Caro bollette: quanto pagano di più alberghi, bar, ristoranti, negozi di gasolio gli autotrasportatori

L’Italia è uno dei Paesi che paga il conto più salato del rincaro dei costi dell’energia elettrica e dei prezzi energetici. Per bar, alberghi, ristoranti e negozi nel 2022 la bolletta è di gran lunga più costosa rispetto a quelle della Francia e della Germania. E la situazione di guerra dell’Ucraina non ha fatto altro che acuire il caro bollette con le conseguenze economiche che ne derivano. Il risultato è che per imprese e famiglie il problema del caro bollette è ancora più urgente rispetto ai primi aumenti del costo dell’energia dei mesi scorsi.

Caro bollette, di quanto sono aumentate le bollette per bar, negozi, alberghi, ristoranti e autotrasportatori

Un’indagine di Confcommercio, in collaborazione con Nomisma, ha messo in evidenza il rincaro dei costi per l’energia elettrica delle attività commerciali del terziario. Per bar, negozi, alberghi e ristoranti, ma anche per le imprese del trasporto, il rincaro dei costi dell’energia e del carburante indicano una bolletta finale di quasi il doppio rispetto ai costi che devono sostenere le imprese della vicina Francia. E del 15 o 20% in più rispetto alle imprese della Germania. Sugli autotrasportatori, invece, il raddoppio del costo del metano sta avendo un impatto notevole, con prezzi alle stelle. Agli autotrasportatori, nel 2022, il rincaro dei costi del carburante provocherà una spesa annua di circa 10 mila euro in più per ciascun mezzo pesante.

Caro bollette per alberghi: di quanto rincara nel 2022 il costo dell’energia elettrica?

Dall’indagine di Confcommercio e Nomisma, con i prezzi delle bollette di gennaio 2022 e applicati sui consumi dell’intero anno, si calcola che gli alberghi avranno i costi più alti tra le attività economiche del terziario. Dando una dimensione di 90 kW e un consumo complessivo di 260.000 kilowatt per ora, l’Italia applica un costo per ogni euro di 0,4 kilowatt per ora, il 15-20% in più rispetto a quello della Germania e il doppio di quello della Francia. Si stima che gli alberghi italiani pagheranno mediamente bollette di elettricità per 104.000 euro, rispetto ai 50 mila della Francia e agli 85.800 della Germania.

Ristoranti e bar, quanto inciderà il caro bollette di energia elettrica?

Per i ristoranti, la potenza di 30 kW e un quantitativo di 35 mila kWh/a al prezzo di 0,39 euro, la spesa annua per la bolletta dell’energia elettrica media sarà di 13.650 euro. Quasi dimezzata quella dei ristoranti della Francia (7.000 euro al prezzo dimezzato di 0,20 euro) e di poco più alta rispetto a quella della Germania (11.900 euro al prezzo 0,34 euro). Per i bar, mediamente di potenza di 20 kW per un consumo di 20 mila kWh/a al prezzo di 0,39 euro, la spesa annua sarà di 7.800 euro; quella della Francia (prezzo per kW ora di 0,19 euro) sarà di 3.800 euro; quella della Germania (prezzo per kW ora di 0,34 euro) di 6.800 euro.

Negozi alimentari e non alimentari: quanto spenderanno nel 2022 di bollette di energia elettrica?

Peseranno nel 2022 le bollette dell’energia elettrica sui negozi, soprattutto per quelli alimentari. Con una potenza di 90 kW e un consumo annuo stimato in 75 mila kWh/a al prezzo di 0,38 euro per kWh, in Italia i negozi alimentari spenderanno mediamente 28.500 euro; in Francia la spesa sarà dimezzata (14.250 euro al costo di 0,19 euro per kW ora); in Germania un negozio alimentare spenderà mediamente 25.500 euro. I negozi non alimentari spenderanno meno, sia per la potenza di 10 kW, che per la dimensione dei consumi (18 mila kWh/a). In Italia, al costo di 0,39 euro per kW ora, la spesa stimata per tutto l’anno sarà di 7.020 euro; in Francia si spenderà meno della metà (3.420 euro al prezzo di 0,19 kWh); in Germania 6.120 euro (al prezzo di 0,34 kWh).

