Bando ministeriale per pmi

Le pmi che investono in Innovazione, Ricerca e Sviluppo stanno per ricevere, tramite bando ministeriale, i primi 300 milioni che serviranno a finanziare i progetti proposti.

Per essere finanziate, le proposte devono essere “di rilevanza strategica per il sistema produttivo e la competitività delle PMI”.
Il 60% delle risorse, pari a 160 milioni di euro, sono destinate a progetti proposti da microimprese, mentre il 25%, pari in questo caso a 40 milioni, andrà alle micro e piccole imprese.

Ad essere ammessi al bando:

  • Imprese che svolgono attività industriale per la produzione di beni o servizi;
  • Imprese di trasporto;
  • Imprese agroindustriali che svolgono prevalentemente attività industriale;
  • Imprese artigiane di produzione di beni;
  • Centri di ricerca con personalità giuridica;
  • Organismi di ricerca, limitatamente ai progetti congiunti.

I progetti congiunti devono essere “realizzati mediante il ricorso allo strumento del contratto di rete o altre forme contrattuali di collaborazione, come ad esempio il consorzio e l’accordo di partenariato”. Questi strumenti devono “configurare una collaborazione effettiva, stabile e coerente rispetto all’articolazione delle attività, espressamente finalizzata alla realizzazione del progetto proposto”.

Il contratto deve prevedere:
suddivisione di competenze, costi e spese a carico di ciascun partecipante;
definizione degli aspetti relativi a proprietà, utilizzo e diffusione dei risultati del progetto;
individuazione del soggetto capofila, con mandato di rappresentanza per i rapporti con il Ministero;
clausola con cui le parti, nei casi di recesso o esclusione di uno dei partecipanti o di risoluzione contrattuale, si impegnano alla completa realizzazione del progetto, con ripartizione di attività e costi tra gli altri soggetti e ricorrendo, se necessario, a servizi di consulenza.

Inoltre, le imprese devono avere sede stabile in Italia, e di conseguenza essere iscritte nel Registro delle Imprese, senza procedure concorsuali in atto e trovarsi in regime di contabilità ordinaria. Inoltre, non si deve trattare di imprese che hanno prima ricevuto e poi non rimborsato o depositato in un conto bloccato gli aiuti individuati quali illegali o incompatibili dalla Commissione europea, in regola con la restituzione di somme dovute in relazione a provvedimenti di revoca di agevolazioni concesse dal Ministero, non trovarsi in condizioni tali da risultare impresa in difficoltà così come individuata nel Regolamento GBER.

I progetti, per essere ammessi, devono riguardare attività di “ricerca industriale e di sviluppo sperimentale” finalizzate alla realizzazione di nuovi prodotti, processi o servizi oppure al notevole miglioramento di prodotti, processi o servizi esistenti tramite lo sviluppo di una serie di tecnologie quali: ICT, nanotecnologie, materiali avanzati, biotecnologie, fabbricazione e trasformazione avanzate, tecnologie spaziali, tecnologie volte a realizzare gli obiettivi sociali di Horizon 2020.

Per quanto riguarda la durata del progetto, deve essere compresa tra i 18 e i 36 mesi ed un’eventuale proroga deve essere concessa al ministero, purchè la richiesta sia motivata. Deve essere avviato dopo aver fatto domanda di agevolazione e comunque entro tre mesi dalla concessione delle stesse.
La data di avvio del progetto corrisponde a quella della prima spesa ammissibile oppure a quella dell’inizio dell’attività del personale e deve essere obbligatoriamente comunicata al soggetto gestore entro 30 giorni.

Il costo, invece, deve essere compreso tra 800mila e 3 milioni di euro mentre le spese ammissibili sono quelle destinate a dipendenti collaboratori, ma non personale amministrativo-contabile, ma anche quelle spese per strumenti ed attrezzature di nuova fabbricazione, ma limitatamente al periodo del progetto. Ammissibili anche spese per servizi di consulenza e generalmente utilizzate per il progetto di ricerca.

