Family office: una professione sempre più richiesta e ben remunerata

L’Osservatorio Family Office curato dal Politecnico di Milano e dalla Libera Università di Bolzano ha censito il numero di Family Office che operano a Milano, si tratta di ben 206 operatori di cui 195 residenti in Italia, i rimanenti 11 in Svizzera, Lussemburgo e Principato di Monaco. Ma cosa fa?

Ingenti patrimoni affidati a Family Office

Sappiamo bene che la ricchezza in Italia è distribuita in modo non particolarmente uguale e proprio per questo vi sono famiglie in difficoltà e altre che hanno accumulato ingenti patrimoni che nella maggior parte dei casi affiancano le altre attività di impresa o professionali. Capita quindi che molte persone decidano di seguire di persona, con l’aiuto di collaboratori, le attività aziendali, ma poi deleghino la gestione del patrimonio mobiliare e immobiliare a terze persone per far sì che gli investimenti possano rendere di più in quanto affidati a professionisti del settore.

Naturalmente quando si tratta di grandi patrimoni, formati da ricchezze complesse, non basta andare in banca e affidarsi al dipendente, occorre avere al proprio fianco dei professionisti che possano gestire tale patrimonio in tutti i suoi aspetti e renderlo fruttuoso in modo da poterlo comunque trasmettere anche alle generazioni future. Tale professionista è il Family Office che ha una formazione prettamente economica e finanziaria. In alcuni casi sono istituti privati a mettere a disposizione corsi di formazione professionale di approfondimento per iniziare questo percorso, tra cui banche svizzere.

Questa figura si diffonde prima negli Stati Uniti e solo successivamente in Europa. In Italia si registrano le prime società che si occupano della gestione dei grandi patrimoni familiari alla fine degli anni Novanta, ma è nel terzo millenio che si diffonde.

Multi Family Office e single Family Office

Il Family Office può essere una società o un professionista ( nell’ultimo periodo si afferma soprattutto tale seconda forma). Può agire sia al fianco di una sola famiglia, sia al fianco di più famiglie in questo secondo caso abbiamo un Multi Office Family. Deve essere sottolineato che la ricerca condotta fa emergere una distribuzione di queste due figure ben stagliata nel tempo, cioè dal 2011 al 2020 si è notato un incremento soprattutto dei single family office, mentre nel decennio precedente era più frequente il multi family office. Nel solo 2021 c’è stato un incremento di ben 34 single family office, solo 3 Multi Family, mentre i professionisti che hanno lasciato sono 4.

Questo perché coloro che hanno grossi patrimoni preferiscono avere al proprio fianco una persona concentrata esclusivamente sui loro interessi e poi perché spesso si tratta di patrimoni talmente complessi che una corretta gestione richiede molte ore, inoltre come vedremo in seguito le attività svolte sono numerose.

Tra le curiosità rilevate dalla ricerca condotta dal Politecnico di Milano e dalla Libera Università di Bolzano emerge anche una particolare concentrazione di tale professionista al Nord Italia e addirittura il 59% nella sola Lombardia che, d’altronde, è considerata il centro economico d’Italia.

A questo punto diventa importante parlare anche dei compensi. Nella maggior parte dei casi riceve un compenso pari a una percentuale dei ricavi che riesce a generare dalla gestione del patrimonio familiare.

Di cosa si occupa il Family Office?

Abbiamo detto che questo professionista si occupa di gestire il patrimonio e di conseguenza opera con i vari prodotti finanziari, come le partecipazioni in società o holding di cui è parte il committente, consulenza gestionale, ma non solo. Sempre più spesso questo professionista viene coinvolto anche in processi per l’avvio di start up e venture capital. Con la famiglia il Family Office stabilisce una strategia, le parti devono insieme decidere il livello di rischio negli affari che vogliono seguire e quindi avere un approccio cauto oppure aggressivo.

Il minore emancipato: lavorare non basta per ottenere il riconoscimento

Il bambini prodigio sono ormai un fenomeno ordinario e sempre più spesso sono anche fonte di guadagni ragguardevoli. Sebbene molti di questi ragazzi mostrino una consapevolezza da adulti e oculatezza nel pianificare il futuro, per il nostro ordinamento fino a quando non compiono 18 anni di età, sono considerati minorenni e da soli possono assumere ben poche scelte. C’è un unico caso in cui i giovani hanno una certa autonomia di scelta, si tratta del caso del minore emancipato.

La tutela dei minori

Si è visto in diversi articoli che i minori sono particolarmente tutelati dall’ordinamento e che per molti atti basta il consenso di un genitore (atti di ordinaria amministrazione), per altri è necessario il consenso di entrambi i genitori (atti di straordinaria amministrazione) che esercitano la responsabilità genitoriale, per altri atti ancora è addirittura necessario il consenso del giudice e si tratta di atti di disposizione di beni di particolare rilevanza. Il giudice inoltre può essere chiamato a intervenire nel caso in cui ci sia dissenso tra i genitori su scelte di particolare rilevanza, ad esempio cure mediche o adibire il giovane al lavoro. Vi è però anche un ulteriore caso, cioè quello il cui si è di fronte al minore emancipato.

La capacità di agire e il minore emancipato

Ciò che distingue il minore di 18 anni da colui che invece ha già compiuto tale età la capacità di agire: colui che ancora non ha compiuto di 18 anni di età non può compiere atti di particolare rilevanza. Non può porre in essere atti giuridici, ad esempio non ha facoltà di stipulare autonomamente un contratto di lavoro, non può acquistare casa, non può gestire il patrimonio, sebbene sia stato da lui stesso prodotto. Vi sono però dei casi in cui è previsto che il minore possa ottenere attraverso provvedimento del giudice, la capacità di agire prima dei 18 anni, ma comunque successivamente al compimento del sedicesimo anno di età.

