Incentivi Imprese Mezzogiorno, arrivano nuovi fondi

Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha approvato un nuovo decreto che prevede nuovi fondi in favore delle imprese del Mezzogiorno rientranti nel programma nazionale “Ricerca, Innovazione e Competitività per la transizione verde e digitale 2021-2027 .

Incentivi imprese del Mezzogiorno, in arrivo 400 milioni di euro

In questo particolare momento per le imprese è essenziale riuscire a proporre progetti che siano al passo con i tempi, è difficile però vista l’inflazione e i tassi di interesse crescenti riuscire a ottenere prestiti e finanziamenti. Per far fronte a queste difficoltà arrivano nuovi aiuti dal Ministero per le Imprese e per il Made in Italy.

Il nuovo stanziamento è di 400 milioni di euro ed è diretto alle imprese del Mezzogiorno, in particolare regioni: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna.

Come sottolinea il comunicato del Mimit del 19 maggio 2023 “Obiettivo della misura è sostenere il processo di transizione delle piccole e medie imprese nelle regioni del Mezzogiorno mediante l’incentivazione di investimenti imprenditoriali innovativi, che facciano ampio ricorso alle tecnologie digitali, secondo il Piano Transizione 4.0.

Si possono ottenere fondi per la realizzazione di progetti che:

  • prevedano l’utilizzo di tecnologie rivolte all’ampliamento della capacità produttiva;
  • diversificazione della produzione,
  • realizzazione di nuovi prodotti;
  • modifica del processo di produzione già esistente;
  • realizzazione una nuova unità produttiva.

Criteri di valutazione dei progetti per incentivi imprese del Mezzogiorno

Ai fini della valutazione del progetto assumono rilevanza anche eventuali interventi volti all’efficientamento energetico, ma solo nel caso in cui abbiano prodotto un risparmio energetico almeno del 5%.

hanno inoltre rilevanza progetti di:

  • economia circolare;
  • che contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici ;
  • certificazione ecologica dei prodotti;
  • efficientamento energetico.

Potranno essere finanziati i progetti di valore minimo non inferiore a 750.000 euro e valore massimo di 5 milioni di euro. Le imprese potranno ottenere un incentivo composto in parte da un finanziamento agevolato e in parte contributo a fondo perduto fino a copertura complessiva fino al 75%.

Leggi anche: Novità per le imprese: è online il sito incentivi.gov.it

Nuova Sabatini, arrivano nuovi finanziamenti

La legge Sabatini nasce per aiutare le imprese a fare investimenti mirati. Con il tempo la struttura base della legge Sabatini, che prende il nome dal suo primo estensore, proprio per questo si definisce Nuova Sabatini. Il fondo per la Nuova Sabatini si integra costantemente e anche per il 2023 vi sono importanti novità. Oltre ai finanziamenti della legge di Bilancio 2023, sono infatti previsti nuovi incentivi che consentono alle imprese di avere maggiori aiuti.

In arrivo 274 milioni di euro per la Nuova Sabatini

Il rifinanziamento della Nuova Sabatini è previsto nel disegno di legge per la valorizzazione, la promozione e la tutela del made in Italy e prevede ulteriori 274 milioni di euro destinati alle imprese che vogliono fare investimenti strumentali. L’obiettivo è dare continuità a questa misura di sostegno anche considerati gli aumenti dei tassi di interesse che mettono in difficoltà le imprese che vogliono fare investimenti.

Si ricorda che la Nuova Sabatini, decreto legge 69 del 2013, articolo 2, prevede incentivi per le imprese che acquistano macchinari di nuova generazione, gli incentivi sono previsti anche a fronte di contratti di leasing per macchinari, hardware, software e tecnologie digitali in genere.

Il nuovo finanziamento di 274 milioni di euro va ad aggiungersi ai finanziamenti già previsti nella legge di bilancio 2023 distribuiti dal 2023 al 2026.

Come presentare domanda per accedere alla Nuova Sabatini 2023

Si ricorda che per presentare la domanda al fine di accedere agli incentivi per la Nuova Sabatini occorre utilizzare la piattaforma https://benistrumentali.dgiai.gov.it/ a cui le imprese possono accedere tramite Spid.

