Business all’estero: ecco come fare secondo DG Comunicazione

La DG Comunicazione della Commissione europea ha cercato di capire e individuare le esigenze, i bisogni e le priorità degli imprenditori che desiderano espandere i propri affari anche fuori dall’Italia.

Ha effettuato la ricerca avviando un sondaggio sfruttando la rete dei Punti unici di contatto – Points of Single Contact – con lo scopo di migliorare i servizi forniti ma anche l’accessibilità delle informazioni.

Si parte dal portale Impresainungiorno.gov.it, che rappresenta il Punto Singolo di Contatto nazionale per l’Italia, che è gestito da Unioncamere in attuazione della Direttiva 2006/1123/CE relativa ai servizi nel mercato interno.

Il portale è la piattaforma digitale a supporto della rete degli Sportelli unici delle attività produttive (SUAP) che permette alle imprese di operare in modalità digitale per lo svolgimento degli adempimenti amministrativi legati all’esercizio della propria attività.

In questo ambito si possono trovare informazioni ed assistenza per svolgere attività in uno degli Stati membri dell’Unione europea, in forma stabile o in via temporanea ed occasionale.

Il sondaggio lanciato dalla DG Comunicazione della Commissione europea vuole verificare prima di tutto le zone di interesse verso i quali gli imprenditori sono interessati ad espandere la propria attività, cercando di capire anche se l’azienda ha già esperienze di business all’estero pregresse e in quale settore.

I link per accedere al sondaggio – che sarà online fino alla fine di febbraio – sono:

Vera MORETTI

Meeting dei Giovani Imprenditori sul brand positioning

I Giovani Imprenditori di Confartigianato sono appena tornati da un meeting di due giorni a Cortina D’Ampezzo dove, il 4 e il 5 novembre, hanno discusso di formazione e di come affrontare al meglio le sfide del futuro.

In quella sede si è discusso di brand positioning, ma anche dell’importanza di aumentare le competenze dei Giovani Imprenditori, per portarli ad un livello superiore di conoscenze e di competenze imprenditoriali.

A proposito di posizionamento strategico del brand aziendale, è intervenuto, per condividere la sua esperienza e le sue conoscenze con i 200 rappresentanti dei Giovani Imprenditori di tutta Italia, Marco De Veglia, che ha voluto sottolineare l’importanza e le opportunità del posizionamento del brand: “Senza brand positioning, o meglio, senza una strategia che ti permetta di capire come mettere il tuo marchio nella testa del potenziale cliente, qualsiasi azione di marketing è inefficace. Una piccola impresa non può permettersi di spendere soldi in una marketing che non porti risultati. Per questa ragione, sono convinto che il brand positioning sia fondamentale proprio per le aziende più piccole, quelle che hanno meno risorse da investire”.

Il brand positioning prevede, in particolare, di individuare le caratteristiche vincenti della propria azienda e dei prodotti presentati sul mercato, ma anche di comprendere le differenze con i competitori e investire di conseguenza in questa direzione. Per questo, diventa una strategia chiave del marketing aziendale, alla portata di tutti, anche e soprattutto delle piccole imprese, con risultati quasi immediati.

Non a caso, dunque, il meeting ha avuto come titolo Competenze per competere, ed è stato caratterizzato da momenti di confronto e di incontro, ma ha rappresentato anche l’occasione di comprendere i cambiamenti in atto nel mondo, grazie all’intervento del professor Giulio Sapelli, che ha aperto i lavori con una esposizione sugli scenari economici e geopolitici internazionali, dalle tensioni di alcune regioni del mondo alle relazioni tra l’Occidente, l’Oriente e il mondo arabo.

Vera MORETTI

Immigrati, risorsa d’impresa

Se non ci fossero gli immigrati… Negli ultimi 5 anni le imprese individuali dell’artigianato guidate da immigrati sono più che raddoppiate nelle sartorie (+129,7%), dove guidano i cinesi, nelle pulizie (+108,8%, rumeni, egiziani e albanesi) e nel giardinaggio (+74,5%), la metà delle quali ha come capi rumeni o albanesi.