Autotrasportatori, gli aumenti dei prezzi del metano e del diesel

L’impatto del rincaro dei costi dei carburanti avrà un impatto importante nel settore dei trasporti, in particolare per gli autotrasportatori. Per questi ultimi, la crisi energetica ha comportato il raddoppio, in un anno, del costo del metano per autotrazione. Si è passati da costo stabile da anni di 1 euro per chilo, fino agli attuali prezzi del metano di circa 2 euro. Stanno inoltre salendo anche i prezzi del gasolio diesel. Gil aumenti sono nell’ordine dei 30 centesimi per litro, con costo a litro di diesel intorno a 1,7 euro.

Trasporti, quanto spenderanno nel 2022 gli autotrasporti per il caro carburanti?

L’indagine porta a considerare che un autotrasportatore in un anno percorra circa 100 mila chilometri e che consumi, mediamente, 33 mila litri di gasolio. La spesa complessiva aumenta, in un anno, di circa 10 mila euro per ogni mezzo pesante in dotazione. Inoltre, gli autotrasportatori italiani pagano non solo un costo del carburante più alto rispetto ai concorrenti dell’Est Europa, ma anche un’accise sul gasolio tra i più alti d’Europa. L’accise è pari a 617,4 euro ogni 1.000 euro di gasolio, a fronte di un limite minimo stabilito dall’Europa di 330 euro.

 

Benzina, la settimana riparte verso l’alto

Dopo il consueto fine settimana a colpi di sconti self, tornano a salire i prezzi raccomandati della benzina alla pompa. A muoversi al rialzo sono IP (+1,5 cent euro/litro) ed Esso (+0,5), anche sull’onda dell’andamento dei mercati internazionali.

Una tendenza che per ora non si sente sui prezzi praticati, se non in maniera parziale, per quanto attiene le petrolifere. Diverso, come al solito, il discorso delle no-logo che “sentono” prima il mutamento di scenario e rimbalzano soprattutto sui prezzi della verde.

Intanto, secondo quanto risulta in un campione di stazioni di servizio che rappresenta la situazione nazionale per Check-Up Prezzi di Quotidiano Energia, i prezzi medi serviti sono oggi a 1,852 euro/litro per la benzina, 1,749 per il diesel e 0,744 per il Gpl. Punte massime in salita al Sud per la benzina a 1,932 (1,790 per il diesel e 0,777 per il Gpl).

A livello Paese il prezzo medio praticato della benzina (sempre in modalità servito) va dall’1,845 euro/litro di Eni, TotalErg e Shell all’1,852 di IP (no-logo in salita a 1,752). Per il diesel si passa dall’1,741 euro/litro di Shell ed Esso all’1,749 di Tamoil e Q8 (no-logo a 1,631). Il Gpl è tra 0,716 euro/litro di Eni e 0,744 di Tamoil (no-logo a 0,720).

La benzina sale, i benzinai protestano. Ma quali le ragioni?

 

Le file ai distributori di benzina per i maxi sconti del weekend si preparano a diventare l’immagine simbolo di questa estate italiana, soffocata tra crisi, spread, agenzie di rating e poche, pochissime vacanze. Per il prossimo fine settimana, il 4 e 5 agosto, quello in cui si concentrerà molto probabilmente l’esodo vacanziero, i distributori di benzina avevano annunciato una serrata di protesta. 

Protesta revocata in seguito, grazie ad  “accordo raggiunto” tra gestori, governo e aziende petrolifere in un incontro, venerdì scorso, al Ministero dello Sviluppo economico. Anche se il verdetto finale è rimandato al prossimo giovedì, giorno nel quale le parti in causa si incontreranno nuovamente per fare il punto sulle decisione del Decreto Liberalizzazioni.

Ma quali sono le vere ragioni della protesta, sottoscritta dalle maggiori associazioni italiane di categoria, aib-Confesercenti, Fegica-Cisl e Figisc-Anisa Confcommercio?