I casi in cui è possibile che il minore sia emancipato sono comunque limitati, infatti l’articolo 84 del codice civile stabilisce che, ricorrendo gravi ragioni, il minore di 18 anni che abbia già compiuto 16 anni, possa ottenere l’autorizzazione a contrarre matrimonio e da questa discende l’emancipazione del minore, ma attenzione, acquista la capacità di agire per i soli atti di ordinaria amministrazione.

Il tribunale può autorizzare il minore, si istanza dell’interessato, a contrarre matrimonio per gravi motivi, la maggior parte delle volte questo si verifica in caso di gravidanza, ma comunque deve valutare la gravità della situazione che richiede il provvedimento di emancipazione, la maturità del minore e quindi non concede l’emancipazione del minore a prescindere. Il giudice prima di procedere deve sentire il pubblico ministero, i genitori ed eventualmente il tutore. Il parere di questi soggetti non è vincolante, cioè il giudice può anche disattendere le loro indicazioni e decidere in base a una valutazione globale della situazione.

Cosa può fare il minore emancipato: limiti

La figura del minore emancipato è prevista dal nostro codice civile nell’articolo 394 che delimita in modo abbastanza preciso cosa può fare un minore che si trova nella stessa condizione di un maggiorenne.

In base al comma 1 il minore emancipato può compiere autonomamente atti di ordinaria amministrazione. Non esiste una lista di tale tipologia, si parla generalmente di atti che non impegnano il patrimonio, ma hanno l’obiettivo di conservarlo.

Nel caso in cui il minore debba riscuotere dei capitali è invece necessaria la presenza del curatore e si procede all’autorizzazione se l’impiego dei capitali è da considerare idoneo.

Chi viene nominato curatore del minore emancipato

Il tribunale provvede alla nomina del curatore nel momento in cui provvede ad emancipare il minore, nel caso in cui il futuro coniuge sia maggiorenne, solitamente la nomina di curatore ricade su costui.

Se i futuri coniugi sono entrambi minori, viene nominato un curatore esterno alla coppia, un solo curatore per entrambi, e di solito viene preferito un genitore.

Le autorizzazioni

Nel compiere gli atti di che eccedono l’ordinaria amministrazione, come atti di disposizione di patrimonio, il curatore deve apporre la firma per assistenza. In caso di rifiuto, ad esempio perché ritiene che l’atto sia sfavorevole al minore, questo può rivolgersi al giudice tutelare che dovrà valutare se il singolo atto risponde all’interesse del minore.

Per gli atti di straordinaria amministrazione, in base all’articolo 394 del codice civile oltre al consenso del curatore è necessaria l’autorizzazione del giudice tutelare.

Infine, quando il curatore non è un genitore, per gli atti di straordinaria amministrazione, compresi nell’articolo 375 del codice civile, cioè quegli atti che richiedono una particolare cura e che possono danneggiare fortemente il minore, come la vendita di beni (eccetto i frutti) l’autorizzazione è data dal tribunale su autorizzazione del giudice tutelare.

Il legislatore ha previsto anche il caso in cui si verifichi un conflitto di interessi tra il minore e il curatore. In questo caso deve essere nominato un curatore speciale.

Atti che può compiere il minore emancipato

Tra gli atti che può compiere un minore emancipato c’è l’apertura di un’attività di impresa, in questo caso però è necessario un’autorizzazione all’esercizio dell’attività di impresa e naturalmente occorre la presenza di un curatore che dovrà vigilare sull’operato del minore. Il minore emancipato potrà anche diventare socio di una società di persone o capitali, con le stesse procedure viste.

Come si può notare il nostro ordinamento è abbastanza rigido e non consente al minore di compiere da solo atti di una certa rilevanza sebbene si tratti di un minore emancipato. Tali regole valgono nonostante oggi vediamo molti minori impegnati in attività che espongono in maniera elevata gli stessi, ad esempio partecipano a reality, sono modelli, sono attivi nel mondo dell’arte o sono esposti al mondo dei social come i baby influencer.

Si può notare che l’emancipazione può essere ottenuta da un giovane che abbia i genitori ma che sia autorizzato a contrarre matrimonio, invece nel caso in cui resti orfano di entrambi i genitori, oppure questi non siano in grado di assolvere per qualunque motivo il loro ruolo genitoriale, non potrà ottenere l’emancipazione e di conseguenza sarà collocato presso case famiglia, saranno attivati i servizi sociali, potrà essere separato da eventuali fratelli, magari dati in adozione.

Cosa serve per aprire un’associazione culturale: partire da un’idea

Un’associazione culturale è una forma associativa volta a promuovere lo sviluppo e la promozione di eventi che ruotano intorno al mondo della cultura, dell’arte e dello sport. Portare avanti progetti simili non sempre è facile perché il rischio è di creare delle associazioni chiuse, ristrette che non riescono realmente a trovare un reale posto nel panorama associativo. Vedremo in questa breve guida cosa serve per aprire un’associazione culturale.

Cosa serve per aprire un’associazione culturale: i soci

Negli articoli precedenti si è parlato delle attività svolte dalle associazioni culturali, o meglio degli ambiti in cui possono operare e dei passi burocratici necessari per poter attivare un’associazione culturale, ora si punterà sull’aspetto pratico, cioè su cosa serve per aprire un’associazione culturale che possa destare interesse dei potenziali associati.

Scopri cosa può fare un’associazione culturale;

Scopri come costituire un’associazione culturale.

Fondamentali per poter costituire un associazione culturale sono gli associati e in particolari i fondatori perché sono coloro che hanno l’idea di costituire l’associazione e per far in modo che la stessa possa attrarre ulteriori associati e riesca realmente a fare promozione culturale, devono avere un’idea forte ed essere in grado di incanalarla nel modo giusto anche grazie al possesso di competenze personali specifiche per il settore in cui si vuole operare.

