Gli architetti italiani e le pari opportunità

L’impegno degli architetti italiani per promuovere le pari opportunità continua. Domani, dalle 9.30 alle 17, la sede del Consiglio Nazionale degli Architetti a Roma, in via di Santa Maria dell’Anima,10 si tingerà di rosa per “Aequale: la professione al femminile”, una giornata dedicata a pari opportunità e parità di genere in ambito professionale.

Nell’ambito della giornata ci saranno l’inaugurazione di Aequale, progetto informativo e primo spazio web del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori dedicato alle pari opportunità; l’illustrazione di best practices, con i progetti delle commissioni Pari Opportunità degli Ordini Provinciali degli Architetti; la presentazione della ricerca del Cresme “Gender Pay Gap: una realtà da affrontare”.

Un momento importante sarà quello, nel corso della mattinata, durante il quale sarà posto l’accento sull’accesso al credito e sui nuovi strumenti per le professioniste promossi dal Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Lisa Borinato, consigliere delegato alle Pari Opportunità del Consiglio Nazionale degli Architetti non ha dubbi: “Sarà un momento di riflessione per focalizzare l’attenzione sulla presenza delle donne in architettura e per fare il punto sul loro decisivo contributo alla trasformazione dei nostri territori con grande professionalità, passione e creatività. Così come lo sarà per individuare strumenti ed interventi politici per affrontare il tema della condizione lavorativa ed economica delle professioniste che rappresentano una riserva di idee e di capacità”.

Pari opportunità per uomini e donne in un decreto

Nonostante si lotti ormai da anni per raggiungere la parità dei sessi, soprattutto in ambito lavorativo, la disparità è ancora netta e molto marcata e gli esempi di discriminazione molteplici.

Per questo motivo, la senatrice Rosa Maria De Giorgi ha presentato, in qualità di prima firmataria, un decreto legge che chiede maggiore attenzione verso questo fenomeno.

E’ innegabile che nelle professioni le donne sono riuscite a farsi strada, ma, dall’altra parte, esistono “criticità e ostacoli che evidenziano quanto sia ancora attuale un gender gap che penalizza le donne. Per le laureate che svolgono professioni intellettuali la percentuale di lavoro temporaneo è molto più alta che per gli uomini; e per le donne è nettamente minore la percentuale di lavori a termine formativi che assicurano un più facile passaggio a occupazioni a tempo determinato“, afferma De Giorgi.

Buone notizie vengono dalle libere professioni, scelte dal 29% delle donne lavoratrici.
In questo caso, si tratta nella maggior parte dei casi, di giovani, con alti livelli di istruzione e professionali, che si occupano per lo più di servizi innovativi e qualificati.

L’obiettivo, dunque, è quello di assicurare pari opportunità nell’accesso negli enti pubblici non economici. In particolare, la proposta prevede che, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore delle nuove norme, gli ordini professionali stabiliscano all’interno dei propri statuti i criteri e le procedure per l’adozione di un codice deontologico.

Dovranno essere disciplinati, “su base democratica, tutti i meccanismi elettorali per la nomina alle relative cariche e l’elettorato attivo e passivo degli iscritti, senza alcuna limitazione di età e in modo da assicurare le pari opportunità di genere, garantendo la trasparenza delle procedure, la rappresentanza presso gli organi nazionali e territoriali e la tutela delle minoranze, nonché la non discriminazione per motivi religiosi, sessuali, razziali, politici o relativi ad altra condizione personale o sociale“.

Vera MORETTI

Eccellenze femminili, è ora di farsi conoscere

Fornire i curricola di donne eccellenti, da tempo impegnate nel contesto culturale, economico e sociale del Paese, è lo scopo dell’iniziativa Perché non donne? Curricola di eccellenze femminili, promossa da Giò, l’Osservatorio interuniversitario di genere, parità, pari opportunità costituito fra le Università di Roma La Sapienza, Roma Tre e Tor Vergata, per invitare donne preparate, capaci e competenti a candidarsi per le posizioni vacanti.
Sono moltissimi infatti i cda già in scadenza o in via di rinnovo e dal 12 agosto, secondo la legge Golfo-Mosca 120/2011 sulle quote rosa, gli organi sociali delle società quotate dovranno essere rinnovati riservando una quota pari ad almeno un quinto dei propri membri alle donne.