Deve anche essere ricordato che ora accanto allamisura standard della Nuova Sabatini, c’è anche la Nuova Sabatini Green che incentiva progetti di sviluppo ecostostenibili, o meglio investimeni in beni strumentali e processi produttivi che siano maggiormente ecosostenibili e quindi in grado di abbattere le emissioni inquinanti legati alla linea produttiva. Inoltre, sono previste maggiorazioni per gli investimenti effettuati nel Mezzogiorno.

Credito di imposta per investimenti Mezzogiorno, è cambiato il modello di domanda

L’Agenzia delle entrate ha modificato il modello di comunicazione per ottenere il credito di imposta sugli investimenti nel Mezzogiorno, nei comuni del sisma del Centro dell’Italia e nelle Zone economiche speciali (Zes). Lo specifica la stessa Agenzia delle entrate con il messaggio numero 291090 del 2021.

Nuovo modello per il credito di imposta incentivi Mezzogiorno, quando si usa?

Il nuovo modello di comunicazione dell’Agenzia delle entrate deve essere utilizzato per la fruizione del credito di imposta per:

  • gli investimenti nel Mezzogiorno previsti dai commi da 98 a 108, dell’articolo 1, della legge numero 208 del 28 dicembre 2015;
  • per gli incentivi nei comuni del sisma del Centro Italia, previsti dall’articolo 18 quater del decreto legge  numero 8 del 9 febbraio 2017;
  • le zone economiche speciali (Zes), disciplinati dall’articolo 5 del decreto legge numero 91 del 20 giugno 2017.

Qual è il modello da utilizzare per la domanda di credito di imposta?

Le imprese interessate al credito di imposta degli investimenti previsti dai relativi decreti devono utilizzare la versione aggiornata del software del modello di comunicazione. Il modello prende il nome di “Creditoinvestimentisud” (CIM 17).

Novità sulle risorse per gli investimenti Zone economiche speciali

Con lo stesso provvedimento, l’Agenzia delle entrate informa che per i crediti di imposta relativi a investimenti nelle Zone economiche speciali, si è provveduto ad aumentare il limite massimo di costo complessivo agevolabile. Infatti, il massimo del beneficio di ciascun progetto è aumentato da 50 milioni di euro a 100 milioni di euro. Inoltre, l’Agenzia informa che con la stessa misura è stata estesa la possibilità di acquisto dei beni strumentali. Proprio per queste modifiche si è reso necessario procedere con il cambio del modello di comunicazione.

Quali novità nel modello di comunicazione degli investimenti Zes?

Nel nuovo modello di comunicazione vi è un nuovo riquadro, infatti, per gli investimenti a favore delle imprese nelle Zone economiche speciali. La modifica è intervenuta nel quadro “B” del modello per indicare gli investimenti nelle Zes effettuati a partire dal 1° giugno 2021, data di entrata in vigore del decreto legge numero 77 del 2021.

Imprese innovative: la crescita maggiore è al Sud

Qualche anno fa probabilmente nessuno l’avrebbe immaginato, ma oggi le imprese innovative che guidano l’Italia registrano i loro maggiori numeri al Sud, e precisamente in Campania, Sicilia e Puglia.
Sono queste, insieme al Lazio, le quattro regioni che, secondo il focus condotto da Censis Confcooperative denominato “4.0 la scelta di chi già lavora nel futuro”, negli ultimi sei anni hanno registrato la maggior crescita di imprese innovative.

Solo dopo queste quattro ci sono Veneto, Toscana, Emilia Romagna e Lombardia.

A questo proposito, Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative, ha dichiarato: “La ricerca ci dice che alcune regioni del Mezzogiorno hanno tassi di crescita delle imprese digitali enormemente superiori alle classiche aziende che sono state sempre locomotive del sistema tradizionale. Vedere che in Campania, Sicilia e Puglia il numero di imprese digitali cresce più che in Lombardia, Veneto e Piemonte è qualcosa a cui non siamo preparati, ma si tratta evidentemente di un’opportunità positiva che aiuta a ricomporre anche un’equità e una coesione all’interno del paese”.

Tra le imprese digitali, ci sono quelle che riguardano la produzione di software, consulenza informatica, elaborazione dati, hosting, portali web, erogazione di servizi di accesso a Internet, nonché attività relative a telecomunicazioni e commercio al dettaglio attraverso la Rete.

