Nuovi impianti di alberi di olive: nuova scadenza per le domande

Nuova scadenza per le domande per i contributi relativi ai nuovi impianti olivicoli. Nuovi alberi di olive quindi, una delle produzioni principali italiane. Il bando che ha messo a bilancio 30 milioni di euro potrà essere sfruttato fino all‘8 aprile prossimo. Uno slittamento di scadenza che offre più tempo ai potenziali richiedenti. Ma vediamo nel dettaglio di cosa si tratta e cosa c’è da sapere nello specifico.

Slitta il bando per i contributi per l’impianto di alberi di olivo

È costata ufficialmente posticipata la scadenza del bando per i 30 milioni di euro destinati ai nuovi impianti olivicoli Ci sarà tempo per inoltrare le domande fino al prossimo 8 aprile 2022. Aggiornate le procedure quindi, con il sito Agea che resta quello di riferimento per scaricare il bando, il modello e per presentare domanda. Inoltre, sul sito dell’Agenzia per le erogazioni in agricoltura anche l’elenco delle colture ammissibili, cioè delle tipologie di piante da poter utilizzare. Il fatto che la procedura è gestita dall’ente statale italiano che ricopre un ruolo fondamentale in materia di svolgimento delle funzioni di Organismo di Coordinamento e di Organismo pagatore nell’ambito dell’erogazione dei fondi dell’Unione europea ai produttori agricoli, la dice lunga sulla bontà del provvedimento.

Le nuove istruzioni direttamente sul sito di Agea

Le istruzioni di Agea, la guida pratica alle istanze di richiesta   Ricapitolando, sul portale istituzionale di Agea sono state presentate le istruzioni per partecipare al bando per i contributi per l’impianto di alberi di olivo. Tutto come previsto Decreto Ministeriale n° 675444 del 23 novembre 2021. Non si tratta però di un bando di fresca uscita ma solo della notizia della sopraggiunta proroga. Il ritardo per la produzione dei modelli, con il sito dell’Agea che fino al 14 marzo scorso non aveva ancora fatto fuoriuscire la modulistica utile alle istanze. Questo ha spinto alla proroga.

Modello pronto e scadenza posticipata per gli interessati al bando sulle olive

Adesso tutto è pronto, dal modulo di domanda a quello relativo alla relazione che va necessariamente allegata. Inoltre c’è pure la lista con tutte le varietà di olive da poter utilizzare e da scegliere sempre tra quelle di origine italiana.  La proroga era molto attesa ed è stata confermata dal sottosegretario del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, Francesco Battistoni. Proprio il rappresentante del governo ha deciso di specificare la portata e l’importanza del bando. Come si legge sul sito “Teatronaturale.it”, Battistoni ha spiegato che vista la grande mole di quesiti pervenuti immediatamente dopo la presentazione del bando, le autorità, compreso il Ministero delle Politiche Agricole e delle Attività Forestali, hanno deciso di procedere al rilascio di alcune importanti istruzioni operative e spiegazioni.

L’olio di oliva deve restare uno dei prodotti principali del made in Italy

Soprattutto sulle modalità di accesso ai contributi, le spiegazioni erano importanti. Adesso tutto potrà essere visto e studiato dagli interessati, direttamente consultando la parte destinata al provvedimento, sul sito di Agea. Inoltre il sottosegretario ha sottolineato che si tratta di una misura di straordinaria importanza. Misura destinata ai produttori olivicoli associati ad organizzazioni di produttori riconosciuti. Una dotazione da 30 milioni di euro davvero imponente. E che permetterà di rilasciare contributi fino ad un massimo di 25.000 euro per impresa agricola.

Oltre all’innesto di nuovi alberi, il contributo servirà anche per consentire la sistemazione di quelli vecchi. Il tutto per incrementare le produzioni e permettere di continuare a produrre l’olio extravergine di oliva italiano per cui il Paese è uno dei principali produttori.

