Il Piano straordinario del governo per il made in Italy

Che il rilancio del made in Italy sia una fissa del premier Renzi e che ne voglia fare uno dei pilastri dell’azione di governo in ambito economico è cosa risaputa. Va in questa direzione anche il recente “Piano straordinario per il Made in Italy” varato dal governo e presentato a Milano dal viceministro per lo Sviluppo Economico, Carlo Calenda, con il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi e il presidente di Aefi (l’Associazione Fiere italiane) Ettore Riello.

Un programma che prende ispirazione dall’imminente Expo2015 di Milano e che prevede, per quest’anno, uno stanziamento di 261 milioni da destinare a 5 principali aree di intervento, tra le quali “il potenziamento dei grandi eventi in Italia“, a beneficio del made in Italy.

Ecco il perché della presenza di Aefi. Forte sarà infatti il supporto alle manifestazioni fieristiche maggiormente cresciute in Italia e all’estero negli ultimi anni, con l’obiettivo di favorire l’internazionalizzazione delle imprese esportatrici di prodotti, eccellenze e know-how made in Italy.

Le fiere interessate dal Piano sono infatti più di oltre 40 e conteranno su finanziamenti totali per 48 milioni di euro purché abbiano “una posizione di leadership nel proprio settore a livello globale”.

Come ha ricordato il viceministro Calenda, “la cifra destinata nel 2015 al made in Italy ammonta a sei volte la media dei precedenti stanziamenti, e dimostra l’impegno del governo a favore dell’export. Il settore delle fiere svolge un ruolo cruciale nella promozione del sistema Paese e dei nostri prodotti, per questo all’interno dei fondi sono stati stanziati ben 48 milioni di euro, per potenziare i grandi eventi fieristici”.

Si respira aria nuova tra gli imprenditori – ha concluso Calenda -, questo può essere un anno straordinario per le esportazioni”.

Padoan: il governo ha alleggerito la pressione fiscale

Il ministro dell’Economia Padoan ha fatto quella che i latini chiamavano “excusatio non petita”, ossia una giustificazione non richiesta che era anche una “accusatio manifesta”, ossia un’evidente accusa. Dopo aver letto su Panorama le interviste del presidente della Confindustria, Giorgio Squinzi, e dell’imprenditore Fabrizio Castoldi, il quale lamentava il peso eccessivo di tasse sulla sua azienda, il ministro Padoan ha scritto al settimanale per dire che, invece, il governo ha alleggerito la pressione fiscale.

In Italia le imprese che pagano tutte le tasse ne pagano troppe – si legge nella lettera di Padoan -. La pressione fiscale sui contribuenti che si comportano lealmente con il fisco (e quindi con la comunità nazionale) è troppo alta e compromette tanto la competitività quanto la motivazione a continuare a fare impresa, creare ricchezza e occupazione“.

E, sull’Irap una delle imposte “più avversate dalle imprese”, Padoan rincara la dose dicendo che è “invisa anche ai lavoratori perché rischia di penalizzare l’occupazione. Ebbene, il governo ha cancellato (non rivisto, rimodulato, ridotto: ha cancellato) la componente dell’Irap calcolata sul costo del lavoro a tempo indeterminato a decorrere dall’1 gennaio 2015. Si tratta di un beneficio importante soprattutto per le imprese, come mi sembra che sia il caso illustrato da Castoldi, che impiegano una manodopera consistente. Secondo le stime dei nostri uffici questa misura, chiesta da tempo dal mondo imprenditoriale, consentirà un alleggerimento complessivo dell’Irap di ben il 30 per cento“.

È proprio vero che ognuno vede le cose dalla prospettiva che più gli conviene…

Confindustria si prepara ad Expo 2015

Anche Confindustria parteciperà ad Expo 2015.
Dopo la conferma dell’adesione del comparto agricolo e di quello artigiano, dunque, anche l’industria sarà presente all’evento su cui l’Italia sta puntando per rilanciarsi, dopo una forte e lunga crisi.