Sono dati che emergono da un’indagine di Unioncamere e Infocamere sull’imprenditoria artigiana straniera in Italia tra giugno 2011 e giugno 2016. In questo arco di tempo, le attività artigiane guidate da immigrati sono cresciute dell’8,3%, in un contesto globale che ha invece registrato un -7,8%.

Unioncamere – Infocamere rilevano che gli imprenditori immigrati guidano poco più di 181mila aziende il 13,5% dell’intero comparto. Romania, Albania e Cina sono i principali Paesi da cui provengono gli imprenditori, ai quali si deve il 43,7% del tessuto produttivo nazionale.

Egiziani (27,7%), pakistani (8,2%) e turchi (6,5%) vincono nella ristorazione da asporto. Mentre tra parrucchieri ed estetisti sono in aumento svizzeri e tedeschi, che detengono rispettivamente il 19,2% e il 12,2% di queste imprese, con un 7,6% di cinesi.

Oltre la metà del tessuto imprenditoriale artigiano gestito da immigrati è composto da imprese specializzate in lavori di muratura e imbiancatura, dove primeggiano rumeni e albanesi (rispettivamente il 28,1%. e il 22% del totale) e a distanza i marocchini (7,4%).

Il commento di Ivan Lo Bello, presidente di Unioncamere: “I dati mostrano l’importanza del contributo degli immigrati per la crescita della nostra economia, un contributo che passa sempre più anche dalla capacità di molti extracomunitari di fare impresa e, attraverso questa, di integrarsi nel nostro Paese. Per questo è indispensabile supportare l’avvio di nuove realtà imprenditoriali. Un punto quest’ultimo sul quale le Camere di commercio possono dare un apporto prezioso per far nascere imprese più forti e aiutarle a diventare grandi prima“.

Giovani Imprenditori Confapi a congresso a Roma

Come fare per ridurre i tempi medi di pagamento della Pubblica Amministrazione? Fino a quando le imprese potranno fare da banca allo Stato sottraendo così risorse alla ricerca e all’innovazione di processi e di prodotti?

Saranno questi alcuni degli interrogativi che faranno da fil rouge al congresso nazionale dei Giovani Imprenditori Confapi “Crediti e vita lunga? No, in Italia si muore di credito”, che si terrà domani a Roma, a partire dalle 9.30, nella Sala Capranichetta a Piazza Montecitorio.

Ad aprire il congresso saranno i saluti del presidente nazionale di Confapi Maurizio Casasco, ai quali seguirà la relazione del presidente Giovani Imprenditori Confapi Angelo Bruscino. Seguirà poi la tavola rotonda “I ritardi dei tempi medi di pagamento delle Amministrazioni Pubbliche: proposte normative e soluzioni manageriali. I 10 punti delle Pmi”, alla quale interverranno il Docente di Bilancio Consolidato e Analisi di Bilancio presso l’Università degli studi del Piemonte Orientale prof. Paolo Esposito, il sottosegretario all’Economia Enrico Zanetti, il vice presidente vicario del Parlamento Europeo Antonio Tajani. Modererà i lavori il vicedirettore del Tg1 Gennaro Sangiuliano.

In Italia sono ancora migliaia le aziende che quest’anno falliranno a causa di crediti non pagati – dichiara Angelo Bruscinononostante le evoluzioni normative, l’obbligo europeo ed il continuo richiamo a normalizzare nel nostro paese sul tema dei tempi di pagamento, la situazione resta gravissima”.