Costi per aprire un’associazione culturale

Come visto in precedenza un’associazione culturale deve indicare nell’atto costitutivo una sede, molti non avendo locali disponibili preferiscono inserire una sede fittizia, ad esempio una proprietà di uno degli associati, in realtà una buona associazione per funzionare ha bisogno di locali dove potersi riunire con una certa continuità, dove possano essere conservati i documenti e si possano svolgere le attività, quindi per aprire un’associazione culturale è necessario avere a disposizione dei locali la cui ampiezza dipende anche dal tipo di attività che viene svolta. Non sempre è facile trovare qualcuno che li fornisca a titolo gratuito, proprio per questo, per poter partire è necessario avere un buon budget iniziale che riesca a coprire le spese per la locazione e quelle per la costituzione dell’attività.

Occorre ricordare che il costo iniziale per la registrazione di un’associazione è di 200 euro a cui devono aggiungersi le marche da bollo (solitamente una marca ogni 2 pagine o 100 righe), si arriva complessivamente a 300 euro circa. In questi costi non sono contemperati quelli inerenti la consulenza di un professionista per la corretta redazione di atto costitutivo e statuto, ciò perché in linea di massima i soci possono occuparsene autonomamente, ma se non si vogliono commettere errori è bene chiedere aiuto.

Differenza tra associazione culturale riconosciuta e non

Quella costituita seguendo le indicazioni precedenti è un’associazione non riconosciuta, questo vuol dire che delle obbligazioni assunte dalla stessa risponde l’associazione con il suo patrimonio, ma in caso di incapienza rispondono i membri del consiglio direttivo e coloro che hanno agito in nome e per conto dell’associazione. Per avere la separazione del patrimonio tra l’associazione e gli associati è necessario ottenere la personalità giuridica e quindi avere la registrazione. Per il riconoscimento della personalità giuridica l’atto costitutivo e lo statuto devono essere redatti in forma di atto pubblico ed è necessaria la presenza del notaio, inoltre occorre avere un patrimonio che va a costituire una garanzia per i creditori.

Come far decollare l’attività di un’associazione culturale

Per far in modo che un’associazione riesca realmente a svolgere delle attività, è necessario che si intreccino dei legami con altre associazioni, ma soprattutto con i canali istituzionali che possono concedere contributi e spazi per poter svolgere delle attività. E’ molto importante anche riuscire a coltivare rapporto con il mondo privato e in particolare con aziende, società che possano anche sponsorizzare le varie attività. Ad esempio se si vuole costituire un’associazione il cui obiettivo è diffondere la cultura teatrale è necessario avere degli sponsor che possano effettivamente finanziare le attività, ad esempio l’acquisto di vestiti, la locazione di un locale per potersi riunire e svolgere le prove, la locazione o concessione ad uso gratuito di spazi per gli spettacoli.

Se l’obiettivo è valorizzare il patrimonio culturale di una città occorre avere un buon rapporto con i canali istituzionali in modo da ottenere anche contributi pubblici per svolgere al meglio le attività e si deve essere in grado di redigere piani, progetti anche con respiro europeo e internazionale. In caso contrario si rischia di avere una piccola associazione che svolge attività marginali o che si trova spesso ad avere difficoltà economiche davvero impellenti.

L’importanza dell’ufficio stampa

Per aprire un’associazione culturale che riesca davvero a portare avanti progetti importanti può essere utile anche avere un ufficio stampa, questo ha il compito di gestire la comunicazione pubblica e quindi ottenere spazi su quotidiani locali, cartacei e online, spazi su radio, social e altri mezzi di comunicazione che possano effettivamente far conoscere l’attività svolta e quindi attirare il maggior numero di persone.

Personalità giuridica, come si acquisisce?

La personalità giuridica per un ente, per un’associazione o per una persona giuridica, rappresenta l’attitudine a essere titolare di situazioni giuridiche che possono essere attive e passive. Inoltre, la personalità giuridica permette di godere di un’autonomia patrimoniale perfetta per le obbligazioni eventualmente contratte dall’associazione. Al contrario, sono prive della personalità giuridica e, dunque, non hanno un riconoscimento istituzionale le associazioni non riconosciute. Senza personalità giuridica, gli enti non godono dell’autonomia patrimoniale perfetta, ovvero non hanno la separazione tra il patrimonio dei membri e quello dell’ente stesso.

Cosa significa avere la personalità giuridica?

Acquisire la personalità giuridica è una facoltà dell’ente o dell’associazione. Per un ente, l’ottenimento della personalità giuridica permette di fornire garanzie e certezza del diritto nei confronti dei terzi. Inoltre, gli enti con personalità giuridica possono usufruire di un regime di responsabilità limitata nei riguardi dei creditori. Pertanto, per eventuali obbligazioni di natura civilistica contratti dall’associazione, o per i debiti, l’ente risponderà solo con il proprio patrimonio. Si dice, in questo caso, che l’ente ha autonomia patrimoniale perfetta. I singoli associati non sono pertanto obbligati con il proprio patrimonio personale.

A cosa serve la personalità giuridica?

Il senso pratico di possedere la personalità giuridica va ravvisato proprio nell’operazione di separazione del patrimonio tra gli aderenti all’associazione e il patrimonio dell’ente o dell’associazione. La separazione è utile agli associati affinché il proprio patrimonio personale non venga aggredito dai creditori dell’ente o dell’associazione. I creditori, pertanto, potranno rivalersi dei propri diritti solo sul fondo comune dell’ente e non su quello personale degli aderenti o di coloro che abbiano agito per conte dell’ente stesso.

Quali sono le società o gli anti con personalità giuridica?