Il finanziamento ha durata massima di 8 anni, oltre ad un successivo preammortamento di 3 anni. L’erogazione può avvenire al massimo in 5 rate, con l’ultima a saldo totale e pari almeno al 10%.

A seconda della dimensione delle imprese, cambia la percentuale delle spese agevolate:

  • 70% delle spese per le piccole imprese,
  • 60% per le medie imprese,
  • 50% per le grandi imprese,
  • 25% per gli organismi di ricerca.

Vera MORETTI

In Puglia contributi alle microimprese extra agricole

Alcuni comuni della provincia di Lecce, ovvero Acquarica del Capo, Alessano, Castrignano del Capo, Corsano, Gagliano del Capo, Miggiano, Montesano Salentino, Morciano di Leuca, Nociglia, Patù, Presicce, Ruffano, Salve, Specchia, Taurisano, Tiggiano, Tricase e Ugento, sono oggetto di un bando pubblicato dal Gal Capo Santa Maria di Leuca.

Obiettivo di tale bando è favorire lo sviluppo e l’innovazione delle microimprese che operano in settori extra agricoli, oltre ad incoraggiare la formazione di microcircuiti locali che possano diversificare le economie delle aree rurali e sviluppare forme imprenditoriali sostenibili e coerenti con le potenzialità e gli elementi caratterizzanti il territorio del GAL.

I contributi possono servire per la costituzione di nuove imprese ma anche per lo sviluppo competitivo di quelle già esistenti.
Possono accedere al sostegno gli investimenti che rientrano nelle seguenti categorie di spesa:

  • ristrutturazione, adeguamento e ampliamento dei locali da destinare allo svolgimento dell’attività produttiva, commerciale, e/o di servizio;
  • acquisto di software, tecnologie e servizi;
  • acquisto di nuovi macchinari, impianti e attrezzature per la creazione, l’ammodernamento, il potenziamento e l’ampliamento dell’attività;
  • studi di fattibilità, assistenza e consulenza finalizzati alla creazione, all’ammodernamento, potenziamento e ampliamento dell’attività, consulenze per innovazione tecnologica, organizzativa e commerciale, acquisti di brevetti e licenze e spese generali solo se collegate ad investimenti materiali (parcelle per consulenze legali, parcelle notarili, spese per consulenza tecnica e finanziaria, spese sostenute per la garanzia fideiussoria, spese per la tenuta di conto corrente appositamente aperto e dedicato all’operazione). L’ammissibilità delle spese di cui al presente punto è limitata al 10% del costo totale dell’investimento ammesso.

Mentre non sono previsti aiuti per

  • investimenti di mera sostituzione;
  • acquisto di beni e di materiale usato;
  • interessi debitori e gli altri oneri meramente finanziari;
  • interventi realizzati e/o i beni acquistati in data antecedente alla presentazione della domanda di aiuto.

Il sostegno sarà concesso nella forma di contributo in conto capitale pari al 50% della spesa ammessa ai benefici. Il volume massimo di investimento è pari a 40.000 euro per singola azione.

I soggetti che intendono partecipare al bando, contemporaneamente alla presentazione della domanda di aiuto, devono provvedere alla costituzione e/o aggiornamento e validazione del fascicolo aziendale sul portale SIAN per il tramite dei centri di assistenza agricola (CAA) autorizzati dall’AGEA.