Alla firma erano presenti Giorgio Squinzi e Diana Bracco, a suggello della partecipazione all’interno del Padiglione Italia, in qualità di partner.

Ma come farà, l’industria italiana, a “far venire l’appetito al mondo“, come ha sostenuto il presidente di Confindustria?

I concetti chiave sono due: ricerca e innovazione, promosse attraverso una serie di iniziative legate alla promozione di produzioni industriali e tecnologie, ma anche attraverso la collaborazione a un progetto educativo-culturale sull’alimentazione sostenibile e l’allestimento di una mostra permanente, intitolata Il cibo dei desideri.

Lo spazio espositivo sarà di 900 mq, su due piani, realizzato dalla confederazione in collaborazione col Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano, nel tentativo di ricreare la complessità dell’intera filiera alimentare, mettendone in luce gli aspetti legati alla tecnologia.

Ciò avverrà grazie al supporto delle associazioni partner: da Federalimentare (che avrà anche due padiglioni riservati) a Federchimica, passando per Assolombarda, Acimit (per il tessile), Anie (per l’elettronica), Anima (meccanica), Assica (carni e salumi), Assocomaplast (materie plastiche) e Ucimu (automazione).

Confindustria sarà attiva anche nell’organizzazione di incontri, meeting e riunioni, intercettando tutti i decisori pubblici e privati che passeranno per i saluti di rito alla nazione ospitante.

Il comunicato ufficiale ha diffuso che “Confindustria e le sue Associazioni contribuiranno alle iniziative di Padiglione Italia dedicate alle start up e all’innovazione e collaboreranno all’organizzazione di incontri bilaterali internazionali per promuovere affari con le delegazioni straniere che saranno ospitate”.

Contemporaneamente ad Expo, si terrà Ipack-Ima, la più importante mostra internazionale dedicata all’imballaggio, al confezionamento, alla logistica industriale e alle macchine per l’industria alimentare, che per l’occasione sarà affiancata da altre sei manifestazioni specializzate dedicate alle filiere della carne, casearia e ortofrutticola, alla stampa, alla grafica e alla movimentazione industriale.

Vera MORETTI

L’Italia tornerà la numero uno nel turismo?

Nonostante l’estate sia cominciata da poco, c’è già chi si lecca le ferite: dati alla mano, infatti, anche il 2013 si sta profilando critico per quanto riguarda il settore del turismo.
E se gli stranieri, in giro per città, spiagge e montagne del Belpaese, sembrano sempre tanti, non sono ancora sufficienti per battere i più acerrimi concorrenti.

Se, infatti, fino agli Anni 80, era l’Italia il Paese più visitato del mondo, ora è solo quinto, superato soprattutto dalla Francia, ora prima in classifica.
Ma se i cugini d’oltralpe possono vantare città d’arte e paesaggi ameni quasi inimitabili, non si può dire lo stesso di Gran Bretagna e Germania, che non possono certo contare sulla ricchezza del nostro patrimonio culturale.

Ma tant’è. E i numeri, pur essendo dignitosi, non ci permettono di riprenderci uno scettro che spetterebbe a noi di diritto, considerando la moltitudine di proposte turistiche che l’Italia è in grado di offrire.
La presenza di turisti su territorio nazionale è in calo del 7%, e pari a 47,4 milioni di turisti stranieri (98 milioni se si aggiungono anche gli italiani), contro i 70 milioni della Francia.

Alla luce di questi risultati, Giorgio Squinzi ha dichiarato: “Il turismo deve essere trattato come una questione nazionale, una materia prima straordinaria da utilizzare per dare un contributo forte alla crescita del Paese“.
Così si è espresso il presidente di Confindustria durante la giornata dedicata alla rinascita competitiva del settore turistico, organizzata da Federturismo a Roma.