La crescita di questo tipo di imprese ha subito un picco in particolare tra il 2011 e il 2016 in Campania (26,3%), in Sicilia (25,3%), Lazio (25,1%) e Puglia (24,2%).

Anche spostando il confronto dalle regioni alle macro aree il risultato non cambia, negli ultimi sei anni infatti, il Mezzogiorno resta quello con il più alto tasso di crescita di imprese digitali: +21,9%, seguito dal Centro con un incremento del 20,7%, mentre al Nord si osserva un’estensione della base produttiva del 14%.

Vera MORETTI

Bruscino: il Sud non è figlio di Dio minore

Le esternazioni del presidente del Consiglio Renzi sulla situazione del Mezzogiorno alla luce del dati dello Svimez non sono andate giù a molti. Uno di questi scontenti è senza dubbio il presidente nazionale dei Giovani di Confapi Angelo Bruscino, che ha preso carta e penna e, sull’argomento ha scritto una lunga lettera aperta al premier.

Egregio Presidente – esordisce Angelo Bruscino -, sono giorni di acceso, ennesimo, dibattito sul Mezzogiorno, scatenato dai dati del rapporto Svimez, con i quali si certifica, in sostanza, il definitivo tracollo nel baratro del sottosviluppo di un’area fondamentale per il paese, abitata da circa 20 milioni di persone, con un potenziale economico, turistico, agricolo e culturale inespresso, che da solo rappresenta la migliore occasione di rilancio del Pil nazionale”.

Ma se questo non bastasse a risvegliare interesse e menti – continua Bruscino -, converrebbe ricordare che le regioni sotto il Garigliano rappresentano il primo e più importante mercato di prossimità, a cui l’intera industria italiana dovrebbe puntare per risvegliare i consumi interni. Ciò malgrado, nello Stivale da quasi 60 anni si aggira un assassino, terribile e senza scrupoli, che porta sulla sua coscienza infrastrutture, fondi europei, buona politica, servizi e, purtroppo, tra le vittime eccellenti, il nostro futuro e la speranza di molti”.

Come in una partita a Cluedo, le ipotesi sull’identità di questo lestofante sono molte, ma vi assicuro non è il maggiordomo il vero colpevole, anzi i migliori indiziati sono proprio gli abitanti di queste splendide terre, che non sono riusciti ad esprimere con forza una classe dirigente capace di fare la differenza. Le occasioni non sono mancate, abbiamo avuto uomini importanti, potere, soldi, ma in definitiva tutto speso male: non siamo riusciti a creare una cultura dell’impegno che desse alle nostre terre la dignità che meritano per storia, tradizioni e cultura; ci siamo fatti conquistare e abbiamo dato ai vincitori non solo le nostre spoglie, ma anche la possibilità di infierire ogni giorno”.

Alcuni – prosegue Bruscinoparlano di ladrocinio perpetrato, io penso invece che sia stato un deliberato abbandono, soprattutto nel passato, quando si poteva ancora scegliere se restare e tentare di cambiare o semplicemente fuggire portando via il meglio che si poteva. Certo, il resto degli italiani ha la responsabilità di essere stato egoista e miope, sciocco addirittura nel pensare che una parte del paese potesse affondare senza portarsi dietro tutti gli altri. Per questo non posso che essere d’accordo con chi nell’industria, nella società civile e nella politica chiede a gran voce, non assistenza, ma pari dignità, chiede ai nostri giovani di restare, alle imprese di stato, in primis e, ai privati dopo di investire, come applaudo con entusiasmo al rinnovato vigore che scorgo nelle intenzioni ad esempio di Vincenzo De Luca, neo governatore della Campania”.

Anche se sarebbe ipocrita non ricordare o tacere un fatto, non si può chiedere a noi di credere nel futuro se alcune cose non cambiano subito nel presente. Io per primo che ho deciso di restare e continuare ad investire nel Sud Italia, ho atteso 3 anni che la burocrazia si esprimesse sull’apertura di un piccolo stabilimento che si occupa della rigenerazione delle plastiche”.

