Assunzioni in calo nel terzo trimestre, cresce la richiesta nell’alimentare e fra gli insegnanti

Se la crisi continua a “mordere” il mercato del lavoro, ad alcune professioni i mesi estivi potrebbero portare un incremento delle opportunità di assunzione. Parliamo degli specialisti della formazione e della ricerca, degli operai specializzati e conduttori di impianti nell’industria alimentare, dei tecnici della sanità e dei servizi sociali. Per effetto della stagionalità o per specifici processi di riorganizzazione in atto nelle imprese, la richiesta di questi profili professionali risulta infatti in sensibile aumento rispetto al trimestre precedente, consentendo loro di scalare diversi gradini di una ipotetica graduatoria delle professioni più richieste dal sistema imprenditoriale per i mesi di luglio-settembre. In termini assoluti, tuttavia, Cuochi, camerieri e le altre professioni dei servizi turistici risultano ancora una volta i più ricercati, sebbene anche per queste professioni si profili un rallentamento della domanda rispetto al II trimestre 2012, verosimilmente spiegabile con l’inizio della stagione turistica nel trimestre precedente, quando viene di conseguenza effettuata gran parte delle assunzioni.

 

La fotografia scattata dalla consueta indagine trimestrale del Sistema Informativo Excelsior di Unioncamere e Ministero del Lavoro, delinea comunque un’ulteriore riduzione delle assunzioni previste per il III trimestre dell’anno: 159mila i posti di lavoro messi a disposizione dalle imprese (3.800 in meno dell’analogo trimestre 2011 e 69mila in meno rispetto al II trimestre 2012), di cui 88mila non stagionali e quasi 71mila stagionali, con un saldo negativo tra entrate e uscite complessivamente previste pari a 50.130 dipendenti.

 

Le professioni più richieste

La forte contrazione delle assunzioni previste tra il 2° e il 3° trimestre dell’anno non determina un identico andamento in tutte le professioni; queste dipendono infatti, in via prioritaria, da tre aspetti: la composizione settoriale delle assunzioni totali (l’industria, ad esempio, assume strutturalmente un maggior numero di figure operaie rispetto ai servizi), il carattere di stagionalità o meno delle assunzioni (quelle stagionali riguardando soprattutto figure legate all’attività turistica e alle lavorazioni alimentari) e le specifiche esigenze delle imprese, dettate, ad esempio, dai processi di riorganizzazione, innovazione, o, più di frequente, dal potenziamento di specifiche attività o aree aziendali. E’ quest’ultimo con ogni probabilità il motivo dell’incremento delle assunzioni previste per le professioni della formazione e della ricerca (5.600 le entrate complessivamente previste per docenti dei diversi ordini di scuole e per specialisti della formazione e della ricerca, cui si aggiungono 900 insegnanti della formazione professionale), il cui aumento è dovuto alla ripresa autunnale delle attività scolastiche e formative. Vi sono poi le professioni operaie dell’industria alimentare, anche queste fortemente legate alla stagionalità (oltre 7mila le entrate previste nel trimestre estivo), nonché i tecnici della sanità e dei servizi sociali (che, con più di 3.500 assunzioni previste, salgono di 8 posizioni nella classifica delle professioni più richieste).

Un secondo gruppo di professioni presenta, al contrario, variazioni congiunturali negative delle assunzioni, ma in misura inferiore alla media, cosicché la loro quota sul totale risulta in aumento. Le più importanti tra esse, per numero di assunzioni, sono le professioni dei commessi e altro personale qualificato di negozi ed esercizi all’ingrosso (oltre 10mila le entrate nel loro complesso), il personale di segreteria e dei servizi generali (oltre 7.700 assunzioni), gli operatori dell’assistenza sociale (domiciliare o in istituzioni, circa 5mila) e i commessi e altro personale qualificato della grande distribuzione (circa 5mila).