Un primo esempio di società con personalità giuridica è ravvisabile, nel diritto societario, nelle società a responsabilità limitata. Al contrario, nelle società in nome collettivo, i creditori della società possono rivalersi aggredendo il patrimonio personale dei soci. Altri esempi di enti o società con personalità giuridica sono le società per azioni, le società cooperative, le banche che possono essere società per azioni o società cooperative, e gli istituti scolastici.

Acquisizione personalità giuridica: distinzione associazioni con operatività nazionale o regionale

La principale distinzione nella richiesta di acquisizione della personalità giuridica riguarda gli enti, le associazioni, le fondazioni e le altre istituzioni di rilevanza privata che hanno operatività a livello nazionale da quelle che invece operano nelle materie attribuite alla competenza regionale come, ad esempio, l’assistenza. Rientrano nelle competenze nazionali anche le operatività la cui finalità statutaria interessa il territorio di più regioni, o i settori di competenza statale. Per la domanda della personalità giuridica a livello nazionale è necessario rivolgersi alle Prefetture – Uffici Territoriali del Governo (UTG). Rientrano nelle finalità regionali anche gli enti e le associazioni le cui finalità statutarie si esauriscono nell’ambito della regione stessa. La domanda, in questo caso, va indirizzata al Presidente della Giunta regionale.

Domanda acquisizione personalità giuridica ambito nazionale

La domanda alla Prefettura della provincia dove ha sede l’associazione o l’ente che agisca in ambito nazionale, unitamente alla documentazione richiesta, deve essere presentata o portata dal legale rappresentante dell’associazione stessa. La documentazione da allegare alla domanda comprende:

  • domanda in bollo;
  • numero due copie, una delle quali autentica, dell’Atto costitutivo e dello Statuto, redatti per atto pubblico;
  • la relazione illustrativa sull’attività svolta dall’ente o su quella che l’associazione intende svolgere, con firma del legale rappresentante;
  • la relazione sulla situazione economica e finanziaria dell’associazione, con firma del legale rappresentante, unitamente alla perizia giurata di parte se l’ente è in possesso di beni immobili. È necessaria anche la certificazione bancaria che certifichi l’esistenza del patrimonio mobiliare.

Documenti aggiuntivi da presentare nella domanda di personalità giuridica

Ulteriori documenti da inoltrare per l’ottenimento della personalità giuridica a livello nazionale sono costituiti:

  • dalla copia dei bilanci preventivi e dei conti consuntivi che abbiano avuto approvazione negli ultimi tre anni o nel periodo che intercorre tra la costituzione e la domanda di personalità giuridica;
  • l’elenco dei componenti degli organi direttivi dell’associazione e l’indicazione del numero dei soci, con firma del legale rappresentante. Sono richiesti i dati anagrafici dei soci e i relativi codici fiscali;
  • una dichiarazione della banca che attesti la liquidità patrimoniale dell’associazione;
  • per le personale giuridiche qualificate come Onlus occorre anche allegare la copia della domanda di iscrizione all’anagrafe delle Onlus, unitamente al protocollo di deposito e al codice fiscale dell’ente.

Domanda al Registro regionale di personalità giuridica

Per la domanda di riconoscimento della personalità giuridica privata degli enti che operano a livello regionale è necessario produrre la documentazione richiesta unita alla firma del legale rappresentante. L’istanza va indirizzata al Presidente della Giunta regionale. I documenti necessari comprendono:

  • numero una copia, autentica, dell’Atto costitutivo e dello Statuto, redatta per atto pubblico;
  • numero una copia conforme del verbale mediante il quale l’organo competente delibera di richiedere la personalità giuridica e conferisce al presidente il mandato per l’espletamento delle pratiche richieste;
  • numero una copia della scheda riassuntiva della situazione finanziaria e patrimoniale, con l’indicazione del fondo di gestione e di quello di dotazione. È necessaria la firma del presidente unita a una certificazione specifica. Nello dettaglio, la documentazione dovrà comprendere per i beni immobili la perizia asseverata fatta da un professionista, e per i beni mobili, in tutto o in parte non costituiti da denaro, dalla relazione asseverata di una società di revisione legale o da un revisore legale;
  • una copia della relazione dell’attività che l’associazione intende svolgere per raggiungere gli scopi istituzionali. È necessaria la firma del legale rappresentante.

Ulteriori documenti da presentare nella domanda al Registro regionale

Documenti aggiuntivi da inoltrare per ottenere la personalità giuridica a livello regionale sono costituiti:

  • da una copia dei componenti degli organi direttivi, con indicazione di ciascun membro del codice fiscale e della carica ricoperta, insieme al verbale di nomina;
  • da una copia rispettivamente dei bilanci approvati negli ultimi tre anni e di quello previsionale;
  • da una marca da bollo da 16,00 euro da applicare al provvedimento di riconoscimento;
  • da una copia dell’iscrizione all’anagrafe unica delle Onlus. In alternativa, l’attestazione dell’iscrizione al Registro regionale del volontariato.

Adempimenti successivi all’ottenimento della personalità giuridica privata

Successivamente all’ottenimento della personalità giuridica privata, le associazioni e gli enti iscritti nel Registro regionale dovranno produrre varie istanze. In particolare:

  • eventuali modifiche intervenute nell’Atto costitutivo o nello Statuto;
  • eventuali sostituzioni degli amministratori alla scadenza del mandato o dei singoli amministratori per decadenza o dimissioni;
  • eventuale riconferma degli amministratori per ulteriori mandati;
  • eventuali delibere di scioglimento;
  • variazioni di sede che non determinino modifica dello Statuto.

Orizzonti temporali e profilo di rischio

Ecco come si smonta l’impostazione tradizionale delle asset allocation generate da banche e reti di promotori.