E’ quindi il momento giusto per le eccellenze femminili per farsi conoscere inviando i propri curricola ad una serie di personaggi istituzionali, compresi il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e il presidente del Consiglio, Mario Monti. “L’obiettivo – spiegano le referenti di ‘Gio’ – è quello di far sì che venga dato valore al merito e che siano selezionate donne, non in quanto tali, ma perché rispondenti a quei criteri che trasformano un curriculum in ‘eccellenza’”.

Francesca SCARABELLI

Lo spread tra uomo e donna è del 20%

di Vera MORETTI

La riforma del lavoro tiene banco, in questi giorni, tra i nostri ministri, e a ragione, perché si tratta di un intervento urgente.
Chissà, però, se all’ordine del giorno si terrà presente di uno spread del tutto particolare, e tristemente attuale: la differenza del 20% che divide lo stipendio di un uomo da quello di una donna.

Le donne, definite da tutti, uomini compresi, intelligenti e brillanti risorse senza le quali l’economia italiana non può funzionare. Ma siamo sicuri che non si tratti solo di economia domestica e nient’altro? Il sospetto, alla luce di questo dato preoccupante, è concreto.

Le pari opportunità delle quali si parla tanto dovrebbero affrontare la questione di questa gender pay gap che tocca il 19,9% e fa trovare, nella busta paga media di una donna, 1.104 euro e 1.379 euro in quella di un uomo, a parità di istruzione e tipo di lavoro.
Forse questa differenza non era stata considerata perché, più si sale di grado, e più si assottiglia, fino a raggiungere il 4% quando si arriva ai vertici. Ma, si sa, l’esercito delle lavoratrici, come dei lavoratori, è fatto soprattutto di impiegati e operai e per loro il divario è profondo e imbarazzante.

Se, dunque, l’Italia vuole mettersi in pari con l’Europa, deve considerare anche questo aspetto, e magari usare come esempio i Paesi del Nord, dove le leggi stanno aiutando considerevolmente le famiglie con figli, concedendo congedi retribuiti anche per i padri, dado così la possibilità, alle madri che desiderano continuare a lavorare, di recarsi in ufficio senza sensi di colpa.

Possiamo sperare in una svolta del genere anche da noi? In fondo, il ministro del lavoro attualmente in carica, con delega per le pari opportunità, è una donna, e quindi dovrebbe essere sensibile a questo argomento.
Se alle donne vengono riconosciute una maggiore empatia e capacità di “problem solving”, ministro Fornero, ci appelliamo alle sue capacità di donna per metterci in pari, al più presto, con i Paesi europei più civili.

Io non ho paura (delle pari opportunità)

Non è tempo di nascondere la testa sotto la sabbia. È tempo di agire. Agire significa garantire innanzitutto le pari opportunità all’interno dell’avvocatura. Pari opportunità tra donne e uomini, pari opportunità tra giovani e meno giovani, pari opportunità tra colleghi abili e diversamente abili.

Ritengo che in assenza di effettive pari opportunità una società non possa definirsi democratica. L’articolo 3 della Costituzione sull’uguaglianza sostanziale troppo spesso è rimasto un nobile principio disapplicato. Chi crede che in Italia oggi esista la meritocrazia, che crede che un giovane avvocato figlio di “nessuno” abbia le stesse possibilità di realizzazione professionale di un collega di pari età con alle spalle una famiglia di avvocati è un illuso o peggio un ipocrita.

E allora dico che non è tempo di festeggiare ma solo tempo di agire se non vogliamo sprofondare nel più buio dei precipizi.

