Ancora una rapina, ancora nelle Marche

Dopo gli episodi accaduti a Pesaro e ad Ancona, è stata la volta di Fermo, sempre nelle Marche.

E’ la terza rapina nella villa di un imprenditore registrata in una sola settimana e questa volta le vittime sono Mauro Cardinali, imprenditore nel settore idrocarburi e trasporto pubblico, e la moglie.
I due coniugi stavano dormendo nella loro abitazione, che si trova in contrada Canale nel comune di Fermo, a pochi metri da un distributore di benzina, quando sono stati svegliati di soprassalto.

I banditi erano tre, tutti incappucciati, e, dopo essersi introdotti nella villa ed aver sorpreso la coppia nel sonno, hanno picchiato entrambi con violenza, anche con un bastone. Solo dopo aver trovato denaro e gioielli, per il valore complessivo di 30mila euro, se ne sono andati.

Ma la loro fuga non è passata inosservata perché, mentre i malviventi uscivano, il figlio dei coniugi Cardinali stava rincasando ed è riuscito, insieme a due operai marocchini, a bloccare uno dei tre, Geni Nona.
Un altro dei banditi è stato inseguito bloccato da carabinieri e polizia, avvisati tempestivamente di quanto era accaduto.

La coppia aggredita è stata portata all’ospedale di Fermo, dove a Cardinali è stata formulata una prognosi superiore a 30 giorni, mentre la moglie ha riportato ferite più lievi.

Ci sarebbero dei punti in comune con le rapine avvenute nella zona, perciò gli inquirenti pensano si tratti di una banda specializzata, forse la stessa che aveva tentato una rapina a Senigallia con le medesime modalità, fortunatamente andata a vuoto.

Vera MORETTI

Nel 2013 moneta elettronica per le spese superiori a 50 euro

Da alcune indiscrezioni sembra che il Governo stia pensando di inserire nel dl crescita, che contiene alcuni provvedimenti per l’Agenda digitale italiana e le start up innovative, l’obbligo dal 1 luglio del 2013 di accettare i pagamenti con moneta elettronica, bancomat e prepagate, per gli importi superiori ai 50 euro.

Ma pare che, con un successivo regolamento del ministro dello Sviluppo Economico, in accordo con il ministero dell’Economia e delle Finanze, oltre alla Banca d’Italia tale misura sarà estesa anche ad importi inferiori e a strumenti di pagamento con tecnologie mobili.

Le novità che sarebbero trapelate, però, si estenderebbero anche ad una serie di contributi di 1000 euro per l’anno 2013 riservati alle pmi che si apprestano ad avviare una attività di commercio elettronico inteso come transazioni via internet di beni e servizi realizzate in proprio o attraverso la costituzione di consorzi o raggruppamenti di imprese.

Confesercenti ha voluto commentare in una nota il suo parere a proposito e, pur essendo favorevole all’utilizzo della moneta elettronica, viene richiesto che “lo si faccia abbattendo i costi di utilizzo e di gestione del POS, come si era previsto per l’acquisto di carburanti, e non imponendo un onere aggiuntivo per gli imprenditori più deboli”.

Le banche, infatti, non si erano dimostrate disposte a sostenere i costi relativi al servizio proposto dall’esecutivo, che prevedeva, per l’acquisto di carburante con moneta elettronica, nessun costo per la transazione e il Governo non era intervenuto.

Ora, tutta la procedura sarebbe a carico dei commercianti e degli imprenditori, molti dei quali stanno vivendo un momento di grande difficoltà.

La nota continua: “Siamo d’accordo nell’incentivare la moneta elettronica, il cui utilizzo più esteso fungerebbe da ottimo deterrente contro furti e rapine e garantirebbe una gestione meno onerosa. Per perseguire questo obiettivo, però, il Governo dovrebbe rispolverare il provvedimento inizialmente progettato per i benzinai, abbattendo i costi di gestione e utilizzo di dispositivi POS. Così come sarebbe opportuno incentivare le nuove imprese a dotarsi di tecnologia evoluta – compreso il POS – prevedendo adeguati crediti di imposta”.

