Intesa Sanpaolo preferita da Credit Suisse

Credit Suisse ha effettuato un’indagine particolareggiata sulle banche italiane e ne è emerso, che, se da una parte i progressi sono molto lenti, dall’altra non sono stati registrati passi indietro.

Nel report, tra le altre cose, si auspica ad una flessione del 20-30% dei costi di finanziamento nel 2014-2016 ed anche un graduale calo degli accantonamenti su crediti.

Facendo i nomi degli istituti di credito del Belpaese, in cima al rating c’è ancora Intesa Sanpaolo, saldamente al comando grazie ai più forti ritorni e ad una maggiore flessibilità del capitale.

Sempre secondo Credit Suisse, Ubi Banca è considerata a buon mercato e rappresenta una valida alternativa nel lungo termine mentre Unicredit rimane neutral data l’incertezza nell’area dei paesi Cee compensata sia dalla ripresa italiana sia da una posizione di capitale della banca rafforzata.

Tra i fanalini di coda, ecco Monte dei Paschi di Siena, sebbene rimanga neutral in scia al ridotto rischio di ulteriori requisiti di capitale.

Vera MORETTI

Vola Intesa Sanpaolo, utili per 720 milioni

 

Alla faccia del bicarbonato di sodio… Intesa Sanpaolo, la prima banca italiana con 11.3 milioni di clienti, ha chiuso il primo semestre dell’anno con un utile netto balzato del 70,6% a 720 milioni di euro rispetto allo stesso periodo del 2013, nonostante gli elevati oneri finanziari con l’aliquota effettiva che ha raggiunto il 75%. «Intesa Sanpaolo è nelle migliori condizioni per essere tra le banche europee che usciranno vincenti dall’esercizio di asset quality review e stress test», recita una nota diffusa oggi dal gruppo nato dalla fusione per incorporazione di Sanpaolo IMI in Banca Intesa.

«Abbiamo avviato numerose iniziative del nostro piano d’impresa e iniziamo a cogliere i primi risultati concreti nelle diverse divisioni della Banca», ha commentato l’amministratore delegato Carlo Messina», assicurando anche che «il processo di semplificazione delle entità giuridiche del Gruppo procede secondo quanto previsto dal piano, in termini di razionalizzazione delle Società prodotto e di fusione delle banche a livello locale».

JM

Intesa Sanpaolo vola in Brasile

Intesa Sanpaolo sta per approdare in Brasile, e precisamente a San Paolo, con una propria banca per la clientela corporate.

E’ stata aperta una Subsidiary Bank il cui effetto sarà visibile solo nei prossimi mesi, dopo l’ottenimento della licenza di banca commerciale e banca di investimento, con l’autorizzazione ad operare in valuta locale e nel mercato dei cambi.

Si tratterà di un Banco Multiplo, secondo la definizione dell’autorità bancaria brasiliana, e svolgerà il ruolo di partner industriale a fianco delle imprese italiane e delle aziende brasiliane e internazionali attive nel Paese.

La nuova sede operativa farà parte della direzione internazionale della divisione corporate e investment banking e opererà in stretta sinergia con il network internazionale e le strutture italiane del gruppo.

Tra i settori industriali di particolare interesse, ci sono i comparti che maggiormente sono legati all’economia brasiliana, come le infrastrutture, l’oil and gas, l’energia, il settore agricolo.
La sede di San Paolo fornirà una piattaforma avanzata di prodotti e servizi mirati per supportare lo sviluppo commerciale e gli investimenti delle pmi.
In particolare, le imprese potranno avvalersi di una consulenza dedicata per il loro ingresso sul mercato brasiliano e per promuoverne le attività cross-border, come finanziamenti per l’export, assicurazione crediti ed export factoring e project finance internazionale.