Il Made in Italy parla sempre più straniero

Non ha fine il passaggio dei marchi Made in Italy in mani straniere.

Questo esodo, che sicuramente non fa bene al nostro Paese, coinvolge i prodotti che maggiormente hanno contribuito a far conoscere la tradizione e la qualità italiana di eccellenza, a cominciare dalla moda, per arrivare all’agroalimentare.

Coldiretti, a questo proposito, ha voluto ricordare che, solo in questo settore, il valore dei marchi storici italiani finiti in mani straniere, dall’inizio della crisi ad oggi, ha superato i 10 miliardi di euro.

Tra i mercati che più fanno gola all’estero c’è sicuramente quello dell’olio d’oliva, settore che sta diventando sempre più straniero, considerando che ultimamente alcuni dei brand più conosciuti come Sasso, Bertolli e Carapelli, sono diventati parte del fondo statunitense Cvc Capital Partners.

Ovviamente, non è solo l’olio ad attrarre i compratori americani, ma anche un altro prodotto 100% Made in Italy, ovvero la pasta.
A questo proposito, infatti, l’antico Pastificio Lucio Garofalo ha siglato quest’anno un preliminare per la cessione del 52% del capitale sociale agli spagnoli di Ebro Foods, attivi nei comparti riso, pasta e condimenti, che lo scorso anno hanno acquisito il 25% della proprietà del Riso Scotti dalla stessa famiglia pavese.

Da una nota di Coldiretti: “I grandi gruppi multinazionali che fuggono dall’Italia della chimica e della meccanica investono invece nell’agroalimentare nazionale perché, nonostante il crollo storico dei consumi interni, fa segnare il record nelle esportazioni. E ciò grazie all’immagine conquistata dal Made in Italy con i primati nella sicurezza, nella tipicità e nella qualità”.

Vera MORETTI

Food Made in Italy alla conquista del web: Olio Carli e l’e-commerce

di Davide PASSONI

In un momento difficile come questo ci piace raccontare storie di imprese italiane piccole e grandi, giovani e storiche, che da realtà familiari sono partite alla conquista dell’Italia e del mondo. Una di queste è la Fratelli Carli, icona del food e pezzo di storia italiana, con i suoi camioncini dai colori e dalla scritta retrò che da cento anni fanno su e giù per lo Stivale a consegnare il loro olio d’oliva, oro verde dell’economia agroalimentare italiana. Chi meglio di Lucio Carli, consigliere di amministrazione di Fratelli Carli Spa, può raccontare come vincere sul mercato, non solo grazie alla propria storia?

Fratelli Carli è un’icona del food e dell’impresa italiani. Come sposate oggi tradizione e modernità?
Nella continuità della relazione con il cliente; è sempre stata il nostro nucleo centrale, per poter proporre al mercato un prodotto di qualità e per fidelizzare il cliente stesso dall’arrivo dell’ordine fino alla consegna a casa della merce. Oggi questa relazione è ancora più fondamentale in tutte le nostre attività; la centralità del cliente ci ha fatti crescere sia come portafoglio prodotti sia come novità che proponiamo al mercato.

Tipo?
Tipo una novità che sembra andare un po’ in contraddizione con la nostra storia e il nostro marchio: l’apertura dei nostri punti vendita. Abbiamo aperto prima un flagship store a Padova, poi un emporio a Imperia, poi un punto vendita in centro a Torino, un negozio che esplora la multicanalità in cui si declinano ormai i nostri prodotti.

Ma siete anche molto forti sull’e-commerce…
Cetto. Siamo sì molto legati al passato – pensi che il mio bisnonno era tipografo e abbiamo ancora una tipografia all’interno dell’azienda – ma nonostante questo legame, la nostra volontà è quella di cercare l’innovazione. A ottobre 1996 abbiamo ricevuto il primo ordine online e possiamo considerarci tra i primi in Italia a vantare questo canale di acquisizione di ordini. Ci abbiamo creduto 100 anni fa, ci crediamo oggi, non abbiamo mai tradito la nostra vocazione.

