“Risposte o abbandono delle trattative” ecco la sfida di Emma Marcegaglia

“Siamo chiamati a cambiare passo e ad esprimere uno sforzo comune in grado di far sì che l’Italia continui ad essere uno tra i primi Paesi manifatturieri del mondo, salvare l’Italia non è uno slogan retorico”.

Questo in sintesi il contenuto del Manifesto che le imprese presenteranno al governo sottolineando le priorità: spesa pubblica e pensioni con riforma fiscale su tutte.

” Non intendiamo minimamente sostituirci ai compiti che spettano al Governo, avvertiamo però l’esigenza di non limitarci alle critiche, ma di indicare all’attenzione di tutti. Chiediamo quindi di agire senza indugi. Oggi il tempo si è fatto brevissimo. Tutte le imprese sono pronte a fare la loro parte. E’ in gioco più della credibilità del Governo e della politica. Sono a rischio anni e anni di sacrifici. E’ a rischio la possibilità di garantire ai nostri figli un Paese con diritti, benessere e possibilità pari a quelli che abbiamo avuto fino ad oggi”. E’ quanto si legge nel “Manifesto” presentato dalle imprese.

Emma Marcegaglia avverte: “la Giunta di Confindustria mi ha dato il mandato di portare avanti proposte forti e coraggiose. Se non andranno avanti ho anche il mandato di valutare se restare ai tavoli con il governo”.

Il manifesto delle imprese con le proposte al governo nasce “con uno spirito serio, severo nei contenuti, preoccupato, ma costruttivo”, dice il presidente dell’Abi Giuseppe Mussari. La leader degli industriali Emma Marcegaglia aggiunge: “non c’é più tempo, quello che ci interessa è che il governo abbia la forza di varare queste riforme”.

Marco Poggi

In scena Il XLVI Congresso Nazionale del Notariato

“Unità d’Italia e tradizione notarile”: questi i temi del XLVI Congresso Nazionale del Notariato presso il Centro Congressi Lingotto, nell’ambito delle Celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia.

La coerente scelta del tema congressuale nel Congresso nazionale è finalizzata a testimoniare il ruolo che il Notariato ha avuto nel lungo e tormentato processo di unificazione sociale, culturale e giuridica dell’Italia, forse più complesso del processo di unificazione politica.

Lo sviluppo del tema congressuale è stato affidato a illustri esponenti del mondo accademico, istituzionale e professionale, e sarà il filo conduttore delle manifestazioni congressuali che si svilupperanno accanto all’Assemblea, tra le quali sono in programma due tavole rotonde “Regole, fiducia e sviluppo economico: il ruolo del notaio” e “Il contributo del Notariato alla evoluzione del diritto e della giustizia civile”.

In esse altri autorevoli rappresentanti di diversi settori della società italiana discuteranno degli aspetti della grave crisi in atto, l’ammodernamento dell’ordinamento giuridico e la riforma della giustizia civile.

Marco Poggi

La crisi porta gli italiani al low cost, ma occhio allo spreco

La fiducia dei consumatori italiani tocca il minimo dal luglio 2008 senza però essere arrivata alle famiglie. La sensazione è che esistano degli stabilizzatori automatici che rallentano la caduta. Gli italiani non hanno tagliato la voce «stadio» nei budget familiari. Il caso limite è quello del Napoli che a fine agosto ha visto 8 mila tifosi accollarsi il costo di una trasferta a Barcellona per seguire gli azzurri in un match amichevole.

Per rimanere in zona sport possiamo aggiungere che gli abbonati di Sky non sono diminuiti. Anzi. Mancano pochi giorni alla chiusura della trimestrale e le stime sono ottimistiche. La pay tv cresce al ritmo di 30-40 mila abbonati ogni tre mesi con un costo medio per abbonato pari a 43 euro al mese.

Il presidente dell’Istat Enrico Giovannini sostiene che fino alla bufera di agosto gli italiani erano rimasti dell’idea che la crisi fosse transitoria, che si dovesse aspettare che passasse la nottata e che bastasse in qualche modo stringere di un buco la cinghia. Giovannini pensa che nei prossimi mesi ci troveremo di fronte a una discontinuità.

