenze (34% nel 2010), seguito dalla casa di parenti o amici con il 21,6% (rispetto al 21%) e dalla casa di proprietà col 18,8% (rispetto al 20,5%). Un leggero calo, infine, si registrerà per gli agriturismo con il 5,6% rispetto al 5,9% del 2010.

La spesa media pro-capite includendo trasporti, cibo, alloggio e divertimenti è attestata a circa 309 euro, simile a quanto registrato nel 2010, generando un giro d’affari di 3,27 miliardi (rispetto ai 4,05 miliardi del 2010) per un decremento del 19%. La spartizione della spesa nel dettaglio è la seguente: chi resterà in Italia spenderà in media 287 euro (rispetto ai 272 del 2010), mentre chi andrà oltreconfine spenderà una media di 637 euro a persona (rispetto ai 502 del 2010). La durata media della vacanza, infine, si attesterà sulle 3,5 notti rispetto alle 3,8 notti del 2010.

Per quanto riguardo il pranzo pasquale il 49% del campione ha consumato in casa propria, il 7,8%  in casa di amici, mentre l’1,2% nel ristorante abituale. Per Fipe e Federalberghi, maggiori sigle del settore non si tratta certo di una vittoria in quanti i segnali di una reale ripresa sembrano essere bene lontani. Il nuovo appuntamento per tirare un bilancio della situazione saranno le prossime vacanze estive, vero banco di prova dell’intero sistema ricettivo italiano.

Mirko Zago

La FIPE rifiuta i buoni pasto dell’Eni: commissioni troppo elevate

Lino Enrico Stoppani, presidente Fipe, la federazione dei pubblici esercizi fa sapere che in merito alla gara per l’assegnazione del servizio sostitutivo della mensa della società italiana degli idrocarburi (Eni) “I nostri esercenti rifiuteranno i buoni pasto dei quarantamila dipendenti dell’Eni“. La gara è stata indetta con il criterio del massimo ribasso comportando per gli esercenti convenzionati il pagamento alla società emettitrice aggiudicatrice una commissione sicuramente superiore al 4% del valore nominale del buono: un costo insostenibile.

Stoppani ha sottolineato come “I pubblici esercizi sono l’anello debole di questa filiera che è in grado di generare un valore complessivo da 2,5 miliardi di euro circa. Ancora una volta sono proprio gli esercenti che rischiano di dover pagare gli sconti che i datori di lavoro pretendono dalle società emettitrici per acquistare i buoni da distribuire ai loro dipendenti”.

Rimane da valutare quale sarà il comportamento reale delle parti auspicando un punto comune che non penalizzi i lavoratori.

Mirko Zago

Crisi o non crisi, gli italiani non rinunciano ai pasti fuori casa

Secondo i dati di una ricerca Fipe-Confcommercio su ‘Europa al Ristorante‘ presentata al Salone alimentare ‘Sapore’ a RiminiFiera, gli italiani non rinunciano ai pasti fuori casa, negli ultimi dieci anni i consumi sarebbero cresciuti così tanto da far salire l’Italia sul podio europeo (+6,5 miliardi di euro). Quella del nostro Paese sembra una tradizione: la colazione fuori casa, il pranzo in ristorante, la pizza nel weekend sono abitudini alle quali difficilmente possiamo rinunciare. E’ così  che l’Italia passa da 0,44 a 0,50 euro (+13,6%) nella spesa a bar e ristoranti rispetto ad ogni euro speso in consumi alimentari domestici.

Nell’aumento pari a 21 miliardi di euro dei consumi fuori casa in dieci anni secondo la ricerca l’Italia ha contribuito per il 31,6%. Molto di più sono cresciuti in Europa i consumi alimentari in casa, pari a 37 miliardi. La spesa per gli alimentari rimane comunque una fonte di spesa importante: 882 miliardi di euro in Ue, pari al 13,1% della domanda complessiva pari a un quinto del budget complessivo di spesa dei cittadini europei.

Il commento della Fipe: “In definitiva per l’Italia il mercato alimentare fuori casa è stato, è e sarà l’àncora di salvezza per molte imprese della filiera“. D’altronde l’Italia gode di una rete di ristorazione molto sviluppata, sfiora 1,5 milioni di unità (Francia, Italia e Spagna – è insediato poco meno del 50% del totale e l’Italia fa la parte del leone con il 17,1%). Il rischio maggiore è che la corsa al prezzo più basso per vincere la crisi provochi una caduta in termini qualitativi che danneggerebbe l’immagine di un settore fondamentale per il nostro Paese.

M. Z.

San Valentino? La cenetta a lume di candela non tramonta mai…

Oggi è San Valentino, festa degli innamorati. Secondo una ricerca condotta da Fipe-Axis Market Research il 60 per cento di chi festeggerà questo giorno andrà al ristorante. La spesa media per gli innamorati è stimata sui 70 euro a coppia, per un totale complessivo di circa 200 milioni di euro. Gli innamorati in Italia sono circa 15 milioni e la festa dell’amore rappresenta un importante trampolino per l’economia, il giro d’affare è infatti di ben 400 milioni complessivi, considerando cene, gadget, regali e fiori.