La scadenza è stata fissata per il 21 gennaio 2013. Entro il quinto giorno successivo al rilascio sul Portale SIAN, la copia cartacea della domanda di aiuto rilasciata sul portale SIAN, deve essere inviata, tramite servizio postale a mezzo Raccomandata A.R., o corriere autorizzato, in plico chiuso indirizzato al GAL al seguente indirizzo:

Gal Capo Santa Maria di Leuca s.r.l.
Piazza Pisanelli (Palazzo Gallone)
73039 Tricase (Le)

Vera MORETTI

Microimprese, motore dell’economia in Italia

 

Italia terra di filiera, di distretti industriali, di antica tradizionale artigianale. Noi di Infoiva lo abbiamo raccontato tante volte, ma a confermare che il vero motore dell’economia italiana siano le microimprese oggi è anche l‘Istat. Secondo un’indagine svolta sui dati del registro imprese del 2010, le microimprese (ovvero quelle con meno di 10 addetti), rappresentano il 94,9% di quelle attive lungo tutta la Penisola e coprono circa il 47,8% degli addetti e il 31,1% del valore aggiunto.

Le grandi imprese, ovvero quelle che contano almeno 250 addetti, si fermano invece a 3.495 unità, che pesano per il 19% degli addetti e il 31,9% del valore aggiunto prodotto.

Sempre secondo l’Istat, il sistema impresa in italia ha registrato nel 201o un miglioramento della propria performance economica. Se da un lato la base produttiva si è ridotta, sia per numero di imprese attive che di addetti impiegati, ad aumentare sensibilmente è il valore aggiunto del sistema ‘impresa’, pari a circa 708 miliardi di euro (+12,3%).

A decretarlo è l’Istat, nel suo dossier ‘Struttura e competitività del sistema delle imprese industriali e dei servizi’: nel 2010 erano 4.372.143 le imprese attive, con calo dello 0,3%, mentre gli addetti si attestavano a circa 16,7 milioni (-1,6%), ma in compenso si rivela come il valore aggiunto per addetto sia stato pari a 42,4 mila euro (+14,1% rispetto al 2009).

L’Istat prosegue nell’analisi dei diversi indicatori economici, sottolineando come il costo del lavoro per dipendente sia stato nel 2010 di 34 mila euro (+2,9%), la retribuzione lorda per dipendente ammontasse a 24,4 mila euro (+3,0%) e gli investimenti per addetto siano stati pari a 8,3 mila euro (-10,8%). Insomma, nel 2010, l’incidenza dei profitti lordi sul valore aggiunto rispetto all’anno precedente è stata del 26,6%.

Alessia CASIRAGHI

 

 

Cresce l’export del settore manifatturiero

 

Il 2012 si chiude con il segno più per l‘impresa manifatturiera italiana: nel primo semestre dell’anno il 49,8% delle aziende del settore (vale a dire praticamente una su due) ha incrementato le vendite dei propri prodotti all’estero rispetto al 2011. Nel dettaglio ha aumentato le esportazioni il 51,5% delle imprese poco esposte sui mercati esteri (quota export inferiore 25% del fatturato), e il 47,4% delle aziende più esposte sui mercati esteri (quota di export superiore al 75%).

I dati sono stati resi noti da uno studio dell’Istat riguardante ‘La performance delle imprese manifatturiere sui mercati esteri’. L’export è cresciuto del 9% per le imprese meno esposte sull’estero, e solo dello 0,2% per quelle che esportano oltre tre quarti del proprio prodotto. La presenza di imprese in espansione raggiunge il 53,2% tra le unità che esportano nei paesi extra-Ue, contro il 44,8% tra quelle orientate ai mercati Ue.  Le frequenze più elevate di imprese in crescita si rilevano infatti tra le aziende che esportano in mercati come il Giappone, gli Stati Uniti e la Russia, mentre le più basse verso la Spagna e la Grecia.

Scendendo ancor più nel dettaglio, la frequenza delle unità in crescita è pari al 48,7% per le microimprese (1-9 addetti), al 49,9% per le piccole imprese (10-49 addetti), al 51,4% per le medie (50-249 addetti) e al 48,9% per le grandi. Dal punto di vista dei settori, le esportazioni sono aumentate nel 51,2% delle imprese  per quanto riguarda l’offerta specializzata, nel 49,4% per la manifattura tradizionale,   nel 49,3% nei settori a elevate economie di scala e nel 47,5% nelle imprese appartenenti ai settori ad alta tecnologia.

