Decreto fiscale con maxi rateizzazione e compensazione

Nuovo decreto fiscale in arrivo, tante le novità attese, come la rateizzazione dei debiti fiscali fino a 10 anni. La compensazione automatica dei crediti fino a 500 euro e velocizzazione degli adempimenti.

Rateizzazione fino a 120 rate per il debito fiscale, ecco come funzionerà

Il Fisco vuole essere sempre più vicino ai contribuenti cercando di agevolare i pagamenti in modo da favorire gli adempimenti spontanei. Proprio per questo motivo nello schema di decreto legislativo presentato, rientrante nella riforma fiscale, entra la rateizzazione fino a 120 rate dei debiti verso l’Erario. Attualmente il numero massimo di rate che si può ottenere è 72. In base a quanto si apprende per ottenere questa maxi rateazione è necessario dimostrare oggettive difficoltà nel pagamento. Il processo di estensione delle rate non sarà immediato, ma graduale. Rientra fra l’altro negli obiettivi fissati dall’articolo 18 della legge delega 111 del 2023.

La suddivisione degli importi in 120 rate, corrispondenti a 10 anni, sarà attutata entro il 2031. In base a quanto anticipato dal vice-ministro Maurizio Leo, per coloro che documentano la situazione di difficoltà economica in cui si trovano l’aumento della rateizzazione è immediata, mentre per coloro che richiamano tale difficoltà ma non offrono prove oggettive, la rateizzazione sarà aumentata nel corso di un biennio e comunque fino a un numero massimo di 108 rate mensili, quindi non 120.

Come già sottolineatto l’ampliamento dei termini di rateizzazione sarà applicato nel tempo, di conseguenza:

  • per le richieste presentate nel 2025 e 2026 si può ottenere un dilazionamento in 84 rate mensili;
  • per le richieste presentate nel 2027 e 2028 si ha un dilazionamentto fino a 96 rate mensili;
  • infine, per le richieste presentate nel 2029, 108 rate mensili.

Chi invece documenta lo stato di difficoltà può ottenere il dilazionamento fino a 10 anni indipendentemente dalla data di presentazione dell’istanza. In base alle dichiarazioni del vice-ministro Maurizio Leo per documentare lo stato di difficoltà si fa riferimento ” all’indice di liquidità e al rapporto tra debito da rateizzare e di quello residuo eventualmente già in rateizzazione e il valore della produzione”.

Altre novità nel decreto fiscale

Questa non è l’unica novità presente nella bozza del nuovo decreto legislativo. Le prime indiscrezioni trapelate confermano la possibilità di una compensazione automatica per importi fino a 500 euro.

Infine, tra le prime ipotesi vi è anche una velocizzazione dei controlli dell’Agenzia delle Entrate in 9 mesi.

Leggi anche: Influencer, attenti a questi controlli del Fisco

Evasione per necessità e riduzione sanzioni nel nuovo decreto fiscale

Continua la riforma del Fisco e il prossimo passo è la riduzione delle sanzioni tributarie e l’introduzione dell’evasione per necessità o sopravvivenza. Ecco cosa cambia.

Riduzione sanzioni tributarie

Il Governo aveva annunciato, tra le misure previste nella legge di delega fiscale il riallineamento delle sanzioni tributarie applicate in Italia a quelle generalmente applicate in ambito UE e di conseguenza una riduzione delle sanzioni attualmente previste. La stessa si rende necessaria anche perché la Corte Costituzionale, nella sentenza sentenza 46 del 2023 cui fa seguito un Comunicato della Corte Costituzionale datato 17 marzo 2023, ha sottolineato l’incostituzionalità del sistema sanzionatorio tributario in quanto non proporzionale. Nel caso in oggetto la sanzione tributaria applicata era molto più elevata rispetto al mancato introito fiscale.

In Italia le sanzioni tributarie oscillano tra il 120 e il 240%, proprio per questo Maurizio Leo, viceministro dell’Economia e padre di questa riforma, ha parlato di un vero e proprio esproprio. A fronte anche di una media europea al 60%, quindi molto più bassa rispetto a quella italiana.

