Il Made in Italy eccelle grazie all’innovazione

Il Made in Italy, per rimanere ad alti livelli di eccellenza, deve necessariamente puntare su innovazione e tecnologie digitali e, non a caso, i settori che meglio rappresentano l’italianità all’estero, come moda, turismo e automotive, sono sempre al passo coi tempi grazie alle tecnologie digitali.
Sono proprio questi comparti che valgono il 20% del Pil totale e non hanno intenzione di fermarsi.

Di questo, e dell’importanza che ha l’innovazione nei settori chiave del Made in Italy, si è parlato durante il Deloitte Innovation summit 2017. Ciò che è emerso, tra le altre cose, è che secondo gli italiani occorre puntare su: università e centro di ricerca (26%), imprese (22%), Stato (20%), capitale umano (20%).

Come fare, dunque, per raggiungere obiettivi di eccellenza? Ciò che viene suggerito è puntare sullo sviluppo di hub innovativi, non solo guardando alla Silicon Valley, ma anche alla City di Londra, che ha saputo innovarsi pur mantenendo la sua tradizionale competenza finanziaria, oppure ricordando la Silicon Wadi israeliana e il distretto agritech della Nuova Zelanda. Tutti esempi che hanno saputo sfruttare le tecnologie mantenendo comunque un approccio metodologico e pragmatico applicato alle specificità del Paese.

L’Italia vanta posizioni di leadership nei tre settori prima citati, ovvero moda, turismo, automotive, ma anche nautica, agroalimentare, macchinari industriali. Ecco qualche dato:

  • fashion: vale oltre il 3% del pil, rappresenta il 35% del sistema fashion UE, primo posto nella competitività del commercio internazionale;
  • turismo: oltre il 3% del pil, primo paese al mondo per numero di siti Unesco, quinto per affluenza di turisti;
  • automotive: vale circa il 5% del PIL, l’Italia è il secondo esportatore di motocicli d’Europa e il primo mercato di auto a trazione alternativa;
  • macchinari industriali: vale circa il 6,5% del pil, siamo il secondo esportatore d’Europa, il primo nel mondo per le macchine di imballaggio;
  • agroalimentare: vale più del 7% del pil, ogni anno 1,2 miliardi di persone nel mondo compra almeno un prodotto alimentare italiano, l’export vale intorno ai 37 miliardi;
  • nautica: secondo produttore di imbarcazioni al mondo, leader per i superyacht.

Vera MORETTI

Nautica Made in Italy tra le eccellenze dell’export

Gli Stati Uniti sono i primi estimatori e consumatori dei prodotti Belli e ben fatti italiani, denominazione che indica il Made in Italy di livello medio-alto, che rappresenta da sempre uno dei settori più floridi quando si tratta di export.

Tra questi, sicuramente merita un posto di spicco anche la nautica, le cui esportazioni portano a 1,9 miliardi, contro 1,5 miliardi degli Usa.
Cifre già esorbitanti, non c’è che dire, ma che possono aumentare e migliorare ulteriormente, poiché le potenzialità sono ancora enormi, considerando quegli stati federati in cui la nautica italiana è ad oggi meno presente. Facendo una stima approssimativa, di tratterebbe di altri 560 milioni, come ha confermato Luca Paolazzi, direttore del centro studi Confindustria, in occasione del convegno di Ucina-Satec sulla crescita del settore nautico.

Paolazzi è anche autore di “Esportare la Dolce Vita” pubblicazione che analizza scenari economici e di andamento del mercato e che ha preso in esame le possibilità di export negli Usa, considerando le eccellenze Made in Italy, di cui la nautica fa ovviamente parte.

