L’imprenditoria italiana trasloca in Ticino

Non solo depositi bancari: almeno 150 imprenditori italiani in pochi anni si sono trasferiti in Ticino ma portandosi dietro azienda, famiglia e casa d’abitazione. E il fenomeno della delocalizzazione è in crescita, complice anche la comodità logistica, un’ora da Milano e Malpensa e l’efficienza dei mezzi pubblici elvetici.

La Svizzera sta offrendo, al di la dei già noti conti cifrati e salvagenti fiscali, opportunità ben diverse rispetto alle prestazioni bancarie tradizionali e sa dare tutte le cose da sempre invocate dagli imprenditori italiani. Da mesi, dopo gli scudi fiscali, è aumentata la pressione fiscale nei confronti degli imprenditori italiani, con le minacce di patrimoniale e un clima politico-sindacale sempre più incerto. Il governo sembra orientato ad accaparrarsi in qualche modo i beni scudati, si intensificano i pignoramenti del fisco e la tentazione di fuga aumenta.

Dal 1997 al 2010, con il programma cantonale Copernico del Dipartimento delle finanze e dell’economia per l’incentivazione all’innovazione economica e le agevolazioni fiscali, sono state costituite in Ticino 219 nuove imprese. Di queste, la gran parte dall’Italia, una decina ciascuno da Germania e USA, 11 aziende si sono trasferite dal resto della Svizzera e 60 sono state create da residenti in Ticino.

Ma perchè la Svizzera? Tanti i lati positivi e le facilitazioni che derivano dallo stabilirsi oltreconfine: tassazione bassa, circa 20% contro il 75% dell’Italia, efficienza ed equità fiscale. Il fisco è un interlocutore, non un nemico; c’è poi la posizione strategica nel continente europeo, veloci e affidabili infrastrutture logistiche e dei trasporti e spedizioni, efficienza e rapidità dell’autorità doganale, efficienza della pubblica amministrazione, burocrazia snella e chiara, funzionalità delle norme locali nella registrazione, gestione e degli adempimenti relativi ai soggetti giuridici. Stabilità politica, pace sociale, economia sana, finanze pubbliche ben gestite dal livello comunale a quello federale, grande mobilità del lavoro, flessibilità nelle relazioni sindacali, tasso medio di assenteismo tra i più bassi d’Europa; da aggiungere poi l’ottima qualità, rapidità ed efficienza delle organizzazioni bancarie, finanziare e professionali insediate nel territorio e strutture medico-sanitarie e scolastico-educative ai massimi livelli.

Inoltre nel Ticino in una settimana si apre un’azienda e il costo del lavoro in Svizzera è minore che da noi. Va detto poi che se il salario netto è più alto che in Italia, i costi sociali sono enormemente più bassi. Attenzione però: l’impresa deve avere un mercato di vendita a livello internazionale e deve essere strutturata per avviare un’attività all’estero. 

Tra i nuovi insediamenti prevale il settore dell’elettronica, seguito da chimica-farmaceutica-medicale, servizi e logistica, abbigliamento, informatica, meccanica di precisione e metallurgia, materie plastiche, ma anche società di metalli preziosi e alimentari. Questa zona svizzera è poi particolarmente attrattiva anche per aziende commerciali, finanziarie, di gestione, di consulenza, di marketing, di engineering e per gli headquarters di aziende internazionali.

E’ finita l’epoca in cui della Svizzera l’italiano amava solo la cioccolata e la puntualità.

Marco Poggi