Imprenditore individuale deceduto: come funziona la successione per la ditta?

Cosa avviene nel caso in cui l’imprenditore individuale muoia e gli eredi vogliano continuare l’attività? In prima battuta, con la morte del titolare, l’impresa individuale cessa facendo spazio alla comunione ereditaria. Quest’ultima, conosciuta anche come “incidentale”, sopraggiunge a prescindere dalla volontà degli eredi. Infatti, gli eredi succedono nella stessa eredità, composta contemporaneamente da tutti i beni e anche dall’azienda individuale stessa.

Successione aziendale: la comunione ereditaria

La comunione ereditaria, ai sensi dell’articolo 485 del Codice civile, inizia quando i chiamati accettano l’eredità. Se l’impresa si eredita come comunione, non diventa automaticamente una società. Infatti, in regime di comunione, gli eredi partecipano:

  • alla mera amministrazione della società;
  • al godimento diretto e indiretto;
  • alla gestione meramente strumentale dei beni ereditati.

Impresa individuale, gli eredi non proseguono l’attività

Nel caso in cui gli eredi non intendano proseguire l’attività individuale, trova applicazione la lettera h-bis dell’articolo 67 del Testo unico sulle imposte sui redditi (Tuir) che disciplina i redditi diversi. In tal caso, da un punto di vista fiscale, l’Irpef sarà dovuta solo in caso di cessione dei singoli beni aziendali o dell’impresa nel suo complesso.

Tassazione pro-quota eredi

L’importo da dichiarare sarà dato dalla differenza tra il corrispettivo della cessione e il valore fiscalmente riconosciuto dei beni dell’azienda che fanno capo all’imprenditore deceduto. La plusvalenza realizzata verrà tassata pro-quota tra gli eredi, secondo il criterio di cassa, al pari di quanto succede per la generalità dei redditi diversi.

Azienda individuale tra gli eredi, è necessaria la regolarizzazione entro un anno

Se gli eredi del titolare dell’azienda sono più di uno e manifestano la volontà di continuare l’attività dell’impresa, la comunione ereditaria si assimila a una società di fatto. In altre parole sorge una società di fatto tra gli stessi eredi. La società ereditata, in questo caso, deve essere regolarizzata entro un anno in una società di persone o di capitali. A tal proposito, la Sezione V della Corte di Cassazione si è espressa con la sentenza numero 14889 del 17 novembre 2000. Nella decisione si presume che l’impresa individuale, alla morte del titolare, non cessi con una necessaria fase di liquidazione. L’attività continua nella forma di comunione, in mancanza di atti formali che facciano configurare una società di fatto tra i chiamati all’eredità.

Successione d’azienda: cosa significa società di fatto?

Non essendosi costituita per atto scritto e non essendo iscritta nel registro delle imprese della Camera di Commercio, la società di fatto è una società irregolare. La società di fatto è regolata dalle disposizioni inerenti alle società semplici fino al momento in cui non si provvederà a presentare iscrizione al registro delle imprese. In questo regime, la società di fatto ha minore autonomia patrimoniale rispetto alle società registrate.

Società di fatto e possesso di immobili

Il rispetto del termine di un anno per la regolarizzazione è, inoltre, fondamentale nel caso in cui l’azienda individuale sia proprietaria di immobili. In questo caso, gli eredi potranno usufruire della tassazione fissa ma, al superamento del termine, verranno applicate le consuete imposte proporzionali con eventuali sanzioni.

Nomina rappresentante legale della comunione

Passaggio fondamentale nel regime di comunione è la nomina del rappresentante legale secondo quanto prevedono gli articoli 1105 e 1106 del codice civile. In particolare, l’articolo 1106 disciplina che “l’amministrazione può essere delegata ad uno o più partecipanti, o anche a un estraneo, determinandosi i poteri e gli obblighi dell’amministratore”. Inoltre, l’amministratore della comunione è un mandatario avente posizione giuridica in conseguenza proprio della delega, atto con il quale viene conferito l’incarico da parte dei comunisti.

Comunicazione all’Agenzia delle entrate

Nel caso in cui gli eredi intendano continuare l’attività, dunque, è necessaria la registrazione con la comunicazione all’Agenzia delle entrate. Il rappresentante legale della comunione ereditaria deve inoltrare, nel termine dei trenta giorni dalla morte dell’imprenditore, la modifica dei dati Iva indicando contestualmente gli identificativi della comunione ereditaria. In genere, la denominazione si attua nella forma di “Comunione ereditaria di” oppure “Eredi di”, facendo seguire il nome dell’imprenditore defunto.

Modelli da compilare all’Agenzia delle entrate

Il modello da utilizzare all’Agenzia delle entrate è l’AA7, con indicazione del numero 23 corrispondente alle società semplice ed equiparate. Si dovrà inoltre compilare il quadro D selezionando la casella della successione ereditaria (1E) e indicare la partita Iva dell’imprenditore defunto per la sua cancellazione. Nel caso in cui gli eredi dovessero decidere di non continuare l’attività dovrà essere compilato il modello AA9 da uno degli eredi. In questo caso la dichiarazione da fornire è quella di cessazione di attività.

