Pubblicato il Manifesto delle giovani classi dirigenti

E’ stato redatto il Manifesto delle giovani classi dirigenti, a cura dei rappresentanti dei Giovani Dirigenti Pubblici (Agdp), dei Giovani Manager privati (Federmanager), delle associazioni Concreta-Mente, Numeri Primi, Allievi Sspa e La Scossa, che verrà presentato alle istituzioni e a rappresentanti del governo.

Tra le altre cose, vi si legge: “L’Italia necessita di un profondo ricambio generazionale e culturale delle classi dirigenti. Tutti gli studi in materia evidenziano che l’età media della nostra classe dirigente è generalmente superiore ai 60 anni, a differenza di quanto avviene nelle realtà socio-economiche oggi più dinamiche come Stati Uniti, Gran Bretagna e paesi Brics. Se vogliamo che l’Italia recuperi il proprio ruolo sul piano della competizione internazionale, occorre creare e aggregare nuove idee e nuove leadership tanto nelle attività economico-imprenditoriali, quanto in quelle politico-amministrative. Abbiamo elaborato proposte per la riforma della P.a., per un nuovo mercato del lavoro e un nuovo modello di welfare, per la modernizzazione del sistema scolastico e universitario e la promozione della ricerca, nonché per la ripresa delle attività economiche, tutte condizioni essenziali per il rilancio complessivo del Paese“.

Le proposte contenute nel Manifesto sono state già presentate ai leader politici, i quali si sono trovati d’accordo con la necessità di un ricambio generazionale della classe dirigente, considerando che il Paese, per essere competitivo, deve ripartire da innovazione e modernizzazione, delle quali i giovani possono essere i primi garanti.

Tra le priorità, viene indicata anche una efficace legislazione antitrust, ma anche il completamento della digitalizzazione del Paese, con un radicale cambiamento dei rapporti tra cittadini e Pubblica Amministrazione.
L’accento viene poi posto sull’occupazione femminile. A questo proposito, viene ricordato che: “se il tasso di occupazione delle donne diventasse in Italia eguale al tasso di occupazione maschile, ciò produrrebbe un aumento del Pil del 18%, cioè di quasi 300 miliardi”.

Le proposte avanzate sono anche frutto dei suggerimenti ricevuti su questi temi rispetto a una prima versione del documento sottoposta a consultazione pubblica sul sito Sistemapaese.it.
E’ possibile leggere il Manifesto delle giovani classi dirigenti sui siti delle varie associazioni aderenti.

Vera MORETTI

Bando per le startup innovative milanesi

Per favorire l’innovazione digitale delle startup milanesi, appartenenti a tutti i settori produttivi, attraverso la concessione di incentivi economici, è stato istituito il bando “Fare Impresa Digitale”, promosso dalla Camera di Commercio e dal Comune di Milano in collaborazione con gli Osservatori della School of Management del Politecnico di Milano e PoliHub, l’incubatore del Politecnico di Milano.

Il bando si rivolge alle imprese che hanno sede legale nella provincia di Milano ed ha come aree tematiche di riferimento:

  • Internet of Things
  • Mobile Payment
  • e-Commerce

Startup e imprese potranno beneficiare di contributi a fondo perduto fino a 30mila euro e fino al 50% dell’investimento.

Le domande per accedere al bando possono essere presentate fino al 20 Settembre 2013.

Vera MORETTI

Bando per le reti d’impresa in Abruzzo

Ancora una volta è stato pubblicato un bando a favore delle reti di imprese, in particolare rivolto a progetti di innovazione e di internazionalizzazione.
Il bando, pubblicato dalla Regione Abruzzo, è rivolto alle pmi che siano riunite in contratti di rete appartenenti a tutti i settori economici.

Le agevolazioni previste riguardano due tipi di intervento molto distinti, ovvero Progetti di innovazione di processo, di prodotto e organizzativa, e Progetti di internazionalizzazione promozionale e organizzativa.
In entrambe le categorie, i progetti finanziati riguarderanno investimenti non inferiori a 200mila euro e comunque non superiori a 400mila euro, per ciascun contratto di rete.

Ad essere finanziate saranno le spese sostenute, con una copertura massima del 50% e non superiori al tetto massimo previsto dal bando, pari 200mila euro per singolo progetto.

