Agricoltura: Cosa sono i PSR Programmi di Sviluppo Rurale e come accedere ai fondi?

Abbiamo spesso sentito parlare di PSR ( Programmi di Sviluppo Rurale) ma cosa sono e come funzionano? Le aziende agricole possono contribuire alla realizzazione e accedere ai finanziamenti previsti?

Cosa sono i Programmi di Sviluppo Rurale?

Il Programma di Sviluppo Rurale è uno strumento di programmazione comunitaria basato sul Fondo Europeo Agricolo di Sviluppo Rurale FEASR e sviluppato anche attraverso altri fondi tra cui i fondi SIE (Fondi Strutturali e di Investimento Europei). I primi (FEASR) hanno l’obiettivo di correggere gli squilibri tra le varie regioni dell’Unione Europea e vengono distribuiti tramite “inviti” a presentare proposte.

Il nucleo centrale del PSR sono quindi i finanziamenti dirottati fino alle aziende che lavorano nel settore dell’agricoltura.

La prima cosa da dire è che il PSR rappresenta il secondo pilastro della PAC (Politica Agricola Comune) e integra il sistema dei pagamenti diretti in agricoltura, proprio per questo è di vitale importanza per tutte le aziende agricole che vogliono contribuire alla promozione del territorio.

Pilastri dei PSR

I programmi di Sviluppo Rurale si basano su:

  • promozione del trasferimento di conoscenze e innovazione nel settore agricolo, forestale e nelle zone rurali;
  • potenziamento della redditività delle aziende agricole attraverso tecnologie innovative e gestione sostenibile delle foreste;
  • promozione di una migliore organizzazione della filiera alimentare attraverso trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli;
  • benessere degli animali e gestione del rischio;
  • tutela e valorizzazione degli ecosistemi;
  • uso efficiente delle risorse attraverso basse emissioni di carbonio e tutela del clima nel sistema agro-alimentare e forestale;
  • inclusione sociale;
  • riduzione della povertà;
  • sviluppo economico delle zone rurali.

Una volta stabilite le priorità attraverso i Programmi di Sviluppo Rurale sono gli Stati e le Regioni a doversi adoperare per l’elaborazione di programmi specifici che possano portare alla realizzazione degli obiettivi.

Attuazione dei Programmi di Sviluppo Rurale

L’attuazione del programma è affidata all’Autorità di Gestione del Programma (AG) che viene nominata negli Stati e nelle Regioni e ha il compito di definire il contenuto della PSR anche con la collaborazione di autorità pubbliche, associazioni di volontariato e rappresentanti del settore privato, deve inoltre monitorare gli interventi al fine di valutare i risultati ottenuti.

Naturalmente all’interno dei PSR sono previsti anche dei finanziamenti ed è proprio qui chevanno a incidere notevolmente sulle aziende agricole che possono quindi trarne vantaggio. Per capire quali interventi potranno essere finanziati e necessario fare riferimento alla PAC (Politica Agricola Comune), la stessa è stata già presentata e deve essere approvata entro il 30 giugno 2022 e sarà il pilastro fondamentale per il settore agricolo per il quinquennio 2023-2027.

All’interno della PAC sono previsti aiuti per le aziende che opteranno per interventi ricadenti in tali settori denominati Eco-Schemi e individuati con codici:

  • benessere degli animali attraverso riduzione degli antibiotici. Eco 01;
  • inerbimento delle colture arboree, cioè un modo di coltivare a basso impatto ambientale che prevede la riduzione dell’uso di pesticidi a fronte di una coltura erbacea in grado di proteggere dalle erbe infestanti e trattata attraverso semplici sfalci dell’erba, si usa soprattutto in viticoltura e olivocultura. (Eco 02);
  • salvaguardia degli ulivi, in particolare quelli ad elevato valore paesaggistico e storico. Eco 03;
  • sistemi foraggeri estensivi. Eco 04;
  • uso di impollinatori, si tratta di insetti in grado attraverso l’impollinazione di preservare la biodiversità, il tipico esempio sono le api. Eco 05.