Per cercare di spiegare la lenta metamorfosi italiana Giuseppe Roma, direttore del Censis, racconta la storia de L’Aquila, una città che ha perso dopo il terremoto 20 mila abitanti, in cui la ricostruzione è sostanzialmente a zero e nella quale in virtù della defiscalizzazione sono sorte tante piccole attività tutte a basso valore aggiunto. Il paradigma aquilano è un tipico comportamento adattivo italiano, si ottimizzano le risorse esistenti e si nasconde l’assenza di un progetto socioeconomico vero.

Milano è sociologicamente interessante anche per monitorare altri comportamenti adattivi. Un fenomeno interessante è quello legato all’espandersi dell’economia dei buoni pasto. Gli esercizi commerciali del centro puntano sempre di più sulla pausa pranzo degli impiegati. Sorgono nuovi punti di ristoro con un target ben preciso e i bar ristrutturano gli spazi in funzione della maggiore capienza di tavolini. Nello slang meneghino nasce l’ «ape», la cena di una fascia generazionale che va dai 25 ai 40 anni che  risolve il problema di un pasto a prezzi contenuti e per di più non rinuncia alla socializzazione.

Per capire come reagiscono gli italiani alla bufera economica il commercio è sicuramente un elemento chiave. I dati degli uffici/studi delle associazioni segnalano la chiusura di 10 mila piccoli esercizi ogni semestre in Italia, aggiungono che questa cifra è destinata ad aumentare vertiginosamente e tuttavia esiste un buon tasso di rotazione. Quello che si compra si consuma e le scorte sono ridotte al minimo.

Resta il risparmio. È chiaro che non se ne forma di nuovo, non ci sono però code davanti alle banche o alle società di gestione per ritirare i soldi già investiti. Del resto il portafoglio degli italiani è tra i più prudenti in Europa e l’investimento in azioni è circa al 20%.

Laura LESEVRE

Contributi a fondo perduto per il Matching 2011

Matching 2011,  fiera che si tiene a Milano – Rho dal 21 al 23 Novembre dedicata alle micro, piccole e medie imprese, è arrivata alla sua settima edizione. Dopo il successo dello scorso anno, in questo 2011 si vuole replicare dando un incentivo in più.

Viene infatti stanziato un fondo ai partecipanti che hanno la propria sede operativa o legale in provincia di Milano; contributi a fondo perso alle piccole e medie imprese che vogliono incentivare la propria partecipazione alla fiera.

L’occasione è molto interessante: si potrà infatti beneficiare di 1000 euro nel caso in cui non si abbia mai usufruito del fondo negli anni passati, oppure di 800 euro per chi ha già usufruito del voucher.

Le domande dovranno essere scaricate, compilate e spedite entro il 31 Ottobre 2011 con raccomandata e ricevuta di ritorno.

Questo per quanto riguarda la provincia di Milano.

Guardando i siti delle camere di commercio di tutta Italia vediamo che l’iniziativa è stata “imitata” altrove: in provincia di Bergamo viene dato un contributo pari al 60% della quota di iscrizione fino ad un massimo di 1500 euro a tutte le aziende che faranno domanda e avranno i requisiti indicati sul sito ufficiale. Nella provincia di Lodi si concede alle imprese che rientrano nei parametri un minimo di 400 euro. A Piacenza il bando (che è possibile visionare in formato PDF) concede 800 euro per ogni partecipante per un massimo di 8000 euro stanziati.

Insomma tutte le aziende che hanno, con cattive gestioni e crisi, del tempo perduto, possono recuperare con il fondo, che di perduto ha solo il nome ma che a conti fatti porta solo guadagno.

Marco Poggi

“L’economia non va così male”, parola di Crédit Suisse

Dal rapporto degli analisti finanziari di Crédit Suisse, dopo il downgrade sul credito, emerge che l’Italia non è così grave come sembrava.

Stando a quanto dichiara il report, il rischio di default è inferiore a quanto si possa pensare. In Europa, solo la Norvegia e la Svizzera vantano un avanzo primario.

Il problema principale in Italia è la crescita molto bassa e l’unica via d’uscita che possa funzionare è una ripresa vigorosa globale, un euro più debole o più debole dei prezzi internazionali delle materie prime (in Italia le importazioni delle materie prime al netto sono circa il 4% del Pil) o, naturalmente, una caduta molto forte dei costi di finanziamento.

