Abi: dal 2009, sostenute 400.000 pmi

Abi ha appena stilato un documento rivolto ad Istituzioni, Governo e forze politiche che contiene tutte le iniziative delle banche a partire dall’Avviso comune 2009 per arrivare all’Accordo per il credito 2013.

Da questa sintesi, emerge che, dal 2009 ad oggi, le banche hanno messo a disposizione soluzioni innovative delle quali hanno beneficiato oltre 400.000 pmi.
Considerando la situazione critica degli ultimi anni, Abi sostiene che si tratti “di uno sforzo enorme in un momento in cui l’economia italiana ha conosciuto una fase di recessione-stagnazione tra le più profonde e persistenti di quelle registrate negli annali delle statistiche economiche del dopoguerra“.

Nel documento si raccolgono tutte le informazioni utili a comprendere lo sforzo profuso dalle banche ed il modo in cui i diversi settori economici e le diverse aree del Paese hanno beneficiato del supporto fornito.

L’azione di intervento, prosegue l’Abi, si è sviluppata lungo direttrici concretizzate in quattro fasi:

  • fornire respiro finanziario alle imprese in difficoltà (Avviso comune – agosto 2009);
  • individuare nuove misure in favore delle imprese sane, e con prospettive di crescita, finalizzate al riequilibrio della struttura finanziaria e all’ampliamento dell’accesso al credito (Accordo per il credito alle Pmi – febbraio 2011);
  • assicurare la disponibilità di adeguate risorse finanziarie alle Pmi che, pur registrando tensioni sul fronte della liquidità, presentavano comunque prospettive economiche positive.

Per creare condizioni per il superamento della congiuntura negativa, è stato favorito il finanziamento dei progetti imprenditoriali di investimento e lo smobilizzo dei crediti vantati dalle imprese nei confronti della Pubblica Amministrazione.

Nella nota di Abi si mira a riproporre misure di sospensione e allungamento dei finanziamenti analoghe a quelle messe in campo con le “Nuove misure per il Credito alle Pmi” per le imprese con una temporanea tensione finanziaria generata dalla congiuntura economica riscontrabile, ad esempio “per la presenza di uno o più dei seguenti fenomeni: riduzione del fatturato, riduzione del margine operativo rispetto al fatturato, aumento dell’incidenza degli oneri finanziari sul fatturato, riduzione della capacità di autofinanziamento aziendale“.

Vera MORETTI

Il Made in Italy verso il Nord Africa

Il Made in Italy sbarca anche in Marocco, e lo fa con l’eccellenza agricola dei suoi prodotti, che daranno bella mostra di sé a Casablanca dove, dal 5 al 7 giugno, debutterà Medinit Agro, manifestazione organizzata da Medinit srl, società partecipata da Veronafiere.

Le aziende de settore verranno sostenute dalla Camera di Commercio italiana, considerando che questo appuntamento potrebbe significare avere poi accesso a tutto il Nord Africa.
Ovviamente, non si tratta di un debutto vero e proprio, poiché il Made in Italy è già sbarcato in terra d’Africa, tanto che l’intero comparto agroalimentare del Marocco vale oltre 7,5 miliardi di euro e punta a raddoppiare entro il 2020 grazie al Piano Verde di sostegno e sviluppo varato dal governo di Rabat, nel 2008.

L’annuncio del progetto è stato dato durante Fieragricola, appena svoltosi a Veronafiere, alla quale era presente anche Mohamed El Guerrouj, direttore dell’agenzia governativa facente capo al ministero dell’Agricoltura del Marocco, che per l’occasione ha incontrato i rappresentanti istituzionali della Fiera, del Comune di Verona, della Regione Veneto, Banco Popolare, Coldiretti, Cia e Confagricoltura.