Vera MORETTI

Fare impresa in Italia? Lascia stare…

di Davide PASSONI

Noi di Infoiva lo sosteniamo da sempre: fare l’imprenditore, in Italia, è una missione oltre che una vera guerra. Gli imprenditori di casa nostra meriterebbero statue e medaglie e invece si trovano presi a pesci in faccia dallo Stato e dal fisco, che non ne riconoscono, se non a parole, il valore sociale sancito anche dalla nostra Costituzione.

Una conferma di come l’imprenditoria sia davvero una missione ci arriva anche da Mediobanca, che tramite il suo Ufficio Studi ci fa sapere che fare impresa, in Italia, non è remunerativo perché il guadagno non è sufficiente a ripagare il costo del capitale: lo dimostra il fatto che nelle attività industriali c’è stata una distruzione di ricchezza pari a 1,4 punti. Questo secondo l’indagine 2012 “Dati cumulativi di 2.032 imprese italiane“. redatta dall’istituto di via dei Filodrammatici.

Secondo Mediobanca, i grandi gruppi visti nella loro dimensione italiana hanno sofferto di più, mentre è stata più contenuta la sofferenza delle medio e grandi imprese. Le imprese a controllo estero si sono salvate dalla distruzione di valore, grazie alla elevata redditività del capitale.

Se vogliamo parlare di numeri nel 2011, le esportazioni si sono mosse a velocità più che tripla rispetto alle vendite domestiche (+18,3% contro +5,5%): è cresciuto il fatturato dei settori che hanno beneficiato degli aumenti dei prezzi delle commodities di riferimento (metallurgia +20,2%; energetico +17,6%) e di quelli che hanno agganciato la domanda estera (gomma e cavi +20,2%). Anno negativo per elettrodomestici (-3,4%), stampa editoria (-1,7%), farmaceutico e cosmetico (-0,7%). In sostanza, l’industria italiana ha segnato nel 2011 un’ulteriore ripresa del fatturato (+9,2% sul 2010) ma non è sufficiente a raggiungere, seppure di poco, il livello pre-crisi del 2008 a causa della forte flessione del 2009. Ovvero, fare impresa non conviene.

Che cosa deve pensare di fronte a questi dati chi, invece, l’impresa la fa? Per vocazione – tanti, forse la maggior parte -, o per necessità – molti, soprattutto a causa della crisi che li ha sbattuti fuori dal mercato del lavoro come dipendenti? Che sono dei visionari, degli illusi, gente destinata al fallimento personale o professionale? Noi crediamo invece che dovrebbero pensare di essere dei privilegiati, gente che ha un’opportunità unica: quella di dare una direzione diversa al proprio destino contando quasi solo sulle proprie forze e il proprio ingegno. Resta da capire se e quanto lo Stato darà loro la possibilità di imboccare questa direzione diversa. Per ora, ci sembra, c’è ancora molto da fare…

Gli operai diventano sempre più imprenditori

Da quando c’è la crisi, gli operai stanno diventando sempre più intraprendenti. Continua ad aumentare il numero dei lavoratori di imprese in crisi, o a rischio chiusura, che scelgono di rilevare l’azienda, formando una cooperativa tra loro. “Il fenomeno è in crescita in questi ultimi anni”, racconta a Labitalia Aldo Soldi, direttore generale di Coopfond, il fondo mutualistico di Legacoop, che sostiene lo sviluppo delle cooperative nel sistema economico. “Nella nostra attività -spiega- c’è stata una forte accelerazione dal 2009 ad oggi, e così abbiamo contribuito a mettere in piedi una trentina di realtà aziendali”.