Vi è poi – rincara Bruscinol’attesa infinita di chi da anni attende un pagamento dalla pubblica amministrazione, rischiando di fallire per credito, di chi aspetta il rifacimento di una strada, l’allaccio del metano o dell’elettricità nelle aree industriali, la connessione a internet via fibra. Una miriade di piccole e grandi disfunzioni e ritardi che rendono sempre meno attraente e più difficile pensare di realizzare qui la propria impresa e in definitiva il proprio domani”.

Eppure le splendide avventure non mancano e sono d’accordo con Lei, quando dice che a Napoli come a Bari, Cagliari o Cosenza, si continuano a esprimere eccellenze, dall’industria, alla ricerca, alla cittadinanza attiva, alla buona politica. Solo che, invece di essere l’eccezione, dobbiamo tutti impegnarci a farne la regola, dobbiamo insomma fare in modo che la speranza sia più forte della triste e terribile realtà rappresentata nel rapporto Svimez ed in questo il suo governo potrà tracciare il confine tra un periodo di abbandono ed uno nuovo fatto di investimenti, coraggio riforme, di fatti e non di piagnistei”.

Siamo ancora in tempo, ma, come sempre, dipende tutto da Noi, in primis dai cittadini di quella Italia del Mezzogiorno che troppo spesso è stata dimenticata nel vivere quotidiano e nell’impegno personale, per essere ricordata poi solo nel pianto di un figlio o di un genitore che vede l’abbandono o la partenza come unica via di sopravvivenza”.

Abbiamo tutti, Lei in primis me lo conceda – conclude Bruscino -, il dovere di realizzare la ‘Svolta Buona’, fosse solo per evitare altre lacrime e per l’orgoglio che dobbiamo al nostro retaggio storico. Quindi, mai come in questo momento, è fondamentale rimboccarsi le maniche, prima per testimoniare chi siamo e poi per rivendicare giustamente uno stato equo ed attento anche a queste latitudini. Non siamo figli di un dio minore, anzi, se proprio dobbiamo riconoscerci in un archetipo, ricordiamo che il brand Italia si è diffuso nel mondo partendo con i nostri migranti che portavano con se le nostre canzoni, il nostro cibo, il nostro stile e quella splendida nostalgia che, lontani da queste splendide terre, non ti abbandona mai, perché noi che ci viviamo lo sentiamo dentro questo paradiso che per incuria a volte trasformiamo in inferno”.

Imprese al Sud più numerose di quelle del Nord

Anche se la crisi si è fatta sentire pesantemente in tutto lo Stivale, una buona notizia, che riguarda le imprese e il loro bilancio relativo al 2013, forse c’è.

A fronte delle 1.053 imprese sorte ogni giorno in Italia durante l’anno scorso, contro le 1.018 costrette, invece, a chiudere i battenti, è stato rilevato che la maggior parte di esse sono nate nelle regioni meridionali.

Unioncamere, a questo proposito, ha reso noto che nel 2013 il numero delle imprese nate ha superato il novero di quelle cessate, 384.483 contro 371.802, producendo un saldo positivo dello 0,2%, che comunque rimane il più basso dall’inizio della crisi.

Ciò che rimane evidente è la presenza sempre più massiccia di imprese al Sud, con buona pace del produttivo Nord-Est, da sempre locomotiva dell’economia e dell’industria italiane, ma ora in affanno.

Nel Mezzogiorno sono andate particolarmente bene le imprese che operano nel commercio, nell’alloggio e nella ristorazione, ma anche nei servizi per le imprese.
Male invece l’agricoltura , che ha visto ben 30mila imprese del settore chiudere definitivamente.

Guardando la situazione nel dettaglio, si capisce che la situazione non è certo rosea, poiché risale al 2010 un tasso di crescita delle imprese superiore all’1%, nonostante le tipologie di appartenenza presentino dati a volte completamente diversi.

Complessivamente la bilancia tra crescita e decrescita è equilibrata: esattamente il 50% delle regioni italiane ha un tasso di crescita positivo, mentre le restanti 10 ravvisano un trend negativo.
Quello che stupisce maggiormente però non sono tanto le percentuali, quanto i cambiamenti in atto nelle singole aree geografiche, e il caso del nord est è certamente il più eclatante.