Contributi ai giovani agricoltori nei PSR

La PAC, di cui i PSR rappresentano una parte fondamentale, prevede anche aiuti in favore dei giovani agricoltori in modo da favorire il ricambio generazionale. L’obiettivo è destinare ai giovani agricoltori in 5 anni 1.250 milioni di euro. Favorire le giovani generazioni vuol dire anche dare un importante valore aggiunto al settore dell’agricoltura, infatti i giovani sono più propensi a far spazio alle innovazioni e quindi ad aprire al strada al processo di rinnovazione dell’agricoltura. Questo a sua volta dovrebbe assicurare un aumento della redditività delle attività agricole e di conseguenza aumentarne l’attrattività. Ricordiamo che uno degli obiettivi della PAC è proprio quella di parificare la redditività dell’agricoltura a quella degli altri settori produttivi.

Piano di Transizione 4.0 per Ricerca e Sviluppo: come accedere ai fondi

La legge di bilancio 2022 rinnova fino a dicembre 2025 i crediti di imposta riconosciuti per l’acquisto di beni materiali e immateriali. Gli investimenti devono essere finalizzati a introdurre innovazioni, nuove tecnologie e per favorire la transizione delle aziende verso modelli più virtuosi anche dal punto di vista ecologico. Si tratta di varie tipologie di aiuto sotto forma di agevolazioni per l’accesso al credito e il riconoscimento di credito di imposta e che rientrano in quello che viene denominato Piano di Transizione 4.0.

Il Piano di Transizione 4.0

Il Piano di Transizione messo a punto dal Ministero per lo Sviluppo Economico sostituisce i precedenti piano Impresa 4.0 e piano Industry 4.0, ma in realtà ci sono poche innovazioni rispetto alle misure concrete messe a punto. La prima considerazione da fare riguarda gli importi, infatti questi per il 2022 risultano ridotti.

Per il 2022 sarà possibile recuperare sotto forma di credito di imposta per investimenti in beni materiali:

  • il 40% degli investimenti fino a 2,5 milioni di euro;
  • 20% per la fascia di investimenti in beni materiali di valore compreso tra 2,5 milioni di euro e 10 milioni di euro;
  • 10% nella fascia tra 10 milioni di euro e 20 milioni di euro.

Diverse sono le percentuali riconosciute per l’acquisto di beni immateriali. Per il 2022 e il 2023 l’aliquota di credito di imposta che si può ottenere è fissata al 20%, mentre per il 2024 è prevista una riduzione al 15% e per il 2025 una riduzione ulteriore al 10%.

Deve essere ricordato che gli acquisti vanno effettuati entro il mese di dicembre 2025, ma le consegne possono avvenire entro il mese di giugno del 2026.

Tra le misure che rientrano nel Piano Transizione 4.0 c’è anche la legge “Nuova Sabatini”, ma anche in questo caso è prevista una riduzione degli importi, infatti i fondi previsti sono 900 milioni di euro fino al 2027. La Nuova Sabatini prevede incentivi per l’acquisto di macchinari di nuova generazione, gli stessi sono rivolti a PMI.

Piano di Transizione 4.0: ricerca e sviluppo

Tra le misure previste per il Piano di Transizione 4.0 vi è anche un’importante svolta, infatti si possono ottenere agevolazioni e incentivi anche per la ricerca e lo sviluppo. L’obiettivo è sostenere la competitività delle aziende attraverso la ricerca, l’innovazione tecnologica e il design.

Qui la legge di bilancio 2022 prevede un sostanzioso aiuto e soprattutto dilazionato nel tempo. In particolare il Credito d’imposta per ricerca & sviluppo, innovazione e design viene rinnovato per 10 anni, fino al 2031. Le aliquote per il 2022 restano invariate rispetto al 2021 e sono:

  • 20% per ricerca e sviluppo di valore fino a 4 milioni di euro;
  • 10% per innovazione o design e ideazione estetica con costi fino 2 milioni
  • 15% per interventi volti alla transizione ecologica e con importo massimo fino a 2 milioni di euro.

Per gli anni successivi rispetto al 2022 abbiamo una riduzione, in particolare l’aliquota approvata è del:

  • 10% per ricerca e sviluppo, ma in questo caso con massimale fino a 10 milioni di euro;
  • 5% per innovazione, design ed estetica con massimale di 2 milioni di euro;
  • 10% per investimenti in ricerca per la transizione ecologica con massimale di 4 milioni di euro.