Casi particolari di liquidazione

Nel caso in cui l’attività di liquidazione si presentasse complessa e non potendosi perfezionare nel breve termine, dovrà essere compilato il modello AA9, ma la partita Iva dell’imprenditore defunto non dovrà essere cessata. Nel modello si procederà alla variazione dei dati con l’indicazione del rappresentante della comunione. Il modello serve, dunque, per la comunicazione del decesso.

Chi fa le pratiche di successione?

La successione, in diritto, è una procedura giuridica che contempla il passaggio di beni e diritti dalla persona defunta agli eredi. Pertanto, le pratiche di successione costituiscono degli atti con i quali si rende noto all’Agenzia delle Entrate quanto appena detto, tenendo conto che sul patrimonio ereditato vengono calcolate le tasse da pagare.

Chi effettua le pratiche di successione?

Innanzitutto, è bene precisare che la dichiarazione di successione è unica e va effettuata da uno specifico erede. Tutti gli eredi sono tenuti in solido a presentarla per legge e per testamento, anche se non è avvenuta l’accettazione dell’eredità e a meno che non ci sia stata già una rinuncia con riferimento a quest’ultima. Sono obbligati a presentare la pratica di successione anche i legatari, ossia i soggetti beneficiari di un lascito. La dichiarazione non può essere presentata dai suddetti soggetti, solamente se siano dichiarati incapaci. In tal caso, della pratica di successione si occupa il loro rappresentante legale che, nel caso di figli minori è rappresentato dai genitori.

Sono tenuti a fare la pratica di successione anche il curatore dell’eredità nominato, gli amministratori dell’eredità, gli esecutori del testamento (se presente), altrimenti le persone immesse nel possesso temporaneo dei beni, in caso di assenza del de cuius o di dichiarazione di morte presunta. La dichiarazione può essere formulata anche da un professionista incaricato.

Chi non è obbligato a presentare la dichiarazione di successione?

I contribuenti esonerati dall’obbligo di dichiarazione sono determinati dalla presenza contemporanea delle seguenti tre condizioni:

  • l’eredità è devoluta al coniuge e ai parenti in linea retta del defunto. Per parenti in linea retta s’intendono i figli, i nipoti o i genitori della persona venuta a mancare. Ciò, esclude automaticamente i parenti collaterali, ossia fratelli e sorelle;
  • l’attivo patrimoniale non supera i 100.000 euro;
  • l’eredità non include beni immobili o diritti reali immobiliari (usufrutto, uso, abitazione, superficie).

Tali condizioni possono venire meno a causa di sopravvenienze ereditarie.

Rinuncia all’eredità

In realtà, gli eredi possono sottrarsi dall’obbligo di presentazione della dichiarazione di successione, qualora rinunciassero all’eredità. Lo stesso, vale per i legatari che rifiutano il lascito. In ambo i casi, l’esonero sussiste se ciò avviene entro i 12 mesi dall’apertura della successione.

Ovvero, i chiamati all’eredità che non hanno intenzione di accettarla, magari per la presenza di troppe passività e debiti, oppure per evitare di pagare le imposte di successione, o per qualsiasi altro motivo, devono rinunciare tramite atto notarile o ricevuto dal cancelliere del Tribunale. Dopodiché, sono tenuti a comunicare la mancata accettazione dell’eredità all’Agenzia delle Entrate inviando una raccomandata contenente la copia autentica della rinuncia.

Mancata dichiarazione di successione o ritardo sul termine

Cosa succede, nel caso in cui la pratica di successione non viene presentata entro i 12 mesi successivi l’apertura della successione che coincide con la morte del de cuius?

Si tenga presente che esistono due tipologie di successione: testamentaria, in presenza di un testamento valido; legittima, quand avviene per legge. Occorre ricordare anche, che qualsiasi testamento non può escludere gli eredi dal diritto di una quota legittima spettante.

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Detto questo, rispondiamo al quesito precedente. Poiché la dichiarazione di successione presuppone il pagamento delle imposte, i soggetti obbligati a presentarla, in caso di omissione sono sanzionati nella misura minima pari al 120% dell’imposta liquidata fino al 240%. Qualora l’imposta non fosse dovuta, viene applicata una sanzione amministrativa che va da 250 euro a 1.000 euro.

Se la dichiarazione non viene omessa ma solo presentata in ritardo per un periodo non superiore a 30 giorni, la sanzione amministrativa è compresa tra il 60% e il 120% dell’imposta liquidata; in caso non fosse dovuta, è prevista una sanzione che va da 150 euro a 500 euro.

Se l’imposta viene versata in ritardo si applica una sanzione del 30% sull’importo non pagato. La legge, però, prevede un ravvedimento operoso nel caso in cui non sia ancora avvenuto l’accertamento d’ufficio. In tal caso, viene regolarizzato il pagamento omesso o insufficiente, usufruendo di una riduzione delle sanzioni.