In questi anni di crisi – continua il presidente Giovani Imprenditori Confapial danno spesso si è aggiunta anche la beffa subita da moltissime Pmi “morire di credito”, i mancati pagamenti per beni e servizi resi, sono tra i tanti problemi quelli che contribuiscono a scoraggiare fortemente la ripresa nello Stivale. Molte imprese si ritrovano schiacciate tra il credit crunch e tra clienti che non pagano generando così una spirale che si ripercuote sui fornitori ed i dipendenti”.

I giovani imprenditori, che più degli altri sentono l’esigenza ed il bisogno di normalizzare l’eco-sistema di questo Paese – afferma il leader dei giovani di Confapiil prossimo 11 dicembre affideranno al governo, all’Europa e al Parlamento le loro proposte per attivare 10 pratiche, immediate e possibili soluzioni. Chiediamo che ci venga riconosciuto, come operatori economici di questo Paese, il diritto di costruire imprese che abbiano la possibilità di crescere in un’Italia che agevoli e incoraggi i suoi migliori talenti e che ci chieda di competere alla pari con il resto del mondo. Per questo abbiamo scelto la proposta alla protesta, perché noi crediamo ancora che qui sia possibile realizzare il nostro domani; non andiamo via, restiamo e costruiamo qui i nostri sogni, le nostre Pmi, perché un’Italia senza i suoi giovani imprenditori è un Paese più povero e senza futuro“.

Nel pomeriggio interverranno sul tema dei termini di pagamento: il componente Commissione Industria della Camera Leonardo Impegno, il componente Commissione Bilancio della Camera Giovanni Palladino e saranno presentati i case history dei Giovani Imprenditori Confapi dalla vice presidente nazionale Giovani Imprenditori Confapi Valeria Barletta e dal consigliere Api Lecco Guido Bonaiti. Concluderà il convegno la relazione del presidente Giovani Imprenditori Confapi, Angelo Bruscino.

Italiani, popolo di imprenditori

Gli imprenditori sono una categoria di persone votate al martirio. Martirio di tasse, di burocrazia, di costo del lavoro, di leggi sul lavoro, di costi delle materie prime. Martirio, però, anche di qualcosa che si ama fare fino alla follia, l’impresa. Che si ama così tanto da sacrificarvi la propria vita privata, se non la vita tout court.

Sarà per questo che, stando a un’elaborazione della Camera di commercio di Milano sui dati del registro delle imprese al terzo trimestre 2014 e Istat 2014 per la popolazione, gli italiani non smettono di essere imprenditori: lo è infatti un italiano su dodici pari all’8,5%.

A Cuneo e Bolzano va il primato per imprenditorialità: più di un cittadino su dieci, l’11%, ha aperto un’attività in proprio, considerando i centri con oltre 50mila imprese. Tra le prime, considerando le province con più imprese, anche Milano, Torino e Brescia con poco meno di un decimo dei cittadini imprenditori.

Le prime quattro province per numero di imprese, Roma, Milano, Napoli e Torino, superano il milione di attività, una su cinque su un totale italiano di oltre cinque milioni. Le imprese si concentrano nelle prime venti province, che assorbono circa la metà di tutte le imprese italiane.

Per imprese femminili il primato va a Benevento, Avellino e Frosinone, con circa un terzo di tutte le imprese del territorio. Per le imprese di giovani imprenditori sul totale imprese, prima è Crotone col 17%, affiancata da Vibo Valentia e Caserta. Per gli imprenditori stranieri, il primato va a Prato col 27% di tutte le imprese, seguono Firenze, Trieste  e Roma con il 15%.

Per i settori con oltre 100mila imprese a livello nazionale, a Matera e Benevento va il primato per il peso dell’agricoltura sul totale delle imprese – è specializzata nel settore quasi una su due – a Lecco e Brescia per i prodotti in metallo (circa una su venti), a Caserta e Sassari per le costruzioni (un decimo), a Reggio Emilia e Imperia per le costruzioni specializzate (una impresa su cinque), a Palermo e Napoli per il commercio al dettaglio (una su quattro), a Bologna e Forlì per i trasporti (quasi una su venti), a Savona, Trieste, Verbania e Aosta per la ristorazione (una su dieci), a Biella e Milano per l’immobiliare (una su dieci), a Varese, Pescara, Lodi e Novara per i servizi alla persona (una su venti).

