Le due vie per andare in pensione nel 2023 con 64 anni di età

Lasciata alle spalle l’idea di portare l’età di uscita per la pensione a 62 anni in misura flessibile, il governo mira ad una riforma meno larga ma pur sempre di importanza rilevante. L’età di uscita che si prevede di utilizzare per rispondere all’esigenza di flessibilità del sistema previdenziale è quella dei 64 anni. Lo dimostra il fatto che proprio 64 anni è l’età di quota 102, la nuova misura che ha sostituito la cessata quota 100.

Ma a 64 anni c’è pure la pensione anticipata contributiva, misura strutturale che consente di accedere alla quiescenza con qualche anno di anticipo rispetto alla normale pensione di vecchiaia. Il mix di queste due misure, una nuovissima e l’altra ormai fissa nel nostro ordinamento, potrebbe essere la soluzione ideale per riformare il sistema e portare un po’ indietro l’età di uscita.

Pensione anticipata contributiva 2022 e quota 102, le differenze

Sia la pensione anticipata contributiva che la quota 102 hanno nei 64 anni l’età minima di uscita dal mondo del lavoro. E questa è l’unica cosa che accomuna le due misure. Le differenze infatti sono abbastanza sostanziali. Per capire cosa c’è di diverso, vanno approfonditi i requisiti di entrambe. La quota 102 è una misura:

  • aperta a tutti;
  • in scadenza a fine 2022;
  • che prevede 38 anni di contribuzione minima versata;
  • senza limiti di importo della pensione per essere percepita.

La pensione anticipata contributiva invece è:

  • misura strutturale del sistema, cioè senza scadenza;
  • destinata solo a chi non ha contributi versati al 31 dicembre 1995;
  • che prevede 20 anni di contribuzione minima versata;
  • che ha un limite di importo della pensione (liquidata solo se pari ad almeno 2,8 volte l’assegno sociale).

Sostanziali le differenze, come è evidente in base ai sopracitati requisiti. Una misura è aperta a tutti i lavoratori, a prescindere dalla data di inizio della carriera contributiva e a prescindere dall’importo della pensione. Ma è una misura che ha un montante contributivo da completare, enorme, pari come dicevamo a 38 anni.

L’altra invece sembra più vicina alla pensione di vecchiaia ordinaria, che si completa con 67 anni di età e 20 anni di contributi rispetto ai 64 anni di età con 20 di contributi della nostra misura. Ma per entrare nel suo perimetro, occorre essere un contributivo puro.

Estendere la pensione anticipata contributiva dai 64 anni, a tutti, anche ai misti

Adesso si ragiona su come riformare il sistema. Serve maggiore flessibilità di quella attuale, nel senso che si deve dare la possibilità ai lavoratori di scegliere quando andare in pensione. Detto che la richiesta dei sindacati, di una pensione flessibile dai 62 anni con 20 anni di contributi appare improponibile, altrimenti non avrebbe avuto senso interrompere quota 100 che fissava a 62 anni l’etàdi uscita, quali sarebbero le soluzioni?

L’estensione a tutti i lavoratori dei benefici della pensione anticipata contributiva sarebbe ideale. Certo, occorre rivedere alcune cose. Per esempio, il limite della pensione a 2,8 volte l’assegno sociale è piuttosto elevato. Significa una pensione pari almeno a poco più di 1.300 euro al mese che per chi ha carriere di soli 20 anni di contributi o poco più, è difficilmente raggiungibile.

Limitare questo vincolo, magari portandolo a 1,5 volte l’assegno sociale, come è per le pensioni di vecchiaia ordinarie per i contributivi puri, sarebbe una soluzione di buon senso.

Le penalizzazioni di assegno per la flessibilità devono essere inserite o se ne può fare a meno?

Non c’è misura che consente di uscire prima dal lavoro che non graverà sui conti pubblici. Per questo ogni ipotesi, ogni misura, viene studiata partendo dalle penalizzazioni. Le misure devono consentire di uscire prima dal lavoro, ma costringendo il lavoratore a pagare un pegno. Sono soluzioni votate a rendere meno appetibili queste misure, riducendo i potenziali beneficiari, e facendo risparmiare soldi allo Stato. Ma sono soluzioni che mirano al risparmio a lungo termine, perché se un pensionato accetta un assegno inferiore, significa che alla lunga, pur concedendo più anni di pensione, lo Stato arriverebbe a risparmiare sull’esborso.