Paolazzi ha dichiarato in proposito: “Si tratta di una vetrina perfetta di quelli che chiamiamo i ‘Belli e Ben fatti italiani’, cioè prodotti che uniscono estetica a funzionalità, tecnica e bellezza. E per la nautica questo è un ambiente ideale, perché rappresenta anche una vetrina per questi prodotti che troviamo dall’arredamento all’accessorio all’interno delle imbarcazioni. Abbiamo fatto una valutazione nei mercati avanzati, ne abbiamo considerati 31 cioè i principali. L’export italiano di prodotti Belli e Benfatti è di circa 60miliardi di euro, arriverà a 70miliardi e potrebbe crescere ancora di più verso i 77. I mercati emergenti rappresentano la sfida del domani ma sono 1/3 in termini di stazza rispetto a quelli avanzati, per cui è importante giocare su entrambe le tastiere usando esperienza e risorse che si raccolgono su mercati avanzati per puntare su questi paesi che hanno prospettive di più lungo periodo migliori”.

Vera MORETTI

Salone Nautico, motore del settore

La nautica italiana è in buona salute e si presenta al classico appuntamento di inizio autunno con il Salone Nautico di Genova con i numeri al loro posto. Il mercato italiano della nautica, infatti, cresce, i cantieri rimettono piede al Salone Nautico e l’Italia e Genova tornano a essere il terreno di confronto mondiale per la nautica di alto livello.

I dati di mercato, a una settimana dal Salone Nautico ligure, parlano di un +17,1% per il fatturato 2015 rispetto al 2014, dato nettamente migliore delle proiezioni fatte dall’Ufficio Studi Ucina Confindustria Nautica, che a primavera aveva stimato una crescita intorno al 12%.

Una tendenza positiva confermata dall’analisi realizzata da Fondazione Edison, da quest’anno partner scientifico dell’annuale report Nautica in Cifre, compendio statistico realizzato da oltre vent’anni da Ucina Confindustria Nautica, e presentato in concomitanza con il Salone Nautico di Genova (quest’anno, appuntamento il 22 settembre alle 12).

Fra i più significativi dati dello studio Nautica in Cifre emerge il ruolo da protagonista indiscussa che la nautica italiana ha a livello mondiale, con il primato in termini di export delle unità da diporto entrobordo per l’anno 2015 con una quota del 23,7%, prima di Paesi Bassi (19,6%) e Germania (15,9%).

L’Italia mantiene anche la leadership mondiale nella somma dei segmenti della filiera della cantieristica, con il 16,3% di quota export.

E, se la nautica è ancora un settore trainante per l’economia italiana, il Salone Nautico di Genova, con i suoi 56 anni di storia dell’industria nautica da raccontare, è anch’esso un motore di sviluppo del settore, con un effetto trainante positivo che traspare anche dai dati di Assilea (l’Associazione italiana leasing): +50% dei contratti stipulati a chiusura del Salone Nautico 2015.

Genova e il suo Salone rimangono dunque uno dei terreni di confronto a livello mondiale per il comparto della nautica da diporto. Un salone che, quest’anno, si sviluppa su una superficie di 180mila mq di cui 100mila in acqua, che consentono l’ormeggio della maggior parte delle imbarcazioni esposte e la possibilità per i clienti di effettuare prove in mare.

La nautica italiana torna a galla

Mancano pochi giorni all’apertura della 56esima edizione del Salone Nautico di Genova, la vetrina mondiale per un settore, la nautica, che per l’economia italiana ha una importanza strategica e che è tornata a crescere dopo gli anni più bui della crisi.

La nautica italiana si inserisce in un mercato mondiale che vale 19 miliardi di euro, relativamente alle nuove imbarcazioni: +12% rispetto al 2014, quando valeva 17 miliardi. Sono circa 800mila le nuove unità vendute rispetto alle 700mila del 2014, +14%.

Sono i dati più significativi sul mercato mondiale della nautica da diporto elaborati da Deloitte con Altagamma nel numero zero dello studio Market Insight of the international Recreational Boating Industry, presentato nei giorni scorsi durante lo Yachting Festival di Cannes da Nautica Italiana, l’associazione che riunisce le eccellenze dell’industria del comparto affiliata ad Altagamma.

Uno dei segmenti nel quale la nautica italiana fa registrare una forte presenza è quello dei superyacht (oltre 30 metri di lunghezza) e anche in questo campo l’order book 2016 stimato da Deloitte fa ben sperare: 295 nuove unità, di cui il 44% nuovi ordini, per un controvalore di 8,7 miliardi. Una stima elaborata prendendo in considerazione solo gli ordini considerati affidabili.

