L’accesso al Fondo di Garanzia PMI per gli ingegneri

Deliberate dal Consiglio Nazionale degli Ingegneri le linee guida per l’accesso degli ingegneri liberi professionisti al Fondo di Garanzia PMI.

La relativa circolare del Consiglio Nazionale degli Ingegneri punta a regolamentare l’accesso da parte dei liberi professionisti al Fondo di Garanzia PMI, facendo seguito all’ok dato dal ministero dello Sviluppo Economico dal 10 marzo 2014.

La circolare specifica che un professionista che si reca in una banca o da un altro intermediario finanziario per chiedere un prestito o per farsi anticipare della liquidità, sia garantito dallo Stato, attraverso l’apposito Fondo.

Il Fondo di Garanzia PMI riserva ai professionisti fino ad un massimo del 5% del proprio ammontare. La circolare precisa come non sia in capo al professionista che richiede l’accesso al Fondo l’attivazione della procedura per poterne usufruire, ma come tocchi alla banca procedere alla richiesta di attivazione.

Il Fondo di Garanzia PMI non garantisce il 100% della somma richiesta dal professionista, ma una parte fino a un massimo di 2,5 milioni di euro per alcune tipologie di operazioni e fino a un massimo di 1,5 milioni di euro per altre tipologie.

Attraverso il Fondo di Garanzia PMI, i professionisti possono fruire di garanzie sui finanziamenti richiesti e concessi. Finanziamenti che possono essere utilizzati per eseguire:

  • operazioni di consolidamento delle passività a breve termine presso una banca;
  • operazioni a fronte di un investimento;
  • operazioni di rinegoziazione dei debiti a medio o lungo termine;
  • operazioni di liquidità per il pagamento dei fornitori e del personale;
  • operazioni di fideiussione legate alle attività del professionista o del suo studio.

Dagli ingegneri una scossa al ddl corruzione

Il ddl corruzione in questi giorni sta facendo un gran parlare di sé, soprattutto per i tira e molla e le strategie da prima repubblica che si stanno giocando intorno al suo testo. Intanto, la corruzione in Italia non si ferma, specialmente in un campo, quello dell’edilizia e delle grandi opere, nei quali gli ingegneri sono impegnati ogni giorno.

Proprio il Consiglio Nazionale degli Ingegneri, a modo suo, fa capire al governo che la conversione in legge del ddl corruzione non è più rinviabile con un convegno il cui titolo parla chiaro: Open Government e Agenda Digitale: Trasparenza e Anticorruzione. Appuntamento per domani, 26 marzo, alle 16 nella Sala del Refettorio della Camera dei Deputati. Accreditamento obbligatorio cliccando qui.

Le parole chiave del convegno con il quale gli ingegneri, oltre a informare e sensibilizzare sulle tematiche in questione, cercheranno di dare una mossa al ddl corruzione sono sintetizzate negli obblighi per le amministrazioni: diritti per i cittadini; strumenti per il monitoraggio; sanzioni per gli inadempienti.

Con questo incontro – commenta il Presidente del CNI, Armando Zambranovogliamo ribadire il ruolo di vera e propria ‘sentinella della legalità’ che gli ingegneri italiani assumono oggi nel contesto nazionale. Intendiamo dare un forte segnale alla politica ed alla pubblica amministrazione, affinché trasparenza e rispetto delle leggi siano la bussola dell’agire nel rispetto della correttezza e della moralità. In questo senso le nuove tecnologie possono essere uno strumento essenziale per favorire la crescita della cultura della legalità nel nostro Paese”.

L’ Agenzia Nazionale per la Certificazione Volontaria delle Competenze degli Ingegneri

La parola d’ordine per i professionisti italiani pare ormai essere certificazione. Di fronte a un’economia e a una politica che vanno esattamente nella direzione opposta, ossia quella di non riconoscere il valore e l’importanza della libera professione per la crescita economica e sociale del Paese, ci devono pensare le associazioni professionali a certificare l’importanza di questo ruolo.

Ecco allora il progetto Cert-Ing, voluto dal Consiglio Nazionale degli Ingegneri, che ha portato all’istituzione dell’Agenzia Nazionale per la Certificazione Volontaria delle Competenze degli Ingegneri, “l’Agenzia Cert-Ing”.

Una certificazione che, a detta degli ingegneri, serve a “valorizzare l’esperienza degli iscritti agli albi, convalidandone la competenza acquisita in specifici settori attraverso l’attività professionale esercitata in forma societaria, autonoma o subordinata”.

