Sistemi di accumulo: qual è la percentuale di credito di imposta riconosciuto?

La legge di bilancio 2022 ha previsto il riconoscimento di un credito di imposta per l’installazione di sistemi di accumulo collegati a impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. Non era prevista una percentuale di credito di imposta riconosciuto, ma un fondo da ripartire in base all’ammontare delle domande presentate. Ora l’Agenzia delle Entrate ha reso nota tale percentuale e purtroppo è molto bassa rispetto alle previsioni.

Sistemi di accumulo: bassa la percentuale di credito riconosciuta

L’Agenzia delle Entrate con la determinazione del 6 aprile 2023 ha reso nota la percentuale di credito di imposta che è possibile far valere nella prossima dichiarazione dei redditi.

L’agevolazione fiscale viene riconosciuta a chi ha presentato una regolare domanda nel periodo compreso tra il 1° e il 31 marzo 2023. viene riconosciuta a coloro che hanno installato sistemi di accumulo integrati a impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili nel periodo compreso tra il 1° gennaio e il 31 dicembre 2022. La percentuale di credito di imposta riconosciuta è del 9,1514 per cento.

Il fondo stanziato per il credito di imposta per i sistemi di accumulo era di 3 milioni di euro, sono state presentate istanze per un valore complessivo dei lavori pari a 32.781.559 euro.

Leggi anche: Bonus sistemi di accumulo fonti rinnovabili: quando presentare la domanda

Si può ottenere il bonus sistemi di accumulo per installazioni del 2023?

Deve essere ricordato che l’agevolazione non  si riconosce per le installazioni del 2023, quindi di fatto solo pochi fortunati che hanno provveduto all’installazione nell’anno precedente possono avvalersi del beneficio fiscale.

Vi sono ultime possibilità per coloro che inseriscono l’installazione di sistemi di accumulo in altri interventi edilizi come il Superbonus.

Come utilizzare il credito di imposta?

Per verificare l’ammontare del credito di imposta riconosciuto, basta andare nel proprio cassetto fiscale identificandosi con la propria identità digitale. In base all’articolo 4 del decreto del Ministro dell’economia e delle finanze del 6 maggio 2022, il credito di imposta è utilizzabile a partire dalla dichiarazione dei redditi relativa al periodo di imposta in cui è avvenuta l’installazione.

Di conseguenza è possibile avvalersene nella dichiarazione 2023 relativa ai redditi 2022. La determinazione però precisa che l’eventuale eccedenza di credito di imposta rispetto alla propria capienza fiscale può essere portata in compensazione nei periodi di imposta successivi.

Leggi anche: bonus acqua potabile, brutte notizie per chi lo ha richiesto. Ammontare

Bonus sistemi di accumulo fonti rinnovabili: quando presentare la domanda

La legge di bilancio 2022 ha introdotto il bonus sistemi di accumulo per le energie rinnovabili che consente di avere un credito di imposta fino al massimo del 100% rispetto ai costi sostenuti dal 1°gennaio 2022 al 31 dicembre 2022 per la realizzazione di sistemi volti ad accumulare l’energia prodotta. Il bonus si può ottenere anche per sistemi di accumulo installati in un secondo momento rispetto alla realizzazione dell’impianto fotovoltaico. A quasi un anno dalla sua introduzione arriva il provvedimento con le modalità operative.

Bonus sistemi di accumulo fonti rinnovabili: arriva il provvedimento attuativo

In questi giorni non sono mancate le polemiche sul fatto che molte misure introdotte nella legge di bilancio non sono mai state completate perché mancanti degli atti attuativi e proprio l’11 ottobre 2022 qualcosa sembra essere cambiato, nel senso che è stato fatto un piccolo passo. Il provvedimento 382045/2022 dell’Agenzia delle Entrate ha definito le modalità operative, inoltre è stato reso noto il modello da utilizzare per presentare l’istanza per il credito di imposta per i sistemi di accumulo integrati in impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili previsto dall’articolo 1, comma 812, della legge 30 dicembre 2021, n. 234. Tutti gli atti sono allegati in fondo all’articolo.

Leggi anche: Superbonus: si può avere per l’installazione di sistemi di accumulo per fotovoltaico?