Infoiva lo ha chiesto a Roberto Di Vincenzo, Presidente di Fegica, per cercare davvero di capire come funziona il mercato del petrolio e quali sono le cause reali della continua giostra dei prezzi del carburante, tra aumenti, sconti e rincari, che grava sulle tasche degli italiani.

Se ne è a lungo parlato sui giornali, ma se dovessimo spiegare in poche parole ai consumatori le ragioni dello sciopero delle pompe di benzina che avevate indetto per il 4 e 5 agosto?
E’ presto detto, evitando inutili tecnicismi. Le compagnie petrolifere intendono approfittare del momento di grave crisi del Paese e di “distrazione” della politica per “regolare i conti” con un’intera categoria che per loro rappresenta un costo e soprattutto l’unico possibile e reale elemento di potenziale concorrenza, se e quando dovessero finalmente tradursi nel concreto i contenuti del recente decreto liberalizzazioni che Governo e Parlamento hanno trasformato in legge. A questo scopo, i petrolieri ricorrono ad ogni mezzo, compreso quello di disattendere e violare apertamente anche le leggi che regolano l’attività del settore, rifiutandosi da anni di rinnovare gli accordi collettivi e tagliando unilateralmente fino al 70% i margini già esigui dei gestori. Mi limito a ricordare che i gestori avrebbero diritto ad un margine che mediamente vale meno di 4 centesimi al litro, vale a dire 1 euro ogni 50 che l’automobilista spende per fare rifornimento: una mancia, insomma.

Nonostante gli avvertimenti del Garante, avete continuato a far valere le vostre ragioni, trovando però una mediazione,  rinunciando in un primo momento, prima della revoca di venerdì, alla serrata del 3 agosto. Perché così tanta resistenza? Quali sono i vostri obiettivi?
Il Garante, lungi dal “bacchettare” i benzinai – come qualcuno ha cercato strumentalmente di far credere – ha tenuto a dire due cose importanti: da una parte, aveva confermato la piena legittimità della proclamazione dello sciopero per sabato 4 e domenica 5; dall’altra, ha spiegato che, nell’ambito delle prerogative della Commissione che prevedono un tentativo di “raffreddamento” delle vertenze, intende convocare i petrolieri e persino arrivare a multarli, se dovesse arrivare alla conclusione che lo sciopero fosse da addebitare alla responsabilità diretta di un loro comportamento fuori delle regole. Una vera rivoluzione rispetto al passato, che restituisce un pizzico di equilibrio rispetto ad un luogo comune , sciopero = disagio, che ormai evita qualsiasi approfondimento circa le ragioni vere e le reali responsabilità che portano a conflitti sociali di tale rilevanza. La pretesa di trasferire forzatamente sulla collettività altri 120.000 disoccupati, come sta cercando di fare l’industria petrolifera italiana, Eni in testa, non può essere accolta senza contrasto. E questo è il nostro primo obiettivo.

Quali sono le conseguenze delle sempre più competitive campagne sconto del weekend sul singolo gestore di una pompa di benzina?
La prima è il taglio, come già detto, del suo margine: le compagnie impongono ai gestori di rinunciare fino al 70% di quanto dovrebbero avere, se non vogliono essere tagliati fuori dalle “promozioni”. La seconda è vedere concentrate le vendite della settimana solo nei weekend: il totale dei volumi venduti continua a contrarsi, a causa della crisi e dei continui rialzi dei prezzi dei carburanti decisi dalle compagnie, ma trasferire le vendite nel fine settimana significa ridurre sensibilmente il ricavo unitario del gestore, a vantaggio delle aziende. La terza è rappresentata dalla sostituzione forzata di chi lavora sull’impianto (ad un costo ridicolo per il “sistema”) con la macchinetta del self: le compagnie, dopo aver alzato i prezzi, dicono di praticare gli “sconti” solo alla macchinetta del self, di fatto costringendo i consumatori a servirsi con quell’unica modalità di vendita e creando le condizioni per mandare a casa i lavoratori. Un effetto che si consoliderà soprattutto a settembre, dopo la fine delle iniziative di sconto.