Altre professioni, infine, presentano riduzioni più accentuate della media, o per la stagionalità negativa, o per ragioni di natura economica; di queste si riduce quindi anche la quota sul totale delle assunzioni. Tra esse, per citare le più numerose, sono compresi cuochi, camerieri e simili (cui comunque le imprese destinano oltre 37mila entrate previste tra luglio e settembre), il personale non qualificato dei servizi di pulizia e alla persona (16mila), gli addetti all’accoglienza, all’informazione e all’assistenza della clientela (quasi 6mila), i conduttori di mezzi di trasporto (circa 5mila), i tecnici informatici, in campo ingegneristico e della produzione (3.500), i tecnici amministrativi, finanziari e bancari (3.500).

Dal punto di vista dei “grandi gruppi”, le professioni più penalizzate, complessivamente, saranno quelle di livello intermedio (sia impiegatizie, sia qualificate del commercio e dei servizi) assieme a quelle non qualificate, con una riduzione media che si avvicina al 40% in entrambi i casi ed un numero complessivo di entrate, rispettivamente, pari a 79mila e a 23mila unità. Meno sfavorite saranno invece le professioni dirigenziali, tecniche, intellettuali e di alta specializzazione (quasi 24mila le entrate), con una riduzione nell’ordine del 20%, dimezzata quindi, per intensità, rispetto a quella che si prevede per le professioni di livello intermedio e per quelle non qualificate. Le uniche professioni in aumento, pari al +2,4%, sono quelle relative agli operai specializzati e conduttori di impianti, grazie a quasi 33mila assunzioni previste nel trimestre.

Tra queste ultime, si conferma elevata la domanda di operai specializzati nelle attività metalmeccaniche ed elettromeccaniche, sia all’interno dello stesso settore della meccatronica, sia in altri settori (circa 6.700 assunzioni programmate tra luglio e settembre). Tuttavia, Nel 26,3% dei casi (corrispondenti a quasi 1.800 entrate) le imprese segnalano difficoltà di reperimento, per lo più legate alla preparazione e alle competenze dei candidati. Alcuni problemi si rilevano poi anche nel caso delle professioni della sanità e dei servizi socio-assistenziali (8.500 richieste in totale, il 19,8% delle quali di difficile reperimento) e degli ingegneri e tecnici informatici (oltre 1.300 “introvabili” su 4.700 assunzioni previste nel trimestre).

 

Giovani: un terzo delle entrate è per loro

Per il 3° trimestre le imprese assegnano ai giovani fino a 29 anni, tra il personale da assumere, una quota del 32,7% del totale, un punto percentuale in più rispetto al trimestre scorso.

Questo incremento, in termini relativi, delle opportunità per i giovani si avrà però solo nel settore dei servizi, dove nel corso del trimestre il ricambio, sia pure parziale, della popolazione lavorativa, si accompagnerà anche a un maggiore “ringiovanimento” dei lavoratori in ingresso, la cui quota di giovani potrà infatti accrescersi di quasi 3 punti, dal 32 al 34,7%. Nell’industria, invece, la quota dei giovani presenterà una leggera contrazione (dal 29,8 al 26,8%). A salire i gradini della graduatoria delle professioni sono soprattutto docenti, insegnanti e ricercatori,  operai dell’industria alimentare e tecnici del marketing; altre professioni in ascesa, interessanti per numero di assunzioni, sono quelle degli operai metalmeccanici, del personale di segreteria, e dei commessi della grande distribuzione; mantengono la posizione cuochi, camerieri e simili e i commessi di negozi e di esercizi all’ingrosso; tra le professioni che perdono quota si segnalano soprattutto quelle dei servizi di sicurezza, degli addetti alla logistica, dei servizi di pulizia e dei tecnici amministrativi e finanziari.

 

Donne: in aumento di 3 punti percentuali la richiesta

Nel 3° trimestre le imprese assegnano alle assunzioni di personale femminile una quota sul totale pari al 21,4%, superiore di 3 punti a quella del trimestre precedente.

Tra i comparti industriali, solo nel “sistema moda” le posizioni per le quali prevale l’orientamento ad avvalersi di personale femminile superano un terzo del totale delle assunzioni, toccando il 36%, mentre sono appena il 3,3% nelle costruzioni; nei servizi si raggiunge, o si supera, il 30%, tra i comparti con maggiori assunzioni, in quelli socio-assistenziali, dell’istruzione e della formazione, nei servizi operativi alle imprese e alle persone e in quelli attinenti agli studi professionali.

