Rete Imprese Italia contro il Decreto del Fare

Il Decreto del Fare sembra aver disatteso le aspettative di chi sperava in una svolta, soprattutto per le imprese.

Ivan Malavasi, presidente di Rete Imprese Italia, ha infatti denunciato il malcontento degli imprenditori, categoria che, per poter assistere ad una vera e propria ripresa, ha assolutamente bisogno di un’apertura al credito.

Per questo, le il Governo è chiamato a dimostrare coerenza con le esigenze del Paese, bisognoso di rimettersi in gioco e far riprendere al più presto il settore produttivo, in una grave situazione di stallo.

Per prima cosa, le imprese hanno chiesto a gran voce un provvedimento che possa alleggerire la burocrazia, ma anche l’abolizione della responsabilità solidale negli appalti, ma, per ora, hanno assistito all’introduzione di altri adempimenti, Durt in testa.

Malavasi ha inoltre ricordato: “Volevamo un potenziamento del Fondo centrale di garanzia e abbiamo ora uno stravolgimento delle finalità del Fondo stesso, piegato alle esigenze di banche e di grandi imprese. Reclamavamo l’esigenza di interventi volti a sburocratizzare la sicurezza sul lavoro e sono state introdotti invece ulteriori oneri e complicazioni, che non incidono sulla sicurezza sostanziale dei lavoratori e aggravano i costi per le imprese”.

La parola passa ora al Governo, dal quale si aspettano provvedimenti diversi rispetto a quelli emersi negli ultimi giorni, caratterizzati da maggior burocrazia e minori facilitazioni: “Il Parlamento sembra operare come se l’Italia non fosse un Paese in crisi che solo le imprese possono cercare di risollevare. Ci pensi il governo a rimettere il timone sulla giusta rotta”.

Vera MORETTI

Ivan Malavasi nuovo presidente di RTI

Cambio di testimone a Rete Imprese Italia: Carlo Sangalli, presidente uscente nonché numero uno di Confcommercio, da oggi cede il suo posto a Ivan Malavasi, al vertice di Cna.

Malavasi, che guiderà l’organismo associativo delle pmi dell’artigianato, commercio e servizi fino al 31 dicembre 2013, dovrà occuparsi di questioni spinose ed urgenti, come la pressione fiscale, il mercato del lavoro e la semplificazione.

Per questo motivo, il neo eletto si è messo subito al lavoro, confidando in una collaborazione continua tra governo ed istituzioni.

Vera MORETTI

Debiti PA, se le imprese sono critiche…

Sono loro, le imprese, quelle che per prime dovrebbero beneficiare del decreto sbloccacrediti della PA. E sono loro una delle voci più critiche nei confronti del decreto in questione. È infatti una bocciatura su tutta la linea quella che Rete Imprese Italia fa alle risorse previste del decreto: secondo l’associazione, le risorse in questione sono considerate insufficienti e, nella loro inapplicabilità fanno il paio con la disciplina di Imu e Tares, i cui adempimenti per le aziende sono, secondo Rete Imprese, insostenibili.

Secondo il portavoce di Rete Imprese Italia Ivan Malavasi, sentito in audizione alla Camera sul decreto, i fondi previsti sono “insufficienti” rispetto “all’esigenza di pagare l’ammontare dei debiti accumulati verso il sistema delle imprese“. Secondo Rete Impresa Italia, dunque, “è fondamentale che le risorse stanziate entrino quanto prima nel ciclo produttivo e che le risorse trasferite dalle Regioni agli enti locali siano utilizzate esclusivamente per pagare i debiti commerciali“.

Parole che rischiano di restare un grido inascoltato, in un momento nel quale la situazione è estremamente pesante e delicata, come traspare dalle parole che Malavasi ha utilizzato durante la sua audizione: “La capacità di resistenza delle imprese è allo stremo. Non hanno più disponibilità finanziarie e le banche stanno forzando la richiesta di rientro dalle anticipazioni su fatture scadute. A queste imprese il decreto avrebbe dovuto dare risposte certe che invece non arriveranno“.