Nulla di nuovo in quello che abbiamo detto. Per questo si pensa a concedere le uscite flessibili anticipate (ma non molto), ma penalizzando i lavoratori. Vuoi andare in pensione prima? Ok, ma devi rimetterci qualcosa. È il principio cardine della flessibilità, perché senza penalizzazioni una misura flessibile diventerebbe secca alternativa alle misure ordinarie. Chi resterebbe al lavoro fino a 67 anni se a 64 anni si prenderebbe un assegno più o meno identico di importo? Nessuno.

Che penalizzazioni sono in cantiere?

La quota 102 così com’è tutto può essere tranne che considerata una misura flessibile. Infatti taglia fuori la maggior parte die lavoratori. Si tratta di quanti non hanno carriere talmente lunghe da completare i 38 anni di contribuzione richiesta. Lavoratori discontinui, saltuari, stagionali, le donne. Sono lo spaccato di chi difficilmente a 64 anni si ritrova ad aver iniziato la carriera a 26 anni e in continuità fino ad oggi. Meglio abbassare il tiro a 20 anni quindi.

Estendere la pensione anticipata contributiva a chi ha 64 anni di carriera e 20 di contributi anche se alcuni versati in epoca retributiva, apre a due vie di penalizzazione. O si applica il taglio lineare di assegno, magari partendo da un 2/3% per ogni anno di anticipo, quindi arrivando al 6% o al 9% di taglio, o si estende il calcolo contributivo anche ai periodi di lavoro precedenti il 1996.

In tutto questo va considerato il fatto che il solo fatto di uscire 3 anni prima dal lavoro, espone a due penalizzazioni fisse. La prima è meccanica, nel senso che si tratta di uscire con 3 anni in meno di lavoro e contribuzione per chi  è in continuità di impiego. La seconda è tecnica, perché il coefficiente di trasformazione usato per chi esce a 64 anni e meno favorevole rispetto a chi esce a 67 anni. In pratica, uno stesso montante dei contributi produce una pensione più bassa se l’età di uscita è più bassa.

E per chi ha molti anni versati prima del 1996, avendo diritto ad un calcolo della pensione che per quella parte di carriera è basato sulle ultime buste paga e non sulla contribuzione, è un aspetto negativo piuttosto marcato.

Pensione contributiva nel 2022: per i nati anche nel 1958 bastano 20 anni di contributi

Quando lasciare il lavoro può essere vantaggioso nonostante si dice che il sistema contributivo è penalizzante.  Potrebbe essere questo ciò che si deve dire in relazione ad una misura che è ancora oggi vigente in quanto strutturale, che consente a chi è nato anche nel 1958, di accedere ad una pensione anticipata di tre anni rispetto alle soglie della pensione di vecchiaia.

Uscita a partire dai 64 anni quindi, esattamente come la quota 102 di oggi, ma con una dotazione nettamente inferiore rispetto alla pensione per quotisti introdotta dal governo Draghi con la legge di Bilancio. La misura è la pensione anticipata contributiva, spesso poco considerata ma assai utilizzabile, soprattutto per chi per poco non centra i 38 anni di contributi per la quota 102° per la stessa ragione non ha completato i 38 anni di contributi per la quota 100.

Pensioni nati nel 1958, come uscire nel 2022

Notevoli le possibilità di accedere alla pensione nel 2022 per chi è nato nel 1958 e quindi si accinge, se non lo ha già fatto, a compiere i 64 anni di età. Per loro esistono due misure possibilmente utilizzabili per anticipare l’uscita e non attendere il 2025 per andare in pensione (a 67 anni con la quiescenza ordinaria di vecchiaia ndr).