Gaetano Miccichè, direttore generale e responsabile divisione corporate & investment banking di Intesa Sanpaolo, ha dichiarato: “Il Brasile costituisce un ulteriore tassello per la nostra crescita organica a livello internazionale. Si tratta di un percorso che riteniamo imprescindibile, che ci consentirà di accompagnare le imprese sui mercati globali: da un lato per cogliere le migliori occasioni per la crescita e l’internazionalizzazione del nostro tessuto industriale, dall’altro per mettere a disposizione dei clienti locali e internazionali esperienza, professionalità e network anche in Brasile“.

Vera MORETTI

Agli Emirati piacciono i gioielli Made in Italy

Che in Oriente il lusso, soprattutto se Made in Italy, abbia un forte appeal, è cosa risaputa, ma forse non tutti sanno che gli Emirati Arabi, quando devono fare acquisti di gioielli di alta gamma, non conoscono altre mete se non l’Italia.

Ciò è stato confermato dall’Ufficio Studi della Camera di Commercio di Milano, che ha reso noto come i Paesi del Golfo Persico nel 2013 hanno speso 1,2 miliardi in gioielli Made in Italy, pari a un quinto di tutte le vendite nazionali del settore fatte all’estero.

In occasione della conferenza internazionale sui Paesi del Golfo organizzata da Promos, l’azienda speciale della Camera di commercio, Ispi e Intesa Sanpaolo, è stato spiegato che per la Lombardia si tratta di un giro d’affari da 7 miliardi all’anno tra import e export.

Tra i principali clienti figurano gli Emirati Arabi e l’Arabia Saudita, mentre i maggiori fornitori sono Qatar e ancora una volta l’Arabia Saudita.

Tradotto in cifre, l’esportazione dei gioielli Made in Italy frutta 3,5 miliardi di euro, contro un’importazione di petrolio pari a 1,9 miliardi.
Attiva nel settore è principalmente Milano, con 4 miliardi di interscambio, seguita da Mantova che ha un interscambio pari a 800 milio e Bergamo oltre i 500 milioni di euro.

Luigi Molinari, consigliere della Camera di Commercio di Milano, ha commentato soddisfatto: “Apprezzano prima di tutto qualità e buon gusto, a partire dal settore della moda“.

Vera MORETTI

Francesco Micheli lascia Intesa Sanpaolo

Un altro cambio al vertice per Intesa Sanpolo.

L’ex braccio destro di Corrado Passera, Francesco Micheli, che avrebbe dovuto rimanere all’Istituto di credito ancora due anni, ha rassegnato le sue dimissioni da tutti gli incarichi che ricopriva nella banca presieduta da Giovanni Bazoli.

L’incarico di direttore operativo, ora vacante, potrebbe essere ricoperto da Emiliano Omar Lodesani, attuale direttore generale della Cassa di Risparmio del Veneto appartenente al gruppo Intesa Sanpaolo.

Micheli inoltre finora aveva assunto diverse deleghe all’interno del gruppo come organizzazione, personale, sistemi informatici e acquisti.
E’ possibile che l’amministratore delegato, Carlo Messina, che ha da relativamente poco sostituito Enrico Cucchiani, decida di ridistribuire questi incarichi a più manager in modo da favorire un ricambio generazionale tra le prime linee.

Proprio il consigliere delegato, commentando l’uscita di Micheli, ha avuto modo di ricordare il contributo “decisivo al successo di Intesa Sanpaolo, nei vari ruoli che ha ricoperto, da ultimo quale Chief operating officer. E’ parte della storia e della vita della nostra banca. E’ grazie a lui se Intesa Sanpaolo e oggi una delle migliori banche in Europa per cost-income, produttività ed efficienza. Il suo rigore e la sua coerenza lo hanno portato a dare l’esempio e ad aderire per primo all’accordo da lui concluso e relativo all’uscita dal gruppo di 170 dirigenti, molti dei quali in possesso dei requisiti pensionistici. Dobbiamo riconoscergli il merito particolare anche del piano di azionariato diffuso e dell’accordo sottoscritto nei giorni scorsi con le organizzazioni sindacali, che concorrerà al raggiungimento degli obiettivi economici e patrimoniali del piano di impresa 2014-2017 e al successo della banca“.