Le domande possono essere presentate entro il 31 luglio 2013.

Vera MORETTI

Le imprese italiane sono sempre più innovative

Le imprese italiane credono nell’innovazione ed investono in essa.

Un’indagine sull’innovazione nelle imprese eseguita dall’Istat attesta che nel triennio 2008-2010 il 31,5% delle imprese italiane con almeno 10 addetti ha introdotto sul mercato o nel proprio processo produttivo almeno un’innovazione.
La spesa totale che le imprese hanno dedicato all’innovazione, in tutto il 2010, parla di 28 miliari di euro, ovvero una spesa media per addetto di 7.700 euro.

Se si esamina la situazione nel dettaglio, ad esempio considerando i singoli settori, al primo posto si colloca l’industria con 9.400 euro per addetto, seguita dai servizi con 5.800 euro per addetto e dalle costruzioni con 4.300 euro per addetto.

L’industria si conferma come il settore più innovativo in tutto il triennio preso in considerazione, con il 43,1% di imprese innovatrici, contro il 24,5% dei servizi e il 15,9% delle costruzioni.

Appare inoltre ovvio come la propensione all’innovazione interessi maggiormente le grandi imprese, e in particolare il 64,1% delle imprese con più di 250 addetti, mentre la percentuale scende a 47,1 se si tratta di imprese con 50-249 addetti e a 29,1% per quelle con 10-49 addetti.

L’innovazione riguarda nel 48,1% dei casi sia i prodotti sia i processi produttivi, mentre il 27,2% ha scelto di investire unicamente in nuovi prodotti e il restante 24,7% ha adottato soltanto nuovi processi di produzione.

Quando le aziende decidono di non rinnovarsi, spesso la causa è dovuta a fattori di natura economico-finanziaria, sia che si tratti di costi troppo elevati, sia che, invece, il problema sia una mancanza di risorse finanziarie.

Vera MORETTI

Mercato dell’Ict in calo, la parola d’ordine è innovazione

 

Il mercato italiano dell’Ict ha segnato un calo nelle vendite significativo nel 2011: per quanto riguarda le sue componenti tradizionali (hardware, software e servizi) la contrazione è stata del 3,6% rispetto al 2010, mentre sul versate It si è passati dal – 1,4% di fine 2010 al -4,1% (Tlc da – 3,0% a -3,4%) del 2011. Nel dettaglio sono stati venduti 4.559 milioni di euro di hardware (- 9%), su cui ha pesato il calo nelle vendite di PC (6.370.000, -16,2%), non compensato dal boom dei tablet (858.000 pezzi, +100,2%), mentre il software ha dato prova di maggior tenuta (4.226 milioni di euro, 1%).

I dati sono il frutto del 43mo Rapporto Assinform relativo alle performance del settore Ict nel 2011: “a fronte di un aumento medio mondiale della domanda di Ict di + 4,4%, questi risultati mettono in luce in modo drammatico le difficoltà di ripresa della nostra economia, che fa ancora troppa, estrema, fatica ad agganciarsi all’innovazione digitale come motore della crescita” ha sottolineato Paolo Angelucci, presidente di Assinform.

I trend mondiali parlano chiaro: nel resto del mondo l’informatica è salita del 2,4% e le Tlc del 5,7% nel 2011; il mercato trainante resta quello degli Usa con l’It a +3,1% (+ 5,1 nel 2010) e la Germania con + 2,3% (+ 2,6% nel 2010). Fanalino di coda in Europa la Spagna con – 5,3%. E’ importante sottolineare però che, a differenza dell’Italia, il rapporto Spesa It/Pil nel 2011 nei Paesi sopracitati è stato molto più elevato (Usa 4,2%, Francia 3,4%, Germania e Uk 3,3%), mentre l’Italia, come la Spagna, si è fermato all’1,8%. La forbice tra innovazione e Italia si va allargando, diventando sempre più ampia.

Veniamo al 2012: nel primo trimestre il mercato delle telecomunicazioni ha totalizzato 9.960 milioni di euro, con un calo del 3,1% rispetto al 2011, mentre quello dell’IT è arrivato a quota 4.085 milioni di euro, segnando una contrazione del 3,4%, per un mercato complessivo dell’ICT pari a 14.045 milioni, in calo del 3,2%. Le previsioni per il 2012 parlano di un business complessivo pari a 56.599 milioni (-2,5%) con la componente telecomunicazioni a 39.530 milioni (-2,1%) e la componente IT a 17.119 milioni (-3, 1%).

