Saldi tutto l’anno? Rispunta l’ipotesi con proposta dell’Antitrust

Alla vigilia della stagione dei saldi dell’estate 2023 rispunta l’ipotesi della liberalizzazione dei saldi, questo vuol dire che i commercianti possono proporre saldi tutto l’anno. La proposta arriva dall’autorità garante della concorrenza.

Antitrust, è ora di dare il via ai saldi tutto l’anno

Il commercio continua ad essere un settore sotto pressione, soprattutto per quanto riguarda i negozi fisici che scontano non solo l’inflazione e la conseguente crisi economica, ma anche la concorrenza degli e-commerce che propongono costantemente prezzi scontati.

In questo clima l’Antitrust segnala tra i provvedimenti da adottare con una certa priorità la liberalizzazione degli orari di apertura degli esercizi commerciali e minori restrizioni sui saldi. L’Autorità Garante per la concorrenza sottolinea che le eccessive restrizioni al commercio in Italia sono state segnalate anche dall’Ocse e dalla Commissione europea.

L’Antitrust propone di eliminare dal decreto legislativo 114 del 1998 le norme che riguardano le restrizioni temporali per le vendite di liquidazione e di fine stagione. Naturalmente cancellando tali restrizioni le vendita in saldo sarebbero liberalizzate e ogni attività commerciale potrebbe decidere in autonomia quando praticare le vendita in saldo.

Il Garante chiede la possibilità di organizzare le vendite promozionali anche nei periodi immediatamente precedenti i saldi avviati per i medesimi prodotti, superando così il divieto di organizzare vendite promozionali nel periodo compreso tra i 15 giorni e i 40 giorni ( su discrezione della Regione) antecedenti rispetto all’inizio dei saldi.

In base ai suggerimenti dell’Antitrust dovrebbero saltare anche i vincoli inerenti gli orari di apertura dei negozi. Da abrogare anche i commi 4 e 5 del Dlgs 114 del 1998 in cui si fa riferimento alla competenza diretta dei Comuni che «possono derogare all’obbligo di chiusura domenicale e festiva».

Saldi tuto l’anno: reazione delle associazioni di categoria

Non tutti abbracciano con ottimismo queste proposte infatti Confesercenti e Confcommercio, organizzazioni di categoria che rappresentano i commercianti, sottolineano che la liberalizzazione dei saldi e degli orari andrebbe ad aiutare/favorire soprattutto le grandi catene di negozi, mentre danneggerebbe i piccoli commercianti che devono fare i conti con spese in aumento dovute ad aperture prolungate. Per i piccoli commercianti i saldi rappresentano un modo per liberare i magazzini e avere maggiore liquidità in breve tempo, ma la possibilità di praticarli tutto l’anno andrebbe a rendere il guadagno troppo basso.

Naturalmenete trattandosi di una proposta che arriva al Governo dall’Antitrust, sarà presa in particolare considerazione ed è probabile che sia quanto meno valutata, pur tenendo in considerazione il tessuto economico del Paese che comprende molte attività commerciali di piccole e medie dimensioni.

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Pannelli solari: con il decreto attuativo sarà più semplice installarli

Le priorità per il prossimo inverno saranno legate alla spesa energetica, che è in continua risalita, e alla necessità di ridurre il fabbisogno di rifornimenti dalla Russia che sta usando il metano come arma di ricatto per i Paesi vicini all’Ucraina. Proprio per questo già con il decreto Energia si è prevista la liberalizzazione dell’installazione di pannelli solari di potenza fino a 200 kW. Ora, con il decreto attuativo del Ministro Cingolani sono state indicate le principali norme da rispettare.

Liberalizzazione dell’installazione di pannelli solari

Dal Ministero per la Transizione Ecologica (MiTE), guidato da Roberto Congolani, è arrivato il decreto attuativo della misura che prevede la liberalizzazione della installazione di pannelli fotovoltaici su edifici, strutture e “manufatti fuori terra diversi dagli edifici” fino a 200 kW . Per la realizzazione di questa tipologia di impianto si potrà utilizzare il Modello Unico Semplificato, questo vuol dire che non c’è bisogno di alcuna autorizzazione o permesso per poter procedere in quanto sono interventi parificati a quelli di manutenzione ordinaria. In passato tale regime semplificato era previsto solo per gli impianti di potenza fino a 50kW.