Tra le altre misure previste vi è l’esclusione del rilievo penale nel caso in cui il contribuente raggiunga un accordo transattivo con il Fisco. Inoltre, se nell’ambito di un procedimento penale per evasione fiscale il contribuente viene assolto perché il fatto non sussiste, il giudice tributario deve tenerne in considerazione nell’ambito del processo di sua competenza.

Evasione di necessità o per sopravvivenza

Infine, si introduce l’evasione di necessità o di sopravvivenza. Il Governo intende distinguere tra chi non presenta la dichiarazione o presenta dichiarazioni false e chi, invece, presenta correttamente le dichiarazioni (Iva, Irap, Irpef) ma non riesce a versare i dovuti tributi.

In questo secondo caso si prevede un trattamento di favore. Naturalmente deve trattarsi di un’impossibilità oggettiva e sopraggiunta, ad esempio, nel caso in cui l’attività sia colpita da un particolare evento (alluvione, terremoto, incendio) e si trovi nell’impossibilità di continuare a produrre, abbia problemi di liquidità e di conseguenza non possa versare i tributi dovuti. È possibile tenere in considerazione anche ulteriori fattori, ad esempio il caso in cui il contribuente in difficoltà economica abbia preferito versare i contributi previdenziali per i propri dipendenti e non abbia invece versato le imposte.

Leggi anche: Decreto Milleproroghe 2024, tutto quello che contiene

Frodi Superbonus, dilatati i termini di accertamento

Con il decreto fiscale approvato il 25 gennaio 2024 cambiano i termini per l’accertamento delle frodi fiscali da Superbonus e altri bonus edilizi. Ecco cosa succede.

Frodi Superbonus, dilatati i termini per l’avviso di accertamento

Fin dal suo insediamento il Governo Meloni ha sottolineato che il Superbonus con la cessione del credito e lo sconto in fattura ha fatto lievitare in modo considerevole le frodi legate alle agevolazioni fiscali in edilizia. Il danno è ingente e diventa importante fare in modo che chi ha commesso errori paghi. Proprio per questo motivo si è provveduto ad aumentare i termini temporali entro i quali è possibile inviare l’avviso di accertamento ai contribuenti.

Nella generalità dei casi i termini per l’invio di un avviso di accertamento scadono al 31 dicembre del quinto anno successivo alla presentazione della dichiarazione sulla quale l’avviso stesso è stato emesso. A sottolineare l’importanza di questa novità è il vice-ministro all’Economia Maurizio Leo. Con le novità introdotte i termini salgono a 8 anni.

I documenti da conservare per  l’avviso di accertamento

Si sottolinea che le operazioni di indagine saranno concentrate soprattutto sulle operazioni di cessione del credito e sconto in fattura. Queste hanno permesso di eseguire i lavori senza anticipare le quote inerenti le agevolazioni fiscali. Le frodi finora scoperte hanno riguardato nel 5% dei casi il Superbonus, nel 23% dei casi l’ecobonus ordinario e nel 58% dei casi il bonus facciate.

Si invitano quindi i contribuenti che hanno effettuato tali lavori a conservare per un termine più lungo rispetto a quanto prima previsto la documentazione utile all’Agenzia delle Entrate per verificare i lavori.  Si devono conservare le fatture per i pagamenti, la comunicazione Enea, la delibera assembleare e le tabelle millesimali riferibili ai singoli condomini nel caso in cui i lavori siano eseguiti su parti comuni degli edifici.

Infine, deve essere ricordato che nel caso in cui emergano dati contraddittori inerenti operazioni di cessione del credito o sconto in fattura, saranno oggetto di controllo anche il fornitore e il cessionario.

Secondo le stime la maggior arte delle frodi fiscali operate sui bonus edilizi hanno avuto ad oggetto lavori inesistenti.

Leggi anche: Forfettario, superbonus, detrazioni, patrimoniale, le critiche dell’Ocse

Torna il prelievo forzoso in conto corrente? Ecco perché se ne parla

Molti lo ricordano, un vero incubo, era il 1992, il 10 luglio, e gli italiani di notte si videro sottrarre dal conto corrente il 6 per mille sui capitali. C’era il governo Amato e quella decisione fu un vero shock. In questi giorni si parla nuovamente di un prelievo forzoso in conto corrente e i ricordi corrono, ma si tratta davvero di un provvedimento simile a quello adottato dal governo Amato? Cerchiamo di capire meglio.