 

Venturi: trattative per la riforma del mercato del lavoro privato

Il ministro del Lavoro Elsa Fornero ha dato importanti “assicurazioni” alle aziende del terziario, dell’artigianato e dell’impresa diffusa sulla riforma del mercato del lavoro. Ai microfoni di “L’economia in tasca, su Radio1 Rai, il presidente di Rete Imprese Italia Marco Venturi fa il punto sulle trattative in corso per la riforma del mercato del lavoro privato. “Ho parlato con il ministro del Lavoro Elsa Fornero, che mi ha dato assicurazioni su alcuni temi”, dice Venturi. A partire dai “contratti a tempo determinato per la stagionalità, ad esempio nel turismo”. Ma anche “sull’apprendistato, e il costo dell’Aspi, che diventa scoraggiante”, e “l’eccessiva burocratizzazione delle forme di lavoro intermittente”. Tutti punti, dice il presidente di Rete Imprese Italia, “che rischiavano di essere messi in discussione: spero che a questo punto questa parte rimanga stabile”. Nel provvedimento attualmente allo studio per le imprese ”ci sono poi altri punti, come quello riguardante la flessibilità in entrata – spiega Venturi – su cui ragionare. E’ la cosa che stiamo facendo insieme alle altre confederazioni di imprese”. Da parte delle aziende del terziario, dell’artigianato e dell’impresa diffusa, sottolinea il presidente di Rete Imprese Italia, “non c’è alcun pregiudizio nei confronti del Governo o della riforma”. Anzi, secondo Venturi “se le risposte che la Fornero mi ha dato vengono confermate ufficialmente, per noi la riforma va bene, ritengo che sia un passo avanti anche per il Paese”. Nel corso dell’intervista il Presidente Venturi approfondisce anche altri temi d’attualità per le imprese, come la riforma fiscale, su cui si attendono novità nel breve periodo. Centrale, nell’analisi di questo tema di importanza vitale per le imprese, la questione del peso attuale dell’imposizione tributaria. “C’è l’Imu – enumera Venturi, “poi l’Iva che aumenterà ad ottobre”. Un intervento, questo, dice il presidente di Rete Imprese Italia, “che è una follia: invece di ridurre l’Iva per diventare più competitivi si continua a mettere le mani nelle tasche delle imprese e delle famiglie”. Una tendenza che “bisogna assolutamente invertire, agendo sulla spesa pubblica. Ci sono enormi margini di tagli degli sprechi e di cose di cui possiamo fare a meno, a partire dalla razionalizzazione del sistema istituzionale”.

Fonte: confesercenti.it

Federauto contro il finanziamento delle auto aziendali

Federauto entra a gamba tesa contro l’ipotesi di finanziare la riforma del mercato del lavoro attraverso l’inasprimento fiscale sulle auto aziendali. E’ incomprensibile che si vogliano ancora attaccare gli autoveicoli, gli automobilisti e ora anche i parchi auto aziendali. Il tutto in uno scenario di forte recessione del mercato auto italiano.

Federauto fa presente che circa un mese fa, per la seconda volta in due anni, ha presentato ad esponenti del Governo un piano organico e triennale per il sostegno della domanda. Questo alla luce del fatto che l’automotive, nel nostro Paese, è un asset fondamentale e imprescindibile fatturando l’11,4% del PIL, contribuendo al gettito fiscale nazionale per il 16,6% e impiegando, con l’indotto allargato, 1.200.000 addetti.

In particolare, proprio sulle auto aziendali, Federauto ha richiesto di parificarne la fiscalità ai principali mercati europei. L’attuale situazione italiana prevede una quota ammortizzabile e detraibile del 40%, contro il 100% dei maggiori Paesi UE . Oltre a ciò Federauto proponeva un ammortamento anticipato da 4 a 2 anni, per le vetture, e da 5 a 3 anni, per i veicoli commerciali.

