Bonus beni materiali e immateriali 4.0, quali sono le percentuali di credito di imposta?

Aumenta dal 20% al 50% il credito di imposta per l’acquisto di beni immateriali 4.0 per tutto il 2022 e per i primi sei mesi del 2023 per i beni prenotati entro il 31 dicembre prossimo. Per tutti gli anni in cui si può ottenere il credito di imposta a questa percentuale, dal 2021 al 2023, il plafond di spesa massima è pari a un milione di euro. Gli investimenti in beni materiali e macchinari, invece, danno diritto al credito di imposta nella misura stabilita dalle vecchie percentuali con quale novità derivante dagli ultimi interventi normativi. Il quadro aggiornato del credito di imposta sui beni 4.0 deriva dai decreti legge numero 228 del 2021, dal decreto numero 4 del 2022 e dal decreto legge “Aiuti”, l’ultimo approvato lo scorso 2 maggio.

Beni immateriali 4.0, nel decreto ‘Aiuti’ aumenta al 50% il credito di imposta

Il nuovo decreto del governo modifica le percentuali del credito di imposta sui beni 4.0, in particolare dei beni immateriali. Si tratta degli acquisti dei beni compresi dell’Allegato B della legge numero 232 del 2016.  Il bonus previsto per questi beni consentirà di avvalersi del 50% di credito di imposta. L’incremento dell’agevolazione fiscale sui beni immateriali arriva successivamente all’aumento a 50 milioni di euro del tetto massimo per gli investimenti in beni materiali effettuati negli anni dal 2023 al 2025. La novità è introdotta dall’articolo 10 del decreto legge 4 del 2022.

Beni immateriali 4.0: ecco le nuove agevolazioni in vigore fino al 30 giugno 2023

Per effetto delle ultime novità della normativa dei beni 4.0, pertanto, le spese sostenute in beni immateriali 4.0 daranno diritto al credito di imposta nella misura del 50%. L’aumento del bonus si applica anche agli acquisti effettuati a decorrere dal 1° gennaio 2022. Inoltre, l’agevolazione del 50% si applica anche ai beni ordinati l’anno scorso, entro il 31 dicembre 2021.  A decretare il diritto a ottenere la percentuale maggiorata del 50% di credito di imposta è la fattispecie della cessione del bene immateriale, oltre alla relativa consegna e al passaggio di proprietà: questi tre passaggi devono avvenire nell’anno 2022.

Fino a quando si può ottenere il 50% di credito di imposta per l’acquisto di beni immateriali 4.0?

Sarà possibile utilizzare il credito di imposta del 50%, inoltre, fino al 30 giugno 2023 purché entro il 31 dicembre di quest’anno le aziende “prenotino” i beni immateriali. Per la prenotazione è necessario che entro il 31 dicembre 2022 l’impresa versi almeno il 20% di acconto del prezzo del bene. Per i beni immateriali 4.0 non prenotati entro il 31 dicembre 2022, la percentuale di credito di imposta diminuisce al 15%.

Credito di imposta beni immateriali 4.0: quale percentuale per i prossimi anni?

L’aliquota del credito di imposta del 2023 del 15% rimarrà in vigore fino a tutto il 2024, con la coda semestrale fino al 30 giugno dell’anno successivo. Per non far scendere l’aliquota ulteriormente, è necessario prenotare i  beni immateriali entro il 31 dicembre 2024. A partire dal 2025, infatti, l’aliquota del credito di imposta scenderà ulteriormente al 10%, a eccezione dei beni prenotati entro il 31 dicembre 2024 sui quali vigerà ancora la percentuale del 15% di credito di imposta. Il tetto di spesa per investimenti in beni immateriali acquistati dal 16 novembre 2020 al 30 giugno 2024, è di un milione di euro.

Acquisto beni materiali 4.0, quali sono le novità?

Cambiamenti sono previsti anche per comprare i beni materiali 4.0. Si tratta dei beni materiali Industria 4.0 di cui all’Allegato A della legge numero 232 del 2016. Nell’anno 2022, se la prenotazione è stata fatta entro il 31 dicembre 2021, con versamento dell’acconto di almeno il 20%, l’aliquota del credito di imposta applicabile è quella in vigore dal 16 novembre 2020. Ossia il credito di imposta è corrispondente al 50% per spese di investimento fino a 2,5 milioni di euro; al 30% per acquisti da 2,5 a 10 milioni di euro; e del 10% per investimenti oltre i 10 milioni di euro ma non eccedenti i 20 milioni di euro.

Ulteriore credito di imposta del 5% per i beni materiali

La novità sugli acquisti di beni materiali 4.0 riguarda essenzialmente gli investimenti da 10 a 50 milioni di euro per gli anni 2023, 2024, 2025 e per il primo semestre del 2026. Si potrà applicare un ulteriore 5% di credito di imposta per i beni rientranti nel Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (Pnrr) aventi come obiettivo quello della transizione ecologica. Pertanto, per beni materiali 4.0 dal costo dai 10 ai 50 milioni di euro, si potrà applicare l’ulteriore 5% di bonus.  La relativa disciplina della misura fiscale si ritrova nel decreto legge numero 4 del 2022.

Aliquote di credito di imposta per il 2022 inerenti l’acquisto di beni materiali 4.0

Le aliquote di credito di imposta per l’acquisto dei beni materiali 4.0 nel 2022 sono al ribasso. Infatti, per i beni non prenotati entro il 31 dicembre 2021, le relative percentuali di credito di imposta sono pari al:

  • 40% per gli investimenti entro i 2,5 milioni di euro;
  • 20% per gli investimenti dai 2,5 milioni di euro ai 10 milioni di euro;
  • 10% per gli investimenti dai 10 milioni di euro ai 20 milioni di euro.

Beni materiali 4.0, quando si applica il 50% e quando il 40%?

Sono dunque queste le percentuali di spesa previste per l’anno in corso, a meno che il bene non sia stato prenotato entro il 31 dicembre 2021. In tal caso, le percentuali di credito di imposta sono pari, rispettivamente, al 50%, al 30% e al 10%. Le nuove percentuali, per beni acquistati a partire dal 1° gennaio 2022, rimarranno in vigore per tutto l’anno in corso e per il 2023 (fino al 30 giugno) per beni immobili prenotati entro il 31 dicembre di quest’anno.