L’indebitamento complessivo in Italia risulta inferiore al livello medio della zona euro e questo, spiegano, perché i livelli molto elevati di debito pubblico (121% del pil) sono compensati da un basso debito privato“, spiegano gli analisti di Crédit Suisse, che sostengono inoltre che la perdita di competitività in Italia e la bassa crescita sono un problema “ma con un disavanzo delle partite correnti del 3,9% del Pil, la perdita di competitività sembra essere più piccola di quella di Grecia e Portogallo (dove il disavanzo delle partite correnti è rispettivamente al 9,6% e all’8,9% del Pil)“.

Per quanto riguarda poi il debito sovrano, circa la metà è di proprietà di investitori nazionali. Inoltre, la scadenza media è di 7,2 anni.

Ciò significa che, secondo il ministro delle Finanze italiano, ogni aumento dell’1% nel rendimento dei titoli dopo un anno aggiunge solo lo 0,4% del Pil per i costi di finanziamento.

In definitiva, sostengono gli analisti di Crédit Suisse, l’Italia è stata disponibile ad adottare alcune misure fiscali dolorose, con un nuovo pacchetto di austerità di 60 miliardi di euro (3,8% del pil) tra il 2011 e il 2014.

Quindi, conclude l’istituto elvetico, “riteniamo che il rischio di insolvenza prezzato sul mercato dei Credit default swap (le assicurazioni contro un eventuale crac) è troppo alto (20% ipotizzando un tasso di recupero pari a zero, il 32% assumendo un tasso di recupero 40%).”

La stima del mercato del rischio di default si esprime anche nella index linked del mercato obbligazionario, con i 10 anni indicizzato al 4,7% di rendimento, rispetto al -0,2% nel Regno Unito e prossimo allo zero negli Stati Uniti.

Marco Poggi

L’iva più alta fa impennare i costi delle vetture

Il punto della situazione all’International Top Dealer Forum (Verona, 12-13 ottobre), appuntamento che riunirà i piu’ importanti concessionari europei dell’automobile. attraverso il contatto diretto con oltre 2.350.000 clienti finali all’anno, grazie alla vendita di auto nuove, usate e all’assistenza.

“All’Iva si dovrà poi aggiungere il surplus sull’Ipt: provvedimenti capestro che metteranno in panne il sistema italiano dell’automotive”. Così, intervistato da Quintegia (società trevigiana leader in Italia nei settori ricerca e formazione per l’automotive) Filippo Pavan Bernacchi ha quantificato il rincaro che peserà sugli acquirenti in seguito alla maggiorazione dell’Iva prevista dalla manovra finanziaria e in attuazione da domani.

“Nel 2010 nonostante i dati negativi, il settore auto ha comunque garantito alle casse dello Stato quasi 68 miliardi di euro, pari a circa il 16,6% dell’intero gettito fiscale nazionale, oltre alla più alta incidenza sul PIL di Germania, Francia, Gran Bretagna e Spagna” rileva Bernacchi.

Secondo il presidente di Federauto i nuovi freni all’acquisto di automobili rischiano quindi di mettere in ginocchio un settore che nei primi mesi di quest’anno ha gia’ perso l’11% nelle vendite di auto nuove, mentre il sistema di tassazione e’ in crescita continua (+1,2% nel 2010 sul 2009), a partire dalla tassa di possesso che da sola vale 6,6 mld di euro.

Solo in Italia i 50 maggiori concessionari danno lavoro a 11 mila addetti e movimentano quasi il 20% del mercato.

Marco Poggi

2013: Italia leader nel settore fotovoltaico

C’è chi predice la fine del mondo, il 21 dicembre 2012, e chi invece, in maniera molto più realistica, fa previsioni sul futuro dell’energia rinnovabile in Italia. E il 2013 sembra confermarsi l’anno in cui l’Italia potrebbe diventare il primo paese in Europa leader nella produzione di energia fotovoltaica. In quel momento sarà possibile produrre un determinato quantitativo di energia elettrica da fonte rinnovabile allo stesso costo di produzione dello stesso quantitativo di energia elettrica da fonte convenzionale. Lo afferma il rapporto annuale l’European Photovoltaic Industrial Association, l’associazione europea dell’industria fotovoltaica (Epia), che ha preso in considerazione le performance energetiche di cinque paesi europei (Germania, Francia, Gran Bretagna, Italia e Spagna) concludendo che il comparto è in grado di giungere alla piena competitività con le altri fonti di elettricità entro il 2020, tagliando di oltre il 50% i prezzi attuali.