Stando al sondaggio, il 59% degli intervistati dichiara che passerà questa serata di San Valentino in compagnia solo del partner, mentre il 12,5% lo passerà con coppie di amici e il 24% in casa con la famiglia. Sei su dieci festeggeranno davanti a piatti culinari e per quattro su dieci la spesa sarà maggiore in quanto ritengono il regalo d’obbligo. I locali preferiti sono i tradizionali, ristoranti e trattorie dove si va abitualmente, mentre solo il 5% soprattutto giovani preferiranno trovare locali che propongano un menu speciale.

Sappiamo che la crisi sta cambiando profondamente i modelli di consumo degli italiani – afferma il presidente Fipe, Lino Enrico Stoppani – ma dalla ricerca emerge che questo non avviene in occasione delle tradizionali grandi ricorrenze e che il ristorante dimostra di essere il luogo preferito dove trascorrere i momenti conviviali più belli e significativi“. In periodo di crisi ci si cerca di aiutare, le giovani coppie almeno nel 9% dei casi condivideranno il conto, per l’altra grande fetta sarà lui a pagare. Tra i regali preferiti ci sono i tradizionali fiori (36%), abbigliamento, calzature, accessori (19,5%) e profumeria” (14%) per una spesa stimabile in circa 180 milioni di euro. Da non disprezzare anche una piccola percentuale (5% degli intervistati) che trascorrerà con il partner il post cena, bevendo un drink o andando al cinema.

Mirko Zago

Il 17 gennaio il pesto alla genovese sarà su ogni tavola italiana nel mondo

Fipe, la Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi, sostiene e rilancia l’iniziativa di Itchefs, l’associazione dei cuochi italiani nel mondo, di ufficializzare la giornata internazionale della cucina italiana. La proposta arriva in occasione della quarta edizione della Idic (International Day of Italian Cuisines), la manifestazione mondiale dedicata questa volta al pesto alla genovese. Il 17 gennaio, qualsiasi cuoco o ristoratore di cucina italiana, a qualunque latitudine, o semplicemente chiunque ami la cucina italiana è invitato a preparare la pasta al pesto genovese. Fipe ha sollecitato le strutture territoriali e i ristoranti loro associati a partecipare a questa iniziativa. La scelta della pietanza non è stata dettata dal caso, ma da una necessità di difesa dell’originalità della ricetta. Il pesto alla genovese e le tagliatelle al ragù bolognese, a cui era dedicata la precedente edizione, sono fra le pietanze più contraffatte nella cucina che si spaccia per italiana nel mondo. L’edizione 2011 della Idic sarà lanciata in anteprima a New York in collaborazione con l’Italian Culinary Academy. Gli organizzatori spiegano che i cuochi più talentuosi capeggiati da Massimiliano Alajmo si ritroveranno nella Grande Mela per un’anteprima riservata a giornalisti e operatori del settore anche per l’assegnazione degli Italian Cuisine Worldwide Awards, cioè gli Oscar dell’enogastronomia italiana nel mondo.

fonte:Fipe

Pranzo di Natale? Quasi 5 milioni di italiani mangeranno a ristorante. Ottimo giro d’affari per i ristoratori

Secondo la Fipe, la Federazione dei pubblici esercizi, saranno quasi cinque milioni gli italiani che si riverseranno nei 54.863 ristoranti aperti nel giorno di Natale per il tradizionale pranzo del 25. Il giro d’affari per i ristoratori si aggira attorno ai 217 milioni di euro.

Quest’anno il pranzo di Natale sarà all’insegna delle ricette tradizionali regionali. I ristoranti che stanno proponendo le ricette popolari perdute e rivisitate in chiave moderna hanno colto proprio questo spunto per proporre un Natale originale e all’insegna dell’italianità. Tanto è vero che anche i ristoratori che non si avventurano nelle ricette storiche, prevedono comunque di offrire ai clienti un menu meno esotico e più stagionale: l’ananas lascia il posto alle arance; legumi e ortaggi compariranno in maniera forte; la carne va più del pesce,anche se di allevamento. Lino Enrico Stoppani, presidente Fipe, spiega: “Il Natale è la festa della famiglia per definizione  e il ristorante è il posto più adatto per accogliere le grandi tavolate di parenti ed amici con lo stesso calore della casa. Con queste ricette storiche rivisitate si sta aprendo una nuova fase rinascimentale della cucina”. La scelta culinaria dei ristoranti sembra essere stata apprezzata dai consumatori che hanno già fatto registrare il tutto esaurito in molti locali.  Ma quanto costerà mangiare fuori il giorno di Natale? Il prezzo medio per un pranzo composto da antipasto, due primi piatti, due secondi, contorni di stagione, dolci natalizi, caffé, bevande costerà in media 43,50 euro, appena l’1,2% in più del 2009. Rispetto allo scorso anno cresce il numero di chi consumerà il pranzo di Natale nei 60mila ristoranti aperti da nord a sud della penisola. Forti anche di alcune iniziative di intrattenimento (la presenza di Babbo Natale nel locale e i menu bambini, per esempio), i 5 milioni di italiani che andranno al ristorante rappresentano un aumento del 2,8% di clientela rispetto al 2009.

