In Piemonte germoglia il green

E’ ora di bilanci per il Piemonte, regione che si conferma tra le più virtuose in ambito di energia prodotta da fonti pulite, anche se l’obiettivo fissato dal decreto firmato a marzo sul burden sharing, che chiede al Piemonte di produrre il 15,1% della propria energia da fonti pulite, rimane lontano. La regione si conferma tra le migliori d’Italia, seguendo a ruota Lombardia e Puglia.

In particolare, il Piemonte si qualifica al secondo posto, alle spalle della Lombardia, per la produzione di energia da fonti idriche: grazie alla grande disponibilità di acqua nelle zone alpine, la regione è fornitore del 25% dell’energia idroelettrica prodotta in Italia. Terzo posto, invece, per quanto riguarda il fotovoltaico. In Piemonte sono installati pannelli per una potenza a 1053 megawatt, su 17 mila impianti con una regolamentazione precisa, che tutela il paesaggio e i terreni pregiati. Nessuna controindicazione, invece, per gli impianti geotermici, cioè quelli che sfruttano il calore della Terra, un settore quasi insignificante fino a cinque o sei anni fa ma che ora porta un risparmio in bolletta fra il 40 e il 60%: solo in Piemonte si producono 7 megawatt di energia, che corrispondono al consumo annuo di 2100 famiglie. Torino tiene poi ben saldo il suo primato nel teleriscaldamento, confermandosi città più teleriscaldata d’Italia, con circa 800mila cittadini serviti. Da segnalare poi la quota di energia prodotta da biomasse, il 5% sul totale piemontese, che sfrutta i rifiuti agricoli e di allevamento.

Il risparmio per i cittadini sarà invece uno dei filoni di ricerca del futuro Energy Center che sorgerà a Torino nei prossimi mesi grazie a un accordo tra Regione e Comune. Sarà un polo dedicato all’energia per privati, aziende, enti pubblici e università all’interno del quale si dovranno studiare prodotti e tecnologie per il risparmio energetico, l’edilizia e zero consumo, tecnologie e innovazioni per le aziende e per l’industria.

Il green è anche occasione di business, e se ne sono già accorte le 1.300 aziende torinesi impegnate nella green economy per un fatturato complessivo di 2,6 miliardi di euro e 33 mila addetti. A far da padrone sono quelle impegnate nel settore dell’energia, principalmente solare (50 per cento), seguono quelle che si occupano di rifiuti (19 per cento), trattamento dell’acqua (12 per cento), aria (10 per cento) e ricerca e sviluppo (9 per cento). La maggior parte delle aziende eco ha meno di dieci addetti e solo il 6% ne conta più di 50.

Francesca SCARABELLI

Energie rinnovabili protagoniste a Torino

E’ tutto pronto, a Torino, per l’ottava edizione di Energhetica, la mostra convegno che dal 24 al 26 maggio trasformerà la città piemontese nella capitale delle energie rinnovabili, proponendo al pubblico soluzioni tecnologiche e comportamenti quotidiani in grado di contribuire al programma di riduzione dei consumi e delle emissioni di gas serra nei prossimi 10 anni.

Il tema centrale della manifestazione sarà Smart City e Industry, ben rappresentato della eco-car di diverse case automobilistiche che si potranno provare sulla Pista del Lingotto, ma le proposte innovative ed ecosostenibili non mancheranno: ci saranno, ad esempio, “occhiali da sole” per edifici, cioè delle speciali pellicole da applicare sulla facciata che schermano il calore del sole; giardini verticali al servizio dell’efficienza energetica, lucernari tecnologici che portano il sole in spazi ciechi, un programma di formazione per tecnici del fotovoltaico in Senegal. E ancora scooter elettrici, ecobike e nuove soluzioni di mobilità e impianti di micro generazione che rappresentano il futuro di produzione dell’energia. Non manca la mobilità sostenibile su due ruote, con Bicishow, che debutta proprio in questa edizione: un’area dedicata alle biciclette, dove si potranno provare i diversi modelli o assistere a spettacoli acrobatici.

