Milano campionessa di innovazione

Milano si prepara all’Expo 2015 conquistando il primato italiano in innovazione. Secondo le classifiche internazionali, elaborate dalla Camera di commercio di Milano su dati 2thinknow Innovation Cities Index 2014 relativi a 445 città, il capoluogo lombardo si posiziona al 58esimo posto per capacità di innovazione tra oltre 400 città nel mondo, è la prima in Italia e la 26esima in Europa. Tra le prime cento città innovative ci sono anche altre due italiane, Roma e Torino, rispettivamente al 76esimo e 94esimo posto.

Ai primi posti della classifica si trovano le grandi metropoli tecnologiche campioni di innovazione e le città protagoniste della rivoluzione digitale: San Francisco, New York, Londra, Boston, Parigi, Vienna, Monaco, Amsterdam, Copenhagen e Seattle. La classifica di innovazione del 2thinknow Innovation Cities Index 2014 è costruita prendendo in considerazione tre tipologie di dati: dati culturali, infrastrutture umane e networked markets, considerando 162 indicatori.

E, secondo quanto emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano su dati Infocamere e Aida 2014, la Milano smart e la sua innovazione, valgono un terzo del totale italiano con 128 miliardi di fatturato all’anno su 460. Hanno sede in città 43mila imprese su 584mila nazionali e danno lavoro 334mila addetti su 2,3 milioni in Italia. Circa un milanese su cinque che lavora nel privato si trova ad operare in un settore smart.

In generale, anche la Lombardia è smart e ha nella innovazione il suo pane quotidiano. Sono 104mila le imprese lombarde nei settori smart e danno lavoro a 559mila addetti. Milano è la prima provincia per impatto economico seguita da Brescia (12mila imprese e 48mila addetti) e Bergamo (11mila e 48mila). Quarta è Monza e Brianza.

Un bando per le pmi toscane attive nell’Ict

La Regione Toscana ha pubblicato un bando che stanzierà ben 3 milioni di euro per finanziare progetti di investimento in innovazione delle micro, piccole e medie imprese, nei settori “Ict e fotonica, fabbrica intelligente, chimica e nanotecnologia“.

I settori prioritari sono quelli indicati nella “Strategia di Ricerca e Innovazione per la Smart Specialisation in Toscana” e l’innovazione può essere mirata a prodotti, servizi e processi nuovi o significativamente migliorati rispetto a quelli precedentemente disponibili, in termini di caratteristiche tecniche e funzionali, prestazioni, facilità d’uso.

Il progetto può riguardare mutamenti significativi nelle pratiche di gestione aziendale, nell’organizzazione del lavoro o nelle relazioni con l’esterno e nuove strategie di marketing sostanzialmente diverse da quelle già adottate dall’impresa.

Tra le spese finanziabili ci sono quelli che riguardano brevetti, acquisto di nuovi strumenti e attrezzature ed assunzione di personale qualificato.

L’investimento totale ammissibile di ciascun progetto non deve essere inferiore a 50mila euro e superiore a 500mila e il contributo, in conto capitale, è del 30% della spesa.

Le domande devono essere inoltrate tramite il sistema informatico di Sviluppo Toscana spa entro il 31 ottobre.

Vera MORETTI

Al via Start Cup Campania

Chi ha nel cassetto un’idea innovativa e desidera svilupparla, ha tempo fino al 21 aprile per presentarla e partecipare così a Start Cup Campania, il Premio per l’innovazione promosso dalle Università campane che punta a mettere in gara gruppi di persone che elaborano idee imprenditoriali basate sulla ricerca.

Obiettivo di questa business plan competition il cui obiettivo è sostenere l’innovazione tecnologica finalizzata allo sviluppo economico e alla nascita di imprese ad alto contenuto di conoscenza.
Si tratta di una sfida che si trova all’interno del Premio nazionale per l’innovazione (Pni), una competizione analoga organizzata da diverse università italiane, alla quale prendono parte i vincitori delle edizioni locali.