Ciò che Squinzi auspica è raddoppiare il contributo che il turismo dà al Pil (5,4% in via diretta e fino al 10% se si considera l’indotto): “Non è un sogno impossibile, ma un obiettivo raggiungibile“. Per far sì che ciò avvenga, occorrono interventi su più livelli: “Infrastrutture, trasporti, burocrazia, degrado del territorio, beni culturali“.

Renzo Iorio, presidente di Federturismo, ha aggiunto: “Serve innanzitutto la revisione del Titolo V della Costituzione. Le Regioni ora hanno troppi poteri e manca un progetto nazionale sul turismo“.
Per questo Federturismo, con un lavoro durato 15 settimane che ha coinvolto 350 imprenditori del settore, ha stilato un libro bianco sull’Italia turistica, che analizza i fattori che frenano la competitività e indica le possibili soluzioni per ridare slancio e crescita al settore e al Paese con ricette ad hoc per ogni territorio: “Uno strumento forte che va usato per pungolare i nostri interlocutori a livello locale“.

Una base di partenza, però, c’è, ed è quel piano strategico messo a punto dall’ex ministro del Turismo Piero Gnudi, e da prendere in considerazione, come ha dichiarato Marcella Panucci, direttore generale di Confindustria, la quale vede anche in Expo 2015 una grossa opportunità di crescita.

Un primo passo avanti verso un programma “non promozionale ma industriale”, come ribadito da Giorgio Squinzi, è il programma europeo Cosme, sulla competitività delle imprese che includerà per la prima volta dei fondi dedicati proprio alle imprese del turismo.

Vera MORETTI

Crisi per le calzature italiane

Le calzature italiane, famose ed apprezzate in tutto il mondo per qualità e tradizione artigiana, stanno attraversando un periodo di “sofferenza”.
A mancare non è certo la creatività, né il pregio, che ancora rappresentano i simboli del lusso Made in Italy. Ciò che scarseggia sono i soldi, sempre meno nelle tasche dei potenziali acquirenti, a causa di una crisi ormai senza fine.

Per questo motivo, il settore ha registrato, nel periodo gennaio-aprile 2013, un calo degli ordini dello 0,9%, determinato da una flessione dell’8,7% della domanda interna, bilanciata solo in parte dal +3,6% dell’export.

Meglio in trasferta piuttosto che in casa? A quanto pare sì, come i dati diffusi da Assocalzaturifici hanno dimostrato.
Fra i paesi esteri che hanno sostenuto la domanda ci sono gli Stati Uniti (+42,2%), clienti affezionati ai prodotti Made in Italy, ma soprattutto i Paesi emergenti, tra i quali spiccano Russia (+49,2%), Giappone (+34,8%), ma soprattutto Cina e Hong Kong (+70,8%).

Nonostante queste percentuali siano in forte salita, il 2012 non è stato un anno positivo per il comparto calzaturiero, poiché ben 250 imprese sono state costrette a chiudere, a danno di 1.700 addetti.
Peggio sta andando l’anno in corso, poiché nei primi tre mesi del 2013 sono andati persi quasi altri 1.000 addetti e 83 calzaturifici, quasi uno al giorno.

Cleto Sagripanti, presidente di Assocalzaturifici, ha dichiarato: “Il dato dei consumi interni pone con forza la necessità di rilanciare la crescita nel nostro Paese. Le ricette le diciamo da tempo, così come le ripete Confindustria: l’alleggerimento della pressione fiscale eccessiva, a cui oggi si corre il rischio di dover aggiungere la fiscalità locale; l’iniezione di liquidità nel sistema, che seppure è presente non si trasmette alle imprese e ai cittadini; infine la modernizzazione della Pubblica Amministrazione, che oggi è una priorità perché il mondo è globalizzato e corre veloce“.

Vera MORETTI

Se la PA paga, il Pil sale

Sarà per il monito lanciato la scorsa settimana dal presidente della Repubblica Napolitano, sarà perché ormai imprese e cittadini sono stufi di un Paese a due velocità – dove il contribuente, persona fisica o azienda, deve pagare subito le tasse mentre lo Stato… hai voglia -, fatto sta che mai come in questi giorni si è sentito parlare di sblocco dei pagamenti della PA verso i suoi fornitori privati.