Quali sono le ripercussioni delle campagne aggressive praticate dalle grande compagnie petrolifere sulle più piccole e le pompe no logo?
Sono volate parole grosse in queste settimane: dumping, comportamento predatorio, abuso di posizione dominante. Tutte accuse -lanciate dalle compagnie più piccole, dai retisti indipendenti e dalle stesse pompe bianche all’Eni- almeno credibili e, con ogni probabilità, fondate. Quando un mercato non è dominato, ma letteralmente governato da un unico soggetto -l’Eni- peraltro controllato dallo Stato, con il quale intrattiene innumerevoli occasioni di “scambio” (compresi i contratti all’estero per ragioni geopolitiche) e che gli garantisce il monopolio di mercati ricchissimi (il gas), queste sono conseguenze da mettere in conto. D’altra parte, finché il “leader del mercato” se la prendeva solo con i gestori o i consumatori alzando continuamente i prezzi, tutti gli altri soggetti hanno largamente beneficiato del “sistema Eni”. Ma quando si accetta supinamente che un sistema si muova non in funzione di regole oggettive e uguali per tutti, ma della “liberalità del principe”, si rischia di avere un pizzico meno di credibilità nel denunciare le storture. In ogni caso, benvenuti ai ritardatari.

Scontoni nel weekend e repentini rialzi dei prezzi del carburante in settimana. E’ un po’ come se gli italiani alla fine ‘pagassero’ il proprio sconto?
E’ la triste verità che abbiamo denunciato – allora da soli, oggi potendo contare su qualche “alleato” in più – fin dalla conferenza stampa di Scaroni di presentazione di “Riparti con Eni”. In realtà, il nostro Paese, la collettività, oltreché ciascun singolo cittadino e consumatore, si è già pagato, in anticipo e in mille modi diversi, molto più del valore degli “sconti” di questi weekend. Solo nei primi 3 mesi di quest’anno, le compagnie hanno rialzato 34 volte consecutivamente i prezzi dei carburanti: una volta ogni tre giorni! Il fatto è che siamo nelle mani di pochi soggetti che controllano indisturbati il rubinetto del prezzo dei carburanti, a cui viene consentito di mettere in fila gli italiani alle macchinette del self nei fine settimana -come se stessimo in tempo di guerra, con la tessera del razionamento del pane in mano- facendogli credere di dare loro un vantaggio. Ma la verità è che, se fosse applicato quello che nel decreto liberalizzazioni è solo appena abbozzato, vale a dire se fosse data ai gestori la possibilità di svincolarsi dalle compagnie e di rifornirsi sul libero mercato, gli automobilisti avrebbero immediatamente, su tutti gli impianti, anche sotto casa, tutti i giorni e senza rinunciare al servizio e all’assistenza, un prezzo stabilmente più basso di almeno 10 centesimi.

Esiste un tetto massimo al rialzo dei prezzi del carburante? Lo Stato come interviene in tal senso?
Il regime di “libero mercato” non consente l’imposizione di un tetto massimo alla fissazione dei prezzi. E quindi lo Stato non ha alcuno strumento di intervento diretto sul fenomeno. Può (e dovrebbe) dotare il sistema di regole certe che consentano di ottenere un mercato meno ingessato dalla prepotenza di pochi soggetti e quindi maggiore concorrenza, efficienza e prezzi più contenuti. Ad ogni modo, la nostra categoria, fin dal 2002, ha ottenuti accordi (gli stessi che le compagnie petrolifere non voglio rispettare e rinnovare) che impongono negozialmente un prezzo massimo di rivendita al pubblico. Un esempio virtuoso di contrattazione a cui non è stato dato particolare rilievo dall’informazione e che perciò viene ora aggirato dai petrolieri senza nessuno scandalo.