Start Cup Campania offre ben quattro opportunità:

  • un percorso formativo sul business plan per i gruppi che supereranno la fase preselettiva;
  • premi in denaro rispettivamente di 5mila, 3mila, 2mila per i primi tre classificati, più due da mille euro per il quarto e il quinto in graduatoria;
  • partecipazione delle idee vincitrici al Premio nazionale per l’innovazione;
  • misure di accompagnamento alla realizzazione e allo sviluppo delle idee imprenditoriali vincitrici, anche in forma d’impresa, attraverso accordi fra Start Cup Campania ed altri enti.

La competizione è aperta a gruppi di almeno tre persone, che presentino idee innovative in campo scientifico e tecnologico, indipendentemente dallo stadio di sviluppo.

Per prendere parte al concorso è necessario che almeno un componente del gruppo appartenga a una delle Università promotrici o abbia conseguito un titolo di studio presso uno di questi Atenei.

Per candidarsi è sufficiente iscriversi al sito Startcupcampania.unina.it compilando la scheda di descrizione della propria idea di business.

Vera MORETTI

Meet the Media Guru: incontri per capire il digitale

Per capire quale impatto avranno i sistemi high-tech sugli stili di vita, nonché sulla società e sui modelli di business, Maria Grazia Mattei ha ideato Meet the Media Guru, un ciclo di incontri dedicati agli appassionati di tecnologia.

Il timore più diffuso, ovvero quello di un futuro popolato da robot umani, viene sfatato dalla stessa Mattei, la quale, guardando al domani, non ha dubbi: “Le parole d’ordine sono sharing economy, droni, realtà aumentata, social network. L’attenzione si sta puntando sempre di più sui droni perché saranno i protagonisti dei cambiamenti relativi a comunicazione e relazione. Inoltre, andremo oltre i google glass e punteremo alle tecnologie wearable e a tutti gli strumenti che mirano al potenziamento cognitivo. Il settore delle neuroscienze è molto attento a questo cambiamento: si stanno mettendo a punto tecnologie che permetteranno di connettersi, comunicare e relazionarsi attraverso il cervello. Ecco il significato di ‘robot umani’: macchine e computer sempre più vicini alla mente degli uomini”.

Un ruolo chiave, secondo le previsioni dell’ideatrice di questa serie di incontri, sarà ancora ricoperto dai social, soprattutto grazie al loro merito di rendere la comunicazione e lo scambio di informazioni più facile e veloce.
Ma per chiarire ogni dubbio, anche per chi è pessimista e vede la tecnologia come un ostacolo e non come il segno del progresso, è fondamentale Meet the Media Guru. Questi incontri si baseranno sullo slogan secondo cui non ci possono essere smart city senza smart citizen, il che significa che il digitale, in un futuro neanche troppo remoto, farà parte delle vite di tutti, e non solo delle imprese.

A questo proposito, Mattei ha dichiarato: “Per questo è importante diffondere la cultura della connettività, della condivisione e dell’interazione, della circolazione delle idee e del pensiero. In Italia si respira una doppia aria: da una parte ci sono i giovani che esprimono grande energia e potenzialità nei confronti dell’innovazione e delle nuove frontiere tecnologiche. Basta guardare quello che è successo con le startup: abbiamo scoperchiato un vaso e ne sono uscite dozzine di idee brillanti con le quali ci siamo ripresi le caratteristiche che ci appartengono da sempre, quelle di creativi e di imprenditori. Dall’altra parte ci sono le imprese, che rispondono al richiamo dell’innovazione in due modi: spesso le grandi aziende sono più scettiche di fronte alla tecnologia, non ne capiscono le potenzialità e i benefici che potrebbero trarne, sperimentano a stento l’e-commerce ma restano chiuse nel loro piccolo mondo tradizionale. Sono invece le piccole e medie imprese nazionali quelle più effervescenti nei confronti dei cambiamenti hi-tech: e sono proprio loro le promotrici di un nuovo modo di fare impresa basato su nuovi prodotti, nuovi cicli produttivi e nuove strategie di comunicazione”.

Per arrivare ad un risultato in grado di essere competitivo anche a livello europeo, occorre che si compia una capillare alfabetizzazione digitale, che coinvolga le imprese e anche il Made in Italy.