Le aree tematiche saranno quattro: telegestione, efficienza energetica, risparmio delle risorse, eco mobility, che vedranno esposti oltre 300 prodotti. L’area business sarà invece dedicata agli incontri tra l’industria verde e le grandi aziende del settore. Non può mancare un’area didattica, con lezioni-laboratori per scolaresche e cittadini con suggerimenti di uso quotidiano per diminuire gli impatti ambientali. Un programma di convegni a tema, illustrerà inoltre le novità nelle best practices italiane in tema energetico e riaprirà il dibattito sulle fonti sostenibili rispetto a quelle tradizionali.

Il Politecnico di Torino presenterà due progetti di ricerca che potrebbero introdurre nuove fonti rinnovabili, mentre la Camera di commercio di Torino rinnova nel 2012 il sostegno e la partecipazione a Energethica presentando ‘ECOmpanies, il progetto per promuovere l’eccellenza piemontese del settore ambiente&energia sui mercati internazionali, gestito dal Centro Estero per l’Internazionalizzazione in collaborazione con i quattro Poli di innovazione Enermhy, Polibre, Polight e Polo innovazione Lago Maggiore.

Francesca SCARABELLI

Senato e Regioni uniti sulle fonti rinnovabili

Regioni e Senato chiedono a gran voce una modifica per quanto riguarda gli incentivi sulle fonti rinnovabili, fotovoltaico in primis.

Si sente la necessità, infatti, di “una forte spinta a sostegno del settore e all’ impegno delle Regioni sul fronte del miglioramento dei decreti”, perché come sono attualmente, secondo l’opinione dei senatori Francesco Ferrante e Roberto Della Setarischiano di minare la tenuta dell’ intero comparto”, a causa del problema dei fondi e dell’eccessiva burocratizzazione.
Sicuramente, il fatto che il Senato abbia dato il via libera alle mozioni sulle rinnovabili è un bel traguardo, soprattutto in chiave europea.

Insomma, potrebbe essere questa l’occasione per recuperare il gap che ci separa dalle potenze internazionali.
In concreto, se queste modifiche venissero attuate dal Governo, si andrebbe verso la realizzazione di una filiera industriale per quanto riguarda innovazione ed equilibrio del sistema degli incentivi, ma anche efficienza energetica, investimenti, occupazione, competitività, e reti intelligenti per la distribuzione.

Vera MORETTI

Fotovoltaico e solare: su questo scommettono gli italiani

Energia alternativa, per la maggior parte degli italiani, fa rima con fotovoltaico.
O, almeno, è quanto pensano nove intervistati su dieci tra coloro che hanno partecipato alla ricerca “Gli Italiani e il solare – timori e aspettative”, realizzata da Ipr Marketing per conto dell’Osservatorio sul Solare della Fondazione UniVerde con il sostegno di Yingli Green Energy.

A seguire, eolico (55%), idroelettrico (40%), geotermia (24%) e biomasse (15%), anche se il solare, per otto italiani su dieci, rappresenta una scommessa per il futuro, anche per quanto riguarda le abitazioni private.

La consapevolezza della salvaguardia dell’ambiente, dunque, sta diventando sempre più concreta, soprattutto negli ultimi anni, ed ora deve cadere l’ultimo tabù, ovvero pensare che un impianto ad energia solare sia più costoso rispetto alle fonti energetiche tradizionali.
Per eliminare tale convinzione, a detta dell’85% degli interpellati, il governo dovrebbe incentivare maggiormente il passaggio al fotovoltaico.