Quando ho realizzato il servizio baby parking insieme a Fabrizio Bruni e Mauro Vaglio a favore degli avvocati mamme al fine di dare loro la possibilità di collocare i propri figli presso strutture specializzate durante le ore in cui sono impegnate in udienza, tantissimi colleghi e colleghe mi hanno contattato chiedendomi come avevamo fatto a realizzare un qualche cosa di straordinario di cui si parlava da anni ma che nessuno era mai riuscito a compiere.

Ho risposto loro che in realtà non abbiamo realizzato nulla. Abbiamo solo avuto tanta voglia di fare e ci sono attivato per stipulare alcune convenzioni con asili in zona tribunale che, a prezzi assolutamente politici, hanno garantito un servizio essenziale per le mamme e i papà che si trovano a doversi dividere tra attività professionale e gestione dei propri figli. Un problema che nel corso della vita riguarda oltre il 90% dei colleghi.

La mia idea di politica forense è un’idea di pari opportunità. Meno feste, meno cerimonie, meno sprechi, soprattutto in un momento storico di gravissima crisi economica. Tutti denari spesi inutilmente quando sarebbe invece necessario destinare riserve di bilancio per garantire ai giovani la possibilità di esercitare effettivamente la professione senza doversi presentare sul mercato come degli pseudo dipendenti sotto pagati; ad esempio, destinando queste riserve per garantire prestiti di onore o per erogare finanziamenti a fondo perduto a favore dei giovani che intendono avviare uno studio o dei meno giovani che lo studio devono riavviarlo dopo aver affrontato un periodo di oggettiva difficoltà (per problemi di salute, ecc.).

Lo stesso servizio di baby parking attraverso un minimo impegno economico potrebbe essere garantito gratuitamente agli avvocati mamme destinando riserve a bilancio dirette a tale scopo o destinando fondi per la costituzione di un asilo all’interno del tribunale (come avviene nelle principali università). Se ne parla da tempo ma le promesse in questo Paese valgono solo in campagna elettorale. A chi contesta in modo superficiale e puerile che non ci sono i fondi rispondo che con i denari utilizzati per le spese di rappresentanza per le cene, per le ricorrenze e per le feste si potrebbe fare davvero tanto; a chi contesta che in Tribunale non ci sono spazi disponibili rispondo che la digitalizzazione, de-materializzazione e delocalizzazione dei documenti e degli archivi oltre ad essere realizzabile a costi irrisori (ci sono società che effettuano il servizio a costi bassissimi) garantirebbe la disponibilità di quegli spazi oggi occupati da inutili e vetusti documenti e da tonnellate di cartaccia.

Non posso fare valutazioni tecniche su dati attuali in quanto, non sono riuscito a reperire sul sito del consiglio dell’ordine gli ultimi bilanci. L’unica cosa che posso fare è quella di garantivi, per il futuro, un effettivo cambiamento a favore e nell’interesse di TUTTI.

Non c’è tempo per perdersi in polemiche, insulti, attacchi personali o in puerili auto elogi. È tempo di fare e di agire.
Non mi fermerò mai neanche di fronte alle eventuali intimidazioni, non abbandonerò mai il campo fino a quanto le pari opportunità nella professione non si saranno effettivamente realizzate. Voglio lasciare e lascerò ai miei figli una società più giusta e meritocratica. E lo farò ad ogni costo!

Chi non è interessato alla mie parole può tranquillamente “cancellarmi” con un click. Non voglio imporre la mia presenza o il mio messaggio a nessuno. Utilizzo lo strumento web solo perchè, non avendo alcun ruolo istituzionale ed essendo un avvocato “figlio di nessuno” posso esprimere la mia idea solo attraverso questo meraviglioso strumento di democrazia chiamato INTERNET (RETE GLOBALE).