Da un punto di vista dimensionale, la migliore performance è realizzata dalle medie imprese (+1,9%), la peggiore dalle microimprese (-1,3%).

Ceramica d’eccellenza, la forza dei piccoli

Continua il viaggio di Infoiva all’interno della filiera della ceramica italiana. Un mondo che non è fatto solo di piastrelle e sanitari, ma che annovera tra le proprie eccellenze zone e distretti nei quali la ceramica da artigianato diventa arte.

Una di queste zone è Caltagirone, in provincia di Catania, dove la lavorazione della ceramica ha radici antichissime e, nel 2012, è portata avanti principalmente da piccole e piccolissime imprese, che cercano di resistere alla crisi puntando sull’export e sull’eccellenza. Con una difficoltà a fare sistema che, purtroppo, ne mette a rischio la sopravvivenza.

Leggi l’intervista a Marcello Romano, Presidente dell’Associazione Ceramisti Calatini

Il bello della ceramica, l’arte di Caltagirone

Ceramica in Italia è anche sinonimo di arte: una tradizione che risale alla preistoria e all’antica maestria dei ceramisti arabi giunti in Sicilia dopo la conquista musulmana dell’isola. Caltagirone è un esempio eccellente di come l’attenzione per il bello e la tradizione artigianale abbiano dato vita a un’area produttiva basata quasi unicamente su piccole imprese, se non microimprese a conduzione familiare, che producono ceramiche e pezzi d’artigianato conosciuti e apprezzati in tutto il mondo.

Infoiva ha deciso di andare alla scoperta di questa antica tradizione per conoscere da vicino una realtà, che pur non potendosi fregiare del titolo di distretto industriale, raggruppa moltissime aziende artigiane che danno voce al made in Italy in tutto il mondo.

A raccontarcele è Marcello Romano, Presidente dell’Associazione Ceramisti Calatini.

Quante imprese conta l’associazione delle ceramiche di Caltagirone?
Siamo circa una quarantina di imprese produttrici di ceramiche artistiche. Si tratta per la quasi esclusività di piccole imprese artigiane a conduzione perlopiù familiare, con una media di 4-5 adetti ai lavori.

Qual è l’indotto generato dalle imprese produttrici di ceramiche nell’area di Caltagirone?
In media, soprattutto a causa della crisi che ha fortemente inciso sul nostro territorio, le imprese fatturano tra i 40 e 50 mila euro l’anno.

Quanto la crisi ha inciso sulle imprese produttrici di ceramica?
Le imprese che hanno chiuso dallo scorso anno ad oggi sono circa il 20%, mentre se facciamo il confronto con il 2010 la quota sale al 30%.

Le vostre ceramiche artistiche sono conosciute e apprezzate in tutto il mondo. Quali sono i vostri maggiori mercati di export?
Una grossa fetta della nostra produzione è destinata al mercato nazionale, per quanto riguarda l’export i mercati più interessanti attualmente riguardano l’area mediorientale: Kuwait, Bahrain, Dubai. Gli Emirati Arabi sono interessati soprattutto alla produzione di maioliche e piastrelle artistiche destinate alla decorazione di hotel e ristoranti, riceviamo discrete richieste anche alcuni Paesi del Nord. In Europa la domanda è invece nettamente inferiore.

Come contrastate la concorrenza che arriva dall’estero e dall’Asia in particolare?
Le nostre ceramiche sono belle, fatte a mano e dotate di una costante ricerca della giusta armonia cromatica. Pensi che la produzione della ceramica a Caltagirone risale a un’epoca antichissima, è una tradizione che risale a prima della nascita di Cristo, grazie alla presenza nella zona di numerose cave d’argilla. La nostra è una ceramica difficilmente imitabile sia nella forma che nei decori, prodotta attraverso la pasta rossa che dà origine alla maiolica. Le ceramiche che arrivano dall’estremo oriente sono invece prodotte con pasta bianca, di minor qualità, anche se è innegabile che da 10 anni a questa parte l’avvento sul mercato di produzioni a basso costo provenienti dalla Cina ha impoverito le nostre casse. La concorrenza si combatte a mio avviso con la qualità, la ricercatezza delle materie prime e la maestria artigiana che è nelle nostre vene.