Alfonso Pecoraro Scanio, presidente UniVerde, ha sottolineato, per quanto riguarda il libero mercato, che “l’autoconsumo e la libertà di scambiarsi energia sono il futuro e solo così l’Italia potrà davvero passare alla terza rivoluzione industriale“.
Fabio Patti, amministratore delegato di Yingli Green Energy Italia, ha aggiunto: “Il fotovoltaico ha giocato un ruolo fondamentale nello sviluppo dell’intero settore, fungendo da traino anche per le altre energie rinnovabili. E oggi, grazie alle economie di scala e ad un favorevole sistema incentivante, si è potuto accelerare il processo di diminuzione dei costi delle installazioni“.

Le donne, per quanto riguarda innovazione e rispetto per l’ambiente, si dimostrano più informate e predisposte, perché, in quanto all’intenzione di installare un impianto fotovoltaico, sono per il 70% favorevoli, contro il 58% degli uomini.
E, a questo proposito, Pecoraro Scanio conferma: “Anche nel solare le donne sono e saranno il motore del cambiamento. Mi era gia capitato con la riforma dell’agricoltura e il dato di oggi mi conferma l’importanza del ruolo femminile per una svolta ecologica”.

Vera MORETTI

Siamo il Paese del sole. In tutti i sensi

Sull’Italia splende il sole, in tutti i sensi. Sono infatti buone notizie quelle che arrivano dal Solar Expo di Verona per quanto riguarda la nostra industria dell’energia: l’Italia è ormai campione mondiale del fotovoltaico. A fine 2011, infatti, il nostro Paese è arrivato a una potenza installata di 12700 megawatt, con una percentuale del 31% della potenza rinnovabile installata totale. Un dato che ci pone come primo Paese al mondo per potenza fotovoltaica allacciata alla rete, davanti persino alla Germania che, per potenza cumulata (24700 megawatt), resta leader mondiale.

Nello specifico, nel 2011 l’Italia ha installato 9300 megawatt di fotovoltaico, grazie agli elevati incentivi del conto energia. Purtroppo rivisti. Inoltre, con più di 340mila impianti installati in Italia, la produzione elettrica da fotovoltaico ammonta a poco meno di 11 terawattora/anno. Un trend che sembra non arrestarsi, anche se la politica energetica non sembra un punto chiave nell’agenda del governo attuale.

Eppure dovrebbe esserlo, viste le ricadute che i provvedimenti avrebbero su un settore nel quale le piccole e medie imprese italiane sono fortissime e vista la radicale modifica che questi trend hanno avuto non tanto sulle abitudini di consumo degli italiani, quanto sul mercato dell’energia nel Paese. Ormai, infatti, le ore centrali del giorno sono coperte da fotovoltaico, di sera e di notte tocca agli impianti tradizionali mantenere in equilibrio il sistema. Ragion per cui, oggi l’energia si paga di più nelle ore serali mentre di giorno il risparmio sale. O almeno, salirebbe se non fosse compensato dagli incentivi e dai costi degli impianti tradizionali aperti in fasce orarie in cui, di fatto, lavorano in perdita.

Rinnovabili, il taglio degli incentivi mette a rischio le Pmi

Confartigianato lancia l’allarme: la revisione degli incentivi per le rinnovabili avrà conseguenze negative per le piccole e medie imprese della filiera.

Secondo l’associazione, infatti, i decreti presentati la scorsa settimana dai ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico di revisione degli incentivi per il fotovoltaico e per le altre Fonti rinnovabili preoccupano fortemente le Pmi del settore. E si tratta di numeri non da poco: sono 85mila le piccole e medie imprese nazionali, con oltre 200mila occupati, che negli ultimi anni hanno operato in qualità di piccoli produttori di impianti, installatori e manutentori, per lo sviluppo dell’energia prodotta da fonti rinnovabili e per la promozione della generazione distribuita di piccola taglia.

Dall’associazione rilevano che senza i correttivi ai decreti, che introducono procedure burocratiche e prenotazione degli incentivi che penalizzano in misura maggiore i piccoli impianti, si bloccheranno drasticamente gli investimenti di queste imprese, con danni rispetto alla possibilità del Paese di raggiungere gli obiettivi di sostenibilità energetica e per il bilancio dello Stato. CNA, Confartigianato e Casartigiani denunciano poi un difetto di concertazione e informazione nel metodo che ha condotto i Ministeri competenti alla definizione dei decreti.