Avv. Matteo SANTINI | m.santini[at]infoiva.it | www.studiolegalesantini.com | Roma

È titolare dello Studio Legale Santini (sede di Roma). Il suo Studio è attualmente membro del Network LEGAL 500. || È iscritto come Curatore Fallimentare presso il Tribunale di Roma; Presidente Nazionale del Centro Studi e Ricerche sul Diritto della Famiglia e dei Minori; Membro dell’AGIT (associazione avvocati Giusconsumeristi); Consigliere Nazionale AGIT (associazione avvocati Giusconsumeristi); Responsabile per la Regione Lazio dell’Associazione Avvocati Cristiani; Membro dell’I.B.A. (International Bar Association); Membro della Commissione Osservatorio Giustizia dell’Ordine degli Avvocati di Roma; Segretario dell’Associazione degli Avvocati Romani; Conciliatore Societario abilitato ai sensi del Decreto Legislativo n. 5/2003; Direttore del “Notiziario Scientifico di Diritto di Famiglia”; Membro del Comitato Scientifico dell’ A.N.A.C. || Autore del Manuale sul trasferimento dell’Azienda edito dalla Giuffré (2006); Co-autore del Manuale sul Private Equity (2009 Edizione Le Fonti). || Docente di diritto e procedura penale al Corso in Scienze Psicologiche e Analisi delle Condotte Criminali (Federazione Polizia di Stato 2005). || Collabora in qualità di autore di pubblicazioni scientifiche con le seguenti riviste giuridiche: Diritto & Giustizia (Giuffré Editore); Corriere La Tribuna (Edizioni RCS); Notiziario Giuridico Telematico; Giustizia Oggi; Associazione Romana Studi Giuridici; Il Sole 24 Ore; Studium Fori; Filo Diritto; Erga Omnes; Iussit; Leggi Web; Diritto.net; Ius on Demand; Overlex; Altalex; Ergaomnes; Civile.it; Diritto in Rete; Diritto sul Web; Iusseek.

“L’avvocatura del futuro”, un ciclo di seminari a Roma

L’avvocato Matteo Santini insieme al collega Fabrizio Bruni ha inaugurato un ciclo di incontri sul tema delle PARI OPPORTUNITA’ NELLE PROFESSIONI.

Il primo incontro (fissato per il 15 dicembre ore 13-15 nella Sala Conferenze della Chiesa Valdese di Roma in Via Pietro Cossa 42) sarà dedicato alle donne nell’avvocatura (seguirà la costituzione della commissione legislativa sulle pari opportunità alla quale tutti i colleghi interessati sono invitati a partecipare attivamente per la redazione di un disegno di legge a tutela delle “avvocatesse” madri).

Il secondo incontro verterà sulle problematiche dei giovani professionisti nell’ambito dell’avvocatura (sarà costituita una Commissione Scientifica finalizzata alla redazione di un disegno di legge che agevoli i giovani nell’esercizio, in proprio, dell’attività professionale attraverso la previsione di una serie di sgravi fiscali effettivi e mediante l’accesso a finanziamenti agevolati o prestiti di onore).

Nel terzo e conclusivo incontro si affronterà il tema dell’avvocato in difficoltà cercando di individuare le opportune soluzioni per supportare i colleghi che per situazioni contingenti (problemi di salute, familiari, crisi economica, ecc.) si trovano a dover fronteggiare periodi di estrema difficoltà. Un dovere degli avvocati, come cittadini e colleghi, quello di non abbandonare mai tali colleghi.

Per prenotarsi all’incontro gratuito del 15 dicembre ore 13 sul tema della DONNA NELLA PROFESSIONE è possibile scaricare il modulo all’interno del sito www.dirittodellafamiglia.com

“Il valore di una donna”

Novanta sessanta novanta: il valore di una donna si misura su altri numeri. E’ questa la campagna comunicativa, promossa dalla Cgil Lombardia e realizzata dalla società di comunicazione Anteprima Adv e Anteprima Lab, con sede a Lucca e Milano, che ha vinto il premio Aretè 2011, consegnato nella sede di Confindustria, per la sezione comunicazione pubblica. Quest’anno il tema del ruolo della donna nella società, nel mondo del lavoro e nella politica è stato di estrema attualità in Italia.