Veniamo alla questione dei “platts”, quotazione fissata virtualmente dalle agenzie internazionali di rating. Quanto incide sul prezzo finale del carburante?
Al 16 luglio scorso la famigerata quotazione platts, cioè il valore convenzionale dei carburanti finiti, era 0,601 euro al litro per la benzina -il 34,20% sul prezzo medio al pubblico- , e a quota 0,650 euro al litro per il gasolio  -il 39,44% sul prezzo medio al pubblico. Come si evince, se non ci fossero imposizioni fiscali sensibilmente differenti per ragioni politiche, la benzina costerebbe molto meno del gasolio. Ciò detto, però, quel che agli italiani andrebbe detto è che dietro la quotazione platts viene impunemente nascosta la vera e ingentissima rendita dei petrolieri. Mentre la rivista Forbes inserisce ben 8 compagnie petrolifere tra le 10 aziende più ricche del mondo, i petrolieri nostrani denunciano margini industriali da fame e ridicoli: il 5,06% sul prezzo della benzina e addirittura il 3,76% sul gasolio. Ci si può credere? La verità è che i loro veri margini sono proprio dentro la quotazione platts che fissano “virtualmente” loro stessi (sono tutti soci della rivista del gruppo Standard&Poors che fissa la quotazione) e che non un solo litro di carburante viene “scambiato” al prezzo platts. D’altra parte, è assolutamente incontrovertibile che, ancora oggi, il costo (tutto compreso) di estrazione del greggio varia tra i 2 e i 10 dollari al massimo al barile, mentre la quotazione sui mercati internazionali è stabilmente sopra i 100 dollari: nelle tasche di chi va la differenza?

Accise e Iva quanto pesano sul prezzo finale del carburante? Cosa potrebbe fare lo Stato Italiano per andare incontro ai consumatori?
Sempre al 16 luglio, le tasse pesano il 58,57% sul prezzo della benzina ed il 54,56% su quello del gasolio. Non c’è dubbio che sia una imposizione pesantissima e particolarmente odiosa perché pesa indiscriminatamente su tutti i cittadini, indipendentemente dal loro reddito, e perché incide su un bene divenuto ormai essenziale alla vita quo diana di ciascuno. Allo stesso modo, va rilevato che questa imposizione concorre a “finanziare” una parte consistente della cosiddetta “spesa pubblica corrente” e che, se non fosse caricata sui carburanti, la collettività se la vedrebbe trasferita altrove. Fatte queste premesse, quel che appare davvero iniquo è che il Governo italiano, qualunque Governo, non trovi di meglio da fare che aumentare le accise dei carburanti, ogni qual volta abbia la necessità di “fare cassa”. Adoperare un intero settore produttivo e un prodotto essenziale come i carburanti alla stessa stregua di un bancomat, non è serio, oltreché profondamente ingiusto. Anche perché -nell’indifferenza della politica e nonostante lo “scontone”- i consumi continuano a far registrare un -8% abbondante nel primo semestre dell’anno.

La percezione è che ci sia una gran confusione tra i consumatori nel distinguere fra benzinai, petrolieri e compagnie petrolifere. Se volessimo fare un po’ di chiarezza?
Non c’è dubbio che, per tanto tempo, nella percezione comune si è fatto fatica a separare la “posizione” dei gestori da quella delle compagnie petrolifere. Un po’ come se si potesse ritenere che un banchiere e un bancario abbiano il medesimo grado di interesse nell’affare della banca. Una confusione di ruoli che comunque ha consentito proprio alle compagnie di defilarsi e di dissimulare le proprie responsabilità. Per un automobilista, del prezzo alto dei carburanti, è senz’altro più semplice incolpare il benzinaio che sembra sfilargli direttamente i soldi dal portafoglio. Oggi le cose sono un po’ diverse, c’è maggiore consapevolezza e affiora non raramente un certo spirito solidale tra consumatore e gestore, accumunati da uno stesso destino: essere vittima della lobby potente del petrolio.

Alessia CASIRAGHI

La benzina scende, nuovi sconti nel weekend

Il sali e scendi del prezzo della benzina sembra non avere tregua. E finalmente, arrivano i tanto attesi ribassi sulla rete carburanti. Il primo invertire la rotta è Ip con un taglio di 1 centesimo dei prezzi raccomandati di benzina e diesel. Complice il calo delle quotazioni internazionali dei prodotti, anche se ieri il prezzo della verde è tornata a schizzare in alto, ma anche la volontà della compagnie petrolifera di non concentrare le proprie vendite unicamente sui maxi sconti self del weekend.  L’effetto calamita dovrebbe far sì che anche le altre compagnie si adeguino al trend in discesa dei prezzi dei carburanti.

