IT Alert, a cosa serve la campagna della protezione civile

È in corso la campagna IT Alert in tutta Italia, ma di cosa si tratta e come ci si deve comportare all’arrivo del messaggio sullo smartphone?

Campagna IT Alert, il sistema che ti avvisa in caso di emergenze

La campagna IT Alert è gestita dalla Protezione Civile, sarà gradualmente estesa in tutta Italia, il primo test è partito dalla regione Campania il giorno 12 settembre 2023 e si estende in tutta Italia.

L’SMS viene proposto in italiano e in inglese e recita:

Questo è un MESSAGGIO DI TEST del sistema di allarme pubblico italiano. Una volta operativo ti avviserà in caso di grave emergenza. Per maggiori informazioni vai sul sito www.it-alert.it e compila il questionario. La compilazione del questionario è su base volontaria e consente di inviare un feedback alla Protezione civile in modo da rendere il servizio sempre più performante. I dati saranno raccolti in forma totalmente anonima.

This is a TEST MESSAGE from the Italian public alert system. It will alert you in the event of a major emergency once operational. To get more information go to www.it-alert.it and fill out the questionnaire.

La campagna è stata largamente annunciata sui principali social network ma erano in tanti a non essere a conoscenza di questa novità e di conseguenza quando hanno ricevuto il messaggio, accompagnato da un particolare suono si sono spaventati o hanno pensato a un virus.

In realtà il messaggio invita a compilare un questionario seguendo un link.

Le prossime tappe della campagna IT Alert

Gli avvisi che stanno arrivando ai cittadini sono una sperimentazione, una volta che il sistema sarà completato i cittadini potranno ricevere messaggi di alert in caso di catastrofi naturali, ad esempio terremoti, alluvioni ed altri particolari eventi. Chi riceve il messaggio in caso di emergenze potrà ottenere anche consigli su come comportarsi per evitare pericoli o comunque per non aggravare la situazione.

Le prossime tappe saranno:

  • 19 settembre in Basilicata, Lombardia e Molise;
  • 21 settembre nel Lazio, in Valle d’Aosta e Veneto;
  • 26 settembre in Abruzzo e nella Provincia Autonoma di Trento;
  • 27 settembre in Liguria;
  • 13 ottobre nella Provincia Autonoma di Bolzano.

Gli avvisi arrivano sempre alle ore 12:00, inoltre occorre ricordare che il suono che accompagna il messaggio non è quello previsto dalla suoneria del proprio telefono.

A Mirandola servono tecnici per l’agibilità degli edifici colpiti dal sisma

Il Comune di Mirandola, uno di quelli più colpiti dal terremoto in Emilia Romagna, lancia un appello e chiede l’intervento di tecnici liberi professionisti abilitati al rilevamento dei danni e alla valutazione dell’agibilità degli edifici nell’emergenza post-sismica.

Si tratta, infatti, di figure che possono risultare fondamentali per poter affrontare il sisma che, anche in queste ore, sta caratterizzando la zona del modenese, dopo le forti scosse del 20 e del 29 maggio.
Per poter accelerare le operazioni, il Comune ha messo a disposizione i numeri di telefono della Polizia Municipale: 0535/611039, 800/197197.

Nel frattempo, l’Amministrazione comunale ha interrotto l’accesso al Centro Storico e alla zona industriale, per ridurre al minimo ogni eventuale rischio di crolli delle strutture compromesse dal sisma.
L’agibilità verrà valutata previo intervento della Protezione Civile e di liberi professionisti che siano disponibili a collaborare alle operazioni (vedi Ordinanza 19/2012).

I tecnici che il Comune chiama all’appello sono quelli che hanno superato positivamente la verifica finale del percorso formativo disciplinato dal Dpcm 5 maggio 2011 relativo al rilevamento dei danni, pronto intervento e agibilità per edifici ordinari nell’emergenza post-sismica, quelli inseriti negli elenchi regionali istituiti ai sensi del DPCM 5 maggio 2011 e i tecnici delle pubbliche amministrazioni.

La circolare regionale PC 5521 del 22 maggio 2012 e la nota operativa PC 6334 del 27 maggio 2012 illustrano nel dettaglio le operazioni di valutazione di agibilità.

Vera MORETTI

Casa rasa al suolo? Lo Stato non paga

di Davide PASSONI

In un certo senso, le popolazioni emiliane colpite dal terremoto di domenica scorsa, possono ritenersi fortunate. Un paradosso? Nemmeno per sogno, basta guardare la cosa dalla giusta angolazione. Tra le norme presenti nel decreto n° 59 sulla riforma della Protezione Civile, pubblicato il 17 maggio 2012 sulla Gazzetta Ufficiale, se ne nasconde una la quale prevede che non sarà più lo Stato a ripagare i danni strutturali conseguenti a calamità naturali, dai terremoti alle alluvioni: potrebbe essere infatti introdotto l’obbligo, per tutti i proprietari di immobili, di pagare un’assicurazione privata per coprirsi dai rischi derivanti da catastrofi naturali.

