Confesercenti: la sfida per far ripartire il Paese

“Dobbiamo affrontare un problema urgente, sottolinea Confesercenti, riavviare il circuito della crescita: tagli coraggiosi di spesa e riduzione della pressione fiscale restano la via maestra per contrastare la recessione ed invertire un senso di marcia pericolosamente suicida.

Serve un taglio drastico di alcune voci di spesa corrente dove si annidano gli sprechi ed occorre avviare una riduzione graduale e consistente delle tasse che pesano sulle famiglie e sulle imprese, per ridare una boccata d’ossigeno all’economia e far ripartire il Paese”.

Fonte: Confesercenti.it

Padova: corsi per nuovi imprenditori

Dal 3 al 29 maggio 2012 si terrà a Padova un corso di formazione gratuito per futuri imprenditori. Il corso – organizzato dalla Camera di Commercio di Padova in collaborazione con le Associazioni di Categoria – vuole fornire informazioni di base utili per facilitare la costituzione e la gestione fiscale di un’impresa. 

Verrà inoltre trattato il tema del business plan in modo che il futuro imprenditore possa meglio rendersi conto degli investimenti necessari per il proprio tipo di attività. L’iniziativa formativa si svolgerà presso il Centro conferenze “Alla Stanga” in Piazza Zanellato, 21 a Padova.

Calendario e programma del corso

– Giovedì 3 maggio 2012 (dalle 20.00 alle 22.00)
Come aprire un’impresa: adempimenti presso la Camera di Commercio
Tipi d’impresa e costi di costituzione
Finanziamenti per le imprese

– Martedì 8 maggio 2012 (dalle 20.00 alle 22.00)
Cenni sui principali adempimenti fiscali a carico dell’impresa
– Giovedì 10 maggio 2012 (dalle 20.00 alle 22.00)
◦Testimonianze imprenditoriali
◦Andamento dei singoli settori economici
◦Concorrenza presente nelle varie attività
◦Intervento delle Associazioni di Categoria

– Martedì 15 maggio 2012 (dalle 20.00 alle 22.00)
Il Business Plan

– Giovedì 17 maggio 2012 (dalle 20.00 alle 22.00)
Come rapportarsi con le Banche

– Martedì 22 maggio 2012 (dalle 20.00 alle 22.00)
Il Business Plan – Approfondimento

– Giovedì 24 maggio 2012 (dalle 19.30 alle 22.30)
Comunicare con il cliente

– Martedì 29 maggio 2012 (dalle 20.00 alle 22.00)
Il bilancio delle competenze

La partecipazione al corso è gratuita, ma è necessario iscriversi online. Per ulteriori informazioni rivolgersi allaSegreteria organizzativa dell’Ufficio Progetti speciali – Nuova impresa, tel. 0498208313, e-mail nuova.impresa@pd.camcom.it

Camera di Commercio di Padova, Ufficio comunicazione e relazioni con il pubblico, e-mail: info@pd.camcom.it
Fonte: Newsletter aprile 2012 – Camera di Commercio di Padova

Fonte: camcom.gov.it

Regime dei minimi: tutte le novità

di Alessia CASIRAGHI

Regime dei minimi dopo la Riforma: tantissime le novità, perché l’accesso è ora limitato ad un numero molto più ristretto di contribuenti, che potranno beneficiare di un’ imposta sostitutiva del 5%.

Il regime dei minimi, introdotto con Finanziaria 2008 (Legge 244/2007) per snellire il carico tributario dei contribuenti più piccoli, prevedeva l’esenzione del versamento Irpef e relative aliquote regionali e comunali, dell’Iva e dell’Irap e l’applicazione di un’imposta sostitutiva agevolata, inizialmente del 20% e ora passata al 5%, sul reddito calcolato secondo principio di cassa.