Se il calo sembra contrarsi, a ciò si aggiunge una buona notizia, almeno secondo Paolo Angelucci, presidente di Assinform: “al calo della domanda Ict tradizionale, si sta contrapponendo l’emersione di un nuovo perimetro del mercato digitale, che tende ad ampliarsi in virtù della crescita delle componenti più innovative, legate alla penetrazione del web, allo sviluppo del cloud, all’Internet delle cose, all’uso di tablet, e-reader e smartphone”. Si tratta di un settore che è il frutto della convergenza fra tecnologie informatiche e di telecomunicazione, e che nel solo 2011 è stato di 69.313 milioni di euro, con un trend negativo più attenuato, dell’ordine di – 2,2 % rispetto al 2010.

Un nuovo trend in grado di compensare le perdite subite dal mercato tradizionale dell’Ict? Sembra proprio di si: “se il 2012 vedrà, secondo le nostre previsioni, un trend delle componenti tradizionali dell’Ict ancora in discesa, anche se con velocità attenuata, dell’ordine di – 2,5% , con le Tlc a -3,1% e l’It a -2,1%, prevediamo una crescita delle componenti innovative di +6,7% continua Angelucci.

Puntare su ricerca, sviluppo e innovazione sembra l’unica soluzione per salvare il mercato: rifocalizzarsi sugli asset innovativi e rimodellarsi in maniera efficiente su quelli tradizionali; crescere dimensionalmente sfruttando tutti gli strumenti a disposizione, innanzitutto capitale di rischio e reti d’imprese, investire massicciamente in Ricerca e Sviluppo. E a proposito di Agenda Digitale e Riforme dello Stato Angelucci sottolinea come sia necessario agire su latri 5 fronti:

  • risolvere il credit crunch: per le imprese It è fondamentale, perché essendo labour intensive sono particolarmente esposte alle problematiche finanziarie
  • riforma del lavoro: non deve essere piu “tossica” dell’attuale dell’art.18 bloccando la capacità di affrontare le sfide che pone il Global Digital Market
  • appalti: è indispensabile rivisitare la materia per l’It, eliminando le gare al massimo ribasso e rispettando i tempi di pagamento
  • riformare l’in-house per eliminare distorsioni di mercato e rivitalizzare la concorrenza nell’informatica pubblica
  • introduzione del Chapter 11 italiano per permettere la ristrutturazione delle imprese

L’Italia vive ancora in una dimensione di arretratezza dal punto di vista dell’utilizzo delle tecnologie informatiche, e questo colpisce anche le piccole e medie aziende che molto spesso puntano troppo poco a innovazione e imprese digitali. Per fare qualche esempio, nel nostro Paese le imprese italiane che acquistano on-line sono meno del 20%, contro la media europea del 30%, e ancora, è bassissimo il numero delle aziende che vendono on-line, raggiungendo valori del 2%, contro il 12-13% europeo. Colpa degli acquirenti? La popolazione italiana che usa spesso Internet non supera il 54%, mentre in Europa va oltre 71%), e fra questi, la popolazione che acquista on-line è meno del 15% (Europa 40%), senza dimenticare che le famiglie italiane con accesso alla banda larga sono poco più del 53%.

Parole d’ordine: investire e innovare. Magari dandosi appuntamento al Salone Smau 2012, in programma dal 17 al 19 ottobre a FieraMilanoCity, per fare il punto all’information e communication technology.

VIENI A SMAU 2012: INFOIVA TI REGALA L’INGRESSO

Alessia CASIRAGHI

In Veneto si finanzia l’innovazione

E’ in arrivo un bando nella Regione Veneto che prevede finanziamenti a favore dell’innovazione e che avverranno secondo due diverse misure:

  • Misura I “Contributi alle imprese per il ricorso a strutture qualificate di ricerca”
  • Misura II “Contributi per l’inserimento nelle imprese di personale qualificato di ricerca”

La Misura I implica che le imprese, affidandosi a strutture qualificate di ricerca, ricevano un finanziamento che riguarda ricerca industriale, sviluppo sperimentale oppure ricerca industriale e sviluppo sperimentale, combinati tra loro.