“E’ assurdo, inconcepibile, che in un mercato auto in una recessione eccezionale si pensi di inasprire la fiscalità delle auto aziendali per finanziare la riforma del lavoro. Il Governo deve reperire fondi per finanziarla? Suonate a un altro indirizzo, noi abbiamo già dato”. Questo il primo commento di Filippo Pavan Bernacchi, presidente di Federauto, l’associazione che raggruppa i concessionari ufficiali di tutti i marchi commercializzati in Italia di auto, veicoli commerciali, veicoli industriali e autobus, che aggiunge: “Il nostro settore è sotto il livello di sopravvivenza sia per la componentistica sia per la distribuzione. Così verranno bruciati centinaia di migliaia di posti di lavoro. L’aumento dell’IVA, dell’imposta provinciale di trascrizione, delle accise sui carburanti, dei pedaggi autostradali e dell’RCA ci sta distruggendo. Stiamo ammazzando la domanda e, di conseguenza, l’intera filiera dell’automobile. Ad ogni modo non possiamo accettare questa impostazione e tutte le Associazioni del settore sono pronte a far sentire la propria voce in Parlamento. Questo provvedimento sarebbe ingiusto e profondamente iniquo.”

Aggiunge Enzo Zarattini, presidente dell’Associazione Concessionari Italiani Bmw: “Se anche le auto acquistate dalle aziende, già svantaggiate rispetto all’Europa, pagheranno un ulteriore dazio, il mercato si contrarrà ulteriormente provocando danni incalcolabili.”

Completa Adolfo De Stefani Cosentino, presidente dei concessionari Mercedes: “La minore deducibilità allontanerà ancora di più l’Italia dal panorama europeo cui spesso ci si riferisce per indicare comportamenti o legislazioni virtuose. Rammento che in Germania la quota ammortizzabile è pari al 100%, a fronte del 40% fino ad ora previsto in Italia. La detraibilità dell’IVA è pari al 100%, con una riduzione al 50% per i professionisti. Sono dati di riferimento indicativi di un approccio totalmente diverso dal nostro e che porta le immatricolazioni annuali di auto intestate a società a pesare per quasi il 40% su un mercato di circa 3,8 milioni.”

Federauto lancia quindi un appello al Governo: se non volete equipararci all’Europa, almeno lasciate tutto come sta.

Fonte: agenparl.it

Partite Iva: le norme mettono a rischio posti di lavoro

Le nuove norme che disciplinano le partita Iva, contenute nella riforma del lavoro che si appresta a iniziare il suo iter parlamentare, mettono a rischio molti posti di lavoro. E’ quanto sottolinea la Fondazione Studi dei consulenti del lavoro, che analizza gli effetti e i profili di criticità del ddl sulla riforma del mercato del lavoro, con la circolare n.6 del 2012. Si tratta di primo un esame tecnico giuridico, disponibile integralmente sul sito consulentidellavoro.it, che interessa soprattutto il lavoro a progetto e il lavoro autonomo.

Nel mirino dei consulenti, i tre requisiti che, secondo le nuove regole, fanno scattare per le partite Iva, il presupposto di lavoro subordinato: monocommittenza, durata della prestazione superiore a 6 mesi in un anno e il fatto che il collaboratore disponga di una postazione di lavoro presso una delel sedi del committente. “Qualora ricorrano -spiega la circolare- anche soltanto due dei tre presupposti indicati, opera dunque la presunzione del regime di parasubordinazione del rapporto”.

La conversione avviene automaticamente, “salvo che sia fornita la prova contraria da parte del committente”. Per i consulenti “la scelta, evidentemente discutibile, conferma l’approccio alla materia che nell’ambito del condivisibile obiettivo di perseguire le violazioni delle tutele in materia di lavoro, ritiene in maniera aprioristica in senso negativo qualsiasi rapporto di lavoro diverso dal ‘tempo pieno e indeterminato'”.

“Il problema è che da un approccio sbagliato, la correzione possa riverlarsi dannosa perlomeno quanto il vizio che si vorrebbe correggere”, aggiungono gli esperti della Fondazione Studi dei consulenti del lavoro.

E questo potrebbe comportare (come “ipotesi non affatto remota”, spiegano ancora) “l’effetto perverso negativo per l’occupazione, con la perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro, scaturente dal timore di conversioni forzose e dei costi, ingiustificati quanto una conversione ex lege avulsa dalle modalità di attuazione effettiva del rapporto di lavoro, che ne conseguirebbero”.