Vera MORETTI

Fondi per le imprese che investono in innovazione

Direttamente dal Programma operativo del Fondo di sviluppo regionale, e rimodulata dalla giunta della Regione Toscana, arrivano nuove risorse per le imprese che vogliono investire in ricerca ed innovazione, ma anche in infrastrutture e trasferimento tecnologico.

Per rispondere in maniera più efficace alle esigenze delle imprese toscane, è stato presentato il Por Creo 2007-2013, il programma operativo che declina in chiave toscana obiettivi e risorse del Fesr, con una dotazione finanziaria che ammonta complessivamente a 1.126 milioni di euro, e che nella prima fase ha già conseguito ottime performance.

A presentare l’iniziativa è stato Gianfranco Simoncini, assessore alle attività produttive: “Il Fesr si conferma una leva fondamentale per lo sviluppo e per questo ci siamo posti per i prossimi anni il problema di adeguare il programma e modificare il piano finanziario per reperire risorse aggiuntive da destinare alle imprese toscane, aiutarle a uscire più forti dalla crisi e creare le premesse per un salto di qualità del sistema produttivo nel suo insieme, consentendo la creazione di nuova e qualificata occupazione. Gli interventi che si vanno a rafforzare sono quelli dedicati al sostegno per imprese, favorendo, in particolare, i processi di aggregazione, garantendo gli strumenti di ingegneria finanziaria, incentivando la diffusione della ricerca e dell’innovazione“.

Particolare attenzione è data agli interventi strategici relativi a progetti di ricerca e sviluppo, con una rimodulazione delle risorse destinate alle infrastrutture, con lo scopo di potenziare quelle essenziali e cancellare quelle dall’attuazione lenta e macchinosa, oppure quelle ritenute superflue.

Vera MORETTI

Ict e professionisti: a che punto siamo?

Sono sempre di più i professionisti che, per le loro attività lavorative, utilizzano strumenti mobili e applicazioni per smartphone.
Nonostante la cautela e una diffidenza iniziale, il potenziale è molto alto, poiché ad oggi ben il 42% dei professionisti trascorre quasi metà del tempo lavorativo fuori dal proprio studio, percentuale che scende al 38% per i commercialisti e al 33% per i consulenti del lavoro, mentre sale a 46% per quanto riguarda gli avvocati.

A rendere noti questi dati è l’Osservatorio Ict & Professionisti della School of Management del Politecnico di Milano, che, a seguito di una ricerca, individua negli avvocati e nei professionisti di studi associati i più assidui mobile workers, che quindi ricorrono sempre di più a pc portatili, tablet e smartphone per svolgere il proprio lavoro anche all’esterno del proprio ufficio.

Le attività più frequenti sono la lettura dell’email (19%), la navigazione in Internet (17%), la lavorazione di documenti (10%) e la consultazione di dati dello studio (9%), mentre i dispositivi più utilizzati sono gli smartphone, seguiti dai Pc portatili e dai tablet: i primi usati prevalentemente per gestire le e-mail (26%), i secondi per lavorare su documenti (26%), mentre i tablet, invece, per navigare in Internet (19%).

Le app sono utilizzate e considerate meno, poiché solo il 26% dei professionisti utilizza applicazioni a contenuto professionale e, al contrario, il 45% di essi dimostra nei loro confronti un vero e proprio disinteresse, dovuto soprattutto alla poca mobilità della professione.
In questo caso, le categorie professionali più assidue sono gli avvocati (29%), seguiti dai consulenti del lavoro (23%) e, per finire, dai commercialisti (21%).
Gli studi multidisciplinari raggiungono la percentuale più alta, pari al 32%.

