Successo per l’Ospitalità Made in Italy

I riflettori si sono spenti, ma si continuerà a parlare a lungo della fiera dell’Ospitalità appena conclusasi alla Fiera di Milano.

I segnali ricevuti, infatti, sono tanti e in gran parte positivi, anche grazie alle presenze massicce di espositori e visitatori professionali, contati questi ultimi in 133mila presenze, con un incemento del 7% rispetto alla passata edizione.
Host 2013, dunque, il salone biennale dedicato all’industria dell’ospitalità professionale, ha avuto ampio successo, ma ha anche consacrato la leadership mondiale del Made in Italy nel settore Ho.re.ca.

Le presenze che hanno conosciuto na maggior crescita sono quelle provenienti dall’estero, che hanno registrato in molti casi trend in crescita a due cifre. Quasi quattro visitatori su dieci arrivavano da oltreconfine e complessivamente Host 2013 ha messo a segno un più 21% sul 2011.
Ad aumentare sono stati soprattutto le presenze provenienti dalla Germania (+ 14%), dagli Stati Uniti, che hanno fatto segnare un +28%, dal Giappone (+24%), dalla Russia (+ 64%) per finire con gli Emirati Arabi Uniti che hanno segnato un +141%.

In FieraMilano erano presenti 1.700 espositori (+6,5%) di cui quasi un terzo proveniente dall’estero (+16,5%). Con molte new entry, aziende provenienti da Bahrain, Israele, Kenya, Romania, Singapore, Slovacchia, Ungheria, Taiwan, Venezuela e Vietnam.

Tra le iniziative maggiormente apprezzate, l’agenda Expo matching program, un sistema che agevola l’incontro tra domanda e offerta: nei cinque giorni sono stati organizzati oltre 38mila appuntamenti B2B tra produttori, fornitori e network della distribuzione.

Molti anche gli appuntamenti con seminari, workshop, presentazioni di chef pluristellati ed esibizioni di maestri tra cui quelli della Federazione italiana di pasticceria gelateria cioccolateria che in collaborazione con l’Equipe eccellenze italiane hanno mostrato monumentali creazioni.

Appuntamento alla prossima edizione di Host che si svolgerà dal 23 al 27 ottobre 2015, in occasione dell’Esposizione Universale di Milano.

Vera MORETTI

Parte da Milano l’aereo del lusso

Il lusso Made in Italy piace sempre di più all’estero.
Sono molti, infatti, i marchi italiani che aprono store e showroom all’altro capo del mondo e, nella maggior parte dei casi, si tratta di successi annunciati.

Per far conoscere ancora meglio i prodotti del Belpaese, è nato un progetto che farà volare, letteralmente, il Made in italy nelle principali piazze del lusso a livello mondiale.
Alcune delle principali realtà del lusso nostrano, infatti, decolleranno a bordo di un aereo appositamente allestito, e prenderanno parte ad un tour che, in 45 giorni, le porterà a toccare il suolo di paesi come Dubai, Abu Dhabi, Qatar, Oman, Russia, Cina, Corea, Hong Kong, Giappone, India, Brasile e Stati Uniti

Il progetto si chiama Italian Luxury in the World (ILW) ed è stato ideato da Andrea Radic e Daniele Biagi, concepito come “una nuova forma di promozione delle nostre eccellenze nel mondo”, per usare le parole dello stesso Radic, promotore dell’iniziativa.

Saranno ben 100 le aziende italiane che saliranno a bordo di questo specialissimo aereo, appartenenti ai settori più disparati, dalla moda al cibo, senza disdegnare il design. I primi ad aver sposato l’iniziativa, finanziata esclusivamente da privati, sono stati lo studio legale internazionale Baker & McKanzie e il fondo di investimenti milanese Scm (Solutions capital management.

Tra i brand del lusso che hanno già detto sì, ci sono il gruppo di distillati Nonino, l’argentiere Ganci e lo studio internazionale di architettura Karim Azzab, anche se l’iniziativa ha incuriosito molti, a cominciare da Mario Boselli, presidente della Camera di Commercio della Moda, fino ai vertici di Federlegno Arredo e di Confindustria.