Il Ministero per lo Sviluppo Economico subordina la fruizione di questo aiuto al rispetto delle normative in materia di sicurezza sul luogo di lavoro e al corretto adempimento di tutti gli obblighi inerenti i contributi previdenziali e assistenziali nei confronti dei lavoratori. Tale aiuto è inoltre rivolto a tutte le imprese, senza limiti inerenti le dimensioni delle stesse. Non si fa quindi la distinzione tra PMI e Grandi Imprese e indipendentemente dal regime fiscale attuato. Sul sito è possibile trovare un’ampia trattazione della materia sicurezza e sugli obblighi inerenti il datore di lavoro e il lavoratore. Ad esempio:

Imprese: datore di lavoro deve convocare la riunione sulla sicurezza

La Sorveglianza Sanitaria Obbligatoria per la sicurezza sul luogo di lavoro

Spese comprese nel Piano di Transizione 4.0 per ricerca e sviluppo

Le spese che possono essere considerate relative a Ricerca e Sviluppo sono diverse. Precisa il Ministero per lo Sviluppo Economico che si può godere del credito di imposta per:

  • spese per il personale, in particolare si tratta di ricercatori e tecnici con rapporto di lavoro subordinato o autonomo impiegati in lavoro di ricerca e sviluppo;
  • quote di ammortamento e spese di locazione, spese relative a materiali mobili e software utilizzati per condurre progetti di ricerca e sviluppo;
  • spese per contratti di ricerca extra muros (ad esempio nel caso in cui la ricerca venga commissionata a laboratori indipendenti);
  • quote di ammortamento per l’acquisto di licenze, privative industriali relative a invenzioni industriali o biotecnologiche, semiconduttori, nuove varietà vegetali;
  • spese relative a consulenze (sempre nell’ambito della ricerca e dello sviluppo);
  • spese per materiali utilizzati nella ricerca.

Piano di Transizione 4.0 per design ed estetica

Si è detto che il piano di Transizione 4.0 avente ad oggetto ricerca e sviluppo può trattare anche di design ed estetica. Per sviluppo di design ed estetica si intende l’attività di ricerca volta ad innovare i prodotti dal punto di vista della forma, dell’aspetto, ad esempio colori, struttura, ornamenti) . Non ha ad oggetto aspetti funzionali dei prodotti. Anche in questo caso il credito di imposta può essere usato per spese relative a personale, contratti di ricerca extra muros, acquisto di materiali per la ricerca, consulenze e canoni di locazione.

Ricordiamo che quando si parla di credito di imposta vuol dire che chi investe ottiene un credito da utilizzare per ridurre gli importi delle imposte dovute. Per poter utilizzare il credito di imposta, l’Agenzia delle Entrate ha chiarito che è necessario utilizzare il modello F24 . Le aziende per poter accedere alle varie misure indicate devono naturalmente dimostrare le spese effettuate, inoltre devono fornire un relazione tecnica che indichi finalità, contenuti e risultati delle attività svolte.

Imprese innovative: la crescita maggiore è al Sud

Qualche anno fa probabilmente nessuno l’avrebbe immaginato, ma oggi le imprese innovative che guidano l’Italia registrano i loro maggiori numeri al Sud, e precisamente in Campania, Sicilia e Puglia.
Sono queste, insieme al Lazio, le quattro regioni che, secondo il focus condotto da Censis Confcooperative denominato “4.0 la scelta di chi già lavora nel futuro”, negli ultimi sei anni hanno registrato la maggior crescita di imprese innovative.

Solo dopo queste quattro ci sono Veneto, Toscana, Emilia Romagna e Lombardia.

A questo proposito, Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative, ha dichiarato: “La ricerca ci dice che alcune regioni del Mezzogiorno hanno tassi di crescita delle imprese digitali enormemente superiori alle classiche aziende che sono state sempre locomotive del sistema tradizionale. Vedere che in Campania, Sicilia e Puglia il numero di imprese digitali cresce più che in Lombardia, Veneto e Piemonte è qualcosa a cui non siamo preparati, ma si tratta evidentemente di un’opportunità positiva che aiuta a ricomporre anche un’equità e una coesione all’interno del paese”.

Tra le imprese digitali, ci sono quelle che riguardano la produzione di software, consulenza informatica, elaborazione dati, hosting, portali web, erogazione di servizi di accesso a Internet, nonché attività relative a telecomunicazioni e commercio al dettaglio attraverso la Rete.

La crescita di questo tipo di imprese ha subito un picco in particolare tra il 2011 e il 2016 in Campania (26,3%), in Sicilia (25,3%), Lazio (25,1%) e Puglia (24,2%).