Come e quando inoltrare la domanda per credito di imposta sistemi di accumulo

L’invio della domanda dovrà avvenire esclusivamente per via telematica, la domanda può essere proposta dal beneficiario o da un incaricato alla trasmissione. La presentazione dell’istanza può avvenire dal giorno 1° marzo 2023 al 31 marzo dello stesso anno. In questo arco temporale è possibile anche inviare una nuova domanda in sostituzione della vecchia, ad esempio nel caso in cui ci si renda conto di aver commesso un errore. Entro 5 giorni dalla presentazione dell’istanza viene emessa una ricevuta di presa in carico della domanda, nella stessa si indica se la domanda è stata correttamente proposta, oppure se è stata scartata. Nel secondo caso si indica anche il motivo dello scarto.

Il limite di spesa previsto per il 2022 è di 3 milioni di euro, entro 10 giorni dalla scadenza della presentazione delle domande, l’Agenzia delle Entrate indicherà la percentuale del credito d’imposta riconosciuta a ogni soggetto. La stessa potrebbe arrivare anche al 100% in caso di capienza nel fondo.

Modello domanda

Istruzioni per la compilazione

Provvedimento credito fonti rinnovabili

 

Impianti rinnovabili: novità in arrivo su inizio e fine lavori e contributo spettante

Arrivano novità dal decreto legge “Aiuti” in merito all’inizio e alla fine dei lavori degli impianti delle energie rinnovabili e alternative. Il provvedimento numero 50 del 17 maggio 2022, in attesa di conversione in legge entro il prossimo 16 luglio, dispone procedure semplificate per avviare gli interventi necessari per l’installazione di impianti delle energie rinnovabili. In tale ambito, le procedure stesse sono state semplificate e i relativi interventi possono essere avviati nel termine dei 36 mesi susseguenti all’ottenimento delle autorizzazioni. Non vi è, invece, allineamento con i termini di cinque anni della Valutazione di impatto ambientale (Via).

Autorizzazione per i lavori di installazione degli impianti energie rinnovabili

Il decreto legge numero 50 del 2022 interviene per snellire le procedure di autorizzazione necessarie per l’installazione dei sistemi di produzione di energie rinnovabili. Tali impianti devono essere cantierizzati in aree idonee dal punto di vista paesaggistico e culturale e autorizzate. Tra le novità del provvedimento, all’articolo 7 si ritrova il prolungamento del termine per iniziare i lavori di installazione dei pannelli fotovoltaici, ampliati a tre anni a partire dal rilascio dei titoli abilitativi. Le relative autorizzazioni sono indicate all’articolo 12 del decreto legislativo numero 387 del 2003. La scadenza dei 36 mesi si riferisce all’inizio dei lavori, mentre non è presente. nel decreto legge un limite temporale per l’esecuzione degli interventi stessi.

Autorizzazioni semplificate per le imprese turistiche e termali al fine di installare impianti energie rinnovabili

Tra le semplificazioni nell’ottenimento delle autorizzazioni all’installazione degli impianti di energie rinnovabili si ritrovano quelle riguardanti le strutture termali o turistiche. In caso di nuove installazioni di sistemi con potenza non eccedente un MW su terreni a disposizione delle strutture turistiche, si potrà inoltrare la Dila direttamente al comune competente per territorio. L’ottenimento dell’autorizzazione dipende dal fatto che l’impianto sia:

  • al di fuori dei centri storici;
  • in aree dove non sia presente il vincolo paesaggistico o culturale.

Proroghe autorizzazioni Via e paesaggio per l’installazione di impianti di energie rinnovabili

Tra le autorizzazioni alle quali far riferimento per l’installazione dei sistemi di produzione di energie rinnovabili, vi sono quelle della Via e paesaggistiche. L’eventuale protrarsi degli interventi oltre i 5 anni di riferimento delle due autorizzazioni è stato disciplinato dal comma 5, dell’articolo 25, del Testo unico dell’Ambiente che ammette la possibilità di prolungamento Via e paesaggistico. Le relative domande devono essere motivate e riscontrabili sia per quanto attiene al contesto ambientale, che per le eventuali modifiche progettuali intercorse.

Quali contributi si possono ottenere per l’installazione di impianti di energie rinnovabili?