Cosa c’è di vero nella notizia di un prelievo forzoso in conto corrente?

Nei giorni passati molte testate giornalistiche hanno deciso titoli shock relativi a un prelievo forzoso in conto corrente. In realtà di tale prelievo si è parlato, ma si tratta solo di un pignoramento presso terzi nel caso di evasione fiscale.

Siamo nel pieno della riforma fiscale e non si pensa solo a come ridurre le tasse, ad esempio riducendo le aliquote Irpef ed eliminando le microtasse, come il Superbollo, ma anche a come mettere a punto un sistema di contrasto all’evasione fiscale che sia efficiente. Il sistema attualmente allo studio si chiama anonimetro ed è un monitoraggio fiscale che, secondo quanto annunciato, dovrebbe far emergere in modo immediato e semplice l’evasione fiscale.

Si tratta di un algoritmo in grado di mettere a confronto tutti i dati emergenti dai movimenti in conto corrente, se a ciò si aggiunge lo stimolo ad un maggiore uso delle carte di pagamento a scapito del contante, appare evidente che sarà più facile effettuare i controlli.

Recupero delle somme evase, ecco come funzionerà il prelievo forzoso in conto corrente

Insieme a questo sistema di controllo è stato annunciato anche il recupero delle somme evase direttamente dal conto corrente ed è proprio questa parte che ha portato molti a parlare di un nuovo prelievo forzoso. In realtà il vice-ministro all’economia Maurizio Leo ha sottolineato che assolutamente non siamo nell’ambito di un prelievo forzoso, ma semplicemente un pignoramento presso terzi attuato solo dopo che il giudice ha accertato l’evasione e quindi risulta assolutamente provato un danno all’Erario.

Si potrà inoltre procedere a tale pignoramento delle somme dal conto corrente anche nel caso in cui sia stato emesso un provvedimento, lo stesso sia notificato correttamente alla parte e queste non abbia proposto ricorso avverso l’atto entro i termini previsti dalla legge. In questo caso è il comportamento del contribuente a far scattare la definitività dell’atto.

Non basta quindi una semplice cartella di pagamento.

Leggi anche: Pignoramento Buoni fruttiferi postali: una particolare forma di pignoramento presso terzi

Sottolinea il vice-ministro Leo che la novità rispetto al passato è rappresentata dal fatto che ora i controlli sono più veloci e quindi in breve tempo è possibile controllare il conto corrente, pignorare le somme ed effettuare il prelievo. Questo è possibile grazie alla interoperabilità delle varie banche dati.

Il prelievo automatizzato velocizzato è previsto dall’articolo 16 della legge di delega.

Leggi anche: Riforma fiscale, addio Tobin tax, Superbollo e aumento deducibilità fondo pensione

Isa 2022, congelati gli indici sintetici di affidabilità per alcune partite iva

Gli indici sintetici di affidabilità sono questionari predisposti in base alla tipologia di attività svolta, il cui obiettivo è valutare se una determinata azienda, dal punto di fiscale, sia o meno affidabile. Per chi ottiene un elevato punteggio vi sono delle semplificazioni. Con decreto del vice-ministro dell’Economia Maurizio Leo si dispone la sospensione degli adempimenti Isa 2022 per alcune aziende, ecco di quali si tratta.

Isa 2022 in breve

Gli Isa dal 2019 hanno sostituito gli studi di settore, l’obiettivo di questo adempimento, trattasi della compilazione di un questionario, è far emergere in modo spontaneo l’evasione fiscale, infatti grazie a tali questionari è possibile individuare basi imponibili diverse da quelle effettivamente dichiarate. Con i modelli Isa si introduce un sistema di valutazione dell’affidabilità fiscale attraverso l’attribuzione di un punteggio da 1 a 10 tenendo in considerazione un periodo fiscale di 8 anni, naturalmente per chi ha un’attività da un lasso di tempo minore, potrà compilare i modelli Isa riferendosi a tale periodo.