Anche Giuliano Pisapia ha mostrato il suo assenso al progetto, poiché considera ILW “una bellissima iniziativa, che permetterà di portare nel mondo, oltre che un messaggio di innovazione, anche quello che Milano ha da offrire, per attirare investimenti in Italia in un momento in cui ce n’è un gran bisogno”.

Vera MORETTI

Trend positivo per i poli tecnologici laziali

Da uno studio condotto dal Servizio Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo è emerso che i poli tecnologici del Lazio godono di ottima salute.
Nel primo trimestre 2013, infatti, l`export dei poli tecnologici laziali ha registrato un incremento del 29,3%, risultato nettamente superiore alle realtà hi-tech nazionali (+7%).

Il settore farmaceutico, che ha registrato +37,6%, fa da traino a tutto il comparto, tanto da essere l’unica realtà del territorio ad aver chiuso il trimestre in positivo.
Il polo laziale ha confermato il suo primato nei confronti delle altre realtà farmaceutiche monitorate (polo milanese, polo toscano e polo campano), registrando un trend di crescita particolarmente intenso negli ultimi trimestri.

Anche l`ICT romano ha chiuso il primo trimestre 2013 in positivo (+3,7%), dopo la performance negativa del 2012, mentre il polo aereonautico registra un -44%.

A salvare l’intero settore è l’esportazione, sempre più forte, in netto contrasto con la domanda interna, che rischia di mettere a repentaglio le ottime performance ottenute dal commercio estero.

Tra i Paesi maggiormente interessati dall’export ci sono i mercati avanzati, verso cui gli scambi sono aumentati del 32%, con Belgio, Giappone e Stati Uniti in pole position.
Crescita in doppia cifra, anche se più contenuta (+17,2%), per i nuovi mercati, come Cina e Singapore.

Chiude in leggero calo l`export del distretto della ceramica di Civita Castellana (- 0,2%) dove nei primi tre mesi dell`anno si è registrata una crescita dell`export verso Regno Unito, Germania, Polonia, Svizzera, Austria e Russia.

Vera MORETTI

Crisi per le calzature italiane

Le calzature italiane, famose ed apprezzate in tutto il mondo per qualità e tradizione artigiana, stanno attraversando un periodo di “sofferenza”.
A mancare non è certo la creatività, né il pregio, che ancora rappresentano i simboli del lusso Made in Italy. Ciò che scarseggia sono i soldi, sempre meno nelle tasche dei potenziali acquirenti, a causa di una crisi ormai senza fine.

Per questo motivo, il settore ha registrato, nel periodo gennaio-aprile 2013, un calo degli ordini dello 0,9%, determinato da una flessione dell’8,7% della domanda interna, bilanciata solo in parte dal +3,6% dell’export.

Meglio in trasferta piuttosto che in casa? A quanto pare sì, come i dati diffusi da Assocalzaturifici hanno dimostrato.
Fra i paesi esteri che hanno sostenuto la domanda ci sono gli Stati Uniti (+42,2%), clienti affezionati ai prodotti Made in Italy, ma soprattutto i Paesi emergenti, tra i quali spiccano Russia (+49,2%), Giappone (+34,8%), ma soprattutto Cina e Hong Kong (+70,8%).

Nonostante queste percentuali siano in forte salita, il 2012 non è stato un anno positivo per il comparto calzaturiero, poiché ben 250 imprese sono state costrette a chiudere, a danno di 1.700 addetti.
Peggio sta andando l’anno in corso, poiché nei primi tre mesi del 2013 sono andati persi quasi altri 1.000 addetti e 83 calzaturifici, quasi uno al giorno.