Ettore Riello, presidente di Veronafiere, ha dichiarato: “Grazie allo storico know how che Veronafiere detiene nel campo agroalimentare con rassegne come Fieragricola, Vinitaly, Eurocarne, Siab ed Enolitech organizziamo una fiera di settore in Marocco, per il quale l’Italia è il terzo partner commerciale, con 2 miliardi di euro di interscambio”.

Ha aggiunto El Guerrouj: “Una fiera come Medinit Agro rappresenta una novità assoluta nel Paese e le opportunità commerciali per le imprese italiane sono molte. Il Marocco sta puntando molto sull’agroalimentare, grazie ad investimenti statali pari a 100 milioni di euro ogni anno”.

Nel Marocco è forte la domanda di macchinari e tecnologie agricole Made in Italy e le sfide del futuro riguardano, soprattutto, l’uso razionale delle risorse idriche e le energie rinnovabili, come ha confermato Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere: “Come Veronafiere già presidiavamo il Paese con Medinit Expo, attivo nei comparti building, design e marmo lapideo. Visto il successo dell’iniziativa, abbiamo pensato di replicare il format e allargarlo all’agroalimentare, un altro dei nostri settori di punta. Nella prima edizione contiamo di avere 50 aziende italiane scelte, che puntiamo a raddoppiare nel 2015”.

Vera MORETTI

Le stime del pil in ribasso per il 2014

La situazione italiana, ancora lungi dall’essere positiva, ha portato, tra le tante cause, anche un livellamento, al ribasso, delle previsioni di crescita economica da parte del Fondo monetario internazionale.
La notizia non è del tutto negativa, poiché, al contempo, il Fmi ha anche ritoccato in meglio le previsioni per il 2015, trainate dall’economia globale, già favorita dai primi segni di ripresa.

Alla luce di queste informazioni, il Pil del Belpaese dovrebbe attestarsi, per il 2014, ad uno 0,6%, misero ma non malvagio, se si pensa alla flessione dell’1,8% del 2013 e al 2,5% del 2012.
Sul 2015 viene poi pronosticata una accelerazione della crescita al più 1,1%.

I dati sono contenuti in un parziale aggiornamento delle stime. Lo scorso ottobre, nel suo ultimo rapporto previsionale completo sull’economia globale, il World Economic Outlook, il Fmi indicava per il Pil italiano un +0,7% sul 2014 e un +1 %sul 2015.

Sull’insieme dell’area euro le stime di crescita sono state riviste al rialzo di un decimale di punto su entrambi gli anni: ora sul 2014 il Fmi prevede un +1%, mentre sul 2015 un +1,4%.

Vera MORETTI

La proroga degli Ecobonus crea posti di lavoro

La decisione di prorogare entrambi gli Ecobonus si è rivelata vincente, non solo per la percentuale degli italiani che hanno deciso di usufruirne, ma anche perché, tra il 2012 e il 2013, ha creato ben 335mila posti di lavoro, che salgono a 500mila calcolando l’indotto.

La Legge di Stabilità porterà ad un’ulteriore proroga, che estenderà la fruizione dei bonus per tutto il 2014.

Dal 2010 ad oggi, inoltre, si è registrata una vera e propria escalation, poiché, se nel primo biennio il valore totale degli investimenti oscillava fra 12 e 13 mld di euro, nel 2012 è salito a 14,5 mld e nel 2013 (primo anno in cui la maggiorazione ha effetto su 12 mesi) ha accelerato a 19 mld (un punto di PIL).
Per questo, le stime 2014 vedono il trend proseguire con 19,5 mld di investimenti stimati.

Nell’anno in corso, inoltre, gli investimenti più pesanti sono stati quelli riguardanti il bonus ristrutturazioni, con 14,5 miliardi, contro i 4,5 del bonus Energia.
Anche questo trend proseguirà nel 2014: 15,1 miliardi di investimenti per i lavori edilizi mentre gli interventi di riqualificazione energetica si attesteranno a livello di 4,5 miliardi.