Una casa si costruisce dalle fondamenta, un piano finanziario anche.
Investire significa avere degli obiettivi, magari non troppo chiari a sé stessi, ma una motivazione per risparmiare ed investire c’è, altrimenti tanto varrebbe spendere tutto e godersi la vita.
Ad ogni obiettivo di vita, corrisponde una somma di denaro che serve alla sua realizzazione, e di solito una persona vuole raggiungere più obiettivi, distanziati nel tempo.

COSA SONO GLI ORIZZONTI TEMPORALI

Ecco che non ha senso definire un solo profilo di rischio ed un solo orizzonte temporale, poiché ogni obiettivo avrà una determinazione diversa per quanto riguarda: somma necessaria e tempo in cui sarà disponibile, quindi di conseguenza anche rischio sopportabile.
Faccio un esempio; sempre il nostro Nestore sta pensando alla sua pensione e tra dieci anni vorrebbe godersi i frutti del suo lavoro. Quindi ha un orizzonte temporale (10 anni) e deve stabilire quale somma gli serve per poter vivere decorosamente quando smetterà di lavorare. Fatte le dovute stime e analisi della situazione previdenziale, emerge che la pensione pubblica non sarà sufficiente a garantirgli il tenore di vita voluto e che sarà necessario integrare il reddito con altre entrate, per altri 12000 Euro annui (al valore attuale, tra dieci anni saranno di più). Quindi, calcolata l’inflazione attesa, sarà necessario avere o una rendita o un capitale che consenta di raggiungere questo primo obiettivo. Gli strumenti, le strade per raggiungere quanto sperato possono essere diverse: previdenza integrativa, capitale o immobile a reddito, investimenti speculativi o un mix di tutto questo.
E’ importante calcolare bene quanto sarà necessario, per evitare di eccedere ed avere risorse sovrabbondanti, che potevano essere usate per altri obiettivi.
Vi ricordate però gli altri obiettivi di Nestore? Università dei figli, avviare loro un’attività, comprare casa. Ogni obiettivo ha scadenza temporali e capitale a disposizione diversi, ma sopratutto ha diversa priorità. Verificato che tutti gli obiettivi siano raggiungibili, cioè che il patrimonio sia sufficiente, è necessario fare una graduatoria degli obiettivi. In particolare, quale di questi può mettere in difficoltà davvero Nestore?
Non c’è una risposta valida per tutti, ogni persona avrà una scala di priorità diverse, ma se un mancato raggiungimento comporta una vera difficoltà, allora questo sarà prioritario.
Nell’ esempio citato, non poter mantenere un tenore di vita decoroso quando Nestore andrà in pensione è prioritario, quindi sarà l’obiettivo numero 1.
La prossima volta confronteremo investimenti e prelievi di denaro nel tempo dai medesimi, per capire come influenzano il patrimonio complessivo.

dott. Marco Degiorgis – Consulente indipendente per la gestione dei patrimoni familiari, Studio Degiorgis

Orizzonti temporali

 

Sfatiamo uno dei tanti miti della finanza; l’orizzonte temporale non è quello che sembra!

Intendo dire che è necessario prima stabilire quali sono le cose e le persone veramente importanti per voi, per poter capire qual è l’orizzonte temporale, cioè quanto tempo siete disposti ad aspettare che il vostro investimento generi i suoi frutti.
Al di là di quanto dichiarate durante la raccolta delle informazioni necessarie a stabilire il vostro profilo di rischio, il limite al quale il vostro investimento deve tendere è in funzione sia delle necessità vostre sia di quelle dei vostri cari.
Si torna cioè a parlare di planning.
Ad esempio, se una persona ha dei figli e vuole provvedere a loro in qualche modo con il proprio patrimonio, l’orizzonte temporale si sposta in avanti di moltissimi anni.

Vediamo un caso pratico: Nestore ha due figli, di 14 e 16 anni.
Per loro vuole provvedere al mantenimento agli studi universitari per almeno 4 anni( tra 4 anni per il figlio più giovane, tra 2 per quello più vecchio).
Poi vuole aiutarli ad avviare un’attività (tra 7 e 10 anni), a comprare casa (tra 12 e 15 anni).
Quale sarà l’orizzonte temporale complessivo di Nestore? almeno 15 anni!
Ma con tappe intermedie; tra due anni, tra 4, tra 7 e così via.

Per ogni tappa fissata sul percorso, è necessario anche stabilire quanto sarà necessario per soddisfare l’obiettivo previsto. Quanto e quando viene prelevato dal patrimonio complessivo è fondamentale per determinare la corretta composizione dell’investimento. E per capire quanto rischio effettivo si può assumere.
Se avete mai fatto un investimento finanziario, certamente vi avranno chiesto quale orizzonte temporale avete, perché anche sulla base di quello è possibile determinare il profilo di rischio e di conseguenza impostare la corretta asset allocation, cioè quali prodotti inserire nel vostro investimento finanziario.
Siccome si è sempre proceduto in tal modo fatto, pensate che sia corretto…e invece non è così!

Capite quindi che chiedere ad una persone qual è il suo orizzonte temporale e quanto vuole rischiare, non ha nessun senso. Ogni investitore ha orizzonti temporali e profili di rischio diversi, che vengono determinati in base alle sue priorità, obiettivi e finalità.
Se si determinano a priori rischio e tempo, ci si dovrà poi accontentare di quanto prodotto dall’investimento sulla base di questi fattori e si potranno soddisfare solo parzialmente le proprie esigenze, magari neppure tutte.
Approfondiremo il discorso prossimamente, attraverso alcune tabelle comparative che aiutino a comprendere meglio.

dott. Marco Degiorgis – Consulente indipendente per la gestione dei patrimoni familiari, Studio Degiorgis

Le alternative agli investimenti alternativi

 

La terra ha un valore, in quanto bene scarso, ed il suo valore è tanto più rilevante quanto lo sono le potenzialità di sfruttamento che offre, in relazione alla richiesta di mercato attuale o prospettica. Maggiore è la capacità di comprendere l’evoluzione della richiesta, maggiore è la possibilità di ottenere plusvalore dal terreno acquistato.

