Famiglie schiacciate dalle tasse locali

Imposte locali, croce delle imprese e delle famiglie. Soprattutto di queste ultime, che per questo 2012 vedranno cascarsi addosso un gettito che sfiorerà i 35 miliardi di euro. Dato di per sè già impressionante, ma che impallidisce se si guarda alla crescita registrata negli ultimi 10 anni: +86,4%. Che equivale, sempre nello stesso periodo di tempo, a un aumento carico fiscale locale del 69,3% per ogni famiglia italiana.

E indovinate chi ha fatto questi conti. Ancora una volta la “santa” Cgia di Mestre, che ha analizzato quanto il gettito delle principali imposte locali nell’ultimo decennio ha gravato sui bilanci delle famiglie italiane. L’associazione mestrina ha preso in esame l’addizionale regionale Irpef, l’addizionale comunale Irpef e l’Ici/Imu. Morale: secondo la Cgia per il 2012, in particolar modo per l’applicazione dell’Imu sulla prima casa e per l’aumento delle addizionali regionali Irpef, l’impennata sarà forte: su ciascuna famiglia italiana peserà un carico fiscale locale aggiuntivo medio pari a 575 euro, che alzerà la quota totale sino a toccare un valore medio di 1.390 euro.

Il segretario della Cgia Mestrina, Giuseppe Bortolussi: “In buona sostanza nel 2012 ciascuna famiglia italiana verserà alla sua Regione e al Comune di residenza un importo medio pari ad uno stipendio mensile. Va sottolineato che questi risultati a cui siamo giunti sono sottostimati, visto che nel conteggio abbiamo mantenuto il gettito dell’addizionale comunale Irpef pari a quello incassato l’anno scorso. In realtà sappiamo benissimo che non sarà così, visto che per il 2012 molti Sindaci hanno deciso di rivederne all’insù l’aliquota“.

Amara la conclusione di Bortolussi: “Avviato concretamente nella prima fase di questa legislatura, il federalismo fiscale è una riforma che dovrebbe essere ripresa in mano e portata a compimento. Invece, prima di cancellarla dalla sua agenda politica, il Governo Monti ne ha modificato un tassello importante: l’Imu. Inizialmente ne ha cambiato la metodologia di applicazione, poi ne ha anticipato di un anno l’entrata in vigore, con il risultato di favorire, in grande misura, le casse dello Stato centrale a svantaggio di quelle dei Comuni. Risultato: obbiettivo originario completamente rovesciato“.

M’Imu o non m’Imu? Una tassa, troppe parole

di Davide PASSONI

Diciamo subito come la pensa chi scrive. Per una volta, siamo d’accordo col premier Monti: l’Imu è una tassa antipatica, colpisce un bene di tutti (o quasi) ma ce la siamo cercata. Togliere l’Ici è stata una mossa che l’Italia non si poteva permettere e ora ne paghiamo le conseguenze: con gli interessi e in tre rate.

Detto questo, è curioso constatare come negli ultimi giorni sull’Imu siano uscite dai partiti le idee più strane, pittoresche, ridicole. Già settimane fa il Pdl, per bocca del segretario Alfano, aveva chiesto all’esecutivo che l’imposta fosse applicata per il solo 2012. Ora ci ritorna: “Lavoreremo affinchè l’Imu possa divenire una tassa transitoria – ha detto –, che vale solo nel 2012 e da non replicare negli anni successivi. La casa è un bene sacro. Lo Stato ha già tassato i soldi per comprare la prima casa“. Ci dite che senso ha incassare l’Imu solo per un anno (al di là del fatto che nessuno ci crede…)? Piuttosto: tagliate spese inutili, prebende e privilegi e recuperate da lì il gettito che verrebbe dall’Imu. Scommettiamo che sarebbe anche più consistente? E siccome errare è umano ma perseverare è… politico, Alfano ha anche ribadito: “Dicono che è stato un errore togliere l’Ici? Io ribadisco che lo rifaremmo domani mattina. Abbiamo fatto bene“. Prosit!