Imprese in cui “i lavoratori, o perchè l’azienda è andata in crisi, o perchè non c’è ricambio generazionale alla guida, decidono di rilevare la proprietà formando una cooperativa tra loro”. “E’ una scelta – aggiunge Soldi – che i lavoratori fanno per diversi motivi. Innanzitutto, per non perdere il posto di lavoro. Ma in molti casi abbiamo riscontrato che c’è anche la volontà di difendere la propria professionalità, il proprio saper fare. I settori in cui operano le aziende che sono rilevate dai lavoratori sono i più vari: si va dalla fabbricazione delle piastrelle fino a quella delle cravatte”.

Cambiano i settori, ma la prerogativa principale, nella maggior parte dei casi, resta la stessa: “Piccolo è meglio”. “Nella maggior parte dei casi -spiega Soldi- si tratta di imprese di tipo industriale, che non sono però tanto grandi, arrivano ad avere tra i 10 e i 50 dipendenti. E’ molto più difficile che operai e impiegati si trasformino in imprenditori di aziende molto grandi”.

Comunque, centrale per la nuova avventura di operai e impiegati è il ruolo di Coopfond: “Siamo un fondo che finanzia la nascita e lo sviluppo delle cooperative -sottolinea Soldi- con la concessione di prestiti ai lavoratori che creano la cooperativa, ma anche con la nostra entrata nel capitale sociale dell’azienda stessa, che è una scelta che riesce a dare fiducia sia ai lavoratori che alle banche e agli istituti di credito”. Ma per la buona riuscita dell’iniziativa, “oltre al nostro apporto finanziario, è fondamentale quello della struttura associativa della Lega delle Cooperative, e poi naturalmente -aggiunge- serve il contributo delle banche”.

Le risorse da mettere in campo per il ‘salvataggio’ della propria azienda da parte dei lavoratori-imprenditori variano comunque in base ai casi. “Dipende -spiega Soldi- da tante cose: dal tipo di attività, dalla grandezza dell’azienda, dalla condizione in cui si trova quando viene rilevata, e altri fattori. Di solito, comunque, si parte da un contributo di 200-300 mila euro che noi rilasciamo e a cui se ne vanno ad aggiungere altrettanti da parte dei lavoratori che rinunciano al proprio Tfr. Nella fase iniziale di nascita della cooperativa è importante il ruolo del sindacato, perchè, ad esempio, magari all’inizio della nuova avventura non tutti i lavoratori dell’azienda possono essere subito reimpiegati”.

Il fenomeno delle cooperative nate sulle ‘ceneri’ delle aziende si sta ampliando sempre più: “Nelle zone a tradizione cooperativa come Emilia Romagna e Toscana. Ma anche in Veneto, Lombardia e Lazio. Mentre fatica ancora nelle regioni del Sud”.

Essere imprenditori? Una lotta contro lo Stato

di Davide PASSONI

Torniamo a parlare di voi, con voi. Raccontateci che cosa significa essere imprenditori oggi, vi avevamo chiesto. In tanti ci avete risposto su Facebook e alla nostra casella e-mail: noi continuiamo a chiedervelo, voi continuate a scriverci. Perché oggi parlate voi. L’altro giorno parlavate di voglia di farcela, oggi parlate di stato ladro.

Parla, per esempio, Simone Romano: “Se un cliente (statale) non ti paga una fattura da 200.000 euro per più di un anno (dopo i 3 mesi classici) puoi essere furbo e scaltro quanto vuoi ma: Tu imprenditore hai dovuto pagare il fornitore (140.000 euro) hai pagato le tasse sulla fattura e la banca ti aiuta al massimo per il 20% dell’importo ! Vi assicuro che non è simpatico ! E se fai causa al cliente i soldi li prendi dopo 5 anni … Ergo chiudi ! E parlo per esperienza personale”.

E parla Patrick Pecchenini: “Basta trovarsi delle insolvenze da parte dei clienti… l’iva e le tasse le devi pagare comunque a fattura registrata a prescindere se vedrai mai i tuoi soldi dal clientei!!!!!!.. è il sistema che deve cambiare… ho una srl dal ‘79 e so cosa scrivo… e un contratto con un commercialista per una ditta medio piccola è di 7000 euro… basta lavorare per tre mesi ed emettere una fattura di 40000 scoperta per trovarsi a piedi!!!