Anche spostando il confronto dalle regioni alle macro aree il risultato non cambia, negli ultimi sei anni infatti, il Mezzogiorno resta quello con il più alto tasso di crescita di imprese digitali: +21,9%, seguito dal Centro con un incremento del 20,7%, mentre al Nord si osserva un’estensione della base produttiva del 14%.

Vera MORETTI

Milano capitale dell’innovazione tecnologica

La Lombardia è l’unica regione italiana ad essere presente nella top 20 delle regioni più innovative d’Europa, con Milano in pole position, che si conferma capitale dell’innovazione tecnologica.
Il capoluogo lombardo è primo, nella classifica nazionale, per la presenza di startup innovative (1.596, pari al 23,2% del totale italiano), brevetti (30%), Università (14) e Istituti del Consiglio nazionale delle ricerche (12), nonché per provvedimenti legislativi in ricerca e innovazione.

A questo proposito, è stato annunciata la prossima edizione di Technology Hub, l’evento professionale delle tecnologie innovative promosso da Senaf, che sdarà di scena al MiCo, presso fieramilanocity, dal 17 al 19 maggio 2018, con la speranza di poter bissare il successo dell’edizione di aprile 2017, che ha registrato la cifra record di 7.350 visitatori.

L’importanza di questo evento è molteplice: il 78% ritiene che si tratti di un appuntamento da non perdere per rimanere sempre aggiornati con la propria attività, mentre l’81,1% pensa che si tratti di un’occasione ghiotta per conoscere le novità e l’orientamento del mercato” (81,1%), e il 50,6% lo ritiene di importanza cruciale per fare formazione e aggiornamento tecnico(50,6%).

Emilio Bianchi, direttore di Senaf, ha dichiarato: “Nel 2018 Technology Hub tornerà con una nuova edizione a Milano. Un territorio vitale, che tra gli ultimi progetti ambiziosi vede ad esempio lo Human Technopole, hub tecnologico internazionale di ricerca scientifica, programmato nell’area ex Expo con 7 centri e 1.500 ricercatori da inserire entro il 2023. In questa straordinaria macchina che si è azionata, e che ha visto negli incentivi e nelle tecnologie abilitanti individuate dal Piano Industria 4.0 un acceleratore di crescita naturale delle imprese, noi ci inseriamo per raccogliere tutta l’espressione delle tecnologie innovative per il business. L’Italia sta accelerando il processo di innovazione, grazie alle nostre aziende di piccole e medie dimensioni, ma molto flessibili. Ecco perché è sempre più importante l’esigenza di momenti di confronto, che aiutino a comprendere le modalità di industrializzazione in corso e le nuove opportunità”.

Ovviamente, durante la terza edizione della manifestazione, avranno spazio tutti i principali trend tecnologici, a cominciare dalla stampa 3D, fino ai droni e la robotica, in un ambiente di integrazione e contaminazione delle competenze, attraverso l’esplorazione dell’utilizzo in molteplici ambiti di destinazione.

Vera MORETTI

A Pisa, il bando Premio innovazione per le pmi

E’ stato pubblicato il bando che riguarda la quattordicesima edizione del Premio Innovazione, come ogni anno proposto dalla Camera di Commercio di Pisa.

Si tratta di un premio particolarmente ambito, poiché prevede un importante riconoscimento che viene assegnato a due piccole e medie imprese pisane, una delle quali dovrà essere necessariamente una microimpresa.
Per partecipare, ed ambire al premio, occorre essersi particolarmente distinti, nell’ultimo biennio, per aver apportato alla propria struttura e organizzazione aziendale un cambiamento determinante per l’acquisizione o il mantenimento di una posizione di rilievo sul mercato, grazie ad interventi caratterizzati da un forte contenuto innovativo di prodotto, di processo o di business.

Valter Tamburini, presidente della Camera di Commercio di Pisa, ha presentato con entusiasmo l’iniziativa, che vuole, ogni volta, “stimolare la propensione ad interventi aziendali tecnologicamente innovativi e la cui riproposizione, in tutti questi anni, vuole anche dare evidenza alla convinzione che Pisa sia un luogo privilegiato dove l’idea innovativa può originare un’impresa di successo”.

Chi sarà proclamato vincitore riceverà in premio una pergamena e 15.000 euro, che verranno assegnati a seguito di una valutazione attenta da parte di un Comitato Tecnico di Valutazione.