Per essere finanziabile, la commessa deve essere realizzata presso la sede della struttura qualificata di ricerca o presso una sede operativa del soggetto beneficiario o, in caso di RTI, in quella di un componente. Inoltre deve avere un impatto diretto sull’attività svolta in almeno una sede operativa localizzata nel Veneto del soggetto beneficiario. In caso di RTI, ciò è richiesto per ciascun componente.

La domanda può essere presentata da piccole e medie imprese, singole o associate in raggruppamenti temporanei d’impresa (RTI), i quali devono costituirsi esclusivamente per la realizzazione dell’intervento.

Il soggetto beneficiario e, in caso di RTI, ciascun componente, deve possedere alcuni requisiti fondamentali, ovvero:

  • essere regolarmente costituito, iscritto nel registro delle imprese e attivo presso la CCIAA competente per territorio;
  • essere produttore di beni e di servizi;
  • operare in alcuni macrosettori, quali: attività manifatturiere; fornitura di acqua; reti fognarie, attività di gestione dei rifiuti e risanamento, limitatamente alle attività di raccolta, trattamento e smaltimento dei rifiuti; recupero dei materiali oppure attività di risanamento e altri servizi di gestione dei rifiuti; costruzioni; servizi d’informazione e comunicazione;
  • avere una sede operativa localizzata nel Veneto e dotata di strumenti e attrezzature, personale dedicato, utenza telefonica e informatica.

La percentuale che verrà finanziata è pari al 30 % del costo totale agevolabile per le medie imprese, al 40 % del costo totale agevolabile per le piccole imprese e al 20 % del costo totale agevolabile per le grandi imprese (solo se componenti di un RTI).

Sono previste, tra loro cumulabili, le seguenti maggiorazioni all’intensità di aiuto:

  • 15% qualora la domanda sia presentata da un RTI ove siano soddisfatte le seguenti condizioni: ci sia una collaborazione effettiva (ove ciascuna impresa sostenga quota parte dei costi) tra almeno due imprese indipendenti l’una dall’altra, di cui perlomeno una avente i requisiti di PMI; nessuna impresa sostenga più del 70% dei costi;
  • 3% qualora il progetto riguardi una delle seguenti aree trasversali: Nanotecnologie; Biotecnologie;
  • 2% qualora il progetto riguardi una delle seguenti aree tematiche di intervento: Area chimica per l’industria, nuovi materiali e materiali avanzati; Area meccanica avanzata, robotica e meccatronica; Area ICT (tecnologie dell’informazione e della comunicazione); Area tecnologie per la gestione e la produzione sostenibile.

La Misura II riguarda invece l’acquisizione, nelle imprese, di personale qualificato di ricerca che può essere assunto direttamente dall’impresa o messo a disposizione da una struttura qualificata di ricerca senza sostituire altro personale già impiegato dal soggetto beneficiario.

Il finanziamento è attuabile se l’attitività del personale qualificato di ricerca si svolge prevalentemente presso una sede operativa del soggetto beneficiario localizzata nel Veneto e riferita ad almeno un’idea progettuale del soggetto beneficiario relativa a ricerca, sviluppo e innovazione.

Non deve, invece, riguardare l’attività produttiva ordinaria, commerciale o amministrativa dei soci del soggetto beneficiario né quest’ultimo deve aver intrapreso precedenti collaborazioni con lo stesso nei 6 mesi antecedenti il contratto/convenzione con la struttura qualificata di ricerca.

Anche in questo caso, possono presentare la domanda le piccole, medie e grandi imprese in possesso degli stessi requisiti che riguardavano la Misura I.

Sono finanziabili i costi che riguardano, in caso di assunzione diretta, il costo lordo contrattuale, comprensivo degli oneri previdenziali e sociali, sostenuto dal soggetto beneficiario; nel caso di messa a disposizione da parte della struttura qualificata di ricerca, i costi sostenuti dal soggetto beneficiario di cui alla convenzione sottoscritta tra quest’ultimo e la struttura qualificata di ricerca.
Il costo totale deve essere sia pari almeno a 20.000 euro, fino alla concorrenza di 40.000 euro.

Anche in questo caso è prevista un’intensità d’aiuto che sarà dell’80% del costo totale agevolabile per le piccole e medie imprese e del 50 % del costo totale agevolabile per le grandi imprese.

