Pensione di invalidità: la ministra Stefani annuncia nuovi aumenti

Tra i 20 disegni di legge collegati al DEF (documento di economia e finanza) c’è quello che prevede l’aumento della pensione di invalidità, potrebbero quindi a breve esserci importanti novità per tutti coloro che sono invalidi al 100%.

Pensione di invalidità importi e maggiorazioni

A rendere ufficiale che a breve potrebbero arrivare aumenti per la pensione di invalidità è la ministra delle Disabilità Erika Stefani. L’obiettivo è dare seguito alla sentenza della Corte Costituzionale 152 del 2020 che ha sottolineato l’inadeguatezza dell’importo della pensione di inabilità in quanto insufficiente ad assicurare il minimo vitale. Di conseguenza viola l’articolo 38 della Costituzione, il quale stabilisce che: Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale.

In seguito a tale sentenza, dal novembre 2020 ci sono state leggere modifiche. In particolare ha fatto il suo ingresso nel nostro ordinamento un nuovo trattamento economico per gli invalidi civili al 100%, costoro se hanno ulteriori, determinati requisiti, percepiscono 651,51 euro (per 13 mensilità). Questo perché costoro possono ricevere una maggiorazione.

Tale importo è stato poi modificato tenendo in considerazione l’inflazione e in particolare ora, 2022, gli invalidi civili al 100% possono percepire: una maggiorazione mensile di 368,58 euro e un importo per invalidità civile rivalutato di 291,69 euro (per un totale di 660,27 euro).

Requisiti per ottenere la maggiorazione

Abbiamo però anticipato che la maggiorazione è legata a requisiti di reddito e vediamo ora quali sono:

  • nel caso in cui si tratti di pensionato solo, la maggiorazione spetta nel caso in cui il reddito complessivo sia non superiore a 8.583,51 euro;
  • se coniugato, il reddito non deve superare 14.662,96 euro.

Quali saranno i nuovi importi della pensione di invalidità?

In seguito all’annuncio della ministra Erika Stefani non è stato anticipato altro. Non è possibile oggi sapere quale sarà l’ammontare della pensione di invalidità in seguito ai nuovi aumenti e se gli stessi riguarderanno tutti gli invalidi, indipendentemente dal reddito o se saranno fissate ancora una volta le soglie. In realtà la ministra ha fatto riferimento esclusivamente alle quote base e di conseguenza l’aumento dovrebbe esserci per tutti, ma la differenza la farà sicuramente l’ammontare dell’incremento.

Per conoscere le differenze tra invalidità civile, inabilità e pensione di inabilità, leggi l’articolo: Pensione di inabilità: differenze con invalidità civile, assegno ordinario. Guida

Assegno ordinario di invalidità: nella trasformazione in pensione di vecchiaia cambiano gli importi?

Assegno invalidità dopo lo stop Inps a svolgere un lavoro, si attendono nuovi limiti reddituali

Si attende lo stop alla stretta degli assegni di invalidità dopo il messaggio Inps numero 3495 del 2021. A intervenire nella giornata del 3 novembre è stato il ministro del Lavoro Andrea Orlando che ha illustrato, nel question time del Parlamento, i passaggi fondamentali per risolvere la questione degli assegni di invalidità. L’intervento atteso sulle invalidità potrebbe essere contenuto già durante la conversione in legge del decreto fiscale. Il provvedimento, attualmente, è in discussione nelle Commissioni Finanze e Lavoro del Senato.

Assegno di invalidità, il messaggio Inps numero 3495 del 2021 che ha sollevato la questione

La questione di chi percepisce un assegno di invalidità e svolga un’attività di lavoro è stata sollevata dal messaggio dell’Inps numero 3495 del 14 ottobre 2021. Nella nota, si legge, “la Corte di Cassazione, con diverse pronunce, è intervenuta sul requisito dell’inattività lavorativa di cui all’articolo 13 della legge 30 marzo 1971, numero 118, come modificato dall’articolo 1, comma 35, della legge 24 dicembre 2007, numero 247, affermando che il mancato svolgimento dell’attività lavorativa integra non già una mera condizione di erogabilità della prestazione ma, al pari del requisito sanitario, un elemento costitutivo del diritto alla prestazione assistenziale, la mancanza del quale è deducibile o rilevabile d’ufficio in qualsiasi stato e grado del giudizio”.