Vero, siamo ancora alla fase del parlare, fatti pochi, però è evidente che l’attenzione sul fenomeno si sta alzando. Ultimo in ordine di tempo è arrivato ieri colui che i creditori della PA ce li ha in casa: tanti, stufi e incazzati con la schiuma alla bocca. Parliamo del presidente di Confindustria Giorgio Squinzi che, dati alla mano, ha suonato la sveglia al Governo (quale??); secondo Squinzi, se si liquidassero i crediti delle imprese da parte della Pubblica Amministrazione, l’effetto domino potrebbe portare a un aumento in 5 anni di 250mila occupati e a una crescita del Pil dell’1% per i primi 3 anni, dell’1,5% nel 2018.

Secondo Squinzi,questi dati dimostrano che l’immissione di liquidità nel sistema delle imprese innescherebbe un circolo virtuoso portatore di posti di lavoro e, quindi, maggiori consumi. Confindustria auspica che il governo in carica provveda tempestivamente ad adottare, già dal prossimo Consiglio dei ministri, tutti i provvedimenti necessari per la liquidazione di quanto spetta alle imprese, così come indicato dalla Commissione europea e chiaramente emerso dalle dichiarazioni del presidente del Consiglio“.

Il gol di Squinzi è nato da un assist d’oro fornitogli dal ministro dell’Economia Vittorio Grilli proprio sul giornale di casa, Il Sole 24Ore. In una intervista al quotidiano, Grilli ha infatti dichiarato che “dopo il via libera della Commissione europea non vedo ragioni per non procedere con un provvedimento d’urgenza per sbloccare i pagamenti della pubblica amministrazione e il ministero è pronto al decreto. Penso sia giusto partire prima possibile. Ci stiamo lavorando con la massima urgenza, poi toccherà a Monti decidere quando spingere il bottone“.

Se poi Grilli mette le mani avanti ricordando come “servirà anche un consenso ampio del Parlamento, perché un eventuale decreto dovrà comunque essere convertito in legge dal Parlamento. Qui si tratta di cambiare, anche se solo una tantum, i saldi di bilancio. Non è un’operazione banale“, lascia comunque aperta una porta per i comuni, la parte della PA che si trova stretta tra l’incudine del patto di stabilità e il martello dei creditori privati: insomma, la situazione più scomoda e antipatica. Secondo il ministro, sarà possibile “l’allentamento una-tantum del patto di stabilità interno perché i Comuni che hanno fondi in cassa possano usarli“.

Staremo a vedere. In questo caso, il “purché se ne parli” non va bene: bisogna passare dalle parole ai fatti.

PA e imprese, la piaga infetta dei pagamenti ritardati

di Davide PASSONI

C’è una piaga, cattiva e tenace da sanare, nel tessuto produttivo e imprenditoriale italiano. Una piaga ormai quasi del tutto infetta: è la piaga dei pagamenti ritardati, o persino mancati, da parte della Pubblica Amministrazione verso le sue imprese creditrici.

Solo la scorsa settimana c’è stato il richiamo fermo e preoccupato del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: “Urgente sbloccare pagamenti della PA alle imprese. Se non ci saranno interventi tempestivi, la crisi si acutizzerà. L’economia reale torni al centro dell’attenzione” aveva detto ricevendo il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi.

Bastano due dati per far riflettere sullo scandalo: ammontano a circa 90 miliardi di euro i crediti vantati dalle imprese nei confronti della PA, PA che paga mediamente a 180 giorni (quando paga…), contro una media Ue di 65. Cifre che ammazzerebbero, nel giro di pochi anni, il tessuto produttivo di qualsiasi Paese.