Il quarto conto energia emanato a maggio 2011 aveva peraltro previsto una riduzione delle tariffe incentivanti al raggiungimento di soglie di spesa individuate, ma non una nuova revisione generale del meccanismo incentivante contenuta invece nella bozza di nuovo decreto sul fotovoltaico. Le Confederazioni dell’artigianato chiedono dunque che si intervenga sui testi dei decreti, per modificare gli aspetti più critici. In particolare è necessario tutelare gli impianti di piccola dimensione, almeno fino a 30 kW di potenza, che non dovrebbero essere soggetti a tetti massimi di incentivazione né all’obbligo di iscrizione al registro; per questi impianti infatti è necessario mantenere un principio di automaticità dell’incentivo.

Il lavoro? Sempre più green!

di Vera MORETTI

Il rispetto dell’ambiente sta diventando sempre meno di nicchia e sempre più popolare, anche quando si tratta di lavoro.

Sono in continua crescita, infatti, le professioni “green” e, tra queste, le più richieste sono: progettisti di impianti fotovoltaici, addetti al montaggio di pannelli, capo cantieri impianti e ingegneri elettrici e ambientali.

InfoJobs.it, che ha condotto questa indagine, ha anche stilato una classifica delle regioni più “verdi”: al primo posto la Lombardia, con il 29,66% di annunci online nel canale green jobs, seguita da Emilia Romagna (15,17%), Veneto (14,76%), Lazio (7,86%), Piemonte (6,48%) e Toscana (4,55%).

Questi dati sono confermati anche dal rapporto Green Italy, realizzato dalla Fondazione Symbola e da Unioncamere, che ha rilevato, tra il 2008 e il 2011, una percentuale del 23,9% delle imprese italiane che hanno investito o programmato di investire in tecnologie e in prodotti verdi.
Nel 2011, inoltre, il 38% delle assunzioni hanno riguardato figure professionali legate alla sostenibilità. Questo settore è in vero fermento, se pensiamo che, da Nord a Sud, l’Italia è stata, nello scorso anno, la nazione europea ad aver installato più fotovoltaico superando persino la Germania.

Vittorio Maffei, manging director di InfoJobs.it, ha dichiarato: “Un trend di crescita del settore green che lascia ben sperare per lo sviluppo dell’indotto eco friendly anche in zone meno industrializzate e Regioni come Puglia e Abruzzo, rispettivamente al settimo e ottavo posto nella graduatoria delle regioni con maggiori richieste di lavoro green, testimoniano l’impegno delle aziende per offrire sia ottimizzazione delle risorse sia migliore tutela dell’ambiente, obiettivi che dovrebbero essere sempre più incentivati e tutelati anche a livello macro-economico e politico”.

Per dare ulteriore risalto alla Green economy, il 22 aprile, Earth Day, InfoJobs ha deciso di pubblicare sul suo profilo Facebook annunci riservati alle professioni green, post tematici, suggerimenti, curiosità e notizie sulla green economy.

L’Emilia Romagna si illumina di fotovoltaico

L’Emilia Romagna si veste di green. E punta al fotovoltaico. La Regione ha aperto un bando per concedere fino a 13 milioni di finanziamenti a tutte le imprese del territorio che promuoveranno interventi volti alla sostituzione delle strutture in amianto con pannelli fotovoltaici.

L’Emilia Romagna si allinea così con quanto stabilito dalla normativa prevista dal pacchetto clima-energia stilata dalla UE: l’obiettivo è la riduzione dell’emissione di gas serra e del consumo di energia fino al 20%, attraverso il potenziamento della produzione di energia da fonti rinnovabili.