L’attacco di Malavasi coinvolge anche la filosofia che sta alla base del provvedimento; secondo il portavoce di Rete Imprese Italia, questa è “alquanto complessa e non mette mai al centro dell’attenzione il diritto delle imprese ad essere pagate, ma anzi si fonda sulla regolazione degli scambi tra Pa“. Ecco perché Malavasi ha anche sottolineato la ratio che sta alla base della richiesta di una clausola di salvaguardia da parte dell’associazione delle piccole e medie imprese: questa nasce infatti dalla convinzione che la nomina di un commissario ad acta, qualora non vi fosse una risposta da parte dell’amministrazione all’istanza del creditore, “non offra certezza in ordine ai tempi di risposta“, ha detto Malavasi. Di qui, ha concluso, nasce la proposta di equiparare “l’eventuale silenzio dell’amministrazione all’atto di certificazione del credito“.

Malavasi non ha poi risparmiato critiche alla Tares e all’Imu, per le quali Rete Imprese Italia chiede sensibili modifiche alla disciplina. “Le imprese, oltre ad essere sottoposte ad una pressione fiscale insostenibile, devono subire anche pesanti oneri burocratici dovuti alla numerosità e complessità degli adempimenti amministrativi, in particolar modo di quelli fiscali, spesso, dipendenti dalla necessità di soddisfare esigenze di contabilità pubblica“, ha concluso Malavasi. Un’audizione dai toni accesi e accorati. Qualcuno avrà fatto lo sforzo di ascoltarla?

Gli imprenditori italiani esasperati dalla crisi

Ad un convegno al quale erano presenti Giuseppe De Rita, presidente di Rete Imprese Italia, Ivan Malavasi, presidente Cna e Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, la Fondazione Rete Imprese Italia ha presentato una ricerca intitolata “Impresa diffusa e mutamento del conflitto sociale“.

Quello che emerge dalla ricerca è una crisi economica ancora ben presente nel nostro Paese, unita alle conseguenti incertezze che questa porta.
Questo, insieme alla mancata collaborazione tra le parti sociali, sta esasperando i piccoli e piccolissimi imprenditori, che, però, non hanno più intenzione di stare a guardare e, al contrario, vogliono reagire e uscire da una situazione assolutamente sfavorevole.

Crisi economica a parte, che comunque viene indicata dal 60% degli imprenditori interpellati come il problema più grave, molta sfiducia viene posta nella forte instabilità politica, colpevole, per il 45%, di aver rallentato l’economia italiana, seguita da corruzione (43,2%) e criminalità (25,5%).

Per ovviare a ciò e per cercare di prendere la giusta decisione, in vista delle prossime elezioni, i cittadini italiani si sono dedicati maggiormente alla vita politica, ascoltando i dibattiti politici, ma anche partecipando ai comizi, alle riunioni di partito e sfilando nei cortei.

Vera MORETTI

La crisi discussa all’Assemblea del Cna

La crisi economica è stata al centro dell’assemblea del Cna, Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa, svoltasi ieri a Roma, presso l’Auditorium della Conciliazione.

I dati presentati, che riguardano gli ultimi quattro anni, fanno emergere un’Italia in affanno, che ha perso addirittura 90.000 imprese artigiane di produzione, che rappresentano oltre il 20%.
Quantificati in numero di posti di lavoro, raggiungono la spaventosa cifra di 250mila posti di lavoro in meno.

A commentare questi numeri è stato Ivan Malavasi, presidente Cna: “Intere filiere, che per decenni hanno rappresentato il vanto del nostro Paese, stanno scomparendo trascinando nel baratro l’indotto e le comunità territoriali che attorno ad esso ruotano. Penso al settore dell’auto, della siderurgia e a quello degli elettrodomestici. Ognuno di questi ci riporta direttamente a contesti e aree del Paese che vivono condizioni drammatiche”.

Lo scoglio più difficile da combattere è la pressione fiscale, che ha raggiunto il 68,5% sui profitti e si conferma una delle più alte del mondo, e non permette di alzare la testa e reagire alla crisi.

Continua Malavasi: “Nessuna impresa può pagare sempre più tasse per il solo fatto di esistere. Tutti noi riteniamo sia giusto pagare le tasse e pagarle in modo proporzionale al proprio reddito. Nelle mutate condizioni della globalità, tuttavia, non si può competere senza un fisco capace di contrastare l’evasione e l’elusione, in modo efficace. Senza un fisco che non guardi alle imprese come luoghi in cui si produce e si crea ricchezza“.