Abbiamo scelto di dare solo due cifre, indicative del fenomeno, per fare in modo che durante la settimana escano piano piano gli altri numeri dello scandalo attraverso le voci di chi vive d’impresa (o cerca di farlo) e attraverso dati e ricerche. Perché un Paese civile non può permettere questo scempio quando già la crisi fa strage di aziende e professionisti. Perché, in un momento nel quale la politica e la Pubblica Amministrazione sono sotto la luce costante del riflettore dell’opinione pubblica, uno Stato asimmetrico e predatore è anacronistico e intollerabile: non solo per una questione di equità, ma anche per una questione di sopravvivenza del Paese.

Confindustria e Intesa Sanpaolo insieme per le pmi

Ormai è convinzione comune che la crisi economica possa essere risolta solo con una stretta collaborazione tra le imprese e le banche.
In particolare, gli istituti di credito sono chiamati a supportare e sostenere la domanda di credito delle piccole e medie imprese virtuose, che rappresentano il motore economico del Paese.

Questo pensiero è alla base di un accordo siglato tra Piccola Industria Confindustria e Intesa Sanpaolo, e che è stato presentato da Giorgio Squinzi, presidente Confindustria, Vincenzo Boccia, presidente Piccola Industria Confindustria e, per Intesa Sanpaolo, dal Consigliere Delegato, Enrico Cucchiani e dal Direttore Generale e Responsabile della Banca dei Territori, Giuseppe Castagna.

Grazie a questa nuova collaborazione, verrà stanziato un plafond di 10 miliardi di euro di cui 200 milioni di euro dedicati a finanziare progetti innovativi di nuove imprese.

Tra le iniziative più importanti c’è sicuramente l’internazionalizzazione delle pmi, che dovrà toccare, nel 2013, il 45% di esse, in previsione di ulteriori aumenti negli anni prossimi.
Ciò che però deve cambiare è la direzione dell’export, perché, se per ora le imprese mirano soprattutto ai paesi sviluppati, l’attenzione, anche in visione di un futuro prossimo, andrebbe spostata verso i paesi emergenti.
Per competere in mercati sempre più globali, l’accordo propone una piattaforma di prodotti, eventi e servizi consulenziali a supporto delle strategie di espansione e di internazionalizzazione delle pmi.

Una soluzione finanziaria davvero innovativa è Export Facile, un prodotto di copertura del rischio d’insolvenza dei debitori esteri fino al 100% a fronte dei crediti ceduti pro-soluto.
Questo prodotto fornisce alle imprese liquidità aggiuntiva e alternativa alle tradizionali linee di credito, supportando le strategie di esportazione delle imprese e facilitandone il commercio con l’estero.

Ovviamente, l’esportazione è possibile se le dimensioni d’impresa aumentano, tanto che le piccole imprese, rispetto alle medio-grandi, scontano un divario del 70% per brevetti e marchi internazionali, e del 50% per le certificazioni di qualità/ambientali.

Per questo, sono previsti servizi di consulenza specialistica per le pmi che affrontano momenti di discontinuità e cambiamento in ottica di crescita e fornisce soluzioni per l’avvio di processi di aggregazione.
Sono previste anche forme di collaborazione come la costituzione di Reti d’Impresa, operazioni di finanza straordinaria, M&A, passaggi generazionali, ricerca partner su scala nazionale e internazionale.

Il servizio è fornito dalla Divisione Corporate & Investment Banking-Banca IMI e si avvale della collaborazione di appositi specialisti presenti sul territorio, mettendo a disposizione servizi tradizionalmente accessibili solo alle aziende di grandi dimensioni.

Altro nodo cruciale per uscire dalla crisi è sicuramente lo sviluppo di nuove imprese.
Il fenomeno delle startup italiane si sta rivelando vincente, anche rispetto alle analoghe tedesche, poiché le nuove imprese nate entro i confini nazionali dimostrano di avere maggiore longevità: negli ultimi 6 anni hanno creato 2,76 milioni di nuovi posti di lavoro (pari al 17% degli occupati).