La richiesta va inviata in due fasi, ovvero per via telematica, registrandosi alla Piattaforma GIF e seguire le indicazioni del sito Venetoinnovazione.it e compilare la modulistica online secondo la procedura informatizzata raggiungibile dall’indirizzo Gifweb.venetoinnovazione.it/gifweb, e in un secondo momento inviare tutta la documentazione a mezzo raccomandata A/R entro i successivi 6 giorni a:

Regione del Veneto
Unità di Progetto Ricerca e Innovazione
Santa Lucia, Cannaregio 23
30121 Venezia

Vera MORETTI

Accordo pro innovazione fra Cnr, Poste e Banca Mezzogiorno

Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), Poste italiane e Banca del Mezzogiorno/Mediocredito centrale hanno sottoscritto venerdì scorso un accordo per ”semplificare e velocizzare i processi di ricerca e innovazione”, con l’obiettivo di integrare e mettere a disposizione del Paese asset scientifici, tecnologici e finanziari che favoriscano lo sviluppo del tessuto imprenditoriale, in particolare nel Mezzogiorno.

Tra le finalità dell’accordo quadro, firmato a Roma dall’ad di Poste italiane, Massimo Sarmi, dal presidente del Cnr, Luigi Nicolais, e dall’ad di BdM-Mcc, Pietro D’Anzi: la valorizzazione dei risultati dei progetti di ricerca, anche attraverso l’attivazione di finanziamenti specifici; la diffusione di strumenti finanziari di supporto alle imprese; la promozione di eventi e strumenti funzionali a rafforzare il trasferimento tecnologico soprattutto verso le Pmi; il sostegno alle Pubbliche amministrazioni nelle fasi di valutazione dell’efficacia degli interventi.

”Con questo protocollo sperimenteremo una funzionale sinergia pubblico-privato capace di incidere sulle leve della valorizzazione dei risultati della ricerca”, dichiara il presidente del Cnr Nicolais. Un accordo che ”permetterà di valorizzare gli investimenti realizzati”, spiega Sarmi. Si tratta di ”uno strumento importante per poter sfruttare al meglio, in tempi brevi, le ingenti risorse comunitarie disponibili”, conclude l’ad di Poste.

Estate Green: contributi alle Pmi ecosostenibili

Un’iniziativa green che arriva dall’Europa. La Camera per la Cooperazione di Venezia, in collaborazione con la Commissione Europea, mette a disposizione un finanziamento comunitario destinato alle piccole e medie imprese italiane che abbiano sviluppato un prodotto, un processo o un servizio ecologico innovativo, e che stentano a trovare collocazione sul mercato.

I fondi stanziati ammontano a 34.830.000 euro e si inseriscono nell’ambito del Programma per l’Innovazione e l’Imprenditorialità cha ha come obiettivo il sostegno dell’innovazione e della competitività delle piccole e medie imprese impegnate nel settore della green economy.

Possono fare richiesta del finanziamento tutte le piccole e medie imprese che operano nel settore del riciclo dei materiali, costruzioni ed edilizia sostenibile, industria dei prodotti alimentari e bevande, acqua, imprese verdi.

Per accedere al finanziamento occorrerà dimostrare che il progetto sviluppa dall’impresa rispetti le seguenti finalità:

  • promuovere l’adozione di approcci nuovi ed integrati all’eco-innovazione in settori rispettosi dell’ambiente
  • incoraggiare l’adozione di soluzioni ambientali che includano prodotti, procedure, tecnologie e servizi con alto valore aggiunto
  • aumentare le capacità di innovazione delle piccole e medie imprese

La domanda di richiesta del finanziamento dovrà essere inviata entro e non oltre il 6 settembre 2012 direttamente all‘Unione Europea.

Per maggiori informazioni sul bando è possibile contattare Il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Direzione Generale Sviluppo Sostenibile, Clima ed Energia, “National Contact Point” (NCP) sezione Eco Innovazione.

Idee innovative in mostra a Bologna

Le idee più innovative e le aziende a caccia di cervelli hanno trovato un punto di incontro alla Borsa della Ricerca, un evento che fino a venerdì fa di Bologna, e più precisamente di Palazzo Re Enzo, la capitale dell’innovazione e della ricerca.