Più telegrafico Emanuele Sagona: “Oggi? Anche a causa dello stato ho dovuto chiudere dopo 4 anni di attività. Quindi non c’è un oggi, e un domani. C’è solo uno ieri sbiadito”, mentre Davide Cima ha le idee chiare: “Per me essere imprenditore è dare l’anima per costruire qualcosa di importante, che verrà poi distrutto dalle banche e da Equitalia”.

E allora diamo voce anche a Luisa Vacchiani, perché è bello sentire queste parole da una donna: “Vuol dire lavorare e lavorare, rischiare, non dormire, essere forte e dolce, vuol dire guardare al di là del proprio naso, vuol dire non essere egoisti. Vuol dire rinunciare alla propria vita privata e rischiare di essere solo criticato e difendersi dagli altri. Se non si fa così non si è imprenditori, si è intrallazzoni”. E Daniele D’amore, per il quale l’imprenditore è un po’ come Rocky Balboa: “Vuol dire saper incassare i colpi e rialzarsi subito dal tappeto da soli vuole dire essere persona di fatti e non di parole, il vero imprenditore e quello che riesce a far star bene i suoi collaboratori prima di se stesso”.

E per te, che cosa significa oggi essere imprenditore? Raccontacelo e scrivici a direttore@ejournal.it o vai sulla nostra pagina Facebook e commenta i nostri articoli.

Essere imprenditori oggi? Di’ la tua!

di Davide PASSONI

Essere imprenditori oggi. Una vocazione, una guerra, una iattura, un lavoro come un altro o… ? Quale modo migliore per scoprirlo se non buttando il sasso in mezzo allo stagno dei social network e vedere che cosa sale a galla? Noi di Infoiva lo abbiamo fatto, sulle nostre fan page di Facebook e non solo. La risposta è stata incoraggiante, non tanto e non solo perché in tanti hanno detto la loro, quanto per il fatto che, tra rabbia e scoramento, c’è un sacco di gente che non vuole mollare.

Come Giovanni A. Marletta, per il quale essere imprenditori è “spendersi giornalmente per ambire (se tutto va bene) a pareggiare i conti a fine mese”;  come Daniele Ielli, per il quale “significa dare tutto, anche quello che non si possiede, per sviluppare un’idea, un progetto. E’ molto simile a diventare Padri”; o come Giovanni Ciardiello, che va giù diretto “Avere le PALLE !”.

Del resto, andare giù diretti è quello che serve oggi agli imprenditori, specialmente nel rapporto con il fisco e con la pubblica amministrazione. Ne sanno qualcosa Cristina Macor, per la quale essere imprenditori significa “trovare il modo di pareggiare i conti a fine mese soprattutto quando il tuo maggior creditore dopo un anno rimane la Regione Lombardia”, e Davide Cima che dice che “essere imprenditore è dare l’anima per costruire qualcosa di importante, che verrà poi distrutto dalle banche e da Equitalia“.

E per noi di Infoiva, che cosa significa essere imprenditori, oggi? Significa portare avanti una missione, nonostante tutto con ottimismo. Significa non smettere, ogni giorno, di ricordare da queste pagine a chi ci governa che l’imprenditore non è carne da cannone ma una risorsa per l’economia, la società, l’Italia tutta: perché il ruolo sociale dell’impresa non è solo una bella favola da raccontare ai nostri bimbi. Significa ricordarsi che lo Stato non è più amico di chi fa impresa ma che sarebbe bene tornasse a esserlo: con una pressione fiscale da Paese civile, con pretese simmetriche che non implichino le ganasce fiscale per il contribuente moroso e lassismo indifferente da parte dello Stato debitore, con la voglia di credere che chi fa impresa non lo fa per fregare il prossimo o l’erario ma perché vuole costruire qualcosa che resti. Che sia la propria ricchezza, quella di altri o quella della collettività, poco cambia.