Nonostante, poi, i professionisti siano interessati all’Ict, la diffusione delle nuove tecnologie rimane piuttosto limitata.
Purtroppo non è ancora radicata la convinzione che, per sopravvivere alla crisi, tecnologia ed innovazione possono davvero fare la differenza, creando maggiore efficienza, ma anche riducendo il tempo dedicato alle pratiche amministrative, e donando, di conseguenza, più tempo agli affari e alla creatività.
Dove presenti, le tecnologie più diffuse sono la firma digitale (nel 78% dei casi) e l’home banking (76%), seguite dai software di gestione elettronica documentale (46%) e poi, in misura minore, il sito internet “vetrina” (21%), l’eLearing (20%) e il controllo di gestione per lo studio (19%).

Claudio Rorato, responsabile della Ricerca, ha dichiarato a proposito: “Oltre alle tecnologie già in uso per la dematerializzazione dei documenti e ai semplici applicativi, insomma, ancora oggi non entrano nell’attività lavorativa degli studi professionali soluzioni come Crm, portali e siti web, firma grafometrica, Workflow management. Il business delle professioni appare ancora tradizionale nei contenuti e nelle prassi di conduzione. La tecnologia potrebbe assistere invece l’apertura di nuove idee di business assistite dalle tecnologie o prassi lavorative più snelle”.

Ad impedire l’adozione di soluzioni Ict è spesso anche il budget, che rimarrà limitato anche nel prossimo biennio, perciò se l’83% degli studi professionali dichiara la disponibilità a investire in tecnologia nei prossimi due anni, l 27% di questi dedicherà un budget compreso tra mille e 3 mila euro, il 21% al massimo mille euro e solo il 16% tra 3 mila e 5 mila euro.

Chi sarà disposto ad investire, impiegherà il proprio denaro per l’acquisto di Pc più potenti e, a seguire, a server, stampanti e scanner (19%, 18% e 15% rispettivamente). Il 33%, invece, non investirà in hardware.

Alessandro Perego, responsabile Scientifico dell’Osservatorio Ict&Professionisti, ha commentato: “La natura di questi investimenti sottolinea come ci sia ancora una difficoltà a percepire concretamente la capacità di generare valore da parte delle Ict. Si privilegia la performance dello strumento, come i PC più potenti, e non quella di processo. Non emerge la volontà concreta di riorientare il business, prevalentemente ancora di natura tradizionale, verso nuove forme di servizio in grado di diversificare i rischi, proteggere la marginalità, sviluppare nuove opportunità. L’alfabetizzazione digitale, che impegni le istituzioni politiche e professionali, diventa allora cruciale per la diffusione di una cultura tecnologica presso i professionisti, per far percepire chiaramente perché una tecnologia può generare valore e, soprattutto, dove lo può creare”.

A prevalere, comunque, negli studi professionali, è la consapevolezza che la tecnologia può portare notevoli benefici, ed in particolare servizi sempre più efficienti, ma anche maggior reddito, anche se la diffidenza è ancora percepibile ed è quella che impedisce di fare il salto di qualità.

Emergono anche le difficoltà che condizionano la diffusione delle tecnologie presso gli studi.
In particolare, sono l’alfabetizzazione informatica dei titolari (42%), il livello dei costi dei software (30%), la difficoltà a conoscere realmente l’offerta del mercato (23%). Il 21%, invece, non ravvisa problemi particolari.
Analizzando le singole professioni, gli avvocati riconoscono più di tutti un valore elevato alla scarsa alfabetizzazione dei titolari di studio (49%), mentre i consulenti del lavoro individuano tra le cause più importanti la lentezza di Internet (21%). Per gli studi multidisciplinari, infine, la prima ragione è la lentezza di Internet (32%), seguita dalla scarsa alfabetizzazione dei titolari di studio (30%), dalla scarsa alfabetizzazione del personale (29%) e dai costi dei software (28%).

Per quanto riguarda l’attività svolta da avvocati, commercialisti e consulenti del lavoro produce una grande mole di documenti cartacei che saturano gli archivi e impiegano tempo per la custodia, ma le prassi di “dematerializzazione” dei documenti e gli strumenti che possono aiutare a rendere più efficienti alcune attività non sono ancora diffusi.