Infine, i lavori di installazione di impianti che consentano la produzione di energie rinnovabili beneficiano di contributi statali. Gli incentivi sono pari a 0,05 centesimi di euro per ciascun chilowatt per ora di energia elettrica generata. I contributi, inoltre, devono mirare a realizzare progetti di intervento dal punto di vista economico, produttivo e sociale dei comuni nei quali le imprese abbiano presentato richiesta di autorizzazione per gli interventi di installazione degli impianti stessi.

 

Agricoltura, per il caro energia incentivi a realizzare impianti: in cosa consistono?

Sono stati estesi a tutto il 2022 gli incentivi per gli impianti di produzione di energia elettrica in agricoltura. La misura è contenuta nelle disposizione del decreto legge “Milleproroghe” e va inquadrata nei recenti interventi legislativi per contrastare il caro energia e l’emergenza Covid. Proprio sul caro energia, è intervento il comma 5 septies dell’articolo 11 del decreto “Milleproroghe” che estende a tutto il corrente anno la realizzazione degli impianti di produzione elettrica a biogas. La potenza massima degli impianti deve essere pari a 300 kW.

Incentivi per la realizzazione di impianti di energia elettrica in agricoltura: cosa sono?

L’incentivo per il caro energia a favore degli imprenditori agricoli rientra nelle misure già previste dal comma 954 dell’articolo 1, della legge numero 145 del 2018 (legge di Bilancio 2019). Gli impianti realizzati in agricoltura devono far parte del ciclo produttivo dell’attività imprenditoriale. Tra i requisiti richiesti, vi è la necessità che gli impianti siano alimentati da reflui e da materie provenienti prevalentemente dalle imprese agricole realizzatrici. La percentuale dell’origine da materie delle aziende deve essere pari a non meno dell’80%. La restante parte del 20% deve provenire da colture di secondo raccolto.

Quali requisiti sono richiesti per ottenere gli incentivi degli impianti in agricoltura e presentazione domanda

Tra gli altri requisiti richiesti per ottenere gli incentivi degli impianti di energia elettrica in agricoltura rientra anche l’autoconsumo aziendale dell’energia elettrica prodotta. La domanda per la realizzazione di impianti che abbiano una potenza massima pari a 100 kW deve essere presentata solo dopo che l’impianto sia entrato in esercizio. Per gli impianti di potenza superiore (e non oltre i 300 kW) è necessaria l’iscrizione al Registro per ottenere il contingente di potenza.

Quanti incentivi sono a disposizione delle imprese agricole per gli impianti di energia elettrica?

Per gli impianti di energia elettrica le imprese agricole possono contare sullo stanziamento del ministero per la Transizione ecologica (Mite) di 267 milioni di euro. Il decreto legge “Energia”, all’articolo 14, prevede che i fondi siano stanziati a favore di impianti fino a 200 kW. L’energia prodotta deve essere utilizzata per l’autoconsumo da fonti rinnovabili. Inoltre, l’articolo 15 dello stesso decreto consente l’ottenimento di un credito di imposta per chi presenti la domanda nelle regioni del Sud Italia. L’ottenimento degli incentivi deve avere sempre come obiettivo quello di migliorare l’efficienza energetica e la produzione dell’energia dalle fonti rinnovabili.

Quale incentivo per le imprese agricole che investano in efficienza energetica o in fonti rinnovabili?

Proprio l’obiettivo dell’efficienza energetica o quello dell’energia prodotta da fonti rinnovabili determina l’entità dell’incentivo spettante alle imprese agricole. A tal proposito, è necessario attendere il decreto ministeriale che stabilirà l’incentivo spettante alle imprese agricole che adottino l’una o l’altra soluzione energetica.

 

Rincari bollette, decreto approvato: intervento IVA e bonus bloccano luce e gas

Il Consiglio dei Ministri ha approvato il Decreto che impedisce di stangare famiglie e imprese con gli aumenti previsti sulle bollette dal 1° ottobre 2021. La misura era nell’aria ma adesso finalmente si è concretizzata. Il governo ha consentito di ammortizzare i rincari del 40% sulla luce elettrica e del 30% sul gas.