Anche i posti di lavoro sono considerevolmente aumentati, poiché si è passati dai 117mila occupati diretti del 2011 (176mila calcolando anche l’indotto), a quota 144mila (216mila contando anche l’indotto) del 2012.
L’incremento maggiore è nel biennio 2013-2014, in cui gli incentivi sono per l’intero periodo al valore massimo: occupati diretti in entrambi i casi sopra quota 190mila, che salgono sopra 280mila unità con l’indotto.
Nel 2015, si scende a 141mila, nel 2016 a 103mila.

Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente della Camera, sottolinea che i dati “confermano il contributo fondamentale che gli sgravi fiscali stanno dando allo sviluppo: una cifra superiore a un punto percentuale di PIL, che rappresenta una boccata di ossigeno per un settore importante come l’edilizia, che dal l’inizio della crisi ha perso oltre 500mila addetti e ha visto chiudere 12mila imprese“.

Vera MORETTI

Lezione di export per le imprese reggiane

Scade oggi la possibilità di iscriversi e partecipare al percorso formativo e di approfondimento organizzato dalla Camera di Commercio di Reggio Emilia relativo alle modalità di approccio per esportare in Canada e negli Stati Uniti.

Gli incontri si svolgeranno presso la Sala Grasselli della CdC il 25 novembre, 5 e 16 dicembre dalle ore 14.30 alle ore 18.30.
Il percorso formativo è rivolto alle imprese reggiane che desiderano acquisire gli strumenti adatti ad affrontare il mercato Nord americano.

Due Paesi come Canada e Stati Uniti rappresentano uno sbocco particolarmente interessante, considerando che coinvolge 460 milioni di consumatori e che entrambi vantano un efficiente ed integrato network di distribuzione come pure un’approfondita conoscenza della clientela.

La partecipazione è gratuita ed è riservata ad un massimo di 25 imprese.
Durante i tre appuntamenti si parlerà di analisi delle opportunità, avvio e gestione consapevole del processo di internazionalizzazione con un’area commerciale così vasta e spesso poco conosciuta. L’iniziativa è rivolta alle aziende di tutti i comparti e sarà orientata in base alle necessità specifiche delle imprese aderenti (da segnalare nella scheda di adesione).

Il corso di aggiornamento può anche essere utile qualora le imprese partecipanti decidessero di partecipare a Fancy Food, la fiera che si svolgerà nel 2014 a New York alla quale parteciperà la Camera di Commercio di Reggio Emilia.

Per ulteriori informazioni, è possibile collegarsi al sito camerale, dove è scaricabile il modulo di adesione.

Vera MORETTI

Assopetroli: abbassare le accise sui carburanti

Simone Canestrelli, vicepresidente di Assopetroli-Assoenergia, ha lanciato un appello molto chiaro: “Le accise, in Italia, vanno ridotte perché rendono il costo dei carburanti italiani il più alto d’Europa“.

Intervenuto in un’audizione in commissione Finanze alla Camera, Canestrelli ha voluto sottolineare che per la benzina verde il differenziale fra i prezzi industriali italiani e quelli dei Paesi dell’area euro è di sette millesimi al litro, mentre quello del prezzo alla pompa arriva a 24-25 centesimi.

Il suo intervento si è concluso con l’illustrazione dei risultati di uno studio del National Institute for Economic and Social Research, secondo il quale “in Inghilterra, a ogni aumento di quattro centesimi (in euro) si perdono 35mila posti di lavoro e si arriva a una perdita economica dello 0,1% del Pil“.

Se venisse attuata una pari riduzione del prezzo, si potrebbe incrementare l’occupazione di 70mila posti di lavoro, generando uno 0,2 % in più di Pil.