Un terreno edificabile, oggi, può avere scarsa appetibilità per il futuro, considerando l’inflazione di offerta sul mercato immobiliare e la scarsezza di domanda. Con le dovute eccezioni, perché in zone ad elevato potenziale turistico o di sviluppo economico, le prospettive di incremento, anche a breve, del valore, sono molto incoraggianti.

I terreni, in generale, contraddicono un principio rilevante per gli investimenti alternativi, la loro facilità di trasporto; un appezzamento, quindi, subisce tutte le eventuali ripercussioni di problemi sociali e  politici che dovessero insorgere nel corso del tempo. Anche perché, altra caratteristica che contraddice i principi, il terreno ha un orizzonte temporale di lungo o lunghissimo periodo. Inoltre, gravano come  spade di Damocle, gli incrementi di tassazione o la possibilità di confisca, per ragioni pubbliche o per scelte politiche, dei possedimenti in questione.

Nonostante queste contraddizioni, ritengo utile diversificare il patrimonio anche con l’acquisto di terreni, sempre che ci si faccia aiutare, nella scelta, da consulenti che debbano vendervi nulla.

Considero un valido investimento alternativo sopratutto i terreni agricoli, per diverse ragioni.

Prima di tutto, un terreno agricolo può divenire terreno edificabile, quindi aumentandone il valore in maniera esponenziale. Non credo sia una condizione che si verificherà facilmente nei prossimi anni, considerata la crisi immobiliare attuale, la enorme quantità di offerta di immobili, la contrazione di domanda e di popolazione. Con le debite eccezioni di luoghi ad elevato potere di espansione, in grado di attirare investitori stranieri.

Ma nel lungo periodo, potrebbe accadere che torni una certa “fame di immobili nazionali” e di conseguenza di terreni su cui edificare.

In secondo luogo, i diritti di sfruttamento del sottosuolo, che normalmente rimane di proprietà dello Stato, possono far lievitare il valore nel caso di scoperte di giacimenti di materie prime utili all’industria.

In terzo luogo, è plausibile che ci sarà, nei prossimi anni, un ritorno alla coltivazione della terra; se pensate alle molte persone senza un lavoro e a quelle che potrebbe perderlo, l’unica soluzione sarà quella di coltivare, in proprio o conto terzi, prodotti necessari al mantenimento della popolazione.

Ancora, sta aumentando il consumo di legno pregiato da costruzione, sia per ragioni ecologiche che di costo, ed è plausibile che la tendenza continui nei prossimi 20 anni. Potrebbe essere un ottimo investimento possedere un terreno su cui è possibile coltivare teak, ad esempio.

Un problema può essere la reperibilità di terreni agricoli interessanti e non troppo estesi, perché esistono diritti di prelazione per i coltivatori  e per i confinanti, addirittura è difficile sapere che un determinato terreno è in vendita. Ma non è impossibile, basta riferirsi a professionisti seri ed affidabili.

 

Dott. Marco Degiorgis – Life Planner / Consulente indipendente per la gestione dei patrimoni familiari, Studio Degiorgis

 

Le alternative agli investimenti alternativi

 

Come già detto in precedenti occasioni, è importante assecondare gli interessi che ognuno di noi ha. Quindi, se le auto e i veicoli d’epoca sono la vostra passione, possono rappresentare un valido investimento alternativo.
Alcuni problemi sono comuni agli oggetti di arte e antiquariato; lo stoccaggio può richiedere spazi molto ampi, sopratutto se si possiedono molti veicoli, e gli spazi devono essere adeguatamente protetti da “incursioni” di potenziali ladri o vandali.
Ci sono anche costi da sostenere, collegati alla circolazione dei mezzi in questione (assicurazione e bollo, anche se ridotti rispetto alle auto recenti), alla protezione (assicurazione, impianti di allarme, sorveglianza), alla manutenzione o al restauro. Questi costi possono incidere anche pesantemente sul bilancio famigliare, quindi sono da valutare a priori e con attenzione.
In generale, come per altri beni rifugio già visti in precedenza, più un veicolo è raro, più ne aumenta l’appetibilità presso i collezionisti, e quindi il suo prezzo è stabilito da chi lo possiede, non dal mercato; questo perché non esiste un mercato se siete il proprietario dell’unica Bugatti rimasta al Mondo, ma esistono dei collezionisti interessati e disposti a spendere cifre folli per averla. O disposti a compiere atti folli per sottrarvela.
Nel mondo del collezionismo, entrano in gioco anche altri fattori. Ad esempio, un’auto che è stata guidata da un personaggio famoso, assume un valore maggiore rispetto alle altre, valore direttamente collegato alla notorietà del personaggio. Oppure una moto prodotta in un periodo limitato e con un motore ma più utilizzato. Cose così.
Queste considerazioni valgono un pò per tutti gli oggetti da collezione, che siano francobolli o fucili ad avancarica.
C’è però la possibilità di commisurare l’acquisto di oggetti da collezionismo in base alle proprie finanze. E’ un discorso già affrontato in precedenza: se il vostro patrimonio è di 1 milione di euro, e vi piacerebbe comprarvi un’auto d’epoca che vale 250 mila euro, forse non fa per voi, perché significherebbe investire il 25% del patrimonio in un solo bene.
Ma magari è possibile acquistare una moto altrettanto rara che però vale “solo” 50 mila euro, cioè il 5% del patrimonio complessivo.
Se ampliamo il discorso ad altri oggetti da collezionismo, la scelta si allarga molto e ci sono collezioni, rare ed interessanti, adatte a tutte le tasche. E diversificabili, cioè ne potete comprare di diverse tipologie.
MI vengono in mente i francobolli, le armi d’epoca, i dischi, i bastoni da passeggio, e ci saranno mille altre cose che si possono prendere in considerazione. Attenzione, però: sto parlando di oggetti da collezione veri, cioè rari o unici, con un valore certificato e riconosciuto. Quindi è da escludere tutto il ciarpame che potete trovare nelle varie fiere e mercatini dell’antiquariato. Perché? Devono essere beni che proteggono il patrimonio, quindi vendibili e il cui valore, possibilmente, cresca nel tempo.
In ogni caso, sarà bene ponderare adeguatamente le scelte di investimento, con l’aiuto di un planner patrimoniale esperto ed indipendente, che non abbia nulla da vendervi.