Vera MORETTI

Riforma delle pensioni: l’attesa è quasi finita

Nonostante il “cambio della guardia” ai vertici del governo, la riforma delle pensioni viaggia spedita, tanto che dovrebbe essere approvata a breve, in tempi più rapidi del previsto.

Ciò, ovviamente, avrà ripercussioni significative sui lavoratori italiani, dal momento che l’età pensionabile si allungherà, come richiesto anche dalla UE.

La notizia è arrivata direttamente da Elsa Fornero, nuovo ministro del Lavoro, in occasione dell’assemblea della Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa. A rafforzare questa linea di condotta, il ministro ha confermato che l’Italia sarà chiamata a compiere dei sacrifici, che però dovranno essere “calibrati sulla capacità dei singoli di sopportarli”.

A conferma di ciò, è stato chiarito che la riforma si fonderà su tre principi fondamentali, ovvero rigore finanziario, equità di interventi e crescita per dare prospettive alle nuove generazioni. E questo si potrà ottenere non solo con i tagli ma con provvedimenti che possano servire a stimolare la crescita ed eliminare gli ostacoli che impediscono lo sviluppo del Paese. Questa, dunque, è stata la risposta di Elsa Fornero all’appello di Ivan Malavasi, presidente CNA, il quale ritiene che la riforma abbia carattere di urgenza. E non è il solo.

Anche per Emma Marcegaglia la riforma delle pensioni è la prima cosa da fare “non solo per fare cassa, ma per aiutare e sostenere il costo del lavoro dei giovani e delle donne: non si devono tagliare gli assegni ma cancellare le anomalie che il sistema pensionistico ancora ha, come per esempio le pensioni di anzianità“.

Si dovrà aspettare ancora poco, ci auguriamo che non siano solo dolori.

Vera Moretti

Le reti d’impresa indispensabili per le Pmi

E’ stato siglato un protocollo d’intesa tra i presidenti di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, e di Rete Impresa Italia, Ivan Malavasi.

Tale protocollo ha come obiettivi: informazione, sensibilizzazione, monitoraggio e analisi ma anche promozione di incubatori di impresa e di piattaforme web per consentire il dialogo e lo scambio di esperienze tra gli operatori d’azienda.
I motivi che hanno spinto Dardanello e Malavasi alla stesura di questo progetto riguardano l’importanza, per le piccole e medie imprese, che in Italia rappresentano la maggioranza, di aggregazione, al fine di mettere in comune risorse e competenze. Solo così, infatti, è possibile far sentire la propria voce sul mercato globale.

Ciò non significa ribaltare il sistema già esistente ma, piuttosto, puntare sull’innovazione, utilizzando, ad esempio, le reti, che permettono ad una piccola impresa di fare ciò che fa una grande impresa: “investire nella produzione di nuove conoscenze e relazioni per poter operare su scala internazionale, cercare nuovi interlocutori, nuovi mercati e sperimentare soluzioni originali e innovative, per l’impresa e per il territorio, avere con il mondo del credito un rapporto più favorevole in termini di accesso, di tassi di interesse e di erogazioni“, come lo stesso Malavasi ha dichiarato.

Al fine di incoraggiare l’aggregazione in rete delle imprese, Unioncamere e Rete Imprese Italia hanno pensato, prima di tutto, di organizzare seminari a livello territoriale sulle tematiche legate alle reti. A livello locale, invece, l’obiettivo è promuovere la nascita di incubatori di rete per accompagnare le imprese nei processi aggregativi, oltre a consigliare attività di ricerca per studiare le dinamiche organizzative presenti nei vari distretti.

Oltre a ciò, si vuole spiegare l’utilità degli strumenti giuridici esistenti utilizzati dalle imprese, come consorzi, join venture e contratti di rete. Anche gli strumenti condivisi di dialogo online sono importanti, per agevolare il confronto fra le imprese e fra queste e le aggregazioni già esistenti, fra imprese e aggregazioni con il sistema delle cinque Confederazioni costituenti Rete Imprese Italia e il sistema delle Camere di Commercio.