Fonte: adnkronos.com

Crisi: 480 mila le famiglie che aiutano i figli senza lavoro

Nella tarda primavera del 2009, “nel momento di massimo impatto della crisi sul mercato del lavoro italiano, circa 480 mila famiglie hanno sostenuto almeno un figlio convivente che aveva perso il lavoro nei dodici mesi precedenti”. Lo evidenzia il vicedirettore generale di Bankitalia, Anna Maria Tarantola.

Le risorse impiegate in questa forma di sostegno familiare, fa notare, “sono venute non solo dai redditi da lavoro dei genitori, ma spesso anche da quelli da pensione”. La struttura familiare italiana, spiega Tarantola, “caratterizzata da una marcata propensione dei giovani a costituire un nuovo nucleo familiare solo se occupati, ha limitato l’impatto della grande recessione sul benessere degli individui”. Per converso, “sono proprio le famiglie dei giovani che hanno intrapreso un percorso autonomo, quelle che hanno pagato il prezzo più elevato della crisi e che oggi fronteggiano i livelli di incertezza più elevati”.

La crisi, poi, “ha reso ancora più forte la dipendenza dei membri più deboli dalla famiglia d’origine, riducendo ulteriormente la propensione dei giovani di intraprendere percorsi autonomi, a passare dalla condizione di figlio a quella di genitore, a partecipare attivamente non solo alla vita economica, ma anche a quella sociale”. E’ “essenziale” affrontare questi nodi perché”il futuro del Paese dipende in modo cruciale dal sostegno che la nostra società è e sarà in grado di dare ai progetti di vita delle giovani famiglie”.

Secondo Tarantola, infatti, “la vulnerabilità finanziaria si riduce solo rafforzando il ritmo di crescita della nostra economia, riavviando lo sviluppo con misure strutturali”. E’ questo, dice, “il compito cui è innanzitutto chiamata la politica economica nel nostro paese, rimuovendo ingiustificati vincoli e restrizioni alla concorrenza e all’attività economica, definendo un più favorevole contesto istituzionale per l’attività delle imprese e dei lavoratori, promuovendo l’accumulazione di capitale fisico e di capitale umano”. La via intrapresa dal governo con il decreto legge in materia sviluppo, con quello sulle semplificazioni, in via di approvazione, e con il disegno di legge sui temi del lavoro “ha esattamente questo obiettivo”.

Fonte: adnkronos.com

Lavoro: lo si trova grazie ai social network

Il mercato del lavoro è in fermento ma è ancora presto per parlare di ripresa. Secondo la Hays Salary Guide 2012, una ricerca Hays che ha coinvolto 260 aziende e 1200 professionisti, il clima di incertezza percepita è ancora molto forte. Il 60,2% dei professionisti intervistati ha un’opinione pessima del mercato del lavoro, mentre un’azienda italiana su quattro (25%) dice di trovarsi in difficoltà di fronte alla attuale situazione economica.

Calano le assunzioni tanto che per il 2012 quasi il 60% delle aziende intervistate non cercherà nuovo personale, mentre il 40,7% amplierà il proprio organico, orientandosi soprattutto verso profili tecnici e di conseguenza più esperti. E dall’altra parte della scrivania? Il 65% dei professionisti intervistati vorrebbe cambiare lavoro nel corso del 2012: la maggior parte punta ad una maggiore soddisfazione personale oltre che ad uno stipendio più cospicuo.

E a sorpresa inizia ad imporsi anche in Italia la ricerca di lavoro tramite social network: ben il 20,1% infatti sceglie il web per individuare prospettive lavorative più allettanti. Per far fronte ad una concorrenza sempre più agguerrita e ad una selezione altrettanto severa, i manager italiani hanno deciso di arricchire il proprio curriculum, così da spiccare dalla massa per particolari qualifiche o skill. E se il 54,9% degli intervistati ha deciso di conseguire una laurea o un master o un phd, il 50,3% e il 50% si sono dedicati a sviluppare rispettivamente competenze trasversali o conoscenze linguistiche. Solo il 3% conferma di non aver ampliato in nessun modo la propria expertise.