Consistenti anche i giri d’affari del mercato dell’usato, stimato da Deloitte in 14 miliardi di euro, e del Refit&Repairs e Superyachts Charter, pari a circa 1 miliardo.

In tutto questo, l’Italia si conferma leader in valore nel settore delle nuove costruzioni della nautica. Siamo il primo Paese produttore globale di imbarcazioni a livello europeo, con un valore della produzione 2014 di 1,7 miliardi di euro (il 10% del valore globale). Staccatissimi altri Paesi come Regno unito (6,9%), Olanda (6,5%), Germania (6,4%), Francia (5,7%).

A livello mondiale la nautica italiana è seconda solo a quella degli Stati Uniti, il cui valore globale arriva al 43%. Ma sono altre scale dimensionali.

Con la presentazione di oggi parte ufficialmente un importante progetto di Nautica Italiana, uno dei primi su cui abbiamo investito con convinzione e che nei prossimi anni troverà dimensione e sviluppo definitivo”, ha dichiarato a Cannes il presidente Lamberto Tacoli.

A sottolineare il fatto che la nautica è anche un volano economico per i territori e per l’intero sistema Paese italiano, ci ha pensato Luca Petroni, Chairman di Deloitte Financial Advisory Italy, che ha condotto lo studio presentato a Cannes: “Questo è il numero zero di uno studio che vorremmo arricchire annualmente. Oggi siamo partiti dai principali indicatori del mercato delle imbarcazioni, con un focus sulle unità da diporto, sui superyacht e sui segmenti ausiliari-secondari del Refit&Repair e del Charter. Già dalla prossima edizione vorremmo analizzare l’impatto occupazionale ed economico che l’industria nautica genera nei territori. Perché l’industria nautica è un grande motore non solo di piaceri individuali ma di benessere collettivo“.

Imprese balneari, settore in crescita

Le acque italiane alimentano il settore estivo delle imprese balneari: nel 2016 in Italia si contano 7.466 attività che gestiscono gli stabilimenti sulle spiagge dei nostri mari, sulle rive dei laghi e sulle sponde dei fiumi o noleggiano pedalò e canoe, oltre al classico ombrellone-sdraio.

Secondo un’elaborazione della Camera di commercio di Milano su dati registro imprese al I trimestre 2016 e 2015 relativi alle sedi di imprese balneari attive, tra le province più attrezzate in quanto a imprese balneari, Rimini guadagna il primo posto (435 imprese, 5,8% italiano), seguita da Napoli che conta 426 attività e dalla costa savonese con 418. Nascono nuove imprese balneari in Basilicata (+19,6%) e in Calabria (+11,3%), dove il settore cresce sensibilmente rispetto al 2015, contando 67 imprese lucane e 442 calabresi.

Emilia Romagna (13,7%), Toscana (12,7%) e Campania (11,3%) sono il trio che traina il settore con rispettivamente 1.022 imprese balneari, 951 e 841. Tra le prime dieci aree per numero di imprese, crescono soprattutto Cosenza (221 imprese attive, +16,3%), Salerno (291, +4,7%) e Roma (363 imprese, +1,7%), ma fa bene anche Messina (164), in crescita del 11,6%. La Lombardia cresce del 2% con Milano (54 sedi impresa) e i laghi che bagnano i territori di Brescia (41), Como (19) e Varese (10).

Oltre alle imprese balneari, un altro settore in grande spolvero per l’impresa italiana su cui ha puntato l’occhio la Camera di commercio di Milano è quello nautico. Le barche made in Italy fanno registrare un +21,2% di export nel primo bimestre 2016. Nel 2015 il business nautico è stato di oltre 1,7 miliardi e di quasi 146 milioni di euro tra gennaio e febbraio 2016.

I continenti che attivano il circolo dell’export delle imbarcazioni italiane sono America, che assorbe quasi la metà dell’export, Europa (33,8%) e Asia (12,6%). Malta (8,5%), Francia (8,1%) e Regno Unito (6,1%) sono i primi partner europei. Il 20% delle nostre barche si americanizza, esportato negli Stati Uniti, mentre il 10,9% solca i mari delle Isole Vergini o delle Cayman. Anche Hong Kong e Panama sono tra le prime 10 destinazioni.