Credito di imposta su beni materiali 4.0 dal 2023 al 2025, quali percentuali?

La riduzione delle aliquote di credito di imposta per acquistare beni materiali 4.0 proseguirà anche nel triennio dal 2023 al 2025. Infatti, per gli investimenti effettuati in beni materiali di questi tre anni (con coda di 6 mesi entro il 30 giugno 2026 per gli investimenti prenotati entro il 31 dicembre 2025), le aliquote scenderanno ulteriormente. Non ci sarà più la distinzione dei plafond di spesa, ma si applicherà un’unica percentuale pari al:

  • 20% per acquisti effettuati nell’anno 2023;
  • 10% per acquisti effettuati nell’anno 2024;
  • 5% per acquisti effettuati nell’anno 2025.

Si continuerà ad applicare l’ulteriore bonus del 5% per investimenti in beni 4.0 di importo variabile da 10 a 50 milioni di euro.

Investimenti in beni materiali ordinari, non 4.0: qual è la percentuale del credito di imposta che spetta?

Per gli investimenti in beni materiali ordinari, non rientranti nel Piano Industria 4.0, si applica il credito di imposta del 10% per spese effettuate nel 2022. Per questa percentuale – che aumenta al 15% per investimenti legati al lavoro agile – tuttavia è necessario che il bene sia stato prenotato entro il 31 dicembre 2021 con versamento dell’acconto del 20%. Altrimenti, per gli investimenti nel 2022 in beni materiali non 4.0 (e per quelli prenotati entro la fine del 2022 con coda semestrale fino al 30 giugno 2023), l’aliquota del credito di imposta è del 6%. Il plafond di spesa è pari a due milioni di euro.

Investimenti in immateriali ordinari non 4.0: quale aliquota di credito di imposta spetta?

Per gli investimenti in beni immateriali ordinari, non appartenenti all’Industria 4.0, effettuati durante quest’anno ma con prenotazione entro il 31 dicembre 2021, la percentuale del credito di imposta è del 10%. Altrimenti, senza la  prenotazione e l’acconto del 20%, l’aliquota si riduce al 6%. Tale aliquota rimarrà in vigore fino al 30 giugno 2023 purché si provveda alla prenotazione dei beni immateriali entro la scadenza del 31 dicembre 2022. Il plafond di spesa è pari a un milione di euro. Non è previsto alcun credito di imposta su questa tipologia di investimento negli anni 2023 (tranne la coda semestrale del 2022), 2024 e 2025.

 

Bonus Beni 4.0: quando va ultimato l’acquisto per non perdere credito di imposta?

Chiarimenti e maggiori vantaggi sui crediti di imposta legati all’acquisto dei Beni Industria 4.0 arrivano  dall’approvazione del decreto legge “Milleproroghe” di fine febbraio scorso. In particolare, per i Beni 4.0 prenotati nel 2021, l’ultimazione deve avvenire entro dicembre del 2022. L’operazione serve per non perdere le condizioni fiscali più vantaggiose applicate sull’acquisto di questi beni nello scorso anno. Inoltre, se il costo complessivo finale è maggiore di quello pattuito al momento dell’ordine facendo abbassare l’acconto al di sotto del 20%, il credito di imposta si sdoppia.

Bonus Beni 4.0, il Milleproroghe ha spostato di 6 mesi i vantaggi del credito di imposta 2021

Nel dettaglio, il decreto legge Milleproroghe ha spostato al 31 dicembre 2022 la scadenza per ultimare gli acquisti dei Beni Industria 4.0 prenotati entro il 31 dicembre del 2021. Il termine di fine 2022 costituisce il limite per poter beneficiare dei più vantaggiosi bonus spettante nel momento in cui si è fatto l’investimento. In particolare, l’articolo 3 quater del provvedimento ha spostato di 6 mesi sia i benefici degli acquisti dei beni materiali e immateriali ricadenti nel bonus 4.0 che quelli dei beni materiali ex iperammortizzabili.

Beni 4.0, quali sono i vantaggi del bonus 2021?

Per poter usufruire dei vantaggi del bonus sui Beni 4.0 alle condizioni del 2021 è necessario che l’acquisto sia stato fatto entro il 31 dicembre scorso e sia stato versato l’acconto del 20%. Ciò consente al beneficiario di “prenotare” il bene oggetto di credito di imposta alle percentuali di credito di imposta più vantaggiose dello scorso anno.

Beni materiali ed ex iperammortizzabili 4.0: quali sono le percentuali del bonus del 2021 e 2022?

Per l’acquisto dei beni 4.0 materiali ed ex iperammortizzabili della legge numero 178 del 2020, il bonus nel 2021 è pari al:

  • 50% per acquisti fino a 2,5 milioni di euro;
  • 30% per importi tra i 2,5% milioni di euro e i 10 milioni di euro;
  • 10% per i beni con costi maggiori e fino a 20 milioni di euro.

Nel 2022 le percentuali sono state riviste al ribasso. Infatti risultano, rispettivamente, del 40%, del 20% e del 10%.

Beni non industria 4.0, quali sono le agevolazioni fiscali del credito di imposta?

Il credito di imposta è stato riconosciuto anche per i beni materiali e immateriali che non fanno parte dell’Industria 4.0. Si tratta di attrezzature, pc, tablet, software o autocarri con credito di imposta pari al 10% per acquisti effettuati dal 16 novembre 2020 al 31 dicembre 2021. Il bonus scende al 6% per l’acquisto di questi beni effettuato nel 2022.

Come ottenere il maggior credito di imposta nel 2022 per l’acquisto di beni 4.0?

La proroga di 6 mesi per gli acquisti prenotati nel 2021 dovrà dunque essere completata entro il 31 dicembre 2022. Prima del decreto legge Milleproroghe la conclusione dell’acquisto doveva avvenire entro il 30 giugno 2022. Gli ulteriori 6 mesi concessi per concludere l’acquisto, dunque, confermano il credito di imposta sulla prenotazione di detti beni avvenuta entro il 31 dicembre 2021 purché sia stato versato un acconto pari ad almeno il 20% dell’importo complessivo.