E per te, che cosa significa oggi essere imprenditore? Le testimonianze di prima non sono le uniche (ne abbiamo altre, le pubblicheremo…) e nemmeno vogliamo che siano le ultime. Scrivici a direttore@ejournal.it o vai sulla nostra pagina Facebook e commenta i nostri articoli.  Di’ la tua!

Monza e Brianza: nasce lo sportello d’aiuto per gli imprenditori

Uno sportello d’aiuto dedicato all’ascolto degli imprenditori, l’anticipo dei crediti scaduti che le imprese vantano nei confronti dei Comuni e oltre 1 milione di Euro di contributi a fondo perduto a più di 500 imprese che assumono, destinati a favorire l’incremento dell’occupazione: questi alcuni degli interventi messi in campo dalla Camera di commercio di Monza e Brianza per non lasciare soli gli imprenditori.  

“In questo momento è fondamentale ripristinare un clima complessivo di fiducia nei confronti dell’impresa, e  del rischio di impresa – ha dichiarato Carlo Edoardo Valli Presidente della Camera di commercio di Monza e Brianza-  Un impegno che richiede un supplemento di responsabilità da parte di tutti, dal governo alle istituzioni, alle banche che devono tornare a credere nell’impresa perché le aziende senza la liquidità necessaria non possono lavorare, non possono fare investimenti e quindi non possono generare occupazione.”

Le iniziative della Camera di commercio di Monza e Brianza per le imprese della Brianza
Lo sportello d’aiuto: Il punto di ascolto-soccorso per le micro, piccole e medie imprese della Brianza in difficoltà è formato da un team di tutor e consulenti, messo a disposizione gratuitamente alle imprese dalla Camera di Commercio di Monza e Brianza in collaborazione con Formaper. I colloqui sono organizzati presso le sedi di Monza, Desio e Vimercate. Per informazioni e richieste di appuntamento: 039.2807446 Nello specifico, il progetto intende offrire alle imprese del territorio la possibilità di confrontarsi con un esperto sulle difficoltà incontrate in questo difficile momento di congiuntura, valutando la possibilità di ricorrere a uno o più servizi offerti dalla Camera di Commercio. Tale momento personalizzato di analisi potrà consentire sia di ricevere una panoramica completa dei servizi e delle informazioni fruibili sull’intero territorio, sia di condividere una riflessione puntuale sulla strategia per posizionare l’impresa nel modo più efficace ad affrontare il mercato. Si forniranno inoltre all’imprenditore in difficoltà chiavi di lettura nuove, con la possibilità di predisporre eventuali momenti di assistenza personalizzata specialistica e formativi. 

Grazie a “Sbloccacrediti”, iniziativa in accordo tra le Camere di commercio lombarde,  ANCI Lombardia e UniCredit, la Camera di commercio di Monza e Brianza ha stanziato circa 1 milione di Euro a un centinaio di richieste pervenute dalle imprese della Brianza, che si trovavano alle prese con i ritardi nei pagamenti della Pubblica Amministrazione.

Bando Obiettivo Occupazione – edizione 2012 La Camera di commercio di Monza e Brianza ha finanziato oltre 1 milione di euro in contributi a fondo perduto destinati a favorire l’incremento dell’occupazione nelle imprese di tutti i settori economici di Monza e Brianza.

Fonte: camcom.gov.it

Expandere With Matching: per sostenere le imprese in crisi

La crisi riguarda tutte le categorie, anche e soprattutto gli imprenditori. Per aiutarli ad affrontare questo periodo difficoltoso, la Compagnia delle Opere di Roma e del Lazio ha organizzato la seconda edizione di Expandere With Matching.

L’obiettivo di questa iniziativa, che è stata fissata per giovedì 14 giugno presso la Fiera di Roma, è di supportare le imprese potenziando le loro relazioni di business con incontri b2b, workshop e seminari, per non subire la crisi ma affrontarla.