Questa misura, oltre a rispondere alla necessità di far fronte al rincaro dell’energia e ridurre la dipendenza dalla Russia, risponde anche all’esigenza di ridurre l’inquinamento ambientale attraverso l’uso di fonti sostenibili, rinnovabili e a zero emissione di CO2.

Fotovoltaico: in quali casi si usa il Modello Unico Semplificato?

Il Modello Unico Semplificato, oltre a poter essere utilizzato per la realizzazione di nuovi impianti con pannelli fotovoltaici, può essere utilizzato anche per modifica, potenziamento, connessione ed esercizi degli impianti.

La norma non trova applicazione nel caso in cui impianti installati in aree o su immobili identificati dalla legge come di “notevole interesse pubblico”, inclusi i centri e i nuclei storici. In questi casi sarà possibile installare gli impianti solo nel caso in cui gli stessi siano integrati nei tetti e non visibili dagli spazi pubblici esterni e dai punti di vista panoramici, o ancora se le coperture sono realizzate con materiali della tradizione locale.

Come procedere all’installazione dei pannelli solari

Per procedere all’installazione degli impianti  fotovoltaici è necessario compilare il modello e inviarlo telematicamente al gestore di rete competente. Spetterà poi al gestore di rete provvedere a valutare la compatibilità dell’impianto rispetto alle condizioni previste dalla legge. Se la verifica ha esito positivo, il gestore avvia in automatico la pratica.

Occorre sottolineare che secondo le dichiarazioni di Cingolani, ogni Gigawatt prodotto sarà in grado di far risparmiare 3 metri cubi di gas. La liberalizzazione dell’installazione dei pannelli fotovoltaici darà inoltre un nuovo input alle imprese che si occuipano di queste tipologie di lavori.

Il Veneto dice NO alle Srl semplificate

Srl semplificate a chi? Non nel Veneto, che ha il triste primato di Regione d’Italia tra le meno attive sul profilo dell’apertura delle società a responsabilità limitata con il capitale simbolico di un euro.

Treviso è la città con più neoimprese nate sotto i decreti di liberalizzazione e sviluppo, ma le sue 64 unità sono nulla rispetto alle colleghe romane, ben 120 le Srl a capitale ridotto cui si aggiungono le 346 semplificate, e a quelle napoletane, 51 Srl a capitale ridotto, 202 semplificate.

A ruota viene Verona: nella città di Giulietta e Romeo sono 38 le srl semplificate relative agli under 35; 14 quelle a capitale ridotto, aperte agli over 35. Di queste, poi, 35 sono state registrate alla Camera di Commercio provinciale ma risultano ancora prive della dichiarazione di inizio attività.

Rispetto a questo dato poco incoraggiante, Marco Brunelli, responsabile dello sportello della Camera di Commercio di Verona che ha esattamente il compito di aiutare gli aspiranti imprenditori a realizzare la loro idea di impresa, ha dichiarato: “Le intenzioni con cui erano state fatte queste norme erano buone, ma non sufficienti. Le agevolazioni previste dal decreto aiutano coloro che già hanno i mezzi e le risorse per aprire un’impresa. Infatti viene facilitata la costituzione sia dal punto di vista burocratico, nella compilazione e nella trasmissione delle pratiche, sia dal punto di vista economico: mediamente costituire una srl costa 2 mila euro, mentre con queste normative è sufficiente il capitale simbolico di un euro. Ma le difficoltà e i costi di gestione restano gli stessi“.

In pratica, le buone intenzioni degli aspiranti giovani imprenditori veneti ci sono e sono tante, a giudicare il numero di richieste e di informazioni poste alla CCIAA o agli altri enti aperti ad hoc (come il Saf, il Servizi amministrativi fiscali, ossia il Caf Imprese della Cisl), ma la spesa, che resta comunque alta per sopperire ai costi di un investimento di questo tipo, scoraggia i più al punto che, prosegue Brunelli: “Si stanno facendo comunque passi avanti […] oltre a questi incentivi ci sono anche quelli a favore delle start up innovative“.

Solo il tempo ci dirà chi ha fatto lo scatto in avanti più interessante e produttivo.

 

Paola PERFETTI

 

Liberi Professionisti: nuovi obblighi su tariffario e tirocini

Una pioggia di novità normative in arrivo per i liberi professionisti. Avvocati, dottori commercialisti e architetti colpiti dall’ondata delle liberalizzazioni dovranno uniformarsi quanto prima alle nuove normative pubblicate nella Gazzetta Ufficiale lo scorso 24 gennaio. Il Decreto legge 1/2012 per la concorrenza, le infrastrutture e la competitività ha disposto nuovi obblighi in materia di tariffe professionali, oneri del professionista, tirocinio e confidi.