Come ultimare l’acquisto del 2021 in beni 4.0 per avere il massimo del bonus?

I soggetti che dovessero concludere l’acquisto dopo il 30 giugno 2022, purché entro la fine di quest’anno, beneficeranno delle percentuali di bonus più vantaggiose dello scorso anno. Ciò significa che:

  • la consegna o la spedizione del bene deve avvenire entro il 31 dicembre 2021, sia per la compravendita che per il leasing;
  • l’accettazione senza riserve o ultimazione deve avvenire entro fine 2022;
  • il termine vale anche per l’ultimazione dell’opera per i contratti in appalto.

Bene 4.0 prenotato nel 2021 che aumenta di prezzo nel 2022: cosa succede?

Può capitare che l’acquisto di un Bene Industria 4.0 prenotato ed effettuato nel 2021, da ultimare nel 2022, possa presentare un costo complessivo nel frattempo più alto. Questo passaggio potrebbe far abbassare la quota richiesta di almeno il 20% di acconto al di sotto di questa percentuale. In questo caso, il credito di imposta si sdoppia. Ovvero, sulla parte del costo coperta dal 20% si applica il credito di imposta con la percentuale prevista nel 2021; sulla restante parte si applica il bonus con percentuale inferiore del 2022.

Bonus su Bene 4.0 prenotato nel 2021 con costo più alto nel 2022: come calcolare il doppio credito di imposta

Ad esempio, se un Bene 4.0 prenotato nel 2021 aveva un costo di un milione di euro ed è stato versato un acconto del 20% pari a 200 mila euro e nel 2022 ha un costo di un milione e 150 mila euro, si applicherà il doppio credito di imposta, ovvero:

  • sul primo milione si applicherà la percentuale del 50% di credito di imposta prevista per il 2021;
  • sulla restante quota (di aumento del 2022), pari a 150 mila euro, si applicherà la percentuale del 2022, ovvero del 40%.

Credito di imposta sui beni 4.0, quali scadenze dei bonus?

Quali scadenze per il credito di imposta sui beni 4.0 nei prossimi anni? La legge di bilancio 2022 ha prolungato la scadenza delle agevolazioni fiscali dei bonus sui beni materiali e immateriali 4.0 anche ai prossimi anni. Peraltro, la legge 234 del 2021 ha previsto scadenze differenti a seconda che si tratti di beni materiali o immateriali.

Bonus beni materiali e immateriali 4.0, quando scade l’agevolazione fiscale del credito di imposta?

La proroga dei bonus per i beni materiali 4.0 è stata fissata all’anno 2025. La scadenza riguarda gli acquisti effettuati non oltre il 30 giugno 2026 purché l’ordine sia stato accettato e sia stato pagato l’acconto del 20% entro la fine del 2025. Per i beni immateriali è necessario far riferimento all’allegato B della legge 232 del 2016 (legge di Bilancio 2017). Il beneficio fiscale è valido fino a tutto il 2023 nella misura del 20% della spesa sostenuta. Il massimale dell’acquisto è fissato a un milione di euro.

Bonus per i beni 4.0, quali sono le percentuali per il credito di imposta?

Per tutto il 2022, il bonus spettante sui beni 4.0 risultano di percentuali più favorevoli. Infatti, per tutto l’anno, è previsto un credito di imposta pari a 40% per gli investimenti effettuati per un importo massimo fino a 2,5 milioni di euro; il 20% per gli investimenti compresi tra i 2,5 e i 10 milioni di euro; il 10% per gli investimenti tra i 10 e i 20 milioni di euro.

Cosa avviene se un bene 4.0 viene ordinato nel 2022 e consegnato nel 2023?

Tali percentuali sono ammissibili anche per i beni consegnati nei primi sei mesi del 2023, ovvero entro il 30 giugno del prossimo anno. Le condizioni per usufruire delle percentuali di credito di imposta più favorevoli (per i beni materiali 4.0 acquistati nel 2022 e per quelli prenotati entro il 1° semestre del 2023 le aliquote sono, rispettivamente, del 40%, del 20% e del 10% con massimale di 20 milioni di euro) sono:

  • l’ordine deve essere stato fatto entro il 31 dicembre 2022;
  • deve essere stato pagato l’acconto pari al 20% entro la fine dell’anno 2022.

Quale percentuale di credito di imposta si può ottenere se il bene 4.0 viene consegnato dopo il 30 giugno 2023?

Viceversa, se il bene 4.0 dovesse essere consegnato dopo il 30 giugno 2023, oppure non dovessero essere state rispettate le condizioni valide per la prenotazione (ordine e acconto pagato entro il 31 dicembre 2022 del 20%), si applicherebbero le percentuali del credito di imposta previste per l’acquisto dei beni 4.0 dal 1° gennaio 2023 al 31 dicembre 2025. Ovvero del 20% (investimenti fino a 2,5 milioni di euro); del 10% per investimenti in beni 4.0 tra i 2,5 e i 10 milioni di euro; e del 5% sui beni tra i 10 e i 20 milioni di euro.

Scadenze e percentuali di credito di imposta per i beni immateriali 4.0

Per l’acquisto di beni immateriali 4.0 si applicano percentuali e limiti di spesa differenti. Detto che il beneficio fiscale valido fino a tutto il 2023 è nella misura del 20% della spesa sostenuta su un massimale di acquisto fissato a un milione di euro, per gli acquisti effettuati entro il 30 giugno 2024 non si potrà eccedere la cifra di 200 mila euro. In tal caso l’ordine deve essere accettato e l’acconto deve essere stato pagato per il 20% entro il 31 dicembre 2023. Per l’intero anno 2024 la percentuale di credito di imposta scende al 15%, mentre per il 2025 la riduzione sarà al 10%. Rimane sempre la possibilità di prenotazione entro la fine dell’anno precedente.

 

Bonus investimenti, come funziona il credito di imposta beni Industria 4.0?

