Legge di Stabilità, le preoccupazioni di Bruxelles

Nonostante il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano abbia autorizzato ieri la presentazione alle Camere del disegno di legge di “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2015 e bilancio pluriennale per il triennio 2015-2017”, a tenere banco è la richiesta di chiarimenti “strictly confidential” fatta pervenire dai vertici dell’Ue al ministro Padoan. Nella missiva, siglata dal vicepresidente Jyrki Katainen indirizzata al titolare dell’Economia, si legge come l’Italia abbia deciso di intraprendere “una deviazione significativa” dal percorso di avvicinamento per l’obiettivo di bilancio nel 2015 e si chiedono chiarimenti, che il Mef ha promesso di fornire entro oggi.

Nel testo Bruxelles sottolinea la necessità di venire a conoscenza di “come l’Italia potrebbe garantire il pieno rispetto dei suoi obblighi di politica finanziaria” per il prossimo anno. “Rispetto alla Stabilità del 2014 – si legge nella lettere divuta di pubblico dominio nonostante il carattere estremamente riservato – il budget italiano rinvia il raggiungimento degli obiettivi di medio termine al 2017 e riduce la riduzione del rapporto tra debito e Pil nei prossimi anni. Il risultato è che il documento di bilancio infrange gli impegni richiesti dal braccio preventivo del Patto di Stabilità e Crescita”, notano i tecnici Ue. Proseguendo e citando l’analisi preliminare, i vertici della Commissione specificano che “l’Italia ha pianificato una deviazione significativa dal percorso di avvicinamento all’obiettivo di medio termine per il 2015”.

“Il Governo italiano risponderà alla richiesta di chiarimento entro domani – ha assicurato il Ministero di via XX Settembre -. I nostri uffici tecnici – si legge in una nota diffusa nella mattinata di ieri – sono già in contatto con la direzione ECFIN a Bruxelles, così come il Governo italiano è in contatto con la Commissione europea”.

Renzi e Padoan tremano, i pensionati e le partite Iva sperano…

Jacopo MARCHESANO

Legge di Stabilità, ecco le note dolenti

Dopo gli apprezzamenti dal mondo delle imprese, che abbiamo raccolto ieri, arrivano anche le prime critiche al disegno di Legge di Stabilità varato sul finire della scorsa settimana dal Consiglio dei Ministri. «La manovra è insostenibile per le Regioni a meno di non incidere drasticamente sulla spesa sanitaria»: è la denuncia del presidente della Regione Piemonte, nonché presidente della conferenza delle Regioni, Sergio Chiamparino, al termine della riunione nella quale i governatori hanno sollevato decise critiche alla spending review da 4 miliardi a loro carico, con tagli giudicati oltremodo eccessivi, tanto da mettere a rischio i servizi fondamentali. «Abbiamo dato intesa sul Patto per la Salute e il Fondo sanitario: il Patto viene così meno. Il Governo fa delle legittime e condivisibili manovre di politica economica ma usando risorse che sono di altri enti: l’elemento incrina un rapporto di lealtà istituzionale e di pari dignità. Sarà necessario – ha concluso Chiamparino – un incontro urgente per affrontare una serie di temi e ricostituire un rapporto di leale collaborazione».

Sul piede di guerra anche le associazioni dei pensionati: è «inaccettabile», rilevano, la norma nella Legge di Stabilità che ritarda il pagamento delle pensioni dal primo al 10 del mese. La novità scatterebbe dal primo gennaio 2015 con l’obiettivo di «razionalizzare ed uniformare le procedure e i tempi di pagamento delle prestazioni previdenziali corrisposte dall’Inps». Il problema, secondo chi contesta la norma, è che spesso la pensione serve per pagare impegni «fissi» non procastinabili, come l’affitto (che scade solitamente il 5 di ciascun mese), il mutuo o eventuali pagamenti di prestiti. «Il Governo – hanno affermato in coro i segretari di Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil – non ha previsto per loro alcun tipo di aiuto e di sostegno ma ha pensato come complicargli ulteriormente la vita. E’ semplicemente inaccettabile. Ci domandiamo cosa abbiano fatto di male i pensionati e gli anziani per essere trattati così».

In merito sono intervenute anche le associazioni che tutelano consumatori e utenti come Federconsumatori e Adusbef: «Una misura ingiusta e inaccettabile, che si configura come un vero e proprio sopruso nei confronti dei pensionati, che sono stati tra le fasce più colpite dalla crisi economica. Il danno – hanno affermato le organizzazioni dei consumatori – rischia di estendersi all’intera economia: sono infatti gli anziani nonni e zii, molto spesso, a mandare avanti interi nuclei familiari. La mancanza di lavoro di figli e nipoti, infatti, ricade sulle loro spalle. La vera operazione chiave per creare benefici al sistema economico ed alle condizioni delle famiglie non è ritardare i pagamenti delle pensioni, bensì avviare un serio, responsabile, concreto ed immediato piano straordinario per il lavoro».