Exor compie cinque anni

Si è appena svolta l’assemblea degli azionisti di Exor, presieduta da John Elkann, il quale ha aperto facendo un bilancio, positivo, dei primi cinque anni della holding finanziaria controllata dalla famiglia Agnelli e nata da una fusione tra Ifi e Ifil.

Ecco le parole del presidente Elkann: “Sono circa 5 anni che esiste Exor e in questi 5 anni abbiamo fatto molte cose: la base dei nostri ricavi si è profondamente trasformata. Cinque anni fa la percentuale dei ricavi realizzata fuori dall’Europa era più o meno il 40%, oggi è salita al 75%“.

Durante l’assemblea è stato approvato il bilancio 2013, chiuso con un utile di 92,7 milioni di euro ed è stata deliberata la distribuzione di un dividendo di 0,335 per ogni azione, per un totale di 74,5 milioni. I dividendi saranno messi in pagamento il 26 giugno.

Facendo un excursus su quanto fatto finora, John Elkann ha voluto ricordare che Exor ha operato un programma di semplificazione con la vendita degli investimenti più piccoli, come Alpitour e Vision, valorizzando invece quelli più rilevanti, come Intesa Sanpaolo e Sgs, che hanno portato ad un guadagno pari a 5 volte l’investimento iniziale.

Per quanto riguarda i risultati in Borsa, il titolo è cresciuto del 406%, “ovvero quasi 10 volte l’indice di Piazza Affari Ftse Mib che nello stesso periodo ha guadagnato il 43%“.

Pensando al futuro, Elkann lo vede pieno di sfide importanti, che dovrebbero portare Exor a diventare ancora più forte e competitiva.
Il presidente ha ricordato anche che il piano di Fca non prevede aumenti di capitale. Elkann ha parlato poi di Cushman & Wakefield: “Non dimentichiamo che è il terzo nostro più grande investimento, che da pochi mesi ha un nuovo ceo e che sta lavorando per rafforzare la società“.

Sempre parlando di investimenti, John Elkann ha ammesso: “Vorremo fare uno o due grandi investimenti in modo da avere accanto a Fca, Cnh Industrial e Cushman & Wakefiled un altro fratellino o una sorellina che siano società simili, che hanno le radici in Europa o in America ma che operano nel mondo“.
Quanto ai campi d’azione, il numero uno della società di investimenti della famiglia Agnelli ha precisato di pensare a “settori che assorbano meno capitale di Fca e Cnh Industrial”.

Vera MORETTI

Biotecnologia innovativa al BioInItaly investment forum

Si è svolta a Milano il 2 e 3 aprile presso Palazzo Besana l’edizione 2014 del “Bioinitaly investment forum & Intesa SanPaolo start-up initiative“.

L’evento, organizzato da Assobiotec, Intesa Sanpaolo Start-Up Initiative e Innovhub-SSI, in collaborazione con Fondazione Filarete, si è posto come obiettivo quello di presentare ad un qualificato gruppo di investitori italiani e internazionali 8 imprese biotech selezionate, sette italiane e una brasiliana.

Alessandro Sidoli, presidente di Assobiotec, ha dichiarato a proposito: “Il BioInItaly Investment Forum si conferma anche quest’anno un evento di riferimento per le imprese biotech del nostro paese e per gli investitori interessati a questo settore. Registriamo infatti numeri in crescita dal lato delle presenze, con un parterre importante di investitori, e non solo italiani”.

Protagonisti della quinta edizione della manifestazione sono stati farmaci innovativi, nuove soluzioni per le terapie avanzate e dispositivi biomedicali, ma anche nuovi additivi alimentari e biocarburanti: in una parola, tutte le nuove frontiere della biotecnologia.