Insomma, vanno bene le imprese balneari, ma raggiungerle con una barca italiana ha tutto un altro sapore.

Marina resort, ecco il nuovo decreto attuativo

La Conferenza Stato-Regioni ha approvato il nuovo decreto attuativo dei Marina resort, che rende nuovamente operativa l’applicazione dell’Iva turistica al 10% agli ormeggi a breve, quelli inferiori all’annualità.

Il decreto attuativo stabilisce i requisiti minimi che i Marina resort devono possedere ai fini dell’equiparazione alle strutture ricettive all’aria aperta, ossia i servizi di accoglienza e messa a disposizione dello specchio acqueo per il pernottamento dei turisti.

L’emanazione del decreto sui Marina resort si è resa necessaria dopo che la Corte Costituzionale aveva parzialmente accolto il ricorso della Regione Campania contro il decreto attuativo della legge che riconosce l’applicazione dell’Iva al 10%, nella parte in cui non prevedeva la previa intesa nella Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano.

Il nuovo decreto attuativo identifica i servizi da offrire, senza indicare le quantità erogate, che potranno quindi essere oggetto di un’ulteriore, autonoma, disciplina regionale.

Il commento di Carla Demaria, presidente di UCINA Confindustria Nautica, sul decreto attuativo dei Marina resort: “Siamo molto soddisfatti di questo importante risultato ottenuto alle porte della stagione estiva. UCINA aveva richiesto con forza che il decreto attuativo fosse approvato al più presto possibile per non rischiare di perdere il vantaggio e la spinta economica che tale norma è già stata in grado di garantire al turismo nautico nel 2015. Lo scorso anno, al suo primo anno di applicazione, la norma ha prodotto un aumento del 4% dei contratti di ormeggi stagionali Rendendo nuovamente più appetibile la sosta presso gli ormeggi in transito nei porti turistici italiani verrà attirato nelle nostre acque un numero maggiore di imbarcazioni che potranno così godere della bellezza delle coste italiane a prezzi concorrenziali nel Mediterraneo”.

UCINA punta sull’export

UCINA Confindustria Nautica vara il piano 2016 per il sostegno all’export, frutto di un’analisi dell’andamento dei mercati internazionali effettuata dal proprio Ufficio studi in collaborazione con alcuni istituti economici esterni.

Gli ultimi dati diffusi dall’Istat confermano che la ripresa in Italia è trainata dalle esportazioni, con un +3,7% dell’export italiano nel 2015. Pur rimanendo positivo, negli ultimi mesi rallenta il mercato degli Stati Uniti, a oggi il più dinamico per le imprese italiane, dove si è appena concluso il Miami International Boat Show. Decisamente immobile il mercato del Brasile, la cui economia nell’ultimo anno ha mostrato segni di forte difficoltà; deludenti le aspettative del Far East, mentre la Russia è continua a restare ferma e il Medio Oriente si trova ormai da tempo in una situazione di luci e ombre.

Per quanto riguarda l’Italia, i dati forniti da ASSILEA, Associazione italiana del leasing il cui direttore generale è membro del Consiglio di Presidenza di UCINA, il 2015 si è concluso con un aumento del 62% dello stipulato a fronte di un numero di contratti stabile. Il valore è salito a 240 milioni di euro. Il periodo post Salone Nautico di Genova ha visto firmati contratti di leasing nautico per oltre 20,1 milioni di euro nell’ultimo bimestre dello scorso anno, a fronte dei 14,9 milioni dello stesso periodo del 2014 (+35% circa in valore).

In questa congiuntura internazionale complessa, UCINA Confindustria Nautica rafforza il presidio nei mercati strategici a sostegno delle imprese italiane con un progetto a sostegno della nautica approvato dal ministero dello Sviluppo Economico e reso operativo da ITA-ICE Agenzia, che prevede interventi mirati a favorire l’internazionalizzazione delle aziende della nautica da diporto attraverso linee d’azione rivolte specificamente ai settori dei grandi yacht, della piccola nautica, nonché del comparto accessoristica nautica.