Certo, non parliamo di chi completa i 42 anni e 10 mesi se uomo, o i 41 anni e 10 mesi se donna, che danno diritto alla pensione anticipata ordinaria, senza limiti anagrafici. E non parliamo nemmeno di chi ha completato i 41 anni di contributi e si trova ad essere una delle categorie a cui si applica la quota 41 per i precoci. Va ricordato al riguardo che precoce è chi ha un anno di contributi prima dei 19 anni di età. Per la quota 41 tra l’altro è necessario rientrare in determinate categorie che sono le stesse a cui si applica l’Ape sociale con 63 anni di età.

Quota 102 e pensione anticipata contributiva più larghe di quota 41 e Ape sociale

Caregivers, invalidi, disoccupati e lavori gravosi (per la quota 41 sono solo 15 le attività gravose previste). Sono queste le categorie che limitano molto sia l’Ape sociale che la quota 41 come platea. Quota 102 e pensione anticipata contributiva invece, non hanno limiti di platee, basandosi solo sui requisiti specifici da centrare.

Parliamo di chi ha iniziato la carriera dopo il 1996, e viene considerato un contributivo puro, o di chi riesce ad entrate nella quota 102. Due vie dicevamo, consentono di accedere alla quiescenza già nel 2022, per chi è nato nel 1958 e si trova così ad aver compiuto 64 anni di età. Due strade nettamente diverse. Una è la quota 102, l’altra la pensione anticipata contributiva.

La pensione con quota 102, come funziona nel 2022?

La quota 102 è la nuova misura inserita nel pacchetto pensioni dell’ultima manovra di Bilancio. Una misura nata in sostituzione della quota 100 da cui si differenzia sostanzialmente, solo per l’età minima di uscita. Con quota 100 si usciva dal lavoro una volta raggiunti i 62 anni di età e di 38 anni di contributi versati. Con la quota 102 invece, si esce con 64 anni di età e con 38 anni di contributi.

Uscire con la quota 102 significa sottostare fino a 67 anni al vincolo di incumulabilità tra pensione e attività di lavoro ad esclusione di quella da lavoro autonomo occasionale fino a 5.000 euro annui.

Da quota 100 a quota 102, cambia solo l’età

La quota 100 è terminata lo scorso 31 dicembre 2021 e nel 2022 potranno accedervi solo coloro i quali hanno già maturato il diritto. Si tratta di chi ha ompletato la combinazione 62+38 entro il 31 dicembre 2021. Rendere utili al calcolo della contribuzione precedenti il 2022, e non considerati lo scorso anno, concede comunque la possibilità, dal momento che gli anni pregressi coperti da operazioni effettuate nel 2022, valgono come se fossero state effettuate l’anno a cui la copertura dei contributi si riferisce. In pratica, vale la cristallizzazione del diritto come ultima possibilità di accedere alla quota 100 nonostante sia stata cessata a dicembre scorso.

La quota 102 invece scadrà il 31 dicembre prossimo, e nel 2023 varranno le stesse regole di cristallizzazione del diritto. La quota 102 quindi sarà valida solo per 12 mesi, salvo nuove proroghe oggi assai difficili da ipotizzare.

La pensione anticipata contributiva con 20 anni di contributi, difficile ma non impossibile

Un’altra possibilità per i nati nel 1958 è la pensione anticipata contributiva. Si chiama così perché è appannaggio esclusivamente dei lavoratori privi di carriera al 31 dicembre 1995. Lavoratori che vengono definiti quindi, contributivi puri. In pratica, disco verde per chi è stato privo di occupazione fino ai 37 anni di età per poi iniziare una carriera che lo ha portato a completare almeno 20 anni di contributi.

Per l’accesso a questa misura, occorrono determinate condizioni. Servono almeno 64 anni di età anagrafica, 20 anni di età contributiva. E poi, assenza di contribuzione al 31 dicembre 1995 e una pensione liquidata pari quanto meno a 1.300 euro al mese, cioè 2,8 volte l’assegno sociale.