Nella realtà dei fatti, l’Agenzia Nazionale per la Certificazione Volontaria delle Competenze degli Ingegneri è un organismo unico nel suo genere, dotato di un proprio statuto e di uno specifico regolamento, che si occuperà, a livello nazionale, della certificazione delle competenze degli ingegneri anche in conformità all’obbligo di aggiornamento della competenza professionale, definendo le modalità delle attività degli Ordini territoriali e vigilando sulla correttezza delle procedure di certificazione.

Sempre più rari architetti e ingegneri

Secondo quanto emerge dall’ultima indagine del Il Sole 24 Ore, che ha analizzato i dati relativi ai laureati che sostengono l’esame di Stato per l’abilitazione all’esercizio della libera professione degli ultimi anni (2003-2012), gli architetti e gli ingegneri abilitati alla professione stanno diventando sempre più merce rarissima sul mercato.

I numeri di aspiranti architetti e ingegneri sarebbero crollati rispettivamente del 49,7% e del 42% nel giro di poco più di dieci anni. L’analisi del quotidiana economico evidenzia anche un calo degli aspiranti liberi professionisti negli ultimi 5 anni: per quanto riguarda gli architetti, infatti, la diminuzione delle iscrizioni all’esame di Stato ha registrato un -16%, di poco superiore al -14% fatto registrare dagli aspiranti ingegneri.

Architetti in sciopero contro il POS?

I provvedimenti previsti dal Governo che riguardano i professionisti, e che prevedono l’introduzione dell’assicurazione obbligatoria e, soprattutto, del POS per i pagamenti delle parcelle, non stanno riscuotendo molti consensi.

A pronunciare uno dei No più perentori è Federarchitetti, che si oppone all’applicazione di queste norme per architetti ed ingegneri.

In realtà, però, tutte le principali categorie professionistiche si sono opposte, tanto che si auspica che il Governo faccia marcia indietro, considerando che, qualora l’utilizzo del POS dovesse davvero entrare in vigore, a beneficiarne sarebbero solo gli Istituti di Credito.
E, in quanto all’introduzione dell’assicurazione obbligatoria, ciò risulterebbe favorevole solo alle svariate compagnie assicurative.

Federarchitetti, in particolare, riferendosi alle esigenze della categoria, denuncia la criticità del settore dell’edilizia, fermo ormai da mesi, come anche l’economia, bloccata dall’aggravante della pesante burocrazia.

Il Governo, dunque, viene chiamato a studiare una serie di provvedimenti ad hoc che possano davvero far uscire l’Italia dalla crisi e fari ripartire in modo deciso la produzione.

La situazione è diventata ormai inaccettabile e, per far capire ancora meglio l’urgenza di interventi mirati, l’associazione che raggruppa sotto di sé architetti ed ingegneri si dice pronta ad astenersi dal lavoro, unitamente alle altre categorie di professionisti.

Vera MORETTI

L’obbligo del Pos non piace agli ingegneri

Tra le novità del decreto Cresci Italia 2.0, che punta ad una diffusione massiccia del digitale in Italia e fortemente voluto dal Governo Monti, c’è anche l’introduzione dell’obbligo dell’utilizzo del Pos da parte dei professionisti che svolgono attività di vendita di prodotti e servizi.

Le prestazioni di queste categorie di lavoratori, infatti, dall’1 gennaio 2014 potranno essere pagate con carta di credito e questo provvedimento ha scatenato un putiferio all’interno dell’Ordine degli ingegneri, tra coloro che saranno certamente coinvolti da questa rivoluzione.

A questo proposito, Armando Zambrano, presidente del Consiglio nazionale degli ingegneri, ha voluto esprimere il suo dissenso: “Siamo nettamente contrari: questa norma impone un ulteriore balzello a carico dei professionisti. Inoltre, non ha nessuna finalità di lotta all’evasione e al sommerso, in quanto la quasi totalità delle prestazioni professionali ha una soglia di valore superiore ai 1.000 euro, oltre la quale già ora tutti i pagamenti devono essere tracciabili e quindi fatti con sistemi di pagamento quali assegni o bonifici“.

Questa nuova misura comporterebbe ai professionisti un ulteriore onere, poiché a loro viene richiesto di farsi carico dell’installazione del Pos, il cui costo è di circa 100 euro, ma anche del pagamento di un canone mensile, mediamente intorno ai 30 euro, e del pagamento di una commissione su ogni transazione che può superare anche il 3%.

Ha aggiunto Zambrano: “Noi non siamo contrari alla tracciabilità e alla lotta all’evasione ma tale lotta non può essere utilizzata come paravento per taglieggiare ulteriormente un sistema professionale che affronta una crisi drammatica senza alcun sostegno pubblico, a differenza di molti altri settori produttivi quali lo stesso settore bancario“.