Poi Bersani e il Pd, la cui proposta è quella di “alleggerire l’Imu e affiancarle un’imposta personale sui grandi patrimoni mobiliari“. Oltre a “lasciare l’Imu ai Comuni, se mai diminuendo i trasferimenti dello Stato così da costituire una base di autonomia impositiva dei Comuni“. Si torna all’idea di una patrimoniale, tanto cara al Pd (ma l’Imu, di fatto, non è una patrimoniale mascherata?), ma si introduce un concetto condivisibile, la diminuzione dei trasferimenti dello Stato a favore della maggiore libertà per i Comuni. Ma, chiediamo noi, non potevano essere suggerite prima certe modifiche, anziché entrare a gamba tesa su un Governo che, in questi mesi, ha dimostrato flessibilità solo in rare occasioni? Non ci pare che l’Imu possa essere una di queste…

Infine, i fuochi d’artificio made in Padania. Maroni: “Il 25 maggio è convocata l’assemblea degli amministratori della Lega Nord compresi i nuovi sindaci eletti e decideremo le varie azioni contro la politica fiscale del governo. Tra le proposte c’è quella di licenziare Equitalia e sostituirla con la riscossione fatta da strutture del Comune, oppure con una società regionale di riscossione che funziona gratuitamente. Altra proposta sarà quella di non approvare il bilancio e farlo approvare da un commissario prefettizio e infine la violazione simbolica del patto di stabilità. Se questo viene praticato da 600 sindaci allora si cambia il patto. Decideremo il 25 maggio, ognuno deciderà secondo le sue specifiche territorialità. Anche sindaci di altri partiti hanno aderito alla protesta senza essere della Lega, l’importante è che si faccia la protesta fiscale“.

Il solito cavallo di battaglia della protesta fiscale, con un elemento che non è nuovo (“licenziare Equitalia”), ma che è stato già messo in pratica da alcuni comuni come Morazzone (Varese) Calalzo di Cadore (Belluno), Vigevano (Pavia) con buoni risultati, pare. Qui si va oltre l’Imu, si tratta di buttarsi a testa bassa contro la politica fiscale del governo e contro la rapacità del fisco.

Una battaglia che accomuna i sindaci leghisti ad altri primi cittadini di ogni colore (Pisapia, sindaco di Milano, tra questi…) e che marca un distacco preoccupante tra la politica di palazzo e quella del territorio; tra chi fa politica dalla Luna e chi invece si sporca le mani tutti i giorni con i problemi delle città, dei paesi, della gente, delle piccole imprese. Di quelli che l’Imu la sentono per davvero, perché la casa nessuno gliel’ha comprata a sua insaputa e perché l’azienda se la sente scivolare via dalle mani, rosa ogni giorno di più da tasse, credito difficile, mancati pagamenti. Quelli che il dilemma m’Imu non m’Imu non ce l’hanno, sanno benissimo la risposta: non m’Imu. E tanti saluti al salva-Italia e al pareggio di bilancio nel 2013…

Aumento dell’Iva? Aspettiamocelo

L’aumento dell’Iva? Tutt’altro che scongiurato. Lo conferma il Premier Monti. “La spesa pubblica ‘rivedibile’ nel medio periodo – secondo Montiè pari a circa 295 miliardi di euro. A breve termine, la spesa rivedibile è notevolmente inferiore, stimabile in circa 80 miliardi“. La revisione della spesa sarà “non lineare ma selettiva“. Ma questo non ci salverà dal rincaro dell’Iva. Ahinoi.

E l’Imu? Un boccone amaro, amarissimo ma, sostiene Monti, figlio di una idea dissennata del precedente governo: “Se oggi c’è l’Imu bisogna accettare l’amara verità che si è abolita l’Ici senza calcolare le conseguenze, non poteva e non doveva essere abolita“.

Nella politica italiana c’è sempre la tendenza a dare agli altri la colpa delle conseguenze delle proprie decisioni, ma in questo caso Monti ha ragione: l‘abolizione dell’Ici è stata una mossa che l’Italia non si poteva permettere. Demagogica quanto si vuole, ma nefasta per i conti dello Stato. Se non altro, almeno in questo caso il professore ha ragione a fare il professore.

Arezzo, il grido di dolore degli albergatori

L’Imu rischia di uccidere il settore alberghiero ad Arezzo. Lo sostengono Confcommercio, Confindustria, CNA, Confesercenti, Confartigianato, Coldiretti e Cia in nome e per conto delle strutture alberghiere, degli agriturismo e di tutte le imprese ricettive presenti nell’area del capoluogo, chiedendo che “il Comune di Arezzo abbassi l’aliquota Imu sugli alberghi o li condannerà al tracollo“.