Come arrivare a ciò? Partecipare a questa giornata dedicata alle imprese significa anche incontrarsi e confrontarsi, e magari fare rete attraverso collaborazioni e strategie. Poiché c’è ancora un po’ di tempo prima dell’incontro, è possibile, per coloro che hanno intenzione di partecipare, collegarsi sul portale romaelazio.expandere.org, in modo da avere, durante l’evento in fiera, la propria postazione personalizzata ed incontrare le aziende precedentemente contattate.

Marcello Piacentini, presidente Cdo Roma e Lazio, ha dichiarato: “Abbiamo dato vita a Expandere With Matching con l’intento di superare le difficoltà poste dalla crisi economica proponendo un approccio positivo e costruttivo. L’evento del 14 giugno, realizzato in collaborazione con le altre associazioni imprenditoriali, vuole infatti costituire un terreno fertile per la nascita di nuove idee e lo sviluppo di progetti di business, valorizzando le esperienze imprenditoriali e dimostrando a tutti che è possibile vivere la realtà come una provocazione che stimola l’ingegno, la creatività e la forza di aggregazione”.

Senza contare che Expandere With Matching rappresenta anche un importante momento di formazione ed aggiornamento, su tematiche di interesse attuale per le PMI quali: Edilizia, Turismo, Procurement, Agroalimentare, Contratti d’area, Opere sociali, Ambiente ed energia.

Vera MORETTI

Crisi e suicidi, ecco i numeri dell’orrore

di Vera MORETTI

La notizia non stupisce, anche perché la cronaca, giorno per giorno, ci fa capire che ci troviamo davanti ad un fenomeno tristemente in aumento.
Se, infatti, la crisi economica ha causato, negli ultimi anni, un calo di vendite ed assunzioni, ha contribuito ad accrescere i licenziamenti e il precariato.

Ma non sempre si ha la forza di reagire e, quindi, il risultato, quando la disperazione prende il sopravvento e non fa intravedere nessuno spiraglio positivo, è quello più drammatico: il suicidio.
Se, infatti, già nel 2009 i suicidi per motivi economici avevano subito un’impennata ed erano arrivati a 357, nel 2010 sono stati ben 362, quasi uno al giorno.

Questi preoccupanti dati sono stati resi noti dal secondo rapporto Eures “Il suicidio in Italia al tempo della crisi”, che delinea una situazione particolarmente a rischio soprattutto nel Centro-Nord, con il Centro in crescita: un record che nessuno avrebbe voluto raggiungere.

La fascia più vulnerabile riguarda l’età compresa tra 45 e 64 anni, in particolar modo se si tratta di esodati e di coloro che hanno perso il lavoro, con poche speranze di ottenerne un altro a breve.
Sono soprattutto uomini, che, dal 2008 al 2010, sono aumentati del 45%, a conferma che il ruolo sociale maschile rimane molto forte, e spesso rappresenta l’unica risorsa economica di un’intera famiglia o, comunque, colui che porta in casa più soldi. E se viene a mancare il suo apporto, è difficile tirare avanti e trovare soluzioni alternative.

Le categorie colpite dalla crisi profonda che ancora non accenna a calare sono, ahimè, tutte: dai lavoratori precari o subordinati agli imprenditori che, vedendo sfuggirsi dalle mani il lavoro di una vita, rimangono senza niente e senza speranze. Tra i lavoratori autonomi, per entrare nel dettaglio, negli ultimi due anni si segnalano ben 343 suicidi nel 2009 e 336 nel 2010. In quest’ultimo caso, poi, i lavoratori in proprio (artigiani e commercianti) che si sono tolti la vita sono 192, mentre sono 144 gli imprenditori e liberi professionisti che hanno trovato nel suicidio l’unica, ultima soluzione al loro fallimento. Tra loro, il 90% è costituito da uomini.