Si amplia il credito di imposta sul bonus investimento per i beni Industria 4.0 secondo quanto dispone la legge di Bilancio 2022. L’agevolazione durerà fino a tutto il 2025, ma occorre prestare attenzione al fatto che il bonus rientra anche nel Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (Pnrr): potrebbero nascere incompatibilità con altre agevolazioni fiscali. I beni oggetto di credito di imposta sono quelli materiali e immateriali 4.0, ai quali vanno aggiunte le disposizioni relative ai beni ordinari. Ovvero fuori dalle tabelle A e B di applicazione del bonus investimenti.

Credito fiscale del bonus investimenti su beni Industria 4.0: le scadenze della misura

Le agevolazioni fiscali del bonus investimenti in beni Industria 4.0 sono state modificate dalla legge di Bilancio 2022 al comma 44. Infatti le imprese, nell’applicare le detrazioni del credito di imposta relative al bonus investimenti, dovranno verificare che le agevolazioni non contrastino con le misure previste dal Pnrr. Il bonus investimenti rimarrà in vigore fino al 31 dicembre 2025. La proroga al 30 giugno 2026 avverrà con la prenotazione che deve essere confermata dal venditore di beni. Risulta necessario l’acconto di minimo il 20%. La regola del primo semestre dell’anno successivo vale per la maggior parte dei bonus.

Bonus investimenti su beni materiali 4.0: quali sono?

Le agevolazioni del bonus investimenti su beni materiali dell’Industria 4.0 risultano dalla tabella A allegata alla legge 232 del 2016. In particolare i beni che sono stati prenotati entro il 31 dicembre 2021 e che vengano consegnati entro il 30 giugno prossimo, prevedono il credito di imposta del:

  • 50% fino al valore di 2,5 milioni di euro;
  • 30% tra 2,5 e 10 milioni di euro;
  • 10% tra 10 e 20 milioni di euro;
  • il massimale risulta fissato a 20 milioni di euro.

Credito di imposta su beni materiali 4.0 dal 2022 al 1° semestre 2026

Per i beni materiali 4.0 acquistati nel 2022 e per quelli prenotati entro il 1° semestre del 2023 le percentuali si riducono, rispettivamente, al 40%, al 20% e al 10% con massimale di 20 milioni di euro. I beni acquistati nel 2023, 2024, 2025 e prenotati entro il 30 giugno 2026 hanno le percentuali di credito di imposta rispettivamente: del 20%, del 10% e del 5% con massimale di 20 milioni di euro.

Credito di imposta su acquisto software 4.0 rientranti nel bonus investimenti: quali sono le percentuali dal 2022 al 2026?

Per i beni immateriali e, in particolare, per l’acquisto di software è necessario consultare la tabella B della legge 232 del 2016. In particolare, la legge di Bilancio 2022 ha stabilito le percentuali di credito di imposta sull’acquisto di questi beni nel per i beni acquistati entro il 31 dicembre 2023 e per quelli prenotati entro il primo semestre del 2024 del 20%. Il massimale di acquisto è fissato in un milione di euro. Per i beni acquistati nel 2024 e prenotati entro il 30 giugno 2025 il credito di imposta si riduce al 15%; per i beni acquistati nel 2025 e per quelli prenotati entro il 30 giugno 2026 il credito di imposta è del 10%. Il massimale di spesa rimane fissato a un milione di euro.

Credito di imposta su altri beni rientranti nel bonus investimenti ma non 4.0

Per quanto concerne il credito di imposta ordinario applicato per l’acquisto di beni materiali non rientranti nelle tabelle A e B – e dunque non rientranti nell’Industria 4.0 – con beneficio anche per i liberi professionisti, le percentuali (in riduzione) sono le seguenti:

  • il 6% del credito di imposta per i beni acquistati nel 2022 e prenotati nel 1° semestre del 2023. La percentuale fino al 31 dicembre 2021 (e valida per i beni consegnati o ultimati entro il 30 giugno 2022) è del 10%. Si applica il 15% per i dispositivi utili al lavoro agile;
  • per gli anni 2023, 2024 e 2025 non è previsto alcun credito di imposta su questi beni Industria 4.0;
  • i limiti di spesa sono fissati a 2 milioni di euro per gli acquisti sia del 2022 che del 2023.

Acquisto di beni immateriali ordinari non rientranti nell’Industria 4.0: quale credito di imposta dal bonus investimenti?

Per l’acquisto di beni immateriali ordinari, non rientranti tra quelli Industria 4.0, l’applicazione del bonus investimenti permette i seguenti crediti di imposta:

  • per i beni immateriali ordinari del 2021 e prenotati entro il 30 giugno 2022, il credito di imposta è del 10% con un massimale di un milione di euro;
  • l’acquisto dei beni nel 2022 e fino e prenotati entro il 30 giugno 2023 la percentuale si riduce al 6% con massimale di spesa di un milione;
  • per gli acquisti degli anni 2023, 2024 e 2025 non è previsto alcun credito di imposta per l’acquisto di questi beni.

Cumulabilità bonus investimenti dei beni Industria 4.0 con altri benefici fiscali

Sulla cumulabilità dell’acquisto dei beni rientranti nel bonus investimenti dell’Industria 4.0 con altri benefici fiscali vale la regola generale fissata dalla legge di Bilancio 2021 (ultimo comma dell’articolo 1059). Nel dettaglio, il beneficio del credito di imposta del bonus investimenti risulta cumulabile con altri benefici fiscali sugli stati costi purché tale cumulo rientri all’interno del limite del costo sostenuto.

Cumulabilità bonus investimenti dei beni Industria 4.0 con le misure del Pnrr

Per quanto concerne la cumulabilità del credito di imposta del bonus investimenti dei beni Industria 4.0 con le misure del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (Pnrr) è necessario rifarsi alla circolare del ministero dell’Economia e delle Finanze numero 21 del 2021 che recepisce il Regolamento Ue numero 241 del 2021. In particolare, l’articolo 9 del Regolamento comunitario prevede il divieto di cumulo delle misure del Pnrr con le risorse ordinario del bilancio statale.