La Regione Sicilia offre forme di aiuto o sostentamento alla piccola imprenditoria della zona di Caltagirone, per salvaguardare questo tassello importante del made in Italy?
No, purtroppo no. Non esistono politiche della Regione che offrano aiuti concreti per non far morire un comparto, tutto è demandato alla capacità individuale dei singoli artigiani, che hanno tentato negli scorsi anni di unirsi in forme associative, sono stati fatti dei tentativi di dare vita a consorzi sul territorio, ma purtroppo le aziende sono troppo piccole e differenziate per poter avere una reale incisività sul mercato. Noi come Associazione Ceramisti Calatini abbiamo deciso di organizzarci con un punto vendita in cui espongono e vendono circa 40 artigiani della zona e con un sito internet, per far conoscere le nostre produzioni in Italia e nel mondo.

Qualche mese fa la Sicilia è balzata agli onori delle cronache per il rischio default dei conti della Regione. Come vanno oggi le cose? Quali sono le maggiori criticità per il vostro settore?
Lei ha presente Caporetto? La situazione attuale è tragica e soprattutto non si può modificare con nessun tipo di azione. Per il nostro settore la Regione non fa nulla: in passato venivano offerte alle piccole imprese del settore della ceramica sovvenzioni finalizzate alla partecipazione delle aziende alle fiere di settore in tutta Italia, prima fra tutte il Macef di Milano, anche se poi a conti fatti i soldi erano sempre pochi e alla meglio si finiva nell’ultimo padiglione in fondo alla fiera. La Regione non si è mai curata di dare una buona visibilità ai suoi prodotti, alle particolarità industriale che la caratterizzano, come la ceramica artistica per esempio, che viene prodotta non solo a Caltagirone ma anche a Santo Stefano e Sciacca. Si poteva, si doveva fare molto di più.

Alessia CASIRAGHI

Finanziamenti alle microimprese in Abruzzo

 

Se l’accesso al credito è il principale problema che si trovano ad affrontare piccole e medie imprese, la Regione Abruzzo ha deciso di stanziare un fondo per la concessione di micro finanziamenti fino a 25.000 euro a sostegno della micro-imprenditorialità locale e del lavoro autonomo.

Potranno fare richiesta di finanziamento sia le microimprese, che assumono la forma giuridica di ditta individuale, di società di persone o società cooperative (anche sociali o a responsabilità limitata), sia i lavoratori autonomi (anche Liberi professionisti).

L’importo finanziato potrà variare tra i 5.000 e 10.000 euro per le persone fisiche, e tra i 10.000 e i 25.000 euro per le persone giuridiche.

Saranno considerate ammissibili ai fini del finanziamento le seguenti spese:

  • le spese di funzionamento e di gestione
  • le spese per consulenze specialistiche
  • le spese per investimenti legati a macchinari, impianti, attrezzature, mezzi mobili, opere murarie per adeguamento e messa a norma dei locali, direttamente connessi all’attività.
  • le spese per l’acquisto di mezzi commerciali strettamente funzionali all’attività d’impresa

Tutte le spese dovranno essere sostenute successivamente alla presentazione della domanda di finanziamento, che dovrà essere persentata a partire dal 29 ottobre 2012 e fino ad esaurimento delle risorse finanziarie disponibili, mediante raccomandata A/R o posta certificata (PEC).

Per ulteriori informazioni è possibile consultare il bando.

 

Incentivi alle imprese per giovani e donne a Massa Carrara

di Vera MORETTI

Per favorire il reinserimento nel mondo del lavoro di inoccupati e disoccupati, la Provincia di Massa Carrara ha pubblicato un avviso per disciplinare i criteri e le modalità di concessione di agevolazioni finanziarie per la creazione d’impresa.