I prezzi medi serviti oggi sono a 1,848 euro al litro per la benzina verde, 1,748 euro al litro per il diesel e 0,744 euro al litro per il Gpl. Le punte massime della verde si attestano invece a 1,930 euro al litro, del diesel a 1,788 euro al litro, mentre subisce una forte discesa il prezzo del Gpl a 0,777 euro al litro.

Veniamo alle quotazioni medie riscontrate su è giù per lo stivale in modalità servito: la verde va dall`1,842 euro al litro di Shell all`1,848 di Q8. Per il diesel si va dall`1,739 euro al litro di Shell all`1,748 euro al litro di Q8, Tamoil e TotalErg. Il Gpl è tra 0,717 euro al litro di Eni al 0,744 euro al litro di Tamoil.

Continuano anche questo weekend, in attesa della serrata preannunciata dei distributori il 4 e 5 agosto, i maxi sconti sul self: IP propone -16 centesimi al litro su impianti selezionati, mentre la promozione di Eni porterà la verde a 1,65  euro al litro  e il diesel a 1,55  euro al litro negli impianti Iperself.  Esso preannuncia sconti di “almeno” 21 centesimi sugli impianti “SelfPiù”, Q8 continua la campagna di prezzi agevolati negli impianti Q8easy e a marchio Q8 e TotalErg prevede uno sconto del 4%,  a fronte di un rifornimento minimo di 20 litri, per tutti i possessori della carta fedelta’ TotalErg Più’ presso i Punti Vendita TotalErg aderenti.

 

Benzina: ecco gli sconti del weekend

La benzina sale su, ma stavolta a subire i rincari più elevati è il gasolio: il prezzo internazionale del diesel è infatti aumentato di 10 euro a 669 euro per 1000 litri, il livello più alto mai toccato dallo scorso 5 aprile, quando il prezzo medio alla pompa aveva raggiunto i 1,783 euro al litro, mentre oggi siamo a quota 1,752 euro al litro.

Veniamo alla verde: la benzina è salita di 5 euro a 611 euro per 1000 litri, segnando un nuovo record dallo scorso 3 maggio, quando il prezzo medio alla pompa si aggirava attorno ai 1,890 euro al litro, mentre oggi è a quota 1,847 euro al litro.

Per fortuna ci sono gli sconti del weekend: venerdì 20 parte la nuova promozione IP con la benzina a 1,721 euro al litro e il diesel a 1,6 euro al litro. Se i prezzi alla pompa continuano ad aumentare Eni propone 20 cent di sconto dalle 13 del sabato alle 7 del lunedì mattina. Esso continua la campagna di promozione: meno 21 centesimi di euro al litro rispetto al prezzo provinciale consigliato dalla Esso al gestore per il “segmento servito”. L’iniziativa e’ valida dalla pausa pranzo di venerdì 20 Luglio, fino all’apertura del mattino di lunedì 22 Luglio, per acquisti di benzina, gasolio ed E-diesel tramite gli accettatori automatici self pre-pay delle stazioni di servizio Esso SelfPiù. L’iniziativa Esso sarà valida fino al 3 settembre nelle stazioni di servizio Esso SelfPiù partecipanti.

Continua infine la promoziona Enel Energia e TotalErg, che prevede uno sconto del 4%,  a fronte di un rifornimento minimo di 20 litri, per tutti i possessori della carta fedelta’ TotalErg Più’ presso tutti i Punti Vendita TotalErg aderenti. La promozione sarà valida per tutto il mese di Luglio e di Agosto.

Veniamo alle medie ponderate nazionali dei prezzi confrontano le diverse compagnie in modalità servito: la benzina sale a quota 1,847 euro al litro (+0,3 centesimi) e il diesel a 1,752 euro al litro (+0,2 centesimi). Resta invece invariato il prezzo del Gpl Eni a 0,729 euro al litro, mentre punta al rialzo anche il metano che viene venduto oggi a 0,970 euro al kg (+0,2 centesimi).