In questo caso, i numeri sono eclatanti: nel territorio da sempre considerato il più fecondo, almeno nei confini nazionali, nel 2013 sono state chiuse 77.835 aziende, contro 70.000 nuove attività aperte, registrando il maggior tasso di decrescita del paese, -0,54%, in particolare in Veneto e Friuli Venezia Giulia, anche rispetto al 2012, dove ci si era attestati intorno allo -0,41%.

Passando alle singole regioni, la metà “in crescita” del paese non sembra più rispecchiare dunque la tradizionale dicotomia nord-sud. Piemonte, Liguria, Emilia Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia e il fanalino di coda la Valle d’Aosta, sono cresciute di meno rispetto a Sardegna, Abruzzo, Marche e Basilicata.
La Campania è al secondo posto, con un tasso di crescita che si avvicina all’1%, superando la Lombardia e persino il Trentino alto Adige, all’ottavo posto in classifica.

Le note positive che arrivano dal sud si odono inoltre ancora di più osservando la situazione dal punto di vista delle società di capitale.
Qui le prime otto posizioni sono occupate da regioni meridionali, prime fra tutte la Basilicata, il Molise e la Calabria; per incontrare la prima regione del nord bisogna scendere al dodicesimo posto con il Trentino Alto Adige, con un di tasso di crescita annuo equivalente alle metà di quello della Basilicata.

Secondo dati forniti dal rapporto della Banca d’Italia, a livello regionale il sistema degli interventi per l’innovazione si caratterizza per una estrema frammentazione delle iniziative.
Secondo i dati del Ministero dello sviluppo economico, nei vari governi che si sono alternati dal 2006 al 2011, oltre l’85 per cento delle misure economiche nel settore dell’innovazione si è concentrato al Centro-Nord, provocando un maggior ricorso ai Fondi strutturali europei da parte delle regioni meridionali.

Ciò che colpisce maggiormente è ancora una volta la coda della classifica. Sette su dieci delle ultime posizioni sono occupate da province del Nord Italia, e tra queste alcune di quelle storicamente più produttive, come Belluno, che ha visto nell’ultimo cinquantennio nascere l’industria dell’occhiale. Oppure come la roccaforte dell’industria romagnola di Forlì-Cesena é precipitata alla penultimo posto.

Vera MORETTI

Finanziamenti alle imprese del Mezzogiorno

In arrivo, per le imprese del Mezzogiorno, in particolare quelle operanti in Campania, Puglia, Calabria e Sicilia, 240 milioni di finanziamenti a tasso zero se intenzionate ad attuare programmi di investimento per cifre comprese tra 200.000 e 3 milioni di euro, soprattutto se le spese riguardano l’acquisto di macchinari.

Ciò è previsto dal Bando Macchinari, emanato dal Ministero dello Sviluppo Economico ed è finanziato con risorse del Piano di Azione Coesione (Pac) e del Programma Operativo Nazionale (Pon – “Ricerca e Competitività” 2007-2013).

I finanziamenti saranno rimborsati in percentuali differenziate in base alla dimensione d’impresa beneficiaria e potranno essere erogati attraverso una modalità innovativa messa a punto dalla Direzione generale per gli incentivi alle imprese (Dgiai) del Ministero dello Sviluppo Economico e dall’Abi, secondo la quale le imprese potranno usufruire delle agevolazioni prima di effettuare il pagamento dei beni ai fornitori.

Le fatture saranno pagate con le risorse finanziarie versate dal Ministero su un apposito conto vincolato.
La Convenzione siglata nei giorni scorsi tra Ministero e Abi ha stabilito nel dettaglio le regole per l’apertura e la gestione dei conti bancari.

Carlo Sappino, direttore generale della Dgiai, ha dichiarato: “Nell’attuale fase del ciclo economico in cui i segnali di ripresa sono ancora troppo deboli, soprattutto nelle regioni meridionali, contiamo di supportare con il Bando ‘Macchinari’ le imprese nella realizzazione di investimenti in grado di qualificarne gli assetti tecnico-produttivi e rilanciarne la competitività. Credo poi che sia particolarmente significativa, e direi anch’essa innovativa come gli investimenti che ci apprestiamo a sostenere, la partnership pubblico-privato per lo sviluppo attivata con l’Abi, che ringrazio per la disponibilità e la collaborazione offerta“.