L’appuntamento, giunto alla sua terza edizione, consente a ricercatori provenienti da tutta Italia di incontrare 60 aziende a caccia di cervelli e di idee. I dati parlano di numeri importanti: 500 progetti innovativi nati nelle migliori università nazionali e internazionali e 800 incontri one to one durante i quali i giovani ricercatori avranno l’opportunità di presentare le proprie proposte ai responsabili delle aziende.

C’è chi promette lunga vita agli alimenti grazie ad un nuovo tipo di imballo che mantiene intatte le proprietà organolettiche dei prodotti, chi propone un metodo per individuare le taglie dei vestiti senza bisogno del camerino, chi propone algoritmi che consentono di risparmiare energia e acqua nella produzione industriale e chi presenta guide multimediali che permettono l’accessibilità ai contenuti culturali, anche in presenza di deficit sensoriali o disturbi del linguaggio: idee e settori sono i più svariati e hanno attirato l’attenzione di nomi di primo piano nel panorama industriale, come Alenia, Electrolux, Elica, Enel Green Power, Amadori, Beghelli, Datalogic, Dallara, Lamborghini e TetraPak.

L’evento è ideato e organizzato da Emblema (società specializzata nel creare iniziative in ambito di placamento e ricerca), Fondazione Crui, Camera di Commercio di Bologna e Dassault Systems.

Francesca SCARABELLI 

Ferrara: 30 imprese crescono in rete

Sono 7 i contratti di rete iscritti, ad oggi, nel Registro delle imprese di Ferrara, che coinvolgono oltre 30 imprese della provincia. L’ultimo, in ordine di tempo, quello sottoscritto stamattina (27 aprile) in Camera di Commercio fra le società “Tubi Costruzioni Srl”, “Echosid Ingegneria e Impianti Srl” e “Delta Engineering Services Srl”.

L’accordo, che si pone l’obiettivo di trasferire ricerca ed innovazione nei settori, in particolare, delle energie rinnovabili e degli scarichi industriali, è stato raggiunto grazie all’impegno e ad uno strutturato percorso di accompagnamento messo a punto da Unioncamere Emilia-Romagna in collaborazione con Universitas Mercatorum, che ha visto la forte e convinta adesione delle imprese e delle associazioni territoriali di categoria. “Abbiamo creduto fortemente e sostenuto fin dal principio il contratto di rete per le reali potenzialità dello strumento – ha dichiarato Carlo Alberto Roncarati, presidente di Unioncamere Emilia-Romagna e della Camera di Commercio di Ferrara – e il raggiungimento del settimo contratto di rete è il segnale che le imprese vogliono reagire e che davvero è possibile restituire vitalità al nostro sistema economico. E’ necessario – ha concluso Roncarati – non fermarsi adesso ma considerare questo importante traguardo come un nuovo punto di partenza, affinché si possa continuare a lavorare insieme per rendere sempre più il contratto di rete strumento a misura di impresa, intervenendo nella semplificazione delle procedure e degli aspetti tributari, facilitando l’inclusione di imprese estere nelle reti e agevolando la partecipazione alle gare pubbliche come previsto dallo Statuto delle imprese”.

Il contratto di rete in pillole introdotto dalla legge n. 33/2009, ha subito, nei mesi, numerose modifiche. Con il contratto di rete due o più imprese si obbligano ad esercitare in comune una o più attività economiche rientranti nei rispettivi oggetti sociali allo scopo di accrescere la reciproca capacità innovativa e la competitività sul mercato. Il contratto è redatto per atto pubblico o per scrittura privata autenticata, e deve indicare:

– l’indicazione degli obiettivi strategici e delle attività comuni poste a base della rete che dimostrino il miglioramento della capacità innovativa e della competitività sul mercato;
–  la durata del contratto le modalità di adesione di altre imprese e le relative ipotesi di recesso;
– l’individuazione di un programma di rete, che contenga l’enunciazione dei diritti e degli obblighi assunti da ciascuna impresa partecipante e le modalità di realizzazione dello scopo comune.

La legge prevede, infine, a favore delle reti di impresa vantaggi fiscali, amministrativi e finanziari, nonché la possibilità di stipulare convenzioni con l’A.B.I. (Associazione Bancaria italiana) per un miglior accesso al credito. 

Fonte: camcom.gov.it