Infatti, in base ai provvedimenti dell’Amministrazione, da quest’anno gli alberghi si troveranno a pagare il doppio di quanto versavano per l’Ici. La quota fino al 2011 si aggirava intorno ai 23mila euro di media per ogni albergo di Arezzo, parametrata a un fatturato medio annuo di 1 milione e 690mila euro. Ora con l’Imu i due maggiori alberghi aretini passano da 22mila a 42mila euro e da 49mila a 87mila euro, perché il Comune innalza di tre punti e mezzo il coefficiente di moltiplicazione che era previsto per l’Ici, da 6.4 al 9.9.

Con un tasso di occupazione che viaggia intorno al 45% e una redditività per camera di poco più di 33 euro, segnali di una crisi già molo forte, nessuno potrà sopportare l’inasprirsi delle imposizioni fiscali, se non mettendo a rischio posti di lavoro e la stessa sopravvivenza dell’azienda“, sostengono le rappresentanze confederali.

Laura LESEVRE

Sta arrivando la Imu-bis

di Vera MORETTI

Le disgrazie non vengono mai sole.

Oltre al pagamento dell’Imu, che sappiamo potrà essere dilazionata in due o tre rate, è in arrivo una nuova tassa, che potremmo chiamare Imu 2, perché riguardante ancora la prima casa, ma che, questa volta, verrà riscossa dai Comuni.

Non si sa ancora a quanto ammonterà, né entro quando dovrà essere pagata, perché inserita all’ultimo momento nel decreto sulle semplificazioni fiscali, approvato giovedì dalla Camera.

La casa, dunque, l’unico bene su cui, si diceva, valesse la pena di investire, rischia di diventare un’arma a doppio taglio: dilemma per chi non ce l’ha ma anche per chi, magari con sacrifici e rate eterne, era riuscito a diventarne proprietario.
Servirà, come consolazione, sapere che questa ennesima tassa verrà utilizzata dai sindaci per finanziare asili, scuole, parchi, biblioteche, strade, parcheggi, ecc? Forse a poco, perché, in primo luogo, questa Imu-bis rappresenta un ulteriore sacrificio che i cittadini devono accettare.

Non si tratta, però, di una tassa del tutto nuova, perché era stata istituita dalla Finanziaria 2007 del Governo Prodi e che, di fatto, non era stata mai applicata, e che avrebbe dovuto corpire, anche se parzialmente, le opere pubbliche.
Ed ora, eccola tornare dal dimenticatoio dove era stata sepolta, e applicata non più per i cinque anni inizialmente previsti, ma per dieci, con il compito di finanziare il 100% delle opere, non più il 30, estesa anche alle prime case, mentre in origine non lo era.

Come l’Imu, ha la stessa base imponibile, la rendita catastale (innalzata del 60 per cento dal Salva-Italia), aliquota fino ad un massimo del 5 per mille.

Ad aumentare cono anche le opere finanziabili, estese anche a operazioni di restauro e conservazione di monumenti e palazzi storici, oltre che nuovi spazi per eventi, potenziamento del trasporto locale, arredi urbani significativi, giardini, musei.
Sono i sindaci che individuano le opere, scelgono l’aliquota e i tempi di imposizione ed emettono il regolamento che disciplina l’imposta. Il mancato inizio dell’opera, entro due anni dal progetto, impone la restituzione dell’imposta.

L’Imu si paga in due o tre rate

di Vera MORETTI

Ulteriori chiarimenti per quanto riguarda l’Imu, la “tassa della discordia”, poiché l’altro ieri è stato approvato dalla Commissione Finanze della Camera l’emendamento al Decreto fiscale che consente di versare la tassa dovuta per il 2012 in 2 o in 3 rate, a seconda delle esigenze del contribuente stesso.

Nel caso in cui si opti per la suddivisione in due rate, le scadenze dei versamenti sono state fissate per il 18 giugno (50% sulla base delle aliquote standard) ed il 17 dicembre (restante 50% a saldo e conguaglio)
Nel secondo caso, invece, i versamenti devono essere effettuati entro il 18 giugno (33% sulla base delle aliquote standard), 17 settembre (33% sulla base delle aliquote standard) e 17 dicembre (quota restante, a saldo e conguaglio).
Dal 2013, poi, la dilazione avverrà sempre in due rate, le cui scadenze rimangono quelle di giugno e dicembre.