Punto primo: Abrogazione delle tariffe professionali

E’ il punto più discusso del Decreto Legge. L’articolo 9 del documento abroga infatti le tariffe delle professioni regolamentate. Tuttavia nei casi liquidazione giudiziale il compenso spettante al professionista verrà determinato in base a parametri stabiliti dal Ministero della Giustizia tramite decreto.
Ciò significa che, con tutta probabilità, il Ministro della Giustizia, di concerto con il Ministro dell’Economia, fisseranno i parametri relativi a oneri e contribuzioni alle casse professionali e agli archivi. Tali parametri non avranno però validità nei contratti tra professionisti e clienti, ai sensi dell’articolo 36 del Codice del consumo (Dlgs 206 del 6 settembre 2005).

Il compenso per le prestazioni professionali, quelle cioè che interessano professionista e singolo cliente, dovrà essere stipulato per iscritto al momento del conferimento dell’incarico professionale. Il professionista avrà l’obbligo inoltre di rendere noto al cliente il grado di complessità dell’incarico, prospettando cioè gli oneri ipotizzabili dal momento del conferimento alla conclusione dell’incarico medesimo, e indicare i dati della polizza assicurativa per i danni provocati nell’esercizio dell’attività professionale.

Tuttavia l’obbligo del preventivo scritto circa il compenso è subordinato, secondo quanto stabilisce il nuovo Decreto legge, all’esplicita richiesta da parte del cliente al professionista.

Punto secondo: Tirocinio

Il Decreto legge 1/2012 fissa la durata del tirocinio per l’accesso alle professioni regolamentate a 18 mesi.
Per i primi 6 mesi il tirocinio potrà essere svolto, in presenza di un’apposita convenzione quadro stipulata tra i Consigli nazionali degli Ordini e il Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, parallelamente al corso di studio per il conseguimento della laurea di primo livello o della laurea magistrale o specialistica. Ovvero gli studenti o laureandi potranno già svolgere un terzo del periodo di apprendistato anche se non ancora laurati.

Il tirocinio potrà inoltre essere svolto presso le pubbliche amministrazioni, in presenza di un’apposita convenzione quadro stipulata tra i Consigli nazionali degli Ordini e il Ministro per la pubblica amministrazione e l’innovazione tecnologica, ma in questo caso solo dopo la laurea.

Abrogata la norma, introdotta con la Legge 148/2011, dell’ equo compenso per i tirocinanti. I tirocinanti potranno quindi non essere retribuiti per la prestazione svolta.

Punto terzo: Confidi

Nessuna modifica per la disposizione, finalizzata ad integrare il comma 7 dell’art. 39 del DL 201/2011, che prevede che al capitale sociale dei confidi e delle banche possano partecipare imprese non finanziarie di grandi dimensioni. Anche i liberi professionisti quindi potranno partecipare al capitale sociale con i medesimi limiti societari previsti per i predetti enti.

L’inottemperanza alle norme previste dal Decreto legge 1/2012 costituisce illecito disciplinare soggetto a sanzione. Il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori sta adeguando in queste ore il Codice deontologico, scegliendo tuttavia di non abrogare l’art. 2233 del Codice Civile,.

Il Ministero della Giustizia ha confermato inoltre che le tariffe per i consulenti del giudice rimangono vigenti e che le nuove norme previste dal Decreto legge non hanno valore retroattivo; pertanto, i contratti in essere e le relative vidimazioni rimangono soggette alla precedente disciplina.

Partigiani, Assopanificatori, fa luce sulle aperture dei forni

Odore di pane appena sfornato anche la domenica. E’ una delle ipotesi allo studio nel nuovo pacchetto di misure per la semplificazione, che prevede la fine dell’obbligo di chiusura domenicale e nei giorni festivi dei forni. L’Associazione di categoria Assopanificatori fa luce su quello che potrebbe significare l’eventuale apertura no-stop nel già ‘variegato’ mondo dei panificatori.

Come dichiara infatti a LABITALIA Mario Partigiani, presidente di Assopanificatori (Confesercenti), “la situazione nel nostro settore è un po’ varia, perché nei posti di villeggiatura, per esempio, è già prevista l’apertura 7 giorni su 7, così come è sempre aperto nei litorali d’estate o in montagna d’inverno”.