Il presidente del Cni ha anche ricordato che gli onorari degli ingegneri in libera professione sono stati ridotti a causa dell’abrogazione delle tariffe e dalla crisi di mercato, che ha obbligato i professionisti a praticare ribassi medi di oltre il 40% (con punte superiori all’80%) nel settore dei bandi di progettazione.

Gli ingegneri “sostengono che il divieto di effettuare pagamenti superiori a 1.000 euro è già sufficiente a sradicare la quasi totalità dei pagamenti in nero per i professionisti, in particolare per quelli tecnici Questi chiedono la immediata cancellazione della contestata disposizione e che eventuali misure sostitutive di lotta all’emersione siano introdotta a ‘costo zero’ per i professionisti, già costretti ad affrontare da soli la più grave crisi economica del dopoguerra“.

Vera MORETTI

Gli ingegneri italiani? Bravi ma sottopagati

E’ stata effettuata un’indagine da Page Personnel in collaborazione con il Centro studi del Consiglio nazionale degli ingegneri relativamente ai redditi degli ingegneri in Italia e in altri paesi europei come Spagna, Francia e Regno Unito.

Ciò che è emerso è che gli ingegneri italiani, pur essendo preparati, sono pagati poco rispetto ai loro colleghi del resto d’Europa, come ha confermato anche Francesca Contardi, amministratore delegato di Page Personnel: “Il primo dato che emerge dalla nostra è la netta differenza tra le retribuzioni italiane e quelle degli altri paesi europei. Se è vero, infatti, che i salari nazionali sono maggiori (seppure di poco) rispetto a quelli della Spagna, sono invece nettamente inferiori a quelli di Regno Unito e Francia, a dimostrazione che, almeno per ora, il nostro mercato del lavoro fatica ancora a uscire dalla crisi. Ad esempio, a tre anni dall’inserimento in genere un disegnatore meccanico guadagna in media una retribuzione lorda annua di 35.000, in Inghilterra lo stesso profilo può raggiungere i 64.000. Il risultato di questa situazione è immediato e scontato: il trasferimento”.

E questo non rappresenta per nulla una difficoltà, o un ostacolo: oltre al desiderio, da parte degli ingegneri italiani, di essere riconosciuti per il loro valore, c’è da sottolineare che la loro fama è ben considerata all’estero, dove la richiesta è in continuo aumento. Così si spiega una “fuga” sempre più consistente verso Germania e Nord e Sud America.
Non c’è, inoltre, un interscambio, poiché le aziende italiane, al contrario, non sono intenzionate ad assumenre personale estero, non solo per la situazione economica effettivamente complicata, ma anche e soprattutto perché le competenze straniere sono difficili da importare a causa delle notevoli differenze di legislazione nei vari paesi.

Contardi, a questo proposito, ha aggiunto: “Il contesto generale è difficile, e ha segnato anche il settore degli ingegneri. Ci sono tuttavia alcune categorie che hanno notevoli chance di occupazione, anche perché il numero di ingegneri che si laureano presso le nostre università è decisamente inferiore alle necessità del mercato. Penso, ad esempio, agli informatici, ai meccanici e ai meccatronici e a tutti coloro che hanno un know how estremamente specifico. Il basso numero di laureati in ingegneria dipende probabilmente dal fatto che si tratta di una disciplina molto complicata e che richiede agli studenti spiccate doti analitiche e matematiche”.

Nonostante, però, la comprovata preparazione, anche gli ingegneri sono stati interessati dalla crisi e dalla disoccupazione, particolarmente quest’anno. Ad avere meno prospettive lavorative sono gli ingegneri civili ed ambientali, anche se, tutto sommato, si tratta di un settore che, rispetto ad altre realtà professionistiche, ha retto meglio alle difficoltà del periodo.

Vera MORETTI

I punti cruciali che Federarchitetti vuole sottoporre al Governo

Federarchitetti, commentando i risultati delle elezioni politiche, ha voluto porre l’attenzione sulla questione delle libere professioni, poiché sembra che nessuna forza politica abbia mostrato interesse per la questione.
Questo pensiero è comune alle maggiori categorie di professionisti, quali ingegneri, geometri e periti, riuniti in Confedertecnica.

Per risvegliare l’interesse, Federarchitetti ha voluto redigere una sorta di lista delle priorità che il futuro Governo, qualunque esso sia, dovrebbe prendere seriamente in considerazione.