Il 42% dei commercialisti, il 58% degli avvocati e il 35% dei consulenti del lavoro affronta la situazione con la scansione dei documenti cartacei, creando archivi elettronici, ma mantenendo ancora la carta o ricorrendo a fornitori esterni.
Solo il 26% dei commercialisti, il 17% degli avvocati e il 33% dei consulenti del lavoro pensa invece di ricorrere alla conservazione a norma dei documenti già in Pdf o trasformati in formato Pdf con la scansione dei documenti cartacei. Anche per i fax, il 62% dei commercialisti, l’80% degli avvocati e il 51% dei consulenti del lavoro ricorre alla fotocopia e all’archiviazione cartacea, mentre una minima parte prevede la scansione e l’archiviazione in cartelle elettroniche o l’archiviazione diretta nei server in digitale.

Per quanto riguarda le e-mail di interesse, il 69% dei commercialisti, l’87% degli avvocati e il 56% dei consulenti del lavoro le stampa e le archivia all’interno delle pratiche di competenza.

Vera MORETTI

In Calabria tre iniziative per l’innovazione delle pmi

Per supportare l’innovazione nelle imprese, la Regione Calabria ha pubblicato tre importanti avvisi a loro rivolti.

Si tratta di Attiva l’innovazione, Talent Lab e Ricerca industriale.

Attiva l’Innovazione: mira ad incentivare l’acquisizione di servizi per l’innovazione da parte delle imprese esistenti, tramite la concessione di voucher tecnologici finalizzati ad accrescere la competitività e a sostenere lo sviluppo delle imprese, attraverso la concessione di incentivi per la realizzazione di progetti di Innovazione tecnologica.
L’ammontare delle risorse è di 7,5 mln di euro.
Gli aiuti saranno riconosciuti nella forma di contributo in conto capitale nella misura massima del 75% dei costi ammessi ad agevolazione. Si stima che potranno essere finanziati oltre 150 progetti di innovazione.

Talent Lab: vuole incentivare lo startup di microimprese innovative e nuove iniziative imprenditoriali nell’ambito della ricerca, sottoforma di spin-off.
Si rivolge a quanti provengono dal mondo della ricerca regionale o hanno un’idea innovativa e vogliono confrontarsi con la creazione di una nuova impresa, acquisendo tutte le competenze utili ad affrontare la sfida dell’imprenditorialità.
Talent Lab supporta gli aspiranti imprenditori con formazione, consulenza e assistenza per far acquisire gli strumenti operativi necessari per partire: business plan, analisi di mercato e marketing dei prodotti science-based, tutela della proprietà intellettuale, project management.

Tra quanti candideranno la propria iniziativa ai due Talent Lab, verranno individuati 90 progetti per il percorso di creazione di startup innovative e 30 progetti per il percorso spin-off della ricerca per un valore complessivo pari a 7 mln di euro.

Ricerca industriale e sviluppo sperimentale: ha come obiettivo quello di incentivare i progetti delle aziende aggregate ai Poli di Innovazione. Lo stanziamento ammonta a 22.846.107 euro.
Per maggiori dettagli fare riferimento ai singoli avvisi.

Vera MORETTI

Le pmi italiane verso tecnologia e innovazione

Ormai è stato detto e ridetto: per non soccombere e rimanere altamente competitive, le pmi devono affidarsi ad innovazione e tecnologia.

Ora però ci sono anche i numeri a confermarlo, e arrivano da una ricerca condotta dall’istituto Oxford Economics su 2.100 Cio e decisori It di Pmi operanti in tutti i principali settori, con un fatturato annuo compreso tra i 20 e i 750 milioni di dollari, in 21 Paesi del mondo.

Tra queste, come si stanno comportando le pmi italiane?
Ebbene, a quanto pare il 59% di esse, e quindi in linea con il resto d’Europa, sta evolvendo i propri modelli di business, l’offerta di prodotti e le strategie di go-to-market per rimanere al passo con i nuovi scenari di mercato.

In questa direzione, il 55% delle pmi italiane sta avviando nuove collaborazioni con fornitori e partner di altri Paesi, dimostrando la propria propensione e volontà a muoversi ed espandersi a livello internazionale: non a caso, nel 32% dei casi l’espansione del business su scala globale è considerata un fattore altamente strategico per la competitività e la crescita.