Cumulabilità credito di imposta beni 4.0 con le disposizioni del Pnrr: i codici tributo da utilizzare

Nel dettaglio, la cumulabilità del credito di imposta del bonus investimenti deve integrarsi con le disposizioni contenute nella misura “Investimento 1, Transizione 4.0 del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (M1 C1-1). Tale misura prevede il credito di imposta per l’acquisto di beni materiali e immateriali 4.0 e di quelli standard da non cumulare con il credito di imposta del bonus investimenti. Nella compilazione del quadro RU, in particolare, è necessario prestare attenzione agli errori o alle omissioni di difficile risoluzione. I codici tributo da utilizzare sono contenuti nella risoluzione numero 68/E del 2021.

Cumulabilità beni materiali e immateriali bonus ordinario con beni immateriali Pnrr

Sulla cumulabilità del bonus ordinario sul credito di imposta per l’acquisto di beni materiali e immateriali previsti dal codice tributo 6935 (ovvero i beni non rientranti nelle tabelle A e B, perciò ordinari), la quota finanziata dal Piano nazionale per la ripresa e la resilienza è unicamente quella relativa ai beni immateriali ordinari. Tuttavia, quanto descritto deve integrarsi con la circolare del ministero dell’Economia e delle finanze numero 33 di fine 2021. Tale comunicazione ha chiarito che le diverse misure, quella comunitaria e quella nazionale, possono finanziare l’acquisto di uno stesso bene purché i due incentivi non si sovrappongano e riguardino quote diverse di costi senza superare il 100% del costo relativo all’acquisto stesso.

Imprenditoria femminile e gender gap digitale nell’industria 4.0

Il gender gap, o differenza di genere, si manifesta anche nel mondo dell’imprenditoria, con poche donne che partecipano alla vita imprenditoriale del Paese. Le evidenze sono tali che non mancano iniziative volte a supportare l’imprenditoria al femminile, ma il problema sembra strutturale, e si parla di gender gap digitale, e soprattutto il problema è aumentato con la pandemia. Ecco dati e mezzi di contrasto con piani pubblici.

Il gender gap digitale nell’era della quarta rivoluzione industriale

Le difficoltà di accesso alla rete sono tali che ad oggi 4,3 milioni di italiani sono ancora senza connessione, mentre 24 milioni di italiani affermano di non sentirsi a proprio agio con l’uso delle nuove tecnologie. A ciò si aggiunge che questa “povertà cognitiva” in realtà colpisce maggiormente le donne andando a determinare un avanzamento del gender gap.

I dati sono allarmanti non solo in Italia, ma soprattutto nel resto del mondo, si calcola che una donna su 5 non ha accesso alla rete e questo si traduce anche in una perdita di competitività per i Paesi. Si tratta del 21% delle donne, ma la percentuale sale in modo esponenziale nei Paesi a basso reddito dove arriva al 52%.

Il motivo del divario è in primo luogo economico, le donne guadagnano meno degli uomini a parità di lavoro, in media per ogni dollaro guadagnato da un uomo una donna guadagna 0,77 cents, questo vuol dire minori possibilità economiche e quindi minore accesso alla rete e ai dispositivi di nuova generazione.

Il secondo ostacolo è dato dal divario educativo e quindi alle disuguaglianze nell’accesso alla formazione e in particolare alle competenze digitali.

Come si ripercuote il gender gap digitale nell’economia dell’Italia e nelle imprese?

I dati relativi alle donne imprenditrici e le nuove tecnologie in Italia sono sconcertanti, nel senso che in un Paese industrializzato e in cui si ritiene che ci sia un buon tenore di vita e un sistema di formazione adeguato, emergono dati che ci pongono a livello di realtà molto diverse dalla nostra. In particolare il primo dato da sottolineare è che nel 2020 le realtà imprenditoriali a guida femminile in Italia sono diminuite del 42,3%. Ora è ovvio rispondere che in realtà il 2020 è stato un anno anomalo con una normale contrazione nell’apertura di nuove attività, è vero, ma il calo delle nuove realtà imprenditoriali maschili è stato molto minore, solo ( si fa per dire) il 35,2%.

Analizzando le caratteristiche delle aziende guidate dalle donne si nota una minore propensione all’applicazione delle nuove tecnologie, in particolare per quanto riguarda le tecnologie dell’industria 4.0 è stato rilevato che solo il 19% delle aziende femminili ha mostrato interesse per la digitalizzazione dei servizi e dei sistemi di produzione, contro il 25% delle imprese a conduzione maschile. A ciò si aggiunge una minore propensione all’internazionalizzazione (9% delle aziende femminili contro il 13% di quelle a conduzione maschile) e infine una maggiore difficoltà nell’accesso al credito, infatti il 46% delle imprese femminile under 35 si limita a investire il proprio denaro o quello della famiglia, ma non accede al credito. A ciò si aggiunge una minore propensione al rischio delle donne.

La formazione delle donne e il gender gap digitale

In realtà il gender gap economico e la scarsa propensione delle donne a innovare all’interno delle imprese ha un’origine remota, nella cultura patriarcale che si fa fatica a scardinare e che porta solo una piccola parte delle donne a intraprendere percorsi di studio che possano portare ad affermarsi nel mondo dell’imprenditoria. Il numero delle donne laureate in Italia è maggiore rispetto a quello degli uomini (34% delle donne contro il 21,7% degli uomini) cambiano però i settori, infatti la maggior parte delle donne sceglie percorsi di cura, solo una piccola parte segue percorsi STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics) si tratta cioè di percorsi che possono aiutare nella scelta di dedicarsi all’imprenditoria.

L’Italia ha più volte provato a incentivare percorsi per l’imprenditoria femminile, da ultimo con le risorse del Fondo Impresa Donna, ciò che forse manca sono le basi per poter iniziare un percorso nell’imprenditoria.

L’impatto delle difficoltà potrebbe vedersi proprio nei prossimi mesi in quanto il piano Industria 4.0 basato proprio sulle nuove tecnologie potrebbe danneggiare molto l’imprenditoria femminile se non supportata verso la trasformazione. Il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) e  prevede in realtà misure volte a favorire l’inserimento lavorativo delle donne, ma ad oggi paiono insufficienze senza una vera attività di supporto all’autoimprenditorialità femminile.