Deve essere ricordato che tra gli obiettivi di questo Governo vi è anche il definitivo superamento degli adempimenti con i modelli Isa.

Leggi anche: Riforma fiscale: vanno in pensione i modelli ISA

Isa 2022 congelati, ecco per chi

Gli anni appena trascorsi hanno visto molte imprese in difficoltà, in quanto le sospensioni delle attività per lunghi periodi a causa del Covid non hanno permesso di lavorare a pieno regime.

Proprio per cercare di andare incontro a tutti coloro che hanno avuto difficoltà, c’è il congelamento degli adempimenti Isa 2022, per coloro che hanno aperto al partita Iva dal 1° gennaio 2021.

Il motivo della esclusione è determinato dal fatto che non è possibile per tali contribuenti valutare contrazione dei margini di redditività che fa riferimento proprio al periodo d’imposta 2021. Questo però implica anche che non potranno accedere al regime premiale.

I soggetti titolari di partita Iva per i quali sono stati congelati gli effetti degli indici Isa 2022 devono comunque compilare il modello dati e indicare la causa di esclusione con il codice “15” nel modello Redditi 2023.

Ulteriori piccole novità riguardano la compilazione, infatti ora i contratti di lavoro a tempo parziale e intermittente, questi devono essere indicati nel rigo “Altro personale con contratto di lavoro subordinato (esclusi gli apprendisti)”.

Riforma del Fisco: tregua fiscale in arrivo per i mesi di agosto e dicembre

La bozza della riforma fiscale al vaglio del Consiglio dei Ministri promette grandi novità e tra queste vi è anche la sospensione di tutti i termini durante i mesi di agosto e dicembre, una vera tregua fiscale per tutti i contribuenti che non riceveranno in questo periodo comunicazioni, avvisi, atti dall’Agenzia delle Entrate.

Riforma fiscale: cosa prevede per la tregua fiscale?

Tra le misure previste all’interno della bozza di riforma fiscale vi è la revisione del calendario fiscale. Attualmente privati, ma soprattutto le aziende, vedono accumularsi scadenze su scadenze, adempimenti vari che rendono difficile la gestione dell’attività. Nei progetti del Governo vi è una semplificazione degli adempimenti e non solo, si parla anche di una vera e propria tregua fiscale nei mesi di agosto e dicembre. Si tratterebbe di una sorta di periodo franco in cui sono sospese le comunicazioni tra Fisco, cittadini e aziende al fine di aiutare i contribuenti a mettere in ordine di vari adempimenti senza eccessive pressioni.

In particolare dalla bozza emerge la sospensione per i mesi di agosto e dicembre dell’invio di comunicazioni, inviti, richieste di atti, documenti, registri.

A dare l’annuncio durante la conferenza stampa di presentazione della bozza è stato proprio il vice ministro all’Economia Maurizio Leo.

Tregua fiscale: è già in vigore per il mese di agosto

In realtà la pausa estiva è già prevista nel decreto fiscale 193 del 2016, articolo 7 quater, comma 16 che sospende i termini di trasmissione dei documenti da 1° agosto al 4 settembre. Nella norma in oggetto restano però esclusi i termini relativi alle richieste effettuate durante le attività di accesso, ispezione e verifica, nonché delle procedure di rimborso ai fini dell’imposta sul valore aggiunto.

Nello stesso periodo è prevista anche una tregua per gli avvisi bonari, cioè le comunicazioni di irregolarità emerse durante i controlli automatici alle dichiarazioni. Negli ultimi anni inoltre l’Agenzia delle Entrate aveva sospeso l’invio di comunicazioni di irregolarità nel periodo compreso tra l’ultima settimana di luglio e la prima di settembre.

Di conseguenza la vera novità all’interno della riforma fiscale sarebbe la tregua fiscale prevista per il mese di dicembre.