In particolare, il Decreto Legge ha stanziato circa 2 miliardi e mezzo per tagliare i costi fissi e calmeriare gli aumenti. Nello specifico sono due miliardi volti a eliminare gli oneri generali di sistema nel settore elettrico e quasi mezzo miliardo destinato a tagliare gli oneri generale sulla bolletta del gas.

Scende l’IVA per salvare gli utenti del gas

A quanto pare, il Cdm ha capito che l’unico modo per tagliare i rincari sull gas naturale per uso civile o industriale era intervenire sull’IVA che sulle forniture scende del 5%. La misura è testa a combattere proprio l’ultimo trimestre del 2021. Si ricorda che attualmente l’IVA sulla bollette del gas è al 10% e, a seconda dei consumi, fino al 22%.

Il taglio dell’IVA sul gas non è sufficiente ad azzerare gli aumenti sulle bollette che partono dal 1° ottobre 2021, per questo motivo il governo ha deciso di rafforzare il bonus sociale di cui beneficiano le famiglie in difficoltà economica con malati gravi con un un intervento ulteriore di 450 milioni di euro e sempre per l’ultimo trimestre 2021.

Bonus elettrico

Il bonus energia è già attivo e dell’agevolazione ne beneficiano i nuclei familiari che hanno un ISEE fino a 8.265 euro, limite che sale fino a 20.000 euro nel caso di famiglie con almeno quattro figli a carico. Del bonus ne fruiscono anche i percettori di Pensione o Reddito di cittadinanza e gli utenti con gravi condizione di salute che sono costretti all’utilizzo di apparecchiature elettromedicali. Con una nota, Palazzo Chigi tiene a sottolineare che vengono quasi azzerati i rincari futuri della bolletta per oltre 3 milioni di persone.

Bonus gas

Due milioni e mezzo di persone beneficiano già del bonus gas e anche per loro l’effetto del prossimo aumento in bolletta è quasi azzerato.

Si salvano almeno 6 milioni di PMI con utenze in bassa tensione fino a 16,5 Kw, e circa 29 milioni di utenze legate ai clienti domestici che vedranno azzerata gli oneri di sistema per gli ultimi mesi del 2021.

L’importanza delle fonti rinnovabili

I rincari sulle bollette preoccupano tutta l’Europa che intende investire maggiormente sulle energie rinnovabile. Dello stesso avviso è il ministro italiano della Transizione Ecologica Cingolani. Solo pochi giorni fa con riferimento agli aumenti sulle bollette, annunciava che il governo sarebbe intervenuto per calmierare i prezzi, conseguenza ovvia della ripresa economica post fase acuta emergenziale dovuta alla pandemia da Covid-19.

Come detto al Corriere della Sera Roberto Cingolani si dice convinto di dover intervenire per mitigare gli effetti dei rincari sulle bollette, ma insiste sulla Transizione Ecologica: gestire l’aumento dei prezzi sulle bollette di luce e gas con i tagli del Governo, come quello dell’IVA sul gas naturale o sul taglio degli oneri di sistema sulla luce, ma puntando allo sfruttamento da fonti rinnovabili come il Sole e il vento, con l’obiettivo di autoprodurre il 70% dell’energia elettrica proprio da esse entro un decennio.

Nel frattempo, il peso dei rincari sulle bollette di luce e gas è quasi azzerato dalla diminuzione dell’IVA e dai bonus sociali ulteriormente stanziato dal governo e che vale per i mesi di ottobre-novembre e dicembre 2021. Ma poiché la ripresa economica posta Covid-19 peserà sull’aumento dei prezzi di gas e luce, l’unica salvezza definitiva è lo sfruttamento da fonti rinnovabili.

 

La lunga marcia delle fonti rinnovabili

Le fonti rinnovabili nel 2014 hanno prodotto il 23% dell’energia elettrica necessaria a soddisfare il fabbisogno di energia a livello mondiale. Tra le fonti maggiormente utilizzate, secondo i dati contenuti nel Renewable Energy Report – studio dell’Energy Strategy Group del Politecnico di Milano -, il 73,6% è composto dall’idroelettrico, ma in costante crescita ci sono anche i pesi dell’eolico (oltre il 13%) e delle biomasse (8%). L’incremento dell’incidenza delle fonti rinnovabili (che nel 2014 tocca quota 1,7 TH da 1 TH del 2007) è dovuto principalmente alla crescita del settore fotovoltaico.