Per questo, dunque, si tratta di un’iniziativa rivolta, oltre che ai disoccupati/inoccupati, anche ai lavoratori in cassa integrazione o in mobilità, purchè, e questo vale per tutte queste categorie, siano iscritti nelle liste anagrafiche del Centro per l’Impiego della Provincia di Massa Carrara e che abbiano reso dichiarazione attestante l’immediata disponibilità al lavoro.

Gli incentivi sono messi a disposizione al fine di sostenere il lavoro autonomo e l’avvio all’impresa.
Nello specifico, sono rivolti al sostegno dell’imprenditorialità e alla cultura del lavoro soprattutto giovanile e femminile, ma anche alle persone e servizi di accompagnamento per la creazione d’impresa e l’autoimpiego, in particolare se si tratta di progetti a favore di immigrati.
Per quanto riguarda le donne, poi, c’è una particolare attenzione per quanto riguarda la creazione d’impresa e di lavoro autonomo in settori innovativi.
La società o l’impresa, dovrà avere sede legale e operativa a Massa Carrara e provincia, e dovrà appartenere al settore delle microimprese e piccole e medie imprese.

Il contributo concesso potrà essere, al massimo, di 15.000,00, euro, al netto IVA, da utilizzare per le spese di:

  • Canone di locazione prime 12 mensilità (al netto della cauzione e degli oneri accessori), a partire dalla data di inizio dell’attività, nella misura non superiore al 90% della spesa, fino ad un massimo di euro 11.300,00);
  • Consulenza e assistenza per l’avvio dell’attività (start-up), fino ad un massimo di €. 800,00;
  • Parcella notarile fino ad un massimo di € 900,00;
  • Pubblicità e promozione (logo/marchio e grafica dell’ insegna pubblicitaria) fino ad un massimo di € 1.500,00;
  • Contratti per allacciamenti/collegamenti utenze fino ad un massimo di € 500,00;

Ad eccezione, ovviamente, del canone di locazione, le altre spese dovranno essere sostenute a partire dalla data di iscrizione alla CCIAA (per l’imprese individuali) e dalla data dell’atto notarile costitutivo (per le Società) ed entro e non oltre la data di presentazione della richiesta di erogazione contributo.

La domanda di partecipazione dovrà pervenire entro il 12 giugno e potrà essere consegnata a mano oppure per raccomandata all’indirizzo:
Provincia di Massa Carrara
Settore Formazione Professionale e Politiche del Lavoro
Piazza Aranci, 1 Palazzo Ducale
54100 Massa

A Sondrio parte il bando L@urimp

di Vera MORETTI

Laureati e laureandi di Sondrio e provincia potranno beneficiare di un bando messo a disposizione della Camera di Commercio ed entrare in micro, piccole o medie imprese.

Il progetto, denominato L@urimp 2012 è rivolto alle imprese con attività in provincia di Sondrio, iscritte al Registro delle Imprese/REA della Camera di Commercio di Sondrio in regola con gli obblighi contributivi e previdenziali e con gli adempimenti relativi alle norme in materia di sicurezza degli ambienti di lavoro.

I contributi saranno erogati per l’assunzione di laureandi e laureati per un periodo minimo di 6 mesi, ovviamente solo se l’assunzione sia coerente ad un progetto di durata compresa tra 6 e 18 mesi e finalizzato ai temi dell’innovazione tecnologica, del marketing o dell’internazionalizzazione.
Possono beneficiare del contributo anche le imprese che hanno assunto da non più di tre mesi dalla data di presentazione alla domanda.
Per quanto riguarda, invece, le assunzioni future, devono avvenire entro 60 giorni dalla data di comunicazione di ammissione al contributo, mentre non rientrano in questa iniziativa gli stage.