Cleto Sagripanti, presidente di Assocalzaturifici, ha dichiarato: “Il dato dei consumi interni pone con forza la necessità di rilanciare la crescita nel nostro Paese. Le ricette le diciamo da tempo, così come le ripete Confindustria: l’alleggerimento della pressione fiscale eccessiva, a cui oggi si corre il rischio di dover aggiungere la fiscalità locale; l’iniezione di liquidità nel sistema, che seppure è presente non si trasmette alle imprese e ai cittadini; infine la modernizzazione della Pubblica Amministrazione, che oggi è una priorità perché il mondo è globalizzato e corre veloce“.

Vera MORETTI

Misis al VicenzaOro con un panda

Al via, sabato 18 maggio, il VicenzaOro, fiera dell’oro che ogni anno riunisce le migliori creazioni italiane ed internazionali.

Tra i marchi che parteciperanno, Misis presenterà una collezione interamente dedicata al panda, a conferma che i mercati orientali, Cina, Giappone e Russia in testa, rappresentano le mete principali per gli orafi italiani.
E l’azienda vicentina non fa certo eccezione.

Ciò che permette a Misis di distinguersi all’interno di un panorama così fitto ed esteso, è sicuramente un approccio giovane ed innovativo nei confronti di un’arte che si basa su tradizione ed artigianalità.
Le forme e i pezzi presentati da questo marchio sono sempre particolari, originali ed unici, non solo grazie al design, ma anche a tecniche di lavorazione altamente all’avanguardia.

Tutto ciò deriva da un management giovane, che vede la seconda generazione alle redini della maison, con i fratelli Alberto e Claudia Piaserico rispettivamente direttore generale e direttore creativo.

Alberto Piaserico ha dichiarato: “Nel 2012 abbiamo consolidato i quattro milioni di euro del 2011. Un grande risultato per la nostra azienda considerando l’attuale contrazione economica e lo sforzo che stiamo facendo per farci strada in altri mercati. Non un dipendente in mobilità, nessuna esposizione verso banche. Quindici collaboratori interni e una capillare rete di fabbriche e laboratori artigiani distribuiti in tutto il vicentino che lavorano per noi per permetterci di continuare a garantire un prodotto tecnicamente eccellente e completamente Made in Italy”.

Misis è pesente in Italia con tre negozi monomarca e 15 agenti, ma l’attività all’estero è ugualmente consistente, con altri 15 agenti in Europa e alcuni distributori in Asia, Est Europa e America.
Tra i mercati stranieri particolarmente affezionati al brand ci sono, come precedentemente accennato, l’Ex Unione Sovietica e la Cina, dove negli ultimi due anni è stato registrato un vero e proprio boom di vendite, grazie anche alla presenza di shop in shop in importanti department store.

I risultati eccellenti conseguiti si sono riflettuti nelle percentuali del valori di crescita dei fatturati esteri: + 20% nel 2011, +30% nel 2012 con l’auspicio di raggiungere un +50% nel 2013 con l’ingresso di un altro importante nuovo mercato, quello giapponese.

Ha commentato ancora Alberto Piaserico: “E’ grande l’interesse dei Paesi Asiatici verso il prodotto italiano. Dopo anni di grossolane riproduzioni di tutto ciò che proveniva da marche generalmente note, c’è oggi un sincero interesse per le nuove tecniche di manifattura e per un design innovativo, fresco, frutto di creatività vera. Il compratore asiatico cerca il prodotto italiano perché di qualità ed esteticamente bello”.

Vera MORETTI

Niente ripresa nel 2013

Le voci di una ripresa entro l’anno si sono affievolite sempre di più, fino a diventare nulle. Ora, arrivano anche i dati a deludere anche gli ultimi inguaribili ottimisti: nel 2013 la crescita mondiale arriverà al 3,3%, grazie soprattutto al traino dei Paesi emergenti, che da soli registrano un +5,3%.
Le economie cosiddette avanzate, invece, saranno ferme ad un modesto 1,2%, con Stati Uniti (+1,9%) e Giappone (+1,6%) in pole position.
Segno negativo, invece, per molti paesi dell’Eurozona, Italia in testa, poiché dovrebbe vedere il suo Pil contrarsi dell’1,5% per poi segnare nel 2014 una modesta crescita dello 0,5%.