Servono carriere e lavori importanti per completare l’uscita con 20 anni di contributi

INPS: nessun adeguamento dell’aspettativa di vita

Evidente che la combinazione 64+20, visto l’ammontare della pensione utile a poter percepire la prestazione, potrebbe essere nella maggior parte dei casi, insufficiente. Pensare a un lavoratore che alla luce di “solo” 20 anni di contribuzione, raggiunga una pensione tanto elevata, appare quanto meno azzardato. Servono lavori altamente remunerati che hanno prodotto una notevole contribuzione dal punto di vista degli importi.

Più facile che la possibilità venga sfruttata quindi da chi ha determinate carriere. Cioè chi iniziato a lavorare nel 1996 e si trova ad aver avuto una completa continuità di assunzione fino al 2022. Con 26 anni di contributi versati, in una attività lavorativa remunerata in maniera sufficientemente degna, la via è possibile. Infatti in questi casi arrivare a 1.300 euro di pensione lorda non è certo una cosa impossibile.

Resta il fatto che la pensione anticipata contributiva rispetto alla “gemella” (come età minima di uscita), quota 102, è nettamente migliore come requisiti. Evidente tutto questo dal momento che bastano 20 anni di carriera minima. Carriera minima che per la quota 102 è quasi il doppio superiore, visto che parliamo di ben 38 anni. E va ricordato anche che dei 38 anni necessari, ben 35 devono essere effettivi da lavoro. Infatti 35 anni devono essere neutri da contributi figurativi per disoccupazione, maternità esterna all’attività lavorativa e malattia.

Pensione anticipata di soli contributi e pensione anticipata contributiva: le differenze

Sono due le formule di pensione anticipata ammesse dalla normativa per uscire prima dal lavoro rispetto ai 67 anni previsti per la pensione di vecchiaia. La prima è la pensione anticipata raggiungibile con i soli contributi versati e a prescindere dall’età anagrafica di uscita. La seconda, invece, è la pensione anticipata contributiva che combina requisiti di età anagrafica e un minimo di contributi versati.

Pensione anticipata di soli contributi: ecco i requisiti

I requisiti per andare in pensione anticipata con i soli contributi consistono:

  • in 42 anni e 10 mesi di versamenti contributivi per gli uomini, sia dipendenti che autonomi, a prescindere dall’età anagrafica al momento dell’uscita;
  • 41 anni e 10 mesi di contributi per le lavoratrici.

A differenza dei requisiti richiesti per la pensione di vecchiaia, la pensione anticipata conserva la differenza di requisiti tra uomini e donne. In questo caso è assegnato un anno di sconto di contributi alle lavoratrici.

Contributi richiesti per la pensione anticipata e speranza di vita

I contributi richiesti per la pensione anticipata dei soli versamenti sono soggetti alle variazioni della speranza di vita. Tuttavia, secondo quanto prevede il decreto numero 4 del 2019, gli adeguamenti all’aspettativa di vita sono stati sospesi fino alla fine del 2026. Ciò significa che l’aumento di 5 mesi dei contributi previsto dal 1° gennaio 2019 (al quale sarebbero seguiti ulteriori aumenti nel corso degli anni) è stato neutralizzato dal decreto che ha introdotto la quota 100.

Pensione anticipata: quando bisogna attendere per l’uscita per le finestre mobili?

A loro volta, i benefici dei mancati aumenti di contributi per l’aumentare della speranza di vita sono stati neutralizzati dal meccanismo delle finestre mobili. Infatti, fino al termine del 2018 chi aveva i requisiti in regola per uscire dal lavoro con la pensione anticipata riceveva l’assegno di pensione a partire dal mese susseguente alla maturazione dei requisiti contributivi richiesti. A partire dal 2019, il decreto numero 4 ha previsto la reintroduzione delle finestre mobili per un totale di tre mesi. Ciò significa che tra il momento in cui si può presentare domanda per la pensione anticipata perché il contribuente ha maturato i requisiti richiesti e la decorrenza dell’assegno mensile di pensione devono passare tre mesi.

Pensione anticipata, il contribuente può lavorare durante i 3 mesi delle finestre mobili?