Ha voluto aggiungere il direttore generale dell’Abi Giovanni Sabatini: “Questo strumento agevolativo e’ un tassello importante della politica di sostegno alle imprese e, in particolare, di quelle del Mezzogiorno, che si affianca alla Nuova Sabatini, con l’obiettivo di favorire nuovi investimenti in un momento nel quale siamo tutti impegnati a promuovere la ripresa economica“.

Per ricevere maggiori informazioni, è già attiva una piattaforma informatica implementata, in collaborazione con Invitalia, per la compilazione guidata delle domande di ammissione alle agevolazioni, che potranno essere presentate a partire dal 27 febbraio.

Vera MORETTI

Costi elevati e tempi lunghi: i trasporti danneggiano la Sicilia

Il presidente di Confcommercio Sicilia, Pietro Agen, aprendo la conferenza stampa sul sistema dei trasporti del Meridione ha utilizzato gli antichi Romani per illustrare la situazione in cui versa la Regione.

Già nell’antichità, infatti, per potenziare traffici e commerci, si costruivano strade e acquedotti, ma oggi, che tutto ciò sarebbe più facile, se non altro grazie alla presenza della tecnologia, sembra che questo ragionamento non venga preso in considerazione.
Con la conseguenza che la Sicilia, centro del Mediterraneo e quindi in posizione assolutamente strategica, rischia di essere marginalizzata dal resto del mondo.

Il presidente di Confcommercio Sicilia, infatti, ha dichiarato, sconsolato e allarmato: “Come presidente di Confcommercio Sicilia e come incaricato per le politiche del Mezzogiorno di Confcommercio non posso che esprimere stupore per l’assordante silenzio sotto cui sta passando, sia a livello nazionale che regionale, la definitiva emarginazione del meridione d’Italia e della Sicilia con il declassamento dell’aeroporto di Catania, l’addio all’alta velocità oltre Napoli, la definitiva rinuncia al ponte sullo stretto. Stupisce che nessun politico, a cominciare dal presidente della Regione Crocetta e per finire col duo Letta–Lupi, passando per tutte le forze politiche, abbia compreso l’importanza di battersi a livello europeo per evitare che si compia l’ultima follia condannando definitivamente quel poco di imprenditoria che ancora resiste al Sud“.

Per progredire, e per fare quel salto di qualità che la Sicilia meriterebbe, occorrono contributi europei, senza i quali le è preclusa l’opportunità di potenziare il proprio settore turistico, vero traino dell’economia regionale, ma anche l’importante occasione di diventare la piattaforma logistica nel Mediterraneo.

Tra gli imputati di questo ritardo, ci sono i costi dei trasporti, che incidono di molto sul comparrto commerciale e i tempi troppo lunghi, che danneggiano le merci deperibili, ovvero quei prodotti dell’agroalimentare che rappresentano una risorsa imprescindibile su cui puntare per lo sviluppo economico della Sicilia.

Ha proseguito Agen: “I cinesi stanno finanziando il raddoppio del Canale di Suez per incrementare i loro rapporti commerciali. Passando per il Mediterraneo puntano all’Africa, dove stanno acquistando terreni e interi regioni per trasformare il “continente nero” nel loro granaio dove sviluppare il settore agricolo. Le navi cinesi si spingono fino allo Stretto di Gibilterra per risalire al nord Europa, i loro flussi commerciali passano dal mediterraneo e la Sicilia potrebbe essere una ottima base logistica. Purtroppo la mancanza di programmazione penalizza lo sviluppo di tutto il Meridione e la Sicilia ha perso la capacità di progettare“.

Per questo motivo, Confcommercio Sicilia chiede ai governi regionale e nazionale “un tavolo di confronto per progettare il sistema logistico più idoneo per la Sicilia, un piano di trasporti che sostenga lo sviluppo del turismo e delle esportazioni, che attiri nuovi imprenditori per investire nell’isola. Composta da pochi porti con un’unica autorità portuale, dai quattro aeroporti dell’isola (Catania, Palermo, Trapani e Comiso), autostrade e alta velocità. Tutto ciò richiede uno studio di fattibilità del sistema logistico siciliano che al momento solo la Cina ha realizzato. E i nostri politici dove sono?“.