Le domande possono essere presentate entro il 30 settembre 2017 secondo le modalità previste dal bando pubblicato consultabile e scaricabile sul sito internet della Camera di Commercio di Pisa e della Fondazione di partecipazione per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale ISI .

Vera MORETTI

Cinque milioni di euro per le startup sarde

La Giunta della Regione Sardegna ha deciso di stanziare ben 5 milioni di euro per startup e imprese innovative, supportandole e aiutandole concretamente a diventare davvero competitive sul mercato.

Un milione è destinato alle startup già nate, tre alle nuove imprese innovative e un milione al programma Entrepreneurship and Back, dedicato ai giovani che dopo un’esperienza imprenditoriale all’estero hanno deciso di tornare in Sardegna e realizzare la loro idea imprenditoriale.

Raffaele Paci, vicepresidente della Regione nonché assessore della Programmazione e del Bilancio, ha dichiarato in proposito: “La Giunta sostiene con tantissimi strumenti il processo di innovazione delle imprese, che considera prioritario e che non si applica solo ai settori ad alta tecnologia, ma anche all’edilizia, all’agricoltura, all’artigianato, al turismo, al sociale. Mettiamo a disposizione finanziamenti per le imprese e le accompagniamo in tutto il loro percorso sin dalla nascita dell’idea, appunto con il sostegno alle start up, ma anche con strumenti come il fablab, l’agenda digitale, il contamination lab. Non c’è sviluppo economico senza impresa, e noi lavoriamo ogni giorno per creare le condizioni migliori per fare impresa nel miglior modo”.

I fondi sono messi a disposizione con il meccanismo del bando a sportello, che garantisce procedure più rapide e snelle ma anche più efficienti.
Il milione messo a disposizione per le startup va ad aggiungersi ai 2,5 milioni già stanziati sull’Asse I e destinati alle start up del sociale: prevede un finanziamento fra 50 e 100mila euro per le startup che, in qualunque settore, si dimostrano innovative nel prodotto, nel processo produttivo o nell’orientamento rispetto al mercato.
Per questo bando è in corso la fase di valutazione delle domande e, una volta esauriti i fondi, potrà essere rifinanziato.

I tre milioni destinati alle nuove imprese innovative riguardano quelle che, superata la fase di startup, si trovano comunque agli inizi e necessitano di essere supportate e rafforzate per non soccombere nel confronto con le imprese più navigate e quindi arrivare sul mercato in modo convincente e consistente.

Per ogni domanda che sarà valutata positivamente è previsto un finanziamento fino al 70% sul totale dell’investimento, graduato in base al livello di innovatività proposto.
Il bando è pronto per essere pubblicato nei prossimi giorni.

La terza tranche è dedicata al programma Entrepreneurship and back e vede coinvolti studenti universitari o neolaureati che, dopo aver accresciuto le loro competenze attraverso percorsi formativi in centri di eccellenza, possono finalmente inserirsi in un contesto produttivo e mettere a frutto quanto appreso.
In questo caso, il milione stanziato dalla Giunta servirà a finanziare l’idea maturata all’estero ma da realizzare nella realtà regionale.

Vera MORETTI

Industria 4.0: in aumento le percentuali dei manager

Stefano Cuzzilla, presidente di Federmanager, intervenuto in occasione dell’incontro “Innovazione e crescita, il ruolo di manager nel progetto industria 4.0”, ha voluto sottolineare la situazione di quella che ormai è chiamata abitualmente industria 4.0, che è quella più al passo coi tempi ed innovativa: “Le risorse umane faranno camminare l’industria 4.0. L’impresa del Nord -ha spiegato- è diversa da quella del Sud, saranno dunque le persone a fare la differenza. Si deve avere il coraggio di far fare alle pmi il salto di qualità per l’industria 4.0. Certo, si perderanno dei posti di lavoro, ma se ne creeranno degli altri. Tutto è destinato a cambiare alla velocità della luce e noi manager stiamo facendo la differenza”.

Ovviamente, la crisi ha colpito duramente il settore, ma nel 2016, dopo un lungo periodo di caduta libera e cifre in negativo, il numero dei manager nel settore dell’industria ha ricominciato a crescere, dell’1%, ed è un gran risultato, perché è la prima volta che si assiste all’inversione del trend occupazionale per una categoria che, dal 2011 ad oggi, è stata fortemente penalizzata. Dal 2011 al 2016, infatti, è stato registrato un -6%, che, quindi, ora sembra davvero un brutto ricordo.
Occorre comunque far presente che l’incremento riguarda principalmente gli over 55, ma trattandosi di un dato positivo, va analizzato per quello che è e considerato una buona partenza che possa essere una spinta forte per tutta la categoria, indipendentemente dall’età.