Leggi anche: Istanze Interpello Agenzia delle Entrate a pagamento. Ultima novità

Riforma fiscale, presentata la bozza: Irpef, flat tax, Ires e agevolazioni

Inflazione: misure contro il caro prezzi saranno confermate

Il ministro Giorgetti, nel corso dell’appuntamento con Telefisco, organizzato da Il Sole24Ore, ha confermato che entro il mese di aprile arriverà una nuova proroga delle misure contro il caro prezzi.

Proroga delle misure contro il caro-prezzi

Famiglie e imprese possono tirare un sospiro di sollievo, infatti il ministro Giorgetti ha confermato che si sta lavorando a nuove misure volte a contrastare gli effetti del caro-prezzi in modo da mitigarne gli effetti. Sappiamo che gli ultimi mesi sono stati difficili a causa di un netto aumento dei prezzi, contemporaneamente le misure di adeguamento dei salari sono state pressoché inutili o comunque blande e di conseguenza sono numerose le famiglie e le imprese in difficoltà.

Nel corso dell’anno 2022 il Governo ha provveduto a numerosi interventi volti soprattutto a mitigare gli effetti dei rincari dei prezzi legati al settore energetico (gas, elettricità, carburanti). Con il Governo Meloni vi è stato però un primo cambio di direzione, infatti è venuto meno il taglio delle accise sui carburanti, sono state introdotte le accise mobili, si è proseguito sulla strada dei crediti di imposta riconosciuti alle imprese per i costi del settore energia, è stato confermato il bonus energia.

Ora, in base alle dichiarazioni del ministro Giorgetti ci sarà un ulteriore cambio di direzione. Ha affermato durante la partecipazione a Telefisco che le misure finora adottate sono state una risposta a un’emergenza, ma che nei prossimi provvedimenti si cercherà di andare oltre la gestione emergenziale. In particolare, visto l’andamento dei prezzi dell’energia che sembra aver preso la strada in discesa, potrebbero esservi degli interventi in grado di dare aiuti che siano flessibili cioè in grado di adeguarsi in modo immediato e automatico all’andamento dei prezzi. In base a quanto affermato si sta pensando anche a una misura omogenea nell’ambito dell’Unione Europea.

Leggi anche: Riforma fiscale: pronta la nuova bozza. Ecco cosa contiene

Revisione dell’Ires

Tali dichiarazioni potrebbero essere correlate a quelle rilasciate nell’ambito del Forum dei Commercialisti e degli Esperti Contabili rilasciate dal viceministro all’economia Maurizio Leo il quale ha ribadito che nei primi giorni di marzo sarà pronta la legge di delega per la riforma fiscale e che questa prevederà una revisione proprio delle accise.

Dalle dichiarazioni emerge anche la volontà di rivedere l’Ires con l’obiettivo di attrarre investimenti esteri. La riforma dell’Ires punterà all’allineamento tra gli utili civilistici e la base imponibile dell’Ires.

Durante l’appuntamento con il Telefisco il ministro Giorgetti ha sottolineato che si sta lavorando a un pacchetto di misure orientato ad aiutare soprattutto le famiglie che si dimostrano più virtuose.

Non è mancato un riferimento al Pnrr considerato un importante strumento che necessita però di uno snellimento delle procedure al fine di ottimizzare i risultati.

Riforma fiscale: pronta la nuova bozza. Ecco cosa contiene

Dopo aver cestinato la riforma fiscale per la quale già era stata emanata la legge di delega, il Governo si appresta a presentare una nuova legge di delega per la riforma fiscale e a dare le prime indiscrezioni sui lavori in atto è il viceministro dell’Economia Maurizio Leo che, al Forum dei Commercialisti e degli Esperti Contabili a Milano, ha presentato i pilastri su cui si sta lavorando per la legge di delega.

Riforma fiscale: parole d’ordine semplificare e armonizzare

L’obiettivo principale della riforma fiscale sarà la semplificazione del quadro normativo. Il primo punto fermo sarà la revisione del diritto tributario in modo che le norme italiane siano armonizzate con quelle dell’Unione Europea e di diritto internazionale. Inoltre è necessario armonizzare la normativa anche con lo Statuto del contribuente.