Questo è il panorama che il World Economic Outlook del Fondo Monetario Internazionale vede delinearsi intorno a noi, con una revisione, sempre con segno meno, delle stime formulate lo scorso gennaio.
Per l’Italia la correzione è pari a 0,4% punti percentuali per l’anno in corso, mentre la stima 2014 è rimasta invariata.

L’analisi del Fondo parla di “prospettive globali migliorate anche se la strada verso la ripresa nelle economie avanzate resterà accidentata”.
La stima per il 2014, invece, del 4%, è rimasta invariata, con un ribasso per l’economia statunitense (-0,2 rispetto al 2013), ma comunque a livelli superiori rispetto alla media, grazie alla domanda privata, sempre più forte.

Il dato negativo dell’Italia (affiancato dal -1,6% della Spagna nel 2013) dovrebbe quindi pesare negativamente sul Pil dell’Eurozona, stimato per l’anno in corso in contrazione di circa lo 0,3% per via di una somma di fattori come “consolidamenti fiscali, frammentazione finanziaria, e aggiustamenti di bilancio nelle economie periferiche”.

Vera MORETTI

Le scarpe italiane sono un affare estero

Le calzature italiane sono sempre più apprezzate all’estero tanto che, dopo essere state prodotte entro i confini nazionali, e precisamente nelle Marche, in Romagna e in Veneto, vengono spedite direttamente all’estero.

I mercati più attivi sono quelli di Russia, Giappone e Corea, paesi che, proprio per la frequenza di scambi ed esportazioni, stanno diventando molto vicini.
L’export verso i Paesi dell’est sta dando linfa ad un mercato che, considerando le vendite interne, sarebbe altrimenti stagnante e per nulla competitivo.

A testimoniare questo trend c’è Baldinini, società specializzata nella produzione di calzature esclusive che si collocano nella fascia altissima di mercato.
Da piccola bottega artigiana fondata nel 1910 a San Mauro Pascoli, è diventata oggi un’azienda che dà lavoro a più di 450 dipendenti e che ha realizzato, nel 2012, un fatturato di 115 milioni di euro, in aumento del 15% rispetto all’anno precedente.
Obiettivo prossimo è non solo confermare il più che soddisfacente risultato ottenuto, ma arrivare, nel giro di pochi anni, a raggiungere 250 milioni di euro.

Gimmi Baldinini, presidente della società, ha spiegato il successo del marchio indicando come formula vincente quella del monobrand, ma anche l’aver intrecciato rapporti di mercato con la Russia, appunto, che da sola contribuisce attualmente per il 70% del giro d’affari totale,e dove l’impresa conta una sessantina di negozi monomarca non solo a Mosca e San Pietroburgo, ma anche nelle regioni più lontane, come Ekaterinburg, Novosibirsk, Tiumen e Krasnodar sempre più sensibili alla moda italiana.

Il Medioriente incalza, con Dubai in prima linea, grazie anche ai quattro store appena aperti, ma tra le nuove mete internazionali c’è anche Cipro, influente approdo turistico.
Accanto alle new entry, ci sono anche le conferme di New York, Londra, Lugano e Montecarlo.

Solo il Belpaese sembra remare contro gli eccellenti risultati ottenuti dalla maison, come il numero uno di Baldinini conferma: “Tutta la nostra produzione è in Italia, anche se non c’è niente che ci stimoli a restare, ma spostare un’azienda all’estero è complesso”.

Non così attaccato alla definizione di Made in Italy è Silvano Lattanzi fondatore e presidente della società Zintala, nata nel 1971 a Fermo, che produce scarpe extralusso in pelle da uomo e da donna fatte a mano: “Il concetto del made in italy è insignificante, è il brand aziendale che tira le vendite. Il mercato interno non esiste; i paesi ai quali ci rivolgiamo sono gli Stati Uniti con New York, la Russia con Mosca, la Cina, il Giappone, la Corea. Da 42 anni abbiamo scelto di puntare tutto sulla qualità artigianale e sartoriale di altissimo livello. Le nostre scarpe sono in grado di accompagnare il cliente per 20 anni e questi paesi sono amanti del bello”.