Ha continuato Sidoli: “L’edizione 2014 arriva al termine di un anno importante sul fronte del ritorno finanziario rispetto agli investimenti in imprese biotecnologiche. I recentissimi casi di Okairos, Silicon Biosystem, EOS, Intercept e Gentium, dimostrano chiaramente che per gli investitori finanziari può essere molto redditizio investire in imprese biotech, ma anche confermano l’eccellenza della ricerca biofarmaceutica italiana e dimostrano la straordinaria capacità dei nostri manager e imprenditori di attrarre capitali dall’estero e di trasformarli in ulteriore valore, dopo aver sviluppato prodotti e tecnologie innovative“.

Livio Scalvini, responsabile del Servizio Innovazione di Intesa Sanpaolo, ha aggiunto: “Siamo molto contenti di confermare, con questa nuova edizione, la consolidata collaborazione con Assobiotec e Innovhub SSI. Per creare un ecosistema dell’innovazione è fondamentale saper fare rete, ottimizzare le risorse e mettere a fattor comune le diverse esperienze. Intesa Sanpaolo vede nel biotech italiano un settore tra i più brillanti e competitivi a livello europeo, come dimostrano anche i numerosi investimenti dei nostri fondi Atlante Ventures e Atlante Seed nel comparto. Siamo convinti che le start up, presentate dopo il coaching della nostra società di advisory INCube, possano rappresentare un’offerta attrattiva per tutti coloro – imprese, fondi d’investimento, business angels – che intendono puntare su realtà giovani e fondate sulla ricerca scientifica di alto profilo”.

Vera MORETTI

Reti d’Impresa: la svolta del II semestre 2013

Il secondo semestre 2013 è stato a dir poco sorprendente per quanto riguarda le Reti d’Impresa. In sei mesi, infatti, sono stati registrati 389 nuovi contratti, con il coinvolgimento di ben 1.555 imprese coinvolte.
A fare da traino sono Lombardia, Abruzzo, Emilia Romagna e Lazio, regioni particolarmente attive negli ultimi sei mesi dello scorso anno.

A fine dicembre le reti registrate in Camera di Commercio erano 1.353 per un totale di 6.435 imprese aderenti.
A livello nazionale, alla fine del dicembre 2013 sono 1.353 i contratti di rete registrati in Camera di Commercio e 6.435 le imprese aderenti.

La Lombardia rimane la regione leader, da questo punto di vista, con 1.564 imprese in rete, seguita da Emilia Romagna, con 907 imprese e Toscana, con 689 aziende.
A queste tre regioni appartiene circa la metà delle imprese italiane in rete, e circa il 74,8% delle reti sono costituite da imprese della stessa regione.

Tra i settori maggiormente battuti, quello dei servizi riguarda il 44,3% delle imprese, ovvero ben 303 aziende. All’interno dei servizi, più diffuse sono le imprese che lavorano nel turismo (153 aziende, pari al 22,4%).

L’industria in senso stretto si colloca al secondo posto per numero di imprese (257, pari al 37,6% del totale). Spicca in particolare la filiera del sistema moda (131 imprese, pari al 19,2%), seguita dalla meccanica (30; 4,4%) e dai prodotti in metallo (28 imprese in rete, il 4,1% del totale).

Il terzo aggregato settoriale è composto dalle costruzioni e dall’immobiliare che vedono coinvolte in rete complessivamente 65 imprese (9,5% del totale). Di queste, poco meno della metà è composta da imprese delle costruzioni (31; 4,5%).

Chiude la classifica macrosettoriale l’industria agro-alimentare che, con 59 imprese coinvolte presenta un peso (8,9%) del fenomeno reti superiore rispetto alla sua rilevanza nell’economia italiana.