Saranno revisionati i vari testi unici in modo da arrivare a un nuovo codice tributario più semplice e lineare. Secondo quanto affermato ci sarà una riforma anche degli interpelli, strumento molto utilizzato dai contribuenti per avere delucidazioni precise su determinate questioni da parte dell’Agenzia delle Entrate.

Riforma delle accise e delle aliquote Irpef

Secondo le dichiarazioni vi è l’intenzione di rivedere il sistema delle accise, ad oggi noi italiani conosciamo soprattutto, per il loro peso, le accise sui carburanti, ma non sono le sole che effettivamente versiamo, si tratta di imposte inglobate nel prezzo di vari prodotti, rappresentano entrate certe per lo Stato, ma un esborso spesso considerato eccessivo dai contribuenti.

Un altro obiettivo è semplificare le date degli adempimenti, oggi gli italiani si vedono costretti a fare dei veri e propri calendari con decine di scadenze ogni mese e il rischio di dimenticare qualche adempimento e avere sanzioni. Semplificare gli adempimenti vuol dire consentire anche il risparmio visto che dovrebbero scendere le spese sostenute per la gestione degli aspetti fiscali e tributari.

Per quanto riguarda l’Irpef l’obiettivo è ridurre le aliquote a tre e “addolcire” il sistema, implicherà forse l’eliminazione delle aliquote più alte?

Tra le semplificazioni che potrebbero essere adottate vi è il concordato preventivo biennale per le piccole imprese e semplificazione della riscossione e del contenzioso tributario.

Leggi anche: Accise mobili sui carburanti: cosa sono? Come funzionano?

Il testo della riforma fiscale dovrebbe essere in aula già agli inizi di marzo 2023.

Taglio dell’Iva nella manovra finanziaria. Quanto si risparmia?

La manovra di bilancio porta il taglio dell’Iva su alcuni prodotti di largo consumo, ecco su quali prodotti il prezzo subirà una diminuzione per effetto della riduzione Iva dal 10% al 5% e in alcuni casi dal 22% al 5%.

Taglio dell’Iva al 5% sui prodotti per l’infanzia e tampon tax

L’Iva è una voce che incide in modo importante sul prezzo dei prodotti. Naturalmente l’importanza dipende dall’aliquota applicata, inizialmente si parlava di eliminare l’Iva sui beni di prima necessità come pane, pasta, farina, latte, cioè prodotti sui quali l’Iva si applica al 4%. Poi questa strada è stata abbandonata e si è passati a una riduzione dell’Iva al 5% su altri prodotti e in particolare su prodotti per l’infanzia e la più conosciuta tampon tax.

La tampon tax

Sulla tampon tax sono anni che si discute, non solo in Italia, ma in molti Paesi del mondo. Inizialmente l’Iva applicata agli assorbenti igienici femminili era del 22%, un importo secondo molti elevato considerato che le donne per un lungo arco della loro vita hanno bisogno di assorbenti mensilmente e non si tratta certo di un capriccio. Il governo Draghi, in seguito a pressioni varie, un anno fa ha portato l’Iva sugli assorbenti femminili dal 22% al 10%, ora si passa al 5%. In media un pacco di assorbenti costa 3 euro con una riduzione dell’Iva dal 10% al 5% il risparmio è di circa 15 centesimi per una confezione. Naturalmente stiamo parlando di prezzi medi ed esigenze diverse da donna a donna.

Secondo le stime de Il Sole 24 ore, in totale, cioè tra la riduzione iniziale dal 22% al 10% e questa ulteriore, il risparmio annuale per una donna dovrebbe essere circa di 13 euro.

Riduzione Iva al 5% sui prodotti per l’infanzia. Quali beni sono coinvolti?

Non solo gli assorbenti, infatti viene ridotta al 5% anche l’Iva su prodotti per l’infanzia, qui però è necessario fare un passo indietro, infatti non è ancora stato reso noto l’elenco dei prodotti che effettivamente ne beneficeranno, per ora vi è certezza solo sui pannolini. In questo caso il risparmio è notevole.