La CGIL Lombardia ha voluto comunicare “Il valore di una donna” attraverso una campagna sociale. “Ringraziamo i promotori del premio Aretè – dice Nicola Lencioni, manager di Anteprima – perché la loro iniziativa riconosce l’importanza di realizzare, oggi più che mai, comunicazioni responsabili e con funzione sociale. Grazie alla Cgil Lombardia, abbiamo potuto valorizzare, all’interno di una campagna, il ruolo della donna per la nostra società. L’affermazione dell’uguaglianza nei diritti e nelle opportunità sociali ed economiche è senza dubbio un valore cardine per il nostro Paese, ed è giusto che sia oggetto di una comunicazione efficace”. Soddisfatto del riconoscimento anche il Segretario generale di Cgil Lombardia, Nino Baseotto.“La scelta di questa campagna – spiega Baseotto – ha voluto essere un atto di responsabilità per una grande organizzazione sociale di donne e di uomini, quale è la Cgil. La responsabilità di battersi contro vecchi stereotipi, affinchè sia riconosciuto il valore sociale e professionale delle donne. Dedichiamo questo premio a tutte e tutti coloro che pensano che questa sia per ogni organizzazione di rappresentanza una sfida che vale la pena lanciare e che, insieme, vogliamo e dobbiamo vincere”.

L’obiettivo del premio Aretè è di segnalare alla business community, e all’opinione pubblica, i soggetti che hanno realizzato una comunicazione efficace nel rispetto delle regole della responsabilità.

Fonte: Agenparl.it

A.A.A. Cercansi solo donne

Se a sentirsi discriminate sono quasi sempre le quote rosa – a torto o ragione, visto il sempre crescente numero di donne imprenditrici nel nostro Paese – leggetevi questa storia.

Qualche giorno fa è apparso un annuncio di selezione pubblica per ricoprire il ruolo di addetto stampa della consigliera di Parità della Regione Puglia, Serenella Molendini, che citava testualmente: “il presente bando è rivolto solo a donne in quanto trattasi di un’azione positiva della Consigliera di Parità nei confronti delle donne della Regione Puglia, considerando il gap occupazionale tra donne e uomini in Puglia e tra donne del centro nord e sud Italia”.

L’annuncio ha avuto vita breve, ritirato dopo appena mezza giornata dalla pubblicazione. Il motivo? La pubblicazione del bando così com’è violerebbe il rispetto dei principi generali previsti negli articoli 3 e 51 della Carta costituzionale, che non consente di discriminare i cittadini a causa del loro sesso.

In breve si tratta di un caso di discriminazione al contrario. Che ha scatenato una querelle a suon di lettere fra la Consigliera e Assostampa, il settore Organizzazione del personale della Regione Puglia. Secca la risposta della Molendini: “l’avviso pubblico per una risorsa esperta in comunicazione di genere, informazione e ufficio stampa a supporto della Consigliera di parità è un avviso rivolto alle donne perché trattasi di azione positiva, come da Direttiva europea 54/2006, e dal Dlgs. 5/2010”.

Dal canto suo Raffaele Lorusso, presidente del sindacato dei giornalisti, ha tenuto a precisare: “le azioni che lei cita non possono mai tradursi nella discriminazione di un genere. Nella fattispecie, lei intende promuovere un’azione positiva a favore del genere femminile, discriminando quello maschile. Il richiamo a quella norma è fuori luogo, almeno nel caso in esame, in quanto le misure e le azioni di cui alla citata legge si riferiscono al ‘sesso sotto rappresentato’”.