Vera MORETTI

Imprese toscane sempre più verso l’export

In occasione del convegno “Alla ricerca di una nuova politica industriale”, tenutasi a Firenze ed organizzata da Intesa Sanpaolo, Banca Cr Firenze e Confidustria Toscana, è stata presentata un’analisi del Servizio studi e ricerche di Intesa Sanpaolo in cui si invitano le pmi toscane ad “aumentare la dimensione e adottare strategie cooperative” che possano garantire una ripresa dopo la crisi attraversata.

Poiché la ripresa economica si prospetta più lenta e faticosa di quanto ci si aspettasse, per ora il mercato estero rimane il principale obiettivo delle imprese toscane, perciò, per combattere la competitività sempre più feroce, occorre colpire i potenziali clienti con proposte sempre più innovative.

Questo è il motivo che ha portato alla crescita dell’export toscano del 22,9% verso i mercati extra Ue nel periodo 2007-2012, soprattutto per quanto riguarda la pelletteria, fiore all‘occhiello dei distretti di Firenze ed Arezzo.

Attualmente, la propensione all’export delle imprese toscane è del 34% ma i ricercatori stimano che nel 2015 crescerà al 35,7%, e sarà diffusa in tutti i settori dell’industria.

Si tratta di una politica industriale volta a sostenere lo sviluppo, con una programmazione integrata e tempi rapidi di attuazione contenuta nel documento Italia: obiettivo industria, presentato all’incontro.

Secondo i ricercatori, è necessario ripartire più chiaramente le competenze tra Ue, Stato e Regioni, adottare modelli di concertazione innovativi che coinvolgano più livelli istituzionali e più attori economici, puntare sullo sviluppo e sulle imprese emergenti, conciliare strategie di sviluppo e impulsi alla crescita nel breve periodo.

Nello stesso momento, è indispensabile ridurre la pressione fiscale sul lavoro e sulle imprese, qualificare il sistema pubblico riducendo i costi e semplificando, adottare politiche di filiera, costruire reti complesse tra gli attori della politica industriale, investire sui distretti, realizzare iniziative di allineamento sulle strategie e sulle linee di sviluppo di tutti gli attori delle filiere produttive, puntare sull’internazionalizzazione.

Particolare attenzione è dedicata alla piccola impresa: secondo “Italia: obiettivo industria” è necessario porre in atto programmi ‘cresci impresa’ per Pmi ad alto potenziale, investire sulla cultura e sulla creatività, rafforzare la cultura imprenditoriale e la propensione all’imprenditorialità, tutelare dalla crisi il patrimonio produttivo delle Pmi.

Vera MORETTI

Intesa Sanpaolo tra le cento imprese mondiali più sostenibili

Buone notizie per Intesa Sanpaolo: il gruppo è stato incluso nella classifica delle 100 imprese più sostenibili
al mondo, secondo Corporate Knights, rivista canadese specializzata in capitalismo sostenibile.

Si tratta indubbiamente di un traguardo prestigioso, soprattutto se si considera che l’istituto di credito è l’unica azienda italiana presente nella classifica, poiché ha saputo distinguersi con il suo impegno per sviluppare le migliori strategie per gestire rischi e opportunità in campo ambientale, sociale e di governance.
Il riconoscimento è stato presentato al World Economic Forum di Davos.

Dal 2005, anno della sua fondazione, Corporate Knights compie una analisi a livello mondiale su 4mila imprese valutate rispetto a dodici indicatori.
Tra questi, particolare rilievo viene dato alle politiche di attenzione verso l’ambiente, le risorse umane, la politica delle retribuzioni, l’impegno del management per la sostenibilità, l’innovazione e la trasparenza.

In particolare, Intesa Sanpalo si è distinta nel campo della sostenibilità, tanto che, nel 2013, per il secondo anno consecutivo, ha visto il suo titolo inserirsi nel CDP’s Italy 100 Climate Disclosure Leadership Index (CDLI), oltre che nel Dow Jones Sustainability Index e nell’indice FTSE4Good.

Vera MORETTI