L’iniziativa è volta a 214 imprese del territorio selezionate che potranno beneficiare di contributi fino a 3 milioni di euro per quanto riguarda la rimozione dell’amianto, e fino a 6 milioni e mezzo di euro per installare nuovi pannelli fotovoltaici. Inoltre una parte degli incentivi sarà destinata ad interventi di coibentazione degli edifici.

Sostenibilità ambientale e green economy si traducono grazie alla nuova iniziativa promossa dall’Emilia Romagna nella creazione di ambienti di lavoro più salutari, tramite l’eliminazione di circa 210 mila metri quadri di amianto, che verranno sostituiti da oltre 23 mila KW di pannelli fotovoltaici. Ambienti meno inquinanti e più sicuri, per l’uomo e per l’ambiente.

“Solo nel 2011 sono stati oltre 50 gli abbandoni, a volte con pochi materiali, altre volte con pacchi di lastre, e il costo di smaltimento ricade quasi sempre sulla collettività” ha sottolineato Massimo Becchi di Legambiente, che a proposito della persistenza dell’amianto nel territorio denuncia: “basta addentrarsi in vie secondarie o carraie per trovare dell’Eternit abbandonato cui si aggiunge il problema del degrado di vecchi edifici industriali o zootecnici, con crolli di parte del tetto e la conseguente dispersione e frantumazione della copertura in Eternit”.

Arezzo: la tripla AAA per il fotovoltaico

Arezzo si merita la tripla A in campo di sostenibilità ambientale. Lo sviluppo delle energie rinnovabili, nel triennio 2008-2011, ha registrato un aumento notevole, soprattutto per quanto riguarda il settore del fotovoltaico.

“A seguito del conto energia partito nel 2008, si è registrato un aumento tumultuoso del fotovoltaico – ha affermato Andrea Cutini, assessore all’ambiente ed energia della Provincia di Arezzo – tanto che i numeri del 2011, ci pongono al primo posto in Toscana per la produzione di energia da fonte fotovoltaica: circa il 20% dell’energia toscana da impianti fotovoltaici è prodotta proprio nel nostro territorio”.

Gli impianti allacciati alla rete in provincia di Arezzo sono passati da 264 nel 2008 a oltre 2051 nel 2011, con un incremento che sfiora il 1000%. Per quanto riguarda la potenza degli impianti, se nel 2008 raggiungeva i 4.5 Mw, nel 2011 si è arrivati a toccare i 104,72 Mw, un incremento pari al 2227%.

Dati record che dimostrano come l’energia rinnovabile abbia fatto passi da gigante in Toscana, rivoluzionando il modo di produrre e fruire energia, e riducendo sempre più l’impatto con il territorio. Nel settore ‘biomasse’ ad esempio, si è passati dai 7 impianti del 2008 ai 17 del 2011, mentre in quello del ‘mini idroelettrico’ gli impianti sono raddoppiati; da 4 nel 2008 a 8 nel 2011.

L’ambiente al primo posto. Gli impianti fotovoltaici installati nella provincia di Arezzo permetteranno di evitare un’emissione di anidride carbonica di ben 50.000 tonnellate complessive.

Investire nel settore dell’energia rinnovabile è anche una valida ricetta anticrisi, secondo l’assessore Cutini: “rimanendo al solo fotovoltaico si stima che gli impianti realizzati nel triennio 2008-2011 in provincia di Arezzo abbiano comportato investimenti per un valore superiore ai 270 milioni di euro. Investimenti che in parte (circa il 30-40%), rifluiscono nel territorio, alimentando aziende locali e attività che direttamente o indirettamente sono legate alla realizzazione, gestione e manutenzione degli impianti” sottolinea l’assessore. Cifra che secondo Cutini sarebbe raddoppiata se ci fosse stata una maggiore disponibilità di pannelli fotovoltaici in Italia, impedendo così la loro importazione dall’estero.