Per saperne di più sulle risorse del PNRR dedicate al mondo femminile, leggi l’articolo: Il PNRR per l’occupazione femminile: misure indirette e dirette

Fondo perduto partite Iva 2018, perequativo e altre misure: i contributi ancora richiedibili nel 2021

A che punto sono arrivati i provvedimenti e le domande per i contributi a fondo perduto delle imprese in vista della fine del 2021? Tra i contributi con ancora finanziamenti in corso rientrano quello a fondo perduto per le partite Iva e start up, il fondo perduto perequativo, il credito di imposta per i beni strumentali ordinari, la nuova Sabatini e l’Industria 4.0. Vediamo nel dettaglio le misure e per quali è ancora possibile presentare domanda entro la fine dell’anno. Per altre si è in attesa del relativo decreto attuativo per la presentazione delle domande.

Contributi a fondo perduto per le start up, domanda fino al 9 dicembre 2021

Fino al 9 dicembre 2021 (dal 9 novembre scorso) è possibile presentare domanda per i contributi a fondo perduto per le start up. Si tratta di un contributo che può arrivare a un massimo di 1000 euro e che va richiesto con domanda da presentare in via telematica sul portale dell’Agenzia delle entrate. Possono inoltrare l’istanza le partite Iva aperte nel 2018 che abbiano iniziato la propria attività nel 2019. Ricavi e compensi non devono superare l’importo di 10 milioni di euro.

Quali partite Iva possono presentare domanda di contributo a fondo perduto per le start up?

Per presentare la domanda, partite Iva e strart up devono avere un volume di compensi e i ricavi del secondo periodo di imposta precedente a quello in corso al 23 marzo 2021 il cui ammontare mensile medio del fatturato del 2020 risulti non inferiore ad almeno ili 30% rispetto all’ammontare mensile medio di fatturato relativo all’anno 2019.

Fondo perduto perequativo per le imprese che hanno avuto un calo del 30% degli utili

Inizialmente la domanda per il fondo perduto perequativo aveva il termine al 30 settembre 2021. I contributi spettano alle imprese che, a seguito dell’emergenza sanitaria ed economica, abbiano subito un peggioramento dei loro risultato se raffrontato al 2019. Ad oggi, il decreto del ministero dell’Economia e delle Finanze ha stabilito che la percentuale di calo utile all’ottenimento dei contributi deve essere del 30%. Si attende, dunque, solo la pubblicazione del decreto nella Gazzetta Ufficiale. Si attende, altresì, il provvedimento dell’Agenzia delle entrate che definisca le modalità e i termini per inviare la richiesta dei contributi.

Credito di imposta per i beni strumentali e Nuova Sabatini

Il credito di imposta per i beni strumentali ordinari (misura rientrante nell’ex super ammortamento) non verrà prorogata dalla legge di Bilancio 2022. Pertanto, la misura si fermerà il 31 dicembre del 2022 e spetterà fino alla fine di giugno del 2023. Il credito di imposta è assicurato alle imprese che investono in beni strumentali materiali e immateriali esclusi dal 4.0. Per le piccole e medie imprese (Pmi) arriva il rifinanziamento della Nuova Sabatini. La conferma è arrivata dalla legge di Bilancio 2022 che ha stanziato risorse per 300 milioni di euro. Il contributo, già riaperto lo scorso luglio, permette alle Pmi di investire in beni strumentali.

Industria 4.0, proroga fino al 2025

L’agevolazione Industria 4.0 è stata prorogata dalla legge di Bilancio 2022 fino a tutto il 2025, con percentuali del credito che risultano ridotte. Il contributo va a vantaggio delle imprese per l’acquisto di beni strumentali materiali e immateriali rientranti nel 4.0.  La misura rimarrà in vigore fino al 31 dicembre del 2025, con la possibilità di completare gli investimenti entro fine giugno del 2026. In questo caso, deve risultare accettato l’ordine e l’imprese deve aver provveduto al pagamento dell’acconto per almeno un quinto entro la fine del 2025.

Esonero contributi Inps 2021 dell’Anno bianco fiscale: ammessi autonomi e liberi professionisti

Si poteva presentare entro il 30 settembre 2021 la domanda per l’esonero dei contributi Inps del 2021 rientranti nell’Anno bianco fiscale. Interessati alla misura sono i lavoratori autonomi e i liberi professionisti iscritti alle Gestioni previdenziali dell’Inps o alle casse pensionistiche autonome. Requisito per rientrare nella misura è quello di un reddito del 2019 non eccedente i 50 mila euro. Inoltre,  dato che si tratta di una misura a sostegno degli autonomi per l’emergenza sanitaria ed economica, il volume di fatturato e dei corrispettivi del 2020 deve aver subito un calo di almeno il 33% rispetto ai corrispettivi o al fatturato del 2019. L’ultimo aggiornamento arriva dall’Inps: molte domande risultano in stato di “Protocollata” in riferimento alla scadenza del 16 novembre scorso.

Esonero dei contributi agricoli per novembre e dicembre 2020 e gennaio 2021

Entro il 4 dicembre 2021 si può presentare la domanda per l’esonero dei contributi agricoli. Beneficiarie sono le imprese rientranti nella filiera agricola, della pesca o dell’acquacoltura, o ancora le aziende che producono vino o birra. Per la presentazione dell’istanza è necessario utilizzare il modulo di sgravio per i mesi di novembre e dicembre del 2020 e per quello di gennaio 2021.

Contributi a chef e per i matrimoni: in attesa del decreto attuativo

Per alcune categorie lavorative manca ancora il decreto attuativo del ministero per la relativa misura di contributi a fondo perduto. È il caso degli chef, ovvero i cuochi professionisti di ristoranti e alberghi. La misura, in questo caso, è in fase di verifica tecnica all’interno del ministero dell’Economia e delle Finanze. In particolare, i nodi riguardano i periodi di fruizione dei contributi. Manca il decreto attuativo anche per i contributi alle imprese rientranti nel settore dei matrimoni. In particolare, si tratta di aziende attive nel wedding, nell’organizzazione delle feste e delle cerimonie, nell’intrattenimento e nel settore Hotellerie, Restaurant e Catering (Horeca). Il fondo per i contributi di queste categorie ammonta a 60 milioni di euro. Si è in attesa del decreto del decreto del ministero per lo Sviluppo economico di concerto con quello dell’Economia e delle Finanze.