Un fenomeno che, inoltre, sta diventando sempre più rilevante riguarda i suicidi nella fascia 45-64 anni (+5,8% nel 2010 rispetto al 2009 e +16,8% rispetto al 2008), anche perché, nel 2010, la disoccupazione ha colpito la popolazione della fascia 45-64 anni più delle altre, con un incremento del 12,6% (+13,3% nella fascia 45-54 anni e +10,5% in quella 55-64 anni), a fronte di una crescita complessiva dell’8,1%. E tra loro ci sono gli esodati, ovvero quei lavoratori usciti dal mercato del lavoro attraverso canali di protezione sociale e che l’attuale riforma Monti-Fornero del sistema pensionistico rischia di lasciare totalmente privi di reddito.

Ciò fa emergere un ulteriore dato: l’aumento dei suicidi che cresce più l’età aumenta. Perché, più l’età avanza, più cala la fiducia nel futuro.

Confcommercio: crescono le imprese associate

Nonostante l’acuirsi della crisi generale nel nostro Paese, la particolare stagnazione delle vendite e delle locazioni degli immobili e in un quadro generale di recessione economica, inasprita dai provvedimenti del Governo che influenzano negativamente i consumi e gli acquisti, la FIMAA, Federazione Italiana Mediatori Agenti d’Affari aderente a Confcommercio, vede crescere il numero di imprese associate confermandosi leader nei settori immobiliare, creditizio e merceologico.

Infatti, nel 2011 il totale delle imprese iscritte alla Federazione è di 11.695 e, analizzando i dati del tesseramento, il trend di crescita è del 9% dal 2009 al 2010 e del 10% dal 2010 al 2011. E’ quanto si legge in un comunicato stampa diffuso dalla Federazione stessa che, tra imprenditori, dipendenti e collaboratori, rappresenta oltre 76.000 addetti nel comparto dei servizi alle persone e alle imprese.

Il Segretario Generale FIMAA, Rossano Asciolla, dopo aver reso noti i dati del tesseramento dichiara: “è stata fondamentale la relazione tra FIMAA e Confcommercio. Ciò ha anche favorito la crescita qualitativa della categoria. Credo che la FIMAA oggi sia uno dei “pezzi” più importanti del Sistema Confederale”. Conclude dicendo: “FIMAA è intervenuta nell’ultimo anno da protagonista in tutte le principali sedi istituzionali – Parlamento, Ministero dell’Economia e delle Finanze, Banca d’Italia – in cui si sono discusse le principali leggi che regolamentano i settori immobiliare e creditizio.”

La Federazione dal 1956 è ormai un punto di riferimento sicuro, anche in questi tempi complessi. FIMAA attraverso le sue attività di tutela, assistenza, consulenza sindacale e l’offerta dei servizi in generale ed anche nel credito, ha consentito a tutti gli agenti immobiliari, ai mediatori creditizi, ai mediatori merceologici e agli agenti in attività finanziaria di far crescere la propria professionalità a garanzia dei cittadini/clienti a cui sono state offerte le migliori prestazioni professionali. Per FIMAA – prosegue la nota – la crescita culturale, la formazione continua, la deontologia professionale sono i valori che vengono posti a garanzia dei consumatori che usufruiscono dei servizi di mediazione delle imprese associate. FIMAA è ben consapevole dell’importanza sociale dell’attività dei propri agenti che nell’interesse di entrambe le parti – quella venditrice e quella acquirente – svolgono un’attività economica su beni di primaria importanza per la popolazione: la casa e il denaro. Per questo è così attenta ai valori ed all’etica professionale.

Il Presidente FIMAA Nazionale Valerio Angeletti commenta: “Sono veramente molto soddisfatto della crescita della nostra Federazione, oggi FIMAA è la più grande associazione di settore e questo risultato è stato raggiunto grazie alla voglia di fare squadra con oltre 17.000 imprenditori e circa 76.000 addetti in totale che operano nel settore su tutto il territorio nazionale. Un dato importante che si consolida grazie al lavoro e all’impegno di tutti i Presidenti Provinciali e della Segreteria Nazionale, che hanno messo a disposizione della Federazione le loro esperienze e conoscenze”.

Lo rende noto la Confcommercio.

Fonte: agenparl.it