Per quanto riguarda la situazione dei carburanti di oggi, dopo il rincaro deciso dal market leader Eni, questa mattina anche le altre maggiori compagnie si sono adeguate, rincarando sia benzina sia gasolio.
In particolare TotalErg, con un incremento di 0,5 centesimi al litro sia sulla benzina sia sul diesel, Q8 cha ha alzato di 0,5 centesimi la verde e di un centesimo il gasolio, ed Esso che ha aumentato solo il prezzo della benzina di 0,5 centesimi di euro.

Le medie nazionali dei prezzi in modalità servito crescono così a 1,775 euro per la benzina, con punte arrivate 1,820 euro, e di 1,704 euro per il diesel con punte a 1,733 euro.

Vera MORETTI

Prezzi in aumento nel 2014

La vita diventa sempre più cara, e il potere d’acquisto delle famiglie sempre più risicato.
Alla luce, poi, dell’aumento dell’Iva, il 2014 si prospetta ancora più difficoltoso, con un ulteriore aumento dei prezzi dello 0,3%.
A rendere noti questi dati è Antonio Golini, presidente Istat, durante un’audizione al Senato che riguardava il ddl Stabilità.

Golini ha approfittato dell’occasione per informare che l’andamento trimestrale del Pil italiano “dovrebbe segnale nel terzo trimestre un calo, seppur limitato, seguito da una debole variazione positiva nel quarto trimestre. Alla fine dell’anno avrebbe quindi termine la fase recessiva iniziata nel secondo semestre del 2011“.
Per questo motivo, il Pil su base annua è previsto in contrazione dell’1,8% rispetto al livello del 2012.

Golini ha anche sottolineato che la recessione ha determinato “gravi conseguenze” sull’intensità del disagio economico: dal 2007 al 2012 il numero di individui in povertà assoluta e’ raddoppiato da 2,4 a 4,8 milioni.
Quasi la metà (2,3 milioni) sono al Sud e di questi poco più di 1 milione sono minori. Aumentano le famiglie che comprano meno: il 65%.

Vera MORETTI

Pubblicato il Manifesto delle giovani classi dirigenti

E’ stato redatto il Manifesto delle giovani classi dirigenti, a cura dei rappresentanti dei Giovani Dirigenti Pubblici (Agdp), dei Giovani Manager privati (Federmanager), delle associazioni Concreta-Mente, Numeri Primi, Allievi Sspa e La Scossa, che verrà presentato alle istituzioni e a rappresentanti del governo.

Tra le altre cose, vi si legge: “L’Italia necessita di un profondo ricambio generazionale e culturale delle classi dirigenti. Tutti gli studi in materia evidenziano che l’età media della nostra classe dirigente è generalmente superiore ai 60 anni, a differenza di quanto avviene nelle realtà socio-economiche oggi più dinamiche come Stati Uniti, Gran Bretagna e paesi Brics. Se vogliamo che l’Italia recuperi il proprio ruolo sul piano della competizione internazionale, occorre creare e aggregare nuove idee e nuove leadership tanto nelle attività economico-imprenditoriali, quanto in quelle politico-amministrative. Abbiamo elaborato proposte per la riforma della P.a., per un nuovo mercato del lavoro e un nuovo modello di welfare, per la modernizzazione del sistema scolastico e universitario e la promozione della ricerca, nonché per la ripresa delle attività economiche, tutte condizioni essenziali per il rilancio complessivo del Paese“.

Le proposte contenute nel Manifesto sono state già presentate ai leader politici, i quali si sono trovati d’accordo con la necessità di un ricambio generazionale della classe dirigente, considerando che il Paese, per essere competitivo, deve ripartire da innovazione e modernizzazione, delle quali i giovani possono essere i primi garanti.

Tra le priorità, viene indicata anche una efficace legislazione antitrust, ma anche il completamento della digitalizzazione del Paese, con un radicale cambiamento dei rapporti tra cittadini e Pubblica Amministrazione.
L’accento viene poi posto sull’occupazione femminile. A questo proposito, viene ricordato che: “se il tasso di occupazione delle donne diventasse in Italia eguale al tasso di occupazione maschile, ciò produrrebbe un aumento del Pil del 18%, cioè di quasi 300 miliardi”.