Vera MORETTI

Il lago trionfa nell’estate 2013

L’estate è ormai un ricordo ma, prima di archiviarla del tutto, l’Osservatorio Nazionale del Turismo di Unioncamere ne ha voluto fare un bilancio approfondito, alla luce dei dati relativi a tutta la stagione, settembre compreso.

Contrariamente a quanto ci si aspettava, non si tratta di soli segni negativi, come invece era accaduto nel 2012. Rispetto all’anno scorso, infatti, il 2013 ha registrato segnali di ripresa sia a luglio (+2,2%), sia in agosto (+3,3%), con, rispettivamente, il 64,4 e il 74% delle camere occupate.

A stupire non sono solo i numeri, per i quali ci si aspettava una vera e propria debacle, ma anche le destinazioni scelte dai turisti che hanno scelto il Belpaese come meta delle vacanze: niente “pinne, fucile ed occhiali”, o comunque meno del previsto, mentre una vera e propria impennata ha interessato laghi e città d’arte.

Non si può certo dire che il Sud e le sue incantevoli spiagge sia stato snobbato, ma l’incremento maggiore arriva dal Nord Est e dal Centro, che hanno saputo meglio soddisfare le esigenze di coloro che desideravano proposte diverse da spiagge e mare cristallino.

Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere, ha commentato positivamente questo inaspettato trend: “Questa estate le nostre imprese hanno finalmente visto i primi ritorni sugli investimenti effettuati in questo lungo periodo di crisi. Certo, non possiamo ancora parlare di ripresa, soprattutto in termini economici. Il nostro sistema di offerta, che continua a proporsi all’estero con la qualità e l’unicità dell’ospitalità italiana, registra, infatti, una risposta positiva da parte dei mercati stranieri. In Italia poi la contrazione dei consumi per la vacanza si sta arrestando, forse anche grazie alla prospettiva di una minore tassazione sui beni primari come la casa”.

A gioire non sono solo gli hotel, (+2,3% a luglio e +3,6% ad agosto, ma anche le strutture extra-alberghiere (+2,2% a luglio e +3,1% ad agosto).

In brusca frenata si è però conclusa l’estate, con il mese di settembre in calo dell’1,2% per le camere occupate, ferme perciò al 36,5%, ma hanno saputo “tenere” gli hotel di categoria alta, che vantano clienti affezionati che, anno per anno, rinnovano i loro soggiorni presso le strutture preferite.
Gli hotel, c’è da riconoscerlo, hanno saputo offrire proposte allettanti ai potenziali turisti, contenendo i prezzi dei loro 4 e 5 stelle, in controtendenza con l’aumento degli 1 e 2 stelle (+4,1%).

A distinguersi dalla media in tutto il periodo sono le imprese ricettive del Nord Est, che occupano il 71,1% delle disponibilità a luglio (+4,5%), il 78,6% ad agosto (+4%) e il 38,9% a settembre (-3,5%). Buone anche le performance delle imprese ricettive del Centro che, con un’occupazione camere in linea con la media generale, recuperano rispetto al 2012 soprattutto nel mese di settembre (37,9%, +6,5%).

Se la zona del Nord Ovest ha saputo confermare i risultati della scorsa estate, non si può affermare lo stesso per Sud ed Isole, che devono fare i conti con una stagione meno brillante, in lieve flessione a luglio (-0,5%), in ripresa ad agosto (+2,0%), ,a in sensibile calo a settembre (-6,9%).

Scettro per il gradimento maggiore nei mesi estivi rispetto alle proprie disponibilità di alloggio spetta al lago: 83,5% le camere vendute in luglio e 87,2% quelle d’agosto, con tassi di crescita davvero sensibili rispetto agli stessi mesi dell’anno precedente (+9,3% a luglio, +12,9% ad agosto).

Al mare, dove le imprese vedono un recupero più moderato (+2,7% a luglio, +3,2% ad agosto), luglio vede occupate il 68,7% delle camere, mentre si registra l’80,5% ad agosto.

In discreta crescita anche le città d’arte italiane, che realizzano a luglio il 63,4% (+2,5%), ad agosto il 68,3% (+4,2%) e prolungano la stagione estiva fino a settembre, occupando il 47,7% delle camere (+7%).