Il commercio elettronico vi dà anche soddisfazioni “numeriche”?
Il transato online dell’azienda è intorno al 14% del fatturato, una cifra molto importante specialmente in Italia. Dall’estero, invece, facciamo circa il 30% di ordini tramite l’online, in Paesi come Germania, Francia, Svizzera, Inghilterra. Lo vediamo anche nella cosmetica, dove abbiamo realizzato una “brand extension” con il marchio Mediterranea.

E in generale, come va il fatturato della Fratelli Carli?
In crescita, particolarmente sull’online. L’esperienza nei negozi, poi, non vuole essere un sostitutivo dell’acquisto a distanza ma un modo per dare al cliente di provare un’esperienza in più.

E all’estero?
Sull’alimentare siamo forti in Francia, Germania, Svizzera, Austria, Inghilterra e abbiamo creato una Fratelli Carli Usa per avere un presidio laggiù: un mercato che va molto bene, con tassi di redemption incredibili. Di fatto, negli Usa – e non solo – vendiamo ciò che siamo: 100 anni di esperienza su un prodotto molto importante come l’olio d’oliva, che negli Stati Uniti ha un ottimo mercato.

Cina?
La guardiamo, ma vogliamo capire prima quel mercato e poi trovare il modo giusto per presidiarlo.

Quanto è vincente abbinare Carli, olio d’oliva e made in Italy?
Di sicuro la nostra penisola sull’olio ha una forza importante e il nostro brand ha una grande tradizione. Oggi il sistema Paese dovrebbe fare di più per salvaguardare il made in Italy, perché non c’è una politica commerciale così forte che possa guidare la crescita e la penetrazione all’estero. Ci vorrebbe una visione comune più forte.

E anche fare squadra tra imprese…
Il dialogo tra imprenditori c’è, ma è più difficile concretizzare una visione unica. Per il futuro è l’unico modo per fare fronte comune nell’area food in Italia. Si tratta di una sfida importante; se andiamo all’estero e guardiamo gli scaffali dell’olio d’oliva nei supermercati, c’è maggiore scelta che da noi e il consumatore è ancora più confuso tra prodotti greci, turchi, spagnoli… C’è tanto bisogno di fare cultura e l’online potrebbe aiutare anche in questo.

Non è tutto olio quello che luccica

 

43 etichette di olio a denominazione di origine riconosciuta dall’Unione Europea. 250 milioni di piante sul territorio nazionale capaci di garantire un impiego di manodopera per 50 milioni di giornate lavorative all’anno ed un fatturato di 2 miliardi di euro. Regioni italiane che dell’olio fanno il loro pane quotidiano come Puglia (35%), Calabria (33%), Sicilia (8%), Campania (6%), Abruzzo (4%), Lazio (4 %), Toscana (3%) e Umbria (3%). Una produzione “al verde” che da sola potrebbe provvedere a tutto il Belpaese, eppure, l’olio costa meno, ne consumiamo di più, ma l’indotto del settore agricolo è in perdita.

Cosa non torna?

L’etichettta!

Quelle del supermercato sono poco trasparenti, illeggibili per quanto riguarda la provenienza delle loro olive, e questo nonostante l’obbligo di provenienza in etichetta stabilito il 1° luglio 2009 con Regolamento comunitario n.182 del 6 marzo 2009.

Cosa nascondono? E soprattutto, cosa sta succedendo al buon nome dell’olio d’oliva italiano? E’ stato truffato.

I più attenti casalinghi si saranno accorti delle varie diciture poco visibili sul retro delle verdi bottiglie: scritte come”miscele di oli di oliva comunitari”, “miscele di oli di oliva non comunitari” o “miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari”  non equivalgono a prodotti nazionali. Anzi!