I requisiti di accesso generale al regime dei minimi prevedevano:

• Essere titolari di reddito d’impresa o di lavoro autonomo ed aver conseguito ricavi o compensi, nell’anno solare precedente, non superiori a 30.000 euro
• Non aver effettuato cessioni all’esportazione o operazioni assimilate
• Non aver sostenuto spese per lavoro dipendente o per collaboratori, o erogato somme sotto forma di utili di partecipazione agli associati
• non aver acquistato, nei 3 anni precedenti, beni strumentali di valore complessivo superiore a 15.000 euro (inclusi contratti di appalto e di locazione)

Ma quali sono le principali novità di accesso introdotte dalla riforma? Per accedere al nuovo regime dei minimi occorrerà:

• Aver intrapreso intraprendono un’attività d’impresa dopo il 1° gennaio 2008
• La validità di applicazione del regime dei minimi è garantita fino ad un massimo di 5 anni o riguarda unicamente gli under 35
• Non aver esercitato, nei 3 anni precedenti la costituzione dell’azienda, altra attività artistica, professionale o d’impresa
• la nuova attività intrapresa non deve configurarsi come mera prosecuzione di un’attività svolta precedentemente sotto forma di lavoro dipendente o autonomo (fanno eccezione i casi di praticantato obbligatorio), soprattutto non deve prevedere l’utilizzo degli stessi beni usufruiti nell’attività precedente, come pure gli stessi spazi o gli stessi clienti

L’ultimo punto merita un ulteriore approfondimento, in quanto non fa riferimento alcuno al caso di un lavoratore dipendente, che dopo aver appreso un’arte o un mestiere, sceglie di mettersi in proprio esercitando un’attività simile o identica al lavoro svolto in precedenza.

Chi non può usufruire del nuovo regime dei minimi?

  • soggetti non residenti in Italia
  • soggetti che effettuano operazioni di cessione di terreni edificabili, fabbricati o porzioni di esso e mezzi di trasporto nuovi
  • soggetti che esercitano le seguenti attività:
  •  Editoria
  •  Telefonia pubblica
  •  Agenzie di viaggio e turistiche;
  • Agriturismi
  • Intrattenimenti e giochi
  • Agricoltura e attività connesse alla pesca
  • Rivendita documenti di trasporto pubblico e di sosta
  • Vendita all’asta o rivendita di beni usati, oggetti d’arte, da collezione e antiquariato.
  • Vendita sali e tabacchi
  •  Commercio di fiammiferi
  • Vendite a domicilio.

Come si accede formalmente al regime dei minimi?

I soggetti che hanno avviato o sono in procinto di avviare un’attività di impresa che rispetta i requisiti sopra citati, dovrà comunicare la propria scelta del regime dei minimi nella dichiarazione di inizio attività tramite il modello AA9.

In attesa dell’approvazione formale dell’accesso al regime dei minimi, i titolari d’azienda potranno utilizzare il modello AA9/8, avendo cura di barrare la casella denominata “Contribuenti minori”, presente nel quadro B. In caso di errore o dimenticanza, sarà rettificare la propria dichiarazione originaria entro e non oltre 30 giorni, direttamente presso l’ufficio di competenza.

In alternativa, i contribuenti minimi possono optare per l’applicazione dell’Iva e delle imposte sul reddito secondo il regime ordinario. In tal caso la scelta dovrà essere comunicata con la prima dichiarazione annuale Iva, per una durata di 3 anni, ma potrà anche avvenire per comportamento concludente, esercitando il diritto alla detrazione dell’Iva. Trascorsi i 3 anni, il contribuente dovrà rinnovare l’opzione di scelta di anno in anno.

Inaz: progetto famiglia-lavoro

Se la competitività tra i sessi gioca un ruolo fondamentale sul luogo di lavoro, il rischio è che essa si traduca in una competizione fra uomo e donna anche sotto il tetto domestico. In Italia crescono le coppie in cui lavorano sia lui che lei, secondo le stime dell’ultimo Rapporto sulla coesione sociale presentato da Ministero del Lavoro, Istat e Inps nei giorni scorsi.