Per cui… cucù: lo Stato si toglie d’impaccio, non deve essere più obbligato a risarcire le vittime delle calamità ma scarica l’onere in capo a dei privati ossia le compagnie assicurative. Insomma, lo stato ci lascia in braghe di tela se la casa ci crolla in testa (sta a noi tutelarci prima), ma intanto che la casa è salva e salda ce la stratassa con la simpaticissima Imu. Tutto molto bello. Ma poi, questa assicurazione? Funzionerà come per l’Rc auto, ovvero che chi abita in zone sismiche o a rischio alluvione pagherà premi più alti di chi abita in zone sicure? Se abito a L’Aquila pago una sassata (come per l’Rc auto a Napoli) e se abito a Padova pago meno?

Chi ancora pensa che lo stato debba essere garantista per sua natura, è servito. Che cosa ce ne facciamo allora della “vicinanza alle popolazioni delle zone colpite” espressa dal presidente del Consiglio Monti?

Tecnicamente, se il Parlamento convertirà il decreto in legge, entro 90 giorni dalla pubblicazione della legge in Gazzetta Ufficiale il governo, sentiti i ministeri dell’Economia e dello Sviluppo Economico, la Conferenza Stato-Regioni e l’Isvap, dovrà emanare un regolamento sulla base di alcuni criteri: agevolazioni fiscali per chi si assicura ed “esclusione, anche parziale, dell’intervento statale per i danni subiti da fabbricati“. Ma se, come pare preveda il decreto, lo stato d’emergenza in caso di calamità durerà 60 giorni con un’unica proroga di 40 giorni, in questo caso sarebbe lo Stato a pagare la ricostruzione. Insomma, una corsa contro il tempo per evitare che pure agli emiliani tocchi ricostruirsi la casa a spese proprie.

Non passa giorno che all’amarezza non si aggiunga amarezza. Un governo che era partito a tambur battente mettendo mano alle pensioni, guadagnando consensi e ridicolizzando tutti i suoi predecessori, ora infila una topica dietro l’altra, perde consenso e sembra più sulla Luna dei partiti che, sempre meno convintamente, gli danno l’appoggio. La famosa fase 2 del governo, quella della crescita, per ora è un gran fiasco. Certo, a Monti è toccata anche la sfiga di un terremoto, ma in questo senso a Berlusconi con L’Aquila era andata molto peggio. Che il presidente del Consiglio cominci a fare gli scongiuri? Imprese e cittadini, intanto, si beccano quest’altro regalino. Sentitamente ringraziano.

Terremoto, gli architetti e i rischi sismici

Mentre l’Italia trema, gli architetti puntano l’attenzione sullo stato degli edifici del Paese. In una nota, il Consiglio nazionale degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori si è espresso sulla normativa introdotta dal governo in tema di Protezione civile: “Mentre esprimiamo la nostra massima solidarietà alle popolazioni dell’Emilia colpite dal sisma lanciamo, ancora una volta, l’allarme sulla necessità di tenere sempre alta la vigilanza e l’attività di prevenzione sul patrimonio edilizio delle nostre città: entro i prossimi 10 anni l’85% dell’edificato urbano avrà più di 40 anni e oltre 6 milioni di edifici sono esposti a gravi rischi sismici, 1 milione e trecento a quelli idrogeologici. Non più tardi di venerdì scorso abbiamo denunciando il fatto che il secondo il nuovo decreto legge sulla Protezione civile non sarà più lo Stato a pagare i danni causati agli edifici privati dalle calamità naturali quali, per l’appunto, i terremoti“.

E ammonisce il governo: “Il governo conferma, sbagliando, la scelta di una politica dell’emergenza rispetto a quella della prevenzione e della manutenzione del nostro patrimonio edilizio anche prevedendo che l’estensione ai rischi derivanti da calamità naturali di tutte le polizze assicurative, che sono su base volontaria, a qualsiasi tipo di danno a fabbricati di proprietà di privati, creando di fatto, condizioni di disparità tra cittadini. Non basta solo appellarsi – nei momenti di emergenza – all’istituzione del fascicolo del fabbricato, strumento la cui realizzazione è ormai assolutamente indifferibile: prima ancora serve un impegno di tutti per costruire una coscienza della prevenzione e della sicurezza“.