È quanto emerge dall’Osservatorio per le energie rinnovabili realizzato dalla Fondazione Silvio Tronchetti Provera in collaborazione con Innovhub SSI, azienda speciale della Camera di Commercio di Milano, e analizzato nei giorni scorsi durante il convegno “Energie rinnovabili, efficienza energetica, quale futuro”.

Nel 2014 – secondo quanto emerge dal rapporto – gli investimenti a livello globale per la realizzazione di nuovi impianti da fonti rinnovabili hanno toccato quota 235 miliardi di euro, tornando ai livelli record del 2011 e invertendo così il trend negativo registrato negli ultimi due anni.

Ad aggiudicarsi il primato degli investimenti green nel 2014 è l’Asia che, con i suoi 115 miliardi di euro investiti in energia rinnovabile, rappresenta quasi il 50% del mercato, seguita dall’America con il 24% e dall’Europa con il 23%. L’Africa, pur posizionandosi all’ultimo posto nel panorama mondiale, è invece l’area geografica che registra la crescita più significativa dell’utilizzo di fonti rinnovabili, passando da 1 a 10 miliardi di euro investiti.

In Italia oltre il 40% dell’energia prodotta proviene da fonti rinnovabili: la crescita della produzione da rinnovabili è passata, infatti, dal 29% del totale nel 2011 al 45% nel 2014. Tale risultato è influenzato in maniera significativa dalla componente delle rinnovabili non programmabili (fotovoltaico ed eolico), quasi raddoppiate dal 7,3% del totale alla fine del 2011 a circa il 14% alla fine del 2014.

Tra le fonti maggiormente programmabili – ovvero quelle che possono essere prodotte in base alla richiesta di energia – è raddoppiato (dal 3,8% al 7,6%) il peso delle biomasse ed è cresciuto del 35% il peso dell’idroelettrico, mentre è rimasto pressoché costante (in assenza di nuove installazioni) il geotermico. Escludendo l’incidenza dell’idroelettrico, la produzione di energia proveniente dalle cosiddette “nuove rinnovabili” è passata dal 13% del 2011 all’attuale 23,4%.

Il volume d’affari generato in Italia dalle fonti rinnovabili è pari a circa 7 miliardi di euro. Di tale cifra, la componente principale è rappresentata dai ricavi generati dalla vendita di energia (46,9% del totale), seguita dal mercato “primario”, ossia quello composto dalle nuove istallazioni (fotovoltaico, biomasse e idroelettrico).

Nel primo semestre 2015, le rinnovabili nel mondo hanno prodotto complessivamente il 24% dell’energia elettrica (23% nel 2014) e gli investimenti per la realizzazione di impianti alimentati da fonti rinnovabili hanno superato la soglia dei 170 miliardi di euro. Un dato positivo che fa ben sperare per il superamento dei 235 miliardi di euro di investimenti realizzati complessivamente nel 2014.

Quanto al solo mercato italiano, dai dati relativi ai primi sei mesi del 2015 si evince che la produzione di energie rinnovabili rappresenta il 43,3% dell’elettricità totale generata nel Paese. Tale dato, in leggero calo rispetto al 45% del 2014, è però poco significativo in quanto non include i mesi di luglio e agosto, quando il settore fotovoltaico sostiene in modo significativo la domanda di energia elettrica.

Riguardo, invece, le singole fonti rinnovabili in Italia, nel primo semestre 2015 sono stati installati 128 MW di nuovi impianti fotovoltaici (pari a circa 243 milioni di euro di investimenti), 190 MW di impianti eolici (pari a circa 340 milioni di investimenti ) e 54 MW di nuova potenza installata nell’idroelettrico (pari a circa 215 milioni di investimenti). Dati in linea con il buon andamento registrato nel 2014 in Italia da queste fonti rinnovabili (circa 560 MW di installato).

Colpo in Uruguay per Enel Green Power

Nuovo colpo di Enel Green Power in Sudamerica. La società di casa Enel specializzata in energie rinnovabili ha infatti completato e allacciato alla rete il parco eolico Melowind, il suo primo impianto in Uruguay da 50 MW, situato nella zona di Cerro Largo, a circa 320 chilometri dalla capitale Montevideo.