Le aree di campagna del turismo verde confermano i risultati a luglio (54,2%, -0,6% rispetto al 2012) e settembre (32,4%, -0,3%), mentre nel mese di agosto, con il 64,4% di camere occupate, recuperano del +2,6%.

Nelle località termali, dove l’occupazione camere si attesta al 52,8% a luglio (-0,4%) e solo al 63,2% ad agosto (-4,1%), si recupera sullo scorso anno solo nel mese di settembre (42,1%, +3,9%).

Pollice verso, invece, per la montagna, con tassi di occupazione sempre in calo: 55% a luglio (-3,2%), 67,9% ad agosto (-4,2%), 28,1% a settembre (-1,9%).

Questa situazione si riflette anche andando ad analizzare le tipologie ricettive, dove il calo più sostanzioso si registra nei rifugi alpini (-9,9,% a luglio, -5,4% ad agosto, -7,2% a settembre) mentre si confermano tra le imprese extralberghiere i risultati positivi dei villaggi turistici (+14,3% a luglio, +12,5% ad agosto, +8,4% anche a settembre).

Vera MORETTI

La crisi divide l’Italia in due

La crisi economica ha allontanato ancora di più il Nord e il Sud Italia.

I dati, infatti, parlano chiaro e indicano il valore aggiunto prodotto da ogni abitante del Nord-Ovest quasi il doppio di quello prodotto da chi risiede nel Mezzogiorno.

Prima delle province italiane è Milano, che presenta un valore aggiunto che è il triplo rispetto a quello di Crotone, ultima della graduatoria.

Nonostante, dunque, la flessione abbia caratterizzato tutti i settori produttivi e tutte le regioni, ci sono alcune zone dell’Italia che sono più in sofferenza rispetto ad altre, e le previsioni per il 2013 non promettono nulla di buono.
La spaccatura, già esistente, sembra purtroppo destinata ad aumentare.

Le stime derivano dagli Scenari di sviluppo delle economie locali italiane realizzati da Unioncamere e Prometeia e, a fronte di una riduzione media del Pil nazionale dell’1%, nelle regioni meridionali il calo sarà pari al -1,7%, contro il -0,8% atteso nelle regioni del Centro-Nord.
Il 2013 sembra che porterà ad un calo ulteriore del Pil che si assesterà a circa 14 miliardi di euro, con un calo delle spese delle famiglie dello 0,9%, mentre gli investimenti caleranno del 3%.

A trainare l’economia italiana, e ad impedire una totale debacle del Paese sono le esportazioni, per le quali è atteso un aumento medio del 2%, confermando così l’accelerazione che ha già caratterizzato il 2012 (+1,8%).
In quest’ambito, una buona notizia viene dal Nord Est che, dopo la caduta del 2012, l’anno prossimo tornerà a “tirare” sui mercati internazionali, con un incremento del 2,6%.

Con la recessione ancora in atto, nel 2013 non si prevede un miglioramento della situazione del mercato del lavoro: l’occupazione dovrebbe continuare a ridursi e il tasso di disoccupazione portarsi all’11,4%.

Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere, ha dichiarato: “Le famiglie e le imprese italiane, in questi mesi, hanno compreso l’importanza di rinunciare a qualcosa oggi per dare una speranza di futuro alle giovani generazioni. Gli enormi sacrifici fatti nel 2012 non devono andare dispersi. Chiunque prenderà in mano le sorti del Paese – ha aggiunto – ha perciò come primo dovere quello di dare corpo a questi sacrifici con politiche capaci di sbloccare la società, rimettere in moto l’ascensore sociale, semplificare la Pubblica amministrazione e disegnare un fisco a misura di famiglie e piccole imprese. Il 2013 si annuncia un altro anno difficile ma con qualche segnale di ripresa e, per questo, dobbiamo raddoppiare le energie per ridare un po’ di fiducia agli italiani. L’export ha tenuto e l’anno prossimo potrà dare un contributo anche maggiore al Pil, ma da solo non basta. Serve assolutamente far ripartire gli investimenti, senza i quali non c’è sviluppo duraturo, e il mercato interno, da cui dipende il vero recupero dei livelli occupazionali”.

Vera MORETTI