L’Italia è però ancora molto lontana dall’adottare una politica di welfare aziendale che testimoni una reale parità fra i sessi: la retribuzione media femminile è infatti ancora minore (in media del 20%) rispetto a quella maschile, mentre in tema di congedi parentali, in 9 casi su 10 tocca alla donna assentarsi dal posto di lavoro.

Un passo in avanti nel tentativo di uscire dagli stereotipi di genere è stato compiuto da Inaz, azienda di oltre 400 addetti con sede a Milano, con il progetto Famiglia-Lavoro: “”Usiamo gli strumenti della flessibilita’ e della formazione – spiega la presidente e AD di Inaz, Linda Gilli – per gestire al meglio le situazioni individuali e mantenere la professionalità di chi si assenta per il congedo parentale”. “L’obiettivo – continua la Gilli – è incentivare il rientro dopo tre mesi, su base volontaria, seguendo sempre il dipendente durante l’assenza e applicando dove possibile il part-time e il telelavoro”.

Il progetto Inaz famiglia-lavoro prevede poi una serie di focus group, composti da dipendenti e da un Comitato Famiglia-Lavoro, che hanno lo scopo di sensibilizzare i colleghi a non considerare l’assenza per maternità o paternità alla stregua di un aggravio di lavoro e responsabilità. Impresa non facile perché si tratta “di cambiare mentalità radicate – continua la Gilli. – Bisogna superare stereotipi che mortificano sia le donne, viste solo nel loro ruolo di ‘brave mamme’, sia gli uomini, ritenuti incapaci di curare e crescere i figli piccoli”.

Lo scopo del progetto promosso da Inaz è stimolare il management a proteggere le competenze professionali e settoriali acquisite da ciascun dipendente anche e soprattutto durante il periodo di congedo. Occorre poi valorizzare le persone al rientro, attraverso opportuni percorsi di formazione che ne permettano il reinserimento in azienda dopo un periodo di breve o protratta assenza.

“La questione del lavoro femminile non e’ un problema esclusivo delle donne – conclude Linda Gilli – ogni lavoratore deve essere messo in grado di organizzare il proprio tempo e dare il meglio in azienda. Se questo si verifica, l’impresa può solo crescere”.

Solo il 25% delle imprese arriva al primo passaggio generazionale

“Solamente il 25% delle imprese italiane sopravvive al primo passaggio generazionale, e addirittura soltanto il 5% delle aziende arriva alla terza generazione. La successione rappresenta un momento molto delicato nella vita di un’impresa familiare”. “Il passaggio generazionale, ossia il cambiamento di leadership in azienda che prevede la successione da parte dei figli, è un momento molto particolare nella vita di un’impresa. Se poi consideriamo che circa il 90% delle aziende del Sud è a conduzione familiare, possiamo immaginare quali possano essere le ripercussioni sull’economia del territorio”.

Lo ha detto Antonio Tuccillo, consigliere dell’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Napoli, presentando il forum “La famiglia-impresa” che si terrà venerdì 2 marzo alle ore 10 presso la sede dell’Odcec partenopeo (Piazza dei Martiri 30), presieduto da Achille Coppola. Il convegno è stato organizzato dall’Ordine con il patrocinio del Consiglio notarile dei distretti di Napoli, Torre Annunziata e Nola e dell’Ordine degli avvocati di Napoli.

“I patti di famiglia, in particolare, – ha continuato Tuccillo – possono consentire all’imprenditore di indirizzare la successione ereditaria nell’azienda a favore di un figlio o di un altro: si tratta di accordi che vengono raggiunti tra l’imprenditore e i suoi familiari sulla conduzione dell’attività. Non è un patto sui beni da ereditare, quindi, ma sull’impresa e sul business, su chi riceverà in affidamento le sorti dell’azienda”.