Fondi anti-sismici anche per i privati

di Vera MORETTI

Nonostante molti lo ignorino, il Governo ha stanziato un miliardo di euro, per l’esattezza 965 milioni, tra il 2010 e il 2016 per la prevenzione anti-sismica.

La prima tranche di questo finanziamento, che consisteva in 42,5 milioni ed era stata erogata nel 2010-2011 (quasi tutti spesi), ora ne parte una seconda, più consistente, da 145,1 milioni, che si contraddistingue non solo per la cifra, ma anche perché per la prima volta riguarderà anche gli edifici privati.
A chi sono diretti questi finanziamenti? Le quote più consistenti andranno, ovviamente, a Regioni e Comuni a più elevato rischio sismico e in particolare a Calabria, Sicilia e Campania, poi Friuli, parte del Veneto, Emilia Romagna, Umbria, Abruzzo, Molise, Marche, parte del Lazio, Toscana, Basilicata.

La domanda che sorge spontanea è se la cifra stanziata è sufficiente. Risponde Mario Dolce, dal 2006 capo dell’ufficio Rischio sismico e vulcanico della Protezione civile: “E’ tanto rispetto a quanto fatto finora e possono diventare 1,5-2 miliardi con i co-finanziamenti regionali e privati. Dopodiché, certo, per mettere in completa sicurezza sismica gli edifici pubblici e privati in Italia servirebbero 100-300 miliardi. Occorre considerare, però che i terremoti degli ultimi 50 anni sono costati circa 150 miliardi e 4.500 vittime“.

Per quanto riguarda la tranche di 42,5 milioni, stanziata a fine 2010, è stata destinata per 4 milioni a indagini di microzonazione sismica, per 34 min a interventi su edifici pubblici e per altri 4 milioni a infrastrutture.
La seconda tranche, anche grazie alla liquidità maggiore, darà la possibilità di assegnare una cifra compresa tra un minimo di 26 a un massimo di 52 milioni di euro ai privati, con bandi comunali, per la messa in sicurezza anti-sismica delle loro abitazioni.

Si tratta di un successo, considerati i precedenti, ma questi fondi copriranno solo una quota minoritaria della spesa, oscillante fra il 20 e il 60% circa a seconda del tipo di intervento e delle condizioni dell’edificio, e il resto dovranno metterlo i privati. Per saldare la quota rimanente, comunque, sarà possibile beneficiare anche delle detrazioni Irpef del 36%, arrivando così a una copertura dei costi complessivi stimabile fra il 50 e il 75 per cento.

Alla microzonazione sono assegnati 10 milioni, 130 milioni insieme alle categorie degli interventi su edifici e opere pubbliche d’interesse strategico e edifici privati (a questi ultimi il 20-40%, a scelta della Regioni); e infine 4 milioni per altri interventi urgenti e indifferibili.
Agli edifici privati di rafforzamento locale spettano contributi pari a 100 euro a metro quadrato di superficie lorda coperta dell’edificio, che, in sostanza, copre il 50% del costo totale, mentre per il miglioramento sismico si sale a 150 euro.

Protezione Civile e Geologi stringono accordo per prevenire catastrofi naturali

Gian Vito Graziano, presidente del Consiglio nazionale dei geologi, e di Mauro Dolce, direttore dell’ufficio Rischio sismico e vulcanico del Dipartimento della Protezione civile e delegato dal capo dipartimento, prefetto Franco Gabrielli hanno nei giorni scrosi stretto un accordo al fine di collaborare per evitare o meglio prevenire rischi di catastrofi naturali e lavorare in sinergia qualora si verificassero emergenze. Ciò che preme maggiormente in Italia è adottare un’efficace azione su tutto il territorio nazionale nel campo della previsione, prevenzione e mitigazione dei rischi idrogeologici, sismici, vulcanici e ambientali e proprio in questa direzione va l’accordo stipulato per la durata di 3 anni.

La sottoscrizione dell’accordo ha visto anche l’insediamento di un tavolo tecnico, composto dai tre consiglieri nazionali dei geologi, Eugenio Di Loreto, Giuseppina Nocera e Michele Orifici, e dai tre funzionari della Protezione Civile, Sergio Castenetto, Angelo Corazza e Paolo Marsan, che avrà l’onere attuare concretamente il lavoro sinergico tra Protezione Civile e Geologi con verifiche trimestrali.

E’ un appuntamento storico di notevole significato -ha affermato Graziano- soprattutto perché questa è un’intesa finalizzata a sviluppare una collaborazione fattiva idonea a contribuire alla mitigazione dei rischi naturali, a superare le difficoltà tecniche connesse al verificarsi di un’emergenza, a realizzare un’ottimale diffusione e applicazione sul territorio dei metodi e criteri di indagine geologica risultati più efficaci in fase emergenziale“.