dott. Marco Degiorgis – Life Planner / Consulente indipendente per la gestione dei patrimoni familiari, Studio Degiorgis

Le alternative agli investimenti alternativi

Gli oggetti d’arte e di antiquariato sono una tra le tante possibili forme di investimento alternativo. Hanno il vantaggio di abbellire le case di chi li possiede, oltre a migliorare la qualità della vita e a coltivare il senso estetico del proprietario, cose che non guastano mai. Gli svantaggi spesso consistono nelle grandi dimensioni o il peso degli oggetti, che li rendono difficilmente trasportabili ed occultabili: vi ricordate cosa avevo detto a proposito dell’oro? In caso di necessità, l’oro è rapidamente e facilmente trasportabile ovunque. Ma un lingotto d’oro non trasmette nessun sentimento, a meno che non siate come Paperon de Paperoni che trascorre le giornate a nuotare tra le sue monete d’oro, rimirandole e compiacendosi. In sostanza, credo che vada assecondata anche la natura di ognuno di noi, coltivando le inclinazioni e le passioni. Quindi, se ci piacciono gli oggetti d’arte o d’antiquariato, bene, perché possono essere una buona forma di diversificazione degli investimenti. Ci sarebbero da definire alcune cose: arte e antiquariato sono termini generici, poiché ci sono molte declinazioni diverse per la stessa parola.

La sostanziale differenza sta nel tempo trascorso; più un oggetto è antico, più è facile che abbia un mercato di riferimento e un prezzo. Inoltre si può valutare l’evoluzione del suo valore nel tempo; quanto si è incrementato, se ha subito forti oscillazioni e diminuzioni di prezzo, qual è la richiesta nei diversi periodi storici…

Viceversa, un oggetto recente mette di fronte ad un’incognita: il prezzo che pago oggi, si manterrà nel tempo? Incrementerà? La produzione artistica è soggetta anche a mode e a quantitativi prodotti: ad esempio, le opere di un artista molto prolifico hanno un valore inferiore alle opere di un artista, dello stesso periodo e corrente, più “riservato” e restio a produrre in gran quantità. Però questa è una considerazione che si può fare solo ex post, dato che non è possibile sapere cosa accadrà.

E’ un po’ lo stesso discorso che può valere per l’acquisto di un titolo in borsa: nonostante i valori fondamentali ottimi, non siamo in grado di sapere come muterà il suo prezzo nel tempo. Quindi acquistare opere di un artista contemporaneo rappresenta un’incognita, che può regalare grandi soddisfazioni ma anche deludere. Per questo dicevo all’inizio che bisogna anche appagare il proprio senso estetico: se si acquista un’opera che piace, il suo valore estetico non avrà prezzo.

Basta essere consapevoli che l’arte moderna non sempre ripaga lo sforzo economico sostenuto per acquistarla: è una scommessa, sostenuta dal piacere di possedere qualcosa che appaga la vista e rasserena l’animo.

Discorso un pò diverso è quello degli oggetti di modernariato: alcuni sono diventati pezzi da collezione, e quindi assumono un valore riconosciuto e scambiabile, altri richiamano ricordi d’infanzia o di gioventù, ma non hanno nessun valore di mercato per i collezionisti. Occhio attento, quindi, a cosa si compra.

Per l’antiquariato, invece, esiste un mercato, locale o internazionale, a seconda della rarità e dell’appetibilità del pezzo. Anche nel mondo antiquario esistono le “sole” ovviamente, più che altro copie o falsi, a cui bisogna prestare la massima attenzione. I problemi legati  agli oggetti di antiquariato come beni di investimento sono principalmente due: le dimensioni e il prezzo. Pensiamo ad un comò del 1700, ad un quadro di due metri per tre, ad una statua  neoclassica in marmo di Carrara: sono grandi, pesanti, difficili da trasportare. Il prezzo, inoltre, di questi oggetti può essere molto elevato, decine o centinaia di migliaia di euro. Quindi in un ambito di pianificazione complessiva, è bene rivolgersi sempre ad un patrimonialista, che sia in grado di distribuire il patrimonio in maniera adeguata alle vostre reali esigenze di vita. Evitare di investire troppo in un unico bene è una regola base della corretta pianificazione e diversificazione.

In linea generale, sarebbe bene acquistare beni che si possano quantomeno riporre in un caveau di sicurezza: infatti un grosso problema degli oggetti d’arte e di antiquariato è il rischio di furti, da cui ci si può tutelare con assicurazioni, impianti di allarme, caveau bancari. Le precauzioni non sono mai troppe, in funzione anche del valore e della rarità dei beni posseduti. Per le assicurazioni, va considerato un aggiornamento costante dei valori assicurati e verificato se la compagnia risarcisce per intero il valore o in maniera proporzionale al danno complessivo subito. Per gli impianti di allarmi e altri sistemi di dissuasione, è necessario mantenere i sistemi funzionanti e tecnologicamente aggiornati.