“Per i laboratori, l’apertura domenicale -spiega Partigiani- comporterebbe, e questo è solo il presupposto, un aumento del costo della manodopera dal 30 al 50%. Si tratta, innanzitutto, di un problema economico. Perché, di conseguenza, aumenterebbero i prezzi per la clientela: qualcuno, è ovvio, dovrà pur pagare gli aumenti”.

“Lei andrebbe a comprare il pane la domenica che costa 50 cent in più?”. Domanda retorica, quella che pone Partigiani, convinto del fatto che nessuno sarebbe disposto a spendere più soldi, specie in questo periodo, per un bene che “si può comprare il sabato e che può aspettare fino al lunedì”. Anche perché il pane non rappresenta più un alimento indispensabile nella dieta quotidiana, come spiega il presidente di Assopanificatori: “C’è un calo dei consumi di circa il 30%; la popolazione non mangia più pane come lo mangiava prima, spilucca e, più che per il pane, opta per altri prodotti più ‘sfiziosi’.

“Io penso che la liberalizzazione -continua Partigiani- non ci toccherà più di tanto. Questo perché solo alcune zone turistiche e i centri di passaggio, oppure la grande distribuzione, le gallerie e i centri commerciali potranno tentare l’apertura domenicale. Ma non ci sarà -dice- una forte concorrenza: chi andava nei centri commerciali prima -spiega- continuerà a farlo, mentre chi è abituato ad andare nei negozi ‘sotto casa’, dal fornaio al macellaio, non cambierà le proprie abitudini”.

Non è indifferenza quella che trapela dalle dichiarazioni di Partigiani, ma “abbiamo lottato -dice- per avere la festività, una giornata di riposo per recuperare, e oggi mi sembra che stiamo tornando indietro. Ci si ricrederà, però, perché lavorare 7 giorni su 7 è pesante, e solo in pochi possono permettersi personale per fare i turni”.

Fonte: adnkronos.com

Sciopero dei tassisti, la serrata il 23 gennaio

Di Paola PERFETTI

Si respira un’aria tesa nel sistema dei professionisti. La riforma Monti, che concede il via libero all’aumento del numero delle licenze e l’ok alle liberalizzazioni nel quadro delle nuove misure di rilancio della crescita, non è andato giù a molti, soprattutto ai tassisti che, riuniti in un Parlamentino nella rossa Bologna, hanno deciso di dare sfogo alla loro protesta.

Era già accaduto nel pomeriggio di martedì 10 gennaio all’aeroporto di Linate di Milano. Accadrà di nuovo, ed in formato nazionale, il 23 gennaio, quando i professionisti su quattro ruote incroceranno le braccia contro le misure annunciate dal governo Monti.

Ma non solo. Lunedì 16 gennaio, e non più sabato 14 come precedentemente stabilito, i tassisti fuori turno saranno al Circo Massimo a Roma per una grande assemblea nazionale per un’ assemblea generale chiamata a decidere eventuali altre iniziative.

In quell’occasione, una delegazione raggiungerà la sede dell’Antitrust per contestare, cifre alla mano, le inesattezze contenute nella relazione dell’Autorità: “La categoria in caso di decisione unilaterale da parte del governo si riserva di assumere tutte le iniziative ritenute più opportune” – dice il comunicato uffiicale del sindacato.

Ma non tutti sono d’accordo con la serrata dei taxi.

Contrario allo sciopero è l’Adoc (associazione per la difesa e l’orientamento dei consumatori), per il quale le liberalizzazioni dovrebbero essere adottate in tutti i settori considerato che un maggior numero di taxi porterebbe a una diminuzione dei prezzi a vantaggio dei consumatori e alla creazione di circa 20mila posti di lavoro in Italia.

E contrario lo è anche Codacons, che sulle pagine di Adnkronos ribatte:”Di questo passo ‘l’Italia non andrà da nessuna parte, e non si uscirà mai dalla crisi. La liberalizzazione nel settore dei taxi è un provvedimento atteso da decenni, che può realmente portare benefici non solo agli utenti, ma anche agli stessi tassisti, vista la possibilità di licenze compensative assegnate peraltro gratuitamente”.

