Bonus revisione auto, a chi spetta e come richiederlo?

Molti non sanno che è disponibile il bonus revisione auto, anche conosciuto come bonus veicoli sicuri. Si tratta di una misura di natura straordinaria volta a riconoscere un aiuto economico a fronte dell’aumento del costo della revisione dell’auto. Il contributo economico per le operazioni del 2023 è richiedibile dal giorno 3 aprile 2023 fino al 31 dicembre 2023. Dal primo gennaio 2024 non sarà più richiedibile, tranne nel caso di una specifica proroga della misura.

Cos’è il bonus revisione auto?

Il bonus revisione auto, anche conosciuto come bonus veicoli sicuri, è una misura eccezionale attiva per 3 anni, dal 2021 e quindi fino al 31 dicembre 2023, può essere richiesto dal proprietario del veicolo che sottopone lo stesso alla revisione obbligatoria, ma è possibile avvalersene per una sola volta nell’arco dei 3 anni e per un solo veicolo. Di conseguenza, se una persona possiede due veicoli potrà comunque sfruttare il bonus revisione auto per un solo mezzo. Si può richiedere in seguito a revisione di:

  • auto;
  • motoveicolo;
  • ciclomotore.

L’importo del bonus revisione auto è pari alla differenza tra il costo della revisione prima degli aumenti e il costo attuale, si tratta quindi di una somma pari a 9,95 euro. Con il Decreto del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili del 3 agosto 2021 numero 129 l’importo della tariffa ministeriale per la revisione obbligatoria è passato da 45,00 a 54,95 euro.

Come richiedere il bonus revisione auto?

Il bonus revisione auto può essere richiesto sul sito bonusveicolisicuri.it accedendo all’area riservata con il proprio codice Spid, con Carta di identità elettronica o Cns. Per poterne usufruire è necessario inserire la targa del veicolo per il quale si vuole ricevere l’importo.

Occorre indicare il codice Iban del conto sul quale si vuole ricevere il Bonus, l’indirizzo e-mail e il codice fiscale dell’intestatario del veicolo.

Una volta inserita la richiesta, la stessa sarà sottoposta a controlli formali e si provvederà quindi alla liquidazione della piccola somma vista in precedenza.

Leggi anche: Sanzioni auto senza revisione: cosa si rischia

Il 2013 altro annus horribilis per il mercato auto?

La situazione incerta conseguenza delle elezioni politiche sta contribuendo a peggiorare ulteriormente un mercato, quello dell’auto, che già nel 2012 ha conosciuto uno dei suoi periodi peggiori.
Ma, come detto, le cose, per ora, non sembrano destinate a migliorare, tanto che l’Italia si merita la maglia nera a livello europeo nel settore.

A fare una disamina a dir poco preoccupante è stato Filippo Pavan Bernacchi, presidente di Federauto, l’associazione che rappresenta i concessionari di tutti marchi commercializzati in Italia di auto, veicoli commerciali, camion e autobus.

Basandosi sui dati di immatricolazione di autovetture nuove a febbraio diffusi dal Ministero dei Trasporti, ovvero 108.419 pezzi, con una perdita del 17,4% rispetto a febbraio 2012, Pavan Bernacchi ha commentato: “Gli acquisti di beni e servizi sul mercato interno sono in forte contrazione e questo investe come un treno tutte le aziende italiane, tra le quali vi sono i concessionari di autoveicoli. Se la politica non si adopererà con urgenza per far ripartire l’economia, il nostro Paese andrà verso il collasso. I 3 milioni di disoccupati, per dirne una, ne sono una riprova“.

Anche Adolfo De Stefani Cosentino, responsabile per la Federazione della commissione sulla fiscalità, ha commentato la situazione: “Gli autoveicoli e la sua filiera, che dà lavoro in Italia a 1.200.000 persone, pagano un prezzo salatissimo: parliamo di circa 8,6 miliardi di euro, effetto cumulato delle varie manovre succedutesi nel 2011 e nel 2012 con aumenti di accise sui carburanti, superbollo sulle auto prestazionali, aliquota IVA, IPT, Assicurazione RC e bollo, oltre alla stretta fiscale sulle auto aziendali. Quest’ultima antitetica rispetto ai principali mercati europei. Una pressione intollerabile che schiaccia la proprietà e l’utilizzo degli autoveicoli”.

Vera MORETTI

A breve una nuova norma per i distributori di benzina

Sta per cominciare una nuova vita per i distributori di benzina: come si era intuito, infatti, entrerà in vigore, previa comunicazione sulla Gazzetta Ufficiale, la norma prevista dal ministro Corrado Passera, che obbligherà i distributori a comunicare direttamente al Ministero dei Trasporti i prezzi dei carburanti.