Il progetto prevede tre linee di azione specifiche per la nautica, con una serie di contributi volti a favorire la partecipazione di tutte le aziende, in una logica di filiera, alle più importanti rassegne internazionali. In particolare, le manifestazioni 2016 che prevedono la presenza istituzionale ICE – UCINA sono, oltre al BOOT di Dusseldorf che si è tenuto a gennaio e il Miami International Boat Show che si è appena concluso, il Dubai International Boat Show (1-5 marzo 2016) e il Fort Lauderdale International Boat Show, che si terrà a novembre.

L’Associazione sarà presente al Dubai International Boat Show con uno stand istituzionale ICE – UCINA all’interno dell’area “Equipment Supplies & Services” in un area di 30 mq che comprenderà anche un’area esposizione.

Dal 4 al 7 maggio prossimi, presso Itajaì, città brasiliana che ha ospitato due tappe del giro del mondo a vela in equipaggio, si svolgerà la seconda edizione del Fimar – Fiera dell’economia del mare Italia-Brasile. L’iniziativa bilaterale dedicata al design, alla tecnologia e alla subfornitura è frutto degli accordi firmati da ministero dello Sviluppo economico, UCINA e Governo dello Stato brasiliano di Santa Caterina: un’opportunità per le imprese di impianti, accessori, macchinari, meccanica, arredo e design, refit.

Una missione guidata dal vice presidente Piero Formenti all’Eurasia Boatshow di Istanbul, terminata la scorsa settimana, è stata invece tesa a valutare, attraverso una serie di incontri istituzionali, le opportunità del mercato turco anche alla luce delle ripercussioni delle vicende di politica internazionale sul Paese.

Abbiamo in campo molteplici attività in diverse parti del Mondo e con diversi interlocutori – conferma Carla Demaria, presidente di UCINA Confindustria Nautica – ma l’obiettivo è unico: aiutare e sostenere con contributi economici concreti, presenza istituzionale, accordi bilaterali e know how le attività di export delle nostre imprese”.

Stella: “Il mercato della nautica è in ripresa e il Salone l’ha dimostrato”

Meno visitatori, d’accordo, ma molta più voglia di comprare. Il Salone Nautico numero 54, come da previsioni, non ha raggiunto i 115mila visitatori registrati nell’edizione del 2013, ma secondo gli organizzatori si è percepito un diverso approccio nei confronti della nautica. Per trarre un primo bilancio sul Salone chiuso lunedì scorso ci affidiamo a Marina Stella, Direttore Generale di UCINA Confindustria Nautica.

Dott.ssa Stella, a pochi giorni dalla chiusura del Salone Nautico è già possibile trarre un primo bilancio?
La conclusione del salone vede confermata l’inversione di tendenza annunciata a maggio al di là delle più rosee attese della vigilia. Le vendite migliorano, ma il mercato nautico italiano non può nascere da solo. La strategia di Ucina è di puntare con grande energia, forza e determinazione sul Salone Nautico Internazionale di Genova. Un mercato non risale da solo ma va incentivato e occorre intervenire per ricrearlo. Il 2014 va considerato un anno zero da cui ripartire, abbiamo bisogno della spinta di tutti i soci sia per rinnovare il mercato sia per fare forte il Salone

Secondo Beniamino Gavio, proprietario di Baglietto, il Salone dal prossimo anno andrebbe ripensato dato che alcuni brand importanti hanno deciso di non essere presenti a Genova…
Il mercato sta dando le sue risposte. Il Salone ha confermato la sua ragione d’essere con oltre 100mila visitatori e un pubblico di qualità fatto di armatori e compratori. Ovviamente, il Salone di Genova non può non essere specchio del mercato e del paese più in generale. Il mercato domestico per la piccola nautica pare dia segni di ripresa, mentre per la grande nautica, i cui leader mondiali sono i tre principali cantieri italiani, è ancora fermo. Per questi motivi abbiamo deciso sicuramente di confermare il Salone di Ottobre 2015 (dal 30/09 al 5/10) e stiamo valutando la realizzazione di un evento legato al design e al lifestyle e collegato all’Expo di Milano in cui il meglio della cantieristica italiana può mostrarsi al grande pubblico. Per questo evento di Maggio verrà presa una decisione a breve.