Solo il 14% delle Pmi del nostro Paese (contro il 21% a livello europeo) non genera ricavi al di fuori dell’Italia, dato destinato a scendere all’8% nei prossimi 3 anni (contro il 15% previsto in Europa). Inoltre, circa un terzo (31%) delle imprese italiane prevede che nei prossimi 3 anni tra il 21% e il 40% dei propri ricavi sarà generato su scala globale, contro il 24% odierno.

Non si tratta, dunque, di risultati negativi, anche se, tra le piccole e medie imprese in Italia, c’è la convinzione che più di tutto, per mantenersi attivi sul mercato, serve l’innovazione, considerata lo strumento per il raggiungimento dell’efficienza e il contenimento dei costi (per il 46% delle aziende, rispetto al 49% a livello europeo). In questo contesto, la tecnologia gioca un ruolo fondamentale.
A fronte di un 47% che dichiara di investire in innovazione tecnologica solo quando esiste un chiaro ritorno sugli investimenti (Roi), entro i prossimi 3 anni le Pmi italiane prevedono un incremento consistente nell’utilizzo della tecnologia a servizio del business.

In particolare, le soluzioni di business analytics ricevono le previsioni di crescita maggiore, passando dal 32% al 48% di utilizzo.
Crescerà del 36% anche l’uso dei social media, utilizzati oggi dal 28% delle Pmi, così come sperimenterà un incremento l’adozione di soluzioni cloud, sfruttate oggi dal 33% delle imprese e destinate a salire al 44% (con una crescita del 33%).
Infine, ad aumentare sarà anche l’uso di tecnologie oggi già ampiamente presenti all’interno delle Pmi come i software gestionali, utilizzati nel 47% dei casi e per i quali è prevista una crescita del 17%, e il mobile, che passerà dal 45% odierno al 48% nei prossimi tre anni.

L’incertezza economica, per il 45% delle pmi nostrane, è da spiegarsi soprattutto considerando il movimento storico che stiamo vivendo, colpevole di generare apprensione molto più che in altri Paesi d’Europa, dove la percentuale in questo caso è ferma al 30%.

A seguire, secondo quanto evidenziato dallo studio, anche i costi del lavoro in costante crescita (31%) e il livello di competizione globale sempre più alto (26%) rappresentano ulteriori fattori di indeterminatezza fortemente sentiti dalle imprese in Italia.

Vera MORETTI

Bando ministeriale per pmi

Le pmi che investono in Innovazione, Ricerca e Sviluppo stanno per ricevere, tramite bando ministeriale, i primi 300 milioni che serviranno a finanziare i progetti proposti.

Per essere finanziate, le proposte devono essere “di rilevanza strategica per il sistema produttivo e la competitività delle PMI”.
Il 60% delle risorse, pari a 160 milioni di euro, sono destinate a progetti proposti da microimprese, mentre il 25%, pari in questo caso a 40 milioni, andrà alle micro e piccole imprese.

Ad essere ammessi al bando:

  • Imprese che svolgono attività industriale per la produzione di beni o servizi;
  • Imprese di trasporto;
  • Imprese agroindustriali che svolgono prevalentemente attività industriale;
  • Imprese artigiane di produzione di beni;
  • Centri di ricerca con personalità giuridica;
  • Organismi di ricerca, limitatamente ai progetti congiunti.

I progetti congiunti devono essere “realizzati mediante il ricorso allo strumento del contratto di rete o altre forme contrattuali di collaborazione, come ad esempio il consorzio e l’accordo di partenariato”. Questi strumenti devono “configurare una collaborazione effettiva, stabile e coerente rispetto all’articolazione delle attività, espressamente finalizzata alla realizzazione del progetto proposto”.

Il contratto deve prevedere:
suddivisione di competenze, costi e spese a carico di ciascun partecipante;
definizione degli aspetti relativi a proprietà, utilizzo e diffusione dei risultati del progetto;
individuazione del soggetto capofila, con mandato di rappresentanza per i rapporti con il Ministero;
clausola con cui le parti, nei casi di recesso o esclusione di uno dei partecipanti o di risoluzione contrattuale, si impegnano alla completa realizzazione del progetto, con ripartizione di attività e costi tra gli altri soggetti e ricorrendo, se necessario, a servizi di consulenza.