Italiani, popolo di santi, poeti e imprenditori.

Imprenditori in fuga! Ok, ma dove?

 

Delocalizzare? Ottima idea, ma dove?!
Intanto, vale la pena ricordare che nella classifica Doing Business della Banca Mondiale, ovvero quella che certifica la capacità dei Paesi di stimolare e incentivare gli affari sul proprio territorio, l’Italia è addirittura scivolata nel baratro del 66esimo posto e che solo nell’ultimo decennio sono state 27mila aziende tricolori hanno delocalizzato all’estero.
D’accordo, ma dove ? Dove trasferire la propria azienda nella speranza (certa) di pagare meno tasse e vivere meglio l’approccio dello Stato nel corretto svolgersi dell’attività? Noi due possibilità le proponiamo: una forse scontata, l’altra, però, nemmeno immaginabile.

L’Inghilterra potrebbe essere una soluzione. Tanto per iniziare, solo se si superano le 77mila sterline di reddito annuo si è obbligati ad aprire una Partita Iva! E su un profitto inferiore alle 300mila sterline si paga il 20% di aliquota; sopra 1,5 milioni, il 22%. E se in Italia siamo solo 109esimi nella speciale classifica mondiale dei Paesi con maggior possibilità di accesso al credito, l’Inghilterra guarda tutti dall’alto verso il basso.

Allo scopo di attirare investimenti esteri, la Macedonia, invece, ha costituito 4 principali zone franche e altre zone più piccole in diverse località del proprio territorio. Le aziende che decideranno di investire nelle zone potranno giovare di incentivi considerati tra i più favorevoli in Europa: esenzione totale dall’imposta sul reddito aziendale per un periodo di 10 anni; esenzione dall’IVA e diritti doganali su merci, materie prime, attrezzature e macchinari; riduzione totale dell’IRPEF per un periodo di 10 anni; connessione gratuita alle reti di gas naturale, acqua industriale e scarico acque reflue.

Jacopo MARCHESANO

La crisi si supera dando opportunità agli imprenditori

Le piccole e medie imprese rappresentano la maggior parte del tessuto produttivo italiano e, per questo, vanno tutelate, anche e soprattutto in questo periodo di crisi profonda.

Flavio Zanonato, ministro dello Sviluppo Economico, ha ribadito, in occasione di un incontro avvenuto a Biella tra imprenditori, associazioni di categoria, sindacati e studenti, l’importanza di creare, per gli imprenditori italiani, nuove opportunità di lavoro.
In questo modo, infatti, potrebbe ripartire anche la produttività e la disponibilità ad investire, aprendo un circolo virtuoso che potrebbe permettere di uscire dal tunnel.

Zanonato ha affrontato tutte le problematiche che stanno mettendo in gravi difficoltà le pmi italiane, a cominciare dal costo dell’energia, che, come abbiamo precedentemente commentato anche su Infoiva.com, è tra gli elementi anti-competitivi che ci fa rimanere indietro rispetto agli altri Paesi europei.
A questo proposito, il ministro ha intenzione di presentare nei prossimi Consigli dei Ministri una proposta per effettuare un taglio di 3 miliardi sulla bolletta elettrica complessiva.

Per quanto riguarda il cuneo fiscale, il giudizio del ministro è positivo. ”Si dice che un miliardo per la riduzione del cuneo fiscale è poco. E’ vero, ma è la prima volta che si va nella direzione opposta. Abbiamo invertito un trend. Si può fare di più’ ma ci vuole tempo, perché quasi tutti gli sprechi della pubblica amministrazione sono computabili in ore di lavoro equivalenti. Mano a mano che arriveranno altre risorse, ad esempio dalla lotta all’evasione fiscale, le metteremo tutte a sostegno della competitività del sistema manifatturiero”.