Un impianto in grado di produrre oltre 200 milioni di chilowattora all’anno, equivalenti ai consumi di circa 74mila famiglie uruguaiane, evitando l’emissione in atmosfera di oltre 62mila tonnellate di anidride carbonica, nel quale Enel Green Power ha investito circa 98 milioni di dollari.

La presenza di Enel Green Power In America Latina è piuttosto forte, grazie agli impianti che gestisce in Brasile, Cile, Costa Rica, Guatemala, Messico, Panama e Uruguay, per una capacità installata totale di più di 2mila MW.

Oltre ai 50 MW appena entrati a regime in Uruguay, nell’eolico Enel Green Power ha impianti per 442 MW in Messico, 340 in Cile, 283 in Brasile, 24 in Costa Rica. Inoltre, sul fronte geotermico, la società sta realizzando un impianto da 38 MW a Cerro Pabellon in Cile, il primo impianto del genere in Sud America.

Non nasconde il proprio orgoglio l’Amministratore Delegato di Enel Green Power, Francesco Venturini: “Siamo soddisfatti di aver iniziato la generazione di chilowattora in Uruguay, un Paese che ha caratteristiche perfettamente in linea con la nostra strategia di crescita, in quanto è un paese in rapida crescita economica e demografica, connotato da abbondanza di risorse naturali e da un quadro normativo stabile. Il Paese mira a diversificare il mix energetico nazionale, incrementando l’utilizzo delle risorse locali entro il 2030, e la nostra energia pulita contribuirà al raggiungimento di questo obiettivo”.

L’Uruguay ha infatti una capacità installata di circa 3,7 GW, con il 66% della produzione elettrica nazionale che proviene da energia rinnovabile.

Nuovi decreti per Conto Termico e FER

Il ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi ha anticipato l’arrivo di nuovi decreti volti a regolamentare gli incentivi relativi a Conto Termico e fonti rinnovabili elettriche diverse dal fotovoltaico.

Il ministro, confermando la definizione del nuovo Conto Termico e di un decreto-ponte sugli incentivi per le rinnovabili elettriche diverse dal fotovoltaico entro il 2017, ha dichiarato: “Gli oneri di incentivazione sono saliti da poco più di 2 miliardi di euro nel 2009 ai 12 miliardi di oggi. Nonostante molti tentativi di ridurne il peso costituiscono l’85% degli oneri di sistema e incidono per un quarto della spesa elettrica di una famiglia. Le rinnovabili restano tra le priorità, ma vorremmo indicare criteri per una revisione, continuando a sostenere lo sviluppo delle rinnovabili, ma con più attenzione per i costi e le ricadute sul sistema produttivo.
Per il fotovoltaico il tetto di 6,7 miliardi di euro all’anno è stato già raggiunto al 2013, ma rimangono significativi incentivi impliciti. Sulle altre fonti il tetto fissato a 5,8 miliardi l’anno ha un contatore che indica 5,7 miliardi e come Ministero intendiamo emanare a breve un intervento che valga fino al 2017, quando partirà la nuova fase di incentivi, che riutilizzi a favore del settore le risorse che si renderanno via via disponibili pur nel rispetto del tetto, individuando criteri selettivi per la loro allocazione
“.

Nel frattempo, il ministro ha già trasmesso la bozza del decreto al Ministero dell’Ambiente e alle Politiche agricole. La pubblicazione definitiva avverrà solo dopo averne ricevuto il parere dal Ministero.

Vera MORETTI

Ires estesa anche alle pmi energetiche

Le fonti rinnovabili sono state duramente colpite dal Decreto Fare, che porterà l’addizionale Ires a pesare pesantemente sulle pmi energetiche.
Come anche confermato dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, infatti, la Robin Tax è stata inserita nel Decreto Fare ed estesa alle piccole e medie imprese.

Si tratta sicuramente di un provvedimento che rischia di dare un duro colpo alle aziende che producono energia ma anche, più in generale, al mondo del fotovoltaico e delle fonti rinnovabili.