Bonus investimenti per le piccole e medie imprese del Sud: quali sono e cosa finanziano?

Sono vari i bonus riconosciuti per gli investimenti effettuati dalle piccole e medie imprese con sede nel Sud dell’Italia. La scadenza dei benefici sarà il 31 dicembre 2022 su acquisti fatti per macchinari, attrezzature e impianti nuovi di fabbrica. Sull’acquisto è riconosciuto un credito di imposta.

Come si accede ai bonus per gli investimenti delle Pmi del Sud Italia?

Per accedere ai bonus per gli investimenti, le piccole e medie imprese delle regioni del Sud Italia devono realizzare un investimento iniziale. Ovvero l’obiettivo dell’investimento deve rientrare in una delle seguenti motivazioni:

  • per realizzare un nuovo stabilimento;
  • o ampliare quello già esistente;
  • per procedere con la diversificazione della produzione all’interno di uno stabilimento;
  • o trasformare radicalmente il processo produttivo di uno stabilimento che già risulta esistente;
  • per attivare nuovamente uno stabilimento che risulta chiuso;
  • oppure evitare la chiusura di uno stabilimento con l’acquisto di macchinari, di impianti e di attrezzature.

Quali incentivi spettano alle imprese del Sud per impianti, attrezzature e macchinari?

Per l’acquisto di impianti, attrezzature e macchinari, le piccole e medie imprese possono ottenere un credito di imposta corrispondente al 45% del prezzo di acquisto. Quest’ultimo deve essere considerato al netto dell’Iva. L’incentivo del 45% è pieno per le regioni:

  • Puglia;
  • Campania;
  • Basilicata;
  • Calabria;
  • Sicilia;
  • Sardegna.

Per le imprese che hanno la sede in Abruzzo o nel Molise, il credito di imposta è pari al 30%.

Come farsi riconoscere il credito di imposta sugli acquisti di macchinari, attrezzature e impianti?

Le piccole e medie imprese che procedano all’acquisto di macchinari, attrezzature e impianti e che vogliano beneficiare del credito di imposta devono presentare domanda. L’istanza si presenta in via telematica sul sito dell’Agenzia delle entrate. Per importi di credito di imposta richiesti che eccedano la soglia dei 150 mila euro, l’impresa deve allegare alla domanda anche il nullaosta antimafia.

Risposta dell’Agenzia delle entrate sulla domanda di credito di imposta sugli investimenti

È necessario usare l’opportuno modello che si trova sul sito dell’Agenzia delle entrate. Nel momento in cui si inoltra la domanda di credito di imposta, la piattaforma dell’Agenzia delle entrate rilascia una ricevuta. Si tratta di un documento elettronico con il quale l’amministrazione finanziaria comunica di aver preso in carico la domanda stessa. Successivamente, entro un limite di qualche mese, l’Agenzia delle entrate provvede ad autorizzare, in caso di esito positivo della domanda, la piccola o media impresa nell’utilizzo del credito di imposta.

I bonus sugli investimenti sono cumulabili?

Si possono cumulare i bonus del credito di imposta sulle spese effettuate dalle Pmi per gli investimenti con altre misure? La risposta è positiva. Nel dettaglio, per investimenti effettuati non oltre il 30 giugno 2022 si potrà cumulare un bonus del 10% del prezzo di acquisto. Questa possibilità presuppone che entro il 31 dicembre 2021 l’impresa abbia pagato un acconto di almeno un quinto del prezzo di acquisto del bene. Nel caso di acquisto a partire dal 1° gennaio 2022, il credito di imposta aggiuntivo scende al 6%.

Crediti di imposta per le Pmi per beni rientranti nella transizione digitale e tecnologica

Le piccole e medie imprese possono ottenere particolari vantaggi nell’assegnazione del credito di imposta per impianti, macchinari e attrezzature che hanno anche caratteristiche in comune con gli obiettivi di transizione digitale e tecnologica. In tal caso, infatti, il credito di imposta andrebbe a soddisfare anche obiettivi rientranti nei programmi dell’Industria 4.0. In tal caso si modificano le percentuali del credito aggiuntivo che abbiamo visto nel precedente paragrafo. Le percentuali passano dal 10% al 50% per acquisti fatti con almeno l’acconto di un quinto entro la fine del 2021, e dal 6% al 40% per gli acquisti che verranno effettuati a partire dal 1° gennaio 2022. In tal modo, la percentuale potenziale massima raggiungibile dalla piccola e media impresa per il credito di imposta può arrivare al 95%.

Bonus Pmi per investimenti con credito di imposta: quali sono le spese per la transizione digitale e tecnologica

Il bonus aggiuntivo relativo alle spese di investimento delle piccole e medie imprese riguarda, dunque, le spese sostenute per l’adeguamento delle realtà aziendali ai nuovi obiettivi di transizione digitale e tecnologica. Nello specifico si tratta:

  • di spese per l’acquisto di beni strumentali che vengono fatti funzionare da sistemi computerizzati o anche da sensori;
  • si costi sostenuti per l’adeguamento a sistemi che possano assicurare la sostenibilità e la qualità;
  • di spese fatte per adeguare la sicurezza del posto di lavoro mediante una migliore interazione tra il lavoratore e la macchia.

Quali documenti sono necessari all’atto di acquisto di beni rientranti nella transizione digitale e tecnologica?

Al fine di poter presentare domanda per il credito di imposta aggiuntivo per l’acquisto di strumenti e attrezzature rientranti nell’Industria 4.0, è necessario assicurarsi che:

  • il venditore abbia rilasciato una certificazione apposita sulle caratteristiche degli strumenti oggetto di vendita;
  • la dichiarazione sostitutiva del legale rappresentante dell’impresa. Il documento è necessario per attestare l’adeguamento del sistema acquistato rispetto alle attività che si svolgono all’interno dell’azienda, sia che riguardino la produzione che la fornitura stessa.

 

Industria 4.0: startup italiane in continuo aumento

Non solo food e fashion, il Made in Italy sa dire la sua anche nelle alte tecnologie e nei progetti di Industria 4.0.