Vengono confermati i più importanti trend riguardanti la ricerca di nuove opportunità di lavoro, ma complice la nascita di social network per professionisti, la selezione online inizia ad imporsi anche in Italia. La via più facile e veloce per trovare un lavoro è quella di affidarsi a contatti personali per il 78,7% (+30% rispetto al 2011) oppure a società di ricerca e selezione (58,5%). Un professionista su due (50,6%) invece afferma di continuare a proporsi contattando direttamente le aziende. Ma se da una parte i metodi tradizionali per trovare lavoro sembrano ancora fare la parte del leone, il web non è da meno: il 27,4% e il 20,1% degli intervistati infatti si affida rispettivamente a siti online e social network per selezionare nuove possibili occupazioni. Un dato significativo, se si pensa che nella precedente edizione, l’online era quasi considerato come fanalino di coda per la caccia al lavoro perfetto, utilizzato solo dal 9,3% degli intervistati.

Laura LESEVRE

Milano: Job Matching per le professioni digitali

Arriva a Milano, domani a palazzo Giureconsulti dalle 9.30 alle 18 il Job Matching, il primo evento gratuito dedicato alle professioni digitali

Si tratta di uno spazio aperto al racconto delle professioni del digitale, all’incontro tra domanda e offerta, tra chi è alla ricerca di nuovi talenti e chi il talento sente di averlo e poterlo mettere a disposizione. Un’occasione per fare il punto non solo sulle opportunità per fare carriera con il digitale e sulle possibilità di formazione, ma anche e soprattutto sull’evoluzione di un mercato del lavoro – quello del digitale – in costante sviluppo, soprattutto a Milano e in Lombardia, veri riferimenti nazionali (e internazionali) del settore. Ci si può iscrivere gratuitamente all’evento o prenotare il proprio Elevator Pitch di presentazione sul sito. Per esigenze particolari, per accedere ai servizi Premium riservati ad aziende, freelance e istituti scolastici, è invece attivo l’indirizzo jobmatching@luoghidirelazione.it.

L’iniziativa, progettata e sviluppata dall’Associazione Luoghi Di Relazione – già organizzatrice di 2 edizioni del Digital Experience Festival -, si avvale per la tappa di Milano della preziosa collaborazione della Camera di Commercio di Milano e di Asseprim, associazione nazionale che rappresenta le aziende di Servizi Professionali per le Imprese (Confcommercio Milano). Job Matching è patrocinato dal Ministero per lo Sviluppo Economico e dal Dipartimento della Gioventù, Regione Lombardia e Comune di Milano. 

“Occorre – ha dichiarato Umberto Bellini, consigliere della CdC di Milano – in un momento difficile come quello attuale creare occasioni per i giovani. Ad esempio con questa manifestazione rivolta proprio a loro nei settori in forte dinamica ed evoluzione come quelli digitali che offriranno sicuramente tante ulteriori opportunità”.

Il programma

– CONFERENZE e PRESENTAZIONI, in cui si fa il punto sul mercato del lavoro e si propongono al pubblico interessanti opportunità e case histories di successo.

– WORKSHOP di 30 minuti in cui relatori dal mondo delle aziende, delle associazioni e del giornalismo si rivolgeranno sia alle persone che ai referenti aziendali per approfondire tematiche calde relative a lavoro e recruiting.

– ELEVATOR PITCH: un innovativo modo di presentazione “cronometrata”. Pochi minuti in cui candidati, aziende, liberi professionisti e istituti potranno esporre le proprie esigenze e mostrare le proprie competenze per convincere il proprio interlocutore.

– AREA DI INCONTRO, pensata per dare ai partecipanti l’opportunità di uno scambio e confronto reale tra chi cerca, offre e orienta, con la possibilità di un contatto diretto e immediato tra le parti.

Job Matching è patrocinato da: Ministero per lo Sviluppo Economico, Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Gioventù, Regione Lombardia – Semplificazione e Digitalizzazione, Comune di Milano.