Le basi, del resto, si stanno posando, facendo anche investimenti per formare e certificare innovation manager e tenendo ben presente l’importanza, anche come ago della bilancia, delle piccole e medie imprese.

Così ha concluso Cuzzilla: “Il cambiamento è la spina dorsale del Paese, un cambiamento che passa solo attraverso la categoria dei dirigenti. L’Italia è un Paese che deve puntare sulla ricerca, teniamo dunque alta la bandiera della categoria”.

Vera MORETTI

Innovazione, Internazionalizzazione e Finanza: indispensabili per le imprese

Un importante in contro, su quelli che sono i tre principali aspetti che determinano lo sviluppo delle imprese, si svolgerà a Firenze il 16 febbraio.
L’incontro fiorentino, che si terrà all’Auditorium di Italia Comfidi e che si intitola Innovazione, Internazionalizzazione e Finanza: scenari e prospettive per le Imprese, è organizzato in occasione della II edizione del corso di alta formazione per “Esperto in gestione e utilizzo dei fondi europei”, che partirà il prossimo 10 marzo.
Innovazione, Internazionalizzazione e Finanza saranno, dunque, gli argomenti sui quali si discuterà, al fine di incrementare lo sviluppo delle imprese italiane, che senza seguire questi tre capisaldi difficilmente potrebbero imporsi sul mercato.

Per poter dire la propria e spiccare, in un mondo sempre più spietato e competitivo, occorre essere innovativi, non solo dal punto di vista tecnologico, ma anche organizzativo. Se consideriamo, infatti, che le imprese tradizionali partono, in primis, dal concetto di territorialità, si rende necessaria l’unicità e la capacità di distinguersi, proponendo, ad esempio, progetti sperimentali.

Una componente capace di fare la differenza è la spinta verso i mercati esteri, che negli anni di crisi ha permesso alle imprese più intraprendenti di sopravvivere e di non affossarsi in un mercato interno fermo e stagnante.
A questo proposito, il Ministero degli Esteri in questi anni ha rafforzato la rappresentanza e il supporto del Sistema Paese passando dal Made in Italy a quello del Made by Italy.
Cavalcare l’onda della fama di cui godono i prodotti italiani, questo è il concetto chiave che non deve mancare, e che può determinare il successo di un’azienda , se manca, il suo affossamento.

Terzo fattore indispensabile è la Finanza, essenziale per far funzionare correttamente i primi due. L’innovazione impatta direttamente sul credito che si trova sempre più spesso a dover valutare modelli di business che trascendono dal sistema delle garanzie tradizionali.

Vera MORETTI

Innovazione e retail: a che punto siamo?

I più importanti retailer italiani sono consapevoli che per affrontare le nuove sfide è necessario un disegno complessivo di trasformazione. Tuttavia il 65% di loro è frenato dall’assenza di una chiara strategia di innovazione digitale verso temi come la digitalizzazione del consumatore e la complessità crescente dei processi, anche se 3 su 4 si dichiarano al lavoro per definirla.

L’assenza di una chiara strategia si traduce in un livello di investimento inadeguato: anche se registra una crescita interessante, passando dal 15% del totale degli investimenti annuali nel 2015 al 17% nel 2016, la spesa in digitale dei top retailer è ancora inferiore a un punto percentuale del fatturato.

Sono queste alcune delle evidenze emerse dall’Osservatorio Innovazione Digitale nel Retail, promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano e giunto alla sua terza edizione.

L’Osservatorio ha condotto una ricerca sui top retailer italiani (i primi 300 retailer per fatturato, presenti in Italia con negozi fisici) analizzandone la maturità digitale attraverso lo studio del livello attuale di adozione e dell’intenzione di adozione futura delle tre principali categorie di innovazione: nel back-end (processi di interazione retailer-fornitori o processi interni del retailer), nella customer experience in punto vendita e a supporto dell’omnicanalità.

Le innovazioni digitali nel back-end sono le più diffuse e consolidate tra i top retailer italiani: il 93% del campione ne ha adottata infatti almeno una. Gli investimenti nel 2016 sono stati maggiormente focalizzati su soluzioni di CRM (25% del campione), soluzioni a supporto della fatturazione elettronica e dematerializzazione (19%), sistemi ERP (18%), sistemi di business intelligence analytics (18%) e soluzioni per incrementare le performance di magazzino, come il voice picking (16%).