In attesa della decorrenza dell’assegno mensile, il contribuente che ha maturato i requisiti ed ha presentato domanda di pensione anticipata può continuare a lavorare. E, pertanto, può continuare a esercitare la propria attività fino all’esaurimento dei tre mesi della finestra mobile. Terminato questo lasso di tempo, il contribuente può accedere direttamente alla pensione. È tuttavia necessario che il lavoratore dipendente cessi il proprio rapporto di lavoro. Si tratta di un requisito necessario per accedere alla pensione anticipata stessa.

Pensione anticipata contributiva: a chi spetta?

Diversa dalla pensione anticipata dei soli contributi è la pensione anticipata contributiva. Questa formula di pensione anticipata spetta solo ai lavoratori che rientrino nel sistema contributivo puro. Ciò significa che i lavoratori devono aver aperto la propria posizione contributiva a partire dal 1° gennaio 1996, altrimenti ricadrebbero nei sistemi retributivo o misto, non riconosciuti come idonei per la pensione anticipata contributiva.

Quali sono i requisiti della pensione anticipata contributiva?

La pensione anticipata contributiva necessita della maturazione di requisiti sia anagrafici che contributivi. Infatti, possono accedere a questa formula di pensione i lavoratori del contributivo puro che abbiano compiuto 64 anni di età ed abbiano versato almeno 20 anni di contributi effettivamente accreditati. Il requisito anagrafico dei 64 anni è soggetto alle variazioni e agli incrementi della speranza di vita.

Come si calcolano i contributi per la pensione anticipata contributiva?

I 20 anni di contributi per accedere alla pensione anticipata contributiva includono i soli contributi obbligatori, quelli volontari e quelli da riscatto. Non possono essere inclusi i contributi accreditati figurativamente. Dunque rimangono fuori i contributi figurativi per disoccupazione, per malattie o per prestazioni equivalenti.

Il requisito dell’importo minimo per le pensioni anticipate contributive

La pensione anticipata contributiva necessita di un ulteriore requisito consistente nell’importo calcolato dell’assegno di pensione. Infatti, l’importo mensile della pensione deve essere pari o superiore di 2,8 volte all’ammontare dell’assegno sociale. Per l’anno in corso, il valore dell’assegno sociale è pari a 460,28 euro. Tale importo deve essere moltiplicato per 2,8 volte (risultato 1.288,78 euro per il 2021) per ottenere il requisito minimo da soddisfare sul valore della pensione.

Requisito importo minimo per la pensione anticipata e per quella di vecchiaia dei 67 anni

L’importo è poco meno del doppio di quello previsto per la pensione di vecchiaia dei 67 anni. Infatti, per la vecchiaia è necessario che l’importo della futura pensione sia di 1,5 volte superiore all’assegno sociale. Dunque, 460,28 euro per 1,5 uguale 690,42 euro corrispondente all’importo minimo della pensione per il 2021 per accedere alla vecchiaia.

Pensione anticipata e quota 41 dei precoci: le differenze

Le due formule di pensione anticipata non devono essere confuse con la quota 41 dei lavoratori precoci. Quest’ultima formula di pensione anticipata è riservata ai lavoratori che abbiano 41 anni di contributi versati. L’uscita può avvenire a qualsiasi età, purché siano soddisfatti tutti i requisiti. Infatti, essendo una misura riservata ai lavoratori precoci, è necessario che almeno 12 mesi di contributi siano stati versati entro il compimento dei 19 anni.

Requisiti per la quota 41 dei lavoratori precoci

La pensioni a quota 41 dei lavoratori precoci sono soggette, altresì, a ulteriori requisiti. Oltre all’anno di contributi in età adolescenziale, infatti, è necessario che i precoci abbiano altri requisiti di ordine economico o sociale. In particolare questi requisiti sono in comune con l’Ape sociale e riguardano:

  • la situazione di essere disoccupati e aver concluso da almeno tre mesi l’indennità di disoccupazione (se spettante);
  • essere un caregiver, ovvero prendersi cura, da almeno 6 mesi, del coniuge o di un parente di primo grado con disabilità grave;
  • presentare una riduzione della capacità lavorativa di almeno il 74%;
  • aver svolto mansioni usuranti per sei degli ultimi sette anni oppure per sette degli ultimi dieci anni di lavoro, oppure per metà della vita lavorativa prima della pensione.