L’importo concesso è pari al 50% delle spese, per un massimo di 6.000 euro ed un massimo contributivo per azienda di 12.000 euro.
La domanda deve essere fatta mediante posta elettronica certificata all’indirizzo : promozione@so.legalmail.camcom.it.

Una fotografia delle microimprese italiane ed europee

Non solo stampe e fotocopie nel DNA di Epson. L’azienda ha un occhio attento nei confronti delle dinamiche che caratterizzano le microimprese, un mondo che comprende molti dei sui clienti.

Epson ha infatti presentato i dati emersi dalla ricerca Epson Micro-Business, condotta su 1.250 imprenditori europei (250 in Italia) e focalizzata sulle esigenze e le sfide che le aziende di piccole dimensioni (1-10 addetti) devono oggi affrontare. E le soprese non mancano.

Le piccole imprese avranno infatti, probabilmente, un ruolo chiave nel guidare la ripresa dell’economia italiana e, tra i numerosi dati raccolti dalla ricerca, uno in particolare fa riflettere: l’89% delle piccole imprese italiane intervistate riferisce di comprare attraverso Internet e ben il 94% utilizza questo strumento per vendere i prodotti/servizi. Percentuali elevate e destinate a crescere nei prossimi due anni, che paiono dimostrare la volontà nel nostro paese di utilizzare i new media per fare business.

Dalla ricerca emerge poi come, in Italia, solo il 4% delle piccole imprese coinvolte nell’indagine stia perseguendo al momento una politica di crescita aggressiva. Il 29% degli imprenditori intervistati ha infatti affermato che “l’obiettivo principale è mantenere risultati costanti” e una percentuale analoga sta lavorando per “stabilizzare il business”. Per un quarto delle piccole imprese si tratta di una “battaglia per la sopravvivenza”.

Il nostro è un Paese – ha affermato Giuseppe Vivace, segretario generale CNA Lombardia – caratterizzato da una cultura artigiana capace di immaginare, progettare e trasformare le idee in prodotti fisici. C’è una grande capacità innovativa nelle piccole imprese che fa fatica ad emergere, dobbiamo facilitare l’innovazione chiedendo anche alle istituzioni pubbliche maggiore sensibilità, risorse e semplificazione.”

L’indagine Epson dimostra poi come i piccoli imprenditori italiani riconoscano l’importanza di acquisire nuovi clienti e fidelizzare quelli esistenti e considerino il servizio clienti un fattore critico di differenziazione dai concorrenti. Il 60% delle aziende italiane concorda anche sul fatto che la ricerca di nuovi clienti sia l’unica strategia di crescita nel contesto attuale e la base per un successo continuo nel tempo. Altrettanto importante è il coinvolgimento e la fidelizzazione dei clienti già esistenti, che è sempre più parte integrante dei piani strategici delle aziende. Ma con quali strumenti? Un efficace impiego della tecnologia (72%), il prezzo del prodotto/servizio (68%), il passaparola (66%) e il brand engagement (65%).

E a proposito di tecnologia, la ricerca dimostra che il 90% delle aziende italiane (il 92% in Europa) usa il PC/Laptop/Netbook per gli affari, mentre circa la metà impiega tecnologie di stampa nelle attività lavorative. Decisamente superiore alla media è l’utilizzo dello smartphone per gli affari, con un 51% in Italia contro il 26% della Francia e 24% della Germania.

Sembra però che l’approccio delle micro-aziende italiane sia quello di dilazionare nel tempo l’aggiornamento tecnologico, rimandando gli investimenti in nuove tecnologie, che invece potrebbero aiutare in modo significativo l’innovazione e la produttività dei dipendenti. In alcuni casi la tecnologia adottata dalle imprese di piccole dimensioni in Italia è una delle più datate in Europa: l’età media di un PC/Laptop è di 4,6 anni, mentre le tecnologie di copia e scansione hanno in media 3,8 anni (in confronto ai 2,3 anni riportati dalla media europea) e lo stesso vale per le tecnologie per la presentazione.