 

Benzinai: confermato lo sciopero dal 3 al 5 agosto

 

Primo weekend di agosto senza benzina.  Faib-Confesercenti, Fegica-Cisl e Figisc-Anisa Confcommercio confermano lo sciopero indetto dal 3 al 5 agosto, alla faccia del no del Garante degli scioperi, che aveva ricordato come quei giorni rientrino nel periodo di franchigia.

Nel pieno rispetto delle norme e in attesa di poter avere il consueto confronto con la commissione di garanzia per l’attuazione della legge sullo sciopero – affermano i gestori – Faib-Confesercenti, Fegica-Cisl e Figisc-Anisa Confcommercio confermano il calendario di agitazioni e proteste su tutta la rete carburanti, compresa la chiusura degli impianti“.

La programmata chiusura dei distributori è prevista in assenza di tempestivi interventi governativi – ribadiscono le associazioni sindacali. – Dunque è nella piena disponibilità del governo evitare disagi ai cittadini convocando la categoria e avviando la procedura per la risoluzione delle vertenze collettive“.

Al primo punto della vertenza le federazioni dei benzinai mettono il rifiuto delle compagnie petrolifere di rinnovare gli accordi economici scaduti mediamente da oltre due anni. Una situazione che unita ai continui rincari di prezzo delle compagnie, cui si aggiungono gli sconti a singhiozzo solo nel weekend e solo alle macchinette self, sta mettendo in gravi difficoltà migliaia di gestori di pompe di benzina.

Faib-Confesercenti, Fegica-Cisl e Figisc-Anisa Confcommerciodenunciano all’opinione pubblica l’insostenibile pratica delle compagnie petrolifere che scaricano sui gestori i costi delle campagne di sconti, con una contribuzione che decurta fino al 70% il margine dei gestori (ogni 55 litri, pari più o meno a 100 euro, al gestore rimane un euro di margine lordo): una situazione insostenibile e inaccettabile per l’iniquità messa in atto dai petrolieri“.

 

Benzinai: sciopero dal 3 al 5 agosto

I benzinai in agitazione contro la crisi del settore. I sindacati di categoria Faib, Fegica e Figisc/Anisa hanno proclamato uno sciopero da venerdì 3 a domenica 5 agosto, con la chiusura di tutti gli impianti di rifornimento carburanti, che comprende anche i self service , sia su rete ordinaria che autostradale.

L`industria petrolifera spinge al fallimento i gestori  – è il grido di denuncia dei sindacati – e scarica sul paese il costo sociale di altri 120.000 disoccupati. Il governo assiste muto alla violazione delle leggi in assenza di tempestivi interventi”.

I tre giorni di sciopero annunciati saranno preceduti da una protesta che comincerà nei prossimi giorni con una campagna di informazione e sensibilizzazione verso i cittadini e gli automobilisti.

Lunedì 23 luglio ci sarà la sospensione degli accordi collettivi per la parte riguardante il prezzo massimo di rivendita sui carburanti, mentre da lunedì 30 luglio a domenica 5 agosto la sospensione dei pagamenti del rifornimento carburanti attraverso carte di credito, pago bancomat e carte bancarie.

Benzina, tutti gli sconti del weekend

Nuovi sconti nel weekend su benzina e carburanti. Mentre l’ascesa dei prezzi dell’oro nero non conosce tregua. Oggi Esso ha aumentato di 1 centesimo i prezzi raccomandati di benzina e diesel, mentre Q8 ha praticato rincari per 0,5 centesimi e Tamoil di 1,8 centesimi sulla verde e di 1,4 centesimi sul gasolio. I prezzi medi nazionali serviti sono oggi a 1,831 euro/litro per la benzina, 1,721 per il diesel e 0,760 per il Gpl. Punte massime per la verde a 1,903 euro/litro, a 1,757 per il diesel e 0,794 per il Gpl.