Vediamo nel dettaglio ogni punto:
STOP al doppio lavoro dei tecnici pubblici dipendenti e alle indennità incentivanti:
Definizione dei limiti di ingresso, nel mercato del lavoro autonomo, dei pubblici dipendenti, operativi con il supporto dei fondi pubblici diversamente destinati, con alterazione dei principi di libera concorrenza a parità di condizioni; abolizione del D.M. 14/06/2011 n.170, determinante l’indennità del 2% ai tecnici dipendenti della P.A. affidatari di incarichi professionali.

NO al doppio lavoro per qualsiasi tipo di docenti universitari e NO alla loro partecipazione a qualsiasi titolo nelle società professionali e di ingegneria:
Introduzione modalità trasparenti nella composizione delle società professionali e di ingegneria, in merito alla partecipazione di soci docenti universitari, per alterazione dei principi di libera concorrenza e della parità di condizioni.

Affidamenti professionali e incarichi aperti:
Maggiore apertura nell’accesso agli affidamenti professionali e ampia trasparenza delle procedure non condizionate da vincoli decisionali subordinati a risorse economiche, o strutturali, o altro.

Definizione parametri onorario e definizione delle soglie minime di anomalia:
Parametri per il calcolo degli onorari e/o della determinazione del prezzo a base di gara, con libere valutazioni soggettive ed oggettive delle tariffe professionali e introduzione di parametri legati al costo del lavoro dei professionisti per l’individuazione delle soglie minime dell’onorario.

Valutazione di congruità degli onorari trasferita alle Associazioni Sindacali dei professionisti:
La competenza nella valutazione dei livelli di onorari chiaramente trasferite alle OO.SS. delle libere professioni.

Trasferimento responsabilità ministeriali per lo sviluppo delle libere professioni tecniche:
Attività libero professionale tecnica trasferita alle competenze dei Ministeri del Lavoro e delle Attività produttive.

Procedure di affidamento snelle e trasparenza nella partecipazione:
Nuova procedura che riequilibri l’attuale potere unilaterale del RUP, applicata oltre che per la valutazione dei compensi, anche nel ricorso alle procedure di affidamento favorendo un’ampia partecipazione del mondo professionale. Attenuazione delle richieste di requisiti economici e ampliamento dei limiti temporali di riferimento all’attività professionale.

Nuovo ruolo propositivo degli Ordini professionali tecnici:
Albi professionali che definiscano separatamente tutti i soggetti esercenti libera attività professionale, singoli o associati, e tutti i dipendenti sia pubblici che privati.
Ruolo degli Ordini di supporto all’attuazione delle procedure legislative anche internazionali, onde consentire ad un alto numero di professionisti di operare in un mercato globale.
Contrazione del numero degli Ordini, uno per Regione, per potenziarne le suddette funzioni e trasferimento dei costi delle allo Stato, diversamente dalle attuali funzioni di controllo sui professionisti finanziata dai medesimi.

Incentivi alle aggregazioni interprofessionali:
Nuova definizione dei campi di competenza delle professioni tecniche ed introduzione delle responsabilità professionali individuali nel contesto delle diverse prestazioni di un’opera, per consentire una crescita esponenziale delle opportunità di lavoro e del potenziamento degli studi professionali. Ogni valutazione del livello di preparazione è da attribuire al libero giudizio.

La Formazione “continua” dei liberi professionisti, deve avere come riferimento un libero mercato che ne individua e valuta le capacità di aggiornamento ed affidabilità idonee all’espletamento dei servizi:
Ogni criterio, di valutazione della stessa, deve poter fare riferimento alle attività professionali effettivamente svolte e alle più ampie attività culturali. Forme di formazione complementare, di aggiornamento e/o integrativa, deve essere certificata con il controllo delle strutture di rappresentanza sindacale dei liberi professionisti a livello nazionale, che ne valutano la efficacia rispetto alla domanda, escludendo quindi una competenza esclusiva degli Ordini, come rilevato anche dal Consiglio di Stato e sancito dalla Comunità Europea.
Riconoscimento tempestivo degli onorari derivanti da lavoro autonomo.

Nell’ambito dei servizi professionali, è necessario il soddisfacimento immediato dei crediti, anche se ricadenti nel patto di stabilità, ove il mancato riscontro della P.A. ai diritti dei liberi professionisti, determina l’effetto di falcidiare le strutture professionali:
Effetti positivi deriverebbero dalla introduzione di misure di credito a supporto dell’affidamento dei servizi ove acquisiti, oltre alla semplificazione delle procedure ed assunzione di responsabilità della P. Amministrazione nella effettiva attivazione degli Sportelli Unici.
Necessità di certezze nelle norme di regolazione degli interventi.