“Un altro aspetto sul quale è necessario soffermarsi – ha evidenziato Fabio Foglia Manzillo, procuratore rotale – riguarda l’impatto di separazioni e divorzi sulle imprese. Mentre nel primo caso si ha solo una sospensione di alcuni effetti sul matrimonio, con il divorzio si ha una ricaduta anche sugli effetti patrimoniali ed economici. Nel caso di nullità ecclesiastica del matrimonio, invece, tutti gli effetti patrimoniali vengono annullati dal momento in cui il matrimonio è stato stipulato”.

Il forum, moderato da Massimo Cesare Bianca, emerito dell’Università “La Sapienza” di Roma e presidente della Commissione parlamentare sulla Riforma del diritto di famiglia, sarà introdotto dagli indirizzi di saluto di Achille Coppola, presidente Odcec Napoli; Francesco Caia, numero uno dell’Ordine degli avvocati partenopeo; Antonio Areniello, presidente del Consiglio notarile di Napoli, Torre Annunziata e Nola. Interverranno Lucilla Gatt, ordinario di Diritto privato dell’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli; il magistrato Raffaele Sdino; il notaio Paolo Guida; Roberta Foglia Manzillo, componente della Commissione Famiglia e Minori del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli; Domenico Ruggiero, associato di Diritto Privato presso la Seconda Università di Napoli.

Fonte: agenparl.it

CNA Milano sostiene gli imprenditori

La crisi non sta danneggiando soltanto l’economia reale e la produzione, ma sta anche mettendo a dura prova gli imprenditori nella loro figura genitoriale. Sì perchè nelle MPMI la famiglia è come un’impresa ed è portatrice di tutti quei valori su cui si è basato lo sviluppo e il benessere della nostra società.

E’ per questo motivo che è nata la campagna comunicazione 2012 di CNA, col messaggio I suoi sogni, la nostra responsabilità, esprime la consapevolezza e le preoccupazioni dei nostri associati per il futuro dei propri figli.

Per questo CNA Milano – Monza Brianza intende sostenere tutti quegli imprenditori che, in un momento di grande incertezza, sentano l’esigenza di un confronto a ridosso di scelte importanti quali la scelta del nido o della scuola dell’infanzia, la scelta di altre forme di cura quali nonni o baby sitter valutandone implicazioni educative e organizzative, la scelta di altri servizi come centri di aggregazione, associazioni sportive, o scout.

Le proposte rivolte agli imprenditori/genitori si articolano in percorsi formativi di 16 ore su due fasce d’età 0-6 anni e 6-13 anni.

Per conoscere gli obiettivi, i contenuti, e le modalità organizzative dei percorsi,l’appuntamento è per lunedì 27 febbraio alle ore 20,30 presso la sede di PERIPLOsnc in via Appiani 5 a Milano (MM Turati/Moscova – passante ferroviario Repubblica).

E’ richiesto l’accredito all’indirizzo mail segreteria@cnamilano.it

Appello a Monti: accelerare i pagamenti per le Pmi

Piccole e medie imprese italiane sempre più strette dalla morsa dei ritardi nei pagamenti e dal rischio del fallimento. Unazienda su 10 in Italia, secondo quanto rivelato dal l‘Osservatorio sulla rischiosità commerciale di Cribis D&B, è a rischio declassamento per l’insostenibilità degli oneri nei confronti dei propri fornitori.

La Cgia di Mestre chiede un intervento immediato ed efficace da parte del presidente del Consiglio Mario Monti, affinchè intervenga in prima persona per accelerare l’iter della Direttiva emanata dalla Comunità Europea contro i ritardi nei pagamenti. Le piccole e medie imprese, denuncia Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre, “a seguito della diminuzione del credito erogato dalle banche, non sono ormai più’ in grado di fronteggiare la crisi”.

E sono i dati a confermare l’ipotesi peggiore. Tra la stretta creditizia (-1,24% di prestiti erogati nel 2011 dalle banche), l’aumento dei ritardi nei pagamenti (+ 38 giorni negli ultimi 3 anni) e l’incremento dei fallimenti (+ 60,5% negli ultimi 4 anni), le piccole e medie imprese in Italia sono condannate.