E quelle icone, quei nomi, quelle immagini tutti trulli e colline toscane? Una mascherata. Una frode.

L’Italia è il primo Paese nel mondo per quanto riguarda l’importatore mondiale di olio. Lo prendiamo dalla Spagna, 74% ; dalla Grecia, 15%; dalla Tunisia, 7%, e non perchè ci manchi. E dunque? Andiamo al “nocciòlo” del problema.

E’ notizia di questi giorni che un’operazione dei carabinieri dei Nas ha scoperto un traffico di circa 500.000 litri di olio extra vergine di oliva contraffatto. 

Le materie prime, provenienti da Spagna e Maghreb (proprio le aree da cui importiamo di più), venivano sofisticate con clorofilla e betacarotene per essere poi cedute ad oleifici compiacenti che le etichettavano come “vero Extravergine”.

Extrafalso! Ed extra dannoso, per la salute come per le tasche degli Italiani: nella maggior parte dei casi occulti e quindi portati alla luce, gli olii non italiani venivano mescolati a quelli nazionali, “etichettati” in un qualche modo “all’italiana” e quindi ributtati nel mercato internazionale con un’immagine di eccellenza da Belpaese assolutamente dannosa.

Solo nell’ultimo periodo, poi, l’Italia ha raggiunto il massimo storico in quanto ad importazione più o meno lecita di olio d’oliva straniero: mai fino ad oggi si era arrivati a 584mila tonnellate capaci di superare la produzione nazionale, in calo nel 2011 a 483mila tonnellate; del -6% nell’ultima raccolta.

Sempre secondo i dati forniti da Coldiretti, nel 2011 le importazioni di olio dall’estero sono aumentate del +3%, quasi triplicate negli ultimi 20 anni e questo ha sommerso la produzione nazionale.

Detto tutto questo, e sanciti tutti questi buoni motivi, per il buon nome (e le buone tavole) tutte made in Italy, non possiamo non rilanciare la lotta alle frodi e alle sofisticazioni sui cui, l’11 giugno scorso, Coldiretti si espressa durante il convegno “Qualità e trasparenza nell’olio di oliva: una grande opportunità per l’economia del Sud” nel Centro Congressi dell’Ente Fiere di Foggia, ovvero in quella Puglia, stivale d’Italia, ricca di ulivi storici che da tempo immemore fanno il PIL dell’olio italiano.

La legge salva olio Made in Italy è già stata sottoscritta da numerosi parlamentari ed ha come primi firmatari la senatrice Colomba Mongiello (PD) e il senatore Paolo Scarpa Buora (PdL), “a dimostrazione di un vasto consenso che ci si augura conduca ad un iter rapido”. E che fili “liscio come l’olio”.

 

Paola PERFETTI

Il meglio dell’olio italiano in mostra in Trentino a Expo Riva Hotel

Dal 30 gennaio al 2 febbraio 2011 si terrà a Riva del Garda la 35ma edizione di Expo Riva Hotel, appuntamento storico e irrinunciabile per il settore dell’hotellerie e della ristorazione. Novità dello scorso anno, che sarà riproposta anche per l’edizione 2011 è “SOLOLIO – mostra dell’eccellenza olearia italiana“, salone che ha incontrato da subito la soddisfazione degli espositori e degli operatori in visita, in cerca di proposte di qualità per la tavola dei loro ospiti.

In questa edizione SOLOLIO sarà ampliata sia nell’offerta espositiva sia in quella formativa con un maggior numero di corsi e degustazioni sull’olio organizzati da Accademia d’Impresa, in collaborazione con l’Enoteca provinciale del Trentino.

Dal 30 gennaio al 2 febbraio Accademia d’Impresa sarà inoltre presente con uno spazio dedicato alla scoperta del mondo che ruota attorno a un prodotto spesso poco conosciuto, ma presente ogni giorno sulle nostre tavole.