Per quanto riguarda l’anno in corso, comunque, i versamenti dovuti potranno essere effettuati, oltre che con modello F24, anche con bollettino postale, ma solo per la rata di dicembre, in quanto il bollettino sarà disponibile solo dal 1° dicembre prossimo.

Nel particolare caso delle case degli anziani, se abitano in istituti di riposo, l’Imu è da pagare solo se non si tratta di abitazioni locate, altrimenti niente è dovuto.

Ci sono casi che esulano dalle condizioni normali, e che necessitano di un trattamento diverso. Ad esempio, in caso di dimora in due immobili diversi potranno essere considerate entrambe abitazioni principali e, quindi, scontare l’aliquota ridotta per essa prevista, solo se le due abitazioni non si trovano nello stesso Comune.

E’ stata prevista, poi, l’esenzione dei fabbricati rurali strumentali situati nei Comuni montani o parzialmente montani, anche se il Governo potrà rivedere l’elenco dei Comuni in modo da riservare l’esenzione solo a quelli che si trovano in zone realmente disagiate.
Le aliquote di riferimento per il calcolo dell’IMU potranno essere adeguate fino a dicembre in base al gettito derivante dall’acconto ed ai risultati del processo di accatastamento dei fabbricati.

Confesercenti: questa delega fiscale non serve al Paese

“Il ddl delega per la “revisione” del sistema fiscale non corrisponde alla riforma di cui ha oggi bisogno il Paese; lo dice la stessa intestazione, lo confermano i contenuti del provvedimento, che suonano sempre la solita solfa dell’aumento di gettito.

Dietro il messaggio di un fisco più equo e più favorevole alla crescita si nascondono misure che rischiano di far piombare sugli italiani ulteriori aumenti di tasse. E’ quanto avverrebbe a seguito dell’annunciata “revisione” del catasto fabbricati, i cui effetti si aggiungeranno al salasso operato con l’introduzione dell’IMU e con la “revisione” dei regimi speciali IVA e delle altre imposte indirette (bollo, catastali, ipotecarie), che finiranno per dilatare gli aumenti della tassazione oltre ogni limite sostenibile. E’ quanto avverrebbe anche per effetto dell’introduzione di nuove imposte ambientali che, dietro l’annunciata finalità di tutela dell’ambiente, nascondono meno nobili obiettivi di aumento del gettito fiscale.

Intenti confermati anche dalla prospettata unificazione del regime fiscale riguardante ogni impresa e ogni forma di lavoro autonomo che, ignorando specificità dimensionali e settoriali, finirebbe inevitabilmente per scaricare maggiori oneri a carico delle PMI, sia in termini di maggiori imposte, sia in termini di complessità degli adempimenti fiscali. La stessa decisione di introdurre il forfait appare come un correttivo insufficiente.

In questo contesto, l’unico elemento che appare positivo è l’introduzione di una distinzione tra la figura dell’imprenditore individuale come persona fisica e la sua azienda, sebbene resti da vedere come tale principio troverà attuazione in modalità concrete.

Manca, invece, una vera riforma del sistema tributario, a partire da ciò che si attendono tutti gli italiani: una decisa e tempestiva riduzione della pressione fiscale (che viaggia, ormai, verso il 46%), attraverso misure in grado di sostenere il reddito e i consumi delle famiglie e, per questa via, di dare una significativa sterzata in direzione della ripresa dell’economia.

Tagli coraggiosi di spesa e riduzione delle imposte restano la via maestra per contrastare la recessione, ma per puntare a questo obiettivo la leva fiscale va trasformata da strumento di oppressione e di crisi in fattore di crescita e di equità sociale, che certo non appaiono mete raggiungibili se si rinuncia, come è avvenuto per il Fondo taglia-tasse, all’unico segnale in questa direzione.