Invalidità, cosa dice la Giurisprudenza sulla possibilità di lavorare?

Pertanto, la Giurisprudenza di legittimità ritiene che lo svolgimento di un’attività lavoratori, a prescindere dal reddito che ne consegue, preclude il diritto al beneficio dell’assegno di invalidità. L’Inps termina il messaggio disponendo che l’assegno mensile di invalidità “sarà pertanto liquidato, fermi restando tutti i requisiti previsti dalla legge, solo nel caso in cui risulti l’inattività lavorativa del soggetto beneficiario”.

Chi percepisce un assegno di invalidità può lavorare?

Il che significa, come nella domanda posta dall’onorevole Stefano Lepri del Partito democratico nel question time del 3 novembre 2021, che l’assegno sarà corrisposto da ora in avanti solo a fronte di una totale inattività da parte del beneficiario. Fino al messaggio dell’Inps, al beneficiario dell’assegno con una percentuale di invalidità tra il 74% e il 95% e con un reddito di 4.931 euro all’anno è stato concesso di lavorare in quanto si tratterebbe di un reddito non rilevante.

Attività lavorativa come mezzo di inclusione nella società di chi percepisce l’assegno di invalidità

“Il messaggio dell’Inps – conclude Lepri – è un passo indietro perché si disincentiva la persona con invalidità ad attivarsi, a darsi da fare e a non ripiegarsi nella sua condizione di invalidità. La seconda ragione è che in questo modo si mortifica la grande attività di associazioni ed enti che hanno provato con successo in molti casi a inserire gli invalidi nel mondo del lavoro”.

Posizione ministero del Lavoro dopo messaggio Inps sui percettori di assegno di invalidità

Il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Andrea Orlando sul punto ha fornito risposta. “La questione è oggetto in questi giorni di grande attenzione da parte delle associazioni di settore e dal Parlamento stesso – ha informato Orlando – La tutela degli invalidi civili che hanno diritto al riconoscimento di determinate prestazioni economiche richiede con urgenza una soluzione efficace a una questione che investe la situazione di persone e di famiglie in condizioni di fragilità e difficoltà.

Assegno di invalidità, sulla possibilità di lavorare si attende una proposta emendativa per attività entro certi limiti di reddito

Il ministro Orlando ha concluso il suo intervento in Parlamento con parole di rassicurazione: “Dopo un confronto con l’Inps, il ministero del Lavoro sta producendo una proposta emendativa che permetta di risolvere il problema per consentire la prestazione lavorativa entro certi limiti reddituali a prescindere dalla natura del reddito. La proposta – ha continuato l’onorevole Andrea Orlando – sarà inserita nel veicolo normativo più opportuno tra quelli in discussione in Parlamento ed è molto probabile che arrivi già durante la conversione in legge del decreto fiscale, ora in discussione in Senato, al fine di giungere a una celere soluzione della questione per assicurare un sostegno economico agli invalidi civili parziali”.

Che differenza c’è tra pensione di invalidità e di inabilità

Prima di affrontare la differenza tra pensione di invalidità e di inabilità, è necessario fare chiarezza sulla differenza che sussiste tra invalidità civile e handicap. Ad effettuare gli accertamenti sono commissione mediche diverse.

L’invalidità civile

Può presentare domanda di invalidità civile qualsiasi persona affetta da una menomazione, anomalia o addirittura dalla perdita di una funzione o struttura, che sia sul piano fisico, fisiologico o psicologico. L’accertamento medico verifica e attesta il grado d’invalidità del soggetto che parte dal 33% fino ad arrivare alla sua totalità (100%). La percentuale d’invalidità è importante in relazione alla capacità lavorativa della persona invalida, ossia, fino a che punto il grado d’invalidità ne riduce la capacità lavorativa o lo rende incapace di svolgere qualsiasi lavoro.