“I ritardi nei pagamenti tra la Pubblica amministrazione italiana e le imprese private – continua Bortolussi – sono aumentati in questi ultimi 3 anni di 38 giorni. Secondo una recente elaborazione della Cgia, attualmente la Pa paga i suoi fornitori con un ritardo medio di 90 giorni. Se teniamo conto che le aziende italiane avanzano quasi 70 miliardi di euro dallo Stato italiano e il nostro Paese e’ maglia nera in Europa per i tempi medi di pagamento”.

Ritardi nei pagamenti che sono molto spesso l’anticamera del fallimento dell’azienda. Dal 2007 ad oggi i fallimenti sono aumentati i del 60,5%, toccando nel 2011 quota 11.615. Un’azienda su tre denuncia di aver portato i libri in tribunale a causa dei forti ritardi nei pagamenti subiti.

E il sistema creditizio e bancario? Come sostiene la piccola e media imprenditoria in Italia?

A causa dell’ aumento dell’inflazione del 3%, le imprese artigiane hanno registrato una contrazione dei prestiti pari a -1,24% e per le quasi società non finanziarie, le piccole società come le snc o le sas, l’aumento e’ stato solo dello 0,31%.

E’ andata meglio all’impresa pubblica, ch ha visto erogati crediti con +26,11%. Per le altre imprese private gli impieghi sono invece aumentati del +5,08%.

In Italia una impresa su 50 è in sofferenza

L’Ufficio Studi della Camera di commercio di Monza e Brianza ha effettuato un’elaborazione su dati del Registro Imprese che ha evidenziato un quadro preoccupante che riguarda la sofferenza delle imprese italiane. Dall’elaborazione emerge infatti che oltre 120mila imprese italiane al terzo trimestre 2011 risultano in difficoltà, ovvero sono soggette a una procedura concorsuale. Una cifra che vale il 2,3% del totale delle aziende attive, circa un’impresa ogni cinquanta.

Tra il 2011 e il 2010 il numero di imprese in difficoltà è aumentato dello 0,3%, mentre nel confronto 2011-2009 si nota un decremento dello 0,6%. Soprattutto al Nord le regioni dove si registra una bassa percentuale di aziende in difficoltà sul totale delle attive: Trentino Alto Adige (0,8%), Valle d’Aosta (1,1%), Piemonte ed Emilia Romagna (1,5%), Veneto (1,6%), Molise (1,8%), Liguria e Sardegna (1,9%). Al centro-sud le situazioni più critiche: Lazio (3,8% pari a 17.588 imprese), Campania (3,3% pari a 15.678 aziende), Sicilia (3,1% pari a 11.701 imprese) Umbria (2,9% pari a 2.457 unità).

Nello specifico, la Lombardia registra il 2,2% di imprese in difficoltà (18.402), con prevalenza delle province di Milano (9.028), Bergamo (1.946), Brescia (1.537) e Monza e Brianza (1.250).

I dati sono stati presentati durante l’incontro “Previsione delle crisi di impresa“, organizzato dalla Camera di commercio di Monza e Brianza in collaborazione con il Centro di Ricerca Interuniversitario in Economia del territorio (CRIET), l’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Monza e Brianza, l’Associazione culturale dei dottori commercialisti, ragionieri commercialisti ed esperti contabili di Monza e Brianza.

Se l’imprenditore straniero fa impresa

Hanno in media 33 anni, si trovano prevalentemente al Nord – con un tasso record nella provincia di Prato – e riescono a offrire occupazione ad almeno 5 dipendenti. Chi sono? Gli immigrati imprenditori, una realtà sempre più in crescita nel Bel Paese e che, secondo un rapporto stilato da Cnel possono offrire una valida via d’uscita dalla crisi.

Perchè? Innanzitutto perchè la resistenza delle piccole imprese allo shock della crisi economica si deve anche “alla progressiva sostituzione di imprenditori autoctoni con imprenditori immigrati”. Metà degli imprenditori stranieri si dichiara infatti “abbastanza ottimista” riguardo al futuro della propria attività, Primi fra tutti i commercianti d’abbigliamento e gli imprenditori edili.