Le proposte avanzate sono anche frutto dei suggerimenti ricevuti su questi temi rispetto a una prima versione del documento sottoposta a consultazione pubblica sul sito Sistemapaese.it.
E’ possibile leggere il Manifesto delle giovani classi dirigenti sui siti delle varie associazioni aderenti.

Vera MORETTI

Pil ancora in discesa in Italia

Il Pil italiano è stato ritoccato, ancora per difetto, dall’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico: la previsione per il 2013 è di una contrazione di 1,8 punti percentuali, che vanno a sommarsi al -2,4% del 2012.

Dall’ultimo Economic Outlook: “La recessione italiana si trascinerà nel 2013 con gli effetti dell’inasprimento di bilancio e delle condizioni del credito che zavorrano l’attività“.

Una ripresa, seppur lieve, è attesa per il 2014, quando il prodotto interno lordo salirà, o almeno si spera, dello 0,4%. Per l’Eurozona si prevede un -0,6% nel 2013 e un +1,1 nel 2014.

Rispetto alle stime di un mese fa, dunque, le previsioni sono scese ulteriormente, a causa delle perdite nel settore bancario, anche se sembra in arrivo un leggero miglioramento dalla liquidazione dei debiti pregressi della PA nei confronti delle imprese.

Sono invece più ottimistiche le previsioni sui conti pubblici, soprattutto relative al deficit, stimato ora perfettamente in linea con i parametri europei sia quest’anno che il prossimo.
Ora per il 2013 l’Ocse stima un disavanzo di bilancio al 3% del Pil, con un abbassamento al 2,3 sul 2014. Quasi invariate invece le attese sul debito pubblico: lieviterà dal 127% del Pil nel 2012 al 131,7 nel 2013 e al 134,3 per cento nel 2014.
Per quanto riguarda la disoccupazione, per il 2013 l’Ocse stima un aumento all’11,9%, mentre sul 2014 è atteso un ulteriore e netto incremento al 12,5.

Vera MORETTI

La ripresa? Arriverà solo nel 2014

Nel suo ultimo rapporto sull’economia italiana, l’Ocse ha approvato il piano di riforme che l’Italia si appresta ad avviare e che potrebbe farla uscire dalla recessione prima della fine dell’anno.

Nonostante questo buon auspicio, gli effetti benefici tarderanno a farsi sentire, perché il clima di scarsa fiducia permane, così come il ritmo lento che caratterizza la ripresa anche degli altri Paesi Ue.

Spiega l’Ocse: “In Italia é impossibile per il momento ridurre in modo significativo il livello complessivo dell’imposizione, ma l’eliminazione delle agevolazioni fiscali senza giustificazioni economiche permetterebbe di aumentare la base imponibile e quindi ritoccare le aliquote marginali senza impatto sulle entrate. Per l’Italia, la priorità resta la riduzione ampia e prolungata del debito pubblico, perché con un rapporto debito/Pil vicino al 130% e un piano di ammortamento del debito particolarmente pesante, il Paese rimane esposto ai cambiamenti improvvisi dell’umore dei mercati finanziari“.

Inoltre l’Ocse prevede un ulteriore ribasso delle stime del Pil per quanto riguarda il 2013, con una contrazione dell’1,5%, contro il -1% previsto nel novembre scorso.
Per questo motivo, risulta difficile che la crescita possa partite prima del 2014, quando si prevede un +0,5 ora irraggiungibile.

Per arrivarci, Ocse avvisa di “incoraggiare le banche ad aumentare gli accantonamenti per perdite e continuare a incitarle a soddisfare le loro esigenze di capitale tramite le emissioni di nuove azioni o la cessione di attività non strategiche“.

Vera MORETTI