Alcol e sicurezza stradale: bar e ristoranti dovranno mettere a disposizione dei clienti l’alcol-test.

Scatterà fra tre mesi l’obbligo per i locali la cui attività si protrae oltre la mezzanotte di tenere a disposizione dei clienti precursori per la rilevazione del tasso alcolemico e le tabelle indicative degli stessi tassi. All’osservanza di tale obbligo non sono tenuti gli esercizi che non effettuano intrattenimenti danzanti e che cessano la loro attività entro le ore 24.

La proroga di tre mesi è prevista nell’articolo 54 della nuova riforma del codice della strada nella parte in cui recita […] “per il locali diversi da quelli ove si svolgono spettacoli o altre forme di intrattenimento, a decorrere dal terzo mese successivo alla data di entrata in vigore della presente legge ”.

d.S.

Catania “Aperta per ferie”

Da una delle isole più belle d’Italia, la Sicilia, prende il via una campagna di informazione che contribuisce allo sviluppo turistico del territorio. Catania, meta di soggiorni estivi, tiene le saracinesche alzate per accogliere i turisti: “Aperto per ferie” è infatti lo slogan che contraddistinguerà con un adesivo i locali del centro storico nel mese di agosto 2010. Una nuova iniziativa della FIPE – CONALS Confcommercio per incentivare i servizi dell’accoglienza da parte degli operatori della ricettività turistica ed evitare che le chiusure per ferie si concentrino tutte nel mese di agosto.

Le imprese della somministrazione – dice Giovanni Trimboli, presidente provinciale CONALS Confcommercio – ricoprono un ruolo importante nell’accoglienza turistica. I percorsi enogastronomici, i sapori legati alla tradizione, il divertimento e l’intrattenimento sono servizi considerati dai turisti uno degli elementi indispensabili per la buona riuscita della vacanza. Perciò l’iniziativa “Aperto per ferie” ha il fine di garantire al turista l’accoglienza che merita. La cornice del barocco catanese farà da contorno“.
Il settore ricettivo non può andare in vacanza in una città a vocazione turistica come Catania e le imprese private devono fare la loro parte.

Secondo la FIAVET, la federazione degli agenti di viaggio aderenti a Confcommercio, il modo di fare vacanza sta cambiando, vacanze più brevi, magari weekend lungo, e in zona, riscoprendo la regione di appartenenza. “La crisi economica di questo momento si avverte anche nel turismo – afferma Filiberto Manno, presidente regionale FIAVET – che però, secondo le previsioni, non subirà grandi flessioni. Ci aspettiamo un flusso turistico dal Nord Europa ma anche molte presenze dal Nord Italia. Un turista esigente, che viene in Sicilia per il sole e il mare, ma che pretende di trovare servizi di qualità. Per questo non possiamo farci trovare impreparati e dobbiamo garantire un offerta competitiva“.

Questa iniziativa – conclude Dario Pistorio, presidente regionale FIPE Confcommercio – partirà dal centro storico e in base ai riscontri del pubblico locale e dei turisti, il prossimo anno sarà estesa nel resto della città e esportata in tutte le province siciliane“.

Il bollino DOC per la ristorazione italiana

L’Italia, per uno straniero su dieci, è sinonimo di ottimo cibo. Un vanto, certo, ma il rovescio della medaglia si chiama contraffazione alimentare: i prodotti agroalimentari italiani sono infatti i più imitati al mondo, con una perdita annuale potenziale per i produttori di 50 miliardi di euro.

Alla salvaguardia del settore agroalimentare punta il progetto ‘Ospitalità italiana, Ristoranti italiani nel mondo‘, realizzato da Unioncamere, Isnart (Istituto nazionale ricerche turistiche) e Assocamere Estero; con questo progetto, grazie al contributo delle associazioni imprenditoriali del settore, come la Fipe, e dei Ministeri degli Esteri, dello sviluppo Economico, dei Beni culturali e del Turismo, i ristoranti italiani nel mondo potranno certificare la propria ‘italianità’ e qualità con un bollino DOC.

L’iniziativa, presentata nei giorni scorsi a Roma nella sede di Unioncamere in occasione dell’undicesimo meeting dei segretari generali delle Camere di commercio italiane all’estero, è stata così commentata dal presidente di Unioncamere Ferruccio Dardanello: “Se con questo progetto riducessimo di un centesimo il fatturato realizzato con i prodotti imitati o contraffatti, recupereremmo al made in Italy 500 milioni di euro“. “In questo modo – ha proseguito Dardanello – chi ha intrapreso la strada della gastronomia italiana all’Estero assume un ruolo di fondamentale interesse per l’economia nazionale contribuendo a valorizzare l’immagine dell’Italia nel suo complesso“. “La tutela del made in Italy è la prima battaglia del nostro Paese e quest’iniziativa si inserisce in un piano più ampio di lotta alla pirateria che il Ministero dello Sviluppo economico sta promuovendo“, ha chiosato il viceministro allo Sviluppo Economico, Adolfo Urso.