Il documento dell’associazione mette a confronto il costo reale della produzione di energia elettrica fotovoltaica con quello di altre fonti di energia nel prossimo decennio rivelando quali siano le giuste condizioni normative e di mercato per centrare la meta. Già oggi, secondo l‘Epia, l’elettricità solare è più conveniente di quanto molti pensino e andrà sempre meglio nei prossimi anni grazie all‘innovazione tecnologia in costante miglioramento e alle economie di scala. Il costo di produzione di energia elettrica fotovoltaica in Europa potrebbe diminuire dalla media di 0,16-0,35 euro per kWh del 2010 a 0,08-0,18 euro per kWh nel 2020, a seconda delle dimensioni del sistema e il livello di irraggiamento. E se nel 2013 in Italia si potrebbe parlare di grid parity dinamica nel segmento commerciale, l’anno successivo si potrebbe raggiungere la competitività di generazione di valore che andrebbe a raggiungere i rimanenti mercati selezionati e tutti i tipi di impianti entro il 2020. Allo stato attuale l’industria fotovoltaica dipende ancora dal sostegno governativo e da aiuti di stato ma, grazie allo sviluppo tecnologico, sarà in grado di poter contare sempre meno su sistemi di incentivazione a fondo perduto e arrivare alla graduale eliminazione dei regimi di tariffazione.

A.C.

L’imprenditoria italiana trasloca in Ticino

Non solo depositi bancari: almeno 150 imprenditori italiani in pochi anni si sono trasferiti in Ticino ma portandosi dietro azienda, famiglia e casa d’abitazione. E il fenomeno della delocalizzazione è in crescita, complice anche la comodità logistica, un’ora da Milano e Malpensa e l’efficienza dei mezzi pubblici elvetici.

La Svizzera sta offrendo, al di la dei già noti conti cifrati e salvagenti fiscali, opportunità ben diverse rispetto alle prestazioni bancarie tradizionali e sa dare tutte le cose da sempre invocate dagli imprenditori italiani. Da mesi, dopo gli scudi fiscali, è aumentata la pressione fiscale nei confronti degli imprenditori italiani, con le minacce di patrimoniale e un clima politico-sindacale sempre più incerto. Il governo sembra orientato ad accaparrarsi in qualche modo i beni scudati, si intensificano i pignoramenti del fisco e la tentazione di fuga aumenta.

Dal 1997 al 2010, con il programma cantonale Copernico del Dipartimento delle finanze e dell’economia per l’incentivazione all’innovazione economica e le agevolazioni fiscali, sono state costituite in Ticino 219 nuove imprese. Di queste, la gran parte dall’Italia, una decina ciascuno da Germania e USA, 11 aziende si sono trasferite dal resto della Svizzera e 60 sono state create da residenti in Ticino.

Ma perchè la Svizzera? Tanti i lati positivi e le facilitazioni che derivano dallo stabilirsi oltreconfine: tassazione bassa, circa 20% contro il 75% dell’Italia, efficienza ed equità fiscale. Il fisco è un interlocutore, non un nemico; c’è poi la posizione strategica nel continente europeo, veloci e affidabili infrastrutture logistiche e dei trasporti e spedizioni, efficienza e rapidità dell’autorità doganale, efficienza della pubblica amministrazione, burocrazia snella e chiara, funzionalità delle norme locali nella registrazione, gestione e degli adempimenti relativi ai soggetti giuridici. Stabilità politica, pace sociale, economia sana, finanze pubbliche ben gestite dal livello comunale a quello federale, grande mobilità del lavoro, flessibilità nelle relazioni sindacali, tasso medio di assenteismo tra i più bassi d’Europa; da aggiungere poi l’ottima qualità, rapidità ed efficienza delle organizzazioni bancarie, finanziare e professionali insediate nel territorio e strutture medico-sanitarie e scolastico-educative ai massimi livelli.

Inoltre nel Ticino in una settimana si apre un’azienda e il costo del lavoro in Svizzera è minore che da noi. Va detto poi che se il salario netto è più alto che in Italia, i costi sociali sono enormemente più bassi. Attenzione però: l’impresa deve avere un mercato di vendita a livello internazionale e deve essere strutturata per avviare un’attività all’estero. 

Tra i nuovi insediamenti prevale il settore dell’elettronica, seguito da chimica-farmaceutica-medicale, servizi e logistica, abbigliamento, informatica, meccanica di precisione e metallurgia, materie plastiche, ma anche società di metalli preziosi e alimentari. Questa zona svizzera è poi particolarmente attrattiva anche per aziende commerciali, finanziarie, di gestione, di consulenza, di marketing, di engineering e per gli headquarters di aziende internazionali.