Fonte: camcom.gov.it

Elsa Fornero dalla parte delle donne

di Vera MORETTI

Il Ministro del Lavoro Elsa Fornero pensa all’occupazione femminile e al dualisrmo nord-sud, in vista della prossima riforma del lavoro, che dovrebbe prevedere “sgravi fiscali e migliori servizi anche nel settore della formazione, da finanziare anche con il Fondo sociale europeo“.

Arriverà a fine marzo la riforma da tutti attesa, che, a quanto pare, si rivolgerà in particolar modo a giovani, donne e anziani e che sarà frutto di una tavola rotonda con le parti sociali.

L’attenzione è posta in primo luogo sul riordino dei contratti di lavoro, colpevoli, con le troppe tipologie ora presenti, di aver creato, più che flessibilità, molta precarietà.
Inoltre, il progetto di un mercato del lavoro dinamico non potrà prescindere da un nuovo sistema di ammortizzatori sociali, basilari quindi all’interno della riforma.

Le donne sono, in questo momento, “oggetto di studio” per i cambiamenti che verranno, perché, se ora la loro presenza nei cda delle società quotate è più bassa della media europea, “le cose cambieranno e anche rapidamente“.
Ma il problema dell’occupazione femminile non riguarda solo “le alte sfere”, perché, anche in questo caso, l’Italia è fanalino di coda in quando a percentuale di donne lavoratrici, l’8% contro una media europea del 12,5%, con un notevole divario tra nord e sud.

Ma, anche qui, sembra che si stia per arrivare ad una svolta, poiché “grazie a un’iniziativa trasversale delle forze politiche ed alla mobilitazione delle organizzazioni il Parlamento ha approvato una legge che porterà rapidamente le donne a rappresentare il 20% nei board e molto rapidamente un terzo e sono fiduciosa che le società la rispetteranno“.

Per quanto riguarda il problema, scottante e, ahimè, sempre attuale, della disoccupazione, il Ministro ha dichiarato: “Se facciamo i sussidi per la disoccupazione, non abbiamo bisogno della cassa integrazione straordinaria. Penso che abbiamo un problema di esclusione per quanto riguarda gli ammortizzatori. Alcune categorie sono completamente escluse dall’accesso a qualcosa che è sostegno al reddito. Il nostro primo principio è l’universalismo, dobbiamo farlo a parità di risorse e di costi, per questo stiamo andando con il lanternino per vedere la redistribuzione delle risorse“.

La cassa integrazione ordinaria, invece, va rafforzata “entro certi limiti” mentre quella straordinaria “va considerata per le riorganizzazioni, le ristrutturazioni e le soluzioni di crisi, per un periodo di tempo definito“.

Cruciale, per poter continuare su questa linea, sarà l’incontro previsto per lunedì con le parti sociali, per mettere altri importanti tasselli a costituzione della riforma, complessa ma vitale per l’Italia.

Contronto tra governo e sindacati sulla riforma del lavoro

di Vera MORETTI

La riforma sul mercato del lavoro è la più attesa, in un’Italia messa in ginocchio dalla crisi econimco-finanziaria e bisognosa di risollevare le sue sorti al più presto.
In questa ottica, perciò, le dichiarazioni di Mario Monti e dei suoi Ministri assumono grande importanza.

A questo proposito, infatti, il Presidente del Consiglio ha dichiarato alle parti sociali: “Spero che si riesca a non ridurre il messaggio che mandiamo sulla riforma del mercato del lavoro solo all’art.18” e ha ovviamente ammesso che “servono buone soluzioni strutturali per il mercato, spero che quello che verrà fuori servirà a migliorare la situazione delle imprese e dei lavoratori“.

A confermare queste intenzioni era presente anche il ministro del Lavoro Elsa Fornero, la quale ha detto: “C’è da fare una riforma ma bisogna considerare che, nel breve periodo, non abbiamo risorse da spendere su questo importantissimo capitolo“. La riforma sarà ambiziosa, senza tempi lunghissimi e la consapevolezza che non verrà accolta all’unanimità non spaventa il Ministro.