Quanto è importante nel 2014 un evento internazionale come il Salone nautico?
Il Salone Nautico di Genova si è confermato come il Salone più visitato del Mediterraneo. E’ un Salone di grandissima tradizione, il più importante nel paese leader mondiale per l’alta nautica. Non è solo importante, è un evento fondamentale nel settore industriale della nautica da diporto.

L’industria del settore, che ha visto il proprio fatturato crollare di oltre il 60% negli ultimi anni, sembra in leggera ripresa: quali sarebbero i provvedimenti più urgenti per rilanciare il settore della nautica?
I provvedimenti prioritari per il rilancio del settore della nautica, intesa sia come industria che come filiera e turismo, sono così individuati dall’Associazione di categoria: la definitiva approvazione della riforma del Codice della Nautica; il rilancio del Leasing nautico in analogia a quanto previsto in materia di collateral per altri settori cui si applica la locazione finanziaria; la stabilità della norma sui Marina resort con il riconoscimento dei servizi di accoglienza dei posti barca in transito come attività ricettiva, con l’obiettivo di riportare le imbarcazioni sulle coste italiane, creando indotto e occupazione nella filiera dei servizi, nonché recupero di gettito; il rafforzamento degli strumenti di sostegno all’internazionalizzazione attraverso le manifestazioni e gli eventi di promozione del Made in Italy nautico; il coordinamento e la riduzione dei controlli in mare grazie alla introduzione del Registro telematico; l’introduzione di sistemi di flessibilità del lavoro in un settore caratterizzato da una elevata stagionalità.

Jacopo MARCHESANO

Nautica italiana, un settore da riportare a galla

Il caso della nautica italiana è uno dei più emblematici suicidi industriali. Uno dei settori che per decenni è stato fiore all’occhiello per l’artigianalità e la capacità tecnologica dei nostri cantieri, negli ultimi anni ha subito un progressivo indebolimento, che solo in minima parte si può imputare alla crisi economica mondiale.

I maggiori mercati per la nautica italiana sono infatti al di fuori dell’Europa, tra Stati Uniti, Sud Est Asiatico, Cina, Russia e Medio Oriente, tutte zone in cui i tassi di crescita dell’economia sono sempre stati alti, a dispetto della crisi. Quello che, invece, ha ucciso la nautica italiana, è stato un accanimento politico che, specialmente con i governi tecnici, ha penalizzato il settore punendo i suoi fruitori, con misure folli dal punto di vista fiscale prese contro i possessori di imbarcazioni da diporto.

Un debito, quello della politica nei confronti della nautica italiana, sottolineato nei giorni scorsi dal ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Maurizio Lupi all’apertura del Salone Nautico Internazionale di Genova: “Questo è un settore di cui dobbiamo andare orgogliosi – ha detto Lupi –, il mare è una risorsa, non può essere una negatività. Chi possiede una barca deve essere guardato con orgoglio, non può essere considerato un evasore“, riferendosi ai controlli fiscali compiuti sui possessori di barche negli anni passati.

La nautica italiana ha sofferto al di là della crisi anche per i nostri errori – ha aggiunto – ma è inutile andare a cercare chi ha sbagliato, dobbiamo ripartire tutti insieme“. Fatto sta che le tasse imposte allo stazionamento delle barche nelle marine, la caccia all’evasore e l’equazione armatore = evasore scatenata dagli ultimi governi hanno fatto fuggire dai porti italiani migliaia di barche, facendo la fortuna delle marine, spesso migliori e più attrezzate, di Paesi vicini come Spagna, Croazia e Francia.