Insomma, comunque vogliate proteggere i vostri oggetti preziosi, c’è un costo da sostenere, negli anni, che va valutato in detrazione rispetto al prezzo di mercato del bene, poiché il costo per la sua protezione ne riduce il valore reale nel momento in cui volessimo realizzare (vendere).

Nel mondo dell’arte e dell’antiquariato vige poi una regola: un oggetto è tanto più prezioso quanto è raro e ben conservato. La rarità può essere in funzione sia delle quantità prodotte, sia della sua reperibilità effettiva. Più un oggetto è antico e fragile, meno sopravvive al tempo, ai traslochi, agli imprevisti che ne minacciano l’integrità. Pensiamo ad antico vaso, oggetto delicato e fragile; è un miracolo se ci imbattiamo in un pezzo con 100 anni di età, se ha 200 anni pensiamo ad un miraggio e così via.

Più un oggetto è raro, non  solo più è alto il suo valore, anzi in alcuni casi il valore viene determinato a discrezione assoluta del venditore, ma aumenta in maniera esponenziale il suo interesse collezionistico. Questa è la condizione ideale per un investimento, in quanto sarà abbastanza semplice rivenderlo e il ricavo ottenuto sarà elevato.

Ma poche sono le persone che hanno disponibilità economiche tali da potersi permettere oggetti così rari da essere quasi “mitici” e oggetto del desiderio dei collezionisti di tutto il mondo. O meglio, poche persone hanno un patrimonio così elevato che permetta loro di ricomprendere in una attenta diversificazione e pianificazione oggetti di valore così elevato. Se un dipinto antico e raro vale 10 milioni di euro, quanto dovrà essere grande la ricchezza del suo proprietario perché questo oggetto sia equamente distribuito in un complesso di investimenti? Solo chi non deve vendervi il dipinto e conosce la situazione patrimoniale presente e futura del cliente, come un planner patrimoniale indipendente, sarà in grado di valutare l’adeguatezza dell’investimento rapportata al complesso del patrimonio, alle necessità della famiglia, alla realizzazione delle aspirazioni dei figli o dei nipoti.

 

 

Dott. Marco Degiorgis – Life Planner / Consulente indipendente per la gestione dei patrimoni familiari, Studio Degiorgis

 

Le alternative agli investimenti alternativi

Le pietre preziose fanno parte dei gioielli, ma possono anche avere una vita autonoma, nel senso che possono essere commercializzati come oggetti a sè, senza per forza essere  incastonati in un gioiello. Sono un po’ l’equivalente del lingotto d’oro, ma solo un po’.

Per pietre preziose si intendono diamanti, rubini, smeraldi, zaffiri e altri, meno conosciuti. I diamanti hanno una storia a parte, poiché sono gli unici ad avere un listino ufficiale.

I diamanti oltre i 10 carati sono fuori listino, nel senso che il prezzo è stabilito di volta in volta, tra acquirente e venditore. Che significa anche avere completo arbitrio sul prezzo, che diventa un accordo tra le due parti. Questo discorso vale in generale quando si possiede un bene unico o molto raro e che contemporaneamente sia molto ambito: infatti si si ha un bene raro ma che non vuole nessuno…non varrà nulla. Che si tratti di un immobile, di un gioiello, di un diamante o di una macchina d’epoca, più è raro e più ha compratori, più il suo valore sarà inestimabile.

Il problema, per tornare ai diamanti, è che una singola pietra da oltre 10 carati vale oltre un milione di euro, quindi, per suddividere equamente le “uova del paniere”, sarà necessario un patrimonio molto elevato. Altrimenti si rischia di investire troppo in un solo “uovo”, che sappiamo potrebbe risultare molto rischioso. Se invece ci dobbiamo accontentare di diamanti di peso inferiore ai 10 carati, esiste un listino ufficiale, il Rapaport, che classifica i diamanti in base a peso, colore, purezza e taglio. Negli ultimi anni sono anche sorti rilevanti scrupoli circa la provenienza delle pietre preziose, poichè spesso viene sfruttata manodopera infantile per l’estrazione o per le condizioni disumane in cui versano i minatori. La maggior parte dei diamanti proviene da zone fortemente sotto sviluppate e quindi la certificazione sull’eticità delle miniere è divenuta indispensabile.

Nonostante la quotazione ufficiale, va detto che il mercato mondiale dei diamanti è in mano a sole 6 aziende, di cui il 40% alla De Beers, e che ha subito incrementi costanti di prezzo dal 1993! Quindi mi viene da pensare che sia un mercato artificiale e che la quotazione è sostenuta dai produttori, più che dall’incontro tra domanda e offerta.

Questo rende abbastanza complicato capire quale sia il vero valore dei diamanti.

Discorso simile vale per le altre pietre preziose, rubini, smeraldi zaffiri per citare i più famosi, con l’aggravante che non esiste un listino ufficiale e che il colore è fondamentale per la valutazione, il che complica parecchio le cose quando si deve stimare la pietra. Inoltre le pietre di colore subiscono gli andamenti legati alle mode, per cui in alcuni periodi valgono di più e in altri meno. Il diamante, se non altro, ha maggiore costanza.

Altra differenza consiste nella perizia certificata e “imbustata” del diamante, cioè un ente riconosciuto, come la GIA, esegue la perizia e rilascia un certificato, e una parte del certificato è incluso in una bustina trasparente insieme al diamante, in modo da evitare equivoci. Per le altre pietre preziose non esiste questa forma di certificazione.

Quindi, se avete un patrimonio di 10 milioni di euro, forse un diamante da 10 carati fa al caso vostro. In tutti gli altri casi, sarà bene ponderare adeguatamente le scelte di investimento, con l’aiuto di un planner patrimoniale esperto ed indipendente, che non abbia nulla da vendervi.

dott. Marco Degiorgis – Life Planner / Consulente indipendente per la gestione dei patrimoni familiari, Studio Degiorgis