Ha base a Montebelluna, invece, la calzatura sportiva di Stonefly, che deve buona parte del suo successo al Blusoft, un esclusivo sistema brevettato che consiste in una goccia di gel posta nella suola che permette di camminare con leggerezza e senza fatica.

L’azienda veneta conta oggi 110 dipendenti e vanta, nel 2012, un fatturato di 90 milioni di euro.
Adriano Sartor, AD di Stonefly, spiega così le strategie del brand: “C’è una velocità differenziata a seconda dei mercati in cui si va a operare. Il mercato domestico è in ulteriore contrazione e ci stiamo orientando verso l’Estremo Oriente, in Paesi come Giappone, Corea, Cina, dove stiamo investendo parecchio, sia in termini di collezioni che di risorse. La difficoltà è capire come funzionano questi mercati. Stiamo investendo con uffici nostri dedicati in loco per questo; si tratta però di fare un passo alla volta”.

Vera MORETTI

Al via Siaft 2013

Manca un mese scarso all’avvio dell’edizione 2013 di Siaft, Southern Italy Agri Food and Tourism, che vedrà la partecipazione di duecentosessanta piccole e medie imprese e oltre 120 buyers internazionali provenienti da Germania, Gran Bretagna, Spagna, Polonia, Canada, Francia, Giappone.

Promosso da Unioncamere, con il supporto di Mondimpresa, cofinanziato dal Ministero dello Sviluppo economico e organizzato da 18 Camere di commercio del Centro-Sud Italia con il supporto della rete camerale estera, Siaft vuole dare la possibilità alle piccole imprese attive nei settori agroalimentare, turismo e nautica di entrare in contatto con i mercati internazionali.

All’edizione di quest’anno, la quarta, parteciperanno anche 77 imprese che non hanno nessuna esperienza di export, a parte alcuni casi sporadici.

Per permettere a tutte le pmi di orientarsi tra le varie proposte, è stato stilato un calendario che prevede incontri con i buyers internazionali:

  • Turismo: 5 aprile Napoli (in occasione della Borsa Mediterranea del Turismo);
  • Oil: 16-17 aprile Campobasso;
  • Turismo nautico: 26-27 aprile Gaeta (in occasione del Gaeta Yacht Med Festival);
  • Wine: 27-31 maggio Chieti – Cosenza;
  • Food&beverage: 27-28 giugno Frosinone.

In ottobre gli ultimi due appuntamenti del Siaft con la Fiera Anuga di Colonia (5-9 ottobre), riservata al settore agroalimentare e la Fiera TTI di Rimini (17-19 ottobre), destinata alle aziende turistiche.
Per ricevere informazioni più dettagliate è possibile rivolgersi alle Camere di Commercio territoriali.

Vera MORETTI

Il legno pregiato come investimento alternativo

Salvaguardare il patrimonio in tempi di crisi non è un’impresa facile. In particolare vorrei attirare l’attenzione su quello che potrebbe accadere se le valute dovessero perdere di valore, un po’ quello che è accaduto in Germania durante la Repubblica di Weimar, quando la carta moneta valeva così poco che si pesava anziché contare le banconote. 

Nel 1923 un litro di latte è arrivato a costare 26 miliardi di marchi!

La ricetta che gli Stati Uniti stanno proponendo nel 2013 sembra simile: per rimanere competitivi, aumentiamo la quantità di moneta in circolazione, causando svalutazione e inflazione, così riduciamo anche gli indebitamenti.

Se beni e servizi non crescono in egual misura, ecco che la moneta perde il suo potere d’acquisto, cioè il valore.