Gli investimenti che riguardano Industry 4.0, infatti, in Italia sono aumentati sensibilmente nel 2016, raggiungendo 1,7 miliardi di euro, la maggior parte dei quali sono stati destinati alle imprese del territorio.

Il mercato è aumentato del 25% rispetto al 2015, e ovviamente le aspettative per l’anno in corso sono ancora più positive.
L’andamento del primo trimestre, infatti, registra un aumento del 30% e, se questo sarà il trend dei prossimi mesi, l’Italia tra due anni avrà addirittura raddoppiato gli investimenti.

Sono stati davvero fatti passi da gigante, se pensiamo che solo un anno fa ben 38 aziende su 100 non avevano idea di cosa significasse Industry 4.0, mentre ad oggi quasi un terzo delle imprese, ovvero il 28%, ha già avviato l’adozione di soluzioni, e la quota più importante degli investimenti riguarda le tecnologie IoT.
Molte imprese, inoltre, approfitteranno delle agevolazioni previste nel Piano Nazionale Industria 4.0, pensato ad hoc sia per favorire le imprese sia per promuovere questo settore, dalle enormi potenzialità.

Ma com’è la situazione a livello internazionale? Ebbene, nel periodo di tempo compreso tra il 2011 e il 2015, sono state finanziate 245 startup attive, per un totale di 2 miliardi di dollari.
La zona più prolifica, e ovviamente non c’è da stupirci, rimane ancora il Nord America, dove nasce il 55% delle nuove imprese e dove viene destinata la maggior parte (71%) degli investimenti totali, per una cifra che triplica agevolmente rispetto alle cifre ricevute dalle loro corrispondenti europee.

L’Italia per ora ospita 24 startup, che rappresenta il 30% del totale censito in Europa, anche se ricevono finanziamenti medi al di sotto della media continentale.

Vera MORETTI

Industria 4.0: in aumento le percentuali dei manager

Stefano Cuzzilla, presidente di Federmanager, intervenuto in occasione dell’incontro “Innovazione e crescita, il ruolo di manager nel progetto industria 4.0”, ha voluto sottolineare la situazione di quella che ormai è chiamata abitualmente industria 4.0, che è quella più al passo coi tempi ed innovativa: “Le risorse umane faranno camminare l’industria 4.0. L’impresa del Nord -ha spiegato- è diversa da quella del Sud, saranno dunque le persone a fare la differenza. Si deve avere il coraggio di far fare alle pmi il salto di qualità per l’industria 4.0. Certo, si perderanno dei posti di lavoro, ma se ne creeranno degli altri. Tutto è destinato a cambiare alla velocità della luce e noi manager stiamo facendo la differenza”.

Ovviamente, la crisi ha colpito duramente il settore, ma nel 2016, dopo un lungo periodo di caduta libera e cifre in negativo, il numero dei manager nel settore dell’industria ha ricominciato a crescere, dell’1%, ed è un gran risultato, perché è la prima volta che si assiste all’inversione del trend occupazionale per una categoria che, dal 2011 ad oggi, è stata fortemente penalizzata. Dal 2011 al 2016, infatti, è stato registrato un -6%, che, quindi, ora sembra davvero un brutto ricordo.
Occorre comunque far presente che l’incremento riguarda principalmente gli over 55, ma trattandosi di un dato positivo, va analizzato per quello che è e considerato una buona partenza che possa essere una spinta forte per tutta la categoria, indipendentemente dall’età.

Le basi, del resto, si stanno posando, facendo anche investimenti per formare e certificare innovation manager e tenendo ben presente l’importanza, anche come ago della bilancia, delle piccole e medie imprese.

Così ha concluso Cuzzilla: “Il cambiamento è la spina dorsale del Paese, un cambiamento che passa solo attraverso la categoria dei dirigenti. L’Italia è un Paese che deve puntare sulla ricerca, teniamo dunque alta la bandiera della categoria”.

Vera MORETTI

Manager e Industria 4.0

Si fa presto a dire Industria 4.0… Peccato però che non ci siano le figure tecniche e manageriali in grado di implementare e guidare, almeno in Italia, l’ Industria 4.0. Una carenza sottolineata da Aldai-Federmanager, secondo la quale nel nostro Paese mancano ancora dei veri manager 4.0.

Una contraddizione, vista l’attenzione che il precedente premier aveva verso il tema dell’ Industria 4.0. Secondo Aldai-Federmanager, infatti, è importante assicurare ai manager gli strumenti utili a mantenere le loro competenze di base, come la concretezza esecutiva, il pensiero prospettico e la capacità di risolvere i problemi.

Lo conferma Bruno Villani, vicepresidente Aldai-Federmanager: “Per gestire la rivoluzione del digitale, c’è bisogno di una vera grande cabina di regia che sappia mettere insieme tutti gli attori e al cui tavolo siano presenti anche i manager”.

Peccato però che questo auspicio si scontri con una realtà che è del tutto diversa: “Nella cabina di regia del Piano nazionale Industria 4.0 – ricorda infatti Villanii manager che sono i veri portatori e attuatori del cambiamento non ci sono. L’obiettivo è mettere in sinergia le persone e le risorse disponibili, fare sistema, mettendo a disposizione del Paese tutte le diverse competenze disponibili partendo anche da ‘un’analisi’ 4.0 che individui, anche a livello internazionale, le best practice da diffondere”.

Si tratta di mosse da fare al più presto, poiché il manifatturiero italiano, in Europa, è secondo solo a quello della Germania, il Paese che ha “inventato” l’industria 4.0. Ricorda infatti Villani che “nell’Unione europea l’Italia continua a mantenere la seconda posizione per peso nel manifatturiero, con in testa la Germania: i dirigenti d’industria sono disponibili e si propongono per interagire con le istituzioni e con tutti gli attori interessati in ottica propositiva per promuovere e attuare processi di modernizzazione e di sviluppo del Paese”.

Un treno da non perdere, se è vero come è vero che l’ultimo World Economic Forum ha evidenziato come il cambiamento portato dall’ Industria 4.0 porterà il 65% dei bambini che oggi frequentano le scuole elementari a fare lavori che attualmente non esistono. E i manager hanno un ruolo fondamentale nella guida di questo treno.