L’handicap

Riconoscere lo stato dell’handicap, significa prendere in considerazione la difficoltà d’inserimento sociale causata dalla patologia o menomazione da cui è affetta la persona. Quest’ultima, può essere di natura fisica, sensoriale o psicologica. Una situazione di handicap grave può anche non dare luogo un 100% di invalidità, sebbene limiti molto la capacità d’inserimento sociale. La persona portatrice di grave handicap può anche non corrispondere ad una riconosciuta invalidità civile.

Differenze tra pensione di invalidità e inabilità

In materia previdenziale, esistono dei distinguo tra pensione di invalidità e pensione di inabilità. Vediamo quali sono, premettendo che entrambe richiedono un’anzianità minima contributiva.

Pensione di invalidità

L’assegno ordinario di invalidità (legato ai contributi versati) spetta al lavoratore che ha subito una perdita di due terzi della propria capacità lavorativa a causa di un’infermità mentale o fisica che determini una riduzione pari ad almeno il 66,66%.

Oltre al requisito sanitario, si deve tenere presente il requisito contributivo che corrisponde ad almeno cinque anni di contribuzione maturata, di cui almeno tre nei 5 anni precedenti la domanda. L’assegno di invalidità consente la prosecuzione dell’attività lavorativa, il cui calcolo si basa sulle stesse regole dell’ottenimento della pensione di vecchiaia e tiene conto, dunque, del bonus contributivo.

Solitamente, l’assegno ordinario di invalidità è inferiore a quello della pensione di inabilità, in quanto, come vedremo, non è previsto il bonus contributivo, di conseguenza, soprattutto rispetto ai lavoratori più giovani.

L’assegno di invalidità viene ridotto a seconda dei redditi da lavoro presenti, inoltre, non è reversibile ai superstiti né cumulabile con la rendita INAIL.

Pensione di inabilità

La prestazione previdenziale (pensione di inabilità) è riconosciuta solamente in caso di assoluta e permanente possibilità a svolgere qualsiasi attività di lavoro dovuta a infermità, difetti mentali o fisici.

Per inoltrare la domanda di pensione di inabilità, il richiedente deve aver versato almeno cinque anni di contribuzione, di cui tre nel quinquennio precedente la domanda. A differenza di chi percepisce l’assegno ordinario d’invalidità, l’inabile che vuole percepire la pensione deve cessare qualsiasi attività lavorativa a prescindere dalla sua natura (autonoma o dipendente).

Per il calcolo della pensione di inabilità vengono seguite le stesse regole della pensione di vecchiaia. Tuttavia, l’importo dell’assegno previdenziale è calcolato con il sistema misto oppure con il metodo integralmente contributivo, in base all’anzianità contributiva maturata entro il 31 dicembre 1995.

Agli anni di contributi versati, viene aggiunto il bonus contributivo relativo agli anni che intercorrono tra la data della domanda e la data del compimento del 60° anno di età (donne e uomini) entro il tetto massimo di 40 anni di contributi.

La pensione di inabilità a differenza di quella di invalidità è reversibile ai superstiti, ma, come l’altra, non è compatibile con la rendita INAIL.

Differenza pensione di invalidità e inabilità in breve

Per quanto concerne il requisito sanitario, chi fruisce dell’assegno ordinario di invalidità deve aver perso almeno due terzi della propria capacità lavorativa. Chi ottiene la pensione di inabilità ha subito una perdita totale e permanente per lo svolgimento di qualunque tipo di attività lavorativa.

Il requisito contributivo è uguale per entrambi (5 anni di contributi maturati di cui almeno 3 nei 5 anni precedenti la richiesta).

Il calcolo per la pensione di invalidità è basata sui contributi effettivamente versati, l’assegno di inabilità è maggiorato figurativamente dei contributi mancanti al sessantesimo anno di età.

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