Mario Monti aveva un anno fa espresso le sue intenzioni, che a breve diverranno attuabili, per seguire una prassi già praticata, con successo, in altri Paesi europei.
Si partirà gradualmente, con un adeguamento che inizierà dalle autostrade, passando per le strade statali per arrivare infine ai centri urbani.

I dati ottenuti verranno messi su una piattaforma consultabile da un qualsiasi automobilista, che potrà così rendersi conto dove gli conviene di più rifornirsi.
Connettendosi sul sito del Ministro dei Trasporti, come accade già in Francia, attraverso computer, smartphone e tablet, si verrà aggiornati quotidianamente sui prezzi dei carburanti.

Una buona notizia?
Non per tutti. I dubbi sono molti e alcuni riguardano la poca efficacia del portale dei Ministero, già attivo da qualche anno ma non aggiornato in tempo reale, e quindi non in grado di dare, almeno per ora, le giuste informazioni agli automobilisti.
Inoltre, si tratta di un decreto non ancora ufficiale, la cui definitiva pubblicazione in Gazzetta ufficiale dipenderebbe dal parere della Corte dei conti, che potrebbe anche bocciarlo se non fornito di necessaria copertura economica.

Un altro elemento che metterebbe in discussione l’efficacia della piattaforma è legato poi alla procedura di comunicazione dei dati. Innanzitutto per il momento la legge continua a parlare di rilievi periodici, e quindi non ci sarebbe una verifica quotidiana dei prezzi, circostanza che toglierebbe agli automobilisti fin dall’inizio gran parte dell’utilità della piattaforma.

Un altro elemento che fa arricciare in naso è il fatto che non sia prevista alcuna sanzione per chi non rispetti la procedura.
E, in ultimo, ci si chiede se il portale del ministero saprà monitorare un numero di pompe che, sul territorio nazionale, sono circa 20mila.

Insomma, le intenzioni sono buone, le perplessità sono molte.
Vedremo chi la spunterà.

Vera MORETTI

Lo Stato in difetto fa rincarare i pedaggi per eccesso

Dallo scorso 17 settembre, sulle piccole tratte autostradali i ritocchi di alcuni centesimi sono balzati in realtà a dieci centesimi, ma i gestori si difendono facendosi scudo del decreto interministeriale n. 10440/28/133 del 12 novembre 2001 del ministero dei Trasporti: sorpresa amara dunque in autostrada, con relativi mugugni e proteste da parte degli utenti.

La norma recita che fino a 5 centesimi, i prezzi devono essere arrotondati per difetto a zero, oltre i 5 centesimi vanno arrotondati per eccesso a dieci. Pertanto la norma ha comportato in alcuni casi pedaggi immutati nonostante l’aumento dell’Iva ma in altri casi il +1% di Iva ha “scongelato” i 5 centesimi della vecchia tariffa” osserva Bruno Chiari, dg dell’Autostrada Brescia-Padova.

Per esempio, se su una tratta il prezzo calcolato in precedenza arrivava a 1,05 euro il pedaggio pagato è stato solo un euro. Ma con il +1% di Iva il prezzo è arrivato a 1,06: quindi il nuovo prezzo finale è di 1,10 euro. Il 10% in più.

Operazione trasparenza anche sulla Milano Serravalle – Milano Tangenziali concessionaria della A7 da Milano a Serravalle Scrivia e delle tre tangenziali milanesi. In totale, più di 180 chilometri.

Per esempio, sulla tangenziale Nord Milano-Sesto San Giovanni la tariffa per le autovetture è aumentata di 10 centesimi a 4,20 euro, il 2,4% in più; anche alla stazione di Terrazzano-Tangenziale Ovest il rincaro è stato del 2,8% a 3,60 euro. In entrambi questi casi è scattato l’arrotondamento di dieci centesimi. Un fenomeno analogo è scattato per molte tratte sulla A7 ma per diverse altre il pedaggio non è stato variato.

Diverso il discorso sulle tratte più lunghe: il gruppo Atlantia che gestisce oltre 3mila chilometri di autostrade segnala che sulla tratta Roma Nord-Bologna Casalecchio il pedaggio è passato da 23,5 euro a 23,7: un aumento di 20 centesimi, lo 0,85%; la tratta Milano Sud-Firenze Nord è aumentata da 19,10 euro a 19,30, 20 centesimi in più, l’1,05%. Uno 0,05% che si spiega con il meccanismo dell’arrotondamento. Mentre sulla tratta Milano Sud-Firenze Impruneta l’aumento di 10 centesimi, da 19,80 euro a 19,90, è pari solo allo 0,51%.

L’Italia è sempre la stessa:  arrotondano i prezzi e dimagriscono i portafogli….

Marco Poggi