Inoltre, le imprese devono avere sede stabile in Italia, e di conseguenza essere iscritte nel Registro delle Imprese, senza procedure concorsuali in atto e trovarsi in regime di contabilità ordinaria. Inoltre, non si deve trattare di imprese che hanno prima ricevuto e poi non rimborsato o depositato in un conto bloccato gli aiuti individuati quali illegali o incompatibili dalla Commissione europea, in regola con la restituzione di somme dovute in relazione a provvedimenti di revoca di agevolazioni concesse dal Ministero, non trovarsi in condizioni tali da risultare impresa in difficoltà così come individuata nel Regolamento GBER.

I progetti, per essere ammessi, devono riguardare attività di “ricerca industriale e di sviluppo sperimentale” finalizzate alla realizzazione di nuovi prodotti, processi o servizi oppure al notevole miglioramento di prodotti, processi o servizi esistenti tramite lo sviluppo di una serie di tecnologie quali: ICT, nanotecnologie, materiali avanzati, biotecnologie, fabbricazione e trasformazione avanzate, tecnologie spaziali, tecnologie volte a realizzare gli obiettivi sociali di Horizon 2020.

Per quanto riguarda la durata del progetto, deve essere compresa tra i 18 e i 36 mesi ed un’eventuale proroga deve essere concessa al ministero, purchè la richiesta sia motivata. Deve essere avviato dopo aver fatto domanda di agevolazione e comunque entro tre mesi dalla concessione delle stesse.
La data di avvio del progetto corrisponde a quella della prima spesa ammissibile oppure a quella dell’inizio dell’attività del personale e deve essere obbligatoriamente comunicata al soggetto gestore entro 30 giorni.

Il costo, invece, deve essere compreso tra 800mila e 3 milioni di euro mentre le spese ammissibili sono quelle destinate a dipendenti collaboratori, ma non personale amministrativo-contabile, ma anche quelle spese per strumenti ed attrezzature di nuova fabbricazione, ma limitatamente al periodo del progetto. Ammissibili anche spese per servizi di consulenza e generalmente utilizzate per il progetto di ricerca.

Il finanziamento ha durata massima di 8 anni, oltre ad un successivo preammortamento di 3 anni. L’erogazione può avvenire al massimo in 5 rate, con l’ultima a saldo totale e pari almeno al 10%.

A seconda della dimensione delle imprese, cambia la percentuale delle spese agevolate:

  • 70% delle spese per le piccole imprese,
  • 60% per le medie imprese,
  • 50% per le grandi imprese,
  • 25% per gli organismi di ricerca.

Vera MORETTI

Premio UE alle donne innovatrici

E’ stata inaugurata la seconda edizione del Premio Ue dedicato alle donne innovatrici, promosso dalla Commissione europea, che vuole riconoscere il pesante contributo che le donne ricercatrici apportano in termini di imprenditorialità ed innovazione, ma anche incoraggiare le donne a sfruttare al meglio le opportunità commerciali per mettere in maggiore risalto i loro progetti di ricerca.

Il Premio è stato pensato per il riconoscimento di progetti già realizzati da donne ricercatrici che operano in uno Stato membro dell’UE o Paese associato del programma quadro di ricerca (VII PQ-RST), che sono fondatrici o co-fondatrici di una società esistente ed attiva, registrata prima del 1 gennaio 2011, e il cui fatturato annuo sia stato almeno 100.000 euro nel 2011 o nel 2012.

E’ prevista l’assegnazione di tre premi, da attribuire ad altrettanti progetti che hanno ottenuto notevoli risultati:

  • Primo premio: 100.000 euro
  • Secondo premio: 50.000 euro
  • Terzo premio: 25.000 euro

Le candidature possono essere presentate on-line fino al 15 ottobre 2013 accedendo alla pagina dedicata sul portale della Commissione europea.

Vera MORETTI