L’indebitamento degli Usa verso l’estero è così forte che la manovra inflattiva indurrà anche gli altri Paesi ad usare la stessa medicina. Se questo accadrà, come si può proteggere il valore reale del patrimonio? Acquisendo beni reali, che incrementino il loro valore e lo mantengano, indipendentemente da quanto accade all’economia mondiale.

Un ben reale di cui ho già parlato, e di cui parlano in molti, è l’oro. Un altro bene reale, di cui non parla mai nessuno, è il legno pregiato, cioè il legno usato per arredamento o costruzioni. Tutto il legno usato nel mondo ormai deve provenire da foreste coltivate, non è più possibile tagliare le foreste naturali. Quindi si andrà verso una risorsa scarsa. Per alcuni tipi di legnami, ad esempio il teak, c’è una forte richiesta da parte dei mercati asiatici, che lo utilizzano per la costruzione di case e ponti. Siccome i mercati asiatici sono in forte espansione, questo porta alla considerazione che “domanda in aumento + risorsa scarsa = aumento dei prezzi”.

Certo, bisogna coltivare il legno in zone del mondo non ancora sviluppate e con condizioni geo climatiche ideali, il legno hai tempi di crescita abbastanza lunghi e bisogna aspettare parecchio se si vogliono ottenere le dimensioni più redditizie del tronco. Ma ha anche il vantaggio che più si aspetta, più cresce e più valore si ottiene. E se al momento del taglio ci sono problemi sociali o politici, si può aspettare, intanto continua a crescere e non va a male. E’ un investimento sostenibile, ecologico, reale.

Questo tipo di investimento alternativo è da tempo utilizzato da moltissimi investitori istituzionali all’estero (fondi comuni, fondazioni, istituti religiosi, banche, family office, in Germania, Belgio, Svizzera, USA). In Italia è pressoché sconosciuto.

Sarà cura del vostro consulente patrimoniale stabilire quanta parte del vostro patrimonio è corretto investire in questo modo e soprattutto se rispecchia i vostri obiettivi di vita e il piano finanziario che avete concordato. Ma vale la pena rifletterci.

dott. Marco Degiorgis – Consulente indipendente per la gestione dei patrimoni familiari, Studio Degiorgis

Cariparma e Sace insieme per lo smobilizzo dei crediti verso le PA

Le imprese clienti del gruppo Cariparma Crédit Agricole potranno beneficiare di un plafond di 75 milioni di euro finalizzato allo smobilizzo dei crediti verso la pubblica amministrazione.
Questa operazione è stata resa possibile da un accordo che sarà siglato a Parma dai vertici di Sace Fct (Factoring) e da quelli dell’istituto di credito.

A questo proposito, Franco Pagliardi, dg di Sace Fct, ha dichiarato: “In una congiuntura in cui sempre più aziende cercano nuovi strumenti per gestire al meglio i propri flussi di cassa, l’accordo è un passo avanti importante che garantirà alle aziende un più facile accesso ai servizi di factoring proprio al fine di sostenere le esigenze di liquidità“.

Ha fatto eco a queste parole anche Carlo Piana, direttore imprese corporate di Cariparma Crédit Agricole: “L’accordo con Sace Fct si aggiunge alle nuove misure per il credito alle Pmi sancite dal decreto Sviluppo alle quali avevamo già aderito“.

I servizi che le due parti svilupperanno cercheranno di offrire alle imprese un sostegno creditizio e un contributo per mantenere o ripristinare l’equilibrio finanziario nell’operatività aziendale.

L’istituto di credito ha visto la sua operatività commerciale estera estendersi del 7% solo nel 2012, in un contesto di mercato che a novembre faceva segnare un 3,6%. Tra i settori più attivi sui nuovi mercati la meccanica e l’agroalimentare.

Le operazioni estere sono state oltre 1.300 e si sono dirette soprattutto in Cina, Giappone, Corea, Algeria e Tunisia, ma anche Turchia, che rappresenta una specie di zona franca tra Oriente e Occidente.

Vera MORETTI