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Come avviare una pratica di successione?

La successione è una procedura giuridica con la quale il patrimonio ereditario del defunto viene trasferito agli eredi. I rapporti patrimoniali possono avere sia natura attiva che passiva, quindi, l’eredità è composta dai beni, ma anche dai crediti e debiti contratti dal de cuius.

Tipi di successione

La successione può essere testamentaria, nel caso la persona defunta abbia redatto un testamento olografo o un testamento sotto forma di atto notarile. Oppure, può essere legittima in assenza di un testamento, in tal caso è la legge a stabilire i destinatari dell’eredità. Ciò vuol dire, che se il testatore vuole fare un lascito a favore di persone che non rientrano tra gli eredi legittimi stabiliti dal grado di parentela, deve redigere un testamento.

Ad ogni modo, deve tenere conto che una quota di eredità denominata “legittima” spetta di diritto al coniuge e ai figli, o in mancanza di essi, al parente più stretto.

Quando aprire la pratica di successione e come

L’evento di successione si apre nel momento in cui avviene la morte della persona il cui patrimonio è oggetto di successione. Per avviare la relativa pratica è necessario presentare diversi documenti. Ma prima di entrare nello specifico, ricordiamo che la dichiarazione di successione deve essere presentata entro 12 mesi dal relativo evento giuridico, quindi, dal giorno della morte del de cuius. Un eventuale ritardo sottopone l’erede a sanzioni amministrative che crescono in proporzione all’aumentare del ritardo.

Per avviare la pratica di successione si può scaricare l’apposito modello da compilare “Dichiarazione di successione e volture catastali” disponibile sul sito dell’Agenzia delle Entrate. Al termine della compilazione la dichiarazione deve essere inviata per via telematica all’Agenzia delle Entrate tramite i software messi a disposizione dalla stessa: Entratel o Fisconline. In alternativa, ci si può affidare a tutti i professionisti autorizzati o ai Caf.

Si ricorda che il dichiarante è tenuto al pagamento delle eventuali imposte catastali e ipotecarie, delle imposte di bollo, di eventuali tributi speciali e tasse ipotecarie.

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Chi deve presentare la dichiarazione di successione

La dichiarazione di successione deve essere presentata dagli eredi e dai legatari; dagli immessi nel possesso dei beni; dagli amministratori dell’eredità; dai curatori delle eredità giacenti; dagli esecutori testamentari; dai trust. I soggetti che si occupano della presentazione dovranno provvedere al pagamento delle relative imposte.

Alla presentazione della dichiarazione il coniuge o i parenti in linea retta destinatari dell’eredità, sempre che nell’asse ereditario non siano compresi immobili o relativi diritti, e che il patrimonio del de cuius non sia di importo superiore a 100.000 euro.

Sono esonerati dall’obbligo di presentare la dichiarazione i chiamati all’eredità e i legatari che rinunciano all’eredità o al legato prima della scadenza del termine di presentazione. Inoltre, in caso di richiesta inoltrata per la nomina di un curatore che amministri l’eredità in quanto escluso dalla medesima.

In ambo i casi, sono tenuti a spedire tramite raccomandata la copia della dichiarazione di rinuncia o dell’istanza di nomina del curatore all’Agenzia delle Entrate.

Le dichiarazioni di successione sono inoltre distinte in:

  • principale: la prima dichiarazione in assoluto, presentata per quel de cuius;
  • modificativa: per la modifica di mappe, quote ed eredi, senza l’aumento del valore dell’asse ereditario. Tutte le imposte vanno pagate;
  • integrativa: va presentata nel caso si debbano inserire altri beni nell’asse ereditario, assenti nella dichiarazione principale;
  • sostitutiva: in quanto sostituisce integralmente la prima dichiarazione;
  • aggiuntiva: nel caso di aggiunta quote per cespiti già dichiarati e trascritti con una quota inferiore, rispetto a quella del defunto.

Avvio pratica di successione: i documenti necessari

In linea di massima, la dichiarazione deve contenere i dati d’identificazione del defunto, dei chiamati o degli eredi e dei legatari. La descrizione dettagliata dell’attivo ereditario; passività e costi deducibili documentati; l’ammontare dell’asse ereditario; riduzioni e detrazioni documentate. Senza i dati dei suddetti soggetti o della composizione dell’attivo ereditario, la dichiarazione di successione è da considerare non regolare.

Ma entriamo nello specifico, con un elenco dei principali documenti necessari all’avvio e conduzione di una pratica di successione:

  • certificato di morte del de cuius o autocertificazione;
  • Stato di famiglia del defunto e degli eredi o relative autocertificazioni;
  • eventuale documentazione delle passività (debiti del defunto, spese funerarie);
  • certificato di ultima residenza del de cuius o autocertificazione.

Qualora terreni e fabbricati siano oggetto di successione è indispensabile presentare:

  • l’atto attraverso il quale il defunto ne era divenuto proprietario (rogiti di acquisto o
    dichiarazione di successione);
  • visure catastali recenti di terreni e fabbricati che entrano nella successione.