Nell’ambito dell’iniziativa promossa da Piccola Impresa Confindustria “Adotta una startup”, le migliori idee imprenditoriali, selezionate dal Comitato congiunto Intesa Sanpaolo-Confindustria, vengono adottate da imprese, segnalate da Confindustria, già consolidate sul mercato perché possano aiutarle a svilupparsi in business sostenibili anche grazie alle iniziative di Intesa Sanpaolo Neoimpresa e Officine Formative.

Le imprese, inoltre, hano a disposizione alcuni strumenti utilizzabili via web, come il Diagnostico, il Simulatore e la Presentazione Commerciale, che valorizzano aspetti qualitativi per una migliore valutazione del merito creditizio consentendo di valutare anche l’evoluzione prospettica dell’azienda.
Di Intesa sanpaolo è anche un nuovo strumento, Relazione Cliente, che punta a costruire un dialogo su base continuativa e duratura attraverso la condivisione e la raccolta di informazioni qualitative dell’azienda.

Questi strumenti rappresentano per la banca un ulteriore aiuto nella valutazione del merito creditizio, mentre per l’impresa si tratta di acquisire una maggiore conoscenza del proprio grado di “bancabilità”, oltre a favorire la conoscenza e la possibilità di accedere agli strumenti di facilitazione creditizia messi a disposizione dal sistema.

Giorgio Squinzi, Presidente di Confindustria, ha dichiarato: “Il credito continua a essere una delle emergenze delle imprese, soprattutto le PMI, per le quali il problema liquidità resta prioritario e richiede un impegno straordinario da parte di tutti, le banche per prime, ma anche le stesse imprese. Confindustria non ha mai smesso di agire con determinazione su questo fronte con l’obiettivo di mettere a disposizione delle nostre aziende tutti gli strumenti e i contatti necessari. L’accordo di oggi, il quarto della collaborazione tra Confindustria e Intesa Sanpaolo, rappresenta un importante, ulteriore punto di riferimento per le imprese, alle quali offriamo strumenti fondamentali per finanziare l’attività ordinaria, per internazionalizzarsi, sviluppare nuove attività e crescere di dimensione. Tre chiavi determinanti per il futuro di molte delle nostre PMI”.

Vincenzo Boccia, Presidente Piccola Industria di Confindustria, ha affermato: “Si tratta di un’intesa frutto di una collaborazione consolidata nel corso degli anni, che individua un’ampia rosa di soluzioni in linea con l’idea di una funzione di finanza sempre più strategica al servizio delle competitività delle imprese. Piccola Industria sarà un partner strategico per contribuire al massimo successo dell’iniziativa sul territorio e in particolare per dare forte rilevanza al progetto “Adotta una start up” attraverso il quale le PMI diventano degli incubatori di start up e generatrici di nuove realtà imprenditoriali. Con l’accordo si mettono infatti a disposizione del sistema soluzioni formative, consulenziali e finanziarie per le start up e le imprese interessate a una loro adozione con il duplice obiettivo di supportare nascita e sviluppo di nuove attività e far crescere l’innovazione all’interno delle PMI”.