Ma non finisce qui. Sempre secondo Lorusso, la Molendini avrebbe violato un altro diritto, incorrendo in un’altra forma di discriminazione: nel bando infatti viene indicato come requisito per la candidatura l’iscrizione, da almeno un anno, all’albo dei giornalisti pubblicisti. E i professionisti? “Così vengono esclusi – sottolinea Lorusso – gli unici professionalmente abilitati, come da disposizioni di legge, a esercitare la professione”.

Alessia Casiraghi

Avvocati, la casta che non esiste

Il 60% degli avvocati italiani ha meno di 45 anni (fonte: Sole 24 Ore). Eppure tra i nostri rappresentanti di categoria (quanto meno a Roma) non possiamo contare su alcun consigliere under 45. Si dice spesso che il nostro non è un Paese per giovani. Personalmente ritengo che l’innovazione e la competenza possano coesistere. La distanza tra i giovani e le istituzioni deriva soprattutto dalla sfiducia delle nuove generazioni nei confronti di rappresentanti inadeguati a comprendere ed assecondare i cambiamenti. Tra una generazione ed un’altra cambia il linguaggio, cambiano gli strumenti comunicativi, cambia il modo di concepire la politica.

La politica moderna, comunica oggi attraverso i social network, i blog, i portali web e chi non riesce ad adeguarsi a questo genere di tecnologia e di strumento comunicativo o ancor peggio, lo sottovaluta, considerandolo strumento per “adolescenti” è destinato ad un veloce ed inesorabile declino. Puntare su una avvocatura moderna significa anche predisporre gli strumenti che consentano ai giovani di esercitare effettivamente e senza ostacoli la professione (peraltro già bersaglio, di recente, di una serie di provvedimenti deleteri quali l’introduzione del madia conciliazione obbligatoria, l’aumento del contributo unificato e l’abolizione dei minimi tariffari obbligatori). Solo garantendo a tutti le pari opportunità si potrà realizzare il principio di uguaglianza sostanziale sancito dalla Costituzione. Pari opportunità tra uomini e donne (realizzabili predisponendo a favore alle avvocatesse madri una serie di strumenti che consentano loro di non dover abbandonare la professione, come spesso avviene, quasi come se diventare madri fosse una “colpa professionale”); pari opportunità tra avvocati abili ed avvocati diversamente abili (mediante l’eliminazione di ogni barriera architettonica e fornendo a questi ultimi una maggiore offerta formativa gratuita online proprio per evitare difficoltosi spostamenti); pari opportunità tra giovani e meno giovani prevedendo la possibilità per i giovani avvocati o per quelli in difficoltà (perché non dimentichiamoci che anche i non giovani possono purtroppo trovarsi in difficoltà per questioni economiche o di salute) di accedere a prestiti d’onore, finanziamenti agevolati e di godere di sgravi fiscali effettivi. E soprattutto, pari opportunità tra abbienti e meno abbienti.

Subordinare la permanenza nell’albo degli avvocati alla produzione di un reddito minimo annuale (vedi articolo 20 ddl di riforma della legge professionale) rappresenterebbe non solo una evidente violazione Costituzionale ma soprattutto, sarebbe una sconfitta epocale di una categoria che fonda il proprio ruolo ed il proprio prestigio sulla difesa dei diritti fondamentali e della giustizia. Un avvocatura moderna e democratica non può prescindere dalla costituzione e dalla valorizzazione di organismi rappresentativi della base che possano periodicamente riunirsi e pronunciarsi in ordine alle problematiche più attuali concernenti il mondo delle professioni (ad esempio l’assemblea degli iscritti che, di fatto, viene oggi convocata solo una volta all’anno in occasione dell’approvazione del bilancio).