L’articolo 5 del Decreto Fare prevede che a pagare la tassa Ires siano anche i produttori di energia rinnovabile con un fatturato di almeno 3 milioni di euro annui (invece dei precedenti 10 milioni) e profitti di almeno 300mila euro lordi (invece di 3 milioni): “Al comma 16 dell’articolo 81 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, e successive modificazioni, le parole: volume di ricavi superiore a 10 milioni di euro e un reddito imponibile superiore a 1 milione di euro sono sostituite dalle seguenti: volume di ricavi superiore a 3 milioni di euro e un reddito imponibile superiore a 300 mila euro“.

Ora saranno molti gli impianti coinvolti in questo range, poiché vi rientreranno quelli a partire da 300 kW di potenza.

La tassa sarà pari al 10,3% per il 2013, per poi scendere al 6,5% nel 2014, producendo un gettito totale di 150 milioni di euro nel 2015, più altri 75 milioni nel 2016.

Vera MORETTI

Chiarimenti sulla detassazione ambientale

Le pmi possono usufruire di benefici, per quanto riguarda la detassazione sugli investimenti ambientali o nelle rinnovabili, che derivano dalla Tremonti Ambientale.

Questa detassazione è prevista dall’art.6 (Disposizioni in materia di tassazione del reddito di impresa), nei commi 13- 19, della legge n.388/2000 (Finanziaria 2001). Il Decreto Sviluppo ha poi abrogato il beneficio per tutte le spese sostenute dal 26 giugno 2012.
Sono dunque recuperabili gli investimenti effettuati dal 1 Gennaio 2010 fino al 25 giugno 2012: non concorrono a formare il reddito imponibile ai fini IRES/ IRPEF (ma non IRAP).

Le caratteristiche dell’investimento devono essere certificate da soggetti preposti, con la specifica menzione che l’investimento era necessario per prevenire, ridurre e riparare danni causati all’ambiente e che non si tratta di investimento realizzato in attuazione di obblighi di legge.

Gli investimenti ammissibili riguardano:

  • acquisto in immobilizzazioni materiali quali terreni e fabbricati;
  • impianti, macchinari ed attrezzature ad alta efficienza, a ridotte emissioni inquinanti o ridotto inquinamento acustico, atti a sostituire o eliminare sostanze inquinanti o pericolose per l’ambiente, compresi i rifiuti del ciclo produttivo;
  • insonorizzazioni; altri investimenti per ridurre l’impatto del processo produttivo sull’ambiente.

Tra le spese finanziabili ci sono anche quelle previste per l’installazione di impianti e sistemi di autoproduzione di energia da fonti rinnovabili e gli interventi per contenimenti energetici significativi del ciclo produttivo.
Sono ammissibili anche le spese per l’efficientamento energetico in edilizia e bioedilizia, rimozione di strutture rifacimento dell’involucro edilizio per efficienza energetica, illuminotecnica, condizionamento, riscaldamento e business intelligence applicata alla domotica, al controllo degli sprechi e qualsiasi altro sistema per l’efficienza energetica.

L’importo si determina mediante approccio Incrementale: si separa la quota parte dell’investimento realizzato al fine di ottenere migliorie ambientali, dalla restante parte dell’investimento stesso, realizzata allo scopo di migliorare la produttività.
Questo significa che la quota di reddito agevolabile corrisponde all’eccedenza rispetto alla media degli investimenti ambientali realizzati nei due periodi di imposta precedenti.

Entro 30 giorni dal deposito va fatta una comunicazione al Ministero dello Sviluppo Economico, dopo la quale la detassazione è automaticamente fruibile senza attendere un’autorizzazione, così come prevedeva il meccanismo della Tremonti tradizionale.

Per investimenti 2011 di soggetti IRES, se ancora non è stata depositata la dichiarazione dei redditi 2012, è possibile presentare un’integrativa a favore del recupero del credito mediante compensazione in F24; l’eventuale eccedenza si potrà recuperare negli esercizi successivi senza limiti temporali fino ad esaurimento, nella misura massima dell’80% dell’imponibile di ciascun esercizio.

Per investimenti precedenti si procede alla richiesta di rimborso IRES/IRPEF pagata, a meno che la perdita fiscale generata dalla detassazione sia riportabile ancora nel 2011/2012, nel qual caso si può impostare il meccanismo sopra descritto per l’IRES 2011.

Vera MORETTI