Sempre per il Codacons i tassiti sono avvisati: “in caso di blocchi stradali e danni agli utenti in occasione dello sciopero del 23, non esiteremo a presentare una raffica di denunce in Procura, così come avvenuto nel 2007, quando un elevato numero di taxi bloccò per ore e ore la circolazione stradale a Roma, impedendo il passaggio di auto e mezzi pubblici. Protesta che è valsa a 500 tassisti un processo in Tribunale”.

A quel punto non è detto che caleranno i prezzi, perché sarà una oligarchia e i piccoli saranno schiacciati” – spiega Il Fatto Quotidiano – “Del resto, in paesi come Irlanda e Olanda, tra i pochi in Europa dove il servizio è stato deregolamentato, ad aumentare non sono stati solo i prezzi, ma anche i suicidi dei propri colleghi”.

Liberalizzazioni: entro il 20 gennaio il decreto legge

Il governo accelera sulle liberalizzazioni: entro il 20 gennaio varerà il provvedimento con un decreto legge. Lo assicura il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Antonio Catricalà, che indica modi e tempi dell’atteso pacchetto per quello che il premier Mario Monti ha definito il ”disarmo multilaterale di tutte le corporazioni”. Un provvedimento che riguardera’ ”tutti i settori”, anche l’acqua, nonostante il referendum, ma dal quale sara’ esclusa la controversa separazione di Snam dall’Eni.

Un primo giro di tavolo sulle misure in cantiere potrebbe avvenire gia’ nel prossimo consiglio dei ministri che potrebbe essere convocato per il fine settimana. ”Ce la dobbiamo fare, c’e’ un documento che il presidente Monti ed io stiamo assemblando e che riguarda tutti i settori”, ha spiegato Catricala’ a ‘Porta a Porta’, spiegando che ”il premier ci mette le mani e la testa, personalmente porto la mia esperienza ma ci avvaliamo delle esperienze di tutti e soprattutto del ministro Passera”. Si dovranno inoltre ”consultare i partiti di maggioranza”, ha aggiunto Catricala’. Parlando dei singoli settori, il sottosegretario alla presidenza del consiglio ha annunciato che nel mirino delle liberalizzazioni finira’ anche l’acqua, nonostante il referendum contro la privatizzazione: ”pensiamo di fare modifiche che non vadano contro il risultato referendario ma non vogliamo che sia un escamotage” per aggirare la scelta degli italiani. Per le farmacie e per i notai e’ invece in arrivo un aumento della pianta organica. ”Bisogna consentire ai nostri cittadini di ottenere i giusti sconti”, ha spiegato Catricala’, sulle farmacie cosi’ come per i notai ”non si tratta di ampliare i mercati ma di ridurre i prezzi”. Per la benzina invece l’obiettivo del Governo e’ di ”creare una situazione per cui i gestori possano venderla insieme ad altri beni di consumo”. Sulle ferrovie ”bisognera’ intervenire sulle storture che avvantaggiano l’incumbent”, ma non e’ ancora chiaro come questo avverra’: ”ci saranno norme – si e’ limitato a dire – che aiuteranno la facilita’ di accesso” alla rete. Non ci sara’ invece la separazione dell’operatore della rete del gas Snam dall’Eni: ”non e’ una priorita”’, ha detto il sottosegretario, spiegando che ”esistono tanti altri rimedi che consentono alle imprese energivore di pagare meno il gas”. Cresce intanto la protesta da parte delle categorie che saranno colpite dalle liberalizzazioni. I tassisti oggi hanno protestato a Bologna e a Milano in attesa di una manifestazione nazionale a Roma prevista sabato. I commercianti alzano la voce contro la ‘deregulation’ gia’ in essere: ”Bastasse allungare gli orari per generare piu’ fatturato e prezzi più bassi saremmo anche noi favorevoli, ma non e’ così”, afferma il presidente di Confesercenti Marco Venturi. Gli avvocati con molta probabilita’ interverranno direttamente in Parlamento con i molti legali eletti. I farmacisti ricordano di avere gia’ dato e denunciano che ”le vere lobby – afferma la presidente di Federfarma Annarosa Racca – sono quelle dei grandi poteri economici. Delle multinazionali”. Intanto dal mondo sindacale il leader della Cisl Raffaele Bonanni sostiene l’azione del Governo e chiede di ”cacciare via lobby e corporazioni”. Mentre dalla politica il Pdl annuncia che inizieranno domani le riunioni di quattro tavoli di lavoro che si occuperanno di liberalizzazioni, oltre che di legge elettorale, di mercato del lavoro e del rapporto con l’Europa.

Fonte: Confesercenti.it