Dal canto sui, Enrico Cucchiani, Consigliere Delegato e CEO di Intesa Sanpaolo, ha detto: “Con questo accordo il nostro Gruppo si conferma Banca di riferimento per sostenere la crescita delle imprese italiane. In quest’ottica, Intesa Sanpaolo, prima banca per presenza nel Paese, è pronta a dare ulteriore sostegno alle PMI che rappresentano il tessuto connettivo e vitale dell’industria e del futuro dell’economia italiana. La domanda di credito negli ultimi tempi si è notevolmente ridotta a causa della recessione. L’andamento delle imprese italiane evidenzia una forte polarizzazione: da un lato, c’è un 20% di aziende il cui fatturato nel triennio è cresciuto del 40-50-60% o anche più, esportando in misura massiccia. Dall’altro, il 20% di aziende meno performanti, ha registrato nello stesso periodo una contrazione non sostenibile dei ricavi. Noi siamo determinati a fare la nostra parte mettendo in campo le iniziative per creare e rafforzare una partnership strategica tra imprese e banca per innescare una crescita profittevole: in questa difficile congiuntura, dobbiamo aiutare le imprese nel processo di internazionalizzazione, nella ricerca e nell’innovazione, nel rafforzamento della performance commerciale. Intesa Sanpaolo svolge il ruolo di “connector” tra le imprese italiane che vogliono crescere all’estero e le opportunità offerte dall’economia globale, grazie al nostro network internazionale presente in tutti gli hub della crescita. Infine, un obiettivo prioritario per noi, è quello di favorire la nascita di una nuova generazione di imprenditori: a tal fine, Intesa Sanpaolo è particolarmente impegnata a creare un “ecosistema” per lo sviluppo di start up basate sulle nuove tecnologie, in collaborazione con i maggiori centri di ricerca nazionali”.

Vera MORETTI

Stop dal Senato alla Delega Fiscale

Niente via libera, dal Senato, alla Delega Fiscale: le forti perplessità hanno impedito, infatti, di approvarla, rinviando così il testo in Commissione Finanze.
I tempi, quindi, si dilatano, perché occorrerà attendere l’approvazione della sessione di bilancio della Legge di Stabilità, prevista per il 20 dicembre.

Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, ha espresso la sua delusione per una decisione che “rischia di paralizzare un’importante riforma che il Paese e le imprese attendono da anni“.
Se, infatti, il disegno di legge non venisse approvato entro la fine della legislatura, non ci sarebbe il tempo, da parte del Governo, di esercitare le deleghe in esso contenute.

La proposta di far ottenere ai contribuenti detrazioni sulle tasse presentando gli scontrini fiscali è stata accolta con scetticismo.
Ma, a far discutere, è anche il rinvio della fusione delle Agenzie delle Entrate, del Territorio e delle Dogane: un emendamento la rimanda a giugno 2013, invece di dicembre 2012, data sulla quale insiste il Governo, approvato in Commissione Finanze.

Tra i punti affrontati dalla Delega Fiscale c’è anche quello dell’abuso del diritto, per il quale è necessario definirne meglio il perimetro, per evitare che un eccesso di potere cada nelle mani dei verificatori.

Le norme a rischio, se la delega non dovesse andare in porto, sono molte. Tra queste:
Riforma del Catasto: revisione delle rendite immobiliari, anche ai fini IMU.
Semplificazioni: semplificazione adempimenti per chi rateizza i debiti tributari.
Sanzioni: sconti per imprenditori in difficoltà con le tasse ma che garantiscono la continuità del business.
Agevolazioni: revisione delle misure in favore dei redditi da lavoro dipendente, autonomo e delle pensioni.
Redditi d’impresa: riforma dell’imposizione, regimi forfettari per piccoli contribuenti, IRI per i professionisti.

Vera MORETTI

Accordo sulla produttività tra le associazioni delle imprese

Dopo due ore di confronto, le maggiori associazioni che rappresentano le imprese hanno firmato un documento che dovrebbe supportare la produttività delle aziende.

Confindustria, Abi, Ania, Rete Imprese Italia e Alleanza delle Cooperative, dunque, sono giunte ad una posizione comune da presentare ai sindacati, contrariamente a quanto trapelato nei giorni scorsi, quando sembrava che sarebbero stati siglati accordi separati a seconda del settore delle imprese.

L’intesa, che quindi raggruppa i diversi ambiti, dall’industria alle pmi, è unica e Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, l’ha presentata con parole soddisfatte e speranzose: “Abbiamo discusso delle varie proposte e abbiamo trovato una formulazione che tutti riteniamo soddisfacente. Una formulazione unitaria. Nelle prossime ore cercheremo di incontrare i vertici delle confederazioni sindacali per presentare questo nostro documento comune e possibilmente trovare un accordo anche con loro“.

Vera MORETTI