Jacopo MARCHESANO

Legge di Stabilità, c’è il via libera dal mondo delle imprese

«La Legge di stabilità contiene misure d’impatto significativo per le imprese», ne è sicuro Giorgio Merletti, presidente di Rete Imprese Italia, che commenta con soddisfazione la legge di Stabilità appena varata dal governo Renzi. «E’ molto positiva – sottolinea Merletti – l’esclusione del costo del lavoro dalla base imponibile Irap. Questa misura comporterà una significativa riduzione della pressione fiscale sul costo del lavoro e riguarderà per il 40,5% le imprese fino a 50 addetti».

Altrettanto positiva viene giudicata l’introduzione di un regime forfettario per le aziende con ricavi ridotti, con la possibilità per i titolari di non versare il minimo contributivo. «Tuttavia – avverte il presidente – rimangono escluse da qualsiasi intervento oltre 3 milioni di imprese senza dipendenti, vale a dire il 70% del totale delle 4.425.000 aziende italiane. Se il Governo intende davvero fare il bene di tutti gli imprenditori italiani, occorre prevedere l’innalzamento della franchigia Irap. E, sul fronte fiscale, va garantita omogeneità di trattamento tra tutte le imprese, piccole e grandi. Queste ultime, complice anche la non-Europa fiscale, possono scegliere il regime tributario più conveniente nei Paesi Ue come fanno con disinvoltura le maxi multinazionali. Occorre, inoltre, completare il riordino dei regimi contabili, introducendo la determinazione del reddito per cassa, e varare l’introduzione dell’IRI per favorire la capitalizzazione delle imprese familiari».

Per il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, invece, l’ex finanziaria «va sicuramente nella direzione della crescita». «Ci sono dentro tutta una serie di provvedimenti che le imprese aspettavano da anni – ha dichiarato il numero uno degli industriali – quindi riteniamo che sia molto positiva. Su quello che succederà a Bruxelles non posso fare previsioni, mi auguro non vengano posti ostacoli».

Positivo anche il giudizio dei commercianti: «La legge di stabilità prevede una riduzione fiscale che deve essere scritta a caratteri cubitali nell’agenda del governo per evitare pericolose ricadute per famiglie e imprese. Qualsiasi percorso per la riduzione delle tasse e di taglio dell’Irap va nella giusta direzione perché l’attuale carico fiscale è incompatibile con qualsiasi prospettiva di crescita» ha dichiarato il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli stranamente d’accordo con le altre associazioni.

Jacopo MARCHESANO

Tfr in busta paga, sarà facoltativo

Nonostante le polemiche dei giorni scorsi, il decreto sul Tfr è entrato nel disegno di legge di Stabilità approvato ieri in Consiglio dei ministri. L’anticipo in busta paga del trattamento di fine rapporto sarà su base volontaria, possibile fino al 100% della somma maturata nell’anno, e riguarderà anche i lavoratori che hanno scelto di spostare il Tfr verso i fondi pensione. Ancora da limare gli ultimi dettagli: oltre ai lavoratori ai dipendenti pubblici, infatti, potrebbero rimanere fuori anche agricoltori e badanti.

Il ddl di Stabilità, approvato non senza tensioni all’interno della squadra di Governo, prevede interventi per 30 miliardi di euro, di cui 11,5 finanziati per ripianare il deficit, il resto in arrivo soprattutto da tagli di spesa. Per le imprese, grazie a Dio, diventerà più leggera l’Irap, l’Imposta sulle attività produttive, dalla quale sarà interamente deducibile il costo del lavoro per un valore di 6,5 miliardi, ma ad avvantaggiarsene ovviamente saranno quasi esclusivamente le grandi aziende mentre resteranno fuori quelle medio-piccole. Sempre dal lato delle imprese sul piatto c’è anche un miliardo di euro per azzerare i contributi sulle nuove assunzioni, quelle che saranno fatte con il contratto a tutele crescenti previsto dal Jobs act, che però, dopo la bagarre a Palazzo Madama la settimana scorsa, deve ancora passare l’esame della Camera.

“Diciotto. Non come l’articolo, ma diciotto miliardi di tasse in meno. E’ la più grande riduzione di tasse mai fatta da un governo in un anno – ha dichiarato Renzi in conferenza stampa dopo un Consiglio dei ministri non semplicissimo per la sua squadra di Governo – ed è normale farlo, perché si era arrivati a un livello pazzesco di tassazione. Non è una decisione né di destra, né di sinistra. E’ una dimostrazione di grande forza, solidità e determinazione dell’Italia”.

Jacopo MARCHESANO