Dati alla mano, è il comune di Cortona a registrare la produzione maggiore di energia da fotovoltaico (17.098,99 kWp istallate), evitando l’emissione di oltre 8.000 tonnellate di CO2. Medaglia d’argento ad Arezzo (14.757,94 kWp istallate), con un abbattimento di quasi 7.000 tonnellate di emissioni, mentre, al terzo posto, troviamo il comune di Cavriglia (12.221 kWp istallate), con un abbattimento di quasi 6000 tonnellate di emissioni .

Un contributo importante arriva però anche dai piccoli Comuni. Laterina, ad esempio, è in testa alla classica in quanto produce con il fotovoltaico oltre il 50% dell’energia consumata, lo stesso vale per Marciano della Chiana, con una percentuale di produzione/consumo del 51% e a Cavriglia con il 50%.

Il fotovoltaico non brilla più. Lasciano BP e due aziende tedesche

Sono ben due le aziende che in questo periodo hanno dichiarato bancarotta. Si tratta di grandi aziende “green” con base in Germania, esperte nella produzione e installazione di pannelli fotovoltaici, non gli ultimi arrivati insomma. Solon e Solar Millennium dopo anni d’oro hanno dovuto fare i conti con l’imperversare della crisi anche nel settore delle energie alternative, un settore che sembra essere sempre rigoglioso ma che deve scontrarsi con l’enorme concorrenza nata negli utlimi anni. La prima, azienda con sede a Berlino, produttrice di moduli fotovoltaici e la seconda con sede in Baviera, esperta invece nalla progettazione di centrali termodinamiche sono o meglio erano delle potenze del mercato. Solon in particolare sbarcata in borsa già nel 1998, era un pioniere del comparto, con all’attivo numerosi contratti anche governativi.

I governi rivestono un ruolo fondamentale nel sostenere la domanda attraverso politiche che premiano chi utilizza energia pulita e offrendo cospicui incentivi per l’installazione di impianti per la produzione dienergia alternativa. Ma che succede quando i governi decidono di chiudere i rubinetti dei finanziamenti? I cittadini sono molto meno propensi a convertire i loro vecchi impianti di riscaldamento, preferendo conservare qualche soldo nella saccoccia e rimandando l’investimento a tempi migliori. Di certo l’ambiente non trarrà vantaggio ma non si tratta di nulla di così grave. Allargando lo sguardo al mondo produttivo ci si accorge però che dietro a tali politiche dei governi nazionali si celano lavoratori che perdono il lavoro, aziende sul lastrico, e perfino erosione dell’immagine del Paese. Non tutte le colpe sono dei governi ovviamente. L’elevata concorrenza, specie asiatica, rende difficoltosa l’esistenza sul mercato di aziende europee, portando i margini di guadagno a ridursi all’osso.

Un piccolo raggio di sole “Made in Germany” se ne va e con esso la certezza che il futuro dell’energia sia da ricercare nel sole. In queste ore sono stati confermati i rumors circa l’abbandono di British Petroleum verso investimenti nel solare. Sarebbe la stessa azienda in una comunicazione ai dipendenti ad ammettere la volontà di abbandonare, dopo 40 anni di presenza, il mercato del fotovoltaico “a causa dei profondi cambiamenti avvenuti nell’energia solare a livello mondiale negli ultimi anni e BP non è stata capace di generare i margini necessari per affrontare le sfide poste dall’evoluzione dei mercati“. E’ già dal 2009 che l’azienda valuta la chiusura di questo ramo d’attività, periodo in cui ha rinunciato a diverse attività manifatturiere in Spagna. Ci auguriamo che a sostegno del solare giungano risposte chiare e immediate da parte dei governi e istituzioni sovranazionali che garantiscano continuità ai progetti di autonomia energetica intrapresi nel tempo. Ad oggi è di circa 19 Giga Watt la potenza installata in Europa con 27 milioni di metri quadri di pannelli solari installati. Entro il 2012 si conta di arrivare al 10% del fabbisogno complessivo, un traguardo importante, ci auguriamo che quelli di questi giorni siano solo incidenti di percorso.

Mirko Zago