In effetti dal Salone di Genova, una certa voglia di rilancio per la nautica italiana è venuta. L’industria del settore, che ha visto il proprio fatturato crollare di oltre il 60% negli ultimi sei anni, ha risposto alla crisi con 180mila metri quadrati di esposizione, 760 marchi, 1000 barche, 100 novità e una previsione di crescita del fatturato per il 2014 del 5,5%, dopo anni di flessione che hanno portato il fatturato del settore della nautica italiana dai 6,4 miliardi nel 2008 (all’inizio della crisi), ai 2,4 nel 2013.

Parole confortanti sono venute anche dal vice ministro allo sviluppo economico Carlo Calenda: “Alla nautica italiana, tra supporto al Salone e fiere, abbiamo portato quest’anno 1,7-1,8 milioni. Il prossimo anno pensiamo si possa arrivare a 5 milioni, 2 dei quali dedicati al Salone di Genova. Ma ci vuole un progetto fatto dall’industria e per l’industria“. Altro punto dolente della nautica italiana, che sconta il difetto tipico del nostro Paese, ovvero l’incapacità di fare sistema, anche se i misura minore rispetto ad altri settori produttivi.

Tutti ci stanno aiutando a 360 gradi“, ha confermato il presidente di Confindustria Nautica Massimo Perotti, ricordando fra i provvedimenti varati dal governo la legge sui Marina Resort, che riduce l’Iva applicata a chi sosta nei porti turistici, e il registro telematico che ha permesso la riduzione dei controlli in mare. Proprio su sollecitazione di Perotti, dal vicecapogruppo del Pd alla Camera Paola De Micheli è arrivato l’impegno a rendere stabile il provvedimento sui Marina Resort che termina a fine 2014.

Perotti ha anche ricordato che c’è ancora da lavorare sull’avvio del nuovo codice della nautica italiana e sull’acquisto in leasing delle imbarcazioni “con una interpretazione allargata del disegno di legge che consenta alle banche di chiedere agli acquirenti garanzie accessorie“.

Insomma, se la nautica italiana era colata a picco, oggi più che mai industria e politica la devono portare a galla. Perché torni a navigare come una volta, serve ancora tempo.

Tra il mare e il legno lavora il maestro d’ascia

Sommiamo insieme due grandi passioni, quella per il mare e quella  del legno, il risultato è una antica e nobile professione: il maestro d’ascia. Un abile artigiano, un profilo eclettico, a metà tra il tecnico e l’artista, una figura cardine nonchè affascinante della antica cantieristica, che oggi purtroppo è sempre meno praticata. Il lavoro industriale ha  infatti ormai sostituito il lavoro del maestro d’ascia, le macchine hanno preso il posto delle sue abili mani che plasmano e lavorano il legno con una abilità degna dei migliori artisti, appunto.

Eppure in alcune zona d’Italia, c’è che ci ancora ha desiderio che questa “magica” professione sopravviva, e così si organizzano corsi di formazione soprattutto per i giovani. E’ il caso di Venezia, dove da ben 10 anni la locale Confartigianato ha attivato nel settore della ‘cantieristica minore’ alcuni percorsi formativi, della durata di un anno, pensati per i ragazzi senza lavoro che nutrono il desiderio di operare all’interno dei cantieri nautici tradizionali.

 Francesco Polo,  il coordinatore dell’attività formativa per Confartigianato Venezia ha spiegato in una recente intervista: “ E’ dal 2003 che, grazie anche al finanziamento della Regione Veneto e del Fondo Sociale, formiamo giovani disoccupati con la passione per la cantieristica, in quello che si può definire il primo step per diventare maestro d’ascia, qualifica che si acquisisce definitivamente dopo un periodo di apprendistato sotto la guida di maestro d’ascia ‘senior’ e dopo un esame abilitante svolto presso la Capitaneria di Porto”.

I corsi che attirano una buona quantità di giovani, ottengono poi ottimi risultati. Circa il 70% dei partecipanti infatti rimane a lavorare nei cantieri nautici e talvolta, ove possibile, si mettono anche in proprio, continuando quindi a mantenere viva una tradizione che altrimenti sarrebe inesorabilmente destinata a scomparire.

E notate bene, tra gli allievi si contano anche parecchie donne.

Francesca RIGGIO