Per il 2017, oltre il 40% dei top retailer dichiara un potenziale interesse di investimento in altro tipo di innovazione come sistemi per il monitoraggio dei clienti in negozio (attraverso telecamere e sensori), sistemi di tracciamento dei prodotti lungo la supply chain (attraverso RFId) e soluzioni di intelligent transportation system.

L’80% del campione di top retailer ha sviluppato almeno una innovazione digitale nel front-end a supporto della customer experience in punto vendita. Le soluzioni su cui si sono concentrati maggiormente gli investimenti nel 2016 sono sistemi per l’accettazione di pagamenti innovativi (22%), sistemi per l’accettazione di couponing e loyalty (19%) chioschi, totem e touchpoint (15%), sistemi di cassa evoluti e Mobile POS (15%) e digital signage e vetrine intelligenti (13%).

Per quanto riguarda l’omnicanalità, infine, la quasi totalità dei retailer utilizza i canali digitali per supportare le fasi di pre-vendita o post-vendita, o per abilitare la vendita. Più precisamente, l’88% dei retailer (era l’80% nel 2015 e il 65% nel 2014) è presente sia online sia su mobile, mentre il 10% è presente solo online e l’1% solo su mobile.

Sull’online, il 35% del campione ha sviluppato un sito istituzionale per supportare il pre e post-vendita, mentre il 65% (era il 61% nel 2015) ha un sito di eCommerce per vendere online. Sul mobile, il 34% del campione ha un’iniziativa, App o Mobile site, per offrire funzionalità nel pre e post-vendita e il 55% (era il 42% nel 2015) ha un’iniziativa di Mobile Commerce.

All’interno del negozio, l’attenzione per il futuro è focalizzata su innovazioni volte a rendere il processo di acquisto più personale, ossia più rispondente alle esigenze del singolo cliente, e più esperienziale, ossia indirizzato a stupire – ha affermato Valentina Pontiggia, direttore dell’Osservatorio Innovazione Digitale nel Retail del Politecnico di Milano -. Oltre Il 55% dei retailer dichiara infatti di voler investire nel 2017 in sistemi di indoor positioning, digital signage e vetrine intelligenti, specchi e camerini smart, tecnologie basate sulla realtà aumentata e stampanti 3D. Il successo dell’eCommerce e l’aumento della competizione da parte delle Dot Com costringono poi a una riflessione più profonda sul ruolo futuro dello store in ottica omnicanale”.

Al via il roadshow di Intesa Sanpaolo e Piccola Industria Confindustria

Intesa Sanpaolo prova a far capire alle imprese che le banche non sono degli avversari ma degli alleati nella corsa al business e lo fa con un roadshow congiunto insieme a Piccola Industria Confindustria: “Puntiamo sulle imprese. Per una ripresa oltre le aspettative”.

Il roadshow, che rilancia la partnership pluriennale tra Intesa Sanpaolo e Piccola Industria Confindustria, punta a sensibilizzare le Pmi sulle opportunità che il panorama normativo offre in materia di innovazione.

Il roadshow di Piccola Industria Confindustria e Intesa Sanpaolo toccherà tutto il territorio nazionale per promuovere i contenuti della nuova policy a supporto dell’innovazione e far comprendere alle piccole e medie imprese italiane l’importanza di trasformarsi in Pmi innovative.

Il roadshow si aggancia alle novità introdotte dal cosiddetto Investment Compact, il quadro normativo sviluppato dal governo per realizzare una serie di iniziative a supporto delle Pmi innovative, prevedendo il loro riconoscimento in una sezione ad hoc del Registro delle Imprese ed estendendo loro alcune delle agevolazioni e semplificazioni previste per le startup innovative.

Ecco dunque che in alcune tappe del roadshow di Piccola Industria Confindustria e Intesa Sanpaolo saranno presenti anche il ministero dell’Economia e il ministero dello Sviluppo Economico, che illustreranno alle aziende le opportunità offerte dalla recente normativa in tema di innovazione.

Queste le prossime tappe del roadshow: Vicenza (8 ottobre), Ancona (12 ottobre), Forlì (19 ottobre), Bari (12 novembre), Ivrea (18 novembre).