E’ finita l’epoca in cui della Svizzera l’italiano amava solo la cioccolata e la puntualità.

Marco Poggi

Passa dal made in italy la ripresa economica

Le esportazioni italiane nei paesi extra Ue hanno segnato una crescita del 16,7%, totalizzando un importo di poco superiore ai 96 miliardi di euro: si tratta di un record.

Il sottosegretario allo sviluppo economico, con delega al commercio con l’estero, Catia Polidori, ha dichiarato: “Il nostro made in Italy ha dato prova per l’ennesima volta di capacità di reazione formidabili, con buona pace di chi regolarmente ne pronostica il declino definitivo. E’ un dato di fatto che l’Italia e’ l’unico Paese tra le sei maggiori economie esportatrici dell’Ue le cui esportazioni sono ancora significativamente cresciute“, a fronte dei dati forniti dall’Istat sulle esportazioni italiane nel mese di luglio verso i paesi extra Ue.

Più in particolare infatti, sono due i dati estremamente significativi che vengono messi in luce dall’osservatorio economico del ministero dello sviluppo economico: nel mese di luglio il valore complessivo delle nostre vendite all’estero ha toccato i 16 miliardi di euro, il dato mensile piu’ elevato registrato, ad oggi, dall’export italiano nell’area extra Ue a 27. Inoltre, nel corso del periodo gennaio – luglio 2011 le esportazioni italiane nei paesi extra Ue hanno segnato una crescita: non era mai successo nei precedenti anni che, nei primi sette mesi, si fosse realizzato un miglioramento di risultati di quasi il 20%. Il primato, infatti, spettava al periodo gennaio-luglio 2008 quando si era registrato un valore di poco inferiore ai 90,7 miliardi, mentre ora si toccano i 96.

Le opportunita’ e le speranze della ripresa economica italiana risiedono dunque nell’export.E’ necessario concentrare ogni sforzo per mettere in grado le nostre imprese di raggiungere i mercati emergenti“, ha aggiunto il sottosegretario.

In un Mondo ormai globalizzato la speranza di ripresa viene ancora dalle nostre tradizioni dunque.

Marco Poggi

Borse europee a picco per la crisi Usa

Si è chiusa un’altra giornata nera per i mercati. Le Borse sono crollate ed è tornata la tensione sui titoli di Stato. Un venerdì da dimenticare per le piazze finanziarie che hanno risentito dei dati sulla disoccupazione negli Usa, che per la prima volta dal 1945 non riescono a creare nuova occupazione.

In Italia, Milano è il peggiore tra i principali listini del Vecchio Continente, che è arrivata a chiudere al (-3,89%). Piazza Affari si è classificata così maglia nera tra i listini europei, anche se le perdite sono state ovunque pesanti. Tutte le piazze europee comunque hanno accusato il colpo arrivato da Oltreoceano: in una sola seduta sono stati bruciato 186 miliardi di euro.

L’attesa per una conferma del tasso di disoccupazione sopra al 9% negli Usa ha frenato in partenza gli indici di borsa europei, con aperture tutte al ribasso.

Il Dipartimento del Lavoro di Washington ha confermato le paure: nessun nuovo posto di lavoro ad agosto e tasso fermo al 9,1%. Cifre peggiori delle stime degli analisti (70.000 posti lavoro ipotizzati). Nel settore privato solo 17 mila posti di lavoro creati rispetto ai 60 mila previsti, ma quello pubblico ne ha persi altrettanti e dunque la somma è zero per la prima volta dal 1945.L’impatto delle notizie sull’occupazione è tale che il presidente Barack Obama rimanda la partenza per Camp David valutando per diverse ore la possibilità di parlare alla nazione.

Alla Casa Bianca si mette l’accento sul fatto che il settore privato da 18 mesi di seguito crea posti di lavoro per un totale di 2,4 milioni di occupati in più. Preoccupa in particolare il fatto che a perdere occupazione sono stati i due settori che nell’ultimo mese ne avevano creato di più: manifatture e commercio. L’unico vero incremento è stato nella Sanità con un progresso di 29.700 unità. Per ora di globalizzato nel Mondo resta solo la crisi.

Marco Poggi