Vera MORETTI

Imprenditori in calo in Piemonte

La crisi non risparmia neanche coloro che ricoprono incarichi rilevanti all’interno di un’azienda.
Esempio di questa tendenza è la provincia di Verbano Cusio Ossola dove, a fronte di 21.600 tra amministratori delegati, titolari e consiglieri, sono circa 1.800 che, dal 200 ad oggi, mancano all‘appello, ovvero -7,9% del totale.

Ad aumentare sono solo gli imprenditori stranieri, tanto da registrare +37% rispetto al 2011, che corrisponde a +126% rispetto allo stesso periodo del 2009.

Questi risultati sono stati confermati anche dalla Camera di Commercio del VCO, che ha analizzato i dati relativi alla prima carica che le persone investono nelle imprese, eliminando le duplicazioni. Ciò significa che se la stessa persona è titolare o amministratore di più imprese viene contata solo 1 volta.

Tra gli imprenditori, quasi quattro persone su dieci con carica di impresa sono titolari di ditte individuali (8.101, pari al 37,5% del totale delle persone con carica). Seguono quelle impegnate in società di persona (36,9% del totale) e nelle società di capitali (20%), con poco più di 4.300 unità.

Rispetto al 2009, sono in aumento di oltre 150 unità gli imprenditori stranieri, sia UE sia extra UE), mentre si registra una flessione nel numero di imprenditori italiani (circa 700 unità in meno).

Settore più rappresentato è quello del commercio (22,4% del totale degli aventi carica) anche per la prevalenza di imprese individuali nel comparto del commercio al dettaglio: quasi 1 persona su 4 opera nel comparto commerciale.
Segue poi il settore edile (3.382 imprenditori, pari al 15,7% del totale provinciale) e quello manifatturiero, con 3.177 titolari di carica (circa il 15% del totale).

Il comparto turistico, inteso come alloggi e ristorazione, impiega il 13,4% delle persone con carica nel VCO (2.900 unità), mentre le attività immobiliari riguardano il 6,5%.

L’età media degli imprenditori si aggira tra i 30 e i 49 anni, mentre gli under 30 sono circa un migliaio e gli over 70 sono il doppio dei minori di 30 anni.
Rispetto al 2009, nella fascia di età 30-49 anni diminuiscono gli imprenditori (-1.100 in v.a.), aumentano quelli over 50 (poco meno di 600).

Vera MORETTI

Voucher formativi per imprenditori e lavoratori autonomi

Gli imprenditori e i lavoratori autonomi, nonché i liberi professionisti abruzzesi, che desiderino migliorare ed ampliare le proprie conoscenze professionali potranno farlo grazie ad una serie di voucher formativi concessi dalla Regione Abruzzo.

A beneficiare dei voucher sono esclusivamente i soggetti residenti su territorio regionale, che potranno utilizzarli per frequentare attività formative erogate da organismi di formazione accreditati, università, enti e strutture pubbliche e private, ordini professionali.

Ovviamente, i corsi formativi devono riguardare ambiti coerenti con la attività svolta e con le esigenze di sviluppo dell’impresa, che abbiano a che vedere con la necessità di qualificazione e di aggiornamento del richiedente.