Avv. Matteo SANTINI | m.santini[at]infoiva.it | www.studiolegalesantini.com | Roma
È titolare dello Studio Legale Santini (sede di Roma). Il suo Studio è attualmente membro del Network LEGAL 500. || È iscritto come Curatore Fallimentare presso il Tribunale di Roma; Presidente Nazionale del Centro Studi e Ricerche sul Diritto della Famiglia e dei Minori; Membro dell’AGIT (associazione avvocati Giusconsumeristi); Consigliere Nazionale AGIT (associazione avvocati Giusconsumeristi); Responsabile per la Regione Lazio dell’Associazione Avvocati Cristiani; Membro dell’I.B.A. (International Bar Association); Membro della Commissione Osservatorio Giustizia dell’Ordine degli Avvocati di Roma; Segretario dell’Associazione degli Avvocati Romani; Conciliatore Societario abilitato ai sensi del Decreto Legislativo n. 5/2003; Direttore del “Notiziario Scientifico di Diritto di Famiglia”; Membro del Comitato Scientifico dell’ A.N.A.C. || Autore del Manuale sul trasferimento dell’Azienda edito dalla Giuffré (2006); Co-autore del Manuale sul Private Equity (2009 Edizione Le Fonti). || Docente di diritto e procedura penale al Corso in Scienze Psicologiche e Analisi delle Condotte Criminali (Federazione Polizia di Stato 2005). || Collabora in qualità di autore di pubblicazioni scientifiche con le seguenti riviste giuridiche: Diritto & Giustizia (Giuffré Editore); Corriere La Tribuna (Edizioni RCS); Notiziario Giuridico Telematico; Giustizia Oggi; Associazione Romana Studi Giuridici; Il Sole 24 Ore; Studium Fori; Filo Diritto; Erga Omnes; Iussit; Leggi Web; Diritto.net; Ius on Demand; Overlex; Altalex; Ergaomnes; Civile.it; Diritto in Rete; Diritto sul Web; Iusseek.

Iniziative per le donne dal dipartimento delle Pari Opportunità

Nonostante la crisi, tra il 2010 e il 2011 il dipartimento delle Pari Oppurtunità ha elaborato, ed approvato, linee di programmazione volte a creare servizi ed iniziative per favorire il full time e la carriera anche e soprattutto alle donne.

Il ministro Mara Carfagna, da sempre molto sensibile al problema del lavoro femminile, ha concordato con le regioni un programma di 40 milioni di Euro nell’ambito dell’iniziativa: Italia 2020. Programma di azioni per l’inclusione delle donne nel mercato del lavoro, sottoscritto insieme al Ministro del Lavoro nel dicembre 2009.

Questo accordo si poneva due obiettivi principali: sviluppare nuovi servizi o potenziare quelli esistenti, per favorire lo sviluppo e le tematiche della conciliazione di vita e lavoro e rendere fruibili gli strumenti per un migliore rientro delle donne nel mercato del lavoro dopo assenze dovute anche all’accudimento dei propri figli.

I progetti avviati per favorire il raggiungimento dello scopo sono stati molteplici e, tra tutti, spiccano la formazione e l’orientamento professionale, il telelavoro, nidi aziendali e agrinidi, la formazione delle cosiddette “mamme di giorno”, ovvero le tagesmutter, e gli assegni per il pagamento dei servizi educativi o la compartecipazione pubblica ai costi per determinare le fasce di reddito.

Ogni regione ha poi potuto scegliere una propria linea operativa, a seconda delle esigenze presenti sul territorio.
Piemonte ed Emilia Romagna, ad esempio, hanno dato la precedenza ad attività di orientamento al lavoro e riqualificazione, progetti che sono già stati avviati.

Un’iniziativa che, invece, non è stata ancora attuata, ma che troverebbe consensi nella maggioranza del Paese, sarebbe la creazione dei servizi educativo-ricreativi, in particolar modo durante il periodo estivo quando, con le scuole chiuse, i genitori spesso non sanno a chi affidare i propri figli.
Si tratterebbe, se si riuscisse a far diventare questa ipotesi realtà, di una buona opportunità imprenditoriale, oltre che una risorsa preziosa per molte famiglie.

Vera Moretti