Fonte: confesercenti.it

Venturi: trattative per la riforma del mercato del lavoro privato

Il ministro del Lavoro Elsa Fornero ha dato importanti “assicurazioni” alle aziende del terziario, dell’artigianato e dell’impresa diffusa sulla riforma del mercato del lavoro. Ai microfoni di “L’economia in tasca, su Radio1 Rai, il presidente di Rete Imprese Italia Marco Venturi fa il punto sulle trattative in corso per la riforma del mercato del lavoro privato. “Ho parlato con il ministro del Lavoro Elsa Fornero, che mi ha dato assicurazioni su alcuni temi”, dice Venturi. A partire dai “contratti a tempo determinato per la stagionalità, ad esempio nel turismo”. Ma anche “sull’apprendistato, e il costo dell’Aspi, che diventa scoraggiante”, e “l’eccessiva burocratizzazione delle forme di lavoro intermittente”. Tutti punti, dice il presidente di Rete Imprese Italia, “che rischiavano di essere messi in discussione: spero che a questo punto questa parte rimanga stabile”. Nel provvedimento attualmente allo studio per le imprese ”ci sono poi altri punti, come quello riguardante la flessibilità in entrata – spiega Venturi – su cui ragionare. E’ la cosa che stiamo facendo insieme alle altre confederazioni di imprese”. Da parte delle aziende del terziario, dell’artigianato e dell’impresa diffusa, sottolinea il presidente di Rete Imprese Italia, “non c’è alcun pregiudizio nei confronti del Governo o della riforma”. Anzi, secondo Venturi “se le risposte che la Fornero mi ha dato vengono confermate ufficialmente, per noi la riforma va bene, ritengo che sia un passo avanti anche per il Paese”. Nel corso dell’intervista il Presidente Venturi approfondisce anche altri temi d’attualità per le imprese, come la riforma fiscale, su cui si attendono novità nel breve periodo. Centrale, nell’analisi di questo tema di importanza vitale per le imprese, la questione del peso attuale dell’imposizione tributaria. “C’è l’Imu – enumera Venturi, “poi l’Iva che aumenterà ad ottobre”. Un intervento, questo, dice il presidente di Rete Imprese Italia, “che è una follia: invece di ridurre l’Iva per diventare più competitivi si continua a mettere le mani nelle tasche delle imprese e delle famiglie”. Una tendenza che “bisogna assolutamente invertire, agendo sulla spesa pubblica. Ci sono enormi margini di tagli degli sprechi e di cose di cui possiamo fare a meno, a partire dalla razionalizzazione del sistema istituzionale”.

Fonte: confesercenti.it

Imu, prima rata il 16 giugno

di Giulia DONDONI

L’Imu verrà pagata in tre rate. È questa una delle principali novità, peraltro già anticipata nei giorni scorsi, della bozza del disegno di legge delega, che, tra le altre cose, non prevedono alcuna modifica delle aliquote Irpef né la soppressione dell’Irap.

Stando ad un emendamento presentato dal relatore al decreto fiscale, che dovrà essere votato entro oggi o, al più tardi, martedì mattina, il presidente della commissione Finanze di Montecitorio Gianfranco Conte, nel 2012 l’Imu verrà pagata in tre rate, “ciascuna pari ad un terzo dell’imposta calcolata applicando l’aliquota base”, pari allo 0,4 per mille. Nel caso in cui l’emendamento venisse approvato, i contribuenti dovranno pagare le prime due rate “entro il 16 giugno e il 16 settembre”.  La terza e ultima rata, invece, andrebbe versata “entro il 16 dicembre, a saldo dell’imposta complessivamente dovuta per l’intero anno con conguaglio sulle precedenti rate”.

Per quanto riguarda le agevolazioni sulla prima casa, queste verranno applicate solo sull’abitazione dove il contribuente “e il suo nucleo familiare dimorano abitualmente e risiedono anagraficamente” e “si applicano per un solo immobile”.  Questa decisione è stata presa allo scopo di “evitare elusioni dell’applicazione delle agevolazioni per la prima casa, nel caso in cui i coniugi stabiliscano la residenza in due immobili diversi dello stesso Comune”.

Si legge poi in una nota dell’Ansa che “il gettito conseguente alla riduzione dell’evasione, confluisca in un apposito fondo strutturale, destinato a finanziare sgravi fiscali”.