Ma qual è l‘identikit dell’imprenditore migrante? Arrivato in Italia a 24 anni, dopo una formazione nel Paese di origine, ha trovato impiego prima come dipendente, avviando solo successivamente un’attività imprenditoriale. Il 77% ha fondato da sé l’azienda, il 21% l’ha rilevata, il 2% l’ha ereditata.

Gli imprenditori stranieri in Italia sono 628mila, e sono concentrati soprattutto nelle province del Nord e nelle aree dei distretti industriali. La maggior parte, il 64,5%, è titolare di impresa con un occupazione media di 4,7 dipendenti, mentre il 35,5% è un lavoratore autonomo, senza alcun dipendente,

Ma il dato più interessante della ricerca riguarda il fatto che molto spesso sono gli imprenditori immigrati ad assumere dipendenti italiani: “La media generale è un posto di lavoro per italiani ogni due imprenditori stranieri” rivela la ricerca di Cnel.

“Le loro attività non richiedono un’elevata dotazione di capitale, alta è infatti la capacità di autofinanziamento, resa possibile da un periodo lungo di occupazione come dipendente”. Il 66,8% degli intervistati ha dichiarato di non ha avuto bisogno di capitali di terzi, mentre il 10,6% ha coinvolto familiari e parenti nella nascita dell’impresa.

Ultimo capitolo: l’integrazione con il tessuto economico nazionale. Il 66,5% degli imprenditori migranti ha clienti italiani, mentre il 77,3% si rivolge a ditte fornitrici italiane. I comparti in cui si riscontra una maggior osmosi sono quelli della meccanica e dei trasporti, mentre si riduce per quanto riguarda l’abbigliamento.

Il 16% degli imprenditori mantiene stretti rapporti d’affari col Paese d’origine, e il 14% ha la cittadinanza italiana. Ma quali sono le richieste più diffusa tra i nuovi imprenditori migranti? Il diritto di voto e la possibilità di usufruire delle agevolazioni pensionistiche, tornando a vivere però nel Paese di origine.

Alessia Casiraghi

I dottori di ricerca in Veneto entrano in azienda con l’apprendistato

Obiettivo principale: aumentare l’occupabilità dei dottori di ricerca nelle aziende del territorio e generare innovazione all’interno delle stesse imprese inserendovi capitale umano di eccellenza.

A seguito di questo accordo, Confindustria Veneto, come partner del progetto, ha sottoscritto un accordo sindacale con Cgil, Cisl e Uil al fine di consentire alle imprese interessate all’iniziativa di poter assumere i giovani dottorandi mediante l’apprendistato in alta formazione.

“L’apprendistato in alta formazione è uno degli strumenti più significativi  e di assoluta novità per il Veneto per agevolare i giovani nella delicata fase di passaggio dal mondo della scuola o dall’università al mondo del lavoro. La Regione Veneto è particolarmente attiva nell’individuazione e nella promozione di strumenti in grado di favorire questa alternanza. Il contratto di apprendistato, nella sua declinazione più elevata, mira in effetti a far emergere quel valore aggiunto, in termini di competenze, innovazione e creatività, che solo i giovani possono dare alle imprese”. Lo dichiara Elena Donazzan, assessore regionale all’Istruzione e Formazione professionale del Veneto.

Le scuole di dottorato interessate sono: Ingegneria industriale, Bioscienze e biotecnologie, Scienze molecolari, Scienze dell’ingegneria civile e ambientale, Ingegneria dell’informazione, Scienze veterinarie, Diritto internazionale e Diritto privato e del lavoro, Studio e conservazione dei beni archeologici e architettonici. Il percorso formativo e di lavoro dura 4 anni e prevede 150 ore circa all’anno di formazione esterna all’azienda e lo sviluppo di un progetto di ricerca su un tema innovativo di avanzato livello scientifico di interesse per l’impresa.

Marco Poggi