All’inizio di novembre, i contratti di rete stipulati sono 197 e sono diffusi in 19 regioni e 84 province italiane. Ad essi partecipano complessivamente 957 imprese che, nella stragrande maggioranza (676) sono società di capitali. A queste si aggiungono 129 società di persone, 104 imprese individuali, 33 società cooperative, 15 altre forme di società e 2 fondazioni.

Vera Moretti

La manovra economica contro la crescita del Paese

La manovra finanziaria sembra davvero un boccone troppo difficile da digerire, perché non permette di guardare al futuro con ottimismo.

Ivan Malavasi, presidente portavoce di Rete Imprese Italia, non usa mezzi termini e, anzi, parla di un rischio piuttosto grave: quello di arrivare a livelli record di pressione fiscale.

Ciò di cui avrebbe bisogno il Paese sarebbe un maggiore controllo delle componenti strutturali della spesa, come gli assetti amministrativi ed istituzionali, senza dimenticare la spesa previdenziale.
L’aumento della pressione fiscale, invece, rende ancora più remota la riforma tanto annunciata e anche il federalismo fiscale, secondo Malavasi, a fronte degli ulteriori inasprimenti a livello locale, non sembra attuabile.

Anche l’incremento dell’Iva rappresenta un motivo di preoccupazione e malcontento, perché contribuirà, ribadisce il presidente di Rete Imprese Italia, a penalizzare consumi ed occupazione, oltre a rallentare la crescita del Paese.

Non si può immaginare di far ripartire l’economia se non si contengono le entrate e non si realizza un pieno controllo della spesa pubblica, che va, peraltro, riqualificata per sostenere sviluppo ed efficienza della pubblica amministrazione“.

Ma l’amara analisi di Malavasi prosegue : “La cancellazione dell’emendamento sull’accelerazione dei pagamenti dei debiti della PA alle imprese è la prova di come non si sia prestata la necessaria attenzione alle effettive necessità dell’economia reale del Paese. E’ tempo di riscrivere un nuovo patto sociale per condividere, responsabilmente, obiettivi, impegni e sacrifici che assicurino la tenuta del Paese e la crescita. Rete Imprese Italia è pronta a fare la sua parte“.

Vera Moretti

Rete Imprese Italia: per sanare i conti pubblici serve il pareggio di bilancio

Secondo il presidente di Rete Imprese Italia Casartigiani, CNA, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti) Ivan Malavasi è necessario un pareggio di bilancio per poter sanare i conti pubblici: “Il pareggio di bilancio è un obiettivo fondamentale per il nostro Paese ma, senza la crescita, rischia di non garantire un equilibrio stabile dei conti pubblici“. Il commento si riferisce alle decisioni prese dal Consiglio dei Ministri per arginare la crisi economica.

Per la crescita – ha sottolineato Malavasi – sono necessari interventi mirati e accompagnati da un alleggerimento della pressione fiscale sul lavoro e sulle imprese. Appesantimenti del prelievo rendono meno competitive le aziende e più debole il Paese. Non può essere dimenticato che le piccole imprese oggi sono sotto sforzo nei cambiamenti organizzativi, nella realizzazione di nuovi prodotti, nella ricerca di nuovi mercati. L’aumento della pressione fiscale rischia di compromettere questo impegno“.

La decisione di ridurre le risorse per gli enti locali è stata duramente criticata da Malavasi: “Questa scelta, senza una riduzione strutturale dei  costi, potrebbe portare a  nuove imposte. Al contrario è necessario proteggere dai tagli tutte le politiche di sviluppo per le imprese. Politiche e investimenti che rappresentano leve fondamentali per modernizzare il Paese e sostenere la crescita. Sono da evitare  in ogni caso anticipi di imposte, come l’IMU, che contribuiscono ad appesantire la pressione fiscale. I risparmi devono essere realizzati attraverso lo snellimento della macchina burocratica“.

Anche per quanto riguarda la proposta di revisione degli studi di settore il Presidente di Rete Imprese Italia ha sottolineato che “saranno fermamente contrastate modifiche non concordate con le parti sociali”.