I redditi derivanti dagli immobili colpiti dal terremoto dell’Aquila non verranno sottoposti a nessuna tassazione: “I redditi dei fabbricati ubicati nelle zone colpite dal sisma del 6 aprile 2009, purchè distrutti od oggetto di ordinanze sindacali di sgombero in quanto inagibili totalmente o parzialmente, non concorrono alla formazione del reddito imponibile ai fini dell’imposta sul reddito delle persone fisiche e dell’imposta sul reddito delle società, fino alla definitiva ricostruzione e agibilità dei fabbricati medesimi”. Infatti, “i fabbricati sono esenti dall’applicazione dell’imposta municipale fino alla definitiva ricostruzione o agibilità”.

Resteranno le aliquote Irpef: “La vecchia delega proponeva un’Irpef a tre aliquote (pari a 20, 30 e 40 per cento) senza indicare i limiti degli scaglioni e quindi con effetti redistributivi e di gettito del tutto indeterminati. Si ritiene preferibile non ripresentare questo aspetto della delega, e limitarsi a indicare la volontà di concentrare le risorse che si renderanno disponibili in un apposito Fondo destinato a finanziare i futuri sgravi fiscali”. E l’imposta sulle attività produttive? Nell’emendamento si precisa che “la precedente delega conteneva l’indicazione, nel medio-lungo periodo, della soppressione dell’Irap. Questa indicazione oltre ad apparire contraddittoria con le esigenze di risanamento delle finanze pubbliche e con la politica di rigore finanziario impostata dall’attuale governo, aprirebbe un problema molto serio di reperimento delle entrate alternative (il gettito dell’Irap è dell’ordine dei 35 miliardi di euro) e di finanziamento delle Regioni (cui compete il tributo)”.

Come calcolare l’Imu sugli immobili di imprese non accatastati

di Vera MORETTI

L’Imu, la tassa che sta causando un gran putiferio nelle case di molti italiani, sta per arrivare, con la prima delle tre scadenze rateali previste.
A tale proposito, sono stati aggiornati con il decreto del 5 aprile 2012 del ministero dell’Economia e delle Finanze, i coefficienti per calcolare il valore degli immobili classificabili nel gruppo “D” non censiti al catasto, di proprietà delle imprese.

Il provvedimento, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’11 aprile, si rifà all’articolo 5, comma 3, del Dlgs 504/1992, secondo cui la base imponibile dei fabbricati, non iscritti in catasto e perciò senza rendita certa, interamente posseduti da imprese e distintamente contabilizzati, viene determinata ogni anno, fino all’attribuzione della rendita da parte dell’Agenzia del Territorio, applicando al valore che risulta dalle scritture contabili, al lordo delle quote di ammortamento, i coefficienti ministeriali definiti con apposito decreto.

Ecco di seguito la tabella dei moltiplicatori valida per il 2012:
per l’anno 2012 = 1,03; per l’anno 2011 = 1,07;
per l’anno 2010 = 1,09; per l’anno 2009 = 1,10;
per l’anno 2008 = 1,14; per l’anno 2007 = 1,18;
per l’anno 2006 = 1,21; per l’anno 2005 = 1,25;
per l’anno 2004 = 1,32; per l’anno 2003 = 1,36;
per l’anno 2002 = 1,41; per l’anno 2001 = 1,45;
per l’anno 2000 = 1,49; per l’anno 1999 = 1,52;
per l’anno 1998 = 1,54; per l’anno 1997 = 1,58;
per l’anno 1996 = 1,63; per l’anno 1995 = 1,68;
per l’anno 1994 = 1,73; per l’anno 1993 = 1,76;
per l’anno 1992 = 1,78; per l’anno 1991 = 1,81;
per l’anno 1990 = 1,90; per l’anno 1989 = 1,99;
per l’anno 1988 = 2,07; per l’anno 1987 = 2,25;
per l’anno 1986 = 2,42; per l’anno 1985 = 2,59;
per l’anno 1984 = 2,77; per l’anno 1983 = 2,94;
per l’anno 1982 e anni precedenti = 3,11.

La determinazione del valore calcolato sulla base delle scritture contabili non si applica ai fabbricati per i quali è stata richiesta, attraverso Docfa, la procedura automatica di classamento, che consente al contribuente di avanzare una proposta di rendita. Il valore indicato può essere utilizzato ai fini dell’imposta sugli immobili fino a quando non verrà attribuita la rendita definitiva.

La rendita proposta diviene definitiva se non rettificata dall’ufficio entro un anno dalla presentazione.