Considerando che un bambino indossa pannolini almeno per i primi due anni di vita e che ogni giorno il numero di cambio minimo è di 3 al giorno, si può ottenere un buon risparmio economico. Questa misura può essere inserita tra quelle che intendono favorire le famiglie. Tra gli altri prodotti che dovrebbero essere interessati dal taglio dell’Iva ci sono biberon e si spera prodotti alimentari, come omogeneizzati e latte in polvere, ma si dovrà aspettare il decreto attuativo per conoscere tutti i dettagli.

Taglio dell’Iva sui beni di prima necessità sarà sostituito dalla social card

Per quanto riguarda invece l’iniziale ipotesi di eliminazione dell’Iva sui beni di prima necessità, il viceministro Maurizio Leo ha dichiarato che questa proposta è per ora accantonata. Si sta studiando una social card da consegnare alle famiglie con reddito inferiore a 15.000 euro e da utilizzare per l’acquisto di beni di prima necessità presso negozi convenzionati. L’erogazione sarà gestita dai Comuni.

Come rilevato dallo stesso vice-ministro e da molti esperti del settore, il rischio vero quando si va ad operare sull’Iva è che rivenditori e produttori possano in un certo senso mangiare tale riduzione mantenendo inalterato il prezzo finale e andando a “trasformare” questa riduzione in un maggiore guadagno. Questo implica che i consumatori potrebbero neanche accorgersene delle riduzioni dell’Iva.

Pace fiscale per le cartelle esattoriali: tutti i provvedimenti della manovra

Il Consiglio dei Ministri ha approvato la manovra finanziaria che ora passa al vaglio del Parlamento. Molti i punti di particolare inreresse e tra questi la pace fiscale con la cancellazione delle cartelle esattoriali fino a 1000 euro. Ecco chi riguarderà.

Cartelle esattoriali fino a 1.000 euro cancellate. Chi potrà approfittarne?

Sicuramente all’interno della manovra finanziaria ci sono molti punti di interesse per i cittadini in quanto andranno a incidere profondamente sulla loro vita, tra questi vi sono l’inserimento di Quota 103 per la pensione, ma anche la mini pace fiscale che porta alla cancellazione delle cartelle esattoriali fino a 1.000 euro.

Occorre però sottolineare che le cartelle sottoposte a stralcio sono quelle fino al 2015. Come già sottolineato in passato la cancellazione di queste cartelle è dovuta anche al fatto che il costo di riscossione per questi pagamenti è più elevato rispetto al loro valore, sarebbe quindi controproducente continuare nel tentativo di riscuotere il pagamento.

In base a quanto sottolineato dal viceministro all’Economia Maurizio Leo le cartelle esattoriali interessate sarebbero circa 13 milioni, alcune aventi anche importi davvero molto ridotti. Nei giorni scorsi era stato annunciato anche il dimezzamento del valore delle cartelle comprese tra 1.000 euro e 3.000 euro, ma questa misura non ha trovato spazio all’interno della manovra finanziaria, in fondo si tratta di un pacchetto che vale 35 miliardi di euro e c’è bisogno di fare cassa, come già accaduto con il dimezzamento del taglio delle accise sui carburanti.

Pace fiscale con rottamazione per le cartelle esattoriali tra 1.000 e 3.000 euro

Nonostante con la nuova pace fiscale non ci sia il taglio per le cartelle esattoriali di importo superiore a 1.000 euro, comunque c’è una novità positiva anche per i contribuenti interessati, infatti per queste è prevista la possibilità di rottamare il debito pagando l’imposta dovuta e una sanzione ultra ridotta del 5 per cento, inoltre è possibile richiedere la rateazione degli importi da pagare fino a 5 anni.

Resta, infine, un’ultima novità infatti nella manovra finanziaria c’è nuovamente l’innalzamento del tetto al limite del contante a 5.000 euro. Questa norma era già presente all’interno del decreto Aiuti Quater, poi cancellato perché il Presidente della Repubblica aveva rilevato come tale misura mancasse del requisito della necessità e urgenza che, in base alle previsioni della Costituzione, deve accompagnare ogni decreto legge, anche perché nella previsione del decreto Aiuti Quater la misura comunque sarebbe entrata in vigore dal 1° gennaio e già questa caratteristica palesava l’assenza del requisito dell’urgenza.