La riforma, quindi, sarà studiata con una legge ad hoc e prenderà in esame 5 argomenti principali: tipologie contrattuali, formazione apprendistato, flessibilità, ammortizzatori sociali, servizi per il lavoro. Per quanto riguarda i contratti di lavoro, per Elsa Fornero sarà necessario “un contratto che evolva con l’età dei lavoratori piuttosto che contratti nazionali specifici che evolvono per tutte le età“. Un contratto, dunque, che possa seguire la vita lavorativa del singolo individuo, al fine di favorire formazione e partecipazione al mercato del lavoro ad ogni età.

Per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali, “saranno finanziati da contributi come avviene nel sistema assicurativo mentre la fiscalità generale servirà per l’assistenza“. Due saranno i capisaldi su cui ci si baserà: riduzione temporanea dell’attività di lavoro e sostegno dei redditi di chi abbia perso il posto di lavoro.

Raffaele Bonanni, leader della Cisl, ha detto di essere disponibile “a discutere della revisione degli strumenti ma senza rompere la necessaria coesione sociale“. La cautela è d’obligo, se si vuole preservare il mercato del lavoro con soluzioni in grado di unire e non di dividere. Una tra queste dovrebbe essere l’apprendistato tra i giovani.

Luigi Angeletti, leader della Uil, ha detto: “Temo che il metodo suggerito possa favorire il disastro: la definizione delle soluzioni deve essere il prodotto di un confronto negoziale vero“. Segnale che la collaborazione tra le parti è considerata l’unica opportunità per risolvere i problemi del Paese, senza tralasciare tematiche importanti come la “guerra” ai falsi lavoratori autonomi, ad esempio.

Giovanni Centrella, segretario generale dell’Ugl, infine, ha dichiarato: “Se davvero il governo cerca la coesione, la discussione dovrà partire dal documento di Cgil, Cisl e Uil condiviso dall’Ugl

Riforma del lavoro Fornero: ecco i capisaldi

di Giulia DONDONI

Sono stati resi noti i capisaldi della Riforma del Lavoro del Ministro Elsa Fornero, un’anticipazione di quello che sarà il tavolo tra governo e parti sociali che si terrà il prossimo 23 gennaio. Si tratta di una riforma che vuole rendere più flessibile il mercato del lavoro, tutelando maggiormente i lavoratori, confrontandosi con la situazione di altri Paesi europei.

Il primo punto riguarda il Contratto Unico di Ingresso (CUI), la novità principale di questo “piano Fornero”, in quanto il CUI diventerebbe uguale per tutti. La fase di ingresso durerà a seconda dei tipi di lavoro, per un massimo di tre anni. In questo lasso di tempo il lavoratore (anche nelle aziende con più di 15 dipendenti), non verrà tutelato dall’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, e potrà quindi essere soggetto sì al licenziamento, ma dietro pagamento di un risarcimento economico: un importo pari a cinque giorni lavorativi per ogni mese lavorato, o del pagamento di sei mesi di indennità nel caso di una fase di ingresso di tre anni. A conclusione di questo periodo di inserimento, il contratto diventa a tempo indeterminato.

Buone notizie per quanto riguarda i contratti a tempo determinato e a progetto, spesso mal retribuiti. Per i primi si pensa di stabilire un soglia minima di stipendio (25 mila euro, esclusi i lavori stagionali) sotto la quale questi contratti non si possono attuare. Per i contratti a progetto o le collaborazioni cooordinate e continuative il limite dovrebbe essere di 30mila euro lordi. Sotto questa soglia, i contratti verrebbero automaticamente trasformati a tempo indeterminato.

Verrà poi fissato per legge un salario minimo oltre il quale non si potrà scendere.

L’ultimo punto vede gli ammortizzatori sociali con un reddito minimo di disoccupazione che verrà fissato, sostituendo le diverse possibilità previste ad oggi, come la cassa integrazione ordinaria o straordinaria, mobilità o sussidi.

Le ultime decisioni verranno prese il 23 gennaio, quando si aprirà il tavolo tra le parti. Sembra che il ministro Fornero e il titolare dello Sviluppo Economico Corrado Passera, non vogliano procedere per decreto ma con un disegno di legge.

Ciò che è certo è che il ministro del Lavoro vuole concludere questa riforma legislativa entro fine febbraio.