Le spese finanziabili sono quelle di iscrizione al corso sostenute, o da sostenere, dal 1° settembre 2012 e fino al 30 giugno 201, per un importo massimo di 2.000,000 euro.
Le richieste vanno presentate dall’11 febbraio ed entro il 30 giugno 2013, al seguente indirizzo:

Regione Abruzzo
Direzione Regionale Politiche Attive del Lavoro, Formazione ed Istruzione, Politiche Sociali
Viale Bovio n. 425
CAP 65123

Vera MORETTI

Banca e impresa, prove di dialogo online

di Davide PASSONI

Da qualche settimana a questa parte, Bnl spinge la comunicazione pubblicitaria sulla propria iniziativa Mestiere Impresa. Radio, tv, internet, affissioni, con messaggi nei quali passano le storie di piccoli imprenditori “veri” che raccontano di come hanno potuto sviluppare il proprio business grazie al supporto della banca. Niente da dire, gli spot sono ben fatti e i 6 video che raccontano altrettante storie d’impresa, ancora meglio: nulla di strano se alle spalle ci sono Tbwa\Italia e Shootin’Gun. Però… Però la voglia di capirne di più ci è venuta; del resto, tutti i giorni noi di Infoiva scriviamo d’impresa, parliamo con gli imprenditori e sappiamo quanto, in questo momento, per molti di loro i rapporti con le banche siano tutt’altro che rilassati… Possibile che per Bnl e le sue imprese clienti sia tutto rose e fiori? Che strategie commerciali ci sono dietro all’iniziativa? Insomma, viva le storie d’impresa ma, alla fine… Bnl che cosa vuole venderti?

Nulla. Siamo noi che, come al solito, pensiamo male, pare. Dall’ufficio stampa di Bnl precisano subito che Mestiere Impresa nasce come una “piattaforma” realizzata per aprire un canale di sostegno e di relazione con l’impresa: quello che la banca fa normalmente, ci dicono. Il passaggio in più è la creazione di una via di comunicazione strutturata, nella quale alcuni esperti (per ora interni a Bnl, poi anche esterni) possono rispondere alle domande che l’imprenditore pone attraverso la rete. Domande molto pratiche, di business, per le quali ci si aspettano risposte pratiche, di business. Il fine di Mestiere Impresa non è vendere un prodotto ma aprire un canale privilegiato di ascolto, comunicazione e confronto tra banca e impresa. Anche verso aziende non clienti di Bnl nonostante, per ovvi motivi, i protagonisti dei video siano clienti dell’istituto.

Delusi? No, stupiti. Perché, come detto, quando si parla di rapporto banche-imprese siamo portati a pensare male e l’uscita di Mestiere Impresa, in un momento delicato come l’attuale, ci sembrava un’operazione “simpatia” messa in campo da un grosso istituto di credito per reagire a un clima di diffidenza e sfiducia che caratterizza le banche agli occhi delle aziende. Del resto, sono molti gli istituti di credito che hanno delle business unit dedicate specificamente alle piccole imprese con a portafoglio prodotti finanziari ad hoc, salvo poi applicare delle condizioni molto pesanti, quando non proibitive, per l’accesso al credito. E invece no, da Bnl ci invitano a mettere da parte la malizia e a pensare a Mestiere Impresa solo come a “un luogo virtuale, ma con l’obiettivo reale e concreto di offrire agli imprenditori informazioni ed aggiornamenti, appuntamenti di loro interesse e tutto quello che può essere utile per renderli sempre più consapevoli anche per affrontare le sfide che il mercato italiano e quelli internazionali presentano loro quotidianamente“. Già la qualità dei video (non certo realizzabili in pochi giorni) fa capire che il progetto era in gestazione da tempo.

Bene, tutto molto chiaro. Ma, a fronte di 6 storie “a lieto fine”, quanti saranno gli imprenditori che con la banca hanno avuto problemi più o meno grandi e si sentiranno in dovere di dire la loro, sul sito o nei forum, contestando la linea editoriale di Mestiere Impresa? Accontentare tutti è impossibile, nella vita come nell’impresa. Un consiglio amichevole a Bnl; si attivi in maniera seria anche su questo fronte, come ha fatto con profitto su quello della promozione dell’iniziativa: un solo feedback negativo può fare più danni di quanti benefici possano portare 50 video con storie positive. Visto l’investimento in termini di creatività e, pensiamo, in termini finanziari, sarebbe un peccato per la banca, se succedesse.