Ma veniamo agli sconti previsti per il weekend: Eni propone tariffe da 1,6 euro/litro sulla benzina e 1,5 euro/litro sul diesel negli oltre 3.000 impianti aderenti alla promozione. Esso, IP e Q8 non saranno da meno, nel tentativo di contrastare le offerte del market leader: Esso, insieme ai gestori delle stazioni di servizio Esso SelfPiu’, offrirà uno sconto pari ad almeno 21 centesimi di euro al litro rispetto al prezzo provinciale consigliato dalla Esso al gestore per il ”segmento servito”. L’iniziativa e’ valida dalla pausa pranzo di venerdi’ 13 Luglio, fino all’apertura del mattino di lunedi’ 16 Luglio, per acquisti di benzina, gasolio ed E-diesel tramite gli accettatori automatici self pre-pay delle stazioni di servizio Esso SelfPiù.

Continua la promoziona Enel Energia e TotalErg, che prevede uno sconto del 4%,  a fronte di un rifornimento minimo di 20 litri,a tutti i possessori della carta fedelta’ TotalErg Più’ presso tutti i Punti Vendita TotalErg aderenti. La promozione sarà valida per tutto il mese di Luglio e di Agosto. Le no-logo, infine, anticipano come di consueto l`iniziativa “Riparti con Eni” sia nei tempi che nei modi.

La guerra degli sconti sul carburante ha però suscitato forti polemiche tra gli addetti ai lavori: si preannuncia un serrata dei gestori di pompe di benzina sulle tangenziali milanesi. Dalle 22 di sabato 14 luglio fino alle 6 di lunedì 16 luglio le pompe di benzina non erogheranno di fatto carburante.

 

Benzina: i prezzi spiccano il volo

Prosegue il giro di aumenti sulla rete carburanti dopo il week-end di supersconti.

Oggi a muovere i prezzi raccomandati al rialzo sono Eni con +1,2 cent sulla benzina e +1 cent sul diesel, Esso con +1 cent sulla verde e +2 cent sul diesel, Shell con +1 cent su entrambi i prodotti.

Rincari che, sommati a quelli di ieri, si fanno e si faranno sempre più sentire sui prezzi praticati “serviti” fino a venerdì quando torneranno a calare in picchiata per le promozioni del fine settimana.

E anche i prezzi praticati negli impianti no-logo sono in netto aumento, sull`onda della leggera crescita dei mercati internazionali, ma anche per recuperare gli sconti del week end.

I prezzi medi nazionali serviti sono oggi a 1,824 euro per la benzina, 1,713 per il diesel e 0,764 per il Gpl. Punte massime per la verde a 1,900 euro/litro, a 1,760 per il diesel e 0,791 per il Gpl. Nel dettaglio, a livello Paese il prezzo medio praticato della benzina (sempre in modalità servito) va dall`1,806 euro/litro di Eni all`1,824 di IP (no-logo a 1,711).
Per il diesel si passa dall`1,696 euro/litro di Eni all`1,713 di IP (no-logo a 1,578). Il Gpl è tra 0,738 euro/litro sempre di Eni e 0,764 di Shell (no-logo a 0,741).

Nuovi aumenti per i prezzi dei carburanti

E’ stata la settimana della stangata fiscale sui carburanti: l’aumento delle accise e dell’Iva gravante sulle accise vale, infatti, ben 4,8 eurocent/litro, un aumento che ha fatto sentire il suo effetto un giorno dopo la sua entrata in vigore. Il mercato internazionale, invece, non ha avuto grandi movimentazioni rispetto alle chiusure della settimana precedente: si sono registrate variazioni per la benzina in misura pari a +0,002 euro/litro, per il gasolio pari a -0,004 euro/litro” – questo il commento all’andamento dei prezzi dei carburanti del presidente della Figisc, Luca Squeri.

I prezzi medi Italia – ha sottolineaqto Squeri – sono aumentati da venerdì 24 giugno di +0,039 euro/litro per la benzina e di +0,033 euro /litro per il gasolio. Per la benzina, per effetto della manovra fiscale e del prezzo internazionale Platt’s, l’aumento avrebbe potuto essere di 5,0 centesimi di euro invece dei 3,9 di effettivo aumento, per il gasolio, invece, di 4,4 centesimi di euro invece dei 3,3 di effettivo aumento“.

Il prezzo del barile del greggio è di 112 dollari, mentre il rincaro per i prossimi giorni si aggira attorno ai 1,5 centesimi di euro al litro.