Obbligo di approvazione dei Piani Urbanistici entro termini perentori ed interventi sostitutivi automatici, onde consentire il controllo del territorio e la definizione delle linee organiche di sviluppo, con priorità al recupero, alla manutenzione, alla definizione delle destinazioni d’uso e/o alienazione dell’edilizia civile non significativa.

Vera MORETTI

Gli iscritti ad Inarcassa scrivono al futuro Governo

Gli architetti e gli ingegneri iscritti ad Inarcassa, oltre 165.000, hanno voluto farsi sentire, ora che il clima elettorale è entrato nel vivo, ed esternare le aspettative che ripongono nel futuro Governo.

La categoria ha elaborato un piano “strutturale e strategico di investimenti che abbia una adeguata copertura finanziaria“.
In concreto, viene chiesto che, per un decennio, venga impiegato almeno il 4% del PIL per la ripresa economica italiana, al fine di contrastare la sempre crescente disoccupazione, ma anche per rivalutare l’enorme patrimonio pubblico e privato del Belpaese.

Nel dettaglio, architetti ed ingegneri chiedono:

  • la riqualificazione strutturale, energetica e architettonica del patrimonio edilizio esistente;
  • la completa ristrutturazione delle infrastrutture urbane ed interurbane;
  • il riuso o la sostituzione del costruito esistente dismesso;
  • la demolizione del costruito abusivo;
  • il recupero e la valorizzazione del paesaggio;
  • la reale razionalizzazione dell’uso delle fonti non rinnovabili;
  • l’incentivazione degli investimenti privati;
  • la razionalizzazione degli iter autorizzativi e lo snellimento delle procedure.

Viene richiesto, inoltre, che sia modificata la normativa per gli aspetti che riguardano le modalità affidamento degli incarichi professionali, formalmente definiti “appalto dei servizi di ingegneria”. In particolare si chiede che gli appalti vengano affidati esclusivamente in base alla qualità dell’offerta e non al prezzo.

Un pensiero va anche alla Pubblica Amministrazione, “invitata” a dedicarsi unicamente nello svolgere il suo ruolo di programmazione e di controllo delle Opere Pubbliche, eliminando la presenza di strutture tecniche di progettazione permanenti, delle quali spesso non è chiara la necessità.
Secondo la categoria, deve essere vietato, ai dipendenti pubblici, di praticare qualsiasi attività di libera professione oltre al proprio lavoro dipendente.

Nel testo presentato dagli iscritti ad Inarcassa si legge: “Il pubblico dipendente, che già gode di tutte le garanzie giustamente destinate al lavoro subordinato, può oggi svolgere altri lavori oltre a quello per il quale è stato assunto. E questo è inaccettabile perché com’è ben noto, al di là di qualsiasi altra considerazione, il secondo lavoro viene spesso svolto a discapito di quello principale e in pesanti situazioni di conflitto d’interesse malamente mascherate. Proprio per questa ultima considerazione, anche a coloro che svolgono l’attività in status di part-time, pur consentendo lo svolgimento di altre attività nel tempo residuo, deve essere assolutamente vietata qualsiasi attività libero professionale“.

Vera MORETTI

I tre temi caldi del Cni per il nuovo Parlamento

Il Consiglio nazionale forense, nell’ambito di un talk evento avvenuto presso il Tempio di Adriano di Roma, ha redatto la propria agenda con le proposte da presentare a quello che sarà il futuro parlamento e a chi, in particolare, formerà il prossimo esecutivo.

Titolo dell’assise è “Al governo che verrà. Sicurezza, ambiente, open data: gli ingegneri per il futuro dell’Italia” e le tematiche trattate sono essenzialmente tre, considerate “sinonimi di altrettanti programmi generali che possono risollevare l’Italia dalle secche della recessione ed essere quel volano utile per far ripartire la crescita economica”.

Primo tema “caldo” è quello della sicurezza, ovvero il “riassetto del territorio flagellato dal dissesto idrogeologico, sicurezza per la non più rinviabile ristrutturazione antisismica del nostro patrimonio abitativo, privato e pubblico”.
Si fa anche riferimento all’adozione di una politica ambientale che si basi sull’efficienza energetica, che vede nelle energie rinnovabili “la risorsa di qualità per la modernizzazione del Paese”.

Altrettanto importante è considerata “una politica dei rifiuti virtuosa, incentrata su scelte moderne e all’avanguardia, anche come strumento fondamentale per sottrarre, soprattutto al Sud, ma non solo, il business alle mafie”.

Un passo fondamentale rimane, per gli ingegneri, l’accesso sempre più esteso alla tecnologia e agli open data da parte della pubblica amministrazione.
Senza questo, è considerato